CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 382

A Novara il mito della Serenissima

1600 ruggiti. Da Novara a Venezia due grandi mostre rendono omaggio ai milleseicento anni di vita della città lagunare che, secondo la tradizione, nacque il 25 marzo dell’anno 421 attorno al ponte di Rialto e nei pressi della chiesa di San Giacomo apostolo, con tutta probabilità la chiesa più antica di Venezia.
Si può partire quindi dalla piccola chiesa di San Giacometo, come la chiamano i veneziani, per raccontare la lunga storia di questa città che nel Cinquecento diventerà una super potenza militare e commerciale, un impero sui mari e sulla terraferma. A Novara il mito della Serenissima rivive nelle opere dei maestri che all’inizio dell’Ottocento hanno dipinto a Venezia influenzando con il loro insegnamento la pittura veneziana nella seconda metà del secolo, protagonista della rassegna, e che si possono ammirare in una mostra allestita al castello Visconteo di Novara. Ottanta quadri esaltano la fondazione e la storia di Venezia nella rassegna “Il mito di Venezia, da Hayez alla Biennale” promossa da Mets Percorsi d’arte e dalla Fondazione Castello, aperta al pubblico fino al 13 marzo 2022. Le sale sono dedicate alla “pittura di storia” con lavori di Francesco Hayez, Ludovico Lipparini e Michelangelo Grigoletti e a quegli autori, non solo veneziani, che hanno trasformato le vedute in veri e propri paesaggi come Ippolito Caffi, Giuseppe Canella e Domenico Bresolin (1813-1899) che fu il primo a portare i giovani pittori a dipingere in laguna, all’aperto, o nell’entroterra, per studiare gli effetti della luce e dei colori. Le altre sale della mostra sono dedicate alla “pittura del vero”, la vita quotidiana, dedicata alla famiglia, al mondo del lavoro e alle relazioni amorose. Ci sono poi le opere del paesaggista veneto Guglielmo Ciardi e quelle di Luigi Nono, esponente della scuola veneziana dell’Ottocento e zio del compositore omonimo. L’ultima sala è dedicata agli artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Il mito della Serenissima trionfa in queste settimane anche al Palazzo Ducale di Venezia che festeggia i suoi 1600 anni con la mostra “Venetia 1600”. Nascite e Rinascite” allestita nel luogo simbolo del potere della Repubblica, il Palazzo dei Dogi in piazza San Marco. Con 250 opere d’arte, documenti rari e oggetti antichi, l’esposizione racconta i personaggi, i monumenti, le epoche gloriose e i periodi meno felici, crisi e rinnovamento, nascite e rinascite appunto, che hanno segnato la storia della città. In mostra i dipinti dei maggiori artisti, architetti e letterati che hanno lavorato e studiato in laguna per quasi un millennio, Carpaccio, Tiziano, Tiepolo, Veronese, Bellini, Canaletto, Guardi e Canova. Fino ad Hayez, Vedova, Pollock e Santomaso. Completano l’esposizione una selezione di stampe, disegni, sculture, tessuti, ceramiche e modelli architettonici. Ampio risalto viene dato ad alcuni dei monumenti più prestigiosi della città, dalla Basilica di San Marco a Palazzo Ducale, dal Ponte di Rialto alle chiese del Redentore e di Santa Maria della Salute. Fino al 25 marzo 2022.
Filippo Re

Magia, trasformismo, fantasia: Lilyth!

Il mondo dello spettacolo, nelle sue varie forme, ha sempre dimostrato una propria gradevolezza al pubblico. Se parliamo di meraviglia, di stupore, visibili negli occhi degli spettatori …questo è grazie alla nobile Arte della prestigiazione, all’illusionismo. Se ad essa associamo il fascino, la bellezza, l’eleganza e la sensualità femminile, l’Arte raggiunge il suo apice.

