CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 27

Ecomuseo Villaggio Leumann “Cruto, l’uomo che voleva illuminare il mondo”

Venerdì 12 settembre, alle ore 21, presso l’Ecomuseo Villaggio Leumann in corso Francia 349 a Collegno, si terrà lo spettacolo teatrale dal titolo “Cruto, la storia dell’uomo che voleva illuminare il mondo”, a cura della Borgatta’s Factory, a ingresso gratuito.

Dopo il successo dell’inaugurazione della LeumAPP a cura dell’Associazione Culturale Kòres presieduta da Alba Zanini, con il coordinamento di Carla Gütermann e Fabrizia Rossi, proseguono gli appuntamenti presso l’Ecomuseo del Villaggio Leumann a Collegno.

Lo spettacolo intitolato “Cruto, la storia dell’uomo che voleva illuminare il mondo” è  dedicato alla storia del pioniere dell’illuminazione elettrica nel nostro Paese, uno dei più  grandi inventori e fisici italiani, Alessandro Cruto (1847-1908), noto per aver realizzato una delle prime lampadine ad incandescenza funzionanti in Europa. Fondò un laboratorio ad Alpignano.
Proprio a Collegno nel 1884 l’industriale Napoleone Leumann scelse le lampadine Cruto per illuminare il suo cotonificio perché considerate durevoli, economiche e di ottima luce.
Questo evento si svolge nell’ambito del progetto V.O.C.A.L.E, Villaggi Operai Arte e Cultura al Leumann, progetto vincitore del bando “Ecosistemi culturali” di Fondazione CDP, ente no profit del Gruppo Cassa Prestiti e Depositi.
La storia di Alessandro Cruto, originario di Piossasco, che inventò il filamento di carbone della lampadina e illuminò la prima via d’Italia del suo paese, è  oggi quasi del tutto sconosciuta. Nonostante la diffusione del suo brevetto in tutto il mondo, le luci della ribalta furono per Edison che di fatto scrisse la storia che conosciamo.
La Borgatta’s Factory rappresenta un collettivo costituito da Alberto Borgatta, attore teatrale, storico, divulgatore, Luca Borgatta, regista e videomaker, e Silvano Borgatta, pianista e arrangiatore.

Mara Martellotta

11 settembre 1973, la morte del Cile democratico di Allende

 

C’è un altro 11 settembre oltre a quello delle torri gemelle del World Trade Center di New York, e non va dimenticato: quello del 1973. A Santiago del Cile, quel giorno, con un colpo di Stato, le forze armate guidate da Augusto Pinochet rovesciarono il governo di Unidad Popular del socialista Salvador Allende che morì durante l’assedio al palazzo presidenziale della Moneda. Le sue ultime parole, attraverso Radio Magallanes, furono per i lavoratori cileni: “Ho fiducia nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno il momento grigio ed amaro in cui il tradimento vuole imporsi. Andate avanti sapendo che, molto presto, si apriranno grandi viali attraverso cui passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori!”. La giunta militare instaurò un regime dittatoriale che restò al potere per 17 anni.

Il regime di Pinochet lasciò una dolorosa traccia di sangue con omicidi e deportazioni di massa: circa diecimila cileni torturati, moltissimi desaparecidos, centinaia di migliaia di persone costrette all’esilio. La distruzione delle istituzioni democratiche fu veloce e capillare. A tutto si sostituì il dominio militare. Quegli avvenimenti, come la storia si incaricherà di dimostrare, non lasciarono estranei gli Stati Uniti. “Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”, ammise senza giri di parole Henry Kissinger, il potentissimo segretario di stato americano dell’era di Richard Nixon. L’appoggio americano ai golpisti rientrava in una più vasta strategia di contrasto, denominata operazione Condor, nei confronti dei paesi sudamericani indirizzati a una “deriva marxista”: Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Perù, Uruguay e, appunto, Cile. Gli avvenimenti cileni del settembre 1973, con la loro scia di sangue e terrore, ebbero una vasta eco in tutto il mondo e particolarmente in Italia. L’allora segretario del più grande partito comunista dell’Occidente, Enrico Berlinguer, ben sapendo quanto fosse diverso il Cile dall’Italia, ne trasse comunque spunti e suggestioni per un discorso di più ampia portata che portò all’elaborazione della teoria del compromesso storico. In un lungo saggio dal titolo Riflessioni sull’Italia dopo i fatti del Cile (pubblicato in tre parti su Rinascita, il settimanale del Pci, il 28 settembre e poi il 5 e 12 ottobre 1973), Berlinguer tratteggiò la strada che doveva portare all’intesa tra le tre componenti della storia popolare e sociale del Paese: la cattolica, la socialista e quella comunista.

