CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 296

Intervista a Filippo Caccamo Il comico che ha dato voce alla scuola


A Torino il 18 e il 19 novembre, al Teatro Cardinal Massaia

 

Tutto sommato faccio linsegnante da poco tempo, ogni settembre finora è stato per me come per tantissimi altri precari- un terno al Lotto, una pesca miracolosa per scoprire tra curiosità ed angoscia dove il novello dio Algoritmo vorrà inserirmi, con tutto ciò che ne consegue:

nuovi colleghi, nuovi modus operandi tipici di ogni sede, nuove metodologie, nuove moli burocratiche di documenti da compilare la cui scadenza viene puntualmente resa nota la notte precedente rispetto allultima possibilità di invio, e, soprattutto, nuovi ragazzi con cui imparare a entrare in relazione, a cui proporre un personale approccio didattico sicuramente molto diverso rispetto a quello utilizzato dal collega che mi ha preceduto, classi che mi guardano come si guarda una meteora, come qualcuno che è lì per un po ma poi scomparirà negli abissi della notte e delle loro memorie.

Situazioni che noi precari accettiamo con ironica rassegnazione, scambiandoci sguardi e sorrisi di comprensione mentre i primi di settembre ci si ritrova in coda per firmare i contratti, e poi le prime chiacchiere, i primi caffè con quei colleghi porzione singola per chi sa cogliere la citazione che hanno il sapore dolceamaro dellennesimo PTOF da leggere per avere unidea di dove si è finiti.

Un mondo a sé, quello della scuola, un universo parallelo che puòcapire solo chi lo vive nel quotidiano, chi effettivamente passeggia tra i banchi, requisendo  righelli utilizzati come armi improprie, beccando chi copia i compiti celato dietro barricate di portapenne e diari, ridacchiando con le studentesse dei primi amori mentre i maschietti giocano a rincorrere palloni posticci di carta di recupero e nastro adesivo.
Linsegnante, quel mestiere che si vede che quello è un professore: occhiali, zaino o cartella, sacche di stoffa strabordanti di libri e fogli dappunti, sguardo stralunato di chi combatte ogni giorno contro           lignoranza a suon di Dante, Michelangelo, Pitagora, accenti a chapeau, word lists e chi più ne ha più ne metta.

E poi ci sono le aule, anfratti angusti, sovraffollati di banchi incisi dalla noia, odorosi di adolescenza, con pavimenti ricoperti di bigliettini, ritagli, frammenti di litigate e ridarole e le ormai due lavagne, una antica perennemente sporca di gesso, laltra ipermoderna, scarabocchiata anchessa, solo che in digitale.
Quanto ci sarebbe da dire di e su questa benedetta scuola italiana! Che tanto non va mai bene, una volta troppo nuova, una volta troppo vecchia, un po senza zaino, un po con i libri digitali, un po con i programmi da tagliare, con i progetti da portare a termine, e poi le competenze chiave, e poi, e poi, e poi…
La verità è che chi spesso parla di scuola, a scuola pare non averci mai messo piede.
Ma non è questa la sede per puntare il dito verso i grandi critici, i dottoroni della didattica, della pedagogia, verso chi fa tuttaltro e si permette di giudicare il mestiere altrui, verso i teorici dei CFU.
La verità è che di scuola dovrebbe poter parlare solo chi tutti i giorni calca i corridoi e le classi di questi edifici vetusti e tutti i giorni affronta, dopo unora di sudatissima lezione, linevitabile domanda esistenziale: Prof, posso andare in bagno?

Credo sia anche per questo che Filippo Caccamo, attore teatrale e cinematografico, comico e anche autore nel 2019 di un romanzo Vai tranquillo, edito Mondadori, ha riscosso tutto questo meritatissimo- successo. Perché lui il professore lo ha fatto davvero, e con delicata e intelligente ironia ha dato voce sincera a una realtà che è davvero difficile da raccontare senza banalizzarla o criticarla a vuoto. Con latteggiamento di chi è abituato a spiegare, attraverso la semplicità di una maglietta in testa o una borsetta a bauletto sotto braccio, Filippo restituisce attraverso i suoi brillanti personaggi la vita del professore comune, e tra PDP, segreterie didattiche mai a disposizione, Collegi docenti on line o in presenza e cambi dora scoppiettanti è davvero difficile non ritrovarsi.
Ebbene sì, sono anche io una delle tante fans torinesi di Filippo Caccamo e in più, in qualità di insegnante, non posso che ammettere di rivedermi in molte delle situazioni che il comico di Lodi propone nei brevi e  numerosi schetc visionabili su instagram. È stato proprio questo particolare senso dellumorismo, pungente e preciso, mai esagerato o volgare, così vicino alla realtà e capace nel contempo di trasformare singoli individui in tipi stereotipati a convincermi a contattarlo per chiedergli qualcosa di più riguardo a tale arguta trovata.

È nato tutto da un banale messaggio su instagram, per una volta i social hanno risposto alla loro utilità.
Ci diamo un appuntamento telefonico, lo disturbo durante lora di colazione, tra un cappuccio e brioche Filippo risponde alle mie numerose domande, alterniamo questioni leggere a riflessioni per cui servirebbero giorni di discussione, parliamo di scuola, delle sue scelte di carriera e di vita. Mi dà lidea di una persona genuina, percepisco la sua voglia di fare e di mettersi in gioco, noto che conosce a fondo gli argomenti che poi mette in scena.

Infatti il nostro comico, la voce di noi precari e di noi insegnanti spiantati, ha tutte le carte in regola per brillare sotto i riflettori e farci ridere di quelle cose che forse affrontiamo con eccessiva drammaticità.
Si laurea prima in Scienze dei Beni Culturali presso lUniversità di Milano, in seguito ottiene la laurea magistrale in Storia e Critica dellarte, sempre a Milano, intanto persegue la passione per il teatro, la comicità ed il cinema: a partire dal 2014 partecipa ad alcune pellicole cinematografiche (Senza lasciare traccia, di G. Cappai; Rido perchéti amo, di P.Ruffini) e si esibisce a teatro con spettacoli da lui ideati e recitati quali Mai una laurea (2017), Le mille e una laurea (2018), Apprendista con esperienza (2019) fino allodierno Tel chi Filippo(2022).
Sono principalmente tre i filoni discorsivi a cui Filippo si ispira, i genitori, la vita dopo i trentanni e il mondo della scuola. Dalla prima tematica nascono ad esempio i personaggi tipo della mamma e del papà, la prima perennemente arrabbiata, il secondo che tenta goffamente di fare il giovane; dalla seconda invece viene fuori il tempo che passa inesorabile, si ride e si scherza su questo effettivo momento di passaggio, i trentanni, in bilico tra la giovinezza piena e linizio di una nuova fase di vita, fatta di impegni, stanchezza, lavoro e dormite alle dieci sera che soppiantano malinconicamente le serate in discoteca. Infine, la scuola: qui incontriamo La Carla, la professoressa dalla lamentela perenne, non le va mai bene niente, ma alla fine èquella che aiuta sempre tutti, poi c’è La vecchia, quella che agogna la pensione e risolve sempre con un fatidico ai miei tempi era tutto diverso, e poi La Preside, che con voce squillante  dirige allegra il Collegio docenti, e infine Mimmo, il tecnico tutto fare che tra uno sbuffo e laltro è un pilastro dellistituzione scolastica, dulcis in fundo la MAD, la personificazione della speranza appesa a un filo, in eterna attesa di una malattia o di qualcuno incinto.

Cari lettori, se non lo conoscete, andate a sbirciare sul web, cercate i suoi canali social e concedetevi qualche pausa di sacrosante risate, perché Filippo si merita la vostra attenzione e noi tutti ci meritiamo di prenderci un po meno sul serio.
Ecco la gradevole chiacchierata che ho avuto il piacere di portare avanti.
Alessia: come ti è venuta questa brillante idea di parlare del mondo della scuola?

Filippo: Questa è una bella domanda! Io non sono un grande battutista, più che altro faccio situazioni, quando ero in universitàprendevo in giro gli universitari, poi sono diventato grande per luniversità e ho iniziato a parlare della scuola. Poi la scuola un po si presta da sola, tu entri in una sala insegnanti e dici: bene un comico non deve neanche lavorare perché è già a posto così”. Quando mi sono trovato ad insegnare mi sono detto: ci sono alcune situazioni, alcuni personaggi alcune cose che devo per forza ricreare. E credo, dalla risposta che ho avuto, che gli insegnanti avessero proprio bisogno di una loro pagina web, di un punto di riferimento, di un loro comico. Ed effettivamente poi è andata bene, ma è stata cosa davvero molto naturale.

Alessia: Come ti è capitato? E successo qualcosa che ti ha fatto scatenare la comicità in questo ambito?

Filippo: Sì, la conoscenza di alcuni colleghi e  losservazione di atteggiamenti e di parole.
La scintilla è stata conoscere la vera Carla, sentire parlare due colleghi e dire no va beh, non ci credo. È losservazione, losservazione della realtà. Il punto di forza è proprio questo: si tratta di  personaggi reali.

Alessia:  Anchio – che sono una docente -mi ritrovo molto in quello che dici, mi ci rivedo, e mi piace il taglio che hai deciso di dare alla tua comicità, è questo che fa parte della tua vis comica ed è la tua specifica particolarità, sei sottile, ironico, i tuoi personaggi partono da modelli e situazioni reali che tu sai rimodellare, senza offendere nessuno, con estrema raffinatezza.

Alessia: C’è  qualcuno che ti ha sostenuto  in questo tuo percorso?

Filippo: No nessuno ride- I miei followers e fine! Io abito a Lodi, ho sempre continuato ad abitare a Lodi, ho casa qui, gli amici qui, tutto qui. È vero i numeri sono alti, i teatri sono pieni in pochi minuti, certo, ed è molto facile partire per la tangente. Io volutamente rimango in una realtà che non mi sostiene. Certo, c’è il conforto che arriva dalla parte web, ma è importante anche per me avere una normalità. Ad esempio quando mi esibivo in teatro ed ero giàconosciuto  non mi è mai venuto in mente di lasciare luniversità o di non insegnare.

Alessia: Tu insegni ancora?

Filippo: Purtroppo non posso più. Per un anno ho insegnato e basta, perché non avevo ancora una grande attività web, poi lanno successivo ho seguito entrambi i percorsi e poi non sono più riuscito a reggere un ritmo così intenso, andando continuamente in tour non posso farcela, e i ragazzi come fanno? Avrebbero bisogno del supplente del supplente, ma per loro è necessario avere stabilità. Io daltro canto  ho bisogno di un progetto da portare avanti, in cui credere fino in fondo mentre i ragazzi devono avere un docente presente. Mi sono detto, io questanno me la gioco così, sono giovane, vediamo come va… tanto a scuola purtroppo o per fortuna c’è sempre posto!

Alessia: La scuola ti manca come realtà?

Filippo: Sì mi manca e mi mancano i ragazzi. Infatti per avere a che fare con i ragazzi ora tengo un corso di comicità in una scuola qui a Lodi, nella scuola dove insegnavo prima invece faccio un corso di cinematografia. Certo mi manca e faccio di tutto per tenermi in contatto con queste realtà, semplicemente non tutti i giorni alle otto del mattino.

Alessia: Tu insegnavi alla scuola media? I ragazzi si ricordano di te? Ti contattano?

Filippo: Sì certo! Devo essere sincero, i miei alunni sono sempre venuti ai miei spettacoli, alle serate, mi commentano i video, sono molto affettuosi, anche quando ho detto che avrei tenuto questi corsi di comicità, me li sono ritrovati lì a scuola. Davvero meravigliosi.

Alessia: Tra i tuoi personaggi ce n’è qualcuno a cui sei piùaffezionato?

Filippo: Sì certo la Carla, che è anche un po il personaggio tra virgolette più comune, perché il puntiglioso c’è una volta, quella che vuole andare in pensione anche, ma la Carla siamo proprio un potutti. È quella che quando c’è il collegio docenti è di là che fa la torta salata, quando arriva una circolare non ha voglia di leggerla, ma ovviamente poi la legge, tentenna, ma lei c’è sempre. Si lamenterà dal mattino alla sera ma è quella che arriva prima, è quella che poi la torta salata la condivide con i colleghi. La Carla è il simbolo degli insegnanti, a metà tra lanalogico e il digitale, con quellinteresse romantico che deve poi avere a che fare con la LIM che non funziona e tutto il resto, ma la Carla è la vera combattente.

Alessia: Anchio condivido, la burocrazia è tremenda. Parlando di altre questioni che in effetti rubano diverso tempo parliamo dei social. Che cosa ne pensi?

Filippo: Io li detesto, li uso perché sono obbligato, fine. I social sono da fuori di testa, è un mondo di matti. È un mondo nel quale ogni persona può dire la sua, anche se non ha nulla a che fare con largomento trattato. Ad esempio, ho realizzato un video sui  PDP, che sono cosa serissima e importantissima io lo so bene, ma linsegnante ci impiega davvero tantissimo tempo a compilarli, ricontrollarli ecc. Faccio quindi un video prendendo in giro questa burocrazia assurda e diverse persone mi hanno redarguito sulla serietà della questione. Ho dovuto poi mettere un commento per gente che non sa, sottolineando che io prendo in giro la burocrazia, non limportanza o la finalità del PDP. Quando ero alluniversità giocavo a prendere in giro alcune materie, ma mai lutilità della laurea. E poi è anche attraverso la comicità, il prendersi in giro che diamo valore al nostro lavoro e alle nostre cose. I social sono quella cosa in cui devi centellinare determinate parole, non per chissà chi, ma per gente normalissima che semplicemente non sa. E in più ci vuole attenzione perché la comicitàè fortemente in difficoltà in questo periodo, quello che dicevano alcuni comici un po di tempo fa non lo possiamo più dire noi oggi, ci chiuderebbero tutti i profili. Non saprei definire il mio rapporto con i social. Cioè ogni giorno apro il profilo e mi chiedo: Cosa posso fare? Cos’è che non dà fastidio? Detto questo, la mia è una linea molto pulita, è ironia pulita, non offendo mai nessuno. Io farei tutta la vita teatro e basta, però dallaltra parte questi sold out in sette minuti vengono proprio dai social, quindi devi farlo.

Alessia: Condivido, anche per i ragazzi è deleterio usare in modo indiscriminato i social.

Filippo: Io ho fatto delle lezioni sulluso consapevole dei social, e sono piaciute moltissimo.

Penso che sia un argomento da sostenere e da affrontare proprio con i ragazzi, insegnare loro la differenza tra un utilizzo passivo e uno attivo, attraverso il quale magari si può proporre qualcosa, e via discorrendo. Bisogna insegnare loro a servirsene in modo critico.

Alessia: Condivido, anchio insegno,  la mia materia è arte, ho frequentato l Accademia di Belle Arti, e mi sono laureata in Decorazione, arte contemporanea, e ritengo che luso indiscriminato dei social sia deleterio. E anche io nel mio piccolo provo a riflettere con i miei studenti su quanto influiscano i social network sulla vita di tutti i giorni, quali siano gli aspetti positivi e quali quelli negativi.

Ti rivolgo ancora alcune domande, magari un po impegnative. Ad esempio che cosa pensi della scuola italiana? Dimmi pregi e difetti.

Filippo: Certo. Guarda io ti rispondo con la mia frase storica: tolta la LIM, siamo nel 1970.
Davvero, se togliamo la LIM, rimangono i quaderni, le penne, i fogli protocollo, i voti, la paura per linterrogazione. La domanda dopo èqual è la soluzione?, beh purtroppo quella non la so! Non ho le competenze, non ho lo studio specifico, non ho la debita conoscenza culturale per dare una risposta. A mio parere un problema grosso riguarda la lentezza, la scuola italiana è troppo lenta, è stantia e poi oggi c’è la demotivazione da parte dei docenti, dovuta allimpossibilità del docente di fare qualsiasi cosa: non può mettere la nota, non può mettere un 4 ecc. Cioè prima di mettere un 4 devi rifletterci mille volte, ah quellalunno ha il pdp, quindi non si può fare niente, anzi ormai bisogna far passare ogni studente per forza. Perchése poi vuoi fermare qualcuno arriva la preside, arriva la circolare, la famiglia e comunque non si risolve nulla. E poi ci sono i docenti piùanziani che non vedono lora di andare in pensione, i docenti piùgiovani che non sanno che fare. Per fortuna ci sono anche i docenti appassionati, e non è vero che sono pochi, perché poi si dice sempre anche questa cosa, che c’è sempre un solo paladino della giustizia che sguaina la spada, non è vero, gli insegnanti appassionati sono tantissimi, io nel mio piccolo lho visto, nella mia scuola ne ho incontrati molti, che magari ti inseguono nei corridoi per unidea, un progetto, che magari alla domenica pensano ai propri allievi e ai loro problemi, e si preoccupano per cercare soluzioni didattiche adeguate.
Alessia: Si ecco, la scuola è proprio un mondo a se stante, se uno non la vive non riesce a comprenderla a pieno. È un mondo complesso e bellissimo allo stesso tempo. E tu sei riuscito a raccontare quello che succede allinterno della scuola a chi della scuola in realtà non sa nulla. Per concludere: altre hit dopo Giovani supplenti?
Filippo: Una bella domanda. In realtà io adoro fare le canzoni, quindi altre canzoni sì, arriveranno. Però ecco serve una hit, non voglio fare una canzone da zero perché io insomma faccio ridere, canto, faccio la parodia ma non ho la presunzione di scrivere un testo su una musica nuova, quella roba lì la lascio fare a chi è capace.

Alessia: Allora aspetto un video sul docente di arte.
Filippo: Sì, sì arriverà anche quello. Sto lavorando su una serie di video su tutti i docenti di… poi ho in mente una serie che sto scrivendo che credo potrà essere molto carina, vediamo insomma cosa succede, piano piano.

Tempus fugit, per lui e per me, che devo entrare in classe.
Ancora un personale grazie e un personale complimento a chi èriuscito a dare voce a questo universo sgangherato che è quello della scuola, nello specifico della scuola media, quellanfratto di vita di serie B, sdegnato e allontanato da tutti, quel qualcosa che passa inosservato e volutamente non visto. Ma, cari lettori, ricordate: lessenziale è invisibile agli occhi (Le Petit Prince Antoine De Saint-Exupery).

ALESSI CAGNOTTO

Flashback Art Fair raggiunge un pubblico di 25 mila persone

Tutte le energie sulla sfida di Flashback Habitat.

 

 

Termina he.art, la X edizione di Flashback Art Fair, un grande successo di pubblico che ha registrato 25.000 visitatori, tra curiosi, collezionisti e amanti dell’arte di tutti i tempi.

34 espositori italiani e internazionali, oltre 2.000 opere presenti di cui circa 100 vendute, oltre a 3 mostre e più di 30 appuntamenti tra Talk e Laboratori durante i giorni di fiera.

Diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, la fiera è stata dedicata alla passione per l’arte, come si intuisce dalla crasi, he.art, titolo dell’edizione 2022: un atto di amore verso l’arte di tutti i tempi che l’associazione Flashback porterà avanti anche nei prossimi mesi con una progettualità annuale all’interno dei nuovi spazi di Flashback Habitat, in corso Giovanni Lanza, 75 a Torino, a partire proprio dalle tre mostre che resteranno allestite e visitabili fino al 15 dicembre: Opera Viva, Barriera di Milano a cura di Jòn Gnarr, Cuba introspettiva a cura di Giacomo Zaza e La natura e la sua gemella a cura di Michela Casavola.

“La scelta di portare una fiera di arte antica e moderna in uno spazio già denso di storia –commenta la co-direttrice Ginevra Pucci – ha reso il nostro lavoro ancora più emozionante. Abbiamo lavorato con passione e fatica alla rinascita di questo luogo. Giorno dopo giorno lo abbiamo conosciuto, studiato, curato e poi lo abbiamo preparato per accogliere altri pezzi importanti della nostra storia: le opere d’arte. Abbiamo ragionato sulla stratificazione di significato: galleristi, curatori e artisti lo hanno interpretato, ciascuno nell’intimità del proprio spazio ne ha dato una nuova lettura. Il risultato è stata una grande opera corale che il pubblico ha dimostrato di apprezzare con la nostra stessa passione: tantissimi sono stati i visitatori di questa decima edizione che non a caso è nata all’insegna del cuore, come recita il titolo: “he.art”.

 

“Siamo molto soddisfatte di questa decima edizione – continua la co-direttrice di Flashback Stefania Poddigheche per noi è stata la migliore di sempre. Abbiamo accolto opere importanti e dal grande valore artistico e non solo, come un meraviglioso “Ritratto di Emilienne Le Roy” di Giovanni Boldini, un prezioso dipinto di Christo, “Wrapp Reichstag”, una scultura di Gasparo Cairano Compianto con “Maria, San Giovanni Evangelista e Giuseppe di Arimatea”, il trittico “Vir Dolorum” di Bicci di Lorenzo, artista del tardo gotico fiorentino. La qualità dei lavori esposti è stata molto apprezzata anche dai collezionisti grazie ai quali si sono registrate importanti vendite.”

Parte ora la nuova sfida per l’associazione Flashback che si prepara a far rivivere gli spazi in Borgo Crimea con attività e progetti che coprono tutto l’anno.

 

“Habitat è Opera Viva, un’esperienza che parte da lontano. Quello che è stato fatto fino a ora in Corso Lanza 75 è un accenno di quanto può succedere qui. – afferma Alessandro Bulgini direttore artistico di Flashbak Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee Ora la sfida è così ambiziosa che va alimentata con una combinazione di ulteriori risorse e l’inizio di questa avventura, anche in connessione col nome Habitat, sta nel creare un dono, un ambiente favorevole, che sia un esempio fruibile da tutti e realizzato grazie al contributo di tante sensibilità consapevoli.”

 

Già dal mese di novembre si avvia il progetto Living Rooms | Le stanze viventi, nato per dare voce a una serie di artisti dell’area regionale, mettendo al centro della vita culturale il territorio, la creazione artistica e i suoi principali soggetti. In sinergia con Flashback Habitat, che si propone come luogo di produzione artistica, Living Rooms intende costruire un percorso di stanze realizzate da artisti dell’area piemontese che verranno abitate da realtà e che dovranno garantirne la conservazione. In questo modo le sedi di associazioni, organizzazioni di volontariato, realtà culturali e artistiche che andranno ad abitare gli spazi di Flashback Habitat saranno stanze viventi, con una forte connotazione artistica. Durante i mesi di realizzazione del progetto sono invitati 20 artisti, con un bando pubblico in corso di selezione che nel mese di residenza costruiranno una residenza artistica partecipata e condivisa. Il progetto Living Rooms si avvia il 15 novembre e sarà destinato a continuare per arrivare a coinvolgere tutta la palazzina A, per un totale di 3000 mq. e di 70 stanze.

 

Rock jazz e dintorni. La Rappresentante di Lista e i Marlene Kuntz

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Il Duo Sole si esibisce allUnitre per “Moncalieri Jazz”.

Martedì. All’Otium Pea Club appendice di “Moncalieri Jazz”, con il trio di Nico Di Battista. Al Blah Blah si esibisce Ritualz. All’Auditorium del Lingotto, prima di 2 serate consecutive per i Negramaro in versione acustica. Al Museo d’Arte Orientale per la mostra “Buddha 10” è di scena l’artista Zhuo Mengting.

Mercoledì. Al Blah Blah serata punk con i Turbo Ac’s. Al Teatro Concordia di Venaria arriva in concerto

La Rappresentante di Lista.

Giovedì. Al Blah Blah è di scena Sergi Estella. Al Cap 10100 si esibisce il cantante Tatum Rush. Al Magazzino Sul Po suona il supergruppo giapponese Acid Mother’s Temple affiancato dai The Winstons. Al cinema Massimo la batterista Valentina Magaletti, accompagna la proiezione di “Salomè”.

Venerdì. Per “Moncalieri Jazz” alle Fonderie Limone, si esibisce Ada Montellanico con il Ialsax Quartet e il quintetto di Jacopo Ferrazza. Al Supermarket i Marlene Kuntz presentano il nuovo disco “Karma Clima”. Allo Ziggy è di scena il folksinger Phill Reynolds. Al Folk Club si esibisce Alessia Tondo. All’Hiroshima Mon Amour è di scena la cantautrice Emma Nolde. All’Off Topic suonano i Post Nebbia. Al Blah Blah si esibisce il duo Pindhar.

Sabato. Allo Ziggy suonano i Fil di Ferro. Per “Moncalieri Jazz” Furio Di Castri rende omaggio a Charles Mingus. Al Concordia di Venaria si esibisce VillaBanks. Al Folk Club è di scena il chitarrista Marco Pereira accompagnato dal batterista Enzo Zirilli. Al Gabrio suonano i Sa Razza.Al Blah Blah sono di scena gli Sfregio.

Domenica. All’Hiroshima si esibiscono i Silent Bob & Sick Budd. Conclusione di “Moncalieri Jazz” con l’ottetto di Daniele Sepe impegnato con il sestetto di Cesare Mecca, a rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini.

Al Magazzino sul Po si esibisce il cantautore Umut Adan mentre allo Ziggy suonano i Toxicull.

Pier Luigi Fuggetta

Photogallery da Artissima

La prima edizione fu nel 1994.

Dopo 28 anni, Artissima è diventata la fiera di arte contemporanea più importante d’Italia ed evento di richiamo a livello mondiale. Artissima ha aperto la strada ad altri saloni ed eventi fuori salone. Se Milano ha la fashion week, Torino, a Novembre, ha l’Art Week.

(foto Loredana Barozzino)

Un pubblico giovane per la nuova stagione del Regio

Il 2023 rappresenterà un anno particolarmente significativo per il Teatro Regio di Torino, in quanto il 10 aprile prossimo ricorrerà il cinquantesimo anniversario della sua ricostruzione e i 283 anni dalla sua fondazione.

La Stagione d’Opera del teatro prenderà avvio il prossimo gennaio e si concluderà a giugno, per poter riprendere, a partire dalla stagione successiva, la cadenza classica autunno/estate. Può contare su uno dei palcoscenici migliori d’Europa, completamente rinnovato, grazie all’apporto dei lavori sulla meccanica di scena, appena conclusi.
“Sebbene sia arrivato a Torino con una visione di teatro molto chiara – spiega il sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin – ho dedicato i primi mesi all’ascolto, perché nessun progetto viene definito a priori e serve consapevolezza per far bene le cose. Ritengo che il teatro costituisca un ecosistema comprendente strutture e funzioni specifiche e, al tempo stesso, un organismo aperto alla circolazione di idee e energie, in dialogo tra passato e futuro, in vista delle sfide del domani. Un teatro che mi piace considerare conviviale, lungo di aggregazione e partecipazione trasversale, uno spazio urbano dedicato alla socialità. Non dimentichiamo che, dopo due anni di arresto dovuto alla pandemia, tutti noi abbiamo motivazioni fortissime nella ripresa della vita relazionale”.
Il titolo scelto dal Sovrintendente Jouvin per la stagione del teatro Regio è “Passaggi”, che rappresenta per lui molto di più di un semplice titolo. Il termine deriva dal francese “passage” ed è capace di condensare in sé molti significati tra cui apertura, cambiamento, espansione, frutto di un lavoro di squadra molto lungo e complesso.
La Stagione d’Opera sarà inaugurata il 24 gennaio prossimo con “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, per la prima volta a Torino nella brillante versione firmata da Pierre Emannuel Rousseau, che mantiene l’ambientazione andalusa e propone voci e costumi vivaci ispirati all’arte di Goya, scegliendo di aumentare l’atmosfera briosa con una nota onirica e poetica.
Il maestro Diego Fasolis tornerà al teatro Regio quale riconosciuto esperto del repertorio del Settecento e del primo Ottocento, dirigendo un giovane cast pieno di talento, comprendente artisti come Santiago Ballerini, Josè Maria Lo Monaco e John Chest.
Dal 25 febbraio all’8 marzo prossimi andrà in scena “Aida” di Giuseppe Verdi nel sontuoso allestimento di William Friedkin, che ha vinto l’Oscar e si è contraddistinto per essersi ispirato alle architetture dell’antico Egitto. Dirigerà l’orchestra il maestro Daniele Gamba, con interpreti verdiani di livello assoluto, quali Angela Meade e Erika Grimaldi, Silvia Beltrami e Stefano La Colla.
Dal 31 marzo al 14 aprile sarà la volta del “Flauto Magico” di Mozart , per la prima volta realizzato in un’onirica cornice firmata da Barrie Kosky e Suzanne Andrade.
Le suggestioni mozartiane si mescoleranno alle proiezioni ispirate dal cinema muto, con le quali gli interpreti interagiranno, dando vita un’interpretazione immersiva e capace di entusiasmare il pubblico. A dirigere sarà il maestro Sesto Quadrini, accompagnato da un cast eccezionale quale Ekaterina Bakanova, Joel Prieto, Alessio Arduini e Tamara Ivanis.
Dal 13 al 23 maggio 2023 verrà presentata “La figlia del reggimento” di Gioachino Donizetti, in un nuovo allestimento coprodotto in collaborazione con il Teatro La Fenice di Venezia, che rappresenta l’inizio di un viaggio alla scoperta dei legami e degli scambi culturali tra Italia e Francia.
La regia mescola elementi reali ad altri surreali, come tipicamente avviene nelle produzioni di Barbe & Doucet. L’opera, piuttosto impegnativa, sarà diretta da Evelino Pidò, ambasciatore nel mondo del bel canto, al ritorno alla guida di un cast di eccezione costituito da Giuliana Gianfaldoni, John Osborn, Manuela Custer e Roberto De Candia.
A concludere la stagione sarà un’altra opera emblematica, “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini nell’allestimento di Damiano Michieletto. Si tratta di uno spettacolo di forte impatto estetico e emotivo, capace di mettere in evidenza la più cruda essenza dell’argomento, una vicenda di turismo sessuale ambientata in una grande metropoli asiatica.
Dmitri Jurowski, interprete universalmente riconosciuto del repertorio operistico e sinfonico del Novecento, porrà in risalto tradizioni musicali diverse.
A completamento della stagione verranno presentate due prime esecuzioni per il teatro lirico torinese, la prima è “Powder Her Face” di Thomas Ades, la cui opera si ispira alla vera storia di un divorzio scandaloso e milionario nell’Inghilterra degli anni Cinquanta. Sarà in programma al Piccolo Regio Puccini dal 10 al 18 marzo 2023.
La seconda è rappresentata da “La sposa dello Zar”, con la rigorosa partitura di Rimskij Korsakov, ricca di tinte fosche e temi popolari russi, affidata a Valentin Uryupin, interprete pluripremiato di musica slava. Sarà in programma il 26 e 28 aprile prossimi
L’8 e 9 gennaio andrà in scena la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, opera simbolo del repertorio italiano.
Non mancheranno, come di consueto, i Concerti dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio e della Filarmonica TRT. Il Requiem, uno dei brani sacri più toccanti della storia della musica, composto da Verdi in memoria di Alessandro Manzoni, sarà diretto da uno dei più interessanti direttori italiani, Andrea Battistoni.
Protagonisti della stagione saranno anche l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del teatro Regio, diretti da Andrea Secchi e Claudio Fenoglio.
Alla compagini stabili si aggiungerà, da questa stagione, il Regio Ensemble, una comunità di giovani artisti in residence, che vivrà al teatro Regio per perfezionarsi e mettersi alla prova. Si tratta di sette artisti dai percorsi artistici e nazionalità tra loro diverse.
Il teatro Regio si apre anche ai giovani con la possibilità di accedere alle opere in una delle due prove generali da parte degli under 30 con un biglietto speciale a 10 euro.

Mara Martellotta

(Foto Mihai Bursuc)

Artissima, quattro opere per la Gam

LE NUOVE ACQUISIZIONI DELLA FONDAZIONE PER L’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA CRT AD ARTISSIMA 2022 PER LA GAM

La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT rinnova il proprio ventennale sostegno alla fiera internazionale Artissima 2022 acquistando 10 nuove opere realizzate da 7 artisti. Le opere diverranno parte della collezione che la Fondazione da anni arricchisce, destinandola alla fruizione pubblica: importanti lavori di Klaus Rinke, Rossella Biscotti e Pietro Moretti confluiranno nella collezione permanente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, mentre le 4 opere di Claudia Losi, Francesco Gennari, Simone Forti e Nicolò Cecchella saranno rese disponibili per le sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino.

Le opere acquisite a favore della GAM sono:

Nicolò Cecchella

Marsia, 2015-2022

Cemento, sabbia di fiume, ferro, carta, gomma, silicone al platino

103 x 82 x 23 cm

Galleria Cardelli & Fontana

Simone Forti

Illuminations (Illuminazioni), 1972

Inchiostro vegetale e grafite su pergamena.

33 x 26,7 x 3,8 cm (con cornice)

Galleria Raffaella Cortese

Francesco Gennari

Autoritratto su menta, 2020

Stampa ad inchiostro su carta di cotone 100%, in cornice d’artista di noce

44 X 31,5X 4 cm (con cornice)

Galerie Ciaccia Levi

Claudia Losi

Arazzo, 1995 in progress

Tessuto di cotone e lane con tintura vegetale di rovo

250 X 150 cm

Galleria Monica De Cardenas

La Venaria Reale celebra Sant’Uberto di Liegi

Sfilata degli “Equipaggi” nel centro storico, seguita dalla Messa nella Cappella dedicata al Santo e dall’omaggio musicale

Domenica 6 novembre, dalle ore 11

Venaria Reale (Torino)

Primo vescovo di Maastricht e di Liegi, venerato quale protettore di “uomini e animali dalla rabbia silvestre” e quindi anche come protettore dei cacciatori, Sant’Uberto (Tolosa, 656? – Voeren-Belgio, 727 d. C.), sarà festeggiato domenica prossima 6 novembre alla “Venaria Reale”, dimora di caccia e di divertissement di Casa Savoia. La tradizione galoppa nei secoli. Il primo in Piemonte a dare solennità alla Festa (già menzionata, nel 1674 e nel 1682, da Amedeo di Castellamonte in “La Venaria Reale, Palazzo di Piacere e di Caccia” e in “Theatrum Sabaudiae”)  fu il duca Carlo Emanuele II, seguito dai suoi successori. Celebrata a Venaria per il 27esimo anno, ad organizzarla è l’“Accademia di Sant’Uberto” con la “Reggia di Venaria”, il patrocinio della “Città di Venaria”, molteplici collaborazioni di Enti e Società locali, il sostegno di Fondi riservati dal “Ministero della Cultura” ai Patrimoni “UNESCO” e della “Fondazione CRT”. Particolare la sua storia. Nel 1996 infatti si costituiva a Venaria l’“Accademia di Sant’Uberto” che subito, per promuovere la “Reggia” e il suo borgo, lavorava, da un lato, alla creazione del gruppo dei “suonatori di corno” dell’“Equipaggio della Regia Venaria” e dall’altro alla ripresa della “Festa di Sant’Uberto” che ha caratterizzato la Reggia sin dalla sua costruzione. Dal 1996 la Festa, storicamente legata alla fondazione sia della Città di Venaria Reale sia del Borgo, viene celebrata il 3 novembre, ricorrenza del Santo, se di domenica, altrimenti la prima domenica successiva al 3 novembre. Ma quale il programma della prossima domenica 6 novembre?

Alle 11 è prevista la “sfilata degli equipaggi” da piazza Annunziata alla Reggia. Protagonisti l’“Equipaggio della Regia Venaria” e “Les Trompes de Bonne”, gruppo proveniente dall’Alta Savoia: entrambi sfilano con i celebri corni da caccia, la cui arte musicale è stata dichiarata “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO” nel 2020.

Quindi, alle 11,15, si terrà la Santa Messa nella “Cappella di Sant’Uberto” con accompagnamento musicale dei corni da caccia degli equipaggi, ma anche delle trombe e dei timpani della “Reale Scuderia” e l’organo, seguita, alle 12, da un omaggio musicale a Sant’Uberto: non solo una semplice occasione d’ascolto ma un vero e proprio momento celebrativo da vedere e vivere in ogni suo momento. La cerimonia ha infatti origine in età medievale, quand’era denominata  “missa canum”, messa dei cani, per l’uso di benedire i cani e i loro padroni alla fine della messa. L’abitudine di accompagnare momenti della messa con musica, in particolare quella prodotta dai corni da caccia, è documentato dal XVIII secolo. L’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti.

Qualche nota storica. Dalla Venaria a Stupinigi. Le reliquie di Sant’Uberto Martire, dono di papa Clemente IX a Carlo Emanuele II per la “Venaria Reale”, si trovavano dal 1669 nella cappella della Reggia. Per espresso volere del pontefice, l’edificio religioso che le ospitava doveva essere accessibile non solo dall’interno del palazzo, ma da tutti i fedeli, per rendere possibile la venerazione anche a chi non appartenesse alla corte. Fu questa una possibile motivazione dell’apertura della chiesa di corte della Venaria verso la piazza. Non solo cappella riservata alla corte, interna al palazzo, ma a tutta la popolazione. Si è  desiderato conservare anche ai nostri giorni questo spirito di condivisione tra Reggia e borgo di Venaria Reale. Cessata la funzione di Residenza Reale della Venaria, dal 1819 la reliquia è conservata a Stupinigi, nella chiesa della “Visitazione di Maria Vergine”, sulla piazza della palazzina, per volontà di Vittorio Emanuele I.

g.m.

Al Castello di Masino riposa Arduino, re d’Italia

Le spoglie di re Arduino riposano in pace ancora oggi nella cappella del castello.
Trasuda di storia, cultura e arte il Castello di Masino, a Caravino, nel canavese, oggi forse più conosciuto per la bellezza del suo parco e per le tante iniziative del FAI (Fondo Ambiente Italia) che non per la sua storia. Eppure giganteggia lì, radioso su quella altura, da oltre dieci secoli, di fronte all’incantevole barriera morenica della Serra di Ivrea circondato da un immenso parco. Fu costruito nel secolo XI dalla nobile dinastia dei Valperga che vanta di discendere da re Arduino, marchese di Ivrea e poi re d’Italia per pochi anni, dal 1002 al 1014. Per mille anni è stata la residenza dei conti Valperga di Masino.
Oggi lo vediamo senza torrioni ma fino al Rinascimento era difeso da alte mura e imponenti torri di avvistamento, una fortezza situata in un’invidiabile posizione strategica attorno alla quale duellarono le grandi famiglie nobili dell’epoca, i Savoia, gli Acaia, i Visconti e gli stessi conti di Masino che si contendevano il castello e parte del Canavese. Nel corso dei secoli i Valperga trasformarono il castello in residenza nobiliare e poi in una elegante dimora di villeggiatura. Nel Cinquecento le fortificazioni furono abbattute per far posto a un grande spazio verde tappezzato di splendidi giardini. Secoli di gloriosa storia narrati dai saloni del maniero, dalle camere per gli ambasciatori agli appartamenti privati con dipinti, oggetti e memorie storiche, dai salotti nobilmente arredati alla biblioteca di oltre 25.000 volumi antichi, dal Museo delle carrozze dei conti Valperga alle terrazze panoramiche sulla piana del Canavese. Spettacolare il Salone che celebra la dinastia dei Savoia, il più grande del castello, che si può ammirare solo da pochi mesi. Dopo tre anni di restauri conclusi ad aprile è stato riportato alla luce il salone di rappresentanza decorato da un ciclo di affreschi di fine Seicento che era nascosto da vari strati di pittura. Gli affreschi presentano vedute paesaggistiche in trompe-l’oeil di 22 città del Piemonte e della Savoia, un fregio con decine di stemmi nobiliari e in cima al camino l’albero genealogico, alto tre metri, della dinastia sabauda a cui i Valperga, e in particolare il conte di Masino Carlo Francesco Giuseppe (1655-1715), erano strettamente legati. E pensare che fino al 2019 il Salone dei Savoia era una galleria di quadri dell’Ottocento con le pareti dipinte di bianco ma sotto la vernice si intuiva già la presenza di un’altra decorazione. Rimossa la vecchia pittura ecco l’eccezionale scoperta e tutto è tornato come nel Seicento. Circonda la rocca un parco romantico con uno dei più grandi labirinti di siepi d’Italia. Fu l’ultimo discendente dei Valperga di Masino, Luigi, a cedere nel 1988 l’edificio al FAI che da allora si prende cura di questo patrimonio storico e culturale investendo ingenti somme per la manutenzione e per aprirlo ai visitatori.
Re Arduino si ritirò a vita privata nell’Abbazia di Fruttuaria a San Benigno Canavese dove morì nel 1015. Le ossa del re d’Italia furono sepolte e riesumate più volte passando da un castello all’altro fino a trovare una sistemazione definitiva nella cappella del castello di Masino. Il maniero, di proprietà del FAI, dista 12 chilometri da Ivrea e 40 da Torino, è aperto al pubblico da mercoledì a domenica dalle 10.00 alle 18.00. Dal 19 dicembre sarà chiuso per la stagione invernale.       Filippo Re

Ruben Montini, Il vuoto addosso

Testo critico e a cura di Elsa Barbieri

performance

SABATO 5 NOVEMBRE, ORE 12.00

MEF- via Francesco Cigna 114, Torino

 

 MEF – Museo Ettore Fico presenta Il vuoto addosso, la nuova performance di Ruben Montini con un testo a cura di Elsa Barbieri.

Sette anni dopo “Think of me, sometimes”, realizzata insieme all’ex compagno, l’artista tedesco Alexander Pohnert, Ruben Montini torna al Museo Ettore Fico con “Il vuoto addosso”, reenactment della precedente performance.

La nuova azione sarà un tentativo, estremo come è nella natura della sua pratica performativa, di ricostruire l’immagine di quell’abbraccio che nel 2015 l’aveva stretto fino allo sfinimento.

Ruben Montini è anche tra gli artisti in mostra in ECLETTICA!visitabile al MEF fino al 18 dicembre, con l’opera “Agli amanti…e anche a quelli d’Italia”. La bellezza e la fragilità di un oggetto come il tappeto, simboleggiano l’usura dei rapporti umani interpersonali. La sua vicinanza alla terra e alla “polvere” ricordano che tutto un giorno ritornerà a far parte della grande Madre Terra. La gradevolezza della lana evoca il calore familiare, ma la frase che domina l’opera spalanca una voragine sull’ignoto: Cosa resta di noi?

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Ruben Montini (Oristano, 1986), vive e lavora a Torino.

Muovendosi tra la performance e la creazione di opere tessili, tra azioni fisiche e collettive, Ruben Montini articola un pensiero complesso che se da un lato si fa lieve e romantico, dall’altro è una delle voci narranti delle battaglie odierne della comunità LGBTQ+. Performance dopo performance, il suo corpo tende sempre di più a diventare un simulacro di segni e tracce di ciò che le persone LGBTQ+ soffrono ancora oggi all’interno della società contemporanea. Montini è anche impegnato in progetti corali che coinvolgono il pubblico nella costruzione di monumenti temporanei e di rituali che diventano memoriali effimeri per la minoranza della sua comunità.

Il suo lavoro è stato esposto in diverse istituzioni nazionali e internazionali: Fondazione Miniartextil, Como; NOMUS, The New Art Museum, Danzica; Gallerie delle Prigioni, Treviso; Kunsthalle Bratislava; Casino Luxembourg Forum d’art contemporain, Lussembugo; GAMeC, Bergamo; FdG Projects, Bruxelles; CRUCE Arte y Pensamiento, Madrid; Museum Arnhem, Olanda; Villa Adriana, Tivoli; Aleš South-Bohemian Gallery, Hluboká nad Vltavou; Fondazione MACC, Calasetta; Dům umění města Brna, Brno; MKC, Split; MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro; Museum Europäischer Kulturen, Berlino; Museum for Contemporary Art Ujazdowski Castle, Varsavia; Centre of Contemporary Art, Torùn; Museo Ettore Fico, Torino; Oratoire du Louvre, Parigi; Castello di Rivoli, Torino.

Tutta l’arte di Artissima in mostra all’Oval

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Artissima, la kermesse Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino, è l’unica fiera in Italia dedicata esclusivamente all’arte contemporanea

Quest’anno avrà per la prima volta il patrocinio del Ministero della Cultura. La ventinovesima edizione della Fiera è in programma da venerdì 4 a domenica 6 novembre all’Oval di Torino. Saranno presenti 174 gallerie italiane e internazionali che provengono da 28 Paesi e 4 continenti. C’è anche una galleria dall’Alaska. La rassegna è stata presentata a Torino presso Gallerie d’Italia. Artissima presenta un nuovo logo e avrà quattro sezioni principali, Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions , e le tre sezioni curate, Disegni, Present Future e Back to the Future. Il tema di questa edizione  è ‘Transformative Experience’. La manifestazione  assegna  quattro premi ad artisti e gallerie, due in memoria di figure del mondo dell’arte e quattro supporti istituzionali da parte  di fondazioni ed enti culturali. Si tratta dei premi “Illy Present Future”, “Fpt for Sustainable Art”, “Vanni occhiali #artistroom”,”Tosetti Value per la fotografia”, più i riconoscimenti “Matteo Viglietta Award” e “Carol Rama Award”. I supporti istituzionali sono di Fondazione per l’arte Crt con Ogr Award, Fondazione Merz, Fondazione Oelle e Museo Ettore Fico. Da citare i progetti speciali che propongono un nucleo di opere fotografiche di Gregory Crewdson realizzate per Gallerie d’Italia, e la nuova edizione del progetto per i piccoli visitatori  “Artissima Junior” in collaborazione con Juventus. Infine, le “AudioGuide” accompagneranno il pubblico in visita per la fiera.