CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 312

Il teatro Astra si apre per le prove di “Processo Galileo”

Regia di Andrea De Rosa e Carmelo Rifici

Il teatro Astra apre al pubblico le prove di “Processo Galileo”, martedì 20, mercoledì 21 e giovedì 22 settembre prossimi  . Appuntamento in via Rosolino Pilo dalle 16 alle 19.

La guerra, la pandemia, la crisi energetica, l’emergenza climatica sono elementi di forte preoccupazione che paiono invitare alla chiusura e all’isolamento. Cosa risulta fondamentale nel nostro tempo? La risposta spetta, è vero, al singolo individuo ma il rischio più grande è che si trascuri la centralità della cultura per la vita della comunità intera. L’arricchimento individuale conosce molte strade, ma esiste un luogo in cui la cultura viene prodotta, riprodotta, vissuta, consumata e conservata. Questo luogo è  il teatro, al centro della vita della città.

Da questa riflessione compiuta da Andrea De Rosa nascel’iniziativa da parte del TPE Teatro Astra che, da martedì  20 agiovedì  22 settembre, dalle 16 alle 19, permetterà al pubblico di assistere alla creazione artistica nel suo divenire. Durante questi giorni coloro che visiteranno il teatro potranno richiedere informazioni, acquistare biglietti o abbonamenti.

Già da inizio settembre i due registi Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, con la squadra di collaboratori, drammaturghi, tecnici e attori, sono impegnati nella costruzione di “Processo a Galileo”, lo spettacolo di debutto della Stagione TPE, che andrà in scena dal 12 al 20 novembre.

La proposta del teatro Astra di apertura al pubblico vuole, così, sottolineare la centralità che il teatro ha nella vita di una città, un piacere al quale non bisogna assolutamente rinunciare. A teatro ci si confronta prima di tutto con se stessi, poi con il prossimo, con altre persone e più pensieri possono suggerire tante possibili domande ed altrettante risposte.

Mercoledì 21 settembre anche la scuola entrerà in scena al teatro Astra. Nel pomeriggio, in caffetteria, il direttore del TPE, Andrea De Rosa, insieme a Sergio Ariotti, direttore del Festival delle Colline Torinesi, incontreranno i docenti per la presentazione e l’approfondimento della stagione “Buchi Neri”, che ha, quale fil rouge, la riflessione sul rapporto con la verità scientifica.

Alle sei produzioni tematiche si aggiungeranno molti altri appuntamenti, per un totale di 29 spettacoli che gli insegnanti avranno modo di conoscere di prima mano per poter scegliere quali recite dedicare ai loro studenti e su quali argomenti realizzare incontri di riflessione e  di condivisione didattica.

Mara Martellotta

I film di Rai Cinema donati al museo della Mole

Sono tredici i film che Rai Cinema dona alla cineteca del Museo Nazionale del Cinema di Torino. A presentare la donazione, avvenuta nell’area conferenze del Museo, erano presenti Paolo Del Brocco, amministratore delegato Rai Cinema insieme ad Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema. Con loro un ospite d’eccezione, il regista Gianni Amelio che ha diretto uno dei film donati al Museo, La tenerezza, e in tour in questi giorni per promuovere il suo nuovo film, Il signore delle formiche, al cinema dall’8 settembre con 01 Distribution. 

 

Dopo la donazione nel dicembre 2015 al MoMA di New York, questa è la seconda occasione in cui Rai Cinema offre ad un Museo alcuni dei film più significativi della sua produzione.
Oltre a La tenerezza di Gianni Amelio, fanno parte della donazione altri film d’autore italiani coprodotti da Rai Cinema, apprezzati dalla critica e dagli spettatori in questi ultimi anni e da oggi a disposizione dell’ampio pubblico del Museo: ll traditore di Marco Bellocchio, Terraferma di Emanuele Crialese, Il campione di Leonardo D’Agostini, Dogman di Matteo Garrone, Martin Eden di Pietro Marcello, Il giovane favoloso di Mario Martone, La mafia uccide solo d’estate di Pierfrancesco Diliberto “Pif”, Le meraviglie di Alice Rohrwacher, Fuocoammare di Gianfranco Rosi, Il primo re di Matteo Rovere, Educazione siberiana di Gabriele Salvatores e Il capitale umano di Paolo Virzì. 

Film molto diversi tra loro per tematiche e linguaggi ma uniti da una caratteristica comune, quella di riuscire a restituire allo spettatore una fotografia autentica della società e dell’identità del nostro Paese attraverso immagini, emozioni e memoria. Una raccolta che contribuirà ad arricchire un patrimonio culturale, quello del Museo Nazionale del Cinema, riconosciuto tra i più importanti al mondo.

“Film differenti per linguaggi e registri narrativi, realizzati da alcuni dei registi più interessanti e significativi di questi anni – ha spiegato Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema. Si tratta di un corpus non esaustivo ma esemplificativo e variegato delle produzioni a marchio Rai. Uno sguardo in grado di consegnare la pluralità dei diversi punti di vista degli autori e che rimarrà sospeso e protetto nel tempo grazie al lavoro del Museo e alla funzione che ricopre. L’auspicio è che questi film possano contribuire alla funzione che il Museo Nazionale del Cinema ha ricoperto negli ultimi anni e dovrà continuare a svolgere in futuro trovando la giusta collocazione di queste testimonianze per essere esposte e correttamente comunicate al pubblico”. 

“È una donazione molto importante, che arricchisce le nostre collezioni – hanno sottolineato Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema. Sono tutti autori di grande rilievo, che hanno realizzato opere di innegabile valore, tutte prodotte da Rai Cinema che siconferma un produttore attento al cinema d’autore di qualità e che ringraziamo per aver scelto la nostra istituzione, seconda solo alla donazione fatta al MoMA di New York. Il valore sentimentale è ancora più forte perché negli anni passati quasi tutte queste pellicole sono state presentate in anteprima al Cinema Massimo o nei festival che il museo organizza”. 

Monumenta Italiae, quattro incontri per il patrimonio

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19 settembre – 10 ottobre 2022 ore 18

 

Palazzo Madama – Sala Feste

Piazza Castello, Torino

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica propone, dal 19 settembre al 10 ottobre 2022 alle ore 18, il ciclo di appuntamenti in museo Monumenta Italiae. Quattro incontri per un patrimonio.

 

L’iniziativa, a ingresso gratuito, organizzata in collaborazione con l’Associazione Amici della Biblioteca d’Arte dei Musei Civici di Torino – Fondazione Torino Musei, ha lo scopo di sensibilizzare la collettività sull’importanza e sul ruolo della Biblioteca d’Arte e dell’Archivio storico e fotografico dei Musei Civici di Torino. Le biblioteche e gli archivi sono una bussola per orientarsi nella complessità del nostro patrimonio culturale che non possiamo considerare per frammenti isolati. Senza le biblioteche, non solo i musei, ma tutta la nostra storia, fatta di oggetti, persone, luoghi, diventerebbe incomprensibile. Ne sono una prova tangibile i monumenti che popolano le nostre piazze e che raccontano momenti e personaggi della storia di una città, di una nazione, a cui prestiamo spesso scarsa attenzione, ma che nei rivolgimenti della storia o negli eventi della cronaca riprendono il loro valore simbolico e diventano a volte oggetto di contestazione e anche di distruzione. Solo gli strumenti della conoscenza, che ci offrono biblioteche e archivi, aiutandoci a comprendere e contestualizzare gli oggetti della storia, conservano la prospettiva del tempo.

Gli appuntamenti

 

19/09/2022 ore 18: L’archivio fotografico di Lorenzo Rovere ai Musei Civici Di Torino.  Casi di studio per la pittura piemontese tra Medioevo e Rinascimento, Savigliano, L’Artistica Editrice, 2022.

Con Simone Baiocco, Serena D’Italia, Jacopo Tanzi, autori del volume. Introduce: Gelsomina Spione, Dipartimento Studi Storici dell’Università di Torino. Modera: Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama

La Biblioteca d’Arte e l’Archivio storico e fotografico dei Musei Civici di Torino conservano un materiale ricchissimo: è la base di partenza per conoscere la storia del patrimonio della città e le personalità (direttori, donatori, appassionati, studiosi) che quel patrimonio hanno tutelato, studiato, accresciuto e messo a disposizione della comunità. Il volume, il secondo della collana dei Quaderni dell’Associazione Amici della Biblioteca, mette a fuoco la figura di Lorenzo Rovere direttore dei Musei Civici torinesi (Galleria d’Arte Moderna e Museo d’Arte Antica) tra il 1920 e il 1929. La sua figura schiva, di studioso che non amava apparire, è rimasta finora poco nota, anche se le sue ricerche sono state molto importanti. I suoi libri, i suoi appunti e le sue fotografie sono entrati a far parte del patrimonio pubblico e costituiscono il nucleo storico dell’Archivio e della Biblioteca d’Arte dei Musei Civici torinesi.

26/09/2022 ore 18: Nettuno e Mercurio. Il volto di Trieste nell’800, Venezia, Marsilio, 2022.

Con Paolo Possamai, autore del volume. Modera: Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama

Il volto urbano di una delle città tra le più affascinanti, atipiche e bizzarre, raccontato per la prima volta attraverso una narrazione mitologica e fotografie inedite realizzate da Fabrizio Giraldi e Manuela Schirra, per spiegare uno degli episodi urbani più significativi del neoclassicismo in Europa.

Che cosa racconta Trieste? La sua identità è rivendicata ogni dove sui palazzi dei mercanti e delle pubbliche istituzioni

3/10/2022 ore 18: Giù i monumenti? Una questione aperta, Torino, Einaudi, 2022.

Con Lisa Parola, autrice del volume.  Introduce: Gianluca Cuniberti, direttore del Dipartimento di Studi storici, professore ordinario di Storia antica, Università di Torino. Modera: Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama

Stalin, Roosevelt, Saddam: i monumenti crollano. Quando la storia cambia direzione, le statue tornano ad avere voce. Una voce talmente forte che spinge a cancellare ciò che nel presente è ritenuto troppo doloroso. Una scelta che fa discutere. Oggi più che mai abbiamo cambiato il modo di guardare ai monumenti. Non più solo ricordo del passato ma anche informazione preziosa sul presente.

10/10/2022 ore 18: Statue d’Italia. I. Storia della statuaria commemorativa pubblica dal Risorgimento alla Grande Guerra, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2022.
Con Renzo Villa e Giovanni Carlo Federico Villa, autori del volume

Il più grande museo italiano, diffuso su tutto il territorio nazionale. Un museo ai più ignoto, o indifferente; sovente trascurato, umiliato, trasferito; e però ancora conservato, restaurato, qualche volta ammirato. Un museo che, anno dopo anno, continua ad arricchirsi di nuove opere e di nuovi protagonisti. Siamo così abituati alla presenza dei monumenti che non li degniamo più di uno sguardo. È il destino dei monumenti commemorativi che caratterizzano, più di ogni altro, il nostro paese. Perché è l’Italia, con la sua esperienza monumentale, ad avere impostato un modello che poi tutto il mondo ha seguito.

Simone Baiocco, storico dell’arte e curatore, è conservatore per le arti dal XIV al XVI secolo a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica. È stato direttore del Palazzo dei Musei di Varallo e professore a contratto di Museologia nell’Università del Piemonte Orientale. I suoi ambiti di ricerca prediletti sono legati alla cultura figurativa dell’area piemontese del tardo Gotico e del Rinascimento, temi cui sono dedicate in massima parte le sue pubblicazioni.

Serena D’Italia, storica dell’arte, si è formata presso l’Università degli Studi di Torino. I suoi ambiti di studio principali sono la pittura piemontese e lombarda tra Quattro e Seicento e la storia del collezionismo.

Jacopo Tanzi, storico dell’arte, ha studiato a Milano, Torino e Padova e si occupa di pittura rinascimentale. Ha scritto del Maestro di San Martino Alfieri, di Gaudenzio Ferrari e di Giacomo Rossignolo. Su quest’ultimo pittore sta preparando uno studio storico-critico.

 

Gelsomina Spione, insegna Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi Torino. I suoi ambiti di ricerca sono la cultura figurativa piemontese e ligure, tra Seicento e Settecento.

 

Giornalista e storico, Paolo Possamai per 33 anni ha realizzato il proprio percorso professionale nel gruppo Espresso e poi Gedi. Ha diretto i quotidiani veneti il mattino di Padova, la tribuna di Treviso, Corriere delle Alpi, la Nuova di Venezia e Mestre, In precedenza Il Piccolo, storico quotidiano di Trieste. Per oltre venti anni è stato una delle principali firme del settimanale economico di la Repubblica (Affari&Finanza) e ha collaborato con La Stampa. Prima degli incarichi da direttore, era stato inviato speciale dell’allora gruppo Espresso. Dopo l’uscita da Gedi, si dedica a consulenze strategiche nella comunicazione d’impresa. Collaboratore del canale tv Rai Storia e di Rai Radio 3 per il programma Prima Pagina. Tra i suoi libri ricordiamo Nettuno e Mercurio. Il volto di Trieste nell’800 tra miti e simboli (Marsilio, 2022), Il Caffè Pedrocchi. La storia, le storie (Il Poligrafo, 2015), Caffè Pedrocchi (Skira, 2000), Guida ai luoghi e ai tesori del Santo (De Luca, 1995), Andrea Palladio e il Monte Santo di Vicenza (De Luca, 1994).

Lisa Parola, storica dell’arte. Ha curato progetti di arte pubblica, mostre, campagne fotografiche, workshop e conferenze promuovendo la relazione tra arte, territorio e cittadinanza. È socia fondatrice di a.titolo: un’organizzazione non profit attiva dal 1997 con lo scopo di indagare e sperimentare le potenzialità dell’arte contemporanea nell’ambito della sfera pubblica e sociale.  È stata tra i consulenti culturali per la candidatura di Matera Capitale della Cultura 2019. Negli anni ha inoltre collaborato con istituzioni quali la Fondazione Sardi per l’Arte, la Fondazione Merz e l’Università di Torino.

 

Renzo Villa, si è occupato di storia delle culture scientifiche (pionieristici i suoi studi su Lombroso e l’ideazione della mostra torinese La scienza e la colpa), di vicende mediche e psichiatriche (ultimo libro: Geel, la città dei matti), ma è anche autore di numerose pubblicazioni su aspetti di iconografia e cultura figurativa, oltre ad alcune biografie di artisti. Professore a riposo, è stato anche consulente editoriale e autore di diversi libri scolastici

Giovanni Carlo Federico Villa, Direttore di Palazzo Madama e professore presso le Università di Bergamo e di Udine, è stato componente del Consiglio Superiore per i Beni culturali e Paesaggistici e direttore onorario dei Musei Civici e Conservatoria Pubblici Monumenti di Vicenza. Ha curato numerosi progetti espositivi in Italia, tra cui quelli per le Scuderie del Quirinale di Roma, e all’estero. Autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche e monografie, numerose sono le sue presenze divulgative relative al patrimonio artistico nazionale sui principali canali radiotelevisivi italiani e stranieri.

 

 

 

Info: ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione facoltativa: t. 011 4429629 (da lunedì a venerdì, orario 9,30-13 e 14-16)

e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Open-T: a Moncalieri teatro e letteratura per ragazzi

SPETTACOLI, INCONTRI E LABORATORI PER LA SECONDA EDIZIONE DEL  FESTIVAL DI TEATRO E LETTERATURA PER BAMBINI E RAGAZZI.

Da sabato 17 a domenica 25 settembre a Moncalieri, in provincia di Torino, doppio week end da non perdere con Open-T. La seconda edizione del Festival di teatro e lettura per bambini e ragazzi, ideato, diretto artisticamente e organizzato dall’Associazione Teatrulla, tra Parco Le Vallere(sabato 17 e domenica 18) e Polifunzionale Don P.G. Ferrero (sabato 24 e domenica 25) proporrà un ricco programma di sedici appuntamenti traspettacoli, incontri e letture animate con autori e realtà teatrali provenienti dal Piemonte e dal resto d’Italia. Tra gli ospiti le compagnie Onda Teatro,Kosmocomico Teatro, Santibriganti Teatro, La Baracca Testoni Ragazzi, Teatro dell’Orsa e le autrici e gli autori Silvia Borando, Claudio Gobbetti, Michele Rizzardi, Diana Nikolova, Marco Viale, Annamaria Gozzi, Monica Morini, Giancarlo Macrì, Carolina Zanotti, Mauro Sacco. Una full immersion, nata da diverse sperimentazioni di eventi culturali diffusi e aperti, capace di coinvolgere ed accogliere tutti e saziare chi ha “fame di cultura”. «Open-T è un’occasione per le famiglie di vivere insieme un tempo di benessere e di confronto, per mettersi in gioco, condividere la magia dell’evento culturale e attivare pensieri e processi creativi “in leggerezza”», sottolineano dall’associazione Teatrulla. «Open-T raccoglie molte collaborazioni territoriali e non solo, con enti, progetti e compagnie nazionali con cui siamo felici di condividere prospettive e costruire occasioni. Il Festival nasce per incontrarsi intorno ai temi a noi più cari: il teatro, la promozione della lettura, la cultura formato famiglia e l’abitare spazi verdi ed informali. Non vediamo l’ora di farlo con tutti voi». Il Festival è realizzato in collaborazione con Città di Moncalieri, Casa Zoe, Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese e con i progetti Storie Cucite a mano e Ip Ip Urrà, entrambi selezionati da Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito www.teatrulla.it/festival – info festival.opent@gmail.com 3202578353

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 20

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60


Per l’orizzonte musicale di riferimento di una garage band americana anni ‘60 di liceali… il “management” poteva essere “homemade” il più delle volte. In ogni caso il “manager sveglio” (anche in presenza di un “budget” ridotto all’osso) era quasi sempre molto attivo, audace e capace sul versante di “gigs” e di date delle esibizioni sul territorio. Le “venues” dovevano essere le più diverse; più erano variegate ed assortite, maggiore poteva essere il raggio di azione della band sulle aree limitrofe e oltre. Nella presente sezione discografica compaiono alcune bands che si mostrarono attive principalmente su tipologie di “venues” tipiche della fascia di età dei teenagers o al massimo degli anni del college (teen clubs, feste di fine liceo, feste di college, frat parties, feste in piscina, animazioni musicali “a latere” di eventi sportivi universitari o di premiazioni), quando “in primis” la componente del ritmo la faceva da padrone…

–  The Woolies “Who Do You Love / Hey Girl”  (Dunhill 45-D-4052);

–  The Tears “Weatherman / Read All About It”  (Scorpio 409);

–  The Critters “Mr. Dieingly Sad / It Just Won’t Be That Way”  (Kapp Records K-769);

–  The Liberty Party “Weep On / Get Yourself Home”  (Jerden 787);

–  Head and The Hares “I Won’t Come Back / One Against The World”  (H and H Productions);

–  The Six Pents “Summer Girl / She Lied”  (Kidd 1335);

–  The Smoke Rings “Love’s The Thing / She Gives Me Love”  (Prospect Records 101);

–  The Meen “Say You Love Me / Greenfields”  (Varmint VPB-103);

–  The Skeptics “Apple Candy / Ride Child”  (Kampus K-814);

–  Road[‘]s End “When I Look At You / Why”  (Brahma BR621661);

–  Plain Brown Wrapper “And Now You Dream / You’ll Pay”  (“This is music” Record Company 2114);

–  The Looms “It’s True / I Never Have Seen Snow (from House of Flowers)”  (Montgomery M-009 / M-0010);

–  Baron Thomas and The Blue Crystals “We’ll Be Thru For Ever / Tension”  (Courier Records SS-8150-01);

–  The Druids “Cool, Calm And Collected / Sorry’s Not Enough”  (MNO-101);

–  The Great Lakes “Dangerous Sue McGrew / We’ll Build Our Own Kind Of Love”  (Claridge Records CR-313-D);

–  T.C. Atlantic “Faces / Baby Please Don’t Go”  (Turtle T-1103);

–  The In-Crowd “In The Midnight Hour / Nothing You Do”  (Ronn Records R-1);

–  Shep and The Downbeats “Girl Girl / You’re Never There”  (Satin S-403);

–  The Outcasts “I Wanted You / Little Bitty Man”  (Shore Bird Records SB-1005);

–  The Komons “Caught In The Trap / Why”  (Feature Records 817R-104);

–  The Travelers [IV] “A Message For You / This Happens To Me”  (Rox Records ROX-1001);

–  The Ascots “Who Will It Be? / So Good”  (Frat Records);

–  Stacy’s 5th “My Lovin’ Baby / This Thing”  (Jubilee 45-5540);

–  Fearsome Five “It’s Allright / Yes, I Love You”  (Fearsome 101).

(…to be continued…)

Gian Marchisio

La bella Ardizzina. Camilla Faá di Bruno

Dalle corti di Savoia e Gonzaga al monastero di Ferrara

Personaggio molto legato alle vicende storiche del Monferrato, Camilla (1599 Casale-1662 Ferrara) è entrata nei romanzi e novelle del XIX° secolo ma è tuttora presente nei programmi culturali. La sua vita è evocata nel dramma storico di Paolo Giacometti, la cui prima rappresentazione avvenne al Teatro Nuovo di Firenze il 29-10-1846. Francesco Guasco riportò nelle tavole genealogiche un estratto dalle memorie di Camilla pubblicate nel 1895 ad Alessandria da Giuseppe Giorcelli. A corte era chiamata la bella Ardizzina per il padre giureconsulto Ardicino II°, marito di Caterina del conte di Balzola e Coniolo Bonifacio Fassati. Camilla era prozia del marchese Ferdinando II° Faá, marito di Antonia Maria del marchese di San Giorgio Antonino Gozzani e di Porzia Gambera. Ferdinando Gonzaga, per subentrare alla successione dell’ estinto fratello duca Francesco II°, rinunciò nel 1615 alla porpora cardinalizia.
La cognata vedova duchessa Margherita di Savoia, viste le complicazioni della successione, fu costretta al rientro di Torino presso il padre Carlo Emanuele I°, lasciando alla corte di Mantova la piccola figliola Maria,
scatenando la guerra tra Savoia e Monferrato. La damigella Camilla, letterata e cantante che aveva seguito la duchessa Margherita da Mantova a Torino, fu richiamata a Mantova con altre dame dove abitarono al quartiere delle donne. Durante un ballo a corte, il duca si innamorò di lei e le fece proposta di matrimonio. Intuendo le prossime sventure, Camilla pregò il padre Ardicino di toglierla da corte anche perché era stata promessa ad un ricco signore, Ottavio Valenti, subito allontanato dal duca.
Dopo molti regali e tentativi falliti da parte di Ferdinando, Camilla si convinse ad unirsi in matrimonio a lui. La cerimonia avvenne nel 1616 in gran segreto nella cappella ducale di Mantova e la coppia fu benedetta dal vescovo e parroco di corte Carbonelli.
Unico testimone fu Alessandro Ferrari, aiutante di camera del duca, il quale consegnò a Camilla un documento scritto di proprio pugno da Ferdinando per confermare la legittimità dell’unione. A corte, dove lei utilizzava il sigillo dei Gonzaga ed aveva il titolo di serenissima, scoppiò subito lo scandalo. La vedova duchessa di Ferrara e Maria de Medici, regina di Francia moglie di Enrico IV° e sorella di Eleonora madre del duca, fecero pressione affinché l’abbandonasse e sposasse Caterina de Medici, nipote della regina. Camilla, al quinto mese di gravidanza, fu costretta dal marito a trasferirsi nel castello di Casale e dopo la morte del padre Ardicino le donò il marchesato di Mombaruzzo. Tuttavia cercò di rientrare a Bruno nel castello del fratello, ma dopo venti giorni fu costretta a ritornare a Casale dove nacque il figlio Giacinto Teodoro Gonzaga. Al battesimo, celebrato dal vescovo Pascale di Casale nella cappella del castello casalese, furono padrini il marchese Triulzio e la moglie contessa Barbara del conte Giacomo di Valperga, governatore della locale cittadella. Per ordine del papa Gregorio XV° il vescovo Pascale, con l’appoggio del segretario ducale Mariani, interrogò Camilla tentando di sottrarle l’atto di matrimonio. Visti i rifiuti di lei, falsificarono la deposizione che fu inviata a Roma. Ferdinando si recò subito a Firenze dove ebbe luogo il matrimonio celebrato il 7-2-1617 con Eleonora Caterina de Medici.
Il granduca Cosimo II° de Medici, fratello di Caterina, su pressione del legato pontificio cardinale Serra sollecitò Camilla ad entrare nel monastero del Corpus Domini di Ferrara, dove diventò suor Caterina Camilla il 22-5-1622. Il nuovo matrimonio del duca non fu però benedetto dal cielo, infatti Caterina gli fece scontare il tradimento fatto a Camilla e non ebbero figli. Ferdinando, preso dai rimorsi e maledetto da tutti, morì il 29-10-1626 a 39 anni, mentre la consorte Caterina morì nel 1629 a 35 anni. Il loro figlio Giacinto Gonzaga, riconosciuto a corte e marchese di San Salvatore, morì nel 1630 a soli 13 anni, si pensa di peste o addirittura avvelenato. Dopo 40 anni e ormai sessantatreenne, Camilla morì il 14-7-1662 e fu sepolta nella chiesa del monastero. Consigliata dalla badessa, scrisse le memorie della propria vita in un libretto di 16 pagine che è tra le prime autobiografie scritte di donne. Nonostante le dispense papali, rimase lei la duchessa e l’altra una concubina.
Armano Luigi Gozzano 

Lombriasco, ‘Giubileo’ presenta “Vocinsieme per Nonno Mario”

Un grande evento privato per presentare in anteprima il nuovo Polo Culturale ‘Giubileo Incontri’ omaggiando con il cuore chi c’è stato prima. Ospiti i famosi cantautori Andrea Mingardi e Valerio Liboni.

Sabato 17 Settembre a Lombriasco, nel Torinese, va in scena un grande evento privato a inviti per celebrare in allegria e in compagnia, in una location riservata, la memoria di colui che posto la prima pietra di ‘Giubileo Srl’, punto di riferimento sotto la Mole nel settore dell’arte dell’ultimo saluto.

La storica impresa familiare cittadina, che nel 2023 spegneràinfatti le sue prime 25 candeline, ha scelto di onorare degnamente Mario Scarafia, per gli amici semplicemente Nonno Mario, insieme a un ampio e prestigioso parterre composto da imprenditori, giornalisti, avvocati, commercialisti, medici, scrittori, politici, economisti ed esponenti del mondo dell’arte, della musica, della letteratura, della tv, del teatro e dello sportnazionali.

S’intitola infatti ‘Vocinsieme per Nonno Mario’, l’indimenticato e amatissimo padre dell’Ingegner Luciano Scarafia – Fondatore di ‘Giubileo Srl’ insieme alla moglie Piera – la serata commemorativa con protagonisti due grandissimi nomidella canzone italiana: il cantautore piemontese Valerio Liboni, ex membro storico de La Strana Società, I Nuovi Angeli e I Ragazzi del Sole (autore altresì dell’inno ufficiale del ‘Torino Calcio’), che si cimenterà in una elegante sintesi dei suoi più grandi successi scritti per sé e per altri (tra cui anche Pippo Franco, Fiorella Mannoia, Mal, Dino, Wilma Goich, Little Tony e molti altri) in versione unplugged.

Per poi proseguire con l’energia e la grinta trascinante di Andrea Mingardi, accompagnato sul palco da una strepitosa formazione allargata di ben 13 elementi: la RossoBlues Brothers Band diretta dal Maestro Maurizio Tirelli. Il cantautore bolognese proporrà uno show intenso e delicato insieme, passando dalle sue indimenticate hits sanremesi ai brani condivisi e scritti per Mina, gli Stadio, Gianni Morandi, Ornella Vanoni e moltissimi altri, in un viaggio a ritroso nel tempo fra i cavalli di battaglia del blues, soul e del rock’n’roll.

Siamo onorati di ospitare un evento promosso dai nostri stimati e valenti concittadini che, come noi, credono e s’impegnano da sempre nella promozione dei valori che nella vita contano davvero e fanno la differenza: ambizione, sacrificio, lavoro, coraggio e successo. Un’occasione importante per far conoscere e apprezzare Lombriasco anche da una numerosa platea di personalità d’eccellenza del Piemonte che produce e che si sa distinguere in ambito nazionale e internazionale”, chiosano Il Sindaco Daniele Ronco e il Vice Sindaco Doriano Mina.

Ringraziamo di cuore l’Amministrazione Comunale di Lombriasco per il prezioso e ampio supporto collaborativo offertoci, così come il Presidente della Pro Loco Giacomino Ariatello per il grande sforzo organizzativo sostenuto insieme a tutta la sua instancabile équipe. La riconoscenza è la memoria del cuore, recita un antico adagio, ed è per questo che come Famiglia abbiamo scelto di omaggiare Nonno Mario, prima pietra di ‘Giubileo Srl’. Questa serata è altresì un modo concreto per celebrare il ritorno alla Vita dopo la pandemia, e presentare in anteprima a un pubblico selezionato l’ultima novità in casa ‘Giubileo’: il Polo Culturale ‘Giubileo Incontri’, prossimo al debutto in città e altrettanto pronto a trasformarsi in un propulsore di iniziative legate alla promozione e valorizzazione delle arti umane aggregative”, dichiara entusiasta Serena Scarafia, Presidente del Cda della nota onoranza funebre torinese che per prima ha innovato e rivoluzionato il settore delle esequie In Italia, secondo quel principio del rispetto delle tradizioni in un mondo che cambia che dal 1998 a oggi continua a portarle crescente fortuna facendone un’eccellenza in continua evoluzione.

“Stardust Festival” A Settimo Torinese scorribanda di spettacoli en plein air

Con artisti italiani e internazionali. Eventi tutti gratuiti

Sabato 17 e domenica 18 settembre

Settimo Torinese (Torino)

Indiavolati artisti di strada. In arrivo da tutt’Italia, ma anche da Stati Uniti, Brasile e Jugoslavia. Saranno loro ad animare, in numero considerevole, il nuovo “festival busker” in salsa piemontese. L’appuntamento è per sabato 17 e domenica 18 settembre, con il debutto a Settimo dello “Stardust Festival”: 18 le postazioni di artisti nell’area pedonale che si disloca sulle vie Italia e Roma e piazze limitrofe, con repliche, nella due giorni, dalle 18 alle 24. Gli spettacoli andranno a ripetizione per dare al pubblico l’opportunità di assistere a più perfomance possibili. Tanti i generi coinvolti, con realtà italiane e internazionali: giocoleria, mangiafuoco e acrobazie, magia, clownerie, trampolieri, musica ed improvvisazione, teatro di figura, burattini, statue animate. Oltre agli spettacoli stanziali, come ogni festival busker che si rispetti, l’iniziativa coinvolge anche sei artisti itineranti e, in particolare, quattro trampolieri con la loro stravagante dama, due “one band show”, un clown su monociclo, un giocoliere itinerante: il loro compito sarà quello di animare con musica e clownerie le varie vie e piazze del centro storico. “ ‘Stardust’ animerà la nostra Città – afferma l’assessore comunale alla “Promozione”, Chiara Gaiolacon una proposta nuova e interessante, capace di incontrare i gusti di tutti, a partire dalle famiglie. L’iniziativa si inserisce nell’intenso calendario degli eventi autunnali e siamo convinti possa ‘parlare’ anche fuori Settimo”. Diretto da Roberto Zanzarella e promosso da “Stardust Eventi”, il Festival ha ricevuto il via libera nella prima edizione del “Bilancio Partecipativo” della Città di Settimo Torinese. Nell’occasione, il Comune aveva chiesto ai cittadini di presentare progetti per la Città, che erano stati poi votati direttamente dagli stessi settimesi. Il progetto del festival, il più votato nel 2020, è stato quindi finanziato dal Comune. A formula completamente gratuita. Gratuiti anche i “Laboratori” per i più piccoli (dai 6 ai 12 anni) previsti all’interno della “Sala Lego” e nell’“Auditorium” della “Biblioteca Archimede” in piazza Campidoglio 50, nella due giorni, in orario 10/12 e 14/16. La prima attività proposta è la “Scuola di Magia”, coordinata da Davide Allena (nato e cresciuto come prestigiatore nelle fila del “Circolo Amici della Magia di Torino”) e dall’ “Incantastorie” Stefano Cavanna. Il giocoliere americano Mike Rollins sarà invece il docente del laboratorio di “Giocoleria”. L’obiettivo è “imparare a conoscere se stessi – spiega Rollins – le proprie abilità innate e i propri limiti. La giocoleria diventerà strumento per incontrare l’altro superando barriere emotive e comunicative attraverso il gioco”.

g.m.

Nella foto:

–       Daigoro (Italia)

Crescendo Rossiniano

Sabato 17 settembre, ore 16.30

Concerto con la Fisorchestra Bruno Zaggia alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso (TO)

 

 

In occasione dei 230 anni dalla nascita del grande compositore Gioachino Rossini, il “Cigno di Pesaro”, è in programma sabato 17 settembre alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, il concerto “Crescendo Rossiniano” con i 12 fisarmonicisti della Fisorchestra Bruno Zaggia con gli Artisti della via Francigena Claudio Gazzera, violino e tenore, Simone Gianoglio, violoncello e Paolo Leone, cembalo e pianoforte.

 

Ingresso gratuito, a offerta libera per i lavoratori dello spettacolo segnati dal Covid.

 

FISORCHESTRA BRUNO ZAGGIA

 

La Fisorchestra Bruno Zaggia è stata fondata intorno al 1960 dal maestro Bruno Zaggia a Grugliasco (TO) come Fisorchestra Iris per avvicinare i suoi allievi di fisarmonica all’orchestra. Nel corso dei decenni la formazione ha conseguito brillanti risultati in concorsi per fisarmoniche nazionali ed internazionali. L’orchestra ha al suo attivo centinaia di concerti in Italia e all’estero e la partecipazione a trasmissioni televisive con esecuzioni dal vivo. Dopo la scomparsa del maestro Zaggia nel 2019, l’orchestra ha cambiato nome da Fisorchestra Iris a Fisorchestra Bruno Zaggia in onore al suo fondatore. Il repertorio eseguito è molto vario e spazia dal genere classico e sinfonico alla musica leggera, colonne sonore da film e jazz. La maggior parte dei brani sono stati trascritti dal maestro Zaggia o da elementi dell’orchestra con arrangiamenti specifici per questo particolare complesso. La Fisorchestra Bruno Zaggia continua a studiare nuovi programmi e ad esibirsi in pubblico con la direzione di Jürgen Lieske.

INFO

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)

Info: 011 9367450 ranverso@ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

“J’Accuse”: dalla Maison Zola l’urlo cosmico per la difesa della libertà e dei diritti dell’uomo

Nel 1878 Émile Zola scrive a Flaubert che, grazie ai proventi derivanti dal successo letterario dell’“Assommoir” “ho comprato una casa, una “cabane a lapins”, tra Poissy e Triel, in un luogo carino al bordo della Senna. 9000 franchi, vi dico il prezzo perché voi non ne abbiate troppo rispetto. La letteratura ha pagato questo modesto asilo campestre”. Lo scrittore era alla ricerca di un posto tranquillo nel quale rifugiarsi e proseguire il ciclo dei “Rougon – Maquart”.

Proprio a Medan vedono, infatti, la luce molti romanzi che rappresentano la massima espressione del naturalismo francese, e ciascuno di questi suoi figli cartacei contribuisce alla costruzione, all’ampliamento, alla ristrutturazione e all’abbellimento del rifugio dello scrittore. In questo “locus amoenus” Zola crea quei personaggi immortali che diventano la personificazione di vizi, difetti e tare che, attraverso l’ereditarietà, si trasmettono alle generazioni successive, influenzandone l’esistenza e condannandoli spesso alla rovina. “Voglio spiegare come una famiglia, un piccolo gruppo d’esseri, si comporti in una società, sviluppandosi, per dare vita a dieci, a venti individui, che appaiono, al primo colpo d’occhio, profondamente dissimili, ma che l’analisi dimostra profondamente legati gli uni agli altri. L’ereditarietà ha le sue leggi, come la gravità” scrive Zola nell’introduzione della “Fortuna dei Rougon”, dando il via a una ricerca e a un’analisi che regaleranno alla letteratura le figure immortali dei “vinti” Gervaise, Lantier e Coupeau, Etienne e Catherine, Nanà, ma anche a Denise, un luminoso esempio di forza, tenacia e riscatto nel “Paradiso delle Signore”.
Dopo la morte dello scrittore, avvenuta nel 1902, nel sonno, a causa delle esalazioni di un camino, la vedova Alexandrine vende, nel 1903, una parte dei mobili della casa di Medan e tre ettari di terreno e, successivamente, nel 1905, decide di donare la casa all’Assistenza Pubblica, esprimendo il desiderio che la dimora dello scrittore sia conservata, per quanto possibile, nel suo stato originario. Soltanto nel 1985, però, la Maison Zola, destinata prima a ospitare un asilo per bambini convalescenti e, successivamente, una scuola di formazione per infermieri, diventa finalmente un museo e viene aperta al pubblico per essere, tuttavia, poi richiusa nel 2011 e sottoposta a 10 anni di restauri e trasformazioni finalizzate a restituirle l’aspetto e il fascino dei tempi dello scrittore.
Una parte della proprietà ospita, oggi, l’esposizione permanente dedicata all’ “Affaire Dreyfus”, un percorso che, attraverso oggetti, testimonianze, documenti, narra quei fatti, ma soprattutto invita il visitatore a interrogarsi su temi che continuano ad essere di grande attualità perché le ingiustizie che colpirono il capitano Dreyfus si ripresentano anche nella nostra società attraverso l’intolleranza per lo straniero e il diverso, attraverso la chiusura di confini, attraverso la costruzione di muri, attraverso la presunzione di possedere una cultura, un credo superiori a quelli degli altri.
“Mon devoir est de parler, je ne veux pas être complice” scrive Émile Zola nella lettera aperta al Presidente della Repubblica francese François-Felix Faure, pubblicata il 13 gennaio 1898 sul giornale “L’Aurore” di Parigi, una delle denunce più forti e significative della storia del giornalismo, meglio conosciuta con il suo incipit “J’Accuse”, un grido di ribellione e di protesta contro il comportamento dell’esercito francese, reo di un complotto antisemita ai danni di Alfred Dreyfus, accusato di alto tradimento e spionaggio a favore della Germania e condannato ai lavori forzati nell’isola del Diavolo.
Il manifesto dello scrittore francese è l’incarnazione di una difesa chiara e netta di quei valori di cui la Rivoluzione francese si era fatta portatrice, violati dal complotto contro un innocente: la libertà, l’uguaglianza, la fraternità, parole coraggiose che Zola paga con una condanna giudiziaria che lo costringe, per evitare il carcere, a rifugiarsi in Inghilterra, dove, tuttavia, continua a battersi per provare l’innocenza del capitano ebreo e svelare il complotto fino a ottenere che Dreyfus sia scagionato.
Appare, quindi, densa di significati profondi la decisione che proprio una parte della Maison d’ Émile Zola ospiti la sede del Musée Dreyfus, rafforzando così un legame tra due figure i cui destini furono intrecciati dalla storia e dalla vita, ma che non si incontrarono mai.
Nel suo intervento all’inaugurazione dell’esposizione il Presidente Macron ha affermato “Consacrer un musée à la vie d’Alfred Dreyfus, c’est réparer une injustice. Le faire dans la maison de Zola, qui prit tous les risques pour l’innocenter, c’est dire que la République ne tient que par les combats de femmes et d’hommes. Jamais un acquis, toujours à reconquérir”.
E “J’Accuse” continua a essere il manifesto di tutti coloro che, nelle diverse parti del mondo, sono impegnati nella lotta per abbattere le barriere, per realizzare una nuova rivoluzione in difesa della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità e della laicità.
“J’Accuse” continua a essere l’urlo che si leva dalla Francia contro le ingiustizie, la creazione di nuovi ghetti, il rifiuto della diversità, un grido che attraversa la storia, le generazioni e i confini, dando il via alla battaglia universale di chi non si arrende e non smette di credere nella possibilità del cambiamento.

Barbara Castellaro

Per visitare la Maison Zola – Musée Dreyfus: