CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 34

Al via la seconda parte della rassegna Estate Reale

 

 

Al via sabato 31 agosto  la seconda parte della rassegna di Estate Reale, manifestazione di musica, teatro e divertimento che era stata inaugurata lo scorso 14 giugno, organizzata dai Musei Reali, con  il sostegno della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura. Quest’anno la rassegna include al sui interno il Festival itinerante “Teatro nelle corti”, diretto da Beppe Navello, che comprende cinque spettacoli concentrati in una sola serata negli spazi all’interno dei Musei Reali, il Giardino Ducale, il Teatro Romano e la Corte d’onore, fino alla piazzetta reale. Sono messi in scena da artisti provenienti da Italia, Belgio,  Francia ePortogallo.

Estate Reale, che ha lo scopo di creare una rete con le realtà culturali circostanti,  facendo dei MuseI Reali un ricco polo di aggregazione e un luogo sicuro nel cuore di Torino, ruota intorno tre filoni di iniziative che prendono vita al  calar della sera: Torinocrocevia ei sonorità,  Notti sonore, Echi di antichità, cui si aggiungono una ricca serie di manifestazioni diurne  capaci di condurre il pubblico dei Musei Reali lungo i tre secoli di storia del Museo di Antichità, con l’unione di archeologia, musica e teatro e danza.

Sabato 31 agosto la seconda parte della rassegna si aprirà con “L’aspide di Cleopatra” di Nicola Fano, nell’ambito del Teatro delle Corti. A partire dalle 19.45 verrà declamato un monologo di fronte alla Testa di Cleopatra riprodotta e conservata al Museo di Antichità.  Seguiranno le coreografie di “Le secret des oiseaux” di Richard Ourmandane e quelle di “Una parte de soi” di Jean Paul Santos. Concluderanno la serata il concerto vocale di BénédicteDawin e alle 22.30 le acrobazie di Paulin Barboux e GaelleEstève.

Il 6 settembre,  per il Read a Book a day, evento internazionale che incoraggia la lettura, i Musei Reali di Torino e l’Associazione Liberi Pensatori Paul Valery organizzeranno una giornata dedicata alla letteratura all’aria aperta tra presentazioni e reading. Dalle 19.30 alle 22.30 un gruppo di interpreti si esibirà nello spazio verde del Giardino Ducale nella declinazione di un nutrito programma di testi scelti direttamente dal pubblico grazie al menu poetico, mentre nel Boschetto un ensemble di musicisti accompagnerà  la serata con musica dal vivo.

Dopo il successo delle prime due edizioni,  il 7 settembre,  il Club del Silencio aprirà le porte dei Musei Italiani alla più grande festa della vendemmia realizzata in città, con degustazioni di grandi e piccole cantine nei giardini,  oltre a musica, performance di artisti del territorio,  attività di gioco e tema e l’osservatorio giovanile Youthlab. Potrà essere l’occasione per visitare di sera alcuni spazi poco noti dei musei Reali, quali l’appartamento di re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena.

Vi sarà inoltre un’apertura straordinaria serale anche domenica 15, in occasione della visita alla mostra “La scandalosa e la magnifica” e con la rappresentazione integrale dell’Antigone,  in programma al Teatro Romano alle 21.

Saranno protagonisti  del 21 settembre, equinozio d’autunno, gli artisti della Fondazione Cirko Vertigo, che rappresenterà “Cabaret Vertigo”. In quell’occasione si potrà attuare uno straordinario percorso di visita serale del Museo di Antichità.

Venerdì 27 e sabato 28 settembre è  in programma la Notte Europea dei ricercatori e delle ricercatrici,  manifestazione promossa in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, con Area Valorizzazione Impatto della Ricerca e Public Engagement, direzione Ricerca e il Politecnico di Torino. Sarà l’occasione di incontro per ricercatori e Ricercatrici e cittadini per diffondere la cultura scientifica e la conoscenza delle professioni della ricerca in un contesto stimolante e informale.

La notte europea dei Ricercatori e delle Ricercatrici fa parte di un’iniziativa internazionale promossa dalla Commissione Europea e coinvolge dal 2005 migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca.

L’evento finale di Notti sonore conclude l’Estate Reale e i festeggiamenti per i 300 anni del Museo di Antichità,  in programma giovedì 31 ottobre dalle 19 a mezzanotte.

Sarà una rievocazione, a cura dell’associazione Terra Taurina e Okelum, che permetterà di approfondire le analogie, latrasmissione di usi e la presenza di differenze tra la cultura dei Celti e le altre civiltà. Verrà data particolare attenzione al tema della danza collettiva, che culminerà nei giardini Reali nella danza di Sarmonios, una danza celtica che nell’Antichità celebrava lungo alpino la fine dell’anno appena trascorso e l’inizio di quello nuovo, quando il mondo dei vivi e quello dei defunti entravano in  comunicazione.

Mara   Martellotta

La “pattuglia” che affondò con la torpediniera nella tempesta sul lago Maggiore

STORIE PIEMONTESI / La narrazione è costruita attorno a questo tragico evento realmente accaduto nella parte alta del lago, quasi al confine tra le acque italiane e quelle svizzere, in una gelida notte d’inverno di fine Ottocento

“Pattuglia senza ritorno”, il racconto storico felicemente uscito dalla penna di Elio Motella, si legge tutto d’un fiato e propone – nel quadro di una ben congeniata storia d’amore tra la maestra elementare Assunta Pedroli e il fuochista di Marina Matteo Ferrari – uno dei misteri ancora insoluti del lago Maggiore: quello del naufragio della “Locusta”. La narrazione è costruita attorno a questo tragico evento realmente accaduto nella parte alta del lago Maggiore, quasi al confine tra le acque italiane e quelle svizzere, in una gelida notte d’inverno di fine Ottocento.  Mescolando realtà e finzione, l’autore tratteggia la vita sulla sponda occidentale del Verbano tra il 1893 al 1896, dove i protagonisti sono i marinai e i militari della Guardia di Finanza del locale distaccamento, addetti al controllo lacuale con le torpediniere, gli “sfrusitt” ( i contrabbandieri ) che sfidavano leggi e autorità dedicandosi – tra fatiche e pericoli – al contrabbando, considerato a quel tempo una delle poche risorse per la sopravvivenza degli abitanti del lago e poi la gente e i luoghi tra Cannobio e Pallanza. Le rare foto d’epoca, a corredo degli avvenimenti, rendono bene l’atmosfera di quei luoghi e di quegli anni, in una terra di frontiera.

