CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 238

Forte di Exilles: riapre dal 14 luglio al 30 settembre

Teatro, musica, circo e spettacoli per famiglie oltre ad una mostra fotografica e visite guidate.

Il Forte di Exilles, bene faro della Regione Piemonte, riapre le porte dal 14 luglio al 30 settembre 2023. Più giorni, più spettacoli e attività, più visite guidate: dopo il successo dell’estate 2022, la fortezza incrementa la propria ricettività turistica e si prepara a diventare un punto di riferimento per il turismo in alta valle di Susa, con capacità di richiamo su entrambi i versanti alpini.

Il Comune di Exilles ha rinnovato l’affidamento alla cordata che vede come capofila l’associazione Revejo, organizzatrice del festival Borgate dal Vivo, che coordina le attività e che cura la programmazione artistica in collaborazione con la Fondazione Piemonte dal Vivo. Accanto a loro l’Associazione Amici del Forte, cui sono invece affidate l’accoglienza dei turisti e le visite guidate, oltre ad attività collaterali di animazione rivolte al pubblico, e Tangram Teatro, che porterà alcuni dei suoi spettacoli. Completano il gruppo lo stesso Comune di Exilles, che partecipa attivamente al progetto, con il maggiore sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e il sostegno di Intesa Sanpaolo e Fondazione Sviluppo e Crescita CRT + Risorse.

I numeri raccolti lo scorso anno parlano chiaro: in poco più di un mese di apertura sono stati quasi ottomila i visitatori, tra turisti e pubblico degli spettacoli, con una media sempre superiore alle 100 presenze giornaliere, cresciuta a oltre 200 nell’ultima settimana di agosto. Le previsioni per il 2023 puntano quindi a incrementare le cifre, a partire da un periodo di apertura di due mesi e da una crescita delle attività, con nove eventi dal vivo tra teatro, musica, circo contemporaneo e spettacoli per famiglie, inclusi nomi di richiamo nazionale come Luca Ward, Raphael Gualazzi e Simona Molinari, la Bandakadabra, Massimo Popolizio e Fabrizio Bosso.

“Carte da decifrare”. Per due giorni, a Busca

In  luoghi da sogno, musica e letteratura si intrecciano su note e voci di artisti d’eccezione

Sabato 1 e domenica 2 luglio

Busca (Cuneo)

L’appuntamento è a Busca. In quell’antica fetta (dalle origini pre-romane) del Cuneese al termine della Valle Maira, dove, sabato 1 e domenica 2 luglio, torna la Rassegna, ormai giunta alla sesta edizione, “Carte da decifrare”, promossa e organizzata dalla “Fondazione Artea” di Caraglio (primo fondatore la “Regione Piemonte”) e dal Comune, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro” di Torino. Una due giorni per due imperdibili appuntamenti di musica e letteratura, concepiti “su misura”, fra arte e natura, in tre suggestive location buschesi: il “Castello del Roccolo” (costruito a partire dal 1831 dai Marchesi Taparelli D’Azeglio e fra i più preziosi revival neo-medievali in Piemonte), le locali “Cave di Alabastro” (antichissime suggestive grotte, in parte a cielo aperto, caratterizzate da cinque lunghe e profonde gole simili a dei canyon) e la “Collezione La Gaia” sulla collina di Busca, che con le sue oltre 2.500 opere (collezionate in quarant’anni da Matteo e Bruna Viglietta) è oggi considerata fra le più grandi collezioni private di arte contemporanea a livello mondiale. Tre magnifici patrimoni del territorio che – secondo la filosofia di “Carte da decifrare” – diventeranno nel prossimo weekend straordinari e meravigliosi palcoscenici per scrittori e musicisti di notevole levatura. “Questa nuova edizione della rassegna – sottolineano i direttori artistici Marco Pautasso e Claudio Carboni – si conferma infatti un ‘format’ davvero unico ed originale, in cui luoghi di rara suggestione diventano protagonisti intrecciandosi mirabilmente alle trame letterarie e musicali cucite insieme da artisti d’eccezione, offrendo al pubblico un’esperienza ambientale, culturale e sensoriale di rara potenza”.

Il via, sabato 1° luglio alle 18.30, sulla terrazza del “Roccolo” (strada Romantica, 17), dove protagonisti saranno il violoncellista di fama internazionale e compositore italiano – il più eseguito nel mondo – Giovanni Sollima e lo scrittore Marco Balzano nel reading-concerto “Café Royal & Music”. I biglietti sono disponibili in prevendita su www.ticket.it oppure il giorno dello spettacolo, dalle 17.30, presso la biglietteria del “Castello”, salvo esaurimento posti, al costo di 18 euro (intero), 12 euro (15-19 anni), gratuito per i minori di 14 anni e i diversamente abili con accompagnatori.

