CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 345

Rassegna mensile dei libri: Aprile

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Tre Consigli di lettura dagli iscritti al gruppo FB Un Libro Tira L’Altro, Ovvero il Passaparola dei Libri. Un romanzo storico Il Ponte Sulla Drina, del Premio Nobel Ivo Andric, per riflettere su come sia facile distruggere legami e creare barriere; il recente romanzo di formazione di Veronica Raimo Niente Di Vero, candidato al Premio Strega ma che ha convinto poco i lettori; Guns. Contro Le Armi, di Stephen King, un piccolo prezioso testo che affronta la delicata questione della diffusione delle armi da fuoco in America.

Andar per libri

“Cuori selvaggi” è il tema dell’edizione 2022 del Salone del Libro, un fil rouge che accompagnerà gli appuntamenti, le conversazioni, gli spettacoli, le letture, i concerti. Il Salone Internazionale del Libro 2022 di Torino si svolge dal 19 al 23 maggio 2022 al Lingotto Fiere. Il salone, dopo l’edizione straordinaria dello scorso autunno, ritorna sotto la Mole nel consueto periodo primaverile per la sua XXXIV edizione.

Incontri con gli autori

Se volete conoscere nuovi autori, magari indipendenti, non perdetevi le interviste della redazione del sito www.novitàinlibreria.it: questo mese conosciamo meglio la scrittrice esordiente Nancy Luppino che ha appena pubblicato L’Inaspettato (Extempora, 2022), un romanzo rosa che sta già riscuotendo grande successo tra gli appassionati; Giuseppe Bennardi, tarantino trapiantato a Livorno, da poco tornato in libreria con Cavallo di Tuono, toccante racconto auto-pubblicato “on the road” sulle tracce degli ultimi nativi americani; Maria Rosa Bellezza, esordiente napoletana che con Le Lesioni Dell’Anima (Homo Scrivens, 2022) fa conoscere ai lettori il mondo dell’esoterismo.

Per questo mese è tutto, vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Rock Jazz e dintorni: Gianna Nannini e Nico Morelli American Trio

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Teatro Regio (con replica martedì all’Alfieri di Asti), recital di Claudio Baglioni. Al Teatro Concordia di Venaria per 2 sere consecutive si esibisce Sangiovanni. Gianni Togni canta al Teatro Colosseo.

Martedì. Al Jazz Club suona il sassofonista Fuat Sunay accompagnato dal pianista Tommaso Camarotto.

Mercoledì. Al Cap 10100 per la rassegna “Cap Punk”, si esibiscono Urban Cairo, Il Vuoto Elettrico,Hopeless Party con ospite Olly Riva. Al Massimo anteprima di “Jazz Is Dead” con il sassofonista americano Colin Stetson. Al Blah Blah suonano i Cynics.

Giovedì. Al Jazz Club omaggio a Wes Montgomery  a cura del chitarrista Gigi Cifarelli. Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi Boosta presenta il progetto “Post Piano Sessions”. Allo Ziggy si esibisce il duo The Devils. Al Blah Blah è di scena il trio femminile L.A Witch. All’Off Topic si esibiscono Delvento, Jamila e Renee. All’Hiroshima Mon Amour è di scena il cantautore Mobrici.

Venerdì. All’Arteficio si esibisce il duo Fruits  Of The Loop.All’Hiroshima arriva il rapper Murubutu. Alla Piazza dei Mestieri suona il Nico Morelli America Trio. Al Cap 10100 sono di scena gli Afrodream. Al Blah Blah si esibiscono gli Small Jackets. Al Magazzino sul Po è di scena Giulio Frausin. Allo Ziggy suonano i Back From The Grave.

Sabato. Al Peocio di Trofarello è di scena il chitarrista Vinnie Moore. Al Bunker si esibisce Moon Mother. Allo Ziggy suonano i Ad Nauseam. Inaugurazione dell’ Eurovision Village al Valentino con Michelle David & The True Tones, TUN, Dub Fx. Al Blah Blah sono di scena i Giobia.

Domenica. Al Jazz Club si esibisce Monica P. Al Valentino per la comunità Lgbt suonano : Elasi e Plastic, Bluebeaters e Lo Stato Sociale, Cristina D’Avena  con i Hem Boy e Karma B. Al Teatro Colosseo primo di 2 concerti consecutivi per Gianna Nannini.

Pier Luigi Fuggetta

“Andy Warhol Super Pop” in mostra fino al primo maggio

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Nel 35esimo anniversario della morte, a Palazzo Barolo il mito indiscusso della Pop Art.