Ma veniamo alla storia della “Locusta”, la torpediniera della “Regia Finanza” che  – affondò la notte tra l’8 ed il 9 gennaio 1896 dopo esser salpata dalla base di Cannobio per un normale servizio di pattugliamento sul Lago Maggiore. Quello della “Locusta” è stato uno dei più grandi punti interrogativi delle vicende che hanno interessato il lago. L’ unità, classificata come “torpediniera costiera di quarta classe” (lunga 19,20 metri, capace di una velocità di 17 nodi e dotata di un cannone a ripetizione “Nordenfeldt” )  era tra quelle acquistate dalla Regia Marina nei cantieri Thornycroft di Londra nel 1883, per essere imbarcata su navi da battaglia. All’atto pratico si dimostrò inadatta  all’impiego bellico e quindi ( insieme ad altre )  fu dislocata sul lago Maggiore ed affidata alla “finanza” per essere adibita alla vigilanza doganale sul confine con la Svizzera. Cosa accadde quella notte, è rimasto un mistero. Come se la torpediniera fosse sparita in una specie di “buco nero”. Dalle cronache dell’epoca si evince che era salpata da Cannobio in direzione di Maccagno, e il tempo risultava buono: “cielo sereno e lago calmo, con una fredda brezza spirante da nord dalla vicina Svizzera”. L’equipaggio era al completo. Erano in dodici, a bordo: otto marinai della Regia Marina e quattro guardie di finanza. Stando sempre alla cronaca, alla partenza, si trovavano a bordo anche il tenente dei “canarini”, comandante del reparto di confine, ed un elettricista,che però sbarcarono poco dopo sulla linea confinaria – al valico di Piaggio Valmara-  per effettuare una ispezione a terra. Durante la navigazione notturna sul lago, all’improvviso, il tempo volse al brutto: si alzò un vento impetuoso con raffiche di tramontana e, subito dopo la mezzanotte,si scatenò una furiosa tempesta.Le acque si agitarono, le correnti diventarono impetuose, i lampi squarciarono il cielo gonfio di nubi nere. La “Locusta”, sorpresa dall’improvvisa burrasca, dovette mutar rotta ,dirigendosi verso la vicina Punta Cavalla sulla riva lombarda del lago, per cercare riparo alla violenza della tramontana. Il riflettore della torpediniera venne avvistato da Cannobio per l’ultima volta poco dopo la mezzanotte del 9 gennaio 1896. Poi il buio e più nulla.Non ricevendo risposta ai ripetuti segnali di richiamo lanciati da terra, venne subito fatta uscire la torpediniera-gemella – la “21T Zanzara”- per le ricerche immediate ed il soccorso ai naufraghi, ma nonostante la lunga e minuziosa perlustrazione su tutto lo specchio d’acqua tra Cannobio e Cannero ( sulla sponda piemontese), Maccagno e Pino ( su quella lombarda), non venne trovata traccia alcuna di superstiti né di relitti. Il lago si eraletteralmente “inghiottito” l’unità navale con tutto l’equipaggio di bordo. I dodici militari risultarono così “dispersi in servizio, nell’adempimento del dovere”. Cosa accadde alla “Locusta”, quella notte, fu oggetto di molte ipotesi. Forse il natante venne  “rovesciato da una raffica impetuosa” e le acque si rinchiusero sull’equipaggio “rifugiatosi sotto coperta per ripararsi dalla burrasca, tranne il capo-timoniere comandante, bloccato anch’esso, ma nella cabina di governo”. Non si poteva neppure escludere che in quel momento fatale, furono i portelli aperti dell’osteriggio di macchina, a determinare l’allagamento dei locali di bordo”. E come non prendere in considerazione l’eventualità di “ una esplosione delle caldaie esterne, dovuta ad un’onda improvvisa”.

Supposizioni a parte, resta il fatto che tutte le ricerche ed anche l’inchiesta che venne aperta non diedero alcun risultato.Anche i vari tentativi intrapresi nel tempo, basati sulla ricostruzione della rotta e delle posizioni indicate dalle cronache dell’epoca, si sono conclusi senza troppa fortuna e nessuno con successo. Negli anni ’80 il relitto era stato ricercato in due occasioni: dapprima con il batiscafo dell’esploratore e ingegnere svizzero Jacques Piccard, poi con l’intervento di una unità della marina militare italiana, guidata da un ammiraglio, con l’intento di recuperare  almeno il natante per esporlo al museo nazionale di Ostia, in quanto unico esemplare rimasto della serie di torpediniere costruite all’epoca. Ma, come già detto, ambedue le immersioni diedero esito negativo poiché il fondale del lago è coperto da grandi depositi di terra e di melma. E anche gli ultimi tentativi non hanno sortito alcunché.  A memoria dei dodici dell’equipaggio della “Locusta” resta il monumento ( un timone sorretto da putrelle di ferro sopra un blocco di pietra con i nomi delle vittime), realizzato  sul Poggio delle Regie Torpediniere, nei pressi del porto militare della Guardia di Finanza a Cannobio. Elio Motella, con il suo “Pattuglia senza ritorno”, ha avuto il merito di riportare all’attenzione del pubblico questa vicenda. E di farlo con un libro davvero ben costruito e ancor meglio scritto.

 

Marco Travaglini

Il ritorno dei Templari dopo 700 anni

Sette secoli dopo la morte dell’ultimo Gran maestro dei Templari i “soldati di Cristo” sono tornati. Anche se con compiti e mansioni molti diversi rispetto al Medioevo. Ma oggi i Templari del terzo millennio sono pronti a risvegliare l’onore e la fierezza dei “Pauperes commilitones Christi”. Si chiamano i “Templari cattolici d’Italia” ed è in sostanza l’Ordine dei cavalieri templari ricostituito in Italia dopo la loro soppressione nel 1312 con la bolla papale di Clemente V.
L’Ordine non è ufficialmente riconosciuto dalla Santa Sede, al contrario dei Cavalieri di Malta, ma è riconosciuto come ordine di evangelizzazione ed è approvato da alcuni vescovi e cardinali. Gli uomini indossano il mantello bianco degli antichi Cavalieri del Tempio con una grande croce rossa sul petto mentre le donne portano un mantello nero con cappuccio e sciarpa bianca al collo. Li troviamo impegnati in molti luoghi in Italia, svolgono servizio di volontariato presso abbazie e cattedrali, monasteri e conventi, recuperano chiese abbandonate o devastate dalle intemperie, promuovono attività culturali come convegni, conferenze e mostre, aiutano i sacerdoti durante Messe, veglie, processioni e camminate silenziose per la fede. A Torino li abbiamo visti all’opera, in qualità di volontari, durante l’ostensione straordinaria della Sindone nella primavera del 2015. Si tratta di un’associazione di fedeli cattolici, laici e religiosi, regolata secondo il diritto canonico, devota al Papa, che segue una disciplina di tipo cavalleresco e che si propone di aumentare la vocazione cristiana e cattolica nel nostro Paese e nel resto del mondo. Almeno 1300 laici e 80 diaconi, uomini e donne, attivi in un centinaio di diocesi italiane, operano per risvegliare “i valori della cavalleria e della tradizione dei Poveri Cavalieri di Cristo detti Templari, secondo le indicazioni di San Bernardo attraverso la preghiera, i ritiri spirituali e la salvaguardia della fede cattolica”. Tra gli impegni dell’associazione spicca la riapertura al culto delle chiese abbandonate o profanate, in particolare delle antiche chiese templari chiuse da secoli di cui è costellata la penisola da nord a sud. I Templari d’Italia sono presenti anche in Val di Susa con la Commanderia ex Val Dora a San Giorio di Susa e fanno parte del Priorato Santa Sindone.
Un drappello di templari ha partecipato al Castello di San Giorio alla prima edizione della manifestazione “Medioevo in valle” tra esibizioni di combattimento, giullari e scrivani, armi e libri, una mostra fotografica itinerante sulla storia dei Templari, spettacoli, danze e musica medievale. Gran finale con l’assalto al castello, la Messa nella chiesa di San Giorio e l’investitura dei nuovi cavalieri templari.             Filippo Re

Al Sacro Monte di Ghiffa “Aspettando LetterAltura”

 

 

Sabato 31 agosto al Sacro Monte  di Ghiffa è  in programma “Aspettando LetterAltura”, una serie di appuntamenti del festival di letteratura di montagna, viaggi e avventure del lago Maggiore. Alle 16 è prevista la presenza di don Luigi Ciotti, che proporrà alcune riflessioni sul tema “La montagna resistente, dalla memoria al sogno”, alle 18 Stefano Ardito presenterà il suo libro edito da Solferino “K2. La montagna del mito”. Alle 21 è  in programma lo spettacolo musicale “Canti dalle montagne del mondo” con il duo Passamontagne formato da Massimo Lollo e Valentina Volontà, a ingresso gratuito, con possibilità di aperitivo  alle 19.30 al ristorante La Trinità.

Il Festival LetterAltura 2024, giunto alla sua diciottesima edizione, è  organizzato dall’associazione culturale LetterAltura e prevede numerosi appuntamenti  a Verbania tra il 26 e il 29 settembre. “Aspettando Letteraltura” rappresenta il programma di incontri e spettacoli che anticipa il festival, coinvolgendo il territorio del Verbano Cusio Ossola.

Il tema individuato quest’anno, in occasione dell’ottantesimo anniversario del rastrellamento nazifascista della Val Grande con gli eccidi di Fondotoce e Baveno e la creazione della libera Repubblica partigiana dell’Ossola (1944-2024) è  la “montagna resistente, dalla memoria al sogno”. Un tema che viene affrontato nella duplice valenza di attenzione rivolta alle vicende resistenziali, ma anche di approfondimento sul modo in cui la montagna resiste o si fa resiliente rispetto ai cambiamenti di cui è oggetto e al tempo stesso soggetto.

L’appuntamento del 31 agosto a Ghiffa ha ricevuto il patrocinio dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti, per una migliore fruizione e valorizzazione del complesso, che comprenda anche l’organizzazione di eventi prestigiosi.

