

Dal 24 giugno alle ore 16 al 13 luglio prossimo torna in scena per la Stagione del Teatro Stabile di Torino ‘Pinocchio’ di Carlo Collodi, per la regia firmata da Marta Cortellazzo Wiel. Si tratta di un ritorno molto atteso, che il Teatro Stabile di Torino torna a proporre in occasione dell’estate alle famiglie e ai centri estivi. Il progetto Pinocchio si articolerà in due tappe e verrà a concludersi proprio nel 2026, l’anno del bicentenario della nascita dell’autore.
Viene presentato nell’adattamento di Christian di Filippo, portato in scena da Hana Daneri, Paolo Carenzo, lo stesso Christian di Filippo, Celeste Gugliandolo, Marcello Spinetta e Aron Tewelde.
La regista ha deciso di rappresentare questa storia, che si può considerare una vicenda senza tempo, ispirandosi al concetto di teatro puro, inteso in senso classico, richiamandosi al mondo della commedia dell’arte e ai linguaggi popolari, alternati a momenti di pura magia e di pura poesia.
Nato dalla fantasia di Collodi, il celebre burattino di legno che sognava di diventare un bambino, dà vita ad un racconto ricco di fascino e avventura.
Teatro Gobetti, via Rossini 8. Tel 0115169411
Dal 24 giugno al 13 luglio 2025
Mara Martellotta
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Stephanie Bishop “L’arte del matrimonio” -Marsilio- euro 20,00
Stephanie Bishop è una scrittrice nata in Australia nel 1979, tra le migliori giovani romanziere del suo continente, e docente di scrittura creativa presso l’Università dell’Anglia orientale.
Questo è il suo secondo romanzo ed è splendido, intrigante e con un coinvolgente risvolto noir. Racconta l’unione tra la scrittrice Lucie e il regista di culto Patrick, che ha 20 anni più di lei.
Per festeggiare il loro 14esimo anno di matrimonio hanno optato per una vacanza su una nave da crociera; ma quello che avrebbe dovuto essere un viaggio romantico, invece, finisce in tragedia…con tanto di morto.
La protagonista è Lucie, e Patrick era stato suo professore universitario. Ora lei ha appena vinto un importante premio letterario con il suo libro ed è in attesa della cerimonia di premiazione e la crociera è il disperato tentativo di salvare in extremis il loro matrimonio ormai a pezzi.
Sono sposati da 14 anni, un’unione iniziata quando lui era già all’apice della carriera e lei una giovane studentessa in via di definizione. L’avvio pieno di passione e complicità, poi una forte sintonia lavorativa tra due creativi che si aiutavano vicendevolmente. Ultimamente qualcosa però era andato via via sfilacciandosi.
La crociera scivola letteralmente in tragedia quando Patrick
-completamente ubriaco- si rifiuta di abbandonare il ponte mentre infuria una tempesta e finisce per essere trascinato via dalle onde. Il suo cadavere sarà ritrovato giorni dopo sulle coste del Giappone.
E solo Lucie sa quali siano state le sue ultime sconvolgenti parole.
Il romanzo si sviluppa intorno al dramma della protagonista che raccoglie la sua vita in pezzi e cerca di ricomporla, riannodando momenti che potrebbero illuminare i buchi neri degli ultimi frame del suo sodalizio con Patrick.
Lucie si danna pensando e ripensando, riavvolgendo il nastro dei ricordi, i frame delle immagini che la riportano a episodi che ora assumono maggior significato e forse spiegano qualche mistero.
Lucie nel suo rinvangare il passato volerà anche nella natia Australia a casa della sorella, nel tentativo di allontanarsi da tutto e osservare le cose da una latitudine diversa e da un’altra angolazione.
Ma le indagini sulle circostanze della morte di Patrick la raggiungono fino all’altro capo del mondo… e qui mi fermo. Lascio a voi il piacere di scoprire come andrà a finire, incluse la profondità e la capacità di coinvolgimento di queste pagine.
Francis Dorléans “Snob Society” -Neri Pozza- euro 30,00
Questo monumentale libro pullula di circa un centinaio di nomi dell’Olimpo terreno tra: teste coronate, attrici e attori, miliardari, scrittori, uomini di affari, nobili, playboy, artisti di vario genere e in linea di massima tutti ricchi e famosi. Un cast davvero stellare che si muove tra America ed Europa, passando per Hollywood, New York, Parigi, Montecarlo, Grecia, Londra e oltre.
A scrivere queste 527 pagine dense di aneddoti su un mondo che non c’è più -ma che ha dominato la scena internazionale dagli anni 20 fino ai 70 del secolo scorso- è stato uno dei cronisti più famosi di Vogue; Francis Dorleans, che per la rivista ha scritto 15 anni. Poi ha aperto un negozio di antiquariato su Boulevard Saint- Germain a Parigi, ed è morto nel 2022.
Queste pagine non sono un saggio, ma una divertente, e a tratti dissacrante, carrellata di vizi -e ben poche virtù- di personaggi in parte entrati nel mito, che qui vengono messi a nudo… e non tutti ne escono bene.
Un mondo che annovera: raffinati, eleganti, attratti dallo sfarzo e dai segni esteriori della ricchezza, maleducati, arroganti, spendaccioni che però hanno riempito le prime pagine dei giornali e in alcuni casi hanno scritto anche quelle di storia. Per esempio, Edoardo VIII che abdicò al trono inglese per amore dell’avventuriera Wally Simpson.
Tra i vari personaggi di cui si narra. I Kennedy e “l’usa e getta” che J.FK. e Bob attuarono con Marilyn Monroe; Jacky Kennedy rapidamente e opportunamente diventata Signora Onassis, dopo aver scalzato via non solo la Callas, ma anche la sorella Lee (10mila volte più bella di lei).
Poi, tra gli amorazzi di Gianni Agnelli -ai quali non mise certo un freno il matrimonio “consono” con la principessa Marella Caracciolo- la liaison (con tanto di aborto obbligato) con Pamela Churchill e infinite molte altre.
Non mancano i divi di Hollywood. Allora leggete come Margarita Carmen Cansino si è trasformata nella bomba sexy Rita Hayworth e scoprirete che non è stata esattamente una bella storia.
Neppure i retroscena delle debolezze e dei vizietti di quella meraviglia di stile e classe che sullo schermo sembrava Cary Grant; anche su di lui emergono, purtroppo, cose spiacevoli.
E poi tantissimi altri; alla fine, si riconferma che, ieri come oggi, i soldi e le conoscenze non comprano necessariamente la classe e l’eleganza.
Rachel Cohen “I miei anni con Jane Austen” -Einaudi- euro 21,00
La scrittrice americana Rachel Cohen, docente di scrittura creativa all’Università di Chicago, dove vive, in questo libro –tra memoir emotivo, analisi critica e biografia letteraria- compie l’ardita interazione tra la sua vita e una rilettura di parte delle opere dell’amata Jane Austen.
I romanzi della Austen, qui riletti ed analizzati sono 5: “Ragione e sentimento”, “Orgoglio e pregiudizio”, “Mansfield Park”, “Emma” e “Persuasione”. La Cohen precisa che se non ci fosse stato questo ultimo libro della maturità “Persuasione”, il più malinconico e crepuscolare della Austen, probabilmente la scrittrice americana non avrebbe mai letto quella inglese.
Rachel Cohen chiarisce fin dall’incipit che: «Circa sette anni fa, poco prima che nascesse nostra figlia, e un anno prima che morisse mio padre, Jane Austen diventò la mia unica scrittrice». Ed è così che questo libro si sviluppa in un continuo intrecciarsi tra due momenti che segnarono profondamente la sua vita.
Precisa anche che Austen non ha scritto molto della morte e non era nemmeno particolarmente amata dal padre, così come non aveva dedicato pagine ai bambini. Però aveva lasciato passaggi e pensieri su come si cresce e diventa grandi e su come si affrontano i traumi e le perdite.
Rachel Cohen si è trovata a dover affrontare i due momenti fondamentali della vita –l’inizio e la fine- tutto in una manciata di tempo ristretto. Nel breve arco di soli 8 mesi dopo la nascita della figlia, muore di cancro il padre, professore universitario al quale era legatissima, e che aveva accudito durante il calvario della malattia.
Nel frattempo aveva letto e riletto, approfondito, meditato e si era appoggiata ai romanzi di Jane Austen, creando una sorta di ponte tra l’Inghilterra dell’epoca Regency e l’America odierna.
Rileggendo compulsivamente “Persuasione” la sera, “Mansfield Park” l’aveva accompagnata nelle ultime settimane di vita del padre. Invece dopo la sua morte aveva proiettato il suo sentire sulle sorelle Dashwood di “Ragione e sentimento” travolte anche loro dal lutto.
Ma è rileggere e approfondire temi e personaggi di “Orgoglio e pregiudizio” che indicano alla Cohen nuovi avvii che coincidono con la scoperta della seconda gravidanza e la prospettiva del trasferimento in un’altra città. Oppure il riconoscersi nella protagonista di “Persuasione” Ann Elliot; o ancora schiarirsi le idee sul futuro con “Emma” e “Mansfield Park”.
Insomma questo libro induce a riprendere in mano i romanzi della Austen e a rileggerli anche noi, magari con occhi diversi e perché no, pure noi con un nuovo coinvolgimento emotivo.
Ros Byam Shaw “Perfect English Small and Beautiful” Photography by Antony Crolla -Roland Peter & Small London.New York- UK£ 40,00
Piccolo è bello, se si ha ingegno, buon gusto e l’abilità di saper usufruire di ogni millimetro senza sprecarlo; e se poi si parla di cottage adagiati nella spettacolare campagna inglese il gioco è fatto.
Questo splendido volume di 192 pagine è arricchito dai testi di Ros Byam Shaw esperta di interior design e magnificamente corredato dalle immagini del fotografo Antony Crolla.
Impossibile descrivere le tante stanze immortalate e tutti i tesori che racchiudono in pochi metri quadri.
Oppure lungo scale interne ripide, ricoperte di moquette e libri ordinatamente impilati che diventano complementi d’arredo. Poi i tanti cimeli di famiglia racchiusi in minuscoli salottini resi accoglienti da tappezzerie pregiate e quadri di antenati alle pareti.
Cottage di dimensioni lillipuziane immersi in un verde spettacolare e circondati da fiori colorati coltivati con passione.
Anche conservati nei vasi delle stanze interne alle quali danno ulteriore guizzi di vita. Spiccano caminetti deliziosi, librerie che trasudano bellezza e cultura, camere da letto in cui dormire in tanta soffice morbidezza deve essere semplicemente favoloso.
XVI BIENNALE “GRAFICA ED EX LIBRIS” 2025 – CASALE MONFERRATO
Il “Gruppo Arte Casale” comunica che la XVI edizione della Mostra Collettiva Biennale Internazionale “GRAFICA ED EX LIBRIS” si terrà presso le Sale Chagall del Castello dei Paleologi a Casale Monferrato (AL) dal 13 settembre al 5 Ottobre 2025, con il Patrocinio del Comune e della Regione Piemonte.
Hanno aderito 100 artisti incisori provenienti da varie nazioni con 500 opere.
Questi i nomi dei partecipanti Italiani: Lorenzo Alessandri, Aro Maria Altieri, Ettore Antonini, Antonio Barbato, Pio Carlo Barola, Laura Berruto, Diego Bianconi, Modesto Bicocca, Om Bosser, Lucia Caprioglio, Antonio Carena, Camilla Casalino, Luigi Casalino, Gianpaolo Cavalli, Ilenio Celoria, Gian Franco Civitico, Fausto De Marinis, Albina Dealessi, Giovanni Dettori, Federica Fiorenzani, Maria Grazia Focanti, Carlo Iacomucci, Renato Luparia, Maurizia Marini, Piero Martina, Umberto Mastroianni, Valerio Mezzetti, Ivo Mosele, Roberta Omodei Zorini, Giorgio Parena, Stefano Patrone, Maria Rosaria Perrella, Antonio Pesce, Gennaro Pisco, Giuseppe Pitruzzello, Amelia Platone, Luisa Porporato, Cecilia Prete, Giorgio Ramella, Maria Teresa Rizzuti, Ubaldo Rodari, Laura Rossi, Agim Sako, John Sale, Sergio Saroni, Gianfranco Schialvino, Egle Scroppo, Filippo Scroppo, Salvatore Simone, Michele Stragliati, Mario Surbone, Francesco Tabusso, Gianni Verna, Elisabetta Viarengo Miniotti, Remo Wolf.
Questi i partecipanti stranieri: Ruslan Agirba Ucraina, Rajmond Aszkowski Polonia, Martin Baeyens Belgio, Roger Benetti Messico, Jiri Brazda Repubblica Ceca, Natalija Cernecova Lettonia, Deborah Chapman Canada, Irina Chebykina Yelagina Montenegro, Mykhailo Drimaylo Ucraina, Elena Hlodec Francia, Gunter Hujber Rep. Ceca, Emily Hung Cina, Jelena Jovancov Montenegro, Sergey Kirnitskiy Ucraina, Peter Kocak Slovacchia, Mariya Kolyshkina Russia, Vojtek Kowaslczyk Polonia, Irina Kozub Russia, Wieslawa Kurdek Polonia, Vladislav Kvartalny Bielorussia, Guy Langevin Canada, Torill E. Larsen Norvegia, Victor Lipkin Israele, Regina Lippl Germania, Vladimir Lupandin Russia, Daniel Maillet Svizzera, Leo Maillet Germania, Yaroslav Makarov Russia, Marius Martinescu Francia, Hristo Naidenov Bulgaria, Maria Noble Russia, Ovidiu Pecta Romania, Liudmila Prokhorova Russia, Svetlana Ryabova Russia, Mauricio Schvarzman Argentina, Vera Stanishevskaja Estonia, Leonid Stroganov Russia, Masaaki Sugita Giappone, Olga Tereshenko Bielorussia, Aliaksandr Ulybin Bielorussia, Vladimir Vereschagin Russia, Cleo Wilkinson Australia, Ayaka Yamada Giappone, Marziya Zhaksygarina Kazakhstan, Ying Zhou Cina,Vladimir Zuev Russia.
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino presenta “Visite con il Direttore”, incontri guidati alla Mole Antonelliana che si svolgono dopo l’orario di chiusura. L’esperienza è dedicata a un gruppo ristretto di persone e avrà come guida d’eccezione il direttore del Museo Carlo Chatrian. Il primo appuntamento è per il 3 luglio prossimo, alle ore 19, e sarà dedicato alla mostra “The Art of James Cameron”. I partecipanti potranno vivere e conoscere il Museo da un’altra prospettiva, con tutta la Mole a loro disposizione, un edificio magico ed evocativo che, da 25 anni, è diventato il tempio della settima arte. Si potranno così scoprire, dialogando con il direttore, curiosità, aneddoti, retroscena di personaggi famosi e film indimenticabili.
“Farsi raccontare in Museo di una mostra contemporanea da un grande esperto come il nostro direttore, è un’esperienza che tutti dovrebbero provare – sottolinea Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema – è un’idea che avevamo annunciato tempo fa e che ora prende forma; sono sicuro che sarà molto apprezzata per l’importante valore aggiunto, che solo visite esclusive come queste sanno dare”.
“James Cameron è un regista che non ha bisogno di dichiarazioni – racconta Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema – i personaggi dal lui creati, l’implacabile Terminator e la testarda Sarah O’Connor, Rose e Jack nella loro storia impossibile d’amore sul Titanic, per finire con Neytiri e il suo slanciato popolo dalla pelle blu, hanno entusiasmato milioni di spettatori e fanno ora parte dell’arte del nostro immaginario collettivo. James Cameron, prima di diventare James Cameron, era un bambino biondo che si divertiva a costruire sommergibili, un talentuoso liceale con la passione per i supereroi e i pittori surrealisti, un vorace lettore di fantascienza, ma soprattutto una persona che, con un foglio strappato da un quaderno di appunti, con una matita e poco altro, ha saputo dar voce alle sue visioni. La mostra “The Art of James Cameron” è un viaggio nella mente di un grande artista e un invito a coltivare i propri sogni”.
Le visite con il direttore riprenderanno in autunno con le visite dedicate alle collezioni permanenti ed esposizioni temporanee e non mancherà l’occasione di parlare del ricco patrimonio del Museo e della storia della Mole Antonelliana.
Info e prenotazioni: www.museocinema.it
Costo: 30 euro a persona – massimo gruppi di 15 persone
Mara Martellotta
Collocato in via Andrea Doria, angolo via Dei Mille, precisamente sullo spiazzo di confluenza tra le due vie, Giuseppe Mazzini viene raffigurato in una scultura bronzea, seduto in atteggiamento pensoso, avente una mano poggiata a sostenere il capo e l’altra su un pastrano adagiato sulle gambe. Il piedistallo lapideo è ornato da simboli della classicità rappresentati superiormente da due tripodi, collocati ai lati della statua e inferiormente, da pannelli bronzei disposti in sequenza. Nel pannello centrale è rappresentata la lupa capitolina nell’atto di allattare i gemelli, in riferimento alla Repubblica Romana, mentre sui restanti prospetti figurano corone di lauro che circondano i nomi dei principali sostenitori di Mazzini. Il sottostante basamento presenta, anteriormente, dei gradini simmetrici in ascesa verso la scultura. Nato a Genova il 22 giugno 1805 (quando Genova era ancora parte della Repubblica Ligure annessa al Primo Impero Francese), Mazzini è stato un patriota, uomo politico, filosofo e giurista italiano. Costituì a Marsiglia nel 1831 la Giovine Italia, fondata sui principi di “Dio e popolo” e “pensieri e azioni” volti a promuovere l’indipendenza della penisola dagli stati stranieri e la costituzione dell’Italia fondata sui principi della repubblica. Anche se osteggiato dal protrarsi dell’esilio forzato e dai contrasti in patria con la ragione di stato (promossa da Camillo Benso Conte di Cavour e da Giuseppe Garibaldi), Mazzini perpetuò il suo impegno politico che contribuì in maniera decisiva alla nascita dello Stato Unitario Italiano.
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Nello stato riunificato risiedette nell’ultimo decennio della sua vita come “esule di patria”, sotto falso nome; morì a Pisa il 10 marzo del 1872. In Torino come in altre numerose città della nazione, quale atto di riconoscimento al suo impegno, fu eseguito postumo il monumento in suo onore. Per quanto riguarda la città di Torino, nell’intenso programma delle manifestazioni svolte nella città per il giubileo dell’Unità d’Italia, nel 1911, venne istituito un apposito Comitato per erigere un monumento in memoria di Giuseppe Mazzini, distintosi come uno dei principali rappresentanti del Risorgimento italiano. L’iniziativa, promossa dalla Sezione Repubblicana Torinese, sorse in concomitanza alla ricorrenza del quarantesimo anniversario dal decesso del patriota genovese, di cui erano in corso i preparativi per le celebrazioni. Il Comitato sottopose all’Amministrazione comunale la domanda di aderire all’iniziativa ma la proposta venne osteggiata in quanto, si affermava, fosse avanzata da un gruppo partitico; per non pregiudicare l’esito della richiesta venne costituito un nuovo Comitato dichiarante l’estraneità ad ogni questione politica. Nel 1913 l’istanza di questo nuovo Comitato venne favorevolmente accolta dal Consiglio Comunale. Assunse l’incarico per l’ideazione del complesso scultoreo, Luigi Belli, docente presso la regia Accademia Albertina di Belle Arti ed esecutore di significative opere nella città. Belli accettò l’incarico senza richiedere alcun compenso per la sua attività (consapevole forse che sarebbe anche stata la sua ultima opera data l’avanzata età) ma domandò unicamente il rimborso per le spese sostenute nella realizzazione della proposta.
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Nonostante la rinuncia dell’artista, il bozzetto dell’opera venne approvato stimando un importo considerevolmente superiore a quello stabilito per l’esecuzione del monumento, quindi per arginare i limiti economici incorsi, l’Amministrazione concesse una agevolazione per il pagamento del dazio sui materiali, contrattò con il Ministro della Guerra in Roma per l’acquisizione del bronzo necessario ad un prezzo agevolato, mentre il Comitato promosse una pubblica sottoscrizione presso municipi, istituti civili e militari nazionali. Successivamente i modelli in creta a scala reale della statua e di un altorilievo, furono inviati alla fonderia scelta dal Belli, con sede presso Milano, per eseguirne la fusione in bronzo; la statua bronzea ed il relativo modello in gesso, vennero recapitati a Torino, su un carro ferroviario atto al trasporto speciale, l’11 maggio 1917. Il complesso scultoreo fu posto in opera, nonostante fosse privo dell’altorilievo rappresentante la “Libertà” (non consegnata forse a causa di un compenso non corrisposto dal Comitato), figurando ugualmente come un altare alla repubblicana libertà. L’inaugurazione della scultura commemorativa dedicata a Mazzini si svolse il 22 luglio 1917. La cerimonia del monumento si celebrò in presenza di autorità nazionali e cittadine, in una città dall’atmosfera poco festosa a causa della popolazione mobilitata sui fronti della Prima Guerra Mondiale. Oggi il plumbeo monumento si erge fiero in mezzo a quella che è diventata una delle piazzette pedonali della città più “bazzicate” dai giovani, che hanno fatto della maestosa scultura e dei gradoni perimetrali del suo basamento, uno spontaneo ed appartato punto di ritrovo.
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(Foto: www.museo.torino.it)
Simona Pili Stella
Proseguono nel “Villaggio Narrante” della “Fondazione E. di Mirafiore” le “Passeggiate Letterarie nel Bosco dei Pensieri”
Lunedì 23 giugno / Giovedì 26 giugno
Serralunga d’Alba (Cuneo)
Dopo l’entusiasmante “puntata” con le “Lezioni Filosofiche” di Matteo Saudino (docente e ideatore del popolare canale YouTube “BarbaSophia”), le “Passeggiate Letterarie nel Bosco dei Pensieri”, organizzate a Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe del Barolo, dalla “Fondazione E. di Mirafiore” – ormai quindicenne genialata di quell’Oscar Farinetti che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo – proseguono con l’incontro di tre scrittori di indubbia fama e, sicuramente, fra i più interessanti ed apprezzati nell’ambito dell’attuale panorama letterario italiano. E non solo. Al centro dei vari appuntamenti “il confronto – precisano gli organizzatori – con il presente, le sue contraddizioni economiche e le ferite ancora aperte della memoria personale e collettiva”.
Due, quelli attesi per lunedì 23 giugno (ore 18,30), sotto i protettivi alberi del “Bosco dei Pensieri” (che bel nome!). “Economia” e “Disuguaglianze sociali” al centro del vis à vis. I nomi: Aldo Cazzullo e Annalisa Bruchi. Giornalisti di fama, noti al più vasto pubblico, l’albese Cazzullo (scrittore, inviato e editorialista del “Corriere della Sera”, noto anche per i suoi saggi e programmi televisivi a tema storico) e la senese della “Contrada della Giraffa”, Annalisa Bruchi (giornalista televisiva, protagonista di numerose “conduzioni”, l’ultima, dal 2020, su Rai2 e poi su Rai3, il programma d’informazione “Re Start”) si confronteranno mettendo al centro del loro interloquire un’indagine appassionata e serrata sull’Italia dei contrasti economici, senza limitarsi a raccontare il dato di fatto, le tristi realtà a tutti già fin troppo note, ma interrogandosi sulle responsabilità individuali e, soprattutto, sulle “vincenti” (quali secondo loro?) scelte politiche e sulle possibili visioni per un futuro che tutti ci aspettiamo più equo e generoso di speranze. A loro le parole, partendo dal recente libro della Bruchi “Ricchi o poveri”, edito da “Rai Libri”. Il pubblico li ascolterà in religioso silenzio, ma potrà pure intervenire in modo consenziente o vivace e battere e controbattere. Bel duello!
Giovedì 26 giugno (sempre a partire dalle 18,30), sarà invece l’occasione per immergersi nella “narrazione intensa e stratificata” dello scrittore milanese (il suo “odio – amore” per il capoluogo meneghino, il tema ricorrente di diversi suoi romanzi) Andrea De Carlo, che nel “Villaggio Narrante” presenterà al pubblico il suo nuovo romanzo “La geografia del danno” edito da “La Nave di Teseo”. Fra gli scrittori italiani più amati e di lungo corso, in questa suo ultimo libro De Carlo “si scava” dentro, nel cuore e nella memoria, facendo emergere, con equilibrata armonia linguistica e poetica, vicende personali e famigliari realmente accadute e veleggianti fra Italia e Cile (la nonna paterna, Doralice, era cilena ed era stata attrice), “fra immagini d’epoca, storie di emigrazione e rivelazioni inattese”: una storia che racconta i forti legami dello scrittore con il Cile e il Sud America, più in generale, attraversando il Novecento, parlando di identità, radici, conflitti e “svelando come il dolore e la bellezza siano spesso geografie intrecciate ed inseparabili”.
Entrambi gli incontri seguiranno il format ormai consolidato e amato delle “Passeggiate Letterarie”: una camminata tra i sentieri del “Bosco dei Pensieri”, la lettura condivisa di alcuni brani tratti dai libri e, infine, il dialogo dal vivo con gli autori, in un contesto informale e coinvolgente che mette al centro l’esperienza del pensiero e della parola condivisa.
In caso di maltempo, l’iniziativa si svolgerà all’interno delle “cantine storiche” di Fontanafredda.
La partecipazione è gratuita, ma con prenotazione obbligatoria sul sito: www.fondazionemirafiore.it
GM
Nelle foto: Aldo Cazzullo, Annalisa Bruschi e Andrea De Carlo
Lunedì. Allo Ziggy suonano gli Earth Crisis+ Caged.
Martedì. Per San Giovanni Santo Patrono di Torino dalle 21 in Piazza Vittorio, “Torino is Fantastic”, kermesse con : Mahmood, Tananai, Alessandra Amoroso, Annalisa, Noemi, Antonello Venditti, Gianna Nannini, Il Volo e i finalisti di Amici. Ospite Shaggy. A seguire il consueto spettacolo pirotecnico alle 23.30. Presenta la serata Gerry Scotti. All’ OST Barriera suona Chiara Ariagno Quartet.
Mercoledì. Inizia la decima edizione del Flowers Festival nel parco della Certosa di Collegno con l’esibizione di Willie Peyote preceduto da Anna Castiglia. Al Blah Blah si esibiscono i Rondò della Forca. All’Osteria Rabezzana suona il trio di Federico Bratovich. Al One Torino è di scena rap al femminile con Anna Pepe.
Giovedì. Allo Stadio Olimpico arriva Zucchero. Per Flowers Festival si esibiscono gli Eugenio In Via Di Gioia. Al Blah Blah suonano gli Exira + Tuan Davi.
Venerdì. Al Blah Blah è di scena Daniele Guerini. Per Flowers Festival suonano Franco 126 + Joan Thiele. Per Evergreenfest al parco della Tesoriera si esibiscono Mael e Casadilego. Al Circolino suonano i Bongclouds.
Sabato. Per Flowers Festival a Collegno sono di scena Bandabardò + I Patagarri. Al Blah Blah si esibisce Margarita Witch Cult.
Pier Luigi Fuggetta
Ieri pomeriggio nell’elegante e raccolta cornice della sala Musica del Circolo dei Lettori, si è tenuta la presentazione del nuovo libro del critico cinematografico Carlo Griseri, Ho 50 anni e allora? 5 dive contro l’age shaming, edito da Bietti Edizioni. A dialogare con l’autore, il critico del Corriere della Sera Fabrizio Dividi, per un incontro che è andato ben oltre la classica presentazione editoriale: è stato un vero momento di confronto sul ruolo dell’età e delle donne nel cinema.
Griseri non è nuovo all’indagine sul ruolo delle donne nel mondo del cinema. Con il volume precedente Ritratte. Storie di donne che hanno scelto il cinema, aveva già tracciato una galleria di 10 registe che hanno saputo ritagliarsi un posto in un mondo prevalentemente maschile. Ho 50 anni e allora? è il naturale proseguimento di quel lavoro: se nel primo libro erano le donne dietro la macchina da presa a essere protagoniste, ora lo sono cinque attrici internazionali che, giunte alla soglia dei cinquant’anni e ben oltre, rifiutano di scomparire o di farsi pilotare dalle regole della società e dell’industria dello spettacoloche per anni hanno imposto alle donne una data di scadenza sullo schermo.
Griseri è partito condividendo una riflessione personale che ha accompagnato il suo percorso nella stesura di questi due libri: «nel mio lavoro di giornalista di cinema cerco di dare il mio contributo nel tenere viva l’attenzione sulle discriminazioni di genere in questo campo. Cerco di adottare una prospettiva femminista, pur consapevole che, quando un uomo si definisce tale, può essere guardato con sospetto: da un lato rischia di sembrare un tentativo di captatio benevolentiae, per cercare il facile consenso dalle donne, dall’altro alcune femministe potrebbero obiettare che non spetta a un uomo attribuirsi questa etichetta, ma piuttosto dimostrarlo nei fatti e lasciare che siano le donne a riconoscerlo.» È con questi presupposti che nasce il libro e dall’esigenza di rispondere a una domanda tanto semplice quanto urgente: “perché la durata della carriera delle attrici tende a essere più breve di quella dei colleghi uomini?”
Griseri ha raccontato come per anni il mondo del cinema abbia imposto alle attrici una narrazione rigida: bellezza, giovinezza, seduzione tutto il resto – gravidanze, il passare del tempo, le rughe – andava rimosso, perché considerati “difetti” da dissimulare. Passata una certa età le attrici venivano spesso relegate a ruoli marginali, o scomparivano dal set.
Una cultura, quella dell’age shaming, che ha colpito in modo sistemico le donne, in un’industria che invece ha sempre concesso agli uomini di “invecchiare bene” sullo schermo. Basti pensare, ha ricordato Griseri, a star come Ava Gardner che confessava di invidiare Greta Garbo per essersi ritirata prima di perdere la bellezza, o Gloria Swanson che, a cinquant’anni, veniva già chiamata “nonna” a Hollywood. E senza andare troppo lontano nel tempo Meryl Streep, a Cannes 2024, ha rivelato che all’inizio della carriera credeva che, una volta madre e trentacinquenne, avrebbe dovuto dire addio ai ruoli importanti. Una paura che molte colleghe hanno vissuto.
Griseri ha sottolineato come oggi qualcosa stia cambiando: il pubblico è più consapevole, i ruoli iniziano ad ampliarsi, e le attrici mature non sono più invisibili. A dimostrazione di questo al centro del libro ci sono cinque attrici esemplari per aver rotto questo anacronistico modello e che rappresentano alcune risposte possibili allo stereotipo dell’“attrice bella e basta”: Julia Roberts, Jennifer Connelly, Nicole Kidman, Penélope Cruz e Cate Blanchett. Donne che, superati i 50 anni, hanno scelto ruoli complessi, insoliti e a volte anche scomodi e controversi.
Griseri non si limita a celebrarle, ma per ognuna individua un film–chiave in cui la loro interpretazione riesce a spezzare il cliché della donna decorativa, mettendo in luce maturità, profondità e talento oltre l’estetica. Tra tutte, forse è proprio Cate Blanchett a incarnare con maggiore evidenza il superamento dello stereotipo della “bella attrice”: non solo per la potenza di un ruolo come quello di TÁR, ma per la sua capacità trasformista che l’ha sempre portata a esplorare ogni angolo dell’identità umana, ben oltre l’apparenza.
Un esempio perfetto arriva già nel 2003, quando interpreta un doppio ruolo in Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch. Appare sia nei panni di sé stessa sia in quelli di una cugina rockettara, sfacciata e vagamente invidiosa. Fu lei stessa a inventarsi quel secondo personaggio – “con un seno più abbondante, voce più roca, tacchi e atteggiamento da outsider”, raccontò Jarmusch. Quando Bill Murray vide il film, chiese: «Cate è brava, ma l’altra chi è?». Era sempre lei, ma talmente immersa nel ruolo da diventare irriconoscibile.
La stessa versatilità emerge con forza in Manifesto (2015), video-installazione poi trasformata in film, dove interpreta tredici personaggi diversi che recitano altrettanti manifesti artistici. Un esercizio estremo di identità fluida: è sempre Cate, ma ogni volta è “altra”.
E come dimenticare il suo Bob Dylan in Io non sono qui di Todd Haynes (2007)? Scelta tra cinque uomini, è l’unica donna chiamata a incarnare il mito musicale. Alta, androgina, magnetica: “Era una richiesta così folle che non potevo dire di no”, raccontò Blanchett, che già ai tempi della scuola si era abituata a interpretare ruoli maschili, frequentando un liceo femminile.
Al centro di tutto, per lei, resta la dedizione assoluta alla recitazione, vissuta come un mezzo per indagare l’essere umano, non un’occasione per esibire fascino o perfezione. “Di che sesso sia il personaggio, non mi è mai importato. Mi interessa raccontare l’essere umano”, ha dichiarato.
In sala si è respirata la sensazione di un dibattito aperto con un pubblico partecipe e curioso che non ha esitato a porre domande, condividere riflessioni. Griseri, non solo ha sviscerato le ambiguità e le resistenze del sistema grazie alla sapienza delle domande poste da Dividi, ma ha offerto storie emblematiche di donne che hanno cambiato le regole dimostrando che il cambiamento è già in corso ed è necessario spianarne la strada. Ho 50 anni e allora? non è solo un libro sulle attrici mature: è un manifesto contro la cultura dell’età come limite, una richiesta di pari dignità narrativa e visiva per le donne dentro e fuori dal grande schermo. Un incontro intenso, partecipato, che ha messo a fuoco un messaggio chiaro: non è l’età a decidere il valore di un’attrice. È il talento.
GIULIANA PRESTIPINO
In copertina foto di Elisabeth Armand