Domenica 2 luglio, invece, lo spettacolo si svolgerà alle 17, con replica alle 18. Si partirà da Busca, con ritrovo in piazza F.lli Mariano, e trasporto in navetta alle “Cave di Alabastro”. In questo luogo certamente “non convenzionale”, l’autrice Evelina Santangelo leggerà alcuni passi del suo ultimo romanzo “Il sentimento del mare” (Einaudi), sulle note jazz del sassofonista Pietro Tonolo. A seguire, con una “passeggiata esperienziale” condotta da guide naturalistiche, ci si sposterà alla “Collezione La Gaia”, dove si potrà assistere ai “Racconti musicali dal mondo delle donne” (Einaudi) della giornalista e scrittrice romana Melania Mazzucco, accompagnati da musiche originali che profumano di tango, viaggi esotici e atmosfere mediterranee di Carlo Maver (bandoneon e flauti) e Joe Pisto (chitarra e voce). Nel suo romanzo, la Mazzucco propone una galleria di capolavori nei quali la donna è “soggetto due volte”: perché concepisce e realizza l’opera e perché ritrae sé stessa o un’altra donna. Vi si incontrano artiste straordinarie, la cui grandezza è stata ignorata, sminuita o del tutto negata, si resta affascinati e coinvolti da nuovi ed emozionanti racconti dell’universo della pittura e della scultura. Un percorso collettivo, tutto femminile, nel quale le donne rivendicano il diritto di realizzarsi nell’arte, superando i ruoli che la società e la cultura del tempo hanno sempre assegnato loro. Prima del rientro a Busca con la navetta, è prevista una visita guidata a una selezione di opere della “Collezione La Gaia”. Per la partecipazione all’evento è obbligatoria l’iscrizione: saranno organizzati due gruppi con partenza da piazza F.lli Mariano, rispettivamente alle 17 e alle 18. Biglietti disponibili su www.ticket.it, fino ad esaurimento posti, al prezzo di 18 euro. Il biglietto cumulativo per tutti gli spettacoli ha un costo di 30 euro. Per infowww.fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto:

–       Castello del Roccolo, ph. Daniele Molineris

–       Giovanni Sollima, ph. Shoba

A Torino le riprese del film di Gasparro “La Chiocciola” sul tema degli hikikomori

Al via il 25 giugno a Torino le riprese del film ‘La Chiocciola‘, lungometraggio scritto e diretto da Roberto Gasparro, primo film ad affrontare il tema degli hikikomori.

Nel cast Enzo Decaro, Vittoria Chiolero, Max Cavallari, Tony Sperandeo e Massimiliano Rossi. Prodotto dalla 35MM Produzioni srl, sarà distribuito dalla Mediterranea Productions.


Il set si sposterà a luglio nel comune di Cuccaro Vetere (SA).

Al via il prossimo 25 giugno a Torino le riprese del film ‘La Chiocciola‘, scritto e diretto da Roberto Gasparro. Le riprese si terranno presso l’azienda di moda torinese MFGA – Make Fashion Great Again – main sponsor del film, mentre dal 1 al 31 luglio il set si sposterà nel comune di Cuccaro Vetere (SA). Il film, prodotto dalla 35MM Produzioni srl, si avvale dei patrocini di Legambiente Campania, Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburnie del Comune di Cuccaro Vetere, con il sostegno di Film Commission Torino Piemontee Accademia delle Belle Arti di Torino e della Città di Bolzano e con il supporto dell’Associazione Nazionale genitori Hikikomori e dell’Associazione La strada e dell’Associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus.

La Chiocciola‘ sarà interpretato da Enzo Decaro, Vittoria Chiolero, Daniela Freguglia, Max Cavallari, Tony Sperandeo, Massimiliano Rossi, Ilaria Antonello e Mauro Tarantini. Le musiche sono del Maestro Carmine Padula. L’uscita in sala è prevista per il 2024, distribuito da Mediterranea Productions, società indipendente di produzione e distribuzione cinematografica e televisiva. ‘La Chiocciola‘ è il primo film ad affrontare il tema degli hikikomori, termine giapponese che indica le persone che hanno deciso di “stare in disparte”, di isolarsi dalla società. Oltre un milione di ragazzi in Giappone vive isolato nella propria stanza senza mai uscire di casa. In Italia se ne stimano centomila, negli USA oltre 500mila.

