Alla galleria Salamon di Torino si è aperta la mostra sull’importante artista giapponese
La mostra “Hiroshige Utagawa. Lungo la via della Tokaido” è ospitata presso la Galleria Elena Salamon Arte Moderna, che si affaccia sulla storica piazza IV Marzo dal 10 al 31 maggio prossimi. Si tratta di un’esposizione che offre una rara opportunità di ammirare un prezioso nucleo di opere originali di questo raffinato incisore e pittore, figura di spicco della scuola ukiyo-e, l’arte della ‘pittura del mondo fluttuante’.
Hiroshige (1797-1858), con la sua sensibilità lirica e un’attenzione straordinaria al dettaglio naturale e atmosferico, ha immortalato un Giappone sospeso tra realtà e immaginazione, trasfigurandolo in un paesaggio emotivo che avrebbe esercitato un fascino piuttosto duraturo sia in Oriente sia nell’Occidente impressionista.
Il focus della mostra è rappresentato dalla Tokaido, l’arteria vitale che, nel periodo Edo, connetteva l’allora capitale Edo,l’odierna Tokyo, con Kyoto, lungo un percorso di oltre 500 km, scandito da 53 stazioni di posta. Per Hiroshige la Tokaido non aveva tanto la sola funzione di una semplice via commerciale o militare, ma diventava il nucleo di un viaggio simbolico che si dipanava attraverso il mutare delle stagioni, la varietà dei climi, gli incontri fugaci e i silenzi contemplativi. Ogni stampa rappresenta una sosta, un frammento di vita, che si pone in perfetta sintonia con l’estetica giapponese del “mono no aware”, che indica la consapevolezza della caducità delle cose.
L’intera esposizione è introdotta da un’opera che ne definisce il tono. È la celeberrima “Shono Haku-i” La pioggia sferzante a Shono”, una delle stampe più iconiche della serie. Nell’opera viandanti colti da un violento e improvviso acquazzone accelerano il passo lungo il sentiero, protetti soltanto da leggeri mantelli di paglia.
Dalle linee diagonali della pioggia nasce un senso di movimento impetuoso e la composizione intera suggerisce la sensazione di umidità e di freddo dell’aria. Accanto a questa opera sono presenti altre dieci preziose xilografie policrome, in eccellente stato di conservazione. Ricordiamo “Yoshiwara, isole galleggianti nella palude del Fuji”, che offre un momento di pura contemplazione, con l’ampio orizzonte acquatico punteggiato da erbe, dalle risaie allagate che riflettono il profilo maestoso e al tempo stesso ieratico del monte Fuji.
La vibrante gioia dei colori primaverili esplode nell’opera “Cherry blossom Viewing at Asuka Hill”, una celebrazione sentita della tradizionale usanza dell’hanami, il rito del picnic conviviale sotto la delicata fioritura dei ciliegi.
“Allestire una mostra su Hiroshige – spiega la direttrice della galleria Elena Salamon- significa aprire una finestra tra due culture, due distinte concezioni del tempo e due modi profondamente diversi di osservare la natura che ci circonda. Portare la sua arte qui a Torino rappresenta un invito prezioso per rallentare il ritmo frenetico della nostra quotidianità”.
Mara Martellotta
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Mercoledì. All’Oratorio di Santa Pelagia arriva Boosta (il tastierista dei Subsonica), in un doppio concerto alle 18.30 e alle 21. All’Osteria Rabezzana suona il Trio Drumless. Al Jazz Club: The Chicago Blues Jam!.
Al Blah Blah si esibiscono gli MFC Chicken.
Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli, la cantante Petra Magoni accompagnata al pianoforte da Andrea Dindo, renderà un tributo a Weill, Porter e Gershwin. Alla Cascina Falchera debutta il Festival “Heroes”. Si alterneranno Davide Ambrogio, Paolo Baldini e il Duo Bottasso. Al Vinile si esibiscono i Sandera. All’Hiroshima Mon Amour suonano i C’mon Tigre. Alla Divina Commedia sono di scena i Razza Sospetta. Al Jazz Club si esibiscono i Seasons. Al Magazzino sul Po suonano i Margarita Podridas + Distorsione Armonica Totale. Al Blah Blah è di scena Ben Ottewell.
Venerdì. Per il Festival “Heroes” alla Cascina Falchera, arriva la cantante del Mali Fatoumata Diawara. Allo Spazio 211 suonano i I Boschi Bruciano + Narratore Urbano. Al Folk Club si esibiscono : Charlie Sexton, David Grissom, Calder Allen. Al Jazz Club suonano i De Gruttola Moses. Alla Divina Commedia è di scena la Phoenix Blues Band. Al Vinile per 2 sere consecutive si esibisce il Amar Sundy & The Good G’heddo Trio. Al Blah Blah suonano i Frana + Rope.
Sabato. Alla Divina Commedia sono di scena i The Framer. Al Jazz Club : Bella Mbriana. Al Blah Blah si esibiscono i Damnation. Allo Ziggy suonano i Tons + Feral Forms. Per il Festival “Heroes” alla Cascina Falchera, canta la portoghese Ana Lua Caiano e a seguire La Nina.
Domenica. Al Jazz Club Bennato 3.0. Al Blah Blah si esibiscono i Buzz Kull + Skullstorm. Al Teatro Concordia suonano i Silent Bob & Sick Budd.
Pier Luigi Fuggetta
L’opera Untitled (Objects to Keep the Sun out of Your Eyes) series, 2010,
di Paulo Nazareth è stata acquisita a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT, ha confermato per il 2025 il proprio sostegno a The Phair – la fiera dedicata alla fotografia, giunta alla sua sesta edizione e oggi riconosciuta come appuntamento di rilievo nel panorama artistico nazionale e internazionale. In occasione della manifestazione, la Fondazione ha proceduto all’acquisizione di un’opera che andrà ad arricchire la collezione dell’istituzione, una raccolta affidata in comodato alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e dunque destinata ai musei del territorio, ai loro pubblici e alla cittadinanza.
L’acquisizione, con un budget stanziato di 15.000 euro (superiore alla cifra investita nella scorsa edizione), evidenzia innanzitutto la fiducia della Fondazione nella qualità della Fiera, espressa nella selezione delle gallerie e dalle loro proposte e, allo stesso tempo, conferma la volontà di incrementare il proprio fondo fotografico quale nucleo significativo della collezione. L’acquisizione verrà destinata in comodato d’uso gratuito al Castello di Rivoli.
L’opera acquisita è la fotografia di Paulo Nazareth Untitled (Objects to Keep the Sun out of Your Eyes) series, selezionata dalla vice direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Marcella Beccaria con la seguente motivazione: “La pratica nomadica e multidisciplinare di Paulo Nazareth, che vive in Brasile ma è cittadino del mondo, affronta alcune tra le importanti urgenze contemporanee, tra cui diseguaglianze sociali, razziali e la pesante eredità coloniale che ancora grava molte parti del mondo. L’opera acquisita è un potente autoritratto. Parte di una ricerca attraverso la quale Nazareth utilizza la fotografia per esporre sé stesso, quest’opera contribuisce a disegnare nuove iconografie e scrivere storie di persone che la tradizione ha spesso ignorato. Il Castello di Rivoli ha proposto alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT l’acquisizione di quest’opera in linea con una politica museale che mira a rendere l’istituzione sempre più aperta a visioni che restituiscono la complessità del mondo contemporaneo, secondo prospettive non solo occidentali e dal Sud globale.”
