Tutto esaurito al festival ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori e presieduto da Luciano Canfora
Sui social media del Circolo dei lettori, i contenuti audio e video del festival, che torna a Torino dal 30 novembre al 3 dicembre 2023
Torino, 4 dicembre 2022. Mani che stringono penne e aprono quaderni, appunti che riempiono fogli, voci che si fanno ascoltare, occhi attenti. Il Festival del Classico, V edizione della rassegna presieduta da Luciano Canfora e curata da Ugo Cardinale, si conclude dopo quattro giorni di riflessione sul tema universale del lavoro. Quattro giorni di incontri e appuntamenti sold out, tutti esauriti, tra il Circolo dei lettori, il Polo del 900′, il MU-CH Museo della Chimica, le OGR Torino, l’Auditorium Aldo Moro dell’Università di Torino, il Liceo Classico Massimo d’Azeglio, l’Accademia delle Scienze e luoghi vari. Un pubblico più ampio che mai, con moltissimi giovani, liceali venuti da lontano come l’intera classe arrivata da Palermo, e i ragazzi impegnati nel torneo di disputa classica, accanto alle altre generazioni, quel fedele pubblico di ascoltatori e amanti del pensiero antico, insieme per una riflessione complessiva sul presente, intorno al tema del Lavoro come condanna, diritto, utopia. Il Festival del Classico, progetto della Fondazione Circolo dei lettori, torna nel 2023, da giovedì 30 novembre a domenica 3 dicembre.
Tante e tanti gli ospiti della V edizione del Festival del Classico: l’attrice Anna Bonaiuto ha letto testi sull’utopia del non lavoro, Ascanio Celestini ha recitato testi classici contemporanei sul lavoro in fabbrica, mentre al nuovo museo della chimica MU-CH di Settimo Torinese, Gian Luigi Beccaria ha tenuto una lezione sui mestieri dei Primo Levi. Il sociologo del lavoroDaniel Mercure ha dialogato in collegamento dal Canada con il filosofo Giuseppe Cambiano, il direttore del quotidiano Domani Stefano Feltri e con il giornalista Ferdinando Cotugno e con la sociologa Lucilla Moliterno mentre la reporter Francesca Mannocchi ha discusso di immigrazioni e umanità errante dall’antichità a oggi insieme a Luciano Canfora e al direttore di YouTrend Lorenzo Pregliasco. Lo storico Aldo Schiavone ha dibattuto sul futuro del lavoro insieme all’economista Stefano Zamagni e alla giornalista del Financial Times Silvia Sciorilli Borrelli; la giurista e storica del dirittoEva Cantarella ha raccontato la rappresentazione del lavoro sullo scudo di Achille; della Magna Grecia e intorno alle città che non finiscono di rivelare frammenti della loro vita, Paestum, Ercolano, Pompei, hanno discusso Tiziana d’Angelo, Francesco Sirano e Gabriel Zuchtriegel, direttrice e direttori dei tre parchi archeologici; il filosofo Massimo Cacciari ha ragionato sul tema del lavoro a partire dal mito di Prometeo, mentre di sciopero e diritti dei lavoratori nell’Antico Egitto hanno discusso il direttore del Museo Egizio Christian Greco e Luciano Canfora, con Francesco Sirano; del mito di Eva e Pandora, la fine dell’età dell’oro e il lavoro come condanna discutono il direttore della Fondazione Circolo dei lettori Elena Loewenthal con il grecista Giorgio Ieranò e Alberto Sinigaglia, Presidente del Polo del ‘900. Si è concluso parlando di lavoro dall’antichità alla Costituzione con i giuristi Gustavo Zagrebelsky, Laura Pepe, Oliviero Dilibertoe il professor Massimo Cuono.
Le scuole sono al centro del progetto: coinvolti istituti superiori torinesi e di altre città italiane quali Roma, Salerno e Palermo, degli istituti italiani all’estero di Zurigo, Mosca, Losanna, Tunisi, Barcellona, Madrid, Cairo, Belgrado, Buenos Aires, contattati attraverso il Ministero degli Affari Esteri, all’intervento di divulgazione e alla partecipazione dei dipartimenti dell’ateneo partner del festival, Università degli Studi di Torino. Il Torneo di disputa classica, sfida dialettica tra studenti e studentesse dei licei del Piemonte, ha visto quattro squadre impegnate in una competizione oratoria a partire da temi assegnati e con l’obiettivo di convincere i giudici della validità delle proprie ragioni su temi antichi ancora attuali. Hanno vinto i Dissoi Logoi, squadra del Liceo Vittorio Alfieri di Torino, dopo una finale in cui il tema di contesa con i Fenicidel Liceo Massimo D’Azeglio Cavour di Torino è stato “lavoro tradizionale” contro “lavoro innovativo”. Prima edizione del contest Leggilo e raccontalo, ideato sul modello dei Ted Talke realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, il Polo del ‘900, il Liceo Classico D’Azeglio e la Scuola Holden. Gli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori del Piemonte e della Valle d’Aosta sono stati invitati a leggere e poi presentare un testo di narrativa dedicato al mondo del lavoro, tema conduttore del festival. In finale i ragazzi e le ragazze hanno raccontato Spatriati di Mario Desiati, Amianto- una storia operaia di Alberto Prunetti, Il mondo deve sapere di Michela Murgia, Mi chiamo Roberta di Aldo Nove e 108 metri di Alberto Prunetti. Ha vinto la squadra del Liceo Carlo Botta di Ivrea, secondo e terzo posto per due classi del Liceo Cavour di Torino.
I contenuti del Festival del Classico sono disponibili sui social media della Fondazione Circolo dei lettori: i podcast su Soundcloud, alcuni incontri in audio-video su You Tube, oltre i reel video con alcuni dei protagonisti del festival su Instagram e il live twitting su Twitter.

Certo non è soltanto l’impianto a farti trascorrere quel paio d’ore allegre di cui il pubblico oggi sente il sacrosanto bisogno, lasciando a casa i problemi di vario tipo. Gli attori tutti, negli eleganti abiti di Linda Lingham e nella scena fissa d’antan di Monica Cafiero, macinano divertimento, dall’eccellente Holmes di Mauro Villata al Watson di Mario Bois, dal trio pettegolo e vendicativo Alfonso Rinaldi, Angelo Chionna (sue anche le spiritose musiche dello spettacolo) e Anna Cuculo, viperina antica collega che sa mettere un bel po’ d’esperienza nella sua Clarissa, Maria Occhiogrosso, direttrice dell’Old Artist in cattive acque finanziarie. Last but not least Margherita Fumero (un fan all’uscita continuava a ripeterle “grande grande grande”, quasi le cantasse Mina) che sa benissimo come si fa ad appropriarsi di un personaggio, a metterlo in primo piano, a far suo l’intero pubblico, a guardare negli angoli di lady Margaret per scoprirne appieno tutte le risorse di spessore e allegria.
questa la formazione artistica e intellettuale di Andrea Ferraris, genovese, mio amico da una vita. Eclettico, levantino giramondo, mette a frutto questa esperienza didattica nelle storie ideate e illustrate per il Topolino della Disney, in quindici anni di attività professionale, svolta in lunghe permanenze lavorative a Parigi e a Barcellona, scelte come città cosmopolite e d’ispirazione artistica e ideale.





Le pare di toccare il cielo con un dito quando casualmente incontra Tom, ragazzo dal viso indecifrabile, muscoli al punto giusto, che di anni ne ha trentaquattro: il doppio, esatto esatto. Lea non vede la differenza d’età, vede a poco a poco la fiducia che quel ragazzo le offre, i tramonti che le mostra, il suo atteggiamento protettivo, le tenerezze e i piccoli gesti con cui la conquista giorno dopo giorno, i semplici cibi con cui si prende cura di lei: e Lea – come noi spettatori -, con l’avanzare del tempo, guarda con affetto e poi con passione a questa inaspettata risorsa della propria vita, fino a quel punto in fondo banale. Qualche parola con una cameriera all’interno di una caffetteria, qualche telefonata di Tom tenuta appartata, piccoli segnali di cauta attenzione che Lea non teme mentre al contrario dovrebbero aprirle gli occhi – anche noi spettatori lo abbiamo fatto, ma da non troppo tempo -, farle scorgere l’autentica realtà del ragazzo premuroso. Che un giorno le dice di un suo amico che vorrebbe conoscerla, lei dovrebbe accettare ed essere carina con lui. La dolcezza di Lea si fa cupa, ma a suggerirci quanto la mente e i sentimenti umani possano essere quanto di più inspiegabili esista, la ragazza non può fare a meno del suo Tom.