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CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 327

“Buddha10”, la mostra al Mao

 “Frammenti, derive e rifrazioni dell’immaginario visivo buddhista” 

Fino al 3 settembre 2023

 

L’allestimento é di grande suggestione e particolare cura nella proposta di un soggetto che attraversa i millenni e supera i tempi della ragione, legandosi ad una filosofia- religione- mistica dottrina, il Buddhismo (in sanscrito Buddhadharma) che si ipotizza raccolga oggi nel mondo 300 – 400 milioni di seguaci, in maggioranza popolazioni del Sudest asiatico. Anche se, fin dai primi anni ’70 del Novecento, la profonda visione buddhista (quella tramandata in primis dal Buddha storico Shakyamuni, nato circa 2560 anni fa, come principe Siddharta Gautama o l’“Illuminato”, all’interno di una famiglia reale, in quello che è ora il nord dell’India) ha ispirato ed attratto un vieppiù crescente numero di persone appartenenti alle diverse culture occidentali.

 

Un universo, tuttavia, ancora avvolto in una fitta aura di mistero, con riti, liturgie e concezioni esistenziali lontane ancora anni luce dal millenario bagaglio di conoscenze e credenze su cui poggia il nostro essere qui. In questo momento. In questo mondo. Curata da Davide Quadrio e da Laura Vigo, la mostra allestita, fino al 3 settembre 2023, al “MAO– Museo d’Arte Orientale” di Torino, al di là del porci di fronte ad opere di altissimo valore storico, estetico e culturale, può anche servirci dunque a meglio capire la funzione di certi oggetti rituali e come venivano utilizzati e percepiti nel loro contesto originario. Statue del Buddha. “Buddha 10”. Buddha alla decima potenza. Titolo che ben rende il concetto di “espansione esponenziale”, dell’infinita frammentarietà consumata in lunghe galoppate di secoli dall’“immaginario visivo buddhista”. Dal Buddha  in piedi come “colui che insegna”, al Buddha seduto “in meditazione” sotto l’albero del bodhi fino al Buddha sdraiato “in attesa della morte”. In legno o in pietra appartenenti ad epoche diverse (dal V al XIX secolo) e mai finora mostrate in pubblico, sono oltre venti le grandi statue buddhiste appartenenti alle collezioni del “MAO” esposte oggi in mostra nelle sale dedicate alle esposizioni temporanee del Museo di via San Domenico, accostate ad  alcune sculturetra cui oltre trenta bronzetti votivi della “Collezione Auriti” e due straordinarie “teste scultoree” in pietra di epoca Tang (618-907 d.C.) – provenienti dal “Museo delle Civiltà” di Roma, con cui il “MAO” ha avviato una proficua ed articolata collaborazione, e da un importante prestito del “Museo d’Arte Orientale E. Chiossone” di Genova. Di arguta genialità il “progetto site specific” a introduzione della mostra, realizzato da Stefano Mancuso, professore all’“Università di Firenze” e fondatore del “Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale”, destinato agli studi sul comportamento delle piante, insieme all’artista-designer Andrea Anastasio: un “giardino di composizioni vegetali” che ha lo scopo di accogliere il pubblico, purificando l’aria. I visitatori saranno invitati a trascorrere qualche minuto in questo spazio prima di accedere alla mostra, per “ripulirsi” e prendere parte a una sorta di consapevole “rituale”, necessario ad affrontare la sacralità degli oggetti esposti nelle sale successive. Ai visitatori sarà anche proposta un’esperienza in VR della “grotta 17” dei templi buddhisti di Tianlongshan, da cui provengono alcune delle opere in mostra, per fornire un ulteriore livello di approfondimento e di comprensione di questo sito archeologico e dei suoi reperti.

Altra nota interessante: il pubblico potrà anche assistere de visu al delicato lavoro di restauro compiuto sulle “attempate” sculture dal “Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali La Venaria Reale”, polo di eccellenza a livello internazionale. Mostra in fieri, in continuo divenire, secondo il concetto di “ascesa buddhista”, la rassegna in primavera “subirà – sottolinea Davide Quadrio, direttore del MAO – un cambiamento radicale e, grazie all’intervento di studiosi e artisti e alla sostituzione di numerose opere, il percorso espositivo verrà profondamente rinnovato e arricchito”. Anche attraverso opere di artisti contemporanei (come Zheng Bo e Charwei Tsai che per “Artissima”  presenta un’installazione sonora sull’uso “mistico – vibrante” della voce), nonché attraverso performance musicali di alcuni artisti di calibro internazionale, fra cui Lee Mingwei e Amosphère.

 

Senza mai perdere di vista, altra singolare particolarità, la volontà di una vera gestione green dell’impianto espositivo. Apripista, in questo senso, proprio “Buddha 10”, realizzata (lode all’allestimento di “dArk Studio”) in un’ottica di piena sostenibilità, ben lontana da allestimenti da “usa e getta”, ma solo con elementi concepiti in base alla possibilità di essere riutilizzati in progetti futuri.