Del resto si sa. Se si visita una mostra incentrata sulla vita e sulle opere del grande Andy Warhol, padre geniale della Pop Art, è necessario ben bene prepararsi ad inciampare e a mettere fuori gioco tutti gli scogli (piacevoli) dell’estrema, che di più non si può, estrosità. Anche lo scoglio dell’inaspettata location.  Come già era successo d’altronde per la rassegna, sempre a Warhol dedicata e ospitata a singhiozzo (causa pandemia) a fine anno scorso alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, sulla cui scia va a collocarsi proprio l’attuale mostra allestita nell’antico “Palazzo Barolo” in via Corte d’Appello a Torino. L’austera antichità subalpina  “violata” dall’anarchia giocosa e bizzarra della Pop Art. E mai contaminazione d’ambiente fu più suggestiva! All’ingresso un miracolato jukebox d’altri tempi, un tirato pavimento a scacchi bianco-neri, alle pareti gigantografie di Elivis Presley e James Dean, le Polaroid dell’azienda Nital e le grafiche di “Martini & Rossi”, arrivate all’uopo dal “Museo Casa Martini”. America anni ’50? Assolutamente no. Ci troviamo, invece come detto, nelle sale del seicentesco “Palazzo Barolo”, adeguato da Benedetto Alfieri nel ‘700 al gusto “rococò” e che fino al primo maggio ospiterà Pop Art a go-go, con la  nuova rassegna “Andy Warhol Super Pop. Through the lens of Fred W. McDarrah”. Secondo artista, pare, più venduto e quotato al mondo dopo Pablo Picasso, a Andy Warhol (Pittsburgh 1928 – New York, 1987, ultimogenito dei tre figli di modesti immigrati originari di Mikovà, paese dell’odierna Slovacchia), “Palazzo Barolo” dedica  una vera e propria mostra evento promossa, con la consueta spettacolarità, da “Next Exhibition” e “Ono Arte”, in collaborazione con l’Associazione Culturale “ Dreams”  e con l’archivio “Fred W. McDarrah/ MUUS Collection”.

Esposizione unica, volta non solo a raccogliere un congruo numero delle più importanti e note opere di Warhol (una quarantina), ma anche a tracciare uno sguardo intimo e curioso su uno degli artisti simbolo del secolo scorso, attraverso oggetti d’epoca, gadget, fotografie, video, serigrafie, litografie, stampe, acetati e ricostruzioni fedeli degli ambienti e dei prodotti che Warhol amava e da cui traeva qotidiana ispirazione. Il percorso espositivo si apre con l’atmosfera degli anni Cinquanta e Sessanta, in cui si raccontano le sue prime importanti esperienze come grafico pubblicitario (lavorando per riviste come “Vogue” e “Glamour”) per poi passare alle opere seriali, dai colori alterati vivaci e forti, icone senza tempo, da “Marylin”, a “The Self Portrait”, a “Mao Zedong” fino a “Cow” e alla celeberrima “Campbell’s Soup”. Ripetizione e serialità. L’idea di un’arte da “consumarsi” come un qualsiasi altro prodotto commerciale. In bella vista nelle sale di un Museo o sugli scaffali di un qualsiasi centro commerciale. Del resto, affermava Warhol “non è forse la stessa vita  una serie di immagini, che cambiano solo nel modo di ripetersi?”. Di grande suggestione, accanto agli acetati e alle lastre serigrafiche da cui prendevano corpo le sue stampe, sono anche le foto in bianco e nero (sempre una quarantina) di Fred W. McDarrah (Ney York 1926 – 2007) che, per oltre trent’anni, immortalò Warhol sotto l’aspetto più intimo e umano, all’apice della carriera, circondato dalle scatole del detersivo “Brillo”o durante l’inaugurazione di una mostra o mentre gira una delle sue pellicole sperimentali.  E poi l’Andy comunicatore e istrionico.

Primo attore in occasione di vernissage (“Andrei all’inaugurazione di qualsiasi cosa, anche di una toilette”) o accogliente padrone di casa nella sua “Silver Factory”, l’ampio locale al quarto piano di un’ex fabbrica di cappelli sulla 47^ strada, l’“open house”, la “fabbrica” dove l’artista produceva, ma anche quartier generale per un mondo di “originali” che lì si riunivano per rincorrere i principi della Pop Art come completo stile di vita. Un’interessante sezione della mostra è dedicata ancora alle opere inedite dell’avanguardistica serie “Ladies & Gentlemen”, la prima realizzata tra il 1974 e il 1975 con la leggendaria “Polaroid Big Shot”, in cui l’artista svela attraverso i suoi ritratti la comunità dei “Drag Queens” di New York, da sempre tenuta ai margini della società. A chiudere il percorso gli scatti del fotografo americano (di origini croate) Anton Perich e le testimonianze di Keith Haring e Jean-Michel Basquiat (il “James Dean dell’arte moderna”), fra i più importanti esponenti del graffitismo americano ed erede per eccellenza dell’arte del grande Maestro.

Gianni Milani

“Andy Warhol Super Pop. Through the lens of Fred W. McDarrah”

Palazzo Barolo, via Corte d’Appello 20/c, Torino; tel. 338/1691652 o www.warholsuperpop.it

Fino al 1 maggio 2022

Orari: dal mart. al ven. 10/17,30 – sab. e dom. 10/18,30; lun. chiuso

Nelle foto

–         “Marylin”, 1962

–         “Mao”, 1972

–         “Warhol and Brillo Boxes at Stabel Gallery”, 1964 – Photo Credit: Fred W. McDarrak/MUUS Collection

–         Immagini dalla serie: “Ladies & Gentlemen”, 1974-‘75

In scena Happy Days in Marcido’s field

 Fino all’8 maggio prossimo con Maria Luisa Abate e Paolo Oricco

 

Venticinque anni fa il debutto dei Marcido Marcidoris segnò una tappa storica nell’avanguardia teatrale italiana. A distanza di venticinque anni la compagnia dei Marcido riporta in scena uno degli spettacoli simbolo del loro repertorio, dal titolo “Happy days in Marcido’s field”, una riscrittura di Marco Isidori tratta dalla piece teatrale “Giorni felici” di Samuel Beckett, uno tra i drammi più celebri e rappresentati dello scrittore irlandese.
Questo riallestimento vedrà alternarsi di sera in sera nella parte di Winnie due interpreti Maria Luisa Abate, protagonista titolare della piece, e Paolo Oricco, in un effettivo passaggio di testimone.
Sul palcoscenico sarà possibile gustare una versione ripensata per le dimensioni di Marcidofilm del Grande Girello di Daniela Dal Cin, già premio Ubu nel lontano ’97 per la miglior scenografia.
Lo spettacolo, in scena fino all’8 maggio prossimo, include anche come interpreti Valentina Battistone, Ottavia della Porta e Alessio Arbustini. La direzione è di Marco Isidori.
Dopo più di tre lustri i Marcido riprendono con un progetto del tutto rinnovato e con una delle rappresentazioni centrali del percorso artistico della Compagnia, vale a dire “Giorni Felici”. Si tratta di un percorso che ha in Samuel Beckett un autore di sicuro riferimento teatrale.
Nel 2004 era stato rappresentato “Non io, Dondolo e Quella volta”, ovvero “Marcido in Beckett’s love” e, soprattutto la piece “L’innominabile”, reintitolata “Ma bisogna che il discorso si faccia”, che fu nominata al  Premio Ubu per la scenografia nel 1997 e il Premio della Critica. Si tratta di uno spettacolo che la critica italiana considerò alla stregua di una magistrale messa in scena della parabola più acre dello stesso Beckett.
L’ultima rappresentazione di Happy Days in Marcido’s Field, che debuttò nel 1997, inaugurava nel 2006 l’esposizione del lavoro scenografico di Daniela Dal Cin, con i Marcido in mostra alla Promotrice di Belle Arti di Torino.
Nell’anno 2022, quello della maturità, i Marcido si cimentano nuovamente in un’operazione che troverà in questa nuova edizione dello spettacolo un suo preciso e puntuale compimento scenico, consentendo di concludere una ricerca che vede nella coniugazione di suono e senso, ovvero cantabilità e interpretazione, un traguardo da cui il teatro dell’arte non può prescindere.
Tutto ciò all’interno di una soluzione che vede alternarsi due personalità attoriali, per dar voce corpo alla protagonista della piece, Winnie. La prima a dare voce a Winnie sarà la storica interprete Maria Luisa Abate che, all’epoca, dette dell’eroina di “Giorni felici” un ritratto carnale, nel senso del raggiungimento di una consapevolezza vocale straordinaria per temperamento e misura stilistica.
La seconda persona a interpretare Winnie sarà Paolo Oricco, che ne fu interprete durante la stagione 2006, ottenendo un risultato di grande valore emotivo e attribuendone un’intensità davvero rara.
L’alternanza nella parte di Winnie, nel corso delle repliche, di questi due interpreti di età e esperienza così diverse, starà a certificare la sincerità teorica della linea artigianale sviluppata dai Marcido, che ritengono fondamentale che non si dia verticalità senza basicalità .
Daniela Dal Cin inaugurò per la piece Happy days in Marcido’s field” una costruzione definita Grande girello, una sorta di piramide lignea traforata che sosteneva le evoluzioni del coro, costituito da sette attori.
In questo riallestimento questa scultura scenografica verrà rielaborata per esigenze legate a nuovi sviluppi della coreografia, che potrà avvolgere e sommergere la protagonista in un abbraccio di corpi, che faranno la funzione del classico monticello di terra previsto dalle didascalie originali.
Cercandolo, un teatro siffatto si dovranno sondare d’obbligo territori di ricerca inesplorati, in cui l’Utopia è destinata a rimanere tale. La strada, che si deve percorrere per illuminare l’Utopia, sarà una via Maestra ricca di scoperte, capace di accedere a un’arte antica come quella del teatro, arricchendo ulteriormente la comunicazione umana con il più umano degli strumenti, l’uomo vivo e vero.

Mara Martellotta

Teatro MARCIDOFILM Torino. Corso Brescia 4 bis/-int 2
Orario spettacoli. Da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 16
Biglietti intero 20 euro/ridotto 15 euro
Info e prenotazioni 3393926887, 3287023604
Segreteria 0118193522
info.marcido@gmail.com

L’offerta culturale dei Musei Reali nel fine settimana. Mostre, visite guidate e nuove tecnologie

Prosegue l’attività dei Musei Reali, sempre più apprezzata da residenti e turisti che in questi giorni hanno affollato la città.

 

Da venerdì 29 aprile sarà possibile visitare la mostra Nel segno di Raffaello in Biblioteca Reale. Frutto di un approfondito lavoro di studio e progettata in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte del pittore e architetto marchigiano, l’esposizione è volta a individuare all’interno del nucleo dei disegni italiani del ‘500 posseduti dalla Biblioteca, quelli riconducibili alla cerchia di Raffaello. Grazie ad un ricco apparato didascalico, contenente anche immagini di confronto, questa mostra conduce il visitatore alla scoperta dell’articolato mondo della tradizione disegnativa rinascimentale, fatta di citazioni, di copie e di lavori preparatori o studi per altre opere.

Informazioni: Nel segno di Raffaello – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Domenica 1° maggio torna l’iniziativa del Ministero della cultura Domenica al museo che offre l’ingresso gratuito ai luoghi della cultura statali ogni prima domenica del mese.

L’ingresso gratuito ai Musei Reali sarà concesso esclusivamente con prenotazione online all’indirizzo https://www.coopculture.it/it/poi/musei-reali-di-torino, a partire da mercoledì 27 aprile.

Le mostre Nel segno di Raffaello in Biblioteca Reale e Vivian Maier Inedita nelle Sale Chiablese saranno visitabili a pagamento, secondo le tariffe abituali.

 

Tra le principali novità, è visitabile la Galleria Archeologica, sezione permanente del Museo di Antichità dedicata alle civiltà del Mediterraneo antico, dove sono esposti oltre mille reperti di rara bellezza e inestimabile valore storico, raccolti in oltre quattrocento anni di collezionismo sabaudo. Un viaggio a ritroso nella Storia grazie a un affascinante percorso espositivo, suddiviso in cinque sezioni, articolato lungo dieci sale e allestito attraverso forme espressive contemporanee. L’ingresso al percorso è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

 

Le novità digitali

Tra le novità che accompagnano la visita ai Musei Reali, l’inedita applicazione di gamification “MRT Play” è disponibile gratuitamente sui principali store. Ideata dai Musei Reali in collaborazione con Visivalab SL e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando SWITCH_Strategie e strumenti per la digital transformation nella cultura, l’applicazione di realtà aumentata offre una nuova esperienza di fruizione innovativa e accattivante, per approfondire la conoscenza delle opere attraverso giochi e indovinelli, in compagnia di personaggi storici e professionisti della cultura.

 

Per visitare Palazzo Reale, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità con curiosi personaggi pronti a raccontare le loro coinvolgenti storie è disponibile l’Audioguida Kids, realizzata dai Servizi Educativi dei Musei Reali in collaborazione con CoopCulture. Lungo il percorso sono presenti dei QR-code da scansionare per ascoltare gratuitamente le tracce audio pensate per i giovanissimi visitatori, per un’esperienza di visita coinvolgente e divertente (età consigliata: 5/12 anni).

 

Le attività con CoopCulture

Sabato 30 aprile alle ore 11.00 e alle ore 15.30 appuntamento con Benvenuto a Palazzo. Le guide e gli storici dell’arte CoopCulture vi aspettano per accompagnarvi in una visita guidata alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un itinerario per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza di questo luogo.

Costo dell’attività: € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Sabato 30 aprile alle ore 11.30 proseguono le visite dedicate ai possessori dell’Abbonamento Musei con la visita Tavole imbandite, un tour alla scoperta delle collezioni dei Musei Reali tra argenti, porcellane e cristalli per ricreare l’atmosfera di un tempo nelle splendenti sale di Palazzo Reale. Per informazioni e prenotazioni https://piemonte.abbonamentomusei.it/

 

È inoltre possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

– Venerdì 29 aprile alle ore 16 il pubblico potrà visitare i magnifici appartamenti della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale, il Gabinetto del Segreto Maneggio e le suggestive Cucine Reali per rivivere gli antichi usi di Corte.

– Sabato 30 aprile alle ore 16: visita guidata al secondo piano di Palazzo Reale.

– Mercoledì 3 maggio alle ore 16: visita speciale al percorso Tavole imbandite.

Costo delle visite speciali: € 20 ordinario (€ 13 per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Le mostre in corso ai Musei Reali

Dal 17 marzo al 17 luglio la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita Splendori della tavola, inedito allestimento curato da Franco Gualano e Lorenza Santa, incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi da Charles-Nicolas Odiot per re Carlo Alberto. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle Corti europee dell’epoca. I Musei Reali hanno inaugurato questo nuovo allestimento per celebrare i 161 anni dell’Unità d’Italia.

Il nuovo allestimento Splendori della tavola è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, è possibile ammirare altre suggestive tavole apparecchiate, con visite guidate su prenotazione.

Il percorso speciale Tavole imbandite è visitabile con CoopCulture.

Info e prenotazioni: Tavole imbandite | CoopCulture; 011 19560449; info.torino@coopculture.it

 

Fino al 26 giugno, le Sale Chiablese ospitano l’esposizione Vivian Maier Inedita con oltre 250 scatti, tra cui molti inediti, video Super 8 e oggetti personali della fotografa americana. Curata da Anne Morin, la mostra presenta anche una sezione dedicata alle fotografie che Vivian Maier realizzò nel 1959 durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova. Dopo una prima tappa al Musée du Luxembourg di Parigi, l’esposizione arriva in Italia e ha come obiettivo quello di raccontare aspetti sconosciuti o poco noti della misteriosa vicenda umana e artistica della fotografaVivian Maier Inedita è organizzata da diChroma Photography e dalla Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais ed è prodotta dalla Società Ares srl con i Musei Reali, con il patrocinio del Comune di Torino. L’esposizione è sostenuta da Women In Motion, un progetto ideato da Kering per valorizzare il talento delle donne in campo artistico e culturale.

Per informazioni: www.vivianmaier.it – 338 169 1652 – info@vivianmaier.it

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta per le consultazioni dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.15 ed è chiusa il sabato: dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

Museum Shop

Per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto.

È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7).

 

“World Press Photo Exhibition 2022” Alla GAM di Torino l’anteprima italiana

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Il  più importante concorso di fotogiornalismo al mondo

Fino al 18 settembre

Abiti rossi dismessi e appesi a croci di legno, lungo una strada senza confini ingoiata da lugubri sterpaglie, appiattita sotto un cielo plumbeo e terrifico che recupera un briciolo di umanità nell’appena accennata parvenza di una timida forma di arcobaleno: è questo lo scatto realizzato dalla fotografa canadese Amber Bracken per il “New York Times” vincitore assoluto (i nomi dei premiati sono stati annunciati nel marzo scorso) della 66^ edizione della “World Press Photo Exhibition 2022”, il più importante concorso di fotogiornalismo a livello internazionale, nato ad Amsterdam nel ‘55. Foto dell’anno, l’opera vuole ricordare i bambini morti alla “Kamloops Indian Residential School” nella Columbia Britannica, chiusa nel 1978 e facente parte della rete di collegi per aborigeni in Canada, dove nel maggio del 2021 scavi effettuati con radar portarono alla luce i resti di 215 bambini, piccoli indigeni sottratti alle loro comunità, torturati fino alla morte e ignobilmente sepolti in tombe anonime.

 

Sorte comune per migliaia e  migliaia di bimbi, vittime innocenti (fra gli anni ’60 e ’80) del capitolo oscuro e vergognoso della storia e della politica coloniale del Canada. Nella foto scattata dalla Bracken “potevo quasi sentire la quiete, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo”. Queste le parole, a commento dello scatto “of the year” da parte della presidente della Giuria globale (dopo un primo lavoro di selezione fatto dalle giurie regionali), l’azerbaijana Rena Effendi. Compito arduo, quest’anno, quello dei giurati se si considera l’elevato numero di lavori, foto e open format, loro pervenuti: 64.823 i candidati, le opere da premiare sono state scelte fra 4.066 fotografi provenienti da 130 Paesi. E ben 134 sono quelle raccolte in mostra, in anteprima italiana, alla “GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea” di via Magenta 31 a Torino, fino al 18 settembre prossimo. Per il sesto anno consecutivo sotto la Mole, l’evento si deve all’impegno della start up pugliese “Cime”, partner della “World Press Photo Foundation” di Amsterdam e della “Fondazione Torino Musei”. Fra le foto esposte alla “GAM”, ovviamente le quattro vincitrici mondiali. Accanto alla succitata della canadese Bracken, troviamo il Premio “World Press Photo Story of the Year” andato a “Salvare le foreste con il fuoco” di Matthew Abbott, Australia, un lavoro realizzato per “National Geographic/Panos Pictures”.

Al centro del racconto, un rito degli indigeni australiani che bruciano strategicamente la terra in una pratica nota come “combustione a freddo”: i fuochi si muovono lentamente, bruciano solo il sottobosco e rimuovono l’accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi. Vincitore del premio “World Press Photo long-term project award”, invece, “Distopia amazzonica” di Lalo de Almeida, Brasile, per “Folha de São Paulo/Panos Pictures”. Mostra come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente minacciata dalla deforestazione, dall’estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali.

 “Il sangue è un seme” di Isadora Romero, Ecuador, ha vinto la sezione video, “World Press Photo open format award”.  Attraverso storie personali, questo lavoro mette in discussione la scomparsa degli “antichi semi”, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali. Con Torino, la mostra andrà a toccare 70 sedi in 30 Paesi e si stima che sarà visitata da più di tre milioni di persone a livello internazionale. Lo scorso anno, nonostante gli effetti e le restrizioni della pandemia, “World Press Photo Torino” è stata la 17esima mostra più visitata in Italia (classifica stilata dal “Giornale dell’Arte”, aprile 2022): ciò ha permesso a “Palazzo Madama”, che ospitava l’esposizione, di essere il primo tra i musei torinesi nella classifica italiana (47° posto grazie a 23.696 accessi).

Gianni Milani

“World Press Photo Exhibition 2022”

GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

Fino al 18 settembre

Orari: dal mart. alla dom. 10/18

Nelle foto:

–       Amber Bracken: “Kamplos Indian Residential School”

–       Matthew Abbott: “Salvare le foreste con il fuoco”

–       Lalo de Almeida: “Distopia amazzonica”

–       Isadora Romero: “Il sangue è un seme”