Un progetto che finì, qualche anno dopo, con il rapimento e la morte di Aldo Moro. E’ passato poco più di mezzo secolo da quella che è stata, per la mia generazione e non solo, una ferita aperta. Siamo cresciuti in quegli anni ascoltando e cantando i motivi della Nueva Canción chilena, il movimento culturale e artistico che sostenne con forza il governo di Salvador Allende, allorché nel 1970 venne eletto presidente del Cile. Víctor Jara (dopo averlo ucciso allo stadio di Santiago, i militari cileni non solo proibirono la vendita dei suoi dischi, ma ordinarono la distruzione delle matrici), Violeta Parra, i Quilapayún, gli Inti-illimani sono stati i simboli della musica sudamericana di quel periodo. Così come le poesie di Pablo Neruda (che morì due settimane dopo il golpe in ospedale ), i testi e le melodie della musica andina hanno lasciato un segno profondo. L’attualità del loro messaggio resta inalterato. Sebbene la musica non cambi la storia, un verso e una frase possono lasciare un segno profondo nel cuore di tutti, aiutando in questo caso a non dimenticare quell’11 settembre del 1973, il popolo cileno e il presidente Salvador Allende.

Marco Travaglini

Torinodanza, Fonderie Limone di Moncalieri: “Futuri” di YoY Performing Arts

Alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri, nella Sala piccola, il 13 settembre prossimo, alle 19.30, avrà luogo “Futuri, della YoY Performing Arts, con la coreografia e interpretazione di Emma Zani e Roberto Doveri, musiche di Timoteo Carbone e costumi di HACHE Official.
“Futuri” si divide in due narrazioni: ‘Ti ricordi il futuro?’ e ‘Solo sognar ci terrà svegli’. La narrazione numero uno è opera di Valerio Berruti, con il sostegno e le Intercettazioni del Centro di Residenza Artistica della Lombardia, Circuito CLAPS Derida Dance Company. La narrazione numero due presenta testo poetico ed elemento scenico di Ivan Tresoldi, disegno delle luci di Gianni Staropoli. Si tratta di una produzione di Anghiari Dance Hub. “Futuri” è un racconto di racconti, un dialogo corale in cui ogni voce solista trova il proprio spazio in un’armonia di differenze in cui la parola è protagonista. Attraverso il linguaggio della danza della musica, della poesia, della ricerca e delle arti visive, questo progetto modulare esplora diverse narrazioni di Futuri possibili, in costante trasformazione, proprio come il nostro tempo. Ogni aspetto della società viene messo in discussione e riletto, invitandoci a immaginare alternative per il domani. Dall’introspezione individuale alla dimensione collettiva, dalla purezza alla curiosità dell’infanzia, il tema del futuro si sviluppa in molteplici sfumature ed è composto dai duetti: il primo, ‘Ti ricordi il futuro?’, è ispirato all’opera visiva di Valerio Berruti; ‘Solo sognare ci terrà svegli’, invece, è creato a partire dai versi di un poeta di strada, Ivan Tresoldi.

“In un futuro possibile, inginocchiati in cerchio in un campo indefinito e in attesa di un ritorno alla vita, un gruppo di bambini si anima in una danza. Da questa immagine, ispirata alla mostra personale di Berruti ‘C’è troppa luce per non credere nella luce’, il nostro progetto prende vita. ‘Ti ricordi il futuro?’ – racconta la compagnia – nasce dall’idea di esplorare le varie possibilità interpretative del futuro e dell’utopia, intesi come spazi in cui ideali, incertezze e paure si intrecciano, affiorano nella vita degli uomini per diventare tracce di pensieri dimenticati […]. Abbiamo sviluppato un codice ispirato alle opere di Berruti e l’intento è quello di ideare un vocabolario di suoni e movimento in grado di suggerire stati d’animo specifici e di richiamare alla memoria qualcosa che fa parte del nostro vissuto”.

“Solo sognare ci terrà svegli, prende ispirazione da ‘Dell’aria incendio e dell’invisibile divampo’ – poesia per il riscatto del nostro tempo, di Ivan Tresoldi.

Il sogno – spiega la compagnia – rappresenta una visione o un’ ideale che rischia di rimanere confinato nella sfera privata. Tuttavia, nel momento in cui lo condividiamo con gli altri, esso acquista una dimensione diversa, trasformandosi in un atto di connessione che sfida il mondo a prendere parte a quella visione. Quando il sogno è condiviso diventa uno spazio di incontro e collaborazione, dove le persone si uniscono intorno a un‘idea che, pur sembrando irraggiungibile, motiva a cercare soluzioni alternative. La condivisione del sogno amplifica il suo potere, trasformandolo in una forza creatrice che può ispirare il cambiamento e dare vita a nuove possibilità”.

