CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 296

“E non mi importa se non mi ami più…”

Music Tales, la rubrica musicale

“E non mi importa se non mi ami più

E non mi importa se non mi vuoi bene

Dovrò soltanto reimparare a camminare”

Vi ho già parlato non troppo tempo fa di Edoardo D’Erme, in arte Calcutta.

Classe 1989, cantautore, può piacere o meno ma io adoro i suoi videoclip inveterati e alquanto bizzarri.

Trovo ci sia del gran genio dietro questa penna che probabilmente non incontrerà il gusto di tutti voi.

Calcutta improvvisò alla tastiera il ritornello, registrandolo per caso in un video, poi se ne dimenticò. Anni dopo ritrovò il video e completò la canzone. Decise di chiamare Pesaro la donna protagonista del testo (tenendo in conto il precedente di Roma nun fa’ la stupida stasera), come la città nella quale aveva vissuto per un periodo durante i suoi viaggi solitari.

 Riguardo a questo il cantautore ha affermato:

«Diciamo che non era un periodo felice. Davvero mi ero dimenticato, era un’improvvisazione fatta con la tastiera su cui avevo scritto il ritornello, la strofa l’ho scritta più avanti. L’idea di fondo era che Pesaro, nonostante, la nebbia o il tempo grigio, è una che non si fa fregare. Non che le ragazze non siano intelligenti, ovvio, una volta è pure venuta a lamentarsi dopo un concerto.»

Il testo parla di una persona che deve ricominciare ad andare con le sue gambe dopo la fine di una relazione.

Trovo i “modi” descrittivi di Calcutta dei “modi” geniali e oltremodo particolari.

Sarebbe un Mondo migliore se “Ti amo” e “Addio” si potessero dire una sola volta nella vita. E mai alla stessa persona.

Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:” ma cosa mi manchi a fare”

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

(49) Calcutta – Cosa mi manchi a fare – YouTube

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Il “Diario italiano” di Quaglieni alla Fondazione Camis De Fonseca

Mercoledì 4 ottobre  a Torino alle ore 17,30 alla Fondazione Camis De Fonseca (via Pietro Micca 15), Giancarlo Bonzo, Bruna Bertolo e Maria Luisa Alberico presenteranno il nuovo libro di Pier Franco Quaglieni “Diario italiano. Figure del nostro tempo”, Pedrini Editore. Personaggi della storia ritratti dall’autore senza mai indulgere all’agiografia, ma descritti con luci ed ombre nel rifiuto di ogni mitizzazione e di ogni preconcetto. Un libro ispirato ai criteri storici più rigorosi, ma con vivacità di scrittura per ripercorrere i grandi temi delle ideologie del Novecento, dal comunismo al fascismo, all’antifascismo post bellico e odierno, ai sovranismi del Terzo Millennio.

Le incertezze narrative e registiche di una triste “Felicità”

Sugli schermi l’opera prima di Micaela Ramazzotti

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Gruppo di famiglia (sgangherata) in un interno. Che è uno di quelli infossati nei tanti serpentoni di pareti e balconi tutti eguali della periferia romana, la famiglia è quella di Desirè (“con l’accento”, ci tiene a precisare), ragazza dolce e “strana”, parrucchiera sui tanti set cinematografici della capitale, detta anche “la bicicletta” perché “tutti ci hanno fatto un giro”. Malinconica e per tutti rassicurante, volgarotta, dolce e perdente, non soltanto perché l’attore di turno, nel chiuso della roulotte, prima del ciak, riesce per l’ennesima volta ad approfittarsene: ma perché continua a essere vittima di una coppia di genitori che non fa altro che rinfacciarle fatti e misfatti di una vita, egoista, ricattatoria, con un padre che la sfrutta economicamente (“se non ci aiutiamo tra noialtri”) e una madre pronta a spiattellarle qualsiasi mancato appoggio, cieca come una talpa di quanto stia succedendo in casa sua. Vittima, Desirè, anche di quel professore universitario che l’ha scelta e che dice di amarla, che la porta alle cene chic tra colleghi dove la figuraccia è sempre servita tra tentativi di discorsi e storpiature di parole: una relazione che tra sorrisi e litigate resta in piedi con i continui rattoppi erotici, immediati, frustranti, assurdi ma per entrambi inevitabili. Il suo unico scopo di affetto e di protezione è il fratello Claudio – una pioggia di “Cla’” per il gran romanesco, a tratti incomprensibile, che circola doverosamente nella storia -, ragazzo problematico e depresso, vagonate di pasticche, senza un futuro, “strano”, sull’alterino della madre che continua a stirargli la camicia bianca, pronta per un lavoro che lui nemmeno riesce a fare.

