CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 27

“Illusionismi”, Donato Sansone a Le Gru

Dal 21 marzo

ILLUSIONISMI
La terza mostra di Donato Sansone
per la Fase 3 dei lavori di restyling di Le Gru

Prosegue il viaggio di trasformazione e rinnovamento di Le Gru, il più grande mall del Piemonte, che con il suo restyling sta ridefinendo il concetto di spazio commerciale, trasformando l’arte pubblica in un’esperienza quotidiana che stupisce e coinvolge attraverso un progetto creativo e culturale che accompagna il cambiamento architettonico con opere d’arte che plasmano i cantieri in luoghi di ispirazione e coinvolgimento per i visitatori e per il territorio.

In questo percorso di rinnovamento di Le Gru è stato scelto come compagno di viaggio il genio creativo di Donato Sansone, che trasforma ogni cantiere del restyling in una diversa installazione d’arte, ogni volta creando un progetto artistico unico ed innovativo, che diventa una occasione di “intrattenimento interattivo” che coinvolge il visitatore.
Se per la Fase 1 dei lavori in Piazza Nord (gennaio-ottobre 2022), Sansone aveva creato un percorso ispirato dall’acronimo #NewLeGru con 8 opere gigantesche che raccontavano una storia, in Piazza Sud nella Fase 2 (gennaio-dicembre 2023) ha presentato un’esposizione in movimento composta da una video-opera integrata da tredici grandi pannelli realizzati con un processo di stampa lenticolare multiframe attraverso il quale l’immagine cambiava e si muoveva se osservata spostandosi.

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

A complete unknown – Biografico. Regia di James Mangold, con Timothée Chalamet, Monica Barbaro, Elle Fanning e Edward Norton. Il film è ambientato nella New York degli anni Sessanta dove un musicista di diciannove anni del Minnesota, Bob Dylan, si sta affermando come cantante folk. Seguiamo le sue esibizioni nelle sale da concerto della Grande Mela e assistiamo alla sua rapidissima ascesa verso la cima delle classifiche. Grazie all’inconfondibile fascino delle sue canzoni, la sua popolarità travalica presto i confini del Nord America regalandole un successo mondiale. Il suo straordinario percorso artistico di quegli anni culmina con la rivoluzionaria esibizione rock and roll al Newport Folk Festival nel 1965. durata 141 minuti. (Greenwich Village sala 3 V.O.)

A different man – Commedia drammatica. Regia di Aaron Schimberg, con Sebastian Stan e Adam Pearson. L’aspirante attore Edward si sottopone a una radicale procedura medica per trasformare drasticamente il proprio aspetto. Ma il suo nuovo volto da sogno si trasforma rapidamente in un incubo, perché perde il ruolo per cui è nato e diventa ossessionato dal recupero di ciò che è stato perso. Durata 116 minuti. (Nazionale sala 2 e sala 1 V.O., Uci Lingotto)

Anora – Commedia. Regia di Sean Baker, con Mikey Madison, Mark Ejdel’štejn e Jurij Borisov. A New York, Anora (“ma il mio nome è Anj”) vive disordinatamente, in un monolocale con la sorella di giorno e facendo la spogliarellista in uno strip club la notte. Durante una di queste notti, incontra un giovanissimo rampollo di un magnate russo, Vanja, come se fossimo in piena atmosfera “Prettu woman” il ragazzo le chiede di essere la sua ragazza per sette giorni, accompagnandolo nelle sue divertenti e sfrontate scorribande e facendo l’amore con lui. Non soltanto: fino a che non le chiede di sposarlo a Las Vegas. È chiaro che al magnate e signora, una volta venuti a conoscenza del matrimonio, l’affare non piaccia affatto, per cui incaricano il loro faccendiere T’oros di ottenere l’annullamento del matrimonio. A tutto questo si aggiunga che Vanja, in preda al panico per i vari accadimenti, abbandona moglie e inviati genitoriali per darsi alla macchia. Intanto uno di questi ultimi, Ivan, sorveglia tacitamente la sposina. Cinque Oscar tra cui miglior film, miglior regia e miglior interprete femminile. Durata 138 minuti. (Ideal, Lux sala 3, Massimo V.O., Uci Lingotto)

A real pain – Drammatico. Regia di Jesse Eisenberg, con Kieran Culkin e Jesse Eisenberg. Due cugini che hanno poco in comune, molto legati nell’infanzia per poi vedere le loro vite prendere strade diverse. Si ritrovano in aeroporto, l’uno ha moglie e figli, l’altro si sente libero e prende le giornate come vengono. Hanno preso la decisione di recarsi in viaggio in Polonia, pere soddisfare un desiderio della vecchia nonna scomparsa da poco e per ritrovare insieme le proprie origini. Incontreranno altre persone che fanno quello stesso viaggio con le medesime intenzioni: aspetti tragici e altri con un fondo di allegria si alternano durante il soggiorno, ma le tensioni del passato sono sempre presenti. Candidato a due premi Oscar. Durata 90 minuti. (Massimo V.O.)

Berlino estate ’42 – Drammatico. Regia di Andreas Dresen. L’estate del ’42 è stata per Hilde la più bella della sua vita. Ha conosciuto e sposato Hans e ora aspetta un bambino. Ma Hans fa parte di un movimento antinazista clandestino, a cui lei stessa decide di aderire, ed insieme partecipano ad azioni molto rischiose. Catturata dalla Gestapo, dovrà partorire suo figlio in carcere, ma sarà quel bambino a darle forza nei momenti più bui. Durata 124 minuti. (Romano sala 1)

Biancaneve – Fiabesco. Regia di Marc Webbe, con Rachel Zegler e Gal Gadot. Biancaneve, bellissima principessa, è rimasta sola dopo la morte dei suoi genitori, il Re Buono e la Regina Buona, e deve combattere contro le macchinazioni della Regina Cattiva che vorrebbe vederla morta. Ha l’aiuto dei sette nani, che lavorano in una miniera di diamanti, e del ladro Jonathan. Durata 119 minuti. (Massaua, Ideal anche V.O., Lux sala 1, Reposi, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Lingotto)