YoY Performing Arts è una compagnia fondata nel 2021 e composta da Emma Zani, Roberto Doveri e Timoteo Carbone, un progetto che fonde musica, danza e arte visiva, alla ricerca di contaminazioni di nuove forme espressive. L’obiettivo è quello di condividere idee. Negli anni le creazioni della compagnia sono state presentate in prestigiosi festival nazionali e internazionali e hanno ricevuto importanti premi.

Biglietteria: Teatro Carignano – piazza Carignano, 6 – Torino – 011 5169555 – biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Bolero – Biografico. Regia di Anne Fontaine, con Raphaël Personnaz, Emmanuelle Devos e Vincent Perez. Il francese Maurice Ravel è un ragazzo con un orecchio speciale, che percepisce la musica ovunque, anche nei rumori meccanici di una fabbrica. La vita sulle prime non sembra sorridergli, viene escluso dal Prix de Rome per l’ennesima volta, si infortuna per via di una distrazione, tuttavia fa incontri che segneranno la sua vita e la sua carriera, come quello con Ida Rubinstein, Marguerite Long, Misia Sert e anche con l’America dove conosce il jazz. Da una parte c’è il lavoro forsennato per la composizione definitiva del “Boléro”, dall’altra l’incombere della malattia neurologica, nel mezzo di un processo creativo geniale, eppure profondamente distruttivo. Durata 120 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

Casa in fiamme – Commedia drammatica. Regia di Dani de la Orden, con Emma Vilarasau e Enric Auquer. Montse, una donna di mezza età divorziata dallo spirito esuberante, ha finalmente l’opportunità che attendeva da tempo: un fine settimana con tutta la famiglia nella sua casa sulla Costa Brava, a Cadaqués, dove un tempo trascorrevano le estati più serene. La casa, che rischia di essere venduta, diventa per la donna il teatro di una sfida personale per realizzare il fine settimana perfetto, anche se le sue reali intenzioni vanno ben oltre il semplice trasloco. Nonostante i suoi due figli ormai adulti la ignorino da tempo, presi dalle loro vite instabili e incerte, il suo ex marito abbia una nuova compagna ed ex terapeuta, e i conti con il passato non siano ancora saldati, Montse è determinata a fare in modo che tutto vada come previsto, cercando disperatamente di ricostruire l’unità perduta. Non si fa abbattere da nulla, nemmeno dalla morte improvvisa di sua madre, che decide di ignorare pur di non rinunciare al weekend tanto atteso. Sogna da troppo tempo questo momento e, pur di farlo andare secondo i suoi piani, è pronta a fare qualsiasi cosa, persino a distruggere la propria casa fino alle fondamenta, portando alla luce segreti familiari, tensioni represse e bugie sepolte. Un weekend che potrebbe segnare un nuovo capitolo della sua vita, dove ogni cosa dovrà essere a sua immagine e somiglianza, anche se ciò può comportare l’annientamento di tutto quello che c’è stato sino a quel momento, incluse le illusioni che ha coltivato per anni e il legame fragile con le uniche persone a cui tiene davvero. Durata 105 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Come ti muovi, sbagli – Commedia. Di e con Gianni di Gregorio, con Greta Scarano e Iaia Forte. Riuscire a evitare tutti i fastidi della vita quotidiana, mettersi in salvo da ogni rottura di scatole è sufficiente per essere felici? Il professore a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui trascorrere qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due più che ingombranti nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. Un film che riflette sull’amore e sull’inesorabile istinto degli esseri umani a mischiare il proprio destino con quello degli altri, con tutto quello che ne può derivare: fatiche maanche gioie, e l’impressione di aver vissuto veramente. Durata 90 minuti. (Romano sala 2)

Downton Abbey: il gran finale – Drammatico, storico. Regia di Simon Curtis, con Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern e Laura Carmichael. Gli anni bussano alle porte di Downton Abbey: Morta la contessa Violet, le redini della tenuta sono in mano a Lady Mary, chiamata a difenderne gli interessi nell’élite londinese, divisa com’è tra la tradizione nobiliare e il desiderio di traghettare la sua famiglia verso la modernità. Così, mentre Lord e Lady Grantham supervisionano la tenuta preparandosi poi al congedo, i Ceawley si riuniscono per definirne il futuro in un’epoca segnata dalle turbolenze della Grande Depressione. Per l’occasione tornerà dall’America anche l’eccentrico zio Harold, mina vagante che svelerà verità dimenticate e intrighi sepolti che coinvolgono vari membri della casata. Durata 123 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Romano sala 1 anche V.O., Uci Lingotto anche V.O., Uci Moncalieri anche V.O.)

Elisa – Drammatico. Regia di Leonardo Di Costanzo, con Barbara Ronchi, Roschdy Zem e Valeria Golino. Elisa, una ragazza di buona famiglia, è in carcere da dieci anni per aver ucciso brutalmente la sorella. I suoi ricordi confusi si chiariscono nell’incontro con il criminologo Alaoui, che conduce uno studio sui delitti di famiglia. La verità che emerge per Elisa è sconvolgente. Un dolore che forse è l’inizio di una redenzione. Durata 105 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 2)

Enzo – Drammatico. Regia di Robin Campillo, con Eloy Pohu e Pierfrancesco Favino. Enzo ha 16 anni e ha abbandonato gli studi per imparare a fare il muratore. I genitori altoborghesi non si capacitano della scelta del figlio, tanto più che suo fratello maggiore Victor è al contrario uno studente modello che aspira a entrare in una delle università più prestigiose di Parigi. Sul luogo di lavoro Enzo incontra Vlad e Miroslav, due ucraini che presto verranno chiamati ad arruolarsi nel conflitto con la Russia. Enzo preferisce di gran lunga la loro compagnia a quella degli amici secchioni di Victor, per non parlare di quella dei suoi genitori totalmente avulsi dalla realtà che li circonda, in particolare il padre italiano Paolo che gli fa continuamente il terzo grado sulle sue intenzioni future. L’attrazione per Vlad è anche sessuale e sentimentale: per Enzo è necessaria, per Vlad pericolosa. Durata 102 minuti. (Romano sala 3)

Frammenti di luce – Drammatico. Regia di Rùnar Rùnarsson, con Elin Hall e Baldur Einarsson. Una storia ambientata a Reykjavik, in Islanda, durante l’estate. La protagonista è Una, giovane studentessa d’arte che porta dentro di sé un segreto che la rende triste. Il dolore che nasconde la soffoca ma deve annullarsi anche se è intorno a lei che tutto ruota. In una giornata mite e luminosa, Una incontra l’amore, l’amicizia e si sente travolta dalle emozioni provocate dalle persone e dagli eventi che la circondano. Durata 90 minuti. (Greenwich Village sala 3)

I Roses – Commedia. Regia di Jay Roach, con Benedict Cumberbatch e Olivia Colman, La vita sembra facile per la coppia apparentemente perfetta formata da Theo e Ivy: carriere di successo, figli fantastici, una vita sessuale invidiabile. Ma sotto la facciata della famiglia perfetta si celano competizioni e risentimenti, che si accendono quando i sogni professionali di Theo si infrangono. Durata 90 minuti. (Eliseo, Greenwich Village sala 3 V.O., Ideal, Lux sala 3, Reposi sala 4, The Space Torino, The Space Beinasco)

Material Love – Commedia. Regia do Celine Song, con Dakota Johnson, Pedro Pascal e Chris Evans. Strana occupazione quella di Lucy nella New York di oggi. La sua è quella di abbinare tra loro i vari single che incontra, secondo le rispettive affinità, la condizione socio-economica e la attrazione fisica, ad esempio. Invitata al matrimonio di una delle coppie che lei stessa è riuscita a formare, Lucy incontra casualmente John, in qualità di cameriere, l’uomo con cui aveva avuto una lunga e ineguagliata storia d’amore ma che lei stessa aveva abbandonato, dal momento che, attore senza il becco di un quattrino, sapeva che no avrebbe potuto garantirle una vera stabilità economica per il futuro. Ma seduto al tavolo dei single si siede anche Harry, decisamente ricco, affascinante e spiritoso, insperatamente deciso a costruire una seria relazione. Imponendosi una scelta, chi? Durata 116 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Nazionale sala 4, Reposi sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Il nascondiglio – Commedia drammatica. Regia di Lionel Baier, con Michel Blanc, Liliane Rovère e William Lebghil. Il maggio del ’68, a Parigi. Proteste studentesche e operaie nelle strade e nelle piazze. Il piccolo Christophe, un ragazzino di nove anni, viene “nascosto” nell’appartamento dei nonni dai genitori coinvolti nei disordini, un appartamento dove già coabitano, oltre chiaramente i proprietari, gli zii e la bisnonna ucraina che continua a coltivare antichissimi ricordi. Ospite della casa non soltanto il piccolo Christopher ma, un bel giorno, un misterioso signore che allo stesso modo è alla ricerca di un rifugio. Un arrivo non ben visto che farà riaffiorare segreti e forti tensioni. Durata 100 minuti. (Centrale, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo)

Pomeriggi di solitudine – Documentario. Regia di Albert Serra, con Andrés Roca Rey e Francisco Manuel Duràn. Il regista catalano entra nell’arena per descrivere lo sfarzo e la brutalità della corrida in un documentario sul giovane e carismatico torero originario del Perù, Andrés Roca Rey. Immersione ipnotica e sensoriale in uno degli spettacoli più duri e violenti dei nostri tempi, una rappresentazione monumentale della persistenza del primitivo nel presente, un rituale di violenza che vede la tecnica contro l’istinto, l’uomo contro la bestia. Durata 125 minuti. (Greenwich Village sala 2)

La riunione di condominio – Commedia drammatica. Regia di Santiago Requejo, con Raùl Fernàndez De Pablo, Clara Lago e Tito Valverde. Una “semplice” riunione di condominio a Madrid in cui si discute della sostituzione dell’ascensore (“Votemos” è il titolo originale di questo prodotto spagnolo). Tutto fila liscio finché quello che doveva essere un incontro ordinario e pacifico, si trasforma nell’incubo temuto da tutti: viene annunciato l’arrivo di un nuovo inquilino con problema di salute mentale (“si scatena il bigottismo morale e la fantasia malata di chi già vede l’horror sul pianerottolo e un giovane serial killer con coltello insanguinato”, scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera. Tutto ciò scatenerà una serie di relazioni inaspettate, scontri e ipocrisie, mettendo in luce pregiudizi e paure nei confronti del possibile nuovo arrivato. Ancora Porro: “Un po’ didascalico e prevedibile certo con una sorpresina, il film è piacevolmente offensivo, non feroce, segnalando i gusti classici della ipocrisia e dei pregiudizi, merito del buon gioco della squadra attoriale, con dialoghi serviti sul piatto da Freud.” Durata 88 minuti. (Nazionale sala 1)

L’ultimo turno – Drammatico. Regia di Petra Biondina Volpe, con Leonie Benesch e Andreas Beutler. Floria è un’infermiera che lavora con passione e professionalità nel reparto di chirurgia di un ospedale. È sempre in ascolto di tutti i pazienti, anche nelle situazioni più stressanti, e si rende sempre disponibile, facendo fronte a ogni emergenza. Ma nella cruda realtà della sua routine quotidiana, in un reparto sovraffollato e a corto di personale, spesso le situazioni sono imprevedibili. Floria si prende cura, fra tanti altri, di una giovane madre gravemente malata e di un anziano a signore che attende con apprensione la sua diagnosi. Via via che la notte avanza, il suo lavoro assume sempre più i contorni di una corsa contro il tempo. Durata 91 minuti. (Nazionale sala 3)

Una scomoda circostanza – Thriller. Regia di Darren Aronofsky, con Austin Butler, Zoe Kravitz e Liev Schreiber. Hank Thompson è un giocatore di baseball sull’orlo di una crisi di nervi che tenta di rimanere a galla nella spietata New York degli anni 90. Suo malgrado si ritrova però inconsapevolmente coinvolto negli affari del sottobosco criminale ed è costretto a lottare selvaggiamente per sopravvivere. Durata 109 minuti. (Centrale V.O., Fratelli Marx sala Groucho)

Una sconosciuta a Tunisi – Drammatico. Regia di Mehdi Barsaoui, con Fatma Sfarr. La vicenda s’ispira a un autentico fatto di cronaca, svoltosi nel 2011, dopo la rivoluzione che ha messo fine alle violenze del dittatore Ben Ali, in un paese che tuttavia non ha ancora cancellato del tutto la corruzione e le continue contraddizioni. Aya ha quasi trent’anni, vive con i vecchi genitori nel sud della Tunisia, lavora in un albergo come cameriera e ogni giorno si reca in città, a bordo di un piccolo bus. Sempre le stesse azioni, giorno dopo giorno, una vita di giovane ragazza con i ritmi di sempre. Un giorno il bus ha un grave incidente e soltanto Aya sembra essersi salvata. Non rintracciata e da tutti creduta morta, la ragazza coglie l’occasione per rifarsi una nuova esistenza, raggiunge Tunisi, frequenta nuove amicizie, persone e locali: ma è testimone di un fatto di cronaca in cui vengono coinvolti alcuni poliziotti – l’uccisione di un uomo, mentre questi erano in borghese -, fatto cui inizialmente Aya offre una testimonianza che si rivelerà falsa. Durata 123 minuti. (Fratelli Marx sala Chico, Due Giardini sala Ombrerosse)

Warfare – Tempo di guerra – Drammatico. Regia di Alex Garland e Ray Mendoza, con Joseph Quinn, Kit Connor e Will Poulter. Mendoza, un ex Navy Seals e già consulente militare di Garland per “Civil War”, basa la storia sulle proprie memorie di guerra, un episodio di guerriglia urbana a Ramadi. Nel 2006, in Iraq, un gruppo di Navy Seals statunitensi occupa una abitazione per studiare le mosse del prossimo attacco: nel momento in cui s’accorgono della presenza di una banda armata, tenteranno una sortita ma un’esplosione improvvisa colpisce due di loro riducendoli in fin di vita. Durata 95 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo)

Il borgo di Avigliana, una tappa imperdibile della Via Francigena

A cura di piemonteitalia.eu 

ESPERIENZE

Avigliana, situata in un punto di transito tra Italia e Francia, nell’anfiteatro morenico compreso tra il Monte Pirchiriano, sul quale sorge la Sacra di San Michele, e la collina di Rivoli, in passato godette di molto prestigio…

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https://www.piemonteitalia.eu/it/esperienze/il-borgo-di-avigliana-una-tappa-imperdibile-della-francigena

Prima edizione del premio Gail Cochrane

Giovedì 11 settembre, alle ore 18,30, nella sede di Almanac Inn Aps di corso Novara 39, verrà presentata ufficialmente la prima edizione del premio Gail Cochrane, iniziativa fortemente voluta dalla famiglia in collaborazione con Almanac. La Gail Cochrane Fellowship nasce per onorare la memoria, il pensiero e l’eredità culturale di Gail Cochrane. Gail è oggi una figura di riferimento, appassionata sostenitrice dell’arte contemporanea, mente curiosa e generosa, capace di relazioni autentiche. È stata un’educatrice, una art consultant e art director per numerose istituzioni d’arte e collezioni italiane, distinguendosi per oltre trent’anni come figura pionieristica nel panorama dell’arte contemporanea, e collaborando con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con la Fondazione Spinola Banna per l’arte, di cui è stata direttrice artistica dal 2005 al 2015. Il premio che porta il suo nome vuole raccogliere il testimone, trasformando il suo spirito in una azione completa rivolta a nuove generazioni di artisti, oltre che rappresentare un nuovo tassello nella crescita di Almanac e una scommessa sul futuro, sull’arte come eredità e possibilità e ponte tra generazioni e mondi. La Gail Cochrane Fellowship si offre a proporre un sostegno reale e tangibile a giovani artisti italiani under 30. La famiglia metterà a disposizione un contributo di 2 mila euro, sommato a un ulteriore premio di mille euro per l’acquisizione di un’opera, e sosterrà una residenza d’artista negli spazi di Almanac Inn e la possibilità di presentare al pubblico la prima rappresentazione del proprio lavoro. Almanac sostiene con entusiasmo questa iniziativa, riconoscendo l’importanza di costruire strumenti solidi per l’avvio di carriere artistiche coerenti alla sua missione. Obiettivo del progetto è quello di costruire un trampolino professionale che permetta agli artisti di muovere i primi passi in Italia, per poi confrontarsi con esperienze internazionali, anche grazie alla presenza di partner e collaborazioni già avviate, come lo spazio a Londra, dove artisti passati da Torino hanno avuto la possibilità di esporre in luoghi di prestigio.

La selezione degli artisti sarà affidata a una giuria prestigiosa, composta da figure di riferimento del panorama artistico contemporaneo: l’artista Stefano Rienti, i galleristi Isabella Bortolozzi e Guido Costa, l’artista Maurizio Vetrugno, la storica dell’arte e curatrice Angela Vettese e la famiglia di Gail Cochrane, la madre Rosangela, i figli e la nipote, oltre al team di Almanac Inn.

Durante l’evento dell’11 settembre, sarà annunciata l’apertura di una biblioteca all’interno di Almanac Inn, una collezione di cataloghi e le pubblicazioni della famiglia Cochrane, in particolare di Gail e della madre Rosangela, grande collezionista, figure centrali nella costruzione di un patrimonio artistico e intellettuale che si desidera rendere accessibile ai giovani curatori e studiosi. La biblioteca sarà uno spazio vivo, in linea con il desiderio di Gail di rendere l’arte un territorio condiviso e compreso da tutti.

“Con la fellowship e la biblioteca intitolate a mia madre Gail, si chiude un cerchio – afferma Andrea Chieli, figlio di Gail Cochrane e fondatore di Almanac Inn –  Fin da bambino ho vissuto in mezzo all’arte, a casa avevamo quadri di: Manzoni, Burri, Fontana, Scarpitta, Paolini e molti altri. Sono tutti nella mia memoria, ma per vari motivi, il patrimonio si è disperso negli anni. Quando io e mia mamma abbiamo cominciato a lavorare con Almanac abbiamo pensato di supportare un talentuoso curatore, allora ragazzo, Guido Santandrea, e mettere a disposizione le nostre competenze per creare qualcosa di duraturo e che contribuisse a non disperdere il patrimonio artistico dei giovani che intraprendono questo percorso. Mia madre, con tutto il suo passato dedicato ai giovani, ha dato il suo contributo, io ho cercato di mettere le mie competenze manageriali affinchè il progetto fosse sostenibile e potesse crescere negli anni. Penso che sia ancora un percorso lungo, ma siamo passati da un piccolo spazio in cui non si pagava l’affitto ad uno spazio di proprietà. L’obiettivo è sempre quello di creare valore non solo economico, ma anche strategico per crescere in competenze”.

Gian Giacomo Della Porta

Alle Gallerie d’Italia di Torino la mostra dedicata all’artista visivo Erik Kessels

Intesa Sanpaolo apre al pubblico dall’11 settembre al 7 ottobre 2025 alle Gallerie d’Italia di Torino la mostra “Erik Kessels. Un’immagine”, la più  recente opera dell’artista visivo Erik Kessels. Si tratta di un’installazione multimediale capace di valorizzare le immagini già digitalizzate dell’archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo, oltre 60 mila, trasformate, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale  per formare un’unica grande fotografia in movimento.

Ad emergere è  un ritratto fluido dell’Italia, che esula dal racconto cronologico; le immagini di persone, cronaca, sport dell’Archivio Publifoto sono frammenti di storia che si compenetrano l’una nell’altra. L’Archivio Publifoto, in questa videoinstallazione, assume la forma di un magma organico multiforme che rivela e dissolve le immagini delle persone e degli eventi che hanno fatto l’Italia, insomma un Archivio umano proiettato in gigantografia.
La sala immersiva del museo torinese della banca si trasforma in un teatro visivo e musicale dove il passato e il presente si avvicendano in modo ininterrotto attraverso una colonna sonora realizzata appositamente dall’inglese Robin Rimbaud, in arte Scanner,  e dall’italiano Stefano Pilia, musicisti elettronici d’avanguardia.

“L’Archivio Publifoto è tra le prime ragioni delle Gallerie d’Italia di Piazza San Carlo – spiega Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia- ed è un grande laboratorio dove le fotografie sono oggetto costante di studio, restauro, digitalizzazione  e presentazione al pubblico. Il progetto di Kessels, accompagnato da una musica originale, porta su un piano contemporaneo protagonisti e fatti del Paese. Nel momento in cui viene raccontato, attualizzato e condiviso, un Archivio offre una risposta alla domanda sul ruolo di un museo oggi, non solo nel conservare il passato, ma anche nell’intercettare e approfondire il presente”.

Mara Martellotta

Il Premio Giovanni Graglia a Ugo Nespolo, Barbara Ronchi della Rocca e in memoria a Gian Mesturino

Il Premio Giovanni Graglia è giunto alla sua ventesima edizione, che si svolgerà venerdi 12 settembre, alle ore 18, presso il Circolo della Stampa Sporting di corso Agnelli 45. Il comitato scientifico, composto da Franca Giusti, Giulio Graglia e Bruno Quaranta, insieme alla Presidente Sabrina Gonzatto, ha scelto i seguenti candidati: per la sezione maschile Ugo Nespolo, per la sezione femminile Barbara Ronchi della Rocca e in memoria Gian Mesturino.

Ugo Nespolo, artista poliedrico piemontese originario di Mosso, vede il suo esordio nel panorama artistico italiano degli anni Sessanta, epoca in cui stava esplodendo la pop art ma anche le correnti concettuali e dell’arte povera. Ha frequentato figure della cultura italiana e torinese quali Gianni Vattimo e Edoardo Sanguineti. Importanti per la ricerca filmica di Nespolo sono stati gli incontri con il New American Cinema (Jonas, Mekas, Yoko Ono e Andy Warhol), dal momento che al suo rientro in Italia lavorerà nel cinema. Molti film di Nespolo verranno proiettati al Centre Pompidou, alla Tate Modern, alla Biennale di Venezia, al Museo Nazionale del Cinema. Negli anni Ottanta significativo anche il suo contributo al mondo teatrale, infatti disegna scene e costumi per la Turandot e per il Don Quijote. Dagli anni Novanta a oggi, Nespolo è presente con le sue opere in Italia e all’estero.

Barbara Ronchi della Rocca è un personaggio televisivo molto conosciuto e amato. Esperta di bon ton, è anche giornalista, autrice e docente. Il galateo è la sua passione e ne conosce ogni sfumatura, dalle buone maniere a tavola all’eleganza nell’abbigliamento, passando ai consigli da sapere per essere un perfetto turista. Il suo amore per l’educazione nasce da bambina e tra i suoi libri ricordiamo “Il galateo dell’amore”, “Bollicine che passione” e “Il galateo dei fiori”.

Gian Giovanni Mesturino, architetto monferrino, conosciuto come architetto dei teatri, è scomparso a 82 anni il 10 gennaio 2025. Il sodalizio con Germana Erba, diventata sua moglie e conosciuta all’Università, è legato al mondo teatrale torinese. Alfieri, Erba e Gioiello sono stati gestiti per oltre sessant’anni, senza dimenticare che il Teatro Nuovo è lo spazio teatrale in cui la coppia ha istituito il primo liceo coreutico e teatrale italiano, che da trent’anni attrae giovani talenti dall’Italia e dall’estero.

Il Premio Giovanni Graglia fa parte della rassegna del Festival Pirandello e del 900, e chiude come di consueto gli eventi.

Mara Martellotta

Torna al Circolo della Stampa Sporting la quinta edizione di “Set in scena”

 

Con Neri Marcorè, Umberto Galimberti e Pablo Trincia

Ancora una volta torna sotto la Mole la quinta edizione di “Set in scena”, una rassegna con diversi ospiti importanti, realizzata con il sostegno di CRT e Intesa Sanpaolo, il Patrocinio della Regione Piemonte, Città di Torino e con la collaborazione dell’associazione culturale Hiroshima Mon Amour.
Venerdì 12 settembre prossimo, presso il Circolo della Stampa, sarà Neri Marcorè a interpretare canzoni famose insieme al polistrumentista Domenico Mario Renzi, alla violoncellista Chiara Di Benedetto e alla violinista Anaïs DAïais. Questa kermesse, diretta sempre da Marcorè, nasceva nel 2021, in occasione dell’inaugurazione del campo stadio riqualificato dello Sporting, che veniva restituito ai cittadini anche in una nuova veste come sede per spettacoli ed eventi culturali. L’edizione di quest’anno si terrà da venerdì 12 a domenica 14 settembre prossimi, proprio presso il campo stadio dello Sporting, trasformato in un anfiteatro sotto la direzione artistica di Neri Marcorè. Sono tre gli spettacoli in programma con inizio alle ore 21. Avranno anche una finalità benefica in quanto sull’acquisto del biglietto verrà devoluto un euro a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro.
Dopo il concerto di venerdì 12 dal titolo “Neri Marcorè in doppia coppia”, il 13 settembre, alle ore 21, sarà la volta di Umberto Galimberti come ospite. Il filosofo e psicanalista lombardo tratterà il tema “il bene e il male-educare le nuove generazioni”, per discutere sul ruolo svolto da un’educazione emotiva basata sull’empatia e il sentimento, e non solo sulla ragione.
L’ultimo appuntamento sarà domenica 14 settembre con Pablo Trincia, giornalista podcaster di Lipsia, che inviterà il pubblico a interrogarsi sul senso del sacrificio. Come strumento di dialogo con il pubblico sarà scelta la lettura di “Open”, autobiografia cult di Andrea Agassi, campione di tennis che ebbe con il suo sport un rapporto controverso.
Il Presidente del Circolo della Stampa Sporting, Pietro Garibaldi, si è dichiarato soddisfatto di questa quinta edizione di “Set in scena”, in quanto uno degli impianti sportivi italiani più antichi si trasformerà nuovamente in un palcoscenico per una kermesse capace di unire spettacolo, cultura, musica e solidarietà.

Mara Martellotta

LABAR, geniale incisore nella casa – museo di Villadeati

Tra le tante potenzialità dello splendido paese di Villadeati, attraverso il pittoresco paesaggio, la cultura e l’arte, è doveroso annoverare la casa museo di LABAR, geniale incisore, pittore, scultore, che ha collezionato   antichi torchi litografici, tipografici e calcografici   perfettamente funzionanti che  egli usa per le proprie opere che lo rendono uno dei più prestigiosi incisori contemporanei

G R B