Felicità” è l’opera prima (tristissima e incerta) di Micaela Ramazzotti, scritta con le amiche Isabella Cecchi e Alessandra Guidi, che a Venezia ha vinto il Premio Spettatori nella sezione Orizzonti. Se la è cucita addosso la sua Desirè, le vuole bene, la protegge, la compatisce, la comprende a differenza di quanto furbescamente e malvagiamente non facciano gli altri: ma siccome è tutta sua, una maschera che ormai conosciamo a menadito, altro non è, senza un briciolo di nuova invenzione, che l’ultima tappa – per ora, ne siamo sicuri – di un vecchio percorso, partito da “Tutta la vita davanti” sino a “Gli anni più belli”, passando attraverso piccoli capolavori come “La pazza gioia” e “Vivere” e “La tenerezza”. Le donne, soprattutto, di Paolo Virzì. Una donna squinternata, di animo buono ma strapazzata, sempre affannata, di corsa di qua e di là, sciupata, vicina alla disperazione e al baratro ma in qualche modo pronta a rialzarsi, qualsiasi sia il modo, semplice in quella vita che tira avanti a fatica. Prevedibili personaggio e attrice, senza equivoci, il che in non poche situazioni sminuisce quell’affetto e anche quell’autenticità che Ramazzotti ha fatto di tutto per infonderle.

Si sarebbe tentati di dire che ha pensato troppo a se stessa, mettendo in ombra gli altri, lasciandoli ai luoghi comuni e a certe caricature di troppo, a certi sopra le righe, come è il padre Max Tortora, nella sua sguaiataggine, in quella scena d’ospedale davanti al letto dell’immigrato, nel redde rationem nello studio della psicologa, nell’incontro burrascoso con il mancato genero, con lo sgambetto che il regista Veronesi gli tende tra le maestranze del film. Intenzioni di Ramazzotti, va bene, ma una briglia più serrata avrebbe giovato al racconto e al personaggio. Più a suo agio Sergio Rubini nelle frustrazioni del suo professore, nella ribellione che s’accende su altre scelte; da elogiare il fratello Matteo Olivetti, anche se il suo Claudio (rimaniamo di più di fronte allo svilupparsi dei rapporti con Desirè ma della malattia sappiamo in definitiva poco, con accenni sempre eguali) più di altri rientra nei difetti del film, le cose non dette, i personaggi non sviluppati abbastanza, e poi le volgarità disseminate troppo spesso, le scene interrotte di fretta. Di prim’ordine, al contrario, le persone di cui l’autrice ha saputo e voluto circondarsi, da Jacopo Quadri, per il montaggio, a Luca Bigazzi per la fotografia, a Carlo Virzì per le musiche.

“Biblioteche in Festa”: un successo la seconda edizione

Tanti incontri, dibattiti e riflessioni per la seconda edizione di “Biblioteche in Festa”
L’iniziativa promossa dall’associazione “Le Terre dei Savoia” e da “Progetto Cantoregi” ha coinvolto, dal 17
al 24 settembre scorsi, tre province e decine di comuni.
Più di cinquanta eventi singoli organizzati in ventinove comuni delle province di Cuneo, Torino e Asti. Dalle
letture animate ai momenti laboratoriali, dalle tavole rotonde alle presentazioni di saggi e romanzi. La
seconda edizione di “Biblioteche in Festa” (l’innovativo format culturale ideato e promosso
dall’associazione “Le Terre dei Savoia” e da “Progetto Cantoregi”, con il sostegno del Comune di Savigliano,
delle Fondazioni Cassa di Risparmio di Torino, Cuneo, Fossano e Savigliano e con il patrocinio della Provincia
di Cuneo, della Regione Piemonte, dell’Università degli Studi di Torino e dell’Associazione Italiana
Biblioteche) andata in scena dal 17 al 24 settembre scorsi, ha voluto rimettere al centro i libri, i luoghi che li
ospitano e le persone che se ne prendono cura.
«Un bel momento di divulgazione culturale che ha saputo intercettare una platea eterogenea fatta di
bambini, ragazzi, adulti e famiglie. Una condivisione intergenerazionale che in questa seconda edizione ha
saputo trascendere i confini orografici per farsi canto universale del sapere e della conoscenza» il commento
condiviso di Terre dei Savoia e Progetto Cantoregi, organizzatori della manifestazione. «In soli due anni
Biblioteche in Festa è divenuta un appuntamento capace di riavvicinare le persone alla lettura e all’ascolto,
offrendo diversi spunti di riflessione sia durante gli spettacoli, sia durante le tavole rotonde. La cosiddetta
“porosità” delle biblioteche, insomma, rappresenta un punto di forza, consentendo una connessione
profonda e significativa con il tessuto sociale ed economico in cui sono inserite. In tal senso, aver riscontrato
l’adesione di molte biblioteche ci riempie di fiducia, confermando che la letteratura rappresenta ancora uno
straordinario motore di crescita per l’intera società. Lavoreremo fin da ora ad un’edizione 2024 ancora più
ricca e diffusa sul territorio».

Tanta affluenza, dunque, alle iniziative collaterali che hanno interessato diverse località piemontesi (da
Frassino a Monterosso Grana, da Castagnole delle Lanze a Marsaglia, da Pinerolo a Cuneo, Mondovì e
Cavallermaggiore), ma successo similare anche per gli eventi organizzati a Fossano, Bra e Savigliano. Grande
partecipazione, ad esempio, all’istituto “G. Vallauri” di Fossano giovedì 21 settembre per la presentazione
del libro “Il grande manca” (Editrice Il Castoro) di Pierdomenico Baccalario e per la lezione di Nicola Lagioia
“Come si diventa lettori” di sabato 23 settembre al Teatro Milanollo di Savigliano. Tante, poi, le suggestioni
raccolte durante l’inaugurazione di venerdì 22 settembre al Teatro Milanollo di Savigliano con Antonella
Agnoli (“La casa di tutti. Città e Biblioteche”, Editori Laterza) e nel corso della lezione “Leggere vuol dire
raccogliere” di Marco Balzano di sabato 23 settembre al Centro Polifunzionale “G. Arpino” di Bra.

Analogo interesse, inoltre, per gli eventi della domenica presso la sede saviglianese dell’Università degli
Studi di Torino con Cecilia Cognigni (direttrice Biblioteche Civiche torinesi), Rocco Pinto (“Viaggi di Carta”,
Edizioni E/O) e il convegno “Innovazione, prossimità, comunità: il nuovo ruolo delle Biblioteche” alla
presenza di numerosi bibliotecari ed esperti di biblioteconomia. Conclusione emozionante nel nome di Italo
Calvino, infine, con lo spettacolo “Le città invisibili” interpretato dal cantautore Simo Cimo Nogarin e
andato in scena nella serata di domenica 24 settembre al Milanollo di Savigliano. Un amalgama di storie,
uomini e persone grazie al quale si sono riscoperte le biblioteche quali luoghi dinamici, parte integrante
della civiltà, aperti al cambiamento e in grado di rispondere ai bisogni della società in modo flessibile e
attento.

“Renato Leotta. CONCERTINO per il mare”

Al “Castello di Rivoli”, le foglie di Posidonia diventano multiforme e ipotetica struttura d’arte nelle opere dell’eclettico “creativo” torinese

Fino al 28 gennaio 2024

“Le opere di Leotta scaturiscono da una lenta e prolungata osservazione di un luogo o di un paesaggio. Anche le forze della natura, i cicli lunari e degli oceanici entrano prepotentemente nel lavori dell’artista che, spaziando dal linguaggio fotografico tradizionale al video, dalla pittura al recupero di materiali d’archivio, indaga i rapporti fra mare, cielo e terra nel tentativo di creare un possibile dialogo tra mondi reali e ideali”. Così scriveva a proposito di una mostra da lei curata – “Sole” – e presentata nel 2019 da Renato Leotta, sempre al “Castello di Rivoli”, la storica dell’arte Marianna Vecellio. Definizione chiara, illuminante (quel tanto che basta per spingerci alla prova) rispetto al modo di “fare” ed “intendere l’arte” da parte dell’artista torinese, classe ’82, residente ed attivo fra Torino e Acireale. Ora, il “Castello – Museo d’Arte Contemporanea”, di piazza Mafalda di Savoia a Rivoli, torna ad accendere i riflettori su Leotta, presentando fino al 28 gennaio 2024 e per la prima volta in Italia, nella “Torre Nord” del secondo piano, il suo progetto “CONCERTINO per il mare”, vincitore dell’“Italian Council Edizione X”, Bando internazionale promosso dalla “Direzione Generale Creatività Contemporanea” del “Ministero della Cultura” a supporto della creatività contemporanea italiana e presentato, nel settembre 2022, alla 17esima “Biennale di Istanbul” nell’“Hammam Çinili”, edificio ottomano risalente al XVI secolo.

La mostra, curata da Marcella Beccaria e articolata in un complesso espositivo “a più voci”, è incentrata su un ampio progetto di ricerca che prende avvio dall’osservazione dell’ecosistema dei fondali del Mediterraneo. Proponendo una possibile forma di comunicazione interspecie, l’artista ha inteso dare una sua personale interpretazione alla “struttura interna” delle foglie di “Posidonia” oceanica (praterie – polmone del Mediterraneo, da anni vittime di un declino sensibile a causa della crescente antropizzazione costiera), leggendole come fossero una “partitura musicale”, tale da produrre tracce sonore udibili all’orecchio umano, che l’artista ha organizzato in un’“installazione sonora” e in un vero e proprio “concerto” eseguito dal vivo. “Portando all’attenzione l’importanza di un ecosistema circolare, ‘CONCERTINO per il mare’ invita ad ascoltare storie di migrazione, adattamento, incontri e lotte per la sopravvivenza attraverso il tempo, da un passato  lontano fino a un futuro incerto”.  Progetto di amplissimo respiro, che ha comportato lo studio e l’osservazione di più siti costieri del Mediterraneo, “CONCERTINO” ha generato nelle Sale Storiche del “Castello” un’“installazione sonora”, per la prima volta in dialogo con una serie di “stampe fotografiche” (realizzate da Leotta con tecniche sperimentali) e “Ondina”opera-concerto – in tre movimenti – che  sarà eseguita dal vivo dall’“Orchestra Filarmonica di Torino”, diretta da Giampaolo Pretto, presso il “Salone dei Concerti” del “Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi” (via Mazzini 11, a Torino), sabato 4 novembreore 21, dopo l’esordio nel settembre di un anno fa con i musicisti della “Borusan Istanbul Philharmonic Orchestra”, nei giorni di inaugurazione della “Biennale di Istanbul”.

Gianni Milani

“Renato Leotta. CONCERTINO per il mare”

Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 28 gennaio 2024

Orari: dal merc. al ven. 10/17; sab. e dom. 11/18

Nelle foto:

–       Renato Leotta: “Concertino”, 2022; fotografia dall’archivio. Courtesy l’artista

–       Renato Leotta

“Orogenesi”. E’ un “elogio alla delicatezza” la personale di Alessandra Maio

Allestita alla Galleria “BI-BOX Art Space” di Biella

Fino all’11 novembre

Biella

Inaugurata a fine agosto, proseguirà fino a sabato 11 novembre, la personale dell’artista bolognese Alessandra Maio, nuovo progetto della Galleria “BI-BOX Art Space” di via Italia a Biella, a cura della critica d’arte Maria Chiara Wang. A introdurre e a rendere immediatamente partecipi al significato e al tema della rassegna, la Maio (“Accademia di Belle Arti” a Bologna, Laurea Magistrale in “Storia dell’Arte Contemporanea” nonché “arteterapeuta”, con residenza fra Aosta e il capoluogo emiliano, e alle spalle un palmarèsricco di molteplici mostre in Italia e all’estero) ha voluto saggiamente partire citando (da “Notti insonni”) le parole – sempre attuali – di Hermann Hess, “Premio Nobel per la Letteratura 1946”: “Solo chi ha necessità di un tocco delicato, sa toccare con delicatezza”. E’ infatti intorno alle suggestioni offerte dal termine “delicatezza” che prende l’ incipit e si sviluppa in modo lineare, nel suo complesso, l’intera esposizione. “Delicatezza” come leggerezza e vulnerabilità, come impalpabilità e raffinatezza: caratteristiche di ognuna delle opere presenti nello spazio biellese: dagli acquerelli appartenenti alla produzione più recente e che conferiscono il titolo alla mostra (allusivo non al linguaggio geologico, ma alla duplice componente del termine – oro e genesi – riferita alla potenza generativa dell’arte) ai versi racchiusi nelle “cianotipie” dal tipico colore “Blu di Prussia”. L’attività artistica della Maio è infatti fortemente caratterizzata dall’uso della scrittura, che nelle sue opere s’inserisce spesso nel disegno, “creando – sottolinea la curatrice – una fitta trama di parole che dialoga e si fonde con la pittura, mettendo in cortocircuito significati e immagine”. Nella serie di tele “Pelle” la “delicatezza” è riferita “a quella membrana che rappresenta il confine tra il corpo umano e il mondo esterno, quella superficie sottile che protegge e allo stesso tempo mette in comunicazione con l’alterità”. Nell’installazione “Limen (l’importanza della delicatezza)” il concetto si esprime attraverso il gesto lento del cucito, con il quale l’artista ha, in modo genialmente bizzarro, messo insieme numerose paia di guanti di cotone, così come nella fragilità delle chiocciole che le adornano. Infine, “delicatezza” come aspetto complementare di quella preziosità insita nell’uso della “foglia oro”, nuovo elemento della ricerca artistica di Alessandra Maio. Dopo la fase gestuale veloce della stesura dell’acquerello e quella lenta, riflessiva e meditativa della scrittura, “l’applicazione della foglia – sottolinea la stessa artista – funge ora da fase finale di ‘condensazione’”. In un intreccio di cromie che, all’interno dell’opera, assumono significati ben diversi di interpretazione: la “riflessione” il blu, la “trasformazione” il giallo e l’“energia vitale”il rosso. L’arte come segno. L’arte come colore. L’arte come miracolo di delicatezza. L’arte come terapia. Scrive Alessandra Maio: “Torno e ritorno al mio respiro/al mio ritmo/finalmente mi sento/respiro piano con delicatezza/faccio spazio dentro di me/osservo i vuoti che si creano/non mi fanno paura/ci passa l’aria e risuonano/compongono una nuova armonia/respiro dopo respiro/prendo consapevolezza del mio ritmo/dei miei bisogni/sento il calore dell’assenza/mi annodo/assumo una nuova forma/mi trasformo/e/respiro”.

Gianni Milani

“Orogenesi”

Galleria “BI-BOX Art Space”, via Italia 38, Biella; tel. 015/3701355 o www.bi-boxartspace.com

Fino all’11 novembre

Orari: giov. e ven. 15/19,30; sab. 10/12,30 e 15/19,30

Nelle foto:

–       Mostra in allestimento

–       “Torno e ritorno al mio respiro”, acquerello, pastelli e foglia d’oro su carta di cotone, 2023

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Alison Espach “Questi adulti” -Bollati Boringhieri- euro 18,00

Dopo il successo del precedente “Appunti sulla tua scomparsa” (ispirato alla morte di uno dei suoi fratelli adolescente) ora la scrittrice americana 39enne fa di nuovo centro con questo romanzo che, in parte, può essere considerato di formazione.

Racconta la fatica di crescere della protagonista Emily, a partire da quando ha 14 anni e guarda al mondo degli adulti con occhio acuto e intelligente. Siamo nel Connecticut, primi anni Novanta, a Fairfield, tra case lussuose e scuole private, ed Emily, decisamente più avanti dei suoi coetanei, preferisce osservare come si muovono nella vita “i grandi”.

E’ l’inizio di una serie di avvenimenti che ne segneranno la crescita e le tappe della vita. Il suo mondo va in pezzi quando i genitori decidono di separarsi e di lì in poi sarà una girandola di esperienze. La narrazione parte dalla festa per i 50 anni del padre che distrugge la famiglia per la sua relazione con la moglie del vicino, Mrs Resnick. Gli eventi precipitano quando il marito dell’amante, un brutto giorno, esce in giardino e mette fine ai suoi tormenti infilando la testa in un cappio. Alla scena assiste, in silenzio e sgomento, proprio Emily.

Le cose cambieranno ancora quando il padre fa una figlia con l’amante, ed Emily si ritrova a fare i conti con la disperazione materna che aumenta a dismisura. In seguito il genitore si trasferirà a Praga inanellando relazioni con altre donne, mentre gli anni scorrono con Emily palleggiata da un genitore all’altro.

A segnare la vita della protagonista c’è pure la relazione con il suo professore di inglese Mr. Basketball, iniziata con approcci inappropriati del docente 24enne attratto dall’allieva 15enne. Il resto sarà passione travolgente fatta di sesso e infatuazione, sensi di colpa, vergogna, incontri segreti. Una relazione clandestina che continua, tra alti e bassi, anche quando Emily è ormai adulta, ma stregata da quel legame che fatica a mettere da parte.

Il tutto raccontato con profondità ed ironia, attraverso lo sguardo di Emily che, man mano che cresce, si rende conto dei mille difetti e dei continui errori di quegli adulti che tutto possono essere, ma non esattamente modelli da imitare.

 

 

Shehan Karunatilaka “Le sette lune di Maali Almeida” -Fazi Editore- euro 20,00

Non è sempre di facile lettura questo romanzo dello scrittore Karunatilaka, nato nello Sri Lanka nel 1975, che gli è valso il prestigioso Booker Prize nel 2022.

La storia è ambientata nel suo paese, nel 1989, al culmine del conflitto sanguinario che vide su fronti opposti la maggioranza buddista e il governo contro i separatisti induisti del nord e dell’est e di etnia Tamil, durato dal 1983 fino al 2009, lasciando lo Sri Lanka in bancarotta.

Su questo sfondo si sviluppa la trama forsennata e pirotecnica, a tratti grottesca e surreale. 471 pagine che raccontano i 7 giorni (7 lune) che il defunto fotoreporter Maali Almeida, gay clandestino, dello Sri Lanka, ha a disposizione per scoprire il suo assassino e farsi giustizia. Al suo “risveglio” sente il corpo smembrato affondare nelle acque del lago Beira, ma non ha idea di chi ce l’abbia buttato. Dopo una vita turbolenta e la passione per il gioco d’azzardo, ora si trova in uno spazio intermedio tra la vita e la morte. E’ lui stesso a narrare la sua storia di fantasma smemorato che cerca di risolvere il proprio omicidio.

Impossibile riassumere o rendere anche solo lontanamente il fascino intrigante di questo romanzo che viaggia tra corpi smembrati dai macabri squadroni della morte, fantasmi sospesi che assistono ai ritrovamenti delle loro spoglie mortali massacrate e gettate in acqua dentro sacchi della spazzatura. Sono continue, ironiche e divertenti, le incursioni tra questo e l’altro mondo. Personaggi e anime bizzarri, avventure spassose e tragicomiche, delitti e depezzamenti di corpi a iosa.

Il fantasma di Maali si ritrova in una sorta di limbo che assomiglia parecchio a un gigantesco apparato burocratico, con regole rigide da rispettare; per esempio le anime dei morti possono andare solo nei luoghi in cui i loro corpi sono stati da vivi. Soprattutto il tempo concesso nel limbo è di soli 7 giorni, prima di riunirsi con la “Luce Eterna”; o più probabilmente reincarnarsi in qualche altro essere vivente.

Lungo le pagine si dipana un viaggio onirico in cui tutti -governo, secessionisti, politici e civili- commettono qualche crimine e nessuno vive indenne da brutture e violenze.

Non propriamente un testo volutamente politico, ma sicuramente una denuncia efficace dei recenti anni bui del paese, tra corruzione, discriminazioni razziali, malaffare e violenza dilaganti, giustizia inesistente e tanto sangue.

26 anni di conflitto, più di 100 mila morti -di cui 40 mila civili- crimini contro l’umanità di ogni tipo. Sparizioni forzate, delitti efferati, massacri di poveri innocenti attuati dalle forze del governo, bambini-soldato usati dalle Tigri Tamil e tanto altro orrore sono l’orribile bilancio di una delle guerre civili più sanguinose degli ultimi decenni, in un area del mondo in cui vivere è complicato.

 

Giulia Alberico “I libri sono timidi” -Galaad Edizioni- euro 12,00

Per chi ama leggere, questo libro è un po’ come ritrovarsi a casa e riconoscersi. Sono pagine che avremmo voluto scrivere noi per esprimere al meglio la passione divorante della lettura. E non possiamo che venire piacevolmente travolti dai ricordi dell’autrice, che parlano anche del nostro vissuto.

Ci si riconosce a pelle con i pensieri di Giulia Alberico, per anni insegnate di lettere a Roma. La professoressa che tutti avremmo voluto avere, e che sicuramente deve aver contagiato schiere di studenti con il meraviglioso e salvifico virus della lettura.

La sua navigazione immersa nei libri è iniziata prestissimo, in età prescolare, e non è mai finita. Racconta di quando bambina, prima di essere in grado di decifrare i segni scritti, leggeva ascoltando le storie narrate dagli adulti; parole per lei legate in modo indissolubile agli odori, a seconda dell’oratore.

Poi l’urgenza di cavarsela da sola e la meraviglia precoce di un bimba piccolissima che praticamente impara a leggere prima ancora di andare a scuola. L’amore per la lettura sgorga in lei dirompente fin dai 4 anni; quando in uno sperduto paesino in provincia di Chieti, dove non c’è un asilo, segue la madre -maestra elementare- da una classe all’altra come ospite.

Scorrono pagine in cui ricorda la prima mesta libreria che poco la convinceva con le vetrine di rosari, santini e pubblicazioni sacre, più che altro simile a una sacrestia. Ben diverso è l’universo di libri che le si schiude in una casa di zii preti la cui biblioteca è un luogo delle meraviglie in cui lei a 7 anni si perde letteralmente, ammaliata e assetata di letture.

Dal primo libro letto -“La luna e sei soldi” di Somerset Maugham- non si è mai più fermata. Ha il sapore anche del nostro passato il suo ricordare la fascinazione di collane editoriali memorabili, come la Medusa e i piccoli BUR, o i primi Oscar Mondadori. E via lungo tutte le tappe della sua vita, compresi i primi sceneggiati in bianco e nero ispirati dai grandi classici della letteratura, che si andavano a vedere dal vicino fortunato che possedeva un televisore.

I libri la consolavano, placando angosce e tristezze man mano che si addentrava nelle pagine. Le aprivano mondi nuovi; come quello della giustizia con la lettura del “Buio oltre la siepe”, o i classici russi e americani che ampliavano ulteriormente il suo orizzonte. E via … di libro in libro, dai primi scelti sull’onda dell’emozione a quelli della maturità selezionati con criterio, sempre onnivora e curiosa di tutto.

Un’ emozionante biografia letteraria dell’autrice che lega le varie letture alle tappe della sua vita. Non solo ci incanta, ma ci spinge a riesumare anche i nostri ricordi di letture nel passato. E già… perché anche questo è uno dei tanti poteri sprigionati dalle pagine di un libro.

 

 

Luca Briasco “Il re di tutti. Un ritratto di Stephen King”

– Salani- euro 16,00

400 milioni di copie vendute, oltre 700 romanzi frutto della sua mente geniale, lui è il maestro dell’Horror a livello planetario; che piaccia oppure no, è comunque un mostro sacro. L’americanista agente letterario Luca Briasco ne traccia un profilo interessante, non un saggio critico, piuttosto un biografia filtrata attraverso le letture di alcuni suoi romanzi.

Risultato, un libro snello e scorrevole che ripercorre le tappe salienti della vita di King, nato a Portland il 21 settembre 1947; in quell’affascinante Maine dove ha ambientato molte delle storie che gli hanno dato successo e fama.

Scopriamo che ha avuto un’infanzia segnata dall’abbandono del padre. Stephen ha appena due anni, quando l’incostante e donnaiolo genitore, Donald Edwin King, esce di casa per comprare le sigarette e non si fa mai più vedere.

La madre Ruth prende lui e il fratello adottato e inizia a cercare svariati lavori, soggiornando presso vari parenti. Donna sola, forte, responsabile e soprattutto molto intelligente, tanto da essere la prima a cogliere le qualità del figlio e incoraggiarle.

Stephen fin da piccolo è un lettore seriale, come se cercasse nuovi mondi in cui stemperare i suoi dolori. Inizia a scrivere racconti, ma la svolta è quando ha 12 anni, una mente brillante e fantasia da vendere, e la madre gli regala una macchina da scrivere Underwood, sulla quale battere i tasti da cui escono i manoscritti che inizia a inviare agli editori e alle riviste.

Adulto, sposato e -contrariamente al padre- marito fedelissimo e irreprensibile, è nella scuola dove insegna quando la moglie gli telefona per dargli la notizia che cambierà per sempre la loro vita. Siamo nel 1973 e l’editor Bill Thmpson Doubleday decide di pubblicare “Carrie”, trasposto anche in film di successo. A dare forma alla ragazzina bullizzata dalle compagne di scuola sarà la meravigliosa Sissy Spacek, all’epoca giovanissima talentuosa e capace di scatenare una furia diabolica. Ed è solo l’inizio della carriera dello scrittore capace di guardare negli abissi della mente e trasformarli in best seller inimitabili.

 

Opera Viva Barriera di Milano il Manifesto: Pierluigi Pusole

Quinto appuntamento

9° edizione intitolata Opera Viva, Luigi l’addetto alle affissioni

 

AMICO

Lunedì 25 settembre 2023

ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

E’ l’artista Pierluigi Pusole con l’opera Amico (2018) a inaugurare il 25 di settembre alle ore 18.30 il quinto appuntamento dell’anno di Opera Viva Barriera di Milano, Il Manifesto.

Per questo quinto appuntamento l’artista Pierluigi Pusole presenta AMICO (2018), particolare di una composizione più grande appartenente alla serie EXPERIMENTS che, a sua volta, rientra nel progetto I.S.D. / IO SONO DIO.

Nel progetto l’artista riscrive una dimensione in cui si combinano naturale e artificiale.

La ricerca di Pusole in questa serie si caratterizza per la presenza della figura umana nel contesto del paesaggio, figura a volte modificata, raddoppiata, aumentata o diminuita nelle dimensioni. Nel caso di AMICO l’artista ne sceglie una visione poco rassicurante: un paesaggio in cui un uomo avanza mentre tiene in mano una motosega, un paesaggio in cui la forza del colore sembra essere la struttura portante della raffigurazione, quella stessa forza che trasforma l’opera in un “esperimento divino”.

 

E poiché anche l’opera di Pusole subisce il cambiamento e si ritrova ribaltata da Luigi, l’addetto alle affissioni: quali nuovi significati assume?

Le caratteristiche dell’opera ne escono potenziate ed enfatizzate dal rovesciamento che sembra connotarsi ancor di più come un esperimento del Dio/artista.

Il progetto/opera di arte pubblica ideato nel 2015 da Alessandro Bulgini negli anni ha ospitato più di 50 artisti italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico di 6×3 metri di Piazza Bottesini a Torino.

L’edizione 2023, intitolata “Opera Viva, Luigi l’addetto alle affissioni” si concentra sul concetto di ribaltamento: nessuna figura curatoriale, soltanto gli artisti e Luigi, l’addetto alle affissioni, che appenderà tutte le immagini capovolte.

Vivono e lavorano a Torino gli artisti selezionati per l’edizione 2023, per sottolineare ancora una volta l’importanza del tessuto culturale e artistico della città di Torino.

Sergio Cascavilla, Gianluca e Massimiliano De Serio, Luigi Gariglio, Turi Rapisarda, Pierluigi Pusole e Alessandro Bulgini.

Pierluigi Pusole Torino, 1963

Pusole è tra le voci più innovative e originali della nuova pittura italiana, in costante confronto con i nuovi mezzi di produzione di immagini. Dalla fine degli anni Ottanta partecipa a importanti collettive e personali in Italia, Spagna, Germania, Belgio e Argentina, tra cui la Biennale di Venezia del 1991, Dodici Pittori Italiani nel 1995 e Cambio di Guardia nel 1996. La sua pittura è caratterizzata dal celere, evocando la rapidità dei mezzi di comunicazione e la produzione di immagini. Come tutti quelli della sua generazione non aveva vissuto i segni del reale, la sua è una pittura che si sofferma in figure utopiche e visioni alternative. Successivamente la figurazione viene abbandonata, concepita dall’artista come trappola formale e si avvicina ad una pittura che l’artista definisce “antinaturale”, priva di qualsiasi segno del reale e capace di creare un’esperienza, senza mai trascurare il paesaggio.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Martin Craig e Paolo Benvegnu.

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Lambic Morgan replica per 2 sere consecutive.

Martedì. Al Blah Blah suonano gli svedesi Baby Jesus. Per il festival “To Listen To” a Villa della Regina è di scena Jèrome Noetinger.

Mercoledì. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Paolo Benvegnu. All’Osteria Rabezzana suona Martin Craig & The Black City.

Giovedì. All’Hiroshima è di scena Giuliano Dottori. Per “To Listen To” al Conservatorio suona la The Orchestra Of Futurist Noise Intoners diretta da Luciano Chessa.

Venerdì. Al Circolo della Musica Rivoli si esibisce il cantautore Gnut. Al Museo Storico Reale Mutua suonano Giorgio Li Calzi e Paolo Dellapiana. All’Hiroshima è di scena la cantante Lidiya Koyccheva e la Balkan Orchestra. Al Cap 10100 per “La Postura del consenso” si esibiscono le Bambole di Pezza.  Al Conservatorio per “To Listen To”suonano: l’Ensemble Elettroacustico SMET, Tomoko Sauvage e i percussionisti Stanislas Pili, Nicholas Remondino, Sebastiano De Gennaro in duo con Andrew Quinn.

Sabato. Al teatro Colosseo sono di scena gli Scott Bradlee. Al Magazzino sul Po suonano i Xiu Xiu. Al Cap 10100 sono di scena Elasi e I’m Not a Blinde. All’Imbarchino si esibiscono Monopoly  Child Star Searchers con i Wow. Allo Ziggy suonano i The Foreign Resort. Al Conservatorio conclusione di “To Listen To” con James Dashow e il chitarrista Paolo Angeli. Al Blah Blah si esibiscono gli Hollywood Killerz.

Domenica. Alla bocciofila Rami Secchi è di scena Amantes Del Futuro. Al Bunker  “Krisma Tv Day” con Andy dei Bluvertigo, Johnson Righeira e Milano 84.

Pier Luigi Fuggetta