 

Mara Martellotta

Vittorio Sereni e il “respiro” del lago

E’ stato un autore parco, componendo solo quattro raccolte di versi distanziate nel tempo. Tra la prima e l’ultima passarono quarant’anni: dall’esordio nel ’41 con Frontiera, a Diario d’Algeria del 1947, a Gli strumenti umani del 1965 fino a Stella variabile del 1981, due anni prima della morte

La “sua” Luino , qualche anno fa, ne ha celebrato il centenario con una originalissima regata velica sul lago al tramonto. Sulla vita e l’opera poetica di Vittorio Sereni, si sono susseguiti iniziative, dibattiti, convegni. Il suo, dopo quello di Piero Chiara, è il secondo centenario che si è celebrato nella capitale della sponda magra del lago Maggiore. Grande poeta e intellettuale di rango, tra i fondatori della rivista “Corrente” nel 1938, espressione dei giovani ermetici milanesi, traduttore e critico acuto, prima capo ufficio stampa alla Pirelli e poi direttore letterario alla Mondadori ( per la quale, e per primo, diresse la collana “I Meridiani”), Vittorio Sereni  è stato un autore parco, componendo solo quattro raccolte di versi distanziate nel tempo.

Tra la prima e l’ultima passarono quarant’anni: dall’esordio nel ’41 con Frontiera, a Diario d’Algeria del 1947, a Gli strumenti umani del 1965 fino a Stella variabile del 1981,due anni prima della morte. La poesia di Sereni offre un respiro largo, profondo ma, agli inizi, risente del “richiamo” del lago a Luino. E’ lì che nasce, nel 1919,  da padre campano ( funzionario di dogana)  e da madre luinese. Lì frequentò la scuola elementare e lì tornò spessissimo da adulto per incontrare i vecchi amici e per trascorrervi le vacanze. La vicinanza  della Svizzera, la vita della comunità che s’articolava tra il lago e il tracciato di una delle più antiche strade ferrate del nord-ovest dell’Italia unita com’era la Novara – Pino, prossima in quel punto a varcareil confine, hanno influenzato la prima raccolta poetica di Sereni, Frontiera, del 1941.

Già nel titolo si coglie la sintesi di avventura e d’inquietudine, tipica di una città di confine che è ponte tra genti e lingue, paesi e culture. Basta leggere alcuni versi di “Terrazza” per rendersene conto: “Improvvisa ci coglie la sera/ Più non sai dove il lago finisca/ un murmure soltanto sfiora la nostra vita/ sotto una pensile terrazza/  Siamo tutti sospesi a un tacito evento questa sera/  entro quel raggio di torpediniera/ che ci scruta poi gira se ne va”. E’ il lago  che, verso nord, si stringe, s’inabissa tra pareti di roccia alta e grigia, richiamando alla memoria i sentieri  di montagna e i valichi , i viandanti e i contrabbandieri. Quel lago che Vittorio Sereni e Piero Chiara , così simili e così diversi, ci hanno insegnato ad amare.

 

Marco Travaglini

 

Museo dal Vivo, Corpi Erratici al Castello di Rivoli

Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Presenta i nuovi appuntamenti autunnali del programma

Museo dal Vivo
Corpi Erratici
Due giornate di attività per il pubblico con la presenza degli artisti Mohammad Al Faraj, Moza Almatrooshi, Matilde Cerruti Quara, Ufuoma Essi, Lamin Fofana, Invernomuto, Lea Porsager

Il Castello di Rivoli presenta i due nuovi appuntamenti autunnali di Museo dal Vivo. Il programma promuove forme di sperimentazione a cavallo tra discipline diverse attraverso giornate in cui arte visiva e i vari linguaggi della contemporaneità, come il cinema, la danza e la musica, si mescolano. Il progetto esplora la duplice natura della parola ‘live’ (in italiano ‘dal vivo’ e ‘vivere’), evidenziando il legame indissolubile tra arte e partecipazione del pubblico all’interno degli spazi del Museo.