Sinossi: Vittoria è una ragazza hikikomori di quindici anni. Passa il tempo nella propria camera a fotografare le persone dalla finestra, a giocare ai videogame, a leggere fumetti e a guardare video, spaventata dalla società esterna, dai suoi ritmi indiavolati e vorticosi, senza amicizie vere, profonde. I rapporti inesistenti con i genitori separati, la madre imprenditrice di successo nel campo della moda e il padre, trasferitosi a New York, portano la ragazza a fidarsi solo del nonno, botanico e ricercatore che vive isolato da tempo in un paesino del Cilento, Cuccaro Vetere, completamente immerso nella natura. Francesco ha trascorso molto tempo insieme alle tribù dei Nativi Americani apprendendo da loro le tecniche della permacultura e della conservazione dei semi. Qui si rifugerà Vittoria, tra i ritmi lenti della campagna, l’amore e la saggezza del nonno, per ritrovare equilibrio e riprendere il senso della sua vita.


Leggendo di recente alcuni articoli – sottolinea il regista Roberto Gasparro – mi ha incuriosito la definizione della nostra società come ‘liquida’, in cui, secondo il sociologo Bauman, “i legami sociali tra gli individui sembrano divenire sempre più inconsistenti e fragili, facendoli vivere in una dimensione di continua incertezza, dal punto di vista affettivo e lavorativo. La paura della società, sempre più narcisista, basata sull’ideale della vergogna, dove l’esposizione del corpo è richiesta, dove occorre saperci fare, sapersi presentare, dove è fondamentale non vergognarsi. Una società, quella attuale, liquida, che non tollera la goffaggine o una certa sensazione di bruttezza, che va sempre più veloce e che non aspetta nessuno.” E’ in questa società che vivono i nostri ragazzi. Gli hikikomori sono i nostri figli che non hanno retto alle pressioni della società. A loro dedico il mio film”.

IL REGISTA

Roberto Gasparro nasce a Moncalieri, provincia di Torino, il 7 febbraio 1975.

Dall’età di 15 anni scrive canzoni, testi per sit-com e per molti comici della TV. Studia sceneggiatura sulle dispense di colui che definisce il suo faro, Claudio Dedola, che lo indirizza definitivamente a scrivere per il cinema. Dal 2015 al 2018 scrive 98 puntate di sitcom e collabora con molti comici di Zelig tra cui Franco Neri con il quale realizza il suo primo lungometraggio, “IL CIELO GUARDA SOTTO”. Nel 2019 scrive e dirige il  lungometraggio “QUI NON SI MUORE”, con protagonista il David di Donatello Tony Sperandeo, vincendo al Festival Internazionale del Cinema di Salerno il premio per la migliore sceneggiatura e miglior soggetto e ricevendo lo stesso anno l’onorificenza del Comune di Montiglio Monferrato che lo nomina CITTADINO ONORARIO. Nel 2020 scrive e dirige la sua opera terza dal titolo “LUI E’ MIO PADRE” con protagonista Gianni Parisi vincendo al Festival Internazionale del Cinema di Salerno il premio come miglior Regista e al Vesuvius International Film Fest il premio per la migliore sceneggiatura. Il lungometraggio, in concorso ai David di Donatello, ha ricevuto i patrocini della Regione Campania, della Città di Agropoli, del Parco Nazionale del Cilento, della Valle di Diano e di Alburni e premiato da LEGAMBIENTE CAMPANIA. L’8 giugno 2022 è uscito in distribuzione nazionale il film STESSI BATTITI disponibile anche su CHILI TV e AMAZON PRIME e sempre lo stesso anno vince il Premio come Miglior Film Italiano al FICS 76°. Nel 2023 uscirà il suo primo film di animazione, dal titolo “ALIEN HOLIDAYS”.

“Si stima che gli hikikomori in Italia siano 100000, ma sono verosimilmente molti di più perché gli hikikomori, a causa della loro sofferenza e della loro condizione di ritirati non sono raggiungibili e quindi non intervistabili. Nella comunità di Hikikomori Italia ci sono 4000 famiglie distribuite su tutto il territorio nazionale.”

Elena Carolei, presidente Hikikomori Italia Genitori Onlus

HIKIKOMORI
Un hikikomori (in giapponese 引き籠もり?[2] o 引きこもり?, lett. “stare in disparte” o “staccarsi) dalle parole hiku, “tirare”, e komoru, “ritirarsi” o “chiudersi” è una persona che ha scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale, spesso ricorrendo a livelli estremi di isolamento e confinamento. Tale scelta può essere indotta da fattori personali e sociali di varia natura, tra cui la grande pressione verso auto-realizzazione e successo personale cui l’individuo è sottoposto fin dall’adolescenza nella società giapponese. Il termine hikikomori può riferirsi sia al fenomeno sociale che agli appartenenti a tale gruppo sociale (fonte Wikypedia) Si stima che in Italia ci siano attualmente (2022) oltre 100mila ragazzi hikikomori. In Giappone, dove il fenomeno è stato capito e studiato, attualmente sono oltre un milione e la tendenza è l’innalzamento dell’età: sono infatti in aumento uomini e donne over 40. Un recente studio USA indica la presenza di 541mila hikikomori ogni 127 milioni di cittadini statunitensi, ovvero una incidenza dello 0,4%. Nel mondo si stima che i ragazzi hikikomori siano diversi milioni.