«Con il sostegno a The Phair, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT conferma il proprio impegno verso una fiera dedicata alla fotografia, un linguaggio capace di attraversare e interpretare gli immaginari del nostro tempo, restituendo la complessità del presente. In questa occasione, la Fondazione ha acquisito una nuova opera a favore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, rafforzando così il proprio ruolo di istituzione privata attenta alla cultura e all’interesse collettivo. Supportare The Phair significa per noi credere in una Torino sempre più dinamica capace di proporsi sulla scena dell’arte come laboratorio di ricerca e di innovazione culturale» commenta Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. L’opera è stata acquisita dalla Galleria Franco Noero, Torino. A questo link sono disponibili le immagini dell’opera e i relativi credits. Paulo Nazareth (1977, Governador Valadares, Minas Gerais, Brasile) La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, ente “art oriented” della Fondazione CRT e principalmente attiva sul territorio regionale e locale, celebra quest’anno i suoi venticinque anni di sostegno all’arte contemporanea. Dalla nascita, nel 2000, la Fondazione mette in campo azioni concrete volte a valorizzare talenti e ad arricchire il patrimonio culturale, e alimenta un’estesa collezione di opere d’arte contemporanea, che oggi comprende oltre 900 opere di circa 380 artiste e artisti italiani e stranieri, diventata nel tempo tra le più prestigiose a livello nazionale e internazionale. |
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SOMMARIO: il nuovo Papa – Rossotto, l’avvocato – storico – Lettere





Il Romanico in Piemonte
A cura di Piemonteitalia.eu
Il Piemonte vanta un ricco patrimonio artistico e culturale, riconosciuto tale anche dall’UNESCO, molto apprezzato nel panorama artistico internazionale. Oltre alle memorie barocche tipiche delle residenze sabaude, nella regione vi sono numerose testimonianze del “romanico”, l’arte di età medievale – X secolo. È possibile infatti percorrere un itinerario in grado di proiettare il visitatore nel medioevo dei pellegrini e della Via Francigena, dei percorsi devozionali e della complessa simbologia del mondo romanico, attraverso abbazie, monasteri e “luoghi di strada” che hanno ospitato schiere di viaggiatori lungo le strade medievali.
Leggi l’articolo:
https://www.piemonteitalia.eu/it/esperienze/il-romanico-piemonte
In occasione del mese della fotografia a Torino, torna alle OGR Torino la VI edizione di The Phair | Photo Art Fair, l’evento imperdibile dedicato all’incontro tra fotografia e arte contemporanea.
Da venerdì 9 a domenica 11 maggio 2025, le OGR Torino accolgono 50 gallerie provenienti dall’Italia e da tutta Europa in un percorso visivo che unisce maestri affermati e nuovi talenti. Un viaggio immersivo nel linguaggio dell’immagine, tra progetti curatoriali d’autore, opere inedite e sperimentazioni.
Partecipare a The Phair significa immergersi in un ambiente creativo e stimolante, esplorare le nuove tendenze della fotografia contemporanea, incontrare artisti, curatori, galleristi e professionisti del settore. Un’occasione per lasciarsi ispirare, riflettere sul presente e scoprire le infinite possibilità della fotografia oggi.
The Phair si rivolge ad alcune delle più prestigiose gallerie d’arte contemporanea – e non necessariamente solo a quelle specializzate in fotografia – che, in occasione della fiera, presentano dei progetti artistici legati al tema dell’immagine e opere create con materiale fotografico o video.
Un’attenta scelta curatoriale garantisce la selezione di una proposta organica non suddivisa in temi e sezioni ma come un’unica esperienza espositiva; spazi espositivi uguali per tutti garantiscono un allestimento sartoriale, fornendo nuove modalità di fruizione, conoscenza e valorizzazione delle opere proposte.
9 – 11 maggio 2025
Sala Fucine | OGR Torino
H 12 – 21
Ultimo accesso ore 20.30
I biglietti sono acquistabili online e in loco durante gli orari di apertura della manifestazione.
APERTURE PROLUNGATE DELLE MOSTRE ALLE OGR TORINO
In occasione di The Phair, le mostre Macchine del Tempo. Il viaggio nell’Universo inizia da te e Almost Real. From Trace to Simulation saranno aperte con i seguenti orari:
Venerdì 9 maggio | H 18 – 22
Sabato 10 maggio | H 10 – 21
Domenica 11 maggio | H 10 – 21
BIGLIETTI
Intero: 15€
Ridotto Speciale: 10€
(Abbonamento Musei Piemonte – Lombardia, Valle d’Aosta, Torino + Piemonte Card, Rinascente Card, CartaEffe Feltrinelli)
Ridotto: 8€
(Studenti universitari under 26, ragazzi 14 – 18 anni, accompagnatore disabile)
Gratuito:
(Bambini fino a 14 anni, disabili)
Breve storia di Torino
1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
Sono ormai alla metà del mio percorso riguardante la ricostruzione degli avvenimenti storici che segnano le vicissitudini di Torino dagli albori fino alla contemporaneità.
Ed è appunto arrivato il momento di approfondire il fatto che più di ogni altro ha segnato il destino dell’urbe pedemontana: il dominio sabaudo.
Prima di entrare nel merito della questione e di focalizzarci sulle imprese dei Principi di Savoia, è bene soffermarci sul contesto storico.
Anno 1250: muore Federico II. Nuovi drammatici eventi scuotono il territorio italiano da Sud a Nord: il papa Innocenzo IV investe l’imperatore Carlo d’Angiò, il quale nel 1266 uccide in battaglia Manfredi, re di Sicilia e, due anni più tardi, il nipote di Federico II, Corradino. La dinastia degli Hohenstaufen viene eliminata e i guelfi trionfano su tutta la penisola.
Tali fatti producono immediate ripercussioni sul Piemonte e su Torino.
Tommaso II di Savoia occupa la città pedemontana, forte delle concessioni che proprio Federico II gli aveva accordato; egli tuttavia trova difficoltà nella gestione delle terre, così, dopo diversi accordi altalenanti con i comuni limitrofi e gli altri signori locali, decide di schierarsi a favore di Innocenzo IV; a questo punto il Papa, per assicurarsi un sostegno duraturo da parte di Tommaso, emana una carta in cui riconferma la signoria sabauda su Torino.
La cittadinanza però non accetta l’insediarsi di Tommaso, né èconcorde a proposito dell’alleanza papale, tant’è che nel 1252 viene a crearsi una lega tra le città di Asti, di Chieri e di Torino, per opporsi ai piani del Principe. Nel 1255 i Torinesi catturano Tommaso e lo costringono a rinunciare alla pretesa di regnare sulla città e sui territori circostanti. Dal canto suo Tommaso si appella ai regnanti di Francia e d’Inghilterra, forte dei legami famigliari che i Savoia si erano creati nel tempo. Dopo un acceso dibattito i Torinesi lasciano libero il nobile prigioniero: è ormai evidente l’importanza che la famiglia sabauda ha acquisito a livello internazionale.
Un nuovo pericolo però si affaccia all’orizzonte: l’avanzata di Carlo d’Angiò. La nuova situazione preoccupa molti signori e diversi comuni e la necessità di fermare l’invasore comporta la costituzione di una nuova lega ghibellina capeggiata dalla città di Asti. Torino stessa fa parte di tale di alleanza, ma solo fino al 1270, momento in cui il vescovo Goffredo di Montanaro, guelfo ed oppositore dei Savoia, fa espellere il podestà e si instaura all’interno delle mura cittadine.
Gli scontri intanto proseguono, e ormai il regno angioino è destinato alla disfatta.
Trascorrono circa ottant’anni, durante i quali Torino cambia ben sette passaggi di potere: un tempo decisamente lungo e travagliato, che trova conclusione nel longevo periodo della dominazione sabauda.
La famiglia dei Savoia approfitta della confusione politica dovuta ai continui scontri tra signori locali per appropriarsi di alcune cittadine, apparentemente di minor importanza e indebolite dalla guerra. Tra queste si pensi a Susa, Pinerolo, Rivoli e Avigliana, ma è con l’acquisizione di Torino che i Principi consolidano la propria supremazia sul territorio piemontese.
Eccoli infine i due fattori che, a partire dall’epoca bassomedievale, determinano le future vicende torinesi: l’ascesa al potere della famiglia sabauda e la devastante diffusione della peste nera del 1348.
Con lo stabilirsi della nuova autorità, l’amministrazione cittadina viene relegata ad un ruolo marginale, le decisioni politiche e legislative sono nelle mani del nuovo signore, così come le famiglie dell’élite urbana. C’è da dire che i Savoia seppero ben compensare questa perdita di autonomia, rendendo la città il fiore all’occhiello del Piemonte: nel corso del Quattrocento infatti Torino diviene residenza di governo e della corte, anche per le visite ufficiali, nonché sede di una nuova università.
Mentre i Savoia si instaurano definitamente al comando della città, per le strade il morbo bubbonico si diffonde a macchia d’olio, la pestilenza decima la popolazione, sia nel centro abitato che nelle campagne, di conseguenza la produzione agricola cala drasticamente anche a causa dei numerosi abbandoni dei terreni. Ci vorrà quasi un secolo per recuperare le perdite economiche e demografiche causate dall’epidemia.