E Laura Luchino, in arte Lilyth, ne è una rappresentanza particolarmente significativa nel panorama artistico nazionale, e non solo.
Si apre il sipario, le luci colorate illuminano un palcoscenico e sulle note di una musica ritmata compare per incantesimo una fata, elegante, affascinante, abbinato a quel sex appeal molto delicato e gradevole al pubblico.
E per diversi minuti lo sguardo meravigliato degli spettatori, con l’emozione nel cuore trasmessa dalle movenze eleganti di Lilyth, sfociano in un clamoroso e caloroso applauso, ricco di tanto affetto verso quelle forme d’Arte in lei innate.
Chi è Lilyth ? Un’Artista che nella sua semplicità e umiltà, esprime una capacità poliedrica e talentuosa verso forme d’Arte che la rendono al centro dell’attenzione, catturando la parte emotiva di ogni spettatore.
Dietro ad ogni sua performance, a quel suo viso ammaliante, ricco di espressività, e alle movenze perfettamente studiate, si cela un impegno continuo, costante, ore e ore di prove, ma soprattutto quell’amore e rispetto verso l’Arte che in Lilyth sono raffiguranti nella prestigiazione e nel trasformismo. Il connubio tra effetti magici inseriti all’interno di un cambio veloce di abiti, trascina la fantasia del pubblico in un mondo fiabesco, anzi…fatato, al quale sovente Lilyth trae ispirazione per le sue esibizioni…E Lilyth è stata una delle prime artiste, a livello nazionale, a dedicarsi a quella forma d’arte che rende impossibile una trasformazione istantanea di abiti…e questo attraverso il suo talento, la sua fantasia…la sua grande caparbietà, tenacia nel raggiungere i propri obiettivi artistici.
Le sue numerose esibizioni hanno calcato prestigiosi palcoscenici sia nazionali che europei, come il mondo televisivo, con la partecipazione a programmi importanti e di elevata audience.
Gli anni finora trascorsi con tanta dedizione e rispetto verso le forme d’Arte che Lilyth rappresenta al pubblico, sono gli “ingredienti” che le permettono di continuare ad avere successi, meriti…meravigliando ogni volta e trasportando la mente degli spettatori nel proprio mondo…fatato!

Paolo Demartini

Le notti degli zampognari

A cura di: https://crpiemonte.medium.com/

Con le loro Novene annunciavano la gioia del Natale

di Mario Bocchio
Se chiedete ad un inglese di una certa età, vi darà conferma che un tempo era usanza, nella notte di Natale, ascoltare musicisti che con la cornamusa suonavano nelle strade. Erano i cosiddetti Christmas waits.
Chi studia queste tradizioni, sostiene che si potrebbero considerare come una sorta di bande musicali. Ma ancora prima, la storia d’Oltremanica ha visto i suonatori di cornamusa in cima alle torri delle città e suonare per scandire il tempo.
Nella società mediterranea la zampogna era lo strumento musicale fabbricato soprattutto dai pastori dell’Italia centro-meridionale, custodi di una tradizione diffusa già ai tempi dei Romani, che a sua volta potrebbero averla ereditata dai Greci.
Erano soprattutto le legioni di Roma a marciare e ad ingaggiare battaglia al suono delle zampogne.

 

In epoca medioevale la presenza di questo strumento è testimoniata su libri, pitture, affreschi e bassorilievi. Chi ha sentito parlare di William Millin? È stato un militare scozzese, conosciuto anche come Piper Bill. Partecipò allo Sbarco in Normandia. La cornamusa era autorizzata dall’esercito britannico solo nelle retrovie. Lord Lovat, comandante della 1st Special Service Brigade, ignorò queste disposizioni e fece suonare a Millin The Road to the IslesHighland Laddie e Blue bonnets over the border, mentre i suoi compagni cadevano su Sword Beach.

 

Per la prima volta lo zampognaro venne ammesso nella sacra rappresentazione del Presepe vivente da San Francesco, il poverello di Assisi, all’incirca nella seconda decade del milleduecento, mentre nel 1720 alcuni missionari torinesi composero per il Convitto Ecclesiastico la Novena di Natale. Oltre ai testi anche la musica, così la Novena si diffuse in tutta Italia con presepi viventi e musiche di zampognari.

 

Le zone in cui è ben radicata la tradizione degli zampognari sono l’Abruzzo, il Molise e la Ciociaria. È da lì che, fedeli ad una tradizione tramandata di padre in figlio, gli zampognari salivano anche sino in Piemonte, spostandosi di paese in paese in una sorta di concerto itinerante. La gente quasi sempre offriva loro oboli in denaro ma anche cibo e vino.

 

La ricotta è sempre stata considerata cibo di re e di pastori, il suo nome deriva dal latino recocta, cotta due volte, poiché il siero del latte viene cotto due volte durante la lavorazione. La ricotta fresca, secondo la tradizione, arrivava in città il 25 novembre, giorno della festa di S. Caterina, sulle note di una pastorale. La portavano, dentro canestri di vimini, gli zampognari, scesi dai pascoli. Nei giorni che precedevano il Natale, gli zampognari al suono forte dei loro strumenti antichi – la zampogna e la ciaramella – nei loro abiti che parevano usciti da un presepio, con gli immancabili tabarri e le pelli di pecora, annunciavano a tutti che il Natale era finalmente alle porte.
La zampogna veniva suonata dal pastore più anziano. Risale al millesettecento la melodia napoletana “Quanno Nascette Ninno” scritta da Sant’Alfonso Maria de Liguori, antesignana del famosissimo “Tu scendi dalle stelle” .

“Fantastiche Grottesche” al Castello degli Acaja

A Fossano, visite guidate alla scoperta degli affreschi di Giovanni Caracca

Fino al 25 aprile 2022

Fossano (Cuneo)

Fra i più importanti esempi di pittura tardo-manierista in Piemonte, il ciclo di affreschi della “Sala delle Grottesche”  al Castello degli Acaja di Fossano, realizzati intorno al 1585 dal fiammingo Jan Kraeck, italianizzato Giovanni Caracca, è al centro della mostra (progetto espositivo site-specific) “Fantastiche Grottesche” promossa, fino al 25 aprile del prossimo anno, dal Comune di Fossano e da “Fondazione Artea”, con il coordinamento scientifico di “Palazzo Madama – Fondazione Torino Musei” e in collaborazione con “ATL” del Cuneese.  Curata dalla storica dell’arte Clelia Arnaldi di Balme – conservatore  presso Palazzo Madama – la rassegna ha in primis lo scopo di approfondire, attraverso un’esperienza immersiva ed una selezione di opere provenienti dalle stesse Collezioni di “Palazzo Madama”, la storia e le vicende dell’artista fiammingo (Haarlem ? – Torino 1607) alla Corte dei Duchi di Savoia, nonché di far luce nello specifico sulla “Sala delle Grottesche” del Castello fossanese mettendola in relazione con la storia dei duchi e delle duchesse di Casa Savoia che proprio qui, nella seconda metà del Cinquecento, soggiornarono curandone a fondo il restauro e le decorazioni. Progetto di grande interesse dunque anche sotto l’aspetto puramente storico poiché  ancora una volta“evidenzia – come precisa Marco Galateri di Genola, presidente della Fondazione Artea – il ruolo di primo piano che la Città di Fossano occupava in Piemonte nella politica espansionistica dei duchi di Savoia”. Realizzati per volere di Carlo Emanuele I e pagati dalla Tesoreria ducale nel 1590, gli affreschi della volta della piccola Sala si sviluppano con stile e linguaggio di grande fantasia e, si potrebbe azzardare, di anticipato surrealismo, intorno allo stemma di Carlo Emanuele e di Caterina Micaela, figlia di Filippo II di Spagna, sposi a Saragoza nel 1585. La realizzazione delle pitture va ricondotta al passaggio della coppia ducale a Fossano durante il viaggio di ritorno dalla Spagna a Torino. Interessante, dal punto di vista estetico, la grande capacità del pittore fiammingo di coniugare accanto alla “cultura degli emblemi” quel particolare gusto per la “decorazione a grottesche” che tanto si diffonde, in seguito alla scoperta agli inizi del ‘500, della “Domus Aurea”, la grande villa urbana (estesa fra il Palatino, l’Esquilino ed il Celio) fatta costruire dall’imperatore Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C. e i cui affreschi ebbero fin da subito un effetto elettrizzante per l’intero Rinascimento, inflenzando notevolmente artisti di fama come il Pinturicchio o lo stesso Michelangelo e soprattutto il Raffaello delle Logge Vaticane. Il Caracca per oltre trentacinque anni, dal 1568 al 1607, operò alla Corte dei duchi di Savoia Emanuele Filiberto – che lo nomina “pittore nostro con tutti gli honori et prerogative” – e Carlo Emanuele I che lo volle soprattutto come ritrattista di corte, incondinzionatamente apprezzato per le sue doti di artista eclettico e anche di “controllore generale delle nostre fortezze”.

Insieme a Giacomo Rossignolo, originario di Livorno Ferraris, partecipò anche alle imprese decorative del Palazzo di Monsignor di Racconigi, il conte Bernardino di Savoia, e del Palazzo di Miraflores acquistato dai Savoia nel 1585. Nel  Castello degli Acaja a Fossano, i visitatori potranno anche fruire di un percorso multimediale capace di coinvolgerli in un colloquio ideale con Giovanni Caracca. “Il pittore fiammingo – sottolineano gli organizzatori – racconterà la storia dei personaggi che per brevi o lunghi periodi hanno abitato il Castello e approfondirà il tema delle campagne decorative, illustrando i soggetti e il loro significato”. Una selezione di opere dalle collezioni di “Palazzo Madama”, infine, arricchirà la narrazione con ritratti e oggetti dell’epoca, seguendo un doppio filo conduttore: la ritrattistica dei duchi di Savoia e il tema formale della “grottesca” nelle sue varie declinazioni.

Ingresso con visita guidata dal merc. alla dom. e festivi, alle 11 e alle 15. Consigliata la prenotazione.

Info e prenotazioni: tel. 0172/60160 o iatfossano@cuneoholiday.com  www.comune.fossano.cn.it

Gianni Milani

Nelle foto: immagini di Giovanni Caracca dalla “Sala delle Grottesche”

Sere di festa alla Venaria per un Natale da re

Dal 26 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022 (ad esclusione del 31 dicembre) la Reggia di Venaria apre i suoi straordinari spazi anche in orario serale per far vivere l’atmosfera magica del Natale nell’incanto dei suoi ambienti barocchi:

 

l’imponente Corte d’onore con l’Igloo di Mario Merz, la Galleria Grande capolavoro dello Juvarra, il Rondò Alfieriano e la Cappella di Sant’Uberto con lo storico Presepe del Re allestito per l’occasione, ospitano il pubblico insieme ad animazioni, performance, momenti musicali e teatrali, secondo un ricco programma curato dalla Fondazione Via Maestra e dal Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
Dalle 17 alle 21 nei giorni settimanali, e dalle 18.30 fino alle 22 nel weekend e nei festivi, parte del Piano nobile della Reggia è visitabile alla tariffa agevolata speciale di 5 euro (1 euro per i ragazzi dai 6 ai 18 anni).
A partire dalle 19.30 le suggestive architetture barocche della Galleria Grande, del Rondò Alfieriano e della Cappella di Sant’Uberto si animano con momenti musicali sulle note di pianoforti, arpe e violini, e letture di poesie e racconti legati al tema del Natale.
Un autentico scenario da fiaba, inoltre, è pronto ad accogliere i visitatori già fuori dal complesso monumentale della Venaria Reale: nella piazza della Torre dell’Orologio l’ormai tradizionale grande Cervo luminoso della Reggia sarà attorniato dalle suggestive proiezioni animate della rassegna Immaginaria. Apri gli occhi e sogna a cura del Comune di Venaria Reale, un emozionante racconto di luci e suoni con i simboli della città ambientato lungo il Borgo Antico e non solo, insieme alla programmazione di un ricco palinsesto di eventi ed appuntamenti.

APERTURE PER IL PERIODO DELLE FESTIVITÀ
Dal 26 dicembre al 9 gennaio la Reggia di Venaria è sempre aperta.
Durante il consueto orario diurno, oltre alla Reggia, i Giardini e il Castello della Mandria è possibile visitare le mostre in corso Una Infinita Bellezza nella Citroniera Juvarriana, Il mondo in una stanza presso l’Atelier delle Sale delle Arti, Profumo di Vita al II piano delle Sale delle Arti.
SERE DI NATALE ALLA REGGIA
QUANDO: dal 26 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022 (escluso il 31 dicembre).
Dalle 17 alle 21 nei giorni feriali, e dalle 18.30 alle 22 nei weekend e festivi.
DOVE: Piano Nobile della Reggia (dalla Galleria Grande alla Cappella di Sant’Uberto)
COME: tariffe speciali per le visite alla Reggia in orario serale: 5 euro per adulti; 1 euro per ragazzi dai 6 ai 18 anni; ingresso gratuito per i possessori di Abbonamento Musei e Torino Card.

La storia dell’automobile e Diabolik per il Natale del Mauto

VARIAZIONE DEGLI ORARI DI APERTURA DURANTE LE  FESTIVITÀ
Venerdì 24 dicembre
Aperti dalle 10 alle 14
Sabato 25 dicembre
Aperti dalle 14 alle 19
Lunedì 27 dicembre
Aperti dalle 10 alle 19
Venerdì 31 dicembre
Aperti dalle 10 alle 14
Sabato 1° gennaio
Aperti dalle 14 alle 19
Lunedì 3 gennaio
Aperti dalle 10 alle 19
Si ricorda che la biglietteria chiude sempre un’ora prima del Museo.
In tutti gli altri giorni verrà rispettato il consueto orario di apertura.
LE ATTIVITA’ PER FAMIGLIE
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Diario di viaggio.
L’epica avventura della Pechino-Parigi
Visita guidata e laboratorio 

Domenica 26 dicembre, ore 16
Scopri QUI maggiori dettegli

Caccia all’indizio!

Visita guidata per bambini

Venerdì 7 gennaio, ore 16
Scopri QUI maggiori dettegli

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LE MOSTRE IN CORSO
COLPO GROSSO AL MUSEO
60 anni di Jagua E-Type e 60 anni di Diabolik
Due gioielli Jaguar in mostra e Diabolik che trama dietro le quinte.
Fino al
 6 marzo, il MAUTO rende  omaggio alle regine di Coventry e al signore del brivido più famoso dei fumetti.
Scopri di più

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MICHELOTTI WORLD.  1921-2021 Cento anni di un designer senza confini.
Prorogata fino al 20 febbraio la retrospettiva dedicata
a uno dei designer piemontesi più famosi nel mondo.
Scopri di più
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QUEI TEMERARI DELLE STRADE BIANCHE.
Nuvolari, Varzi, Campari e altri eroi alla Cuneo Colle della Maddalena

Prorogata fino al 20 febbraio, l’esposizione delle quaranta immagini scattate dal fotografo Adriano Scoffone nelle edizioni tra il ’25 e il ’30 e popolate dai miti dell’epoca, Nuvolari in testa.
Scopri di più.
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CATY TORTA. UN’ARTISTA LIBERA
Visitabile fino al 23 gennaio  la mostra monografica dedicata all’ artista anticonformista e moderna, allieva di Felice Casorati
e grande appassionata di automobili.

Scopri di più.
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UN MUSEO PER TUTTI
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Tre nuovi percorsi museali inclusivi per rendere il museo un luogo accessibile e confortevole per tutti i potenziali utenti, bambini e giovani, adulti e anziani, prendendo in considerazione anche le diverse disabilità (motorie, sensoriali, cognitive). Scopri QUI tutte i dettagli.

Il gruppo dei sei e lo spirito parigino in riva al Po

Alla fine del 1928, in un momento culturale vivace e estremamente fertile per Torino, nacque il Gruppo dei Sei, fortemente sostenuto da quattro personalità di spicco: Lionello Venturi, Edoardo Persico, Riccardo Gualino e Felice Casorati. La “giovane pattuglia”, come erano stati definiti dalla stampa dell’epoca i sei pittori, era costituita da artisti di età e provenienza diverse.

Jessie Boswell, inglese arrivata in Italia nel 1906 e entrata nel 1913 in casa Gualino come insegnante di lingua inglese e dama di compagnia, aveva 48 anni. Anagraficamente vicino a lei (46 anni) era Nicola Galante, che aveva alle spalle una brillante carriera nel mondo dell’incisione. I più giovani del Gruppo erano il torinese Carlo Levi (27 anni), Enrico Paulucci (28 anni), Francesco Menzio (30 anni) e Gigi Chessa (31 anni). Il sodalizio fra questi quattro artisti fu il più forte, probabilmente per affinità generazionale e durò fino al 1931. La formazione dei Sei Pittori di Torino avvenne sotto l’egida del grande storico dell’arte Lionello Venturi che li seguiva assiduamente, frequentando i loro studi e che influenza la loro pittura con le sue lezioni sull’Ottocento francese, in particolare sul suo movimento più importante: l’Impressionismo. La prima mostra dei sei artisti, svoltasi a Torino nel gennaio 1929, venne così descritta da Edoardo Persico: “E’ impossibile immaginare a Torino un movimento di pittura moderna senza pensare a Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci. Cioè ai pittori che hanno levato, l’altro ieri, l’insegna di Manet” (Bandiera che si inchina a salutare quella di Casorati, che spiega il “gonfalone di Ingres””. La locandina di questa prima mostra, non a caso, venne disegnata da Menzio: rappresentava l‘”Olympia” di Manet, un chiaro riferimento all’influenza dell’arte francese, dall’Impressionismo ai Fauves, sulle opere del Gruppo.