Gli appuntamenti di Museo dal Vivo si terranno nelle giornate di sabato 28 settembre e sabato 12 ottobre 2024 – Giornata del Contemporaneo AMACI – mettendo a disposizione del pubblico una serie di attività realizzate in collaborazione con artisti internazionali, presentati per la prima volta al Castello. I due incontri sono dedicati al tema dei Corpi Erratici – titolo mutuato dai massi erratici presenti nel paesaggio morenico della Val di Susa – e sono a cura di Giulia Colletti.
Trasportati dai ghiacciai alpini a fondovalle in era glaciale, questi imponenti blocchi di roccia depositati in luoghi inaspettati del territorio piemontese divenivano spesso oggetto di culto e di rituali sacri, di cui restano ancora tracce nel folclore popolare. Questo perché erano composti da sedimenti difformi dall’ambiente circostante e pertanto erano testimoni di un insolito vagare. I massi erratici materializzano pertanto una disposizione a situarsi ‘fuori posto’ rispetto al contesto che si trovano ad abitare, invitando a una riflessione sulle contemporanee dinamiche di migrazione e transizione di corpi umani e non umani nonché sulle sfide dei cambiamenti climatici passati ed attuali.

Gli artisti coinvolti nelle due giornate sono Mohammad Al Faraj, Moza Almatrooshi, Matilde Cerruti Quara, Ufuoma Essi, Lamin Fofana, Invernomuto, Lea Porsager.

Il programma mescola riti sociali, archivi immateriali e diversi linguaggi e approcci culturali che indagano, in due giornate, l’importanza della memoria collettiva, non come mera somma di esperienze individuali, ma come processo di narrazione condivisa che cementa un’identità comune. Promuovendo l’incontro di ricerche transdisciplinari, gli appuntamenti mettono in luce come le arti performative, così come i corpi viventi, non esistono in uno spazio circoscritto, ma prendono forma e senso nella loro esistenza erratica che muta di continuo direzione e che si nutre del superamento di confini geografici, disciplinari e di classificazioni imposte.

Il palinsesto comprende vari interventi artistici che affrontano le sfide individuali e corali legate alla cancellazione e alla riabilitazione della narrazione storica. L’accento è posto sul movimento, sia fisico sia immaginifico, con ricerche che indagano transiti, attraversamenti di confini e la costruzione di altri mondi, abbracciando uno stato di metamorfosi personale e collettiva.

Museo dal Vivo
Corpi Erratici I
28 settembre 2024

Nella mattina e nel primo pomeriggio, il pubblico è invitato a partecipare attivamente a Palinsesto, il primo capitolo dell’intervento di Matilde Cerruti Quara al Castello di Rivoli. L’artista invita i visitatori a interagire sul suo corpo, scrivendovi liberamente sopra in risposta alla domanda “CHI SEI TU?”. Annullando la propria identità artistica e guardando al ruolo del performer come a un canale di ricezione e trasmissione di un messaggio universale, Matilde si offre come pagina bianca e specchio del pensiero collettivo, invitando a una riflessione sui molteplici strati che compongono le narrazioni che ci raccontiamo. La performance trae spunto dalla storia del Castello, a suo modo un vero e proprio palinsesto, ed in particolare dalle incisioni rintracciate sulle pareti delle sue sale, lasciate dai soldati durante le occupazioni della Seconda Guerra Mondiale.

Il pomeriggio prosegue con l’anteprima del nuovo film di Lea Porsager incentrato sul muone, una particella subatomica instabile in grado di penetrare attraverso la materia rivelandone potenzialmente regioni nascoste. Alterandone la pronuncia ed evocando poeticamente il muggito di un bovino, il ‘muu-one’ è assimilato dall’artista a un suono mantrico che emerge dall’interno, una forza capace di penetrare l’impenetrabile.

Al tramonto, il pubblico è invitato a partecipare a Realismo Magico, performance immersiva di poesia che conclude l’intervento di Matilde Cerruti Quara, incentrata sulla memoria, sul trauma intergenerazionale e sul potere catartico del rituale collettivo. Esplorando il paradosso umano con la sua danza di luci e di ombre—in particolare modo in tempi di guerra— la performance si propone di offrire al pubblico un rituale poetico tra realtà e finzione, uno spunto di riconnessione con il proprio mondo interiore e con la propria comunità. Gli interventi di Cerruti Quara sono realizzati grazie al supporto del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli.

Infine, Lamin Fofana presenta una nuova performance tesa a esplorare, attraverso la ritualità del suono, la nozione di estensione e fluttuazione del tempo.

Museo dal Vivo
Corpi Erratici II
12 ottobre 2024

Il 12 ottobre, il Castello di Rivoli presenta la programmazione di Museo dal vivo nel contesto della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI.

Ispirato al testo di Toni Morrison, The Site of Memory, il film Half Memory di Ufuoma Essi è presentato e sonorizzato in anteprima al Castello di Rivoli. Si tratta di una meditazione profonda sulla memoria, l’isolamento e le storie contemporanee. Oscillando tra anni, città e immagini in evoluzione, il film esplora il presente come un artefatto del passato.

Mohammad Al Faraj presenta un’azione partecipativa basata sulla sua attuale ricerca in merito agli aspetti performativi della vita quotidiana nella regione del Golfo. Riferendosi a danze come l’Al Daha – una danza di guerra del nord dell’Arabia Saudita – l’Al Mizmar – una danza dell’Hijaz – e l’Al Aza – una forma di lutto poetico dei musulmani sciiti dell’est – l’azione esplora come queste espressioni artistiche fungano da modalità collettive per vivere, esprimere e comunicare esperienze comunitarie.

La Caffetteria del museo propone aperitivi speciali, occasione per gustare un drink e ascoltare un intervento sonoro dedicato. Gli aperitivi speciali sono ideati dall’artista Moza Almatrooshi e realizzati dalla caffetteria del Museo. La pratica artistica e culinaria dell’artista e chef Almatrooshi guarda alle mitologie antiche e moderne della Penisola Arabica, che influenzano sia la creazione delle sue ricette sia la sua ricerca politica sul cibo nella regione.

A seguire, Invernomuto presenta per la prima volta al Castello di Rivoli BlackMed, progetto che nasce come archivio digitale di suoni raccolti da diversi autori, ispirato dalle suggestioni formulate dalla studiosa Alessandra Di Maio sul Mar Mediterraneo. A partire dall’identificazione di questo luogo fluido e segnato dalle crisi migratorie che lo connotano indelebilmente, Invernomuto fa leva sui caratteri di mobilità, intersezione e scambio che sono costanti nella sua storia come nel suo presente.

In occasione della presentazione di BlackMed al Castello di Invernomuto, sarà possibile partecipare a una visita speciale alla Collezione Cerruti nel pomeriggio, ospitata presso la Villa Cerruti e guidata dallo storico dell’arte Fabio Cafagna. La visita si concentrerà sulle molteplici rappresentazioni del Mediterraneo nei secoli, partendo dalla collezione di atlanti seicenteschi e settecenteschi di Francesco Federico Cerruti. La visita sarà anche un’opportunità per reinterpretare alcune opere della Collezione da una prospettiva alternativa, mettendo in luce i legami tra le regioni che si affacciano sul Mediterraneo.

INFORMAZIONI AL PUBBLICO

Living Museum
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

Orari degli interventi artistici
(il programma è soggetto a possibili lievi variazioni)

28 settembre 2024
Performance partecipativa Capitolo I di Matilde Cerruti Quara, Sala dei Continenti, ore 12 – 16
Proiezione film di Lea Porsager, Teatro Castello, ore 18 – 20 (in loop)
Performance Capitolo II di Matilde Cerruti Quara, Atrio Castello, ore 19 – 20
Aperitivo in Caffetteria con menu ideato da Moza Almatrooshi, ore 18 – 22
Performance sonora dal vivo di Lamin Fofana, Atrio Castello, ore 21 – 22

12 ottobre 2024
Visita speciale alla Villa Cerruti a cura di Fabio Cafagna, ore 16.15
Proiezione e sonorizzazione dal vivo del film di Ufuoma Essi, Teatro Castello, ore 18 – 19
Performance partecipativa di Mohammad Al Faraj, Atrio Castello, ore 19 – 20
Aperitivo in Caffetteria con menu ideato da Moza Almatrooshi, ore 18 – 22
Sessione d’ascolto BlackMed di Invernomuto, Atrio Castello, ore 20 – 21

Acquista QUI il tuo biglietto

Moncucco, rinasce il castello dei due Templari

È un edificio imponente, con mura massicce e due torri, domina il paese e da esso si può ammirare un bel paesaggio che dalle colline del Monferrato spazia a Superga e all’arco alpino. Su queste colline, tra il torinese e l’astigiano, a pochi chilometri dall’Abbazia di Vezzolano e a un tiro di schioppo dalle terre di don Bosco cavalcavano i marchesi del Monferrato, il Barbarossa e gli immancabili Templari, due dei quali nacquero proprio tra le mura della fortezza. Ora il castello di Moncucco Torinese tornerà all’antico splendore. Per farlo rivivere i quattrini sono finalmente arrivati, un milione di euro, necessari a completare la ristrutturazione del maniero. La maggior parte del tesoretto, quasi 900.000 euro, proviene dalla Regione Piemonte mentre il resto lo stanzia il Comune. La parte del castello da ristrutturare è quella che si affaccia sulla piazza con i locali al di sopra del Museo del Gesso.
Un ristorante, una foresteria con una decina di camere affiancheranno quello che è già presente nel maniero, l’asilo, le scuole e la sede degli alpini, verranno ripuliti gli affreschi e ristrutturate le stanze al piano terra. Nel castello si trova il Museo del Gesso in cui vengono illustrate le varie fasi di lavorazione del minerale, verranno creati laboratori per i ragazzi e sale multimediali per i visitatori del museo e, nelle intenzioni degli amministratori locali, nasceranno uno spazio espositivo per mostre e convegni, il bookshop del museo del Gesso e una caffetteria. Un po’ di storia: erano tre i castelli che dominavano questi colli, il castello di Vergnano, distrutto nel Medioevo, quello di Pogliano, demolito nell’Ottocento e Moncucco, l’unico sopravvissuto.
La prima testimonianza dell’esistenza del castello è contenuta in un diploma imperiale del 1164 nel quale l’imperatore Federico I il Barbarossa confermava al marchese di Monferrato una serie di possedimenti già nelle sue mani tra cui il castello di Moncucco. L’aspetto attuale dell’edificio risale ai secoli XIV-XV con modifiche e ampliamenti tra il Settecento e l’Ottocento. Nel Duecento nelle stanze del castello nacquero due cavalieri templari, i fratelli Nicolao e Jacopo. Il primo fu arrestato e processato nell’isola di Cipro mentre Jacopo ricoprì la carica di Gran Precettore d’Italia dell’Ordine del Tempio. Nel Quattrocento i Marchesi del Monferrato diedero il feudo ai Solaro di Chieri, una potente famiglia astigiana, e nel secolo successivo la proprietà passò alla famiglia dei Grisella, titolari di altri feudi nel Casalese. A metà dell’Ottocento il castello venne acquistato dal Comune di Moncucco, attuale proprietario.        Filippo Re

Sampieri dipinge il drappo del Palio dij Semna-sal

L’artista Giacomo Sampieri è stato selezionato dall’associazione degli Amici dell’Arte di Pianezza per dipingere il drappo che andrà come Palio al vincitore della corsa dij Semna-sal, che si svolge a Pianezza nella 3a domenica di settembre.

Nella giornata inaugurale Gli Amici del Palio di Pianezza presenteranno alla cittadinanza il Palio. In tale occasione viene inaugurata la mostra con le opere scelte dal pittore fra quelle recentemente realizzate.

La selezione comprende ritratti, figure e paesaggi prevalentemente eseguiti con la tecnica ad olio su tela.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo che presenta alcune delle opere esposte, con antologia critica a cura di A. Mistrangelo e E. Di Mauro.

La manifestazione è patrocinata dal Comune di Pianezza (To)

 


mostra
                 Giacomo Sampieri – Pittore del Palio dij Semna-sal 2024

 

luogo                     Galleria d’Arte Contemporanea Villa Casalegno

                              via al borgo 2 10044 Pianezza(TO)

                             

inaugurazione         sabato 7 settembre 2024, dalle ore 16

                             

periodo mostra       dal 7 al 22 settembre 2024

 

aperture                  sabato 14 e 21 settembre ore16.00 -19.00

                              la domenica 10.30 12.30 / 16.00 – 19.00

 

a cura di                 Associazione Gli Amici dell’Arte di Pianezza