Mentre la malattia affligge la cittadinanza, i Savoia continuano ad estendere il proprio controllo sull’Italia nordoccidentale. Tra il 1313 e il 1314 ottengono Ivrea e Fossano, nel 1416 ricevono il titolo di duchi del Sacro Romano Impero, nel 1320 è la volta della conquista di Savigliano, seguita da quella di Chieri e Biella, i Principi si espandono fino a Cuneo (1382), Mondovì (1418) e infine Vercelli (1427).
Il notevole ingrandimento del regno sabaudo rende Torino ancora piùimportante, fino a conferire all’urbe il nuovo status di capitale regionale, titolo che stimola la crescita economica e demografica della città.
Questo periodo di grande fermento comporta una diversificazione nella popolazione e una nuova struttura sociale, mentre si assiste ad un generale innalzamento del livello culturale, esplicita fonte di impulso economico. La “societas” si arricchisce di professionisti e burocrati introdotti dall’attuale governo, in più una ulteriore corrente migratoria porta l’immissione di nuovi mestieri, nuovi introiti commerciali.
Nel 1536 i Francesi occupano Torino, fermando momentaneamente la ripresa della città; i nemici però non hanno vita lunga: nel 1559 l’occupazione termina e Torino ne esce ancora più dominante.
Gli anni tra il 1334 e il 1418 vedono affiancarsi i due rami piùimportanti della famiglia, i Savoia e gli Acaia. È proprio Giacomo d’Acaia a governare il Piemonte durante gli anni trenta del Trecento, seppur all’ombra dell’importante cugino, il Conte Verde Amedeo VI di Savoia. L’accesa disputa tra i due termina intorno al 1360, quando Amedeo assume definitivamente il controllo della città di Torino e confina il cugino al di là delle Alpi.
Per affermare la propria posizione e nel contempo per ingraziarsi l’oligarchia urbana, il Conte ordina che vengano emendati i codici cittadini, costituiti da 331 capitoli eterogenei che compendiavano le varie leggi varate in passato dal comune e gli statuti emanati nel 1280 da Tommaso III. Tale codice regolamenterà i diritti e doveri del cittadino e degli altri funzionari fino all’Ottocento. Esiste ancora una copia del testo, gelosamente custodita presso gli archivi torinesi, conosciuto come “ Codice della Catena”, perché anticamente era messo a disposizione per la libera consultazione della cittadinanza in municipio, ma ben legato con una catena. Gli statuti del 1360 fanno sì che il Principe sia l’autoritàlegislativa suprema e definiscono i poteri delle varie cariche municipali; il testo riporta inoltre nel dettaglio i poteri legislativi del Consiglio e le le differenti funzioni amministrative a cui doveva assolvere, tra cui la manutenzione della cinta muraria, dei ponti, del palazzo del municipio, l’organizzazione del servizio di guardia presso le porte, la nomina del cerusico, del maestro della scuola – il “doctor grammaticae”– e degli altri funzionari civili minori.
Il Consiglio si distingue in due ambiti differenti che rispecchiano la divisione interna della classe dominante: da una parte le dinastie nobili che avevano retto la città fino a quel momento, dall’altra le famiglie arricchitesi in tempi recenti. La vecchia aristocrazia va assottigliandosi e nel contempo aumenta il risentimento popolare nei confronti dell’élite cittadina; in questo clima di turbolenza e instabilitài Savoia-Acaia approfittano delle tensioni sociali per consolidare la propria posizione. Ripristinano la Società di San Giovanni Battista, organizzazione di stampo popolare, che vietava l’accesso ai membri delle famiglie nobili, che però approva il nuovo statuto nel 1389. La Società è un’associazione armata il cui scopo è mantenere l’ordine pubblico e proteggere il popolo dalle ingiustizie dell’aristocrazia.
Ad Amedeo succede Ludovico Acaia (1404), il quale a sua volta èdeciso a rendere Torino un centro sempre più importante. Egli istituisce uno “Studium generale”, autorizzato dal papa Bonifacio IX e dall’imperatore Sigismondo. Il nuovo Ateneo diventa un punto di forza dell’università e richiama studenti anche dalle cittadine vicine. Ben presto l’Università di Torino diviene fucina di professionisti destinati ad occupare importanti cariche ufficiali.
Con la morte di Ludovico (1418) si estingue la linea degli Acaia e i vari possedimenti ritornano al ramo principale della famiglia. A Ludovico succede Amedeo VIII di Savoia, che si affretta a chiedere e ottenere giuramento di lealtà da parte di tutte le città e i vassalli piemontesi prima fedeli ai d’Acaia. Amedeo porta avanti una politica espansionistica, prediligendo però l’arte della diplomazia a quella militare; egli si adopera per dare unità politica ai territori, promulgando nel 1430 gli “Statuta Sabaudiae”, un vero e proprio codice generale vigente su tutti i domini.
Amedeo abdica e gli succede il fratello, Ludovico. Il nuovo re promulga un nuovo statuto, con il quale riorganizza il Consiglio di Torino, dividendolo in tre classi: nobiles, mediocres, populares, con il chiaro intento di dare un maggiore peso ai cittadini per contrastare l’élite urbana. La riforma non ha di fatto successo e le famiglie continuano incontrastate ad esercitare il loro potere.
Con l’estinzione del ramo d’Acaia, anche Pinerolo perde d’importanza, a favore di Torino, che accelera il proprio processo di diversificazione del tessuto urbano, con l’introduzione di una nuova classe di cittadini influenti che esercita il potere accanto ai nobili.
La corte ducale e l’Università danno forte impulso culturale alla città, con il fatto che i Savoia sono sempre stati grandi mecenati. La famiglia sabauda aveva commissionato opere d’arte e decori per le residenze di Chambéry e Annecy, ora annettono al gruppo degli artisti il torinese Giovanni Jaquerio, autore tra l’altro, tra il 1426 e il 1430, di una serie di affreschi per il monastero di Sant’Antonio di Ranverso, nei pressi di Torino.
Per quel che riguarda l’Università, il polo culturale rimane uno dei piùimportanti e rinomati del territorio, anche se profondamente – e forse eccessivamente- legato alla tradizione. Lo stesso Erasmo da Rotterdam, che consegue proprio a Torino il dottorato in Teologia nel 1506, critica piuttosto aspramente l’Ateneo, giudicandolo estraneo alle nuove correnti rinascimentali.
Nel corso del Quattrocento i Savoia ordinano una serie di interventi volti ad abbellire Torino, tra questi il più celebre è sicuramentel’edificazione del Duomo, voluto dal cardinale Domenico della Rovere; il prelato incarica per la costruzione delle sue “pietre viventi”l’architetto toscano Bartolomeo di Francesco da Settignano, noto come Meo del Caprina, probabilmente conosciuto a Roma.
Vengono inoltre portate avanti varie regolamentazioni in materia di igiene pubblica, sostenute soprattutto dalla duchessa Bianca.
Mentre l’urbanistica della città viene messa a lucido, il Consiglio cittadino lavora incessantemente per portare avanti i compiti di ordinaria amministrazione.
Torino è nel turbine del rilancio economico, cause esterne contribuiscono all’incremento del commercio del pellame e del cuoio, mentre nel 1474 due artigiani di Langres si stabiliscono in città e aprono la prima bottega di stampa; per dieci anni contribuiscono alla diffusione di diversi testi religiosi e giuridici.
Le cose stanno cambiando, il fermento culturale ed economico non basta a sedare né le tensioni sociali, né le ostilità tra i Savoia e le famiglie aristocratiche. Il governo dei Savoia è per Torino fonte ambivalente, da una parte causa di successo ed estensione, dall’altra motivo di disordini e turbamenti. L’urbe è al centro delle lottedinastiche, l’instabilità politica incide in negativo sul tenore di vita dei cittadini, l’ordine pubblico è continuamente minacciato, eppure la vita culturale e religiosa pare svolgersi normalmente, come testimoniano le attività degli artisti Martino Spanzotti, Marino d’Alba e soprattutto Defendente Ferrari, allievo di Spanzotti e principale punto di riferimento per le successive generazioni di artisti piemontesi. Si diffondono nuovi culti, tra cui quello per la Vergine della Consolata, particolarmente sostenuto dalla duchessa Iolanda di Savoia, la devozione per il per il Divino Sacramento o Corpus Domini. Nel 1515 papa Leone X eleva la diocesi di Torino ad arcivescovado, separandola dalla sede milanese; nel 1517 viene nominato arcivescovo Claude Seyssel, un illustre prelato, prima insegnante di diritto presso l’Università di Torino.