Gianni Milani

 

“Buddha 10. Frammenti, derive e rifrazioni dell’immaginario visivo buddhista”

“MAO-Museo d’Arte Orientale”, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 3 settembre 2023

Orari: mart. – dom. 10/18

 

Foto allestimento di Giorgio Perottino

“Il crogiuolo” di Miller/Dini, un crescendo perfetto tra streghe e maccartismo

Sino a domenica 23, nella sala del Carignano

Arthur Miller debuttò a Broadway con “Il crogiuolo” nel  gennaio del 1953, quando l’America era in pieno maccartismo (da noi il testo lo propose Visconti nel ’55 con la coppia Santuccio/Brignone, e nel 1971 Sandro Bolchi ne offrì una ripresa televisiva con un più che convincente Renzo Montagnani che si può rivedere su youtube; il cinema, per inciso, se ne appropriò in più occasioni, dal “Prestanome” a “Come eravamo”, da “Indiziato di reato” a “L’ultima parola”, ovvero il calvario dello sceneggiatore Dulton Trumbo, a “Good Night Good Luck”, significativa opera diretta da George Clooney) – il senatore del Wisconsin Joseph McCarthy era alla caccia delle streghe rosse che infestavano la sua nazione – e ad un anno da quando l’amico Elia Kazan pensò bene di denunciarlo all’Attività Anti-americane (salvo poi tentare di spiegare nel personaggio di Marlon Brando in “Fronte del porto” i propri tormenti nella ricerca di una giustificazione). Un dramma che in filigrana denunciava il presente di delazioni, tradimenti, suicidi e condanne, rifacendosi alla narrazione dei fatti cruenti successi a Salem, nel Massachusetts, nel 1692, tra una comunità socialmente e religiosamente salda e intransigente, ferrea nei propri principi, fondata su regole rigidissime, derivata da quei padri pellegrini che settant’anni prima, un centinaio di persone, sotto i tre alberi del “Mayflower”, avevano attraversato dalle coste inglesi l’Atlantico e raggiunto quei territori.

Tutto era iniziato con il “comportamento bizzarro” di due ragazzine, Abigail Williams e Elizabeth Parris, l’una nipote e l’altra figlia del pastore della comunità, pronte a rompere le leggi prestabilite infangando il buon nome di un uomo, John Proctor, cui Abigail s’era un tempo legata, e della moglie, in un clima di violenza e di paura, di menzogna e di vendetta, di egoismi senza freni che andava crescendo di giorno in giorno. Mettendo in campo visioni e danze sfrenate nei boschi, sabba e l’intervento malefico di una strega, coinvolgendo l’intero paese nella ricerca obbligata di quel diavolo che aveva preso la giovinezza delle due ragazze e aveva distrutto l’armonia di sempre. Menzogne e delazioni che portarono all’impiccagione di diciannove persone e all’arresto di altre centocinquanta, nei tanti mesi in cui la parola stregoneria fu sulla bocca di tutti.

Il carico di follia che s’impossessa di ognuno, il panorama di terrore che s’instaura, la religiosità cieca e antica, le buffonate di una certa medicina (o antimedicina), le piccole dittature dello stato, i parroci che tentano di riaffermare i loro privilegi, la sessualità e la libertà, l’imperativo dei diritti, ogni attimo di quella quotidianità pare riflettersi nel nostro presente, in cui la metafora di Miller scena dopo scena si scopre sempre di più, divenendo lucida e amaramente accusatrice. La vendetta di una ragazzina prende contorni sempre più ampi, quelli che conducono al patibolo: soltanto Proctor, rifiutando un passato di uomo colpevole, legato alla fisicità, pronto a promettere e ad abbandonare quelle promesse fatte in una frettolosa relazione, riacquista il proprio prestigio ed il coraggio di uomo consapevole ed eroico, “civile”, rifiutando – come fece Miller – di fare i nomi dei suoi compagni e affrontando il supplizio.

Filippo Dini, presentando nel programma di sala lo spettacolo che ha diretto ad inaugurare la stagione dello Stabile torinese – uno spettacolo teso, cupo, ferreo, narrato con estrema ricchezza di toni, espresso in piena modernità ma senza ricorrere a mezzi che cancellassero forzatamente un’epoca, applauditissimo in una delle repliche a cui ho assistito in un Carignano ahimè non affollato nei vari ordini di posti come al contrario meriterebbe, forse troppo caotico e urlato nella prima parte ma arrivando a qualcosa che somiglia ben da vicino ad un personale capolavoro nella seconda, saggiamente coadiuvato dalle scene di Nicolas Bovey, dai costumi moderni di Alessio Rosati e dalle luci di Pasquale Mari, mentre in sala o in un angolo della scena la chitarra elettrica di Aleph Viola sottolinea la tensione dell’intera operazione – parla in una soppesata quanto ragionata escalation di fobie/paure/metastasi: e mi pare che queste siano davvero le componenti esatte dello spettacolo, il graduale annientamento della ragione, la ricerca sviluppata attraverso i molti e differenti tratti di un Demonio che possa essere la motivazione dell’intera tragedia.