Bridget Jones – Un amore di ragazzo – Commedia. Regia di Michael Morris, con Renée Zellweger, Leo Woodall, Colin Firth, Hugh Grant e Emma Thompson. Quarto capitolo della più stropicciata e arruffata e pasticciona ragazza londinese, con gli anni che sono passati e passano, con Darcy che non c’è più per essere rimasto vittima in un’operazione umanitaria in Sudan, con i loro due figli da crescere, sempre in mezzo agli eterni dolori e la smisurata voglia di rinascita. Rimasta vedova, Bridget è ora una madre single che si destreggia tra il lavoro e la crescita della prole. Sebbene circondata dall’affetto degli stessi amici, che consigliano e pianificano, e persino dell’ex amante Daniel Cleaver, Bridget si trova in un periodo di stasi emotiva e cerca di trovare una nuova strada per sé e per i suoi cari. Spronata dalla sua “famiglia urbana”, decide di rimettersi in gioco, sia nel lavoro che nell’amore. In un tentativo moderno di ritrovare la felicità, s’avventura nel mondo delle app di incontri, dove viene subito affascinata da un giovane e intrigante corteggiatore. Tra il caos degli impegni lavorativi, la gestione dei bambini e i tentativi di una nuova relazione. In questo complesso equilibrio, la vita le riserva anche una serie di incontri bizzarri, aprendo la porta a nuove sfide e forse a nuove possibilità di felicità: all’orizzonte, il giovanissimo Roxster, piuttosto interessante, come bisognerà pur tenere presente l’insegnante del piccolo Billy, che per lei sembra avere più di un’attenzione. Durata 125 minuti. (Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Captain America – Brave New World – Fantasy. Regia di Julius Onah, con Harrison Ford e Anthony Mackie. Presidente degli Stati Uniti è divenuto Thaddeus Ross che la fatto la sua campagna d’elezione mettendo al primo posto l’unità del Paese e la sua collaborazione con Captain America che dà i suoi migliori frutti dopo dopo giorno. Durante un incontro alla Casa Bianca, la vita del Presidente è messa in pericolo da un attentato mentre s’incrinano i rapporti con il Giappone colpevole dell’impiego di un nuovo metallo, dai risultati micidiali e straordinari, l’adamantio. Con l’aiuto di un’agente di origini israeliane, il protagonista sarà chiamato a venire a capo di un pericoloso intrigo che rischia di sovvertire il futuro del mondo. Durata 118 minuti. (Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Il caso Belle Steiner – Thriller. Regia di Benoît Jacquot, con Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg. Lui, Pierre, è un insegnante di matematica e lei, Cléa, lavora in uno studio d’ottica, non hanno figli, conducono una vita tranquilla in una piccola città. Le loro vite vengono sconvolte quando Belle, la figlia di un’amica e alla quale hanno dato ospitalità, viene trovata uccisa nella sua stanza. L’uomo diventa il principale sospettato dal momento che era l’unico presente in casa nel momento del delitto. Tratto dal romanzo di Simenon “La morte di Belle”. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 1)

La città proibita – Drammatico, azione. Regia di Gabriele Mainetti, con Yaxi Liu, Enrico Borello, Sabrina Ferilli, Marco Giallini e Luca Zingaretti. Mei, una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. Il cuoco Marcello e la mamma Lorena portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo, che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quanto i loro destini s’incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore. Durata 138 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Nazionale sala 3, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Le donne al balcone – The Balconettes – Commedia, horror. Regia di Noémie Merlant: Fa caldo a Marsiglia e ognuno cerca ombra e riparo. Ruby, cam girl vivace, si diverte con due amanti, Nicole, coinquilina con il sogno della scrittura, cerca una storia da raccontare spiando nella finestra di fronte un vicino esibizionista, Elise, attrice in cerca perenne di scritture, ha lasciato compagno e set. Insieme condividono appartamento e vita quotidiana. Vestita come marilyn – sta girando una brutta fiction sull’attrice – Elise ha un incidente con la macchina del vicino, che finisce con l’incontrare la stessa sera. Invitate nel suo appartamento a bere e a ballare, siglano una constatazione amichevole: ma la serata prende una piega imprevedibile e il vicino, fotografo di moda di giorno e predatore di notte, finisce infilzato come un pollo. La difesa è legittima ma adesso bisogna liberarsi del cadavere. Niente polizia, niente confessioni, niente uomini soprattutto. È un affaire di sorellanza. Durata 105 minuti. (Eliseo)

Dreams – Drammatico. Regia di Dag Johan Haugerud. Terzo capitolo per il regista dopo “Sex” e “Love”. Johanne è una ragazzina di diciassette anni, frequenta le superiori, s’innamora di una delle sue insegnanti. L’espressione dei primi amori, dei primi sentimenti, Johanne li riporta su un diario: che un giorno finisce nelle mani della nonna e della madre. In un primo momento stupite di fronte a quelle inaspettate verità, poi la sensazione, la certezza che in quelle parole di confessioni vi sia una certa ricerca letteraria. Quel diario diverrà un punto di confronto tra una giovane ragazza e due donne adulte, di una diversa età, che si porranno di fronte ad un passato che anche loro hanno attraversato. Orso d’oro alla Berlinale. “Dreams” è stato designato Film della Critica dal SNCCI: “Il regista norvegese chiude la sua trilogia sui temi del desiderio sessuale affrontando il rapporto che può nascere tra una studentessa e la sua insegnante. E lo racconta dal punto di vista delle due protagoniste ma anche da quello della mamma e della nonna della ragazza, perché la passione può avere tante letture e il cinema può aiutare a capirla e raccontarla. Un film sorprendente, dove la parola ritrova la sua centralità e il voyeurismo non ha diritto di cittadinanza”. Durata 110 minuti. (Centrale V.O., Fratelli Marx sala Groucho)

FolleMente – Commedia. Regia di Paolo Genovese, con Eduardo Leo e Pilar Fogliati, e con Emanuela Fanelli, Maria Chiara Giannetta, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini, Maurizio Lastrico, Rocco Papaleo, Claudio Santamaria. Dopo l’enorme successo di “Perfetti sconosciuti”, Genovese sceglie di seguire le avventure – e i tanti sentimenti – di Piero e Lara, gli scombussolamenti più intimi che hanno inizio con il primo incontro, fatto per conoscersi meglio. Non devono prendere piede gli aspetti esteriori appunto, ma è necessario entrare nelle teste di ognuno e chiedersi quanto conosciamo davvero di noi stessi quanto prendiamo una decisione? E se dentro di noi esistessero più versioni del nostro IO, ognuna con qualcosa da dire? È uno svelare a poco a poco i pensieri più nascosti e le battagli interiori che tutti siamo portati ad affrontare, la volontà decisionista, e gli aspetti più romantici, le spinte impulsive con le paure e le disillusioni (per la parte femminile), l’idealizzazione e l’Eros e la parte più irrazionale di noi tutti (per la parte maschile). Durata 97 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Ideal, Nazionale sala 3, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Heretic – Drammatico. Regia di Scott Beck e Bryan Woods, con Hugh Grant, Chloe East e Sophie Thatcher. Sorella Paxton e Sorella Barnes, in obbedienza al loro giovane apostolato, suonano alla casa di uno sconosciuto signor Reed, per portare una parola di conforto e di conoscenza della Parola: ma non sanno che il signor Reed non è quello che appare e che nasconde segreti e deviazioni mentali che metteranno a dura prova la loro esistenza. Durata 110 minuti. (The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Io sono ancora qui – Drammatico, Regia di Walter Salles, con Fernanda Torres, Selton Mello e Fernanda Montenegro. Eunice, madre di cinque figli, vede cambiare bruscamente la sua vita quando il marito, l’ex deputato del partito laburista brasiliano Rubens Paiva, scompare improvvisamente, catturato dal regime militare nel 1964. La donna è costretta all’attivismo, sperando in questo modo di trovare il marito e riuscire a salvarlo. Attesa per gli Oscar: “Io sono ancora qui” è candidato quale miglior film e miglior film straniero, e la Torres che si è già aggiudicata il Golden Globe è nella cinquina per la migliore attrice protagonista. Durata 135 minuti. (Eliseo)

Lee Miller – Drammatico, biografico. Regia di Ellen Kuras, con Kate Winslet, Alexander Skarsgard, Marion Cotillard e Hosh O’Connor. Lee, ex modella statunitense per Vogue dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia, parte per l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista. La sua missione sarà quella di documentare le atrocità della guerra e mostrare al mondo il vero volto della Germania nazista. Attraverso i suoi scatti denuncerà i crimini perpetrati nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento. La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato. Durata 116 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Greenwich Village sala 1, Ideal, Uci Moncalieri)

Mickey 17 – Drammatico, Fantasy. Regia di Bong Joon-Ho, con Robert Pattinson, Toni Collette e Mark Ruffalo. Nel 2054, la mancanza di opportunità sulla terra spinge le masse al pellegrinaggio interstellare, che inevitabilmente vuol dire sfruttamento da parte di potenti demagoghi al comando di queste spedizioni. Uno di loro è Kenneth Marshall, politico fallito in cerca di una nuova era per l’umanità su un pianeta inospitale abitato da strane creature. Per sfuggire a dei pericolosi usurai, Mickey Barnes accetta di imbarcarsi sull’astronave firmando un contratto da “expendable”, tuttofare destinati a morire ripetutamente grazie a una tecnologia che consente di “ristampare” un corpo all’infinito mantenendone la coscienza. Durata 106 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Fratelli Marx sala Groucho anche V.O., Greenwich Village sala 3, Ideal anche V.O., Lux sala 2, Nazionale sala 4 anche V.O., Reposi sala 5, The Space Torino , Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Muori di lei – Regia di Stefano Sardo, con Riccardo Scamarcio, Maria Chiara Giannetta e Mariela Garriga. In periodo di pandemia, l’insegnante liceale di filosofia Luca si ritrova solo in casa, lontana da lui la moglie Sara, perennemente in ospedale a fronteggiare l’epidemia. Un bel giorno fa gli occhi dolci alla vicina di casa e ne nasce una passione che travolge tutti e tutto. Durata 103 minuti. (Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Il Nibbio – Drammatico. Regia di Alessandro Tonda, con Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti. Il film racconta i 28 giorni precedenti i tragici eventi del 4 marzo 2005, quando Nicola Calipari, Alto Dirigente del SISMI, sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista de “Il manifesto” Giuliana Sgrena, rapita in Iraq da una cellula terroristica. Calipari ha avuto un suo ruolo cruciale nelle operazioni in Iraq nei primi anni Duemila per salvaguardare la vita umana e mantenere la pace. Giunto in vista dell’aeroporto con la giornalista, il suo corpo fu colpito dal fuoco di un soldato americano. Il suo omicidio è ancora irrisolto. Durata 90 minuti. (Romano sala 3, The Space Torino)

Noi e loro – Drammatico. Regia di Delphine Coulin e Muriel Coulin, con Vincent Lindon (Coppa Volpi a Venezia), Benjamin Voisin e Stefan Crepon. Con la morte della moglie, Pierre, ferroviere arrivato ai cinquanta, cresce da solo i suoi due figli: sono molto diversi tra loro, al minore Louis piace lo studio e con il termine delle superiori parte per Parigi per affrontare l’università e imporre così alla famiglia spese non indifferenti; Fus al contrario non ha mai amato l’ambiente della scuola, con scarsissimi risultati, preferisce frequentare e legarsi sempre più a gruppi di estrema destra, in netto contrasto con le idee personali che il padre ha tentato di trasmettergli. Non sarà facile tra padre e figlio mantenere un rapporto di comprensione e di affetti. Durata 110 minuti. (Centrale, Fratelli Marx sala Harpo)

No Other Land – Documentario. Un premio agli European Film Awards e altre candidature, una regia collettiva di quattro cineasti, per raccontare le immagini di Bazsel Adra, attivista palestinese, che inizia i propri ricordi con l’arresto di suo padre mentre manifestava contro gli espropri voluti dallo Stato di Israele, testimonianze vive, e di Yuval Abraham, giornalista israeliano, prima di una tregua, nei territori invasi dal sangue e dalle morti, tra gli orrori che ogni giorno invadono Israele e Palestina, l’insieme di 19 villaggi della Cisgiordania che è Masafer Yatta, le abitazioni in antiche grotte e un’economia a carattere rurale, esplosioni, bombe su scuole e ospedali, carneficine. Durata 96 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo V.O.)

La storia di Patrice e Michel – Drammatico. Regia di Olivier Casas, con Yvan Attal e Mathieu Kassovitz. 1948. Michel e Patrice, due bambini di 5 e 7 anni, dopo essere stati abbandonati dalla madre in un campo estivo nei pressi di La Rochelle, fuggono nella foresta in seguito alla scoperta del cadavere del proprietario del posto che si è suicidato. Lì sopravvivono per sette anni e affrontano insieme continue avversità che fortificano ancora di più il loro legame. Patrice protegge sempre Michel arrivando pure a digiunare per di far mangiare lui. Trascorrono molti anni. Michel si è sposato, ha due figli, ed è diventato architetto. Patrice in vece è medico ed è direttore di una clinica ma un giorno sparisce. Così Michel molla tutto e lascia lasua famiglia per ritrovare il fratello che si è rifugiato in Canada. I segreti del loro passato continueranno però a tormentarli, anche a distanza di tempo e dall’altra parte del mondo. Durata 106 minuti. (Classico)

Il seme del fico sacro – Drammatico. Regia di Mohammad Rasoulof. Amin ha finalmente ottenuto, dopo due decenni di lavoro, la promozione che attendeva: è ora addetto agli interrogatori e spetta a lui rinviare dinanzi al giudice gli accusati verso quella condanna che poi verrà eseguita. Ha una moglie devota e due figlie che studiano. La maggiore ha un’amica che è gravemente sfigurata durante una manifestazione. Come aiutarla senza farlo sapere al capo famiglia? Per di più l’arma che è stata consegnata ad Amin al momento della promozione scompare da casa e lui rischia il carcere se non la si trova. Candidato agli Oscar quale miglior film straniero. Film designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Per la capacità di Mohammad Rasoulof di partire da un drammatico evento collettivo, e reale anche nell’utilizzo delle immagini, per giungere a un racconto familiare che è archetipo e metaforico a un tempo, storia di figlie che devono combattere il potere usurato dei padri, con le mura domestiche che amplificano, invece di attenuarle, le contraddizioni e i conflitti insiti nella società”. Durata 167 minuti. (Romano sala 2)

The Alto Knights – I due volti del crimine – Poliziesco. Regia di Barry Levinson, con Robert De Niro. Il fil segue le vicende di due dei più noti boss della criminalità organizzata di New York, Frank Costello e Vito Genovese, intenti a contendersi il controllo delle strade della città. Un tempo migliori amici, piccole gelosie e una serie di tradimenti li mettono in una rotta di collisione mortale che cambierà per sempre la mafia e l’America. De Niro chiamato a interpretare tutti e due i ruoli. Durata 123 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich Village sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

The Breaking Ice – Drammatico. Regia di Anthony Chen. Haofeng è un ragazzo benestante, che soffre da tempo di una grave forma di depressione. Quando si reca nella cittadina di Yanji, nel nordest del Paese, per prendere parte a un matrimonio, si imbatta in Nana, una bellissima turista, da cui rimane talmente affascinato da decidere di seguirla. In verità anche lei è attratta dal ragazzo e durante una notte in cui bevono molto lo lascia entrare nella sua vita. Il tempo trascorso dal giovane con la ragazza è condiviso anche con il migliore amico di lei, Xiao, che lavora in un ristorante locale. Il legame tra Nana e Xiao si complica però con la presenza di Haofeng, trasformandosi ben presto in un rapporto a tre. Ognuno di loro vive delle ansie personali ed è devastato da un forte senso di malinconia, motivi per cui i tre amici diverranno inseparabili e necessari l’uno all’altro. Durata 97 minuti. (Greenwich Village sala 2)

The Brutalist – Drammatico. Regia di Brady Corbet, con Adrien Brody, Felicity Jones e Guy Pearce. Làszlò Tòth (personaggio d’invenzione che tuttavia racchiude in sé i tratti di alcuni degli architetti che fecero parte della corrente del Brutalismo, nata in Inghilterra negli anni Cinquanta del Novecento) è un architetto ebreo emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi trent’anni della sua vita, la costruzione di un monumento che un magnate vuole dedicare non solo alla madre (cristiana) ma altresì all’american dream. Già premiato a Venezia, già vincitore di tre Golden Globe, in attesa ora della serata degli Oscar, dieci candidature tra le quali miglior film e miglior regia, miglior attore protagonista, miglior attore e miglior attrice non protagonista. Il film è stato designatoFilm della Critica dal SNCCI: “Corbet continuo a raccontare il Secolo scorso attraverso i rapporti di potere tra committente, artista e pubblico. “The Brutalist” parte dall’immagine della Statua della Libertà rovesciata per rivelarsi da subito, sin dal sontuoso piano-sequenza iniziale, un affresco magniloquente in forma di enciclopedia del Novecento: l’Olocausto, le correnti artistiche e architettoniche, le droghe, la storia del Cinema e delle Forme visive. Un viaggio che passa dall’incubo del passato all’allucinazione di massa verso il futuro”. Secondo premio Oscar a Brody dopo la statuetta per “Il pianista”. Durata 215 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)

U.S. Palmese – Commedia. Regia dei Manetti Bros., con Rocco Papaleo e Blaise Affonso. Etienne è uno degli astri nascenti del calcio, abbandona la banlieue parigina in cui e cresciuto e cerca il successo a Milano. una grave squalifica può interrompere quella ricerca di progredire: a Palmi, in Calabria, don Vincenzo vede concretizzarsi l’idea di chiamarlo a far parte della squadra di calcio locale. Durata 120 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 5, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale compie 20 anni

Il 21 marzo si festeggiano i 20 anni dalla fondazione del CCR – Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, uno dei principali poli del restauro in Italia e riferimento nel panorama internazionale, con la giornata conclusiva della rassegna di incontri dedicata al valore del restauro dal titolo “Conservazione, ricerca e innovazione”, che ha visto la partecipazione dei maggiori protagonisti della conservazione e del restauro a livello nazionale e internazionale.

A distanza di 20 anni dall’istituzione della Fondazione, una riflessione sul “Valore della conservazione” diventa momento per fare un bilancio rispetto al contributo che il Centro ha offerto nel proprio perimetro di azione e per individuare possibili criteri quantitativi e qualitativi che consentano di misurare l’impatto generato dalle attività di conservazione e restauro dei beni culturali: in termini di recupero e riabilitazione del patrimonio storico artistico, di attivazione educativa e formativa, di creazione di nuove competenze e professionalità, di possibile incidenza sul tessuto economico, produttivo e culturale sulle diverse scale territoriali.

Con l’occasione sarà presentata la ricerca in corso, realizzata in collaborazione con la Fondazione Santagata e sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, dedicata al “Valore della conservazione”.

Saranno presenti: Federico Mollicone, Presidente Commissione Cultura della Camera dei Deputati; Luigi La Rocca, Direttore DiT – Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale del Ministero della Cultura; Michele Coppola, Direttore Centrale Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo e Direttore Gallerie d’Italia; Michele Briamonte, Presidente Consorzio Residenze Reali Sabaude, Luigi Oliva, Direttore Istituto Centrale del Restauro (ICR) di Roma; Paola Casagrande, già Direttore Regionale Direzione Coordinamento Politiche e Fondi Europei della Regione Piemonte; Alessio Re, Segretario Generale Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura di Torino

Seguirà una tavola rotonda moderata dal giornalista e critico d’arte Nicolas Ballario con i soci Fondatori del CCRMario Turetta, Direttore DiAC – Dipartimento per le attività culturali del   Ministero della Cultura; Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte; Stefano Lo Russo, Sindaco Città di Torino e Città Metropolitana di Torino; Fabio Giulivi, Sindaco Città di Venaria; Giulia Anastasia Carluccio, Prorettrice Università di Torino, Marta Bottero, Professoressa Ordinaria, Funzioni aggregate al Prorettore del Politecnico di Torino, Matteo Bagnasco, Responsabile Obiettivo Cultura Fondazione della Compagnia di San Paolo e Annapaola Venezia, Vice Segretario Generale Fondazione CRT.

Nel pomeriggio i componenti internazionali del Comitato Scientifico del Centro incontreranno il pubblico in una sessione dal titolo “Visione e Metodo”, un panorama inedito sul mondo della conservazione, della ricerca e dell’innovazione. Il Comitato riunisce importanti professionalità provenienti dalle più rilevanti istituzioni culturali a livello internazionale.

Corrado Azzollini, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino e Direttore Scientifico della Fondazione CCR; Francesca Casadio, Co-Direttore del Centro per gli studi scientifici sulle arti della Northwestern University – Art Institute of Chicago; Mireille Klein, Responsabile del Dipartimento di restauro C2RMF – Ministero della Cultura e della Comunicazione francese; Marco Leona, David H. Koch Scientist in charge of the department of scientific research Metropolitan Museum of Art, New York; Valerie Magar, Manager Unità Programmi ICCROM; Joanna Norman, Director Victoria & Albert Research Institute and National Art Library, London; Massimo Osanna, Direttore Generale Musei, Ministero della Cultura, Roma.

È possibile seguire gli incontri in diretta streaming.

Invece nei giorni di sabato e domenica 22 e 23 marzo il CCR sarà aperto ai visitatori e sarà possibile esplorare i laboratori, accompagnati dagli storici dell’arte, restauratori e scienziati del Centro, andando oltre le porte del nuovo Ristoro delle Arti, il centro visitatori inaugurato lo scorso settembre 2024.

Nello stesso fine settimana, la città di Venaria si animerà grazie anche alla grande festa dedicata alla fioritura dei ciliegi nei giardini della Reggia di Venaria “All’ombra dei ciliegi in fiore”, (per info e biglietti: www.lavenaria.it).

Le celebrazioni proseguiranno in maggio con la partecipazione all’interno del Salone Internazionale del Libro di Torino (15-19 maggio 2025) attraverso incontri diffusi con esperti che affronteranno tematiche diverse, da progetti di conservazione urbana a percorsi di educazione e formazione sulla cultura del restauro.

A fine giugno avrà luogo lo “Young Professionals Forum”, appuntamento di condivisione e scambio nato per stimolare a livello internazionale sinergie tra professionisti, in particolar modo  giovani che qui hanno la possibilità di presentare le proprie ricerche e di confrontarsi con nomi già affermati nel campo. Al Forum, come case history di successo, verranno inoltre invitati i Laureati del corso di laurea che stanno svolgendo attività internazionali presso importanti realtà museali. Per il CCR, nato nel 2005 con figure under 30, i giovani di oggi devono essere i primi ambasciatori della sua attività.

Le celebrazioni si concluderanno in dicembre con l’importante Convegno dedicato a Pinin Brambilla Barcilon, in occasione del Centenario dalla sua nascita. Nota in tutto il mondo per i restauri dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e di altri capolavori dell’arte italiana, Pinin Brambilla è stata la prima direttrice dei laboratori di restauro del Centro e il suo archivio con la documentazione prodotta durante gli anni di attività, riordinato e digitalizzato, è oggi conservato al CCR e fruibile da tutti.

Fondazione nata il 21 marzo 2005, il CCR – Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale è uno dei principali poli del restauro in Italia e riferimento indiscusso nel panorama internazionale. Caratterizzato da un operato che si muove lungo le quattro macro-direttrici della conservazione e restauro, della scienza, della formazione e della documentazione, ha al suo interno nove Laboratori di Restauro, i Laboratori Scientifici e la Scuola di Alta Formazione con un Corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali.

 

Il CCR ha sede nelle settecentesche Scuderie della Reggia di Venaria progettate da Benedetto Alfieri e riprogettate secondo una concezione contemporanea dallo Studio Derossi (1998-2004) in un interessante dialogo tra antico e moderno. L’intero complesso monumentale è patrimonio UNESCO.    

www.centrorestaurovenaria.it

La Farina, il siciliano sabaudo

Alla scoperta dei monumenti di Torino Una nota curiosa per quanto riguarda il monumento è la presenza, sul lato posteriore della balaustra, di un pannello decorato con il simbolo della Trinacria

Collocata all’interno di piazza Solferino, quasi all’altezza dell’intersezione con via Lascaris, la figura di La Farina è ritratta in piedi, appoggiata ad una balaustra. Le gambe sono leggermente sovrapposte in posizione rilassata ed indossa un cappotto chiuso dove sulla spalla sinistra, si dispiega un mantello che ricade sull’elemento architettonico. La Farina viene rappresentato mentre sta lavorando ad uno scritto: nella mano sinistra sorregge dei fogli che corregge con una penna stretta nella mano destra appoggiata anch’essa alla balaustra,mentre alle sue spalle un libro ferma alcuni fogli già letti. La balaustra presenta posteriormente un pannello decorato con il simbolo della Trinacria inquadrato tra due colonnine dal disegno complesso.

 

Nato a Messina il 20 luglio del 1815, Giuseppe La Farina fu un patriota, scrittore e politico italiano. Avvocato dalle idee liberali, sviluppò un interesse crescente per gli studi storici e letterari che lo portarono a pubblicare, lungo tutta la sua vita, numerosissimi scritti (tra i quali la Storia d’Italia dal 1815 al 1850) e a collaborare con giornali e riviste (è stato fondatore e collaboratore del giornale L’Alba che fu tra i primi a tendenza democratica-cristiana).

Nel 1837 cominciò a sostenere la causa per la liberazione della Sicilia, partecipando al primo movimento insurrezionale anti-borbonico. Dopo un periodo di esilio dall’isola, nel 1848 venne eletto deputato alla camera dei Comuni di Messina assumendo, in seguito, la carica di Ministro della Pubblica Istruzione; fece anche parte (assieme ad Emerico Amari) della missione incaricata di offrire la corona di Sicilia al Duca di Genova.

A seguito della riconquista borbonica della Sicilia, l’anno successivo si rifugiò in Francia da dove continuò la sua attività letteraria. Nel 1854 si stabilì a Torino e poco dopo fondò la “Rivista Enciclopedica Italiana”, il giornale politico “Piccolo Corriere d’Italia” e nel 1857 la Società Nazionale Italiana, un’associazione politica finalizzata a realizzare l’unità del Paese sotto la guida della Casa Savoia. La Società Nazionale Italiana aveva come presidente Daniele Manin e come vice presidente Giuseppe Garibaldi.

Dal 1856 venne chiamato a collaborare con Cavour che, nel 1860, gli affidò il delicato incarico di rappresentare in Sicilia il governo; dopo essere rientrato a Torino nel 1861, venne eletto al Parlamento italiano e nominato vice presidente della Camera dei Deputati. Muore a Torino il 5 settembre 1863. Subito dopo la sua scomparsa un comitato, composto da alcuni uomini politici, iniziò a sostenere l’erezione di un monumento alla sua memoria ma la proposta venne sospesa a causa dei lavori collegati al trasferimento della capitale da Torino a Firenze.

Nel novembre del 1866, grazie a Filippo Cordova (a quel tempo ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio), l’idea venne ripresa e fu aperta una pubblica sottoscrizione a livello nazionale; nel dicembre 1868 il Comitato promotore per l’erezione del monumento a Giuseppe La Farina, incaricòGiovanni Duprè, autorevole scultore toscano, della realizzazione dell’opera. Tuttavia fu solo dopo dieci anni e cioè nel 1878, che il progetto cominciò a prendere vita; Giovanni Duprè venne sostituito dallo scultore e scrittore palermitano Michele Auteri Pomar, che con le 24.000 lire raccolte, creò un monumento di una certa rilevanza.

Il monumento venne collocato nell’aiuola a mezzogiorno di piazza Solferino e fu inaugurato il 1 giugno del 1884, esattamente sedici anni dopo l’approvazione del progetto; il giorno precedente l’inaugurazione, i rappresentanti del Comitato promotore lo donarono con atto ufficiale alla Città di Torino.  Nel febbraio 1890, a seguito del progressivo distacco delle lettere bronzee che compongono l’epigrafe, il testo dell’iscrizione venne inciso sul fronte del basamento.

Una nota curiosa per quanto riguarda il monumento è (come già ricordato prima) la presenza, sul lato posteriore della balaustra, di un pannello decorato con il simbolo della Trinacria. Questo antico simbolo (Triscele per i greci e Triquetra per i romani), raffigura una testa gorgonica, con due ali, dalla quale si dispongono in giro simmetrico tre gambe umane piegate. La sua presenza sul monumento ricorda non solo le origini siciliane del personaggio, ma anche l’impegno da lui profuso nella lotta per l’indipendenza della Sicilia, durante la quale il bianco vessillo gigliato dei Borboni fu sostituito dal tricolore che recava al centro il simbolo triscelico.

 

Avendo già accennato la storia riguardante Piazza Solferino, grazie alle precedenti opere di cui abbiamo parlato, aggiungerò semplicemente che il monumento commemorativo a Giuseppe La Farina, dopo essere stato inaugurato nel 1884 all’interno dell’aiuola centrale meridionale, vi rimase fino al 2004, anno in cui la statua fu spostata per permettere alla piazza di ospitare i padiglioni Atrium per i Giochi Olimpici Invernali 2006. Il monumento fu provvisoriamente ricoverato all’interno di un deposito comunale per poi essere ricollocato, all’interno della piazza, il 16 giugno 2013. Oggi il monumento si erge in tutto il suo splendore all’interno di piazza Solferino.

 

Anche per oggi il nostro viaggio in compagnia delle opere di Torino termina qui. L’appuntamento è sempre per la prossima settimana per la nostra (mi auguro) piacevole passeggiata “con il naso all’insù”tra le bellezze della città.

 

 

Simona Pili Stella

Tornano le Giornate del FAI di Primavera a Torino e dintorni

Si ripropongono quest’anno, a cura della delegazione FAI di Torino

Torna il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, con l’apertura eccezionale a contributo libero di 105 luoghi di 51 città di Piemonte Valle d’Aosta. Sabato 22 e domenica 23 marzo prossimi tornano per la XXIII Edizione le Giornate FAI di Primavera, organizzato dal FAI – Fomdo per l’Ambiente Italiano ETS in 400 città, grazie all’impegno di tutti i volontari. La partecipazione popolare ha portato a più di 13 milioni di visitatori in 32 edizioni, segno del riconoscimento della missione educativa del FAI, che dal 1975 si impegna a raccontare e valorizzare le meraviglie e i tesori nascosti che ci circondano, promuovendone la conoscenza, la cura e la tutela da parte della collettività.

Sarà possibile, grazie alla delegazione FAI di Torino, visitare dalle ore 10 alle 18, con ultima visita alle 17, il secondo piano di Palazzo Reale, l’appartamento del Principe. Mentre il primo piano aveva funzione di rappresentanza dinastica e di residenza del sovrano, il secondo era destinato ai principi ereditari e alle loro consorti. Particolarmente sontuoso fu k’allestimento predisposto per le nozze di Carlo Emanuele, futuro Carlo Emanuele III, con Anna Cristina di Baviera Sultzbach, celebrato nel 1722, da Filippo Juvarra, che per l’evento realizzò la Scala delle Forbici, capolavoro assoluto della Reggia Torinese. L’appartamento fu poi rallentato da Benedetto Alfieri a metà del Settecento per Vittorio Amedeo III e Maria Antonia Ferdinanda di Spagna, di cui si possono ammirare i ritratti nel corso della loro vita. Nella prima metà dell’Ottocento Pelagio Pelagi ridisegnò in termini neoclassici l’immagine interna per Vittorio Emanuele, il futuro primo Re dell’Italia Unita, e Maria Adelaide d’Asburgo. In questo sovrapporsi di stili si inserisce, nel 1925, il Principe ereditario Umberto, trasferitosi a Torino per seguire le manovre del suo reggimento, decidendo di riallestire le 30 sale eliminando quasi del tutto l’allestimento palagiano. Disallestito nel 1960, e dimenticato per mezzo secolo, l’appartamento è stato recentemente restaurato. Il pubblico potrà apprezzare così la straordinaria continuità artistica offerta dalle sale rese visitabili, la preziosità di arazzi, arredi, dipinti e suppellettili della dimora dell’ultimo Re d’Italia.

Sempre a cura della delegazione FAI Torino sarà possibile per il pubblico visitare il Palazzo della Prefettura, già Segreteria di Stato, in piazza Castello 201. Dopo lo splendore delle decorazioni dei sontuosi arredi, emozionerà visitare il piccolo studio di Camillo Benso Conte di Cavour, dominato dal sorprendente ritratto non dello statista ma del sovrano di cui fu magistrale Ministro, Vittorio Emanuele II, realizzato da Angelo Capisani. L’apertura al pubblico della Prefettura ha un carattere di eccezionalità, permettendo di conoscere le sale dove sono stati decisi i destini del Regno di Sardegna, e poi dell’Italia Unita, e dove oggi si svolgono gli incontri più importanti. In Prefettura viene ospitato il Presidente della Repubblica nei suoi soggiorni torinesi.

Grazie all’impegno dei volontari della delegazione FAI Torino sarà possibile visitare dalle 10 alle 18, con ultima visita alle 17, il Castello di Lucento, in via Pianezza 123. I castelli della Città di Torino sono quattro: Palazzo Reale, Palazzo Madama, Castello del Valentino e il Castello di Lucento, meno noto ma attestato su una fertile ansa della Dora con funzione difensiva e di avvistamento fin dal 1335, quando il Duca Emanuele Filiberto di Savoia rilevò alcuni terreni circostanti ampliandone la proprietà e facendola divenire la tenuta di caccia e la residenza prediletta fuori dalle mura.

In occasione delle Giornate FAI sarà possibile visitare il Castello ed eccezionalmente ammirare tutti gli ambienti che ancora presentano un forte valore storico e architettonico, a partire dagli esterni immersi nel verde, con il fossato e il ponte, il loggiato rinascimentale che emerge dalla facciata, il magnifico sottotetto con le orditure all’antica e il meccanismo dell’orologio, le merlate inglobate nelle pareti, ma parzialmente scoperte dal restauro, e gli ambienti del primo piano dedicate al “laboratorio dei sensi” con un bellissimo progetto di valore sociale per l’infanzia che affascinerà piccoli e grandi in egual misura.

Apertura dedicata agli iscritti FAI sarà quella di Palazzo Cavour, in via Cavour 8, posto all’angolo tra la via omonima e via Lagrange, l’antica contrada seicentesca dei conciatori, in pieno centro storico. Il progetto dell’edificio si deve all’architetto Gian Giacomo Plantery, che nel 1729 ampliò e rinnovò l’edificio preesistente su committenza di Miche Antonio Benso, trisavolo di Camillo Benso. In questa veste, l’appartamento che fu dello statista viene eccezionalmente mostrato al pubblico delle Giornate FAI, che potrà ammirare il maestoso scalone, il salone d’ingresso con il ritratto dello statista, i soffitti affrescati raffiguranti episodi della mitologia greco romana, specchiere e camini.

A cura del Gruppo FAI Giovani Torino sarà possibile ammirare il Palazzo Ferrero d’Ormea, sede della Banca d’Italia, realizzato nella parte meridionale delle antiche mura della città di Torino, oggetto del grande ampliamento edilizio voluto da Carlo Emanuele I nel primo trentennio del 1600, situato presso la scenografica Piazza San Carlo. La visita consente di apprezzare le sale di rappresentanza del piano nobile attribuito all’architetto di Corte Amedeo di Castellamonte, impreziosite da arredi che spaziano dal XVI al XIX secolo di provenienza italiana e inglese. Eccezionalmente sarà possibile visitare la parte più segreta della banca, il caveau sotterraneo, dove si conservano le quasi 5 mila cassette di sicurezza nell’allestimento originale degli anni Trenta.

Sarà possibile scoprire gli scorci e gli edifici più significativi della città su un tram storico degli anni Trenta, giunto ormai alla sua XVIII edizione. Questo è il senso della collaborazione tra la delegazione FAI Torino e la ATTS Associazione Torinese Tram Storici. Domenica 23 marzo vi saranno partenze ogni 30 minuti circa, dalle 15 alle 18, con capolinea di fronte al Teatro Regio. La vettura storica, perfettamente restaurata, porterà i torinesi a scoprire i luoghi che la delegazione FAI aprirà durante le sue Giornate.

A cura del Gruppo FAI della Valsangone, i visitatori avranno l’opportunità unica di esplorare il Castello di Rivalta, in un percorso che include la visita anche alla biblioteca comunale, che custodisce una vasta collezione, documenti e libri secolari e gli ambienti del Castello, dove si potranno ammirare affreschi dell’antico torrione.

Il Gruppo FAI delle Colline dal Po al Monferrato guiderà la visita di Villa Bria, che sorge in una posizione strategica dove i Ducati di Savoia e del Monferrato confinavano, a circa 18 km dal centro di Torino. È immersa nella natura e gode di un’ampia vista panoramica.

Curata dal Gruppo FAI Pinerolo è la visita, dalle 10 alle 17.30, al Castello di Macello, in via Castello 9 a Macello (TO), che sorge nella pianura pinerolese, nato come costruzione fortificata a carattere militare nel 200, a fianco del Recetto, primitivo nucleo dell’attuale paese. Si tratta di una dimora privata importante che non ha modificato l’impianto originale e il fascino dell’antico maniero medievale.

Mara Martellotta

Il seggio del peccato

Il 28 marzo uscirà nelle librerie il nuovo libro di Marco Travaglini, Il seggio del peccato, pubblicato nella collana narrativa da Infinito Edizioni, con l’introduzione di Sergio Chiamparino

Già dal sottotitolo – vite e dicerie di strapaese tra laghi, monti e vigne – si intuisce il senso dei racconti che si svolgono in terra piemontese, dalle valli al confine con la Svizzera ai laghi, dal Canavese fino a Torino, raccontando la nostra regione attraverso la sua gente laboriosa, i suoi ambienti, le atmosfere che ci trasportano negli angoli più profondi e suggestivi della campagna e della montagna, della grande città e della provincia. Vizi e virtù della gente semplice, furbizie e ingenuità, sono narrati in uno spaccato in salsa genuinamente subalpina di quella grande commedia umana che, quotidianamente, scorre con la stessa intensità delle acque del Po.

Travaglini, scrittore e collaboratore de Il Torinese, ama dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale ha sempre voluto convivere, assimilandone i problemi, le speranze, le gioie e i dolori, con particolare attenzione alla storia passata, a tempi meno facili ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di umanità. “Ogni racconto è un po’ come si svolgesse davanti ad un dipinto, ad una fotografia che rappresenta i paesaggi di quelle parti di Piemonte che fanno da scenografia alla narrazione”, scrive l’ex sindaco di Torino. “ Dalla barriera torinese ai caffè del centro di Torino, dalla val Formazza al lago Maggiore, da Viverone a Pavone ai tanti altri borghi canavesani, fino al viaggio “contiano” (nel senso di Genova per noi), che qui muove dalla bassa Lomellinese. Ma chi, specie fra i piemontesi di provincia, soprattutto delle generazioni più “antiche”, non ha voluto andare a vedere il mare magari per la prima volta e a mangiare il pesce a Genova?”. Sergio Chiamparino sottolinea come si tratti di “racconti ricchi di riferimenti storici, di notizie su luoghi, edifici storici, di curiosità, ricostruzioni di antiche tradizioni e motti popolari, molte cose che si ignorano o almeno io ignoravo. Infine, c’è una vena ironica che attraversa tutti i racconti, leggerezza e profondità al medesimo tempo, la scrittura è scorrevole la lettura molto piacevole. In fondo, cosa si può chiedere di più ad un racconto?”.

Zaffino: “Effetti sul presente. Simultaneità, sincronia, pancronia”

In mostra alla Galleria “metroquadro” di Torino, i “mondi spezzati e spaesati” dell’artista

Fino al 30 aprile

Piacevolmente soddisfatto per la singolare magia espressa dalle opere visionate e per la complessiva accuratezza alla base della personale “Effetti sul presente”, dedicata, fino a mercoledì 30 aprile, all’artista ligure di Chiavari, Massimiliano Zaffino, esco dalla Galleria ospitante, la “metroquadro” di corso San Maurizio, a Torino (diretta con passione e simpatia da Marco Sassone), bello pimpante e ancora tutto immerso nelle forti fantasticherie regalatemi ad ampie mani dai “dipinti” e dalle “foto-collage” di Zaffino, quand’ecco che, di botto, a due passi dall’uscita, la realtà, quella proprio reale reale, del quotidiano vivere urbano, fatta di gente che ignora il sorriso di auto sfreccianti di tettoie di ombrelli a far da scudo alla pioggia che non cessa di cadere dei tram che sfrecciano lungo il corso pieni zeppi che di più non si può, mi piomba addosso in tutta la sua snervante, sempre uguale a sé stessa, frenesia. Eh no, lasciatemi almeno il tempo di metabolizzare quel tanto che basta i surrealistici “mondi spezzati” e “spaesati” dell’artista ligure!

Quegli oli su tela (una decina) dai titoli lunghi lunghi, rompicapo didattici e “strani” e “singolari” come i soggetti rappresentati in parete, insieme ad una lightbox (“scatola luminosa”) e ai “collage fotografici” non meno fuori dal sentire e dal vedere comuni e anch’essi dai titoli sempre lunghi lunghi e, per di più, tutti uguali (“Interazione visiva di paesaggio con scambio temporale di ruolo-azione”) fatta salva l’ultima “parola” inserita, dopo siffatto titolo, e mutante di volta in volta, a seconda del luogo e del pensiero capitato lì, in virtù di chissà quali bizzarre giravolte della narrazione. Bé, l’avete capito. Non è una mostra all’acqua di rose quella portata a Torino da Massimiliano Zaffino, studi all’“Accademia Linguistica di Belle Arti” di Genova e già esploratore della fotografia iperrealista e del fumetto sotto la guida del genovese di Bolzaneto Renzo Calegari, forse “il più grande disegnatore western italiano”. Alla luce di questi precedenti scolastici, anche Zaffino si dimostra artista di grandi, ineccepibili doti grafiche e di profonda sensibilità e forza coloristica. Ma soprattutto “artista visionario”, che attraverso il mestiere riesce a definire la possibilità di unire mondi assolutamente estranei fra loro, facendoli convivere in simbiosi, unendone con matematica perfezione i tratti, gli oggetti, la più varia estraniante umanità in progetti, sogni, ipotesi spaziali immersi in un’assoluta armonia, che a guardarli ti vien voglia di entrarne a far parte.

 

Proprio come quei suoi personaggi, messi lì immobili, stupefatti a prendere il sole in costume da bagno o ad osservare dubbiosi, non spaventati, dove mai siano capitati, come le due vecchiette di nero vestite mentre “particelle scorrono e si condensano in un casale di campagna” (così i titoli dei dipinti) o come i due amanti che “una piccola caverna conduce ad ammirare l’insolito lago”, per non dire delle figure “monche” (una parte di corpo o una borsa geometricamente tagliuzzata o quel ragazzo su una bici “trapassata” chissà come dal fluire del bordo-strada) di “scomposizione di metodo sottrattivo in relazione alla consegna della candela fluidoluminescente”. Eppure nessuno si lamenta. Tutto è immobile, sospeso nel vuoto e nel nulla. In una pace che attrae, pur nell’inconsapevolezza di esseri che stanno lì, forse a chiedersi perché io qui? e dove sono io qui? Paesaggi impossibili diventati possibili. Dove anche una semplice piscinotta, piombata lì a caso, appare simile al tassello di un “puzzle” impazzito.  Sconvolto solo “dall’irrompere di fenomeni fisici e climatici singolari e insoliti: fiammate vulcaniche, vortici indefiniti, spirali di luce, forme di magnetismo cosmico”. Aurore boreali fuori luogo? A volte vien da pensarlo. Mondi e soggetti immobili. In “sincronia” fra di loro (per ricordare il titolo della mostra), “simultanei” e “pancronici”, senza una specifica collocazione temporale.

 

Molto simili, come già è stato fatto notare, ai “ricordi spezzati” di quel John Grenville Stezaker, fra i primi artisti britannici concettuali e discordanti (primi anni Settanta) con l’allora predominio della “Pop art” e che Zaffino sicuramente ben conosce. Ed apprezza. “L’iperrealismo figurativo dell’artista allude – scrive bene in presentazione Roberto Mastroianni – a una realtà plurima in cui contemporaneamente possibilità e necessità convivono schiacciando sul presente i mondi possibili che avremmo potuto abitare o che abiteremo. Il presente si dilata, in questo modo, per diventare lo spazio delle infinite possibilità della nostra esistenza”. Un mondo piacevole e generoso, in tal senso. Così, stipato in piedi sul tranvai, mascherina a naso e bocca con tanto di occhiali appannati da non vederci niente, ci ripenso. E quasi quasi – mi dico – ritornerei alla “metroquadro”, a fare ancora un giro su quel pacifico, immaginario “pianeta-Zaffino”. Dài che si va! Venite pure voi?

Gianni Milani

“Effetti sul presente. Simultaneità, sicronia, pancronia”

Galleria “metroquadro”, corso San Maurizio 73/F, Torino; per info www.metroquadroarte.com

Fino a mercoledì 30 aprile

Orari: giov. – sab. 16/19

Nelle foto: opere olio su tela e collage-fotografico di Massimiliano Zaffino

“Shakespeare in Musical” alla Palazzina di Caccia

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Domenica 23 marzo alle ore 19 

“Shakespeare in musical” esplora il rapporto prolifico che intercorre tra il teatro di Shakespeare e Broadway. Nonostante il Bardo inserisca spesso canzoni e occasioni coreografiche nei suoi titoli, la trasposizione in musical non è mai facile per le trame complesse e i troppi personaggi da gestire. Quando funziona, funziona, però, benissimo come nel caso di “Kiss me Kate” del 1948 di Cole Porter da “La bisbetica domata” e “ West Side Story” del 1957 di Bernstein – Sondheim dal “Romeo e Giulietta”. Anche Rogers & Hart hanno attinto alla “Commedia degli errori” per “The boys from Syracuse” del 1938 e “Your own thing”, uno dei primi rock musical del 1968, si ispira a “La Dodicesima notte”. Gli apporti più irreventi sono certamente i Juke Box Musicals “Return to the Forbidden Planet” del 1980 da “La Tempesta”, che ha permesso a Jerry Lee Lewis di cantare. ‘& Juliet’ del 2019, ora in scena a Broadway con i successi planetari del produttore Max Martin per Britney Spears, Backstreet Boys, Kate Perry e Ariana Grande, e l’irresistibile “Something Rotten” del 2015 in cui Shakespeare diventa il personaggio chiave della trama.

Brani musicali tratti da “Your own thing “, “Kiss me Kate”, “Return to the forbidden Planet”, da “West Side Story” e da “& Juliet” contraddistingueranno il musical a corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, a Nichelino, domenica 23 marzo alle ore 19.

Biglietti prezzo unico 33 euro

Info 0116279789 biglietteria@teatrosuperga.it

Mara Martellotta

Il tramonto doloroso del grande intellettuale

Casanova”, scritto da Fabrizio Sinisi, all’Astra sino a domenica 23

Quando, ad inizio della stagione, Andrea De Rosa, direttore del TPE, chiese al regista Fabio Condemi come il suo spettacolo “Casanova” si potesse inserire in un calendario che riuniva ogni partecipazione sotto il termine “fantasmi”, lui rispose: “Il fantasma risiede proprio in questa parola, “memoria”, perché Casanova ricorda se stesso da giovane proprio sull’orlo del 1700, quando il secolo sta per finire e lui non ne fa più parte.” Il testo, che s’alterna tra vita e filosofia, tra rammarico e ricordi, sempre tenendo un profilo alto e raffinato, che a tratti corre forse il rischio di cadere nel (troppo) letterario, lo ha ricavato Fabrizio Sinisi – a dicembre avevamo già applaudito il suo “Orlando”, dal romanzo della Woolf, anche qui un enigma che s’intreccia tra opera e biografia – dalla “Storia della mia vita”, da quei “Mèmoirs” che lo scrittore il seduttore il filosofo il giocatore d’azzardo il politico l’esoterista l’avventuriero – a Sinisi interessa soprattutto l’intellettuale – scrisse in lingua francese tra il 1789 e il ’98: sarebbero stati pubblicati giusto duecento anni fa in una versione censurata. Clima d’anniversari dunque, un altro “Casanova” sta circolando sui nostri palcoscenici, ad opera di Ruggero Cappuccio.

In un inverno di fine secolo, Casanova continua a svolgere i suoi compiti di bibliotecario, da tredici anni al servizio del Conte di Waldstein, nel castello di Dux in Boemia, dove esprime tutta la sua rabbia e la sua solitudine, tutta la stanchezza, in mezzo a servitori che con lui s’esprimono in tedesco, lingua che gli è completamente ignota, mortificandolo, sbeffeggiandolo: lì riceverà la visita di un medico che professa la dottrina mesmerica, anticamera dell’ipnosi, che non lo convince appieno ma che vuole sperimentare, e con quella visita ecco aprirsi il passato e la memoria dell’uomo ed è un susseguirsi di premonizioni e di fumose visioni e di personaggi che prendono corpo. Ecco apparire sulla scena il monaco Balbi, incapace di scegliere tra nobildonne e monache per far figli, chiuso nelle prigioni veneziane all’ennesima reprimenda dei superiori, la dolce Henriette (su cui la Storia non ha ancora saputo mettere un punto fermo), l’amore di una vita intera, la marchesa D’Urfé che teme più d’ogni altro la vecchiaia e lo sfacelo del proprio corpo e chiede aiuto. Monologhi, parole piene di fascino, momenti che s’immergono nel pieno di una magia, “Casanova” sceglie alla fine la decisione di non disturbare oltre quei fantasmi, d’incamminarsi lungo la via dell’oblio. “Questo è il vostro mondo, non è più il mio” confessa amareggiato Casanova, tra i fumi che continuano a invadere la scena resta soltanto una piccola mongolfiera simile a quella che aveva attraversato anni prima il cielo di Parigi, come poco prima s’è affacciato il ricordo di una giovane donna bionda, regale, i capelli tagliati e una sottoveste bianca, che poneva tra le urla di un pubblico corso a godersi la scena la testa sotto la lama della macchina che la Rivoluzione aveva inventato.

Se ne va il passato, se ne va il Secolo dei Lumi. Non la spudorata allegria di Comencini o le avventure di Hallström ma lo sfaldamento di Fellini. Lentamente, nella memoria a tratti perduta dell’uomo, e Sinisi altrettanto lentamente accompagna questo crepuscolo. La regia di Condemi costruisce con note appropriate e con trepidazione il personaggio del titolo, soprattutto sfrutta al meglio l’impianto scenografico (“scene e drammaturgia dell’immagine” recita con esattezza la locandina) pensato da Fabio Cherstich, costruendo esatte inquadrature cinematografiche (c’è anche un omaggio al pre-cinema, con il corredo di lanterne magiche come c’è un omaggio alla pittura chiaroscurale), candele antiche e lampade moderne, un tappeto e un soffitto di coloratissimi riquadri, la distesa di volumi che accuseranno lo sconquasso, naturale e non soltanto, il ritratto giovanile del Nostro a opera di Mengs (Casanova ha 35 anni, è il 1760), la finestrella entro cui apparirà Voltaire a raccontare del terremoto di Lisbona, il grande tavolo su cui posano i “Mémoirs” che l’autore continua a completare. Ma non per molto, siamo arrivati alla fine. Una scena nitida, esemplare. Interprete Sandro Lombardi, a costruire appieno il tramonto fisico e mentale del suo personaggio, le ombre e le luci, gli ardori di un tempo e i dolori del presente, le amarezze. Con lui Marco Cavalcoli, Alberto Marcello, Simona De Leo, il piccolo Edoardo Desana sicuro per la sua prima volta in scena e Betty Pedrazzi che fa della sua marchesa un essere umano che ben s’accompagna allo sguardo finale dello scrittore.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luca Del Pia.

Rosanna Vaudetti e Mariagiovanna Elmi al Museo della Radio e Tv

L’abito donato dall’ex annunciatrice  Mariagiovanna Elmi al Museo RAI di Torino, indossato con una collana della principessa Helietta Caracciolo al Festival di Sanremo 1978, da ieri a fianco di quello donato nel 2022 dalla collega “Signorina Buonasera” Rosanna Vaudetti con il quale fece il primo annuncio a colori della televisione italiana nell’agosto 1972, in occasione delle Olimpiadi di Monaco.

 

Le indimenticabili “Signorine Buonasera” della Rai Rosanna Vaudetti e Mariagiovanna Elmi al Museo della Radio e Tv di via Verdi a Torino mentre ascoltano il brano “Guarda che luna” eseguita dal tenore Andrea Del Principe accompagnato al pianoforte di colore rosa suonato per anni dal grande Fred Buscaglione nello storico locale cittadino “Le Roi” dal Maestro Luca Rizzo ed al sassofono da Marco Cerrato.

IGINO MACAGNO

Igino Macagno