In mostra il Giappone a colori

Con ben 170 xilografie alla galleria torinese Elena Salamon

Saranno le stampe giapponesi, in particolare 170 xilografie, le protagoniste di una mostra in programma dal
29 aprile al 4 giugno prossimo alla Galleria torinese Elena Salamon, in piazzetta IV Marzo. Con i loro colori
vividi e accesi, talora delicati e tenui, trasmetteranno al pubblico la poesia in esse contenuta.
Le stampe selezionate per l’esposizione sono il risultato di un’accurata ricerca. A maestri famosi come
Hiroshige e Hasui si affiancano artisti meno noti, capaci di raccontare eleganza e essenzialità di un Paese
che ha fatto della ricerca della perfezione lo scopo della sua estetica.
Non sono presenti in mostra soltanto paesaggi e la natura declinata in ogni sua forma, ma anche delicati
fiori, stampe di pattern per kimoni e paraventi che trasmettono, grazie alle loro molteplici forme e colori,
un profondo rispetto e amore per la terra.
Opera principe in mostra è quella intitolata “Cranes Flying over Waves, il volo della gru sopra la grande
onda”, realizzata da Hiroshige Utagawa (1797-1858), uno tra gli artisti più conosciuti presenti in mostra.
Si tratta di uno sei massimi rappresentanti della corrente dell’Ukiyo-e, letteralmente “mondo fluttuante”,
nata e sviluppatasi durante il periodo Edo, epoca di grande splendore artistico, compreso tra il XVI e il XVII
secolo.
Hiroshige, noto soprattutto per la sua bellezza cromatica, oltre che per la sua capacità di trasmettere il
sentimento della natura, fu uno degli artisti capaci di influenzare maggiormente gli Impressionisti. Sono
presenti in mostra, oltre all’immancabile Fuji, le baie, le barche, i pescatori immersi nella calma vita
quotidiana del villaggio. L’arrivo della sera viene raccontato attraverso uno straordinario arcobaleno, la cui
rappresentazione è affiancata da quella delle stagioni accolte e celebrate in ogni momento, come nella
festa di Tanabata, la festa dell’estate, in cui le prime luci dell’alba affiorano a Yoshiwara, il quartiere dei
piaceri di Edo. Colori predominanti il blu di Prussia e il turchese, declinati in infinite sfumature.
Tra gli artisti in mostra risalenti all’epoca Meij (1868-1912), uno dei momenti più movimentati della storia
giapponese, figurano Kono Bairei (1844-1895), legato alla tradizione classica, noto per le sue xilografie a
soggetto Kacho-e, riguardante fiori, piante e uccelli; Kodama Nagari, attivo dal 1850 al 1890, che realizzò
pattern per kimoni di grande modernità. Tsuda Seifu sin da giovane si affermò quale creatore di motivi
floreali e geometrici, mostrando uno stile che avrebbe presentato molti punti in comune con l’art nouveau.
È definita dello Shin-hanga l’ultima corrente artistica presente in mostra, che avrebbe dato vita al
movimento delle cosiddette “nuove stampe” o neo Ukiyo-e, di cui furono massimi interpreti Hasui,
Yoshida, Koson e Koitsu. Si tratta dell’inizio del periodo Showa, che si protrarrà dal 1926 al 1989, durante il
quale gli artisti Shin-hanga avrebbero creato uno stile capace di combinare soggetti tradizionali a un tratto
moderno ispirato sia dall’impressionismo sia dal realismo.
Le loro opere risultano immerse in una luce soffusa e sono capaci di trasmettere una visione romantica e
nostalgica al tempo stesso del Giappone, valorizzandone le radici rurali e l’architettura tradizionale, che
stava pian piano sparendo dal paesaggio urbano delle grandi città e di Tokyo.
I soggetti favoriti risultano essere la pioggia, la neve, le albe, i tramonti e le notti. Molto suggestivo il
riflettersi di questi elementi sull’acqua, momento nel quale raggiungono la massima espressione artistica.
Nel caso delle xilografie più elaborate venivano incisi fino a 25 legni diversi.
Mara Martellotta
Galleria Elena Salamon, via Torquato Tasso 11 (piazzetta IV Marzo) Torino
Orari di apertura
Martedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 19
Giovedì e sabato dalle 10.30 alle 19 ( orario continuato)
Informazioni 0117652619

AMclub di Abbonamento Musei, la cultura in viaggio

Da aprile il programma AMclub di Abbonamento Musei si arricchisce di nuove ed entusiasmanti proposte che coinvolgono i musei della regione Piemonte e della Valle d’Aosta e che si abbinano alla scoperta del territorio. Originali visite come a Savigliano, tra il Musès Accademia delle Essenze e la Gipsoteca Calandra in compagnia di un counselor museale, o Castel Savoia a Gressoney, la dimora amata dalla Regina Margherita. E ancora il Castello di Borgo Adorno e gli studi d’artista in val Borbera, i musei di Ivrea o Vogogna, abbinato ai suggestivi scorci del lago di Mergozzo. Scopri il programma e iscriviti alle proposte di AMclub! Le prenotazioni sono aperte da martedì 29 marzo

Consulta l’elenco completo dei viaggi cliccando qui ->  https://www.lineaverdeviaggi.it/index.php?linea=08&option=com_content&view=article&id=7

LE PRIME DUEPARTENZE:

A CACCIA DI ESSENZE: IL MUSES – sabato 30 aprile 2022

DOVE L’INDUSTRIA DIVENTA ARTE – domenica 08 maggio 2022

Antichi rituali negli scatti di Eva Rapoport in mostra al MAO: ultimi giorni

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“Credere con il corpo nel Sud–est asiatico”

Fino al primo maggio 2022

Dalla “Jathilan”, danza-trance  praticata nell’isola di Giava (Indonesia) dai tempi dei tempi, in cui i partecipanti si dice vengano posseduti da spiriti ancestrali che consentono loro di manifestare una sorprendente invulnerabilità fisica, alla “Puja Pantai”, cerinonia annuale tenuta dai “Mah Meri”, un popolo indigeno della Malesia peninsulare, per placare gli spiriti del mare; fino al “Thaipusam”, festival della comunità “Hindu Tamil” sempre in Malesia, al “Festival vegetariano di Phuket”, durante il quale i medium vengono posseduti dagli spiriti e trafiggono i loro volti con oggetti di vario genere e al “Sak Yant Wai Kru”, cerimonia annuale praticata nella Thailandia centrale, durante la quale i portatori di tatuaggi sacri si riuniscono per ricaricare il loro potere. Sacralità, magia, visionarietà, immaginazione. Fuga dal reale per  guadagnare spazi non intelligibili. Sono cinque più che suggestivi i casi di “interazioni fisiche con mondi invisibili” raccontati attraverso venti scatti fotografici dalla ricercatrice e fotografa Eva Rapoport e ospitati al “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino, in occasione della seconda edizione del “TOASEAN Culture Days 2021”, appuntamento unico destinato attraverso varie iniziative a far conoscere in modo approfondito sotto l’aspetto economico e culturale i dieci Paesi del Sud-est asiatico che compongono l’Asean, promosso dalla Camera di Commercio e dall’Università  di Torino insieme a “T.wai Torino World Affairs Institute” e ad Intesa San Paolo.

Nativa di Mosca (ai tempi dell’Unione Sovietica) la Rapoport ha vissuto a lungo nel Sud-est asiatico, ricercando credenze e pratiche di possessione spiritica soprattutto nell’odierna Giava e seguendo rituali e feste in tutta la regione documentate con quella forte curiosità e coinvolgente passione che troviamo ben chiare nelle sue opere e che l’hanno portata ad esporre in varie mostre internazionali, da Berlino a Bangkok a Chiang Mai, in Thalilandia.  “La prospettiva – sottolineano gli organizzatori della rassegna – di trasformare la religione in un ricordo del passato, tracciata dall’Illuminismo europeo e sostenuta per buona parte del XX secolo, non si è realizzata. Il Sud-est asiatico ce ne offre molte vivide manifestazioni: nei paesi dell’Asia orientale varie forme di credenze popolari e dottrinali, marginali o riconosciute dallo Stato, svolgono infatti un ruolo importante nella politica, nella cultura e nella vita quotidiana”“E se la secolarizzazione – concludono – non si è dimostrata una tendenza duratura, anche la parola scritta, che pure ha giocato un ruolo centrale nella trasmissione del sapere, viene ora messa da parte dalle nuove tecnologie, che hanno riportato in primo piano forme di comunicazione prettamente visive”. In questo contesto, dove l’oggetto delle credenze religiose e delle varie forme di misticismo è una “forza invisibile”, le forme di interazione con queste forze sono invece estremamente tangibili e si rivelano attraverso i corpi dei medium ai quali lo stato di possessione o trance consente di spingere sempre più lontano i confini di ciò che un corpo può sopportare: i piercing rituali, infatti, e l’automutilazione lasciano tracce profonde sui corpi dei fedeli, e al contempo segnano ( ed anche perseguitano) i ricordi di chi assiste a questi fenomeni. I devoti portano i segni della propria fede non solo nel loro cuore, ma anche sui loro corpi: teste rasate, tatuaggi sacri, cicatrici dei piercing rituali. La fede come sacrificio e trauma corporale. Segni e ferite che avvicinano al divino. Per arrivare a toccare i benefici dell’anima e dello spirito.

Gianni Milani

“Credere con il corpo nel Sud-est asiatico”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al primo maggio 2022

Orari: dal mart. alla dom. 10/18 – giov. 13/21; lun. chiuso

Nelle foto, immagini da:

–         “Jathilan”

–         “Phuket”

–         “Sak Yant Wai Kru”

Bruno Molinaro, o l’antico innamoramento per la natura

“Maestri Reali”, alla Biblioteca Nazionale, sino al 6 maggio

“Beh, a me Molinaro piace. Mi piace la sua capacità di concentrarsi sulla “cattura” dei colori nella loro intensità. Mi piace perché sa alterare i colori smaglianti in forte contrasto fra loro, ai bianchi che dominano soffici, pressoché incontrastati, su tutta l’estensione del quadro. Mi piace per la sua tecnica sempre sofisticata, anche quando sembra voler dipingere schizzi approssimativi. Mi piace per le sue pennellate che condensano – nella forma visiva più semplice e per ciò stesso fortemente comunicativa – immagini, sensazioni e sentimenti sempre suggestivi.” Così scriveva Gian Carlo Caselli nel catalogo che accompagnava la grande personale, a palazzo Barolo, nel settembre del 2015, per i cinquant’anni artistici del pittore, sull’onda non critica ma dettata dalla forte amicizia che da anni lega due esseri umani. Da domani Bruno Molinaro (classe 1935, origini friulane prepotentemente affermate) è presente, con sedici opere, negli spazi della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino di piazza Carlo Alberto, in occasione del 300mo anno di fondazione, all’interno di “Maestri Reali”, una mostra organizzata da Guido Folco, presidente del Museo Miit di corso Cairoli 4. Una piccola personale, come lui sei altri artisti, a corona tutt’intorno una trentina di pittori.

 

Sì, Molinaro piace anche a me. Da anni, da quando l’ho conosciuto ad una mostra, per passare poi in quel suo studio in Crocetta, con una certa timidezza e con grande curiosità, dove tutto può apparire caos ma inquadrato nelle vecchie come nelle nuove tele, nei soggetti, nei colori, nelle catalogazioni, nei numeri che segnalano e ordinano. Una bicicletta e una valigia come primo benvenuto, un lato occupato dal cavalletto e da una tela bianca in attesa o già avviata, i pennelli e i tubetti di colore, poi le riviste, le locandine di tante occasioni – ha esposto in gallerie e palazzi torinesi, alla Promotrice e al Piemonte Artistico, in giro per l’Europa con Parigi e Atene, Lisbona e Bonn e Stoccolma, e per il mondo con Los Angeles e Istanbul, con Rio de Janeiro e Tokio e il Messico – e i riconoscimenti, tanti, tantissimi, un po’ più in là un tavolo e qualche sedia e un divano da occupare con gli amici. Alle pareti una cascata di colori, i suoi colori, soltanto una parte, piccola, oggi alla Biblioteca. Ed è con quei colori che Molinaro cattura, un bagaglio di impressioni visive e di ricordi, di angoli visti e immediatamente fatti propri: perché Molinaro è innamorato della natura (i ricami della “Galaverna”, gli autunni dorati, gli inverni di cui avverti il freddo o le “Prime nevi” che li annunciano, le nuvole bianche e soffici, grumi di cotone), con verità esprime quel legame che lo lega a lei, e quelle impressioni, al primo incontro, vengono a far parte della persona, della mente, degli occhi. Delle emozioni, afferrate e rese a chi guarda, le emozioni dell’angolo di un litorale o di un campo di lavanda, narrato e innervosito di pennellate violacee, della distesa giallastra della colza screziata dal verde che s’imbatte sul fondo nell’azzurro di un cielo sereno, di un panorama invernale attraversato dai corsi d’acqua ancora liberi o già ghiacciati, dove forse l’artista, nelle varie coniugazioni, raggiunge i maggiori momenti di poesia, della nebbia che sale e viene ad occupare con ordine questa o quella parte del terreno. Ci sono i suoi fiori, le sinfonie di rossi gialli azzurri intensi e verdi nelle differenti tonalità, espressioni della natura che sono lo specchio reale di quanto ci circonda ma altresì la vitalità e la soffusa sensualità della natura stessa. Si mescolano luci e colori e la tela si fa energia.

Sono quei tratti e quelle spatolate, principalmente gialle e aranciate, che si ritrovano in “Passione”, fitte, compatte, serrate in un unicum che pare dimenticare qualsiasi altro angolo ci possa essere all’intorno; è quella sospesa presenza del glicine nello specchio d’acqua che tra sottili arbusti e ninfee s’allunga “nel giardino di Monet” di Giverny, sono gli “Iris” – la copertina della mostra di Molinaro – in un carosello di bianchi e violacei più o meno profondi, dalle pennellate che pretendono spazio sulla tela, è l’azzurro di quel vasto mare immerso sotto il chiarore del cielo mediterraneo, su cui incombono la roccia bianca e un albero, disordinato dal vento e da quella sua solitudine, ogni cosa chiamata a ricreare “Il mio posto sul mare”. Non c’è soltanto la maestria di un artista, c’è a sovrintendere su ogni occasione, su ogni colore, su ogni composizione la sensibilità dell’uomo, l’intensità dello sguardo, quella magia che non lo ha mai abbandonato.

C’è la voglia ancora di sperimentare, ancora con i suoi colori. Appaiono ora (meglio, da qualche anno) come colori prosciugati, impregnati di una raggiunta essenzialità, quasi increspature che movimentano il dipinto, nervosamente schizzati, di grande dinamismo e giovinezza, vitali, distesi su cartoncini o su carta bagnata e poi raggrinzita, colori forse più tenui e aggressivi allo stesso tempo, messi a confronto con l’intelligenza di sempre, macchie, rivoli sanguigni, filamenti che cercano spazio e direzione sulla tela, tracce, una tecnica nuova, tempere che vogliono ricordarci uno spirito libero.

Elio Rabbione

Sede Espositiva: Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, piazza Carlo Alberto 3

dal 28 aprile (inaugurazione dalla 15 alle 16) al 6 maggio (ingresso libero, in ottemperanza alle direttive anti-Covid, green pass e mascherina, dal lunedì al venerdì dalle 12 alle 16)

Nelle immagini: “Papaveri e girasoli”, olio a spatola, 2000; “Lavanda”, olio a spatola, 2011; “Glicine nel giardino di Monet”, olio su tela, 2013; “Verde”, tempera su cartoncino, 2015