Il dramma è imponente, come la propria struttura, come l’ossatura che deve reggerlo. Ovvero gli attori, una quindicina, e non si crea dall’oggi al domani qualcuno che abbia il desiderio e la forza di sobbarcarsi un simile peso. Lo ha fatto lo Stabile di casa nostra, tre settimane di repliche (sino a domenica 23 ottobre) e una tournée con nove piazze, tra cui la capitale e poi Milano e Genova e Napoli), un impegno certo non indifferente, come una risorsa e un patrimonio non indifferenti. Gli attori, quindi: da Manuela Mandracchia a Nicola Pannelli, crudelissimo e plumbeo vicegovernatore Danforth, anche narratore e chiosatore della vicenda, da Andrea Di Casa che è un parroco “morto” nelle proprie convinzioni e nel vecchiume più incancrenito a Gennaro Di Biase. Tra le giovani leve, una convincente Caterina Tieghi, magari da tener d’occhio per il futuro.

Elio Rabbione

Nelle foto di scena di Luigi De Palma, alcune immagini dello spettacolo

Zuppetta alla Bakunin o patate Van Gogh? Le ricette anarchiche di Rava

S’intitola “Ricette (anarchiche) tra lago d’Orta, Maggiore e oltre” l’originalissimo libro di Giorgio Rava, edito da Tararà.

Chi conosce il poliedrico artista omegnese sa bene quanto ami scrivere, dipingere e  disegnare,  assecondando il suo spirito anarchico. Una creatività dimostrata anche nell’amore per la cucina che pratica ad “eccellenti livelli”, come confermava Alberto Gozzi, già docente di sala all’Alberghiero di Stresa e sovrintendente alle attività dei settori tavola e cucina al Quirinale con i presidenti della Repubblica Scalfaro, Ciampi e Napolitano, scomparso a 83 anni nel marzo di quest’anno, nell’introduzione del volume e delle 122 ricette presentate ai lettori. Giorgio Rava, intellettuale a tutto tondo, con passione e curiosità ha reinventato le ricette  della sua cucina “anarchica”. E’ lui stesso a spiegare le ragioni di questo rapporto amoroso dalle lontane radici. “Tra i ricordi della primissima infanzia vi sono i profumi della cucina delle mie nonne, quella paterna e quella materna, l’una lombarda (il suo risotto con lo zafferano), l’altra romagnola (la pasta fatta in casa e i cappelletti); poi quella di mia madre romagnola cha ha sposato un piemontese, ma di quel Piemonte “alto”, sembra addirittura walser, che aveva in sé la cocciutaggine e la ruvida dolcezza del pane di segale delle genti venute dalla Valle del Goms”. Una cucina “bastarda” , o meglio “anarchica” da cui Giorgio Rava ha tratto il  suo Dna culinario, aggiungendo alle memorie famigliari  la  sua personale propensione  alla baldoria, alle disfide con gli amici ai fornelli, ai piatti sperimentali alla cui base spesso sta il suo orto “cui attendo con le cognizioni di mio padre e di un diploma di Perito Agrario su un terra magra di montagna”. Quando insegnava lettere consigliava ai suoi alunni di prestare attenzione allo stretto e potente legame tra palato e letteratura: dagli etilici vapori de L’Assommoir di Zola  alla fame del Riccetto della Vita violenta di Pasolini, o a quella della famiglia dei Braida de La malora di Fenoglio, ma anche il Manifesto della Cucina Futurista e il risotto alla milanese di Carlo Emilio Gadda. Del resto, e sono parole sue “ la vita è un minestrone o una bouillabaisse; noi ne siamo i cuochi e  sta a noi condirla, farla più o meno saporita, trovarne i giusti ingredienti”. Alberto Gozzi scriveva che le ricette di Rava sono “veramente anarchiche, libere da ogni espressione di regole fondamentali, come ad esempio le grammature degli ingredienti”. Da una Guerra di Piero a base di Bettelmatt a una Catalana con tanto di omaggio a Orwell, da una salsiccia Candelora a una pasta con il formaggio erborinato del Mottarone si passa alle maliziose ostriche alla Chateau d’If del conte di Montecristo. Che dire poi dei tanti piatti a base di pesce di lago e di mare, alla pietanza dedicata alla rivolta dei marinai russi di Kronštadt contro il potere sovietico per un socialismo libertario, alle patate Van Gogh e alla zuppetta alla Bakunin per finire con il dolce Morte al Kaiser in onore di Guglielmo Oberdan, patriota irridentista triestino? Il libro di Giorgio Rava si legge con un certo languore. Per la  sua capacità affabulatoria, certamente, ma anche per l’induzione a provare le delizie che propone in chiave, appunto, “anarchica”.

Marco Travaglini

Le donne del Medioevo protagoniste della Festa del libro medievale e antico

“Uno spirto celeste, un vivo sole”

A Saluzzo. Dal 21 al 23 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

“Uno spirto celeste, un vivo sole”: e cosa di meglio e più esplicito che i versi del Petrarca dedicati alla donna amata (dal “Canzoniere”“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi”) per introdurci alla seconda edizione della “Festa del libro medievale e antico” dedicata alle “donne nel Medioevo” e che si terrà da venerdì 21 a domenica 23 ottobre prossimi a Saluzzo (Cuneo)? Manifestazione libraria e fieristica, nata nel 2021 per raccontare e approfondire la cultura e la storia medievale (Saluzzo, capitale dell’omonimo Marchesato, è città medievale per eccellenza) attraverso romanzi, saggi, lezioni magistrali, spettacoli, performance, concerti, momenti conviviali, azioni pittoriche, laboratori (per adulti, bambine e bambini), occasioni di giochi a tema e gare di scacchi (gioco che giunse in Europa intorno all’anno 1000), la rassegna – cui interverranno tantissimi ospiti fra i più illustri del panorama storico, culturale e letterario italiano – è promossa dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo” e dalla “Città di Saluzzo”, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro” di Torino, che ne cura il programma, e la locale “Fondazione Amleto Bertoni”. Perché la dedica alle “donne nel Medioevo”? “Per cercare di esplorare tutto ciò che caratterizzò la figura femminile in questo periodo storico – rispondono gli organizzatori – e per omaggiare Chiara Frugoni, scomparsa nell’aprile scorso e una delle più note e apprezzate medievaliste, non solo in Italia, ospite acclamata nell’edizione 2021, quando tenne una ‘lectio magistralis’ sulle forti personalità femminili nel Medioevo”. Quartiere generale della rassegna sarà anche quest’anno “Il Quartiere ex-Caserma Musso” al civico 1 di piazza Montebello, al cui interno si terrà lo spazio espositivo (con case editrici, librerie antiquarie ed enti culturali in arrivo, sabato 22 e domenica 23, da tutt’Italia), nonché un allestimento dedicato a figure femminili emblematiche del Medioevo, da Santa Caterina da Siena (solo per citarne alcune) a Giovanna d’Arco, fino a Caterina de’ Medici e a Matilde di Canossa.

Anche quest’anno gli esercizi commerciali cittadini ospiteranno titoli di libri selezionati sul tema, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi.

Ad aprire i giochi, venerdì 21 ottobre (ore 18) al “Cinema Teatro Magda Olivero”, sarà il giornalista e storico Paolo Mieli,  con una lezione tratta dal suo nuovo libro “Ferite ancora aperte” (Rizzoli), che parte dal periodo romano e dal Medioevo, fino alla storia del Novecento, alla ricerca di quelle lesioni del passato che ancora fanno sentire le proprie conseguenze, per riflettere su come le ferite difficilmente si cicatrizzano con il procedere della storia (prenotazione consigliata, www.eventbrite.it ). A precedere l’appuntamento con Mieli, una grande azione di “pittura collettiva” a tema (con oltre mille studenti delle scuole primarie e secondarie del Saluzzese), sulla vasta superficie pittorica dell’area pedonale di corso Italia, a cura del “Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli”, da sempre partner del “Salone del Libro”. Tantissimi gli ospiti, si diceva, e ricchissimo e vario il carnet degli appuntamenti. Tante anche le curiosità e le novità sulle iniziative ispirate alle atmosfere medievali: le cene medievali, le rappresentazioni dei mestieri medievali, i concerti a cura del “Marchesato Opera Festival” e del “Coro Gregoriano Haec Dies” di Alba, l’iniziativa “Facciate parlanti” (itinerari alla scoperta degli affreschi nei palazzi del centro storico), lo spettacolo di falconeria, che tanto successo riscosse nella prima edizione della Festa, le performance di saltimbanchi, giocolieri e suonatori grazie alla collaborazione con il festival “Mirabilia”, proiezioni di film, laboratori di antichi mestieri e molto altro. Quasi tutti gli appuntamenti sono gratuiti. Info e dettagli sul programma, nella sua completezza: www.salonelibro.it e www.visitsaluzzo.it . Ancora da ricordare un gradito ritorno: quello di Franco Cardini,  storico e saggista, docente di Storia medioevale all’“Università di Firenze”, con una lectio magistralis nella serata conclusiva di mercoledì 26 ottobre (ore 18) dal titolo “Le donne e il potere nel Medioevo”, che si terrà negli ambienti medievali dell’ex convento di “San Giovanni” (prenotazione consigliata: www.eventbrite.it , tel. 348/0707998).

g. m.

 

Nelle foto:

–      spazio espositori

–       Immagine guida evento

–       Chiara Frugoni

Massimiliano Gissi, viaggio in un mondo fantastico alla galleria Malinpensa by Telaccia

Un viaggio in un mondo fantastico è quello attraverso il quale ci conduce l’artista Massimiliano Gissi nella personale a lui dedicata dalla Galleria Malinpensa by Telaccia, a partire dal 18 fino al 29 ottobre prossimi, nella sede torinese di corso Inghilterra 51.

La fantasia in questo artista risulta di primaria importanza nel suo operare, in quanto egli esegue, con uno spiccato senso della composizione, una pittura originale caratterizzata dall’uso di vari materiali riciclati,  quali stoffe, passamanerie, bottoni e metalli, senza timore di uscire dagli schemi e dalle mode, spinto dal sentimento e dal suo gusto personali.

I temi che l’artista affronta sono spesso soggetti di felice estro compositivo e di fresca modernità, frutto di una ricerca immediata e originale. Ne risultano creazioni giocose, ricche di vibranti cromatismi, di simboli e di significanti che trovano loro completamento in una realizzazione piena di vitalità. Ne nascono scene che sono in parte fuori della realtà e che si colorano di gioiosa positività. L’universo di Massimiliano Gissi trova espressione in un mondo fantastico in cui la struttura prospettica si accompagna ai contrasti tra l’intervento scenico e la forza descrittiva, che si fondono in una ricerca di materiali costante.

In un clima di spettacolare aspetto scenografico e tecnico le creazioni di Massimiliano Gissi presentano al visitatore della mostra tutto il loro potenziale emotivo, evidenziando un mondo fantastico che si esprime sia nello spazio pittorico, sia in quello scultoreo. I colori risultano accesi, gli elementi materici vitali si accompagnano a simboli fascinosi capaci di conferire alla composizione un tono giocoso e fantastico che aumenta lo stupore del fanciullino, quel fanciullino pascoliano presente in ognuno di noi.

L’artista ricerca e trova un suo mondo fantastico in cui la struttura prospettica, i contrasti tra la forma  descrittiva e l’intervento segnico si fondono con la resa tecnica e la ricerca costante e assidua sull’uso dei materiali.

Tra le opere in mostra si ricordano alcuni quadri ispirati a personaggi quali il barone di Munchausen, Hemelin’s dream”, che evidenzia il riferimento al pifferaio magico, e “The comedy of art”. Non mancano neanche riferimenti alle maschere,  quale quella del Carnevale di Putigliano, che emerge nel quadro intitolato “To the end of time”, ispirato a Farinella.

Tra le sculture  emerge “La bottega dei giocattoli”, opera risalente al 2022, sotto forma di tecnica mista.

Il suo percorso evoca un ampio gioco di luci e di colori, capaci di conferire all’opera la capacità di facilitare il fantasticare e il sognare a occhi aperti.

Mara Martellotta 

Sapori d’autunno tra jazz, arte e pizze contemporanee

PIANOB ospita ancora una volta l’innovazione della musica manouche interpretata in live dal duo Alessandro Di Virgilio (di AccordiDisaccordi) e Giacomo Rosso, con le suggestioni di gusti mediterranei rappresentati dalle pizze contemporanee create a doc dal suo eccellente pizzaiolo Angelo.

Un mix di tre tipi di pizze variegate tra loro, con le commistioni dei sapori e dei profumi della zucca, delle castagne, dei funghi e delle noci, capaci davvero di deliziare anima e gusto .
Fra i protagonisti della serata esporrà le sue opere anche l’artista Fabrizio Riccardi.

Un momento davvero unico questo, capace di far incantare e riaffiorare lo spirito di una Torino che vanta l’ospitalità storica del jazz, del gusto e dell’arte.
Non potete mancare a questo appuntamento amabilmente autunnale !!!!
Incentiviamo la città avallando la bellissima iniziativa che il PIANOB ha creato per noi, presenziando quindi numerosi a questo evento unico nel suo genere, al fine di riabbracciare i valori preziosi che la contraddistinguono, essendo così anche grati ai locali come questo per aiutarci a farlo.

PIANOB : via Mazzini 23/C
Chiamare per prenotazioni il numero : 011.884377

“Nuove voci: dentro & fuori” Il “Salone del Libro” di Torino oltrepassa i confini

Per promuovere la cultura e la letteratura italiana nel mondo

Dal 19 ottobre al 21 novembre

Occasione: la “XXII Settimana della Lingua italiana nel mondo”, celebrata dal 17 al 23 ottobre e dedicata a “L’Italiano e i giovani”. Si inserisce in questa lodevole cornice il nuovo progetto del “Salone Internazionale del Libro” di Torino”, dal titolo “Nuove voci: dentro & fuori”, promosso dal “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale”, in collaborazione con gli “Istituti Italiani di Cultura all’estero (ICC)”. Tre tappe e tre città europee coinvolte, insieme a due scrittrici e a uno scrittore made in Italy che il progetto porterà oltre i confini del nostro Paese, per creare momenti speciali di conoscenza della narrativa italiana contemporanea, attraverso appuntamenti aperti a lettrici e a lettori di tre città europee, condotti da scrittori, giornalisti, studiosi e giovani influencer letterari stranieri. Il tutto coinvolgendo gli istituti e i luoghi simbolo della scena culturale locale. Protagonisti saranno: Irene Graziosi a Vienna (19 ottobre), Lorenza Pieri a Edimburgo (27 ottobre), Vincenzo Latronico a Oslo (21 novembre).

La prima a partire per altri lidi (in valigia il compito importante di stimolare una riflessione sul valore della cultura italiana e la sua capacità di dialogare con le altre culture), sarà, mercoledì 19 ottobre, la scrittrice e social writer, Irene Graziosi, che sarà ospite dell’“Istituto Italiano di Cultura di Vienna” per raccontarsi e parlare del suo primo romanzo “Il profilo dell’altra” (e/o Edizioni). La srittrice, romana di nascita e milanese d’adozione, dialogherà con Jaqueline Scheiber, scrittrice viennese e “content creator” sui temi di scrittura e moda. A moderare il confronto sarà Silvia Chiarini, responsabile sella sezione italiana della libreria “Hartliebs Bücher”.

Giovedì 27 ottobre la scrittrice, giornalista e traduttrice Lorenza Pieri (origini toscane ma naturalizzata americana) sarà accolta all’“Istituto Italiano di Cultura di Edimburgo”, prima “Città UNESCO” della Letteratura, dove, in conversazione con la studiosa e scrittrice multilingue Esa Aldegheri, racconta il romanzo “Il giardino dei mostri” (e/o, Edizioni, 2019), tradotto in inglese e che fu candidato al “Premio Strega”. Sarà l’occasione anche per annunciare il suo più recente romanzo “Erosione”, sempre edito da e/o.

Lunedì 21 novembre, infine, lo scrittore e traduttore Vincenzo Latronico, autore di romanzi che, come “Ginnastica e rivoluzione” e “La Cospirazione delle colombe”, hanno ottenuto diversi riconoscimenti in Italia, sarà ospite dell’“Istituto Italiano di Cultura di Oslo”, in collaborazione con l’“Università” della capitale norvegese. Lo scrittore romano presenterà il suo ultimo romanzo “Le perfezioni” (Bompiani) agli studenti di italiano e al pubblico, in dialogo con Astrid Nordang, scrittrice e traduttrice dal tedesco e dall’italiano, vincitrice del “Kritikerprisen 2021”(Premio dei Critici) per la traduzione di “Lessico familiare” di Natalia Ginzburg.

I tre appuntamenti, che si svolgeranno in italiano e inglese, saranno trasmessi in differita, creando un vero e proprio “minifestival di letteratura online”, su SalTo+, la piattaforma digitale del “Salone del Libro”.

“Tutte le lingue – scrive bene Francesca Mancini, responsabile dei ‘progetti speciali’ del ‘Salone’ – hanno una propria voce e una propria sonorità, è attraverso le parole che si raccontano mondi, vissuti e si costruiscono spazi di confronto. Con le parole si aprono varchi e si tessono relazioni. Le parole sono pezzi di puzzle che creano libri, film, canzoni, coreografie, testi teatrali… Sono queste sublimazioni e sintesi che determinano la cultura di un paese e il suo immaginario. Conoscere la produzione culturale di un paese vuol dire accedere alla sua gente, alle sue tradizioni, al suo sguardo sul domani. Mettere in relazione culture diverse significa provare a disegnare insieme un futuro migliore e più inclusivo”. Un’altra importante sfida per il nostro “Salone”.

Info: www.salonelibro.it

g.m.

Nelle foto:

–       Lorenza Pieri

–       Irene Graziosi, Copy Bekka Gunther

–       Vincenzo Latronico, Copy Marcus Lieder

Pietro Gazzera tra archivi e memorie

La Fondazione Romano Gazzera prosegue il progetto di valorizzazione del proprio patrimonio archivistico dal titolo
“Pietro Gazzera tra archivi e memorie” con un evento di orientamento agli studi universitari aperto agli studenti delle
classi quinte dei licei e degli istituti professionali della Città di Cirié, che si terrà giovedì 20 ottobre a Palazzo D’Oria.
Attraverso un incontro che avverrà negli storici locali comunali di Palazzo D’Oria, i rappresentanti dei Corsi di laurea
triennale e magistrale del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino illustreranno agli studenti l’offerta
formativa che trova nell’archivio Gazzera importanti spunti di riflessione.

Seguiranno due interventi di professionisti del settore, che porteranno alcuni esempi concreti di lavoro nell’ambito
della valorizzazione del patrimonio archivistico italiano.

Questo evento persegue gli scopi della Fondazione in quanto, da un lato valorizza il corpus di opere pittoriche – lascito
di Romano Gazzera – come fondo esemplare per gli studiosi delle arti visive e dei beni culturali del territorio, dall’altro
permette di avvicinare il pubblico in età di formazione al fondo Pietro Gazzera, censito e inventariato tra il 2018 e il
2021, il quale rappresenta un prezioso bagaglio di testimonianze inedite che ci si augura possano essere oggetto di
ricerca, studio e comunicazione nell’ambito della formazione e della professione storico-archivistica.

Incontro di orientamento organizzato dalla Fondazione Romano Gazzera
destinato a Istituti di Istruzione Superiore della Città di Ciriè
realizzato con il contributo di Regione Piemonte, Fondazione CRT, Bene Banca
e con il patrocinio di Città di Cirié, Dipartimento di Studi Storici dell’Università
degli Studi di Torino, Città di Bene Vagienna, Associazione Amici di Bene Onlus
Presso Palazzo D’Oria, Corso Martiri della Libertà 33, 10073 Cirié (TO)

PRIMO TURNO 9.00 – 10.30
Ore 9.00 | Loredana Devietti – Sindaco di Cirié
Accoglienza e saluti istituzionali
Ore 9.10 | Giorgio Gagna – Fondazione Romano Gazzera
Presentazione del progetto “Pietro Gazzera tra archivi e memorie”
Ore 9.15 | Giuseppe Novero – Giornalista e autore
Il patrimonio storico e artistico della famiglia Gazzera
Ore 9.25 | Maria Luisa Sturani – Corso di laurea in Beni culturali
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 9.40 | Marino Zabbia – Corso di laurea in Storia
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 9.55 | Leonardo Mineo – Corso di laurea in Scienze del libro,
del documento e del patrimonio culturale
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 10.10 | Silvia Cavicchioli – Corso di laurea magistrale in
Cultural heritage and creativity for tourism
and territorial development
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Programma dell’incontro
(doppio turno di presentazioni)

Ore 10.25 |
Testimonianze di professionisti
Rosanna Cosentino – Acta Progetti
Il progetto di riordino archivistico del fondo Pietro Gazzera
Lucio Valent – Storico ricercatore
La professione dello storico ricercatore
Ore 10.45 |
Q&A e saluti finali
SECONDO TURNO
11.00 – 12.30
Ore 11.00 |
Loredana Devietti – Sindaco di Cirié
Accoglienza e saluti istituzionali
Ore 11.10 |
Giorgio Gagna – Fondazione Romano Gazzera
Presentazione del progetto “Pietro Gazzera tra archivi e memorie”
Ore 11.15 |
Giuseppe Novero – Giornalista e autore
Il patrimonio storico e artistico della famiglia Gazzera
Ore 11.25 |
Maria Luisa Sturani – Corso di laurea in Beni culturali
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 11.40 |
Marino Zabbia – Corso di laurea in Storia
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 11.55 |
Leonardo Mineo – Corso di laurea in Scienze del libro, del documento
e del patrimonio culturale
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 12.10 |
Silvia Cavicchioli – Corso di laurea magistrale in Cultural heritage
and creativity for tourism and territorial development
Presentazione dei programmi formativi e dei profili in uscita
Ore 12.25 |
Testimonianze di professionisti
Rosanna Cosentino – Acta Progetti
Il progetto di riordino archivistico del fondo Pietro Gazzera
Lucio Valent – Storico ricercatore
La professione dello storico ricercatore
Ore 12.45 |
Q&A e saluti finali
A seguire, per chi desiderasse,
visita guidata di Palazzo D’Oria
.
La partecipazione all’incontro sarà riservata agli studenti e al personale scolastico o
coinvolto nel progetto. L’accesso ai locali di Palazzo D’Oria sarà contingentato e gratuito
negli orari indicati.
Per informazioni
fondazione@romanogazzera.it
codice fiscale: 97806910010
Piazza Vittorio Veneto 16/bis, 10123 Torino
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Regno Sardo Piemontese, la politica estera per la prima volta oltre la tutela dei confini

 

Carlo Alberto per la grazia di Dio Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme…con lealtà di Re e con affetto di padre… prendendo unicamente consiglio dagli impulsi del Nostro cuore, …avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo in forza di Statuto e legge fondamentale, perpetua ed irrevocabile della Monarchia, quanto segue…

Lo Statuto del Regno o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia, meglio noto come, Statuto Albertino, entrò in vigore il 4 marzo 1848. Successivamente con la Fondazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861, divenne la Carta fondamentale.

 La politica estera del Regno di Piemonte e Sardegna negli anni precedenti e durante la I Guerra d’Indipendenza è rigorosamente legata al sovrano in carica, Carlo Alberto di Savoia-Carignano.

Mentre dal punto di vista politico e delle strutture dello Stato, si possono evidenziare tre fasi: la restaurazione attuata nel 1815 da Vittorio Emanuele I; la politica riformistica di Carlo Alberto e la concessione dello Statuto (1848); lo sviluppo in senso liberale nel decennio 1849-1859.

Una svolta importante nella situazione generale del Regno Sardo Piemontese fu data dalla politica riformatrice di Carlo Alberto durante tutto il suo regno (1831-1849).

Le riforme legislative e amministrative, come, l’istituzione di un Consiglio di Stato, la promulgazione di un codice civile, di commercio e penale. Furono affiancate da dei provvedimenti economici, i quali andarono maggiormente incontro alle esigenze dei ceti borghesi, come l’abolizione del divieto di esportare seta greggia, l’adozione di tariffe doganali ridotte rispetto a quelle precedenti , la diminuzione del dazio sul grano, la stipula di ventisei nuovi trattati commerciali con alcuni Stati d’Europa e d’America. Così espandendo la propria politica estera fuori dal proprio regno.

Sofia Scodino

A ‘NotizieOggi Lineasera’ su ‘Canale Italia’ torna Maurizio Scandurra

TELEVISIONE

Il popolare giornalista e opinionista cattolico, spesso ospite a ‘La Zanzara’ di Giuseppe Cruciani, è ospite del talk-showcondotto da Vito Monaco venerdì 21 ottobre.

Venerdì 21 ottobre dalle 20.00 alle 22 in diretta nazionale su ‘Canale Italia’ torna ospite a ‘NotizieOggi Lineasera’, con tua la sua dirompente vis verbi e carica analitica, Maurizio Scandurra, il giornalista e saggista cattolico spesso ospite de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’ condotta dalla coppia d’attacco Giuseppe Cruciani e David Parenzo.

Nel salotto televisivo allestito nello Studio 12 di Padova (il più grande del Nord Italia dopo quelli di ‘Mediaset’ a Cologno Monzese, nel Milanese), all’interno del programma magistralmente condotto dal Direttore delle News della rete Vito Monaco (giornalista seguitissimo e di lungo corso insignito di tutte le maggiori onorificenze di Stato), l’argomento cardine della puntata è: ‘Tutta colpa di Putin?’.

Per me assolutamente no”, esordisce schietto Maurizio Scandurra. “Il problema vero – riflette con dovizia di argomenti il saggista – sono gli americani, il loro finto liberalismo che si chiama invece delirio di onnipotenza liberistico, la brama di dominio assoluto globale spacciata per strategia della verità in nome della libertà. Putin resta il solo leader cristiano presente al mondo, l’unico che ha il coraggio di parlare di Dio: il demonio sta di casa al di là dell’Atlantico. Se il pianeta è privo di valori, ha distrutto il diritto divino e umano, ha violentato e dissacrato l’istituzione della famiglia mettendo al mondo una masnada di trogloditi fautori dell’ideologia teorica del gender, lo dobbiamo agli Usa e all’abominio della diffusione di una pericolosa informatica e tecnologia del contatto prona al loro pensiero unico dominante con cui Biden e Compagni, in tutti i sensi, hanno annebbiato e annichilito lo spirito critico dei popoli occidentali contemporanei”.

Questo, in sintesi, il modo di vedere le cose del grintoso opinionista (che cura altresì ai microfoni di Francesco Vergovichuna rubrica settimanale sul canale nazionale 253 di ‘Radio RadioTv’) che ne parlerà in studio insieme ad altre autorevoli voci tra cui Francesco Carraro (avvocato e giornalista de ‘La Verità’), Ornella Mariani (Storica, studiosa e politologa), Antonio Maria Rinaldi (Parlamentare Europeo) e il noto cantautore Giuseppe Povia.

Oltre che su ‘Canale Italia’ e su ‘Sky’, ‘NotizieOggiLineasera’, scritto e condotto da Vito Monaco con la regia di Giuliano Tristo (con le consuete videopillole editoriali settimanali dello stesso Scandurra), va in onda anche in diretta mondiale su YouTube sul canale video dell’emittente. Le fotografie di studio sono di Federico Badoer.

Maggiori informazioni sul sito www.canaleitalia.it