Questa mostra era stata anticipata dalla presenza dei sei pittori alla Biennale di Venezia del 1928 dove, oltre a un omaggio a Matisse, vi era una sala dedicata alla Scuola di Parigi. La vita del Gruppo fu di breve durata: soltanto 3 anni. Il 1929 fu indubbiamente l’anno più importante: si tennero sei mostre tra Torino, Genova e Milano. Nel marzo 1929, quattro artisti del Gruppo (Chessa, Galante, Menzio e Paulucci) partecipano alla seconda Mostra del Novecento italiano, al Palazzo della Permanente di Milano. All’inizio del 1930 i Sei ripetono l’esposizione nella Sala Guglielmi di Torino per mostrare “i risultati di un anno di lavoro assiduo e coerente, e confermare la loro fede nella pittura europea” (Menzio). Nella primavera il Gruppo espose alla XVII Biennale di Venezia, appuntamento che li fece notare a livello nazionale. Tra i sei si distinsero per originalità le sei opere di Chessa, pittore di grande talento destinato a spegnersi giovanissimo a causa della tisi. Proprio dopo la Biennale, tuttavia, iniziò la crisi interna al Gruppo dal quale si distaccarono la Boswell e Galante, mentre Chessa fu costretto a una pausa a causa di un nuovo attacco della malattia.  Nel novembre 1930 Menzio, Levi e Paulucci presero parte a una mostra alla Bloomsbury Gallery di Londra, dando inizio a un periodo di stretta collaborazione che culminò nell’esposizione di opere, insieme a Galante, alla I Quadriennale di Roma. Il Gruppo ristretto dei Sei rappresentava Torino insieme a Casorati, Sobrero, Italo Cremona e ai neofuturisti e i quadri vennero collocati vicino agli Italiens de Paris (Magnelli, Tozzi, De Pisis, Severini, Campigli) per sottolineare, ancora una volta, lo stretto legame con i movimenti pittorici francesi.

In questa occasione iniziò il rapporto tra gli artisti torinesi e la Scuola Romana. L’ultima mostra prima dello scioglimento del Gruppo si tenne alla fine del 1931 alla Galerie Libraire Jeune Europe di Parigi, con Chessa, Menzio, Levi e Paulucci e con la partecipazione di Spazzapan e di Galvani. Terminava così l’esperienza dei Sei che avevano portato Torino sulla scena europea e creato quel trait d’union con Parigi, capitale di arte e cultura, portando l’impressionismo, Cézanne, Matisse, Seurat, Modigliani nelle opere italiane. Chessa si spense nel 1935, Persico nel 1936. Nel 1931 Venturi andò in esilio in Francia e nello stesso anno avvenne il crollo finanziario e l’arresto di Gualino. E gli altri artisti? Jessie Boswell continuò a esporre regolarmente fino agli ultimi anni della sua vita, dedicandosi alla pittura di paesaggi. Nel 1952 si ritiròa Moncrivello presso la Casa di Riposo delle Figlie di S. Eusebio dove morì il 22 settembre 1956. E’ sepolta a Biella nel cimitero di Pavignano per contemplare i monti biellesi secondo il suo desiderio. Nicola Galante continuò la propria attività, esponendo sia all’estero che in Italia. Morì a Torino il 5 dicembre 1969. Carlo Levi, tra il ’35 e il ’36, venne confinato in Lucania per la sua opposizione al fascismo e, durante il confino, maturò il suo linguaggio pittorico e la sua attività letteraria. Nel 1948 Ragghianti dedicò alla sua opera la prima monografia e iniziarono anni intensi di esposizioni in Italia e all’estero.  Nel 1954 alla Biennale di Venezia gli venne dedicata una sala personale. Si spense a Roma nel 1975. Francesco Menzio continuò a essere presente alle più importanti esposizioni italiane, dalla Biennale di Venezia alla Quadriennale di Roma, ottenendo premi e consensi. Eseguì grandi opere di decorazione all’Università di Genova e nella Chiesa di San Domenico di Cagliari. Nel 1953 venne chiamato a insegnare alla cattedra di Belle Arti dell’Accademia Albertina di Torino. Morì nel 1979. Enrico Paulucci nel 1934 aprì con Casorati uno spazio d’arte a Torino dove vennero organizzate, tra le altre, la prima mostra di arte astratta del Gruppo milanese del Milione. Nel 1939 venne nominato alla Cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Torino, passando nel 1955 alla sua direzione. Nel 1956 la Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale. Continuò la sua attività lavorando instancabilmente negli studi di Torino, Bossolasco e Rapallo. Si spense a Torino il 22 agosto 1999.

Barbara Castellaro

Marco Travaglini

La Fondazione Ordine Mauriziano propone la smart box culturale “A Natale regala la bellezza!”

La bellezza di un’opera d’arte, di un luogo, di un territorio: per Natale, la Fondazione Ordine Mauriziano invita a regalare la bellezza con un biglietto a un prezzo speciale per sostenere i luoghi d’arte

Sulla scia dell’iniziativa che ha coinvolto città d’arte e istituzioni culturali, la Fondazione Ordine Mauriziano propone la smart box culturale “A Natale regala la bellezza!” con la visita agevolata ai suoi tre gioielli: la Palazzina di Caccia di Stupinigi, la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso e l’Abbazia di Staffarda. Un biglietto unico a un prezzo speciale per sostenere i luoghi d’arte e vivere l’esperienza di poter tornare a scoprire i musei e i luoghi ricchi di storia, dai quali per troppo tempo si è stati lontani.

La smart box costa 15 euro, ha validità di un anno ed è acquistabile fino al 24 dicembre 2021direttamente alla biglietteria di uno dei tre luoghi della Fondazione.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Nichelino (TO)

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)

Abbazia di Staffarda, piazza Roma 2, Frazione Staffarda, Revello (CN)

Info: 011 6200634biglietteria.stupinigi@ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Natale al Museo del Risorgimento


FESTIVITÀ NATALIZIE A PALAZZO CARIGNANO 

Durante le prossime festività natalizie il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano sarà aperto dalle ore 10.00 alle ore 18.00 (ultimo ingresso ore 17.30) secondo il seguente calendario: 

Venerdì 24 dicembre: chiuso 

Sabato 25 dicembre: chiuso 

Domenica 26 dicembre: aperto con visita guidata alle ore 15.30 

Lunedì 27 dicembre: chiuso 

Martedì 28 dicembre: aperto

Mercoledì 29 dicembre: aperto 

Giovedì 30 dicembre: aperto

Venerdì 31 dicembre: aperto con visita guidata alle ore 15.30

Sabato 1 gennaio: chiuso 

Domenica 2 gennaio: aperto con visita guidata alle ore 15.30

Lunedì 3 gennaio: chiuso 

Da martedì 4 a domenica 9 gennaio 2022 sempre aperto con visite guidate alle ore 15.30 nelle giornate del 6, 7, 8 e 9 gennaio. 

Da segnalare…. 

Prosegue fino al 22 gennaio 2022 la mostra Anita e le altre. Storie di donne del Risorgimento. L’esposizione vuole rendere omaggio alla figura di Anita Garibaldi nel bicentenario della nascita. A partire dall’unicità della sua vita che, ammantata dell’invenzione romantica, è entrata a buon diritto nella mitografia garibaldina, è nato il desiderio di ampliare la prospettiva, volgendo lo sguardo a più figure femminili che hanno contribuito, con modi di essere e sentire diversi, a una nuova definizione del ruolo delle donne nel corso del Risorgimento. Tra le protagoniste, oltre ad Anita, ricordiamo Luisa Sanfelice, Giulia Colbert Falletti di Barolo, Costanza Alfieri D’Azeglio, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Olimpia Rossi Savio, Virginia Oldoini Verasis Contessa di Castiglione, Giuseppa Calcagno e la regina Margherita di Savoia. Ne emerge una narrazione corale ricchissima, una galleria di storie e volti che raccontano, per antitesi e analogie, la ricchezza del composito universo femminile che ha animato tutto il Risorgimento.  

Tutte le info su www.museorisorgimentotorino.it 

Note d’alta quota per celebrare il Natale

A Torino nella chiesa di San Giuseppe dei Padri Camilliani con la Monferrato Classic Orchestra diretta da Vitali Alekseenok

 

Giovedì 23 dicembre, alle 18.30, si terrà il Concerto di Natale di Sauze di Cesana a Torino alle 18.30, nella chiesa di San Giuseppe, in via Santa Teresa 22. Protagonista la Monferrato Classic Orchestra diretta da Vitali Alekseenok, che proporrà brani di Bach, Corelli, Mozart e Handel.
“Così come quest’estate abbiamo portato cinema, teatro e musica in montagna – spiega il sindaco di Sauze di Cesana Maurizio Beria d’Argentina – così abbiamo ora pensato di portare la montagna e le sue note in città, con un concerto che vuole celebrare l’inizio delle vacanze natalizie e di una stagione invernale che speriamo serena e intensa. Sono state quasi due le stagioni invernali in cui non abbiamo potuto assaporare appieno la ricchezza e la bellezza delle nostre montagne. Con questo concerto non vogliamo tanto ricordare le difficoltà vissute da famiglie e imprese, ma desideriamo augurare, a chi vive in montagna e a chi ci viene per ritemprarsi, tutto il bene possibile. Abbiamo scelto la chiesa di San Giuseppe retta dal camilliano padre Antonio Menengon, che molti residenti di Sauze di Cesana conoscono per le Messe celebrate d’estate nella chiesa di San Restituto. Si tratta di un modo per rinsaldare un legame importante. Domenica 11 dicembre scorso è stata celebrata, inoltre, la giornata internazionale della montagna e, in quell’occasione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che “in questo momento rappresenta un’attestazione di come sia cresciuta a livello globale la consapevolezza del ruolo rivestito dal territorio, per preservare la biodiversità e per difendere le risorse naturali nella grande partita che si sta giocando per il futuro del pianeta”. “È negli spazi alpini e appenninici di ogni zona montana che emergono con straordinaria puntualità sia i disagi derivanti dall’essere periferia, sia la diseguaglianza nell’accesso ai servizi pubblici essenziali, tali da manifestare una vera e propria questione di diritti di cittadinanza per gli abitanti di queste aree”.
Di Johann Sebastian Bach verrà eseguito il Concerto Brandeburghese n.3; di Corelli il Concerto per la Notte di Natale; di W.A. Mozart il celebre brano “Eine Klein Nachtmusik” e di Handel il Concerto grosso op. 6 n. 11.
Il Concerto Brandeburghese n. 3 in sol maggiore di Bach, come gli altri Concerti Brandeburghesi, coniuga la lezione assimilata dai modelli italiani, rappresentati da Vivaldi, Albinoni, Corelli e Alessandro Marcello, con il contrappunto rigoroso e con alcune strutture della musica vocale, imprimendo una sigla molto personale a questo genere di avanguardia nel panorama musicale dell’epoca. Il concerto n. 3, destinato a soli archi, vede la presenza al suo interno di violini, viole e violoncelli, suddivisi in tre gruppi, ottenendo un totale di nove decimi, che consente al compositore di sfruttare le sfumature timbriche di questa unica sezione orchestrale in una serrata scrittura di natura polifonica.
Il Concerto per la notte di Natale in sol minore op.6 di Arcangelo Corelli, uno dei più importanti autori del periodo barocco, fu composto presumibilmente intorno al 1690 e eseguito la vigilia di Natale di quell’anno; fu scritto per il cardinale Pietro Ottoboni, suo protettore a Roma. Di Mozart verrà eseguito il brano intitolato “Eine Klein Nachtmusik”, la serenata in Sol maggiore K 525, notturno per archi scritto dal compositore austriaco nel 1787. Rappresenta uno dei notturni orchestrali più celebri, di struttura relativamente semplice, ma ricca di idee condotte con grande leggerezza e continuità. Originariamente la serenata comprendeva due minuetti, di cui il primo, andato perduto, si collocava tra l’allegro del primo movimento e la romanza. Oggi la composizione si presenta strutturata in quattro movimenti e rientra nel canone della sinfonia viennese.
Verrà poi eseguito il Concerto grosso in Sol minore op. 6 n. 6 di Handel, che rappresenta uno dei contributi più importanti e significativi dato da questo compositore alla letteratura del concerto grosso di stile barocco, che si richiama all’esempio di Arcangelo Corelli, musicista conosciuto dall’autore del Messiah nel corso del suo primo viaggio in Italia, compiuto nel 1709, e da lui molto stimato. Lo schema della sonata da chiesa che Corelli trasferisce al concerto, basato sull’orchestra d’archi a quattro voci in contrapposizione ad un piccolo gruppo stilistico, in Handel assume forme nuove e più articolate, sia per la maggiore vivacità armonica, sia per i brillanti passaggi contrappuntistici.
L’ingresso al concerto è gratuito e aperto a tutti. Per accedere alla chiesa è necessario, nel rispetto delle norme vigenti, avere il Supergreen pass. Gli abitanti di Sauze di Cesana potranno raggiungere la chiesa con un bus messo a disposizione dall’amministrazione comunale di Sauze.

Mara Martellotta

Le prenotazioni al concerto possono essere effettuate scrivendo a Alessandro Battaglino: alebatta@ yahoo.com