Ricordando Gipo Farassino a dieci anni dalla scomparsa

“Storie di Barriera “, spettacolo che andrà in scena al teatro Gobetti  venerdì 30 giugno prossimo alle 21 con Marco a Spinetta e Marco Congiu, rappresenta l’omaggio che il regista Giulio Graglia e non solo hanno voluto fare a dieci anni dalla scomparsa di Gipo Farassino, lo chansonnier che ha rappresentato la piemontesità nel mondo.

“La serata, promossa al teatro Gobetti vedrà sul palco l’attore Marcello Spinetta – spiega il regista Giulio Graglia, Direttore Artistico del Festival Pirandello e del ‘900 – con il quale ho lavorato su testi di Pirandello e Fenoglio, e il musicista Mario Congiu. Marcello proviene dalla Scuola del Teatro Stabile di Torino, nella cui Fondazione sono consigliere, mentre Mario ha lavorato fianco a fianco cin Gipo.

Ho volutamente intitolato la serata prendendo a prestito l’album di Gipo, e mi è sembrato un gesto doveroso nei confronti di una persona che ho stimato molto. Ricordo ancora quando, nel 2010, mi affidò la regia del suo Stasseira, come non posso dimenticare una delle ultime volte in cui l’ho visto a casa, ormai troppo affaticato dalla malattia”.

“Grazie all’aiuto dell’amico Bruno Quaranta, giornalista, scrittore, critico letterario, abbiamo intessuto un percorso a ritroso fatto di parole e musica. Come sostiene Valentina Farassino non c’è un erede di Gipo, per questo il nostro è uno spettacolo rispettoso che non vuole imitare, bensì esaltare la creatività dell’artista”.

“Storie di Barriera “ è sostenuto dal Consiglio regionale del Piemonte. Il Presidente Stefano Allasio ha voluto fortemente dedicare il 2023 alla memoria di Gipo Farassino. Lo spettacolo rientra nel programma del Festival Nazionale Luigi Pirandello e sarà riproposto durante le festività natalizie”.

“Mi auguro che lo spettacolo – conclude il regista Giulio Graglia – possa essere gradito a chi Gipo lo ha conosciuto ma anche ai giovani che, forse soprattutto in città, non hanno più l’abitudine di parlare in dialetto. A scanso di equivoci abbiamo previsto delle traduzioni in italiano per chi non conoscesse il dialetto”.

Mara Martellotta

Storie di Barriera

Teatro Gobetti Torino

30 giugno 2023 0re 21

Il Respiro della Musica con l’Orchestra Polledro

Il Respiro della Musica, così  l’Orchestra Giovan Battista Polledro partecipa alla rassegna del suo decennale con il contributo dellaCittà di Chieri

 

L’Orchestra Polledro integra i festeggiamenti per il decennale della sua attività con la rassegna “Il respiro in musica “,  con il contributo economico e il patrocinio della Città di Chieri.

Sul podio Federico Bisio, direttore stabile dell’orchestra, primo oboe  il maestro Carlo Romano,  già primo oboe dell’Orchestra RAI, contrabbasso il maestro Davide Vittone dell’Orchestra desChamps-Elysèes, Balthasar Neumann-Ensemble.

Teatro del concerto sarà  giovedì  29 giugno prossimo, alle 21, la chiesa di San Domenico in via San Domenico 1 , a Chieri .

Verrà eseguita la Serenata n. 10 in Si bemolle maggiore di Wolfgang Amadeus Mozart K 361 nota come “Gran Partita”, primo oboe Carlo Romano, contrabbasso  Davide Vittone e direttore Federico Bisio.

L’annotazione apocrifa di “Gran Partita” riportata sulla prima pagina di questa  Serenata non è attribuibile a Mozart .

Secondo la versione poco attendibile di Georg Nikolaus von Nissen, secondo marito di Costance e primo biografo di Mozart, questa Serenata sarebbe stata un dono di nozze di Mozart alla moglie per il loro matrimonio il 4 agosto 1782.

Notizie certe di un’esecuzione della Gran Partita ci portano a Vienna al 1784, quando quattro movimenti della Serenata furono eseguiti dalla Harmonie , gruppo di fiati di un’orchestra, della corte imperiale su iniziativa del clarinettista Anton Stadler, per il quale individuava un complesso di strumenti a fiato che ebbe un’interessante evoluzione nella seconda metà del Settecento, quando il repertorio destinato a questa compagine si arricchì ulteriormente. Fino ad allora alle serenate era riservato un ruolo per lo più  di puro intrattenimento, che consisteva nell’esecuzione di musiche composte appositamente per feste di corte, private e eseguite all’aperto.

A differenza degli archi i quali, pur nella varietà  di dimensioni e di estensione, costituiscono un insieme sonoro assai organico e omogeneo, gli strumenti a fiato rappresentano una sezione musicale originale e variegata. Le  migliorie tecniche apportate e sviluppate a partire dalla seconda metà del Settecento hanno garantito agli archi sempre maggiori disponibilità e libertà espressive. I compositori hanno saputo cogliere queste occasioni e il repertorio per i fiati si è  sviluppato esponenzialmente e in tempi assai rapidi.

Mozart ebbe numerose occasioni per cimentarsi con questo genere e il suo contributo fu determinante. Egli scrisse Divertimenti e Serenate capaci di sfruttare al massimo i colori delle diverse coppie strumentali,  che mostrano una freschezza inventiva che va al di là  di qualsiasi ragione di circostanza.

Non si conosce esattamente l’anno di composizione di questa Serenata per 13 strumenti k. 361, ma si ha ragione di ritenere che sia stata composta a Vienna negli anni 1783-1784, contemporaneamente al Concerto per pianoforte in mi bemolle maggiore K 449.

Tuttavia nel catalogo mozartiano la “Gran Partita” occupa una posizione di assoluto rilievo per la grandiosità della sua struttura formale che conta ben sette movimenti, per la felicità  dell’invenzione melodica e armonica e per l’originalità dell’organico strumentale.

Mozart al complesso convenzionale dei 2 oboi, 2 clarinetti,  2 fagotti e 2 corni, aggiunse una seconda coppia di corni, il contrabbasso e 2 corni di Bassetti.

La vetta culminante della Serenata è  in quell’Adagio, che viene citato in uno dei momenti più  toccanti  del film Amadeus di Milos Forman,  in cui Salieri  commentava che “Sembrava di sentire la voce di Dio”.

Una serena Romanza anticipa il tema con variazioni in cui il compositore aggrega di volta in volta diversi timbri strumentali. Il Finale.  Molto Allegro è un brano molto brillante, quasi una marcia, dive emerge lo spirito gioioso mozartiano.

Orchestra da Camera Giovan Battista Polledro

Sede operativa c/o Cecchi Point Via Antonio Cecchi 17

www.orchestrapolledro.eu

Info@orchestrapolledro.eu

I concerti sono a ingresso libero

Un secondo concerto sarà  in programma venerdì  27 ottobre 2023, sempre alle 21, a   Chieri, alla Sala della Conceria, in via Conceria 2, con in programma il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, primo oboe Carlo Romano,  contrabbasso Davide Vittone e direttore Federico Bisio.

MARA MARTELLOTTA

 

I 100 anni di Jean Servato

A palazzo Anna d’Alencon a Casale Monferrato si è tenuto il secondo aperitivo letterario dedicato al centenario di Jean Servato, eclettico protagonista della cultura casalese. Ecco l’intervento della critica Giuliana Romano Bussola. 

 

Attraverso la celebrazione dei “100 anni di Jean Servato” si riporta in vita uno straordinario personaggio, irripetibile protagonista della storia culturale di Casale Monferrato tra il 1900 e i primi decenni del 2000. L’essere stata per oltre vent’anni accanto a lui nella Galleria Ariete, sua creatura portata avanti con passione ad alti livelli, mi ha permesso di coglierne la genialità di deus ex machina, perfetto regista nell’organizzare non solo mostre di pittura e scultura ma anche nel sollecitare un clima interdisciplinare unendovi letteratura, poesia, musica. Jean ha saputo valorizzare ogni artista, dai più famosi agli emergenti e a quelli ancora poco conosciuti, con eguale attenzione, considerazione e generosità. Esisteva tra noi una particolare sintonia, lui attraverso suggestive e accorate poesie, io sviluppando una lettura critica, senza mai stabilire gerarchie di valore tra i vari generi, che potevano essere indifferentemente antichi o moderni, figurativi o astratti; ciò che ci importava era cogliere lo stile personale di ognuno. Quando Jean scomparve, mi sembrò fosse finita un’epoca privandoci di tanti valori essenziali. Sempre rimarrà la nostalgia di quelli che sono stati tra i migliori anni della mia vita, che ritornano vivi grazie all’avvenimento che ripropone, nello splendido cortile del palazzo Anna d’Alencon, l’atmosfera dell’Ariete, esponendo diversi quadri della collezione permanente. Saranno presenti, tra le altre, opere di quattro artisti casalesi che rendono omaggio alla nostra città: Gino Mazzoli, interprete del virtuosismo ritrattistico tecnico e formale di Giacomo Grosso suo maestro; Giuseppe Campese, dallo stile raffinato e delicato dei fiori evanescenti e degli ariosi paesaggi di vaghezza arcadica; Maria Teresa Guaschino, tormentata espressionista sensibile alla condizione degli emarginati e della vecchiaia; Aurelio Cavagnolo, imprevedibile e versatile nel passare dal realismo alle visioni preromantiche e al surrealismo.

Giuliana Romano Bussola

Marrale-Mezzanotte, gli ex Matia Bazar in Piemonte

Il duo d’eccezione ha celebrato anche a Torino e provincia i 40 anni della memorabile hit ‘Vacanze Romane’.

Giornata piemontese per Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte, storici componenti di formazioni eccellenti dei Matia Bazar, ora in tour in tutta Italia per celebrare insieme i quarant’anni di ‘Vacanze Romane’, impareggiabile capolavoro della gloriosa band ligure di cui entrambi, seppur in periodi diversi, hanno fatto parte, lasciando un segno indelebile e riconoscibile.

I due noti artisti hanno fatto capolino a sorpresa prima a Villafranca Piemonte, quasi al confine tra Cuneo e Torino, dove hanno percorso in lungo e in largo le vie del paese a bordo di una splendida corriera d’epoca ‘Fiat 640 Casaro del 1949, facente parte della collezione di autobus storici della ‘G.M. Srl’, dal 1963 il più grande busport d’Europa interamente dedicato alla cura degli automezzi pesanti adibiti al trasporto persone.

Un flash mob applauditissimo fra fotografie, autografie strette di mano con la gente del luogo incuriosita dal loro inaspettato arrivo, culminato nella registrazione di uno spot, con tanto di finale cantato accanto al prezioso bus, per promuovere lo show ‘Vacanze Romane 40th Celebration’ che farà tappa estivaanche a Villafranca Piemonte, nell’ambito di un importante evento privato, il prossimo 16 settembre, ennesimo atto di una tournée acclamatissima e ricca di date.

Poi, Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte sono stati ospiti in diretta su ‘Radio Grp’, la prima e più ascoltata emittente del Piemonte, ai microfoni di Francesca Bacinotti per una intensa intervista fra musica e parole, intonando solo chitarra e due voci i più grandi successi dei Matia Bazar.

Per concludere in crescendo con una visita alla sede del quotidiano ‘La Stampa’, ove i due raffinati artisti hanno ricevuto la calorosa accoglienza del Direttore Massimo Giannini e della redazione, prima di concludere la giornata ospiti del salotto de ‘La Stampa Tv’ per un’appassionata chiacchierata con esibizione dal vivo in compagnia del giornalista Roberto Pavanello, noto e stimato per le sue interviste-cult ai grandi protagonisti dell’attualità e dello spettacolo.

Ecco il video in esclusiva per il “Torinese”:

“I have a dream”, la collettiva di Spazio 44

Presso la galleria d’arte nel cuore di Torino, fino al 14 luglio

Venerdì 30 giugno prossimo alla galleria Spazio 44, in via Maria Vittoria 44, alle 18.30 si terrà il vernissage della mostra collettiva “I Have a dream”, aperta fino al 14 luglio prossimo.

La galleria d’arte torinese Spazio 44 promuove talenti e realtà emergenti supportando e divulgando il loro lavoro e favorendo la circolazione di idee e dialogo tra artisti e cultori intorno alle tematiche più diverse.

Questo è lo spirito da cui nasce la mostra collettiva di arte contemporanea “I Have a dream”.

Tutto parte dalla riflessione “Era consapevole il reverendo Martin Luther King di incidere le sue parole nel marmo vivo della storia? Sì. Lo era. Quel 28 agosto del 1963, al termine della marcia per i diritti civili, quando pronunciò il suo discorso davanti al Lincoln Memorial di Washington era consapevole di aver inciso con parole che avrebbero lasciato il segno: “Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla Storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia nel nostro Paese”.

Dal 28 agosto 1963 l’espressione I have a dream” è diventata un’icona universale.

In un discorso di diciassette minuti ha scolpito la potenza del suo messaggio “Io ho un sogno che i i miei quattro figli piccoli vivano un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle. Ho un sogno. Oggi”.

Dall’antichità a oggi il sogno è stato inteso sotto mille sfaccettature e molteplici significati, divenendo molto caro alla letteratura e all’arte. Nel mondo dell’arte classica non è raro ritrovare sculture e affreschi che rappresentino le divinità ninfe o scene mitologiche, che hanno per soggetto il sonno, il sogno, inteso come molle abbandono all’ebbrezza, all’eros, o come sforzo rigenerativo e profetico. Gli episodi mitologici sono numerosissimi, come le splendide testimonianze che dal passato affollano i siti archeologici e i musei del mondo.

L’immagine onirica è anche legata all’ambito biblico o a un evento storico. Chiese e cappelle sono spesso arricchite di narrazioni bibliche dove non mancano citazioni di sogni premonitori e annunci angelici. Nel Settecento, con l’avvento dell’Illuminismo, la rappresentazione del sogno iniziò ad acquisire un nuovo linguaggio, il sogno non era più un elemento solo benevolo, ma vi si inserì il germe del dubbio, dell’incubo che il sogno può proiettare.

Alla fine dell’Ottocento gli studi del neurologo e psicoanalista austriaco Sigmund Freud influenzarono anche il mondo dell’arte e della letteratura. Artisti simbolisti e surrealisti trassero ispirazioni dalle Sue teorie e fondamentale rimaneva il saggio dal titolo “L’interpretazione dei sogni “. L’artista Salvator Dalí nei suoi dipinti creò gli archetipi della trasposizione sulla tela del mondo onirico, incarnando alla perfezione le teorie del surrealismo. L’incontro tra l’artista catalano e Freud rafforzò le sue conoscenze sul mondo dei sogni.

Moltissime sue opere sono dettate dall’inconscio e ispirate a sogni e incubi realizzati dall’artista, che dipinge i frutti mostruosi della mente in chiave simbolica. Un tecnica proposta da Salvator Dalí era quella di fare un breve pisolino con una pesante chiave in mano, che sarebbe caduta dalla mano dell’artista svegliandolo nel momento in cui i suoi sogni erano ancora chiari e vividi.

In questo modo le visioni che si erano materializzare nel sonno sarebbero rimaste facilmente registrabili e, quindi, traducibili in un’opera d’arte autentica e originale. In tempi più recenti psicoanalisti, psicologi e consulenti hanno dato suggerimenti su come ottenere dall’inconscio l’ispirazione artistica.

Secondo William Shakespeare gli “uomini sono fatti della stessa sostanza dei sogni e nello spazio di un sogno è racchiusa la nostra breve vita”.

Con questa mostra collettiva Spazio 44 ha appurato che i sogni influenzano la creatività di ciascuno di noi e questa collettiva si pone come obiettivo quello di aiutare gli artisti a produrre opere d’arte a partire dall’arte onirica, guidandoli a identificare i simboli più vividi del sogno e a esplorare le immagini più potenti, incoraggiandoli a sperimentare nuove tecniche artistiche e nuovi mezzi, diversi da quelli solitamente praticati, in modo tale da superare i blocchi creativi e trovare un nuovo modo di lavorare.

Mara Martellotta

 

Gli artisti coinvolti con i loro sogni sono

Antonello Alessandro

Bichescu Mariana

Cerquetti Lorella

Coniglio Giorgia

Costi Susi

Gattoli Flavia

La Mensa Vincenzo

Moauro Sabina

Nicolis Albino

Trento Franco

Venti Gioia

Virvar

Zamitt Lewis Mario

 

Ospiti

Claudia Converso

Giani Rosanna

 

Galleria d’arte Spazio 44.

Via Maria Vittoria 44

Tel 0115690068

Cell 3473091631

www.spazio-44.it

 

“Quel che ancor non sai tu lo imparerai Solo qui fra le mie braccia”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Nei quartieri dove il sole del buon Dio

Non dà i suoi raggi

Ha già troppi impegni per scaldar la gente

D’altri paraggi

Una bimba canta la canzone antica

Della donnaccia

Quel che ancor non sai tu lo imparerai

Solo qui fra le mie braccia”

Siamo in tema “cantautorale”, e si parla di Fabrizio De Andrè.

Genovese, morto nel 1999, è stato un cantautore italiano.

Considerato uno dei più importanti, influenti e innovativi cantautori italiani, è conosciuto anche con l’appellativo di Faber che gli dette l’amico Paolo Villaggio, con riferimento alla sua predilezione per i pastelli e le matite della Faber-Castell, oltre che per l’assonanza con il suo nome, e talvolta come “il cantautore degli emarginati” o il “poeta degli sconfitti”.

In quasi quarant’anni di attività artistica, De André ha inciso quattordici album in studio, più alcune canzoni pubblicate solo come singoli e poi riedite in antologie. Molte sue canzoni raccontano storie di emarginati, ribelli e prostitute, e alcune per il loro valore poetico sono accolte da antologie scolastiche già dai primi anni settanta. I testi hanno meritato a De André l’elogio del poeta Mario Luzi.

Insieme a Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi e Luigi Tenco, è uno degli esponenti della cosiddetta scuola genovese, un nucleo di artisti che rinnovò profondamente la musica leggera italiana.  È l’artista con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei Targhe e un Premio Tenco. Nel 1997 gli venne conferito il Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano Smisurata preghiera.

A ritmo di mazurca, De André, con “città vecchia” racconta frammenti di vita di quello strano popolo dimenticato che vive presso le aree più malfamate della zona del porto di Genova, «nei quartieri dove il Sole del buon Dio non dà i suoi raggi». Si tratta di personaggi molto cari al cantautore ligure durante tutta la sua carriera artistica: vecchi alcolizzati che sfogano i loro dispiaceri nel vino, prostitute e loro clienti (che di giorno le insultano e di notte le frequentano spendendo tutti i loro risparmi), ladri, assassini e «il tipo strano, quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano».

Per il titolo e il contenuto del brano, De André si ispirò a La città vecchia, celebre poesia di Umberto Saba ambientata nei malfamati vicoli della zona portuale di Trieste.

La canzone all’epoca fu anche parzialmente censurata.

“Il mondo intero è un quartiere.”

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=cKBjwy25fkQ&ab_channel=FaberZenaFaber

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Con Distretto 011 a Bardonecchia si va a scuola di noir

È possibile per un lettore appassionato di noir diventare scrittore di uno dei generi più amati della narrativa nazionale e internazionale? Gli aspiranti autori di gialli e thriller potranno mettersi alla prova a Bardonecchia (Torino), località dell’Alta Val di Susa dove dal 7 al 9 luglio prossimi si svolgerà il Laboratorio di Scrittura “Bardonecchia Summer Noir”. Ad organizzarlo è “Distretto 011”, la prima scuola di noir di Torino, diretta dagli scrittori Massimo Tallone e Giorgio Ballario, in collaborazione con Edizioni del Capricorno.

Al laboratorio possono partecipare aspiranti scrittori, coloro che hanno già pubblicato o semplicemente appassionati del genere e lettori curiosi di conoscere più da vicino le tecniche di scrittura. Al termine del corso di tre giorni, i partecipanti saranno chiamati a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e a scrivere un breve racconto noir. Gli elaborati saranno poi giudicati da un’apposita giuria che che renderà noto il vincitore durante il Festival BardoNoir, in programma sempre a Bardonecchia, dal 25 al 27 agosto prossimi. Sabato 8 luglio, infine, per gli allievi del laboratorio è prevista una “Cena con delitto” in collaborazione con l’Accademia dei Folli.

“Bardonecchia si conferma ancora una volta punto di riferimento del genere noir – afferma il sindaco Chiara Rossetti – Siamo felici di accogliere nella nostra cittadina autori e scrittori che da tempo frequentano Bardonecchia. E ancora di più quest’anno, dove accanto al Festival BardoNoir, ideale prosecuzione dei felici appuntamenti realizzati prima della pandemia, potremo ospitare quella che a tutti gli effetti rappresenta una vera novità, il Campus Bardonecchia Summer Noir. Aspettiamo autori ed aspiranti scrittori”.

“Scrivere un racconto o un romanzo noir non richiede soltanto una grande fantasia e una notevole conoscenza della materia che si vuole affrontare – spiegano Massimo Tallone e Giorgio Ballario – Bisogna saper padroneggiare le tecniche di scrittura, a partire dal soggetto e dal plot, che dovranno essere sviluppati via via nel progetto, nella traccia, nella trama, nell’ambientazione, nella stesura e nella revisione. Distretto 011 intende proprio insegnare a maneggiare queste tecniche con disinvoltura. Durante i tre giorni bardonecchiesi i partecipanti al Campus impareranno a immaginare una trama, a delineare i personaggi, a scrivere un incipit efficace, a dosare la suspense e tutti gli altri accorgimenti indispensabili per scrivere un solido e credibile racconto noir”.

Il Campus di Bardonecchia rappresenta una sorta di anticipazione della scuola di noir che Distretto 011 organizza per l’autunno a Torino, tredici incontri di tre ore l’uno, per un totale di tredici settimane, con lezioni extra affidate ad autori esterni o esperti in materie contigue. Per avere informazioni su Bardonecchia Summer Noir e sulla Scuola di Noir Distretto 011 si può consultare questo sito internet: https://www.edizionidelcapricorno.it/scuola-di-noir/