La situazione tuttavia era precipitata già a partire dal 1454, circa una decina d’anni dopo la Pace di Lodi, quando l’invasione dei Francesi aveva scatenato un ciclo di guerre tra Francia e Spagna per il dominio della penisola. Gli scontri perdurarono fino al 1559, quando i possedimenti dei Savoia furono costantemente contesi dalle due potenze. È tuttavia il 1536 l’anno critico per la casata dei Savoia. In pochissimo tempo il duca Carlo II assiste impotente all’invasione degli eserciti francese, spagnolo ed elvetico; Francesco I si appresta ad un’altra incursione in Italia per sottrarre Milano al dominio di Carlo V e questa volta Torino viene occupata e espugnata dai Francesi.
Quando viene ordinato alla cittadinanza torinese di costruire nuovi bastioni, il popolo, stremato dalle tasse, si rifiuta di anticipare il denaro per la costruzione delle edificazioni; il 27 marzo Carlo V si congeda dal Consiglio cittadino e si ritira a Vercelli con un piccolo seguito di soldati, cortigiani e funzionari. Il 1 aprile l’esercito francese raggiunge i sobborghi torinesi e invia un araldo per chiedere la resa della città. I sindaci trattano con il comandante francese e ottengono la garanzia che le leggi e i privilegi dei cittadini vengano rispettati. La città apre le porte, le truppe francesi avanzano in città e qui si insediano, tra problemi di non facile soluzione, fino al 1559, quando la pace di Cateau-Cambresis restituisce Torino e il Piemonte ai Savoia, grazie a Emanuele Filiberto I (detto “Testa di ferro”), il duca che più di ogni altro ha influito sulla politica sabauda. Egli ha reso Torino difendibile costruendo la Cittadella, un sistema di fortificazione ancor oggi osservabile; a lui si deve la creazione di un apparato militare stabile formato non da mercenari ma da soldati piemontesi appositamente addestrati, a lui si ascrive la riorganizzazione dello Stato, ma di questo e altro, cari lettori, parleremo la prossima volta.
ALESSIA CAGNOTTO
Ad aprire le danze della XIII edizione del “Festival di Teatro Off e delle Arti Performative” sarà la romana “Conventicola degli ULTRAMODERNI”
Martedì 13 maggio, ore 20,30
Un grande spettacolo, in omaggio al grande “teatro di varietà”. Sarà “ULTRAvarietà! Dal trapassato prossimo al futuro anteriore” portato in scena da “La Conventicola degli ULTRAMODERNI”, cabaret italiano per eccellenza diventato luogo e Compagnia cult della Roma di via di Porta Labicana, ad inaugurare martedì 13 maggio, alle ore 20,30, la 13esima edizione del “Torino Fringe Festival – La vita è un Varietà”. E grande icona del “grande varietà”, anche la location scelta sotto la Mole dalla Rete di “Torino Fringe”: nientemeno che il “Le Roi Music Hall” di via Stradella 8, tempio storico dello spettacolo torinese, con più di cento anni di vita e strutture d’arredo a firma del mitico Carlo Mollino. Lì arriverà, per il “Grand Opening” del Festival, l’intera kermesse romana con 14 artisti pronti a far rivivere i fasti, che di più non si può, dell’intramontabile “varietà”, tra numeri di burlesque, canzoni d’epoca, sketch comici e coreografie spettacolari, con dive sciantose e maliarde, fini dicitori, macchiettisti, musici, soubrette e ballerine.
La promessa e l’aspettativa è quella di una serata dal fascino retrò, realizzata in collaborazione con “Salone OFF 2025” e “Club Silencio”, che farà rivivere il fascino delle scene calcate nei tempi d’oro da Isa Bluette, Macario e Wanda Osiris. A condurre il pubblico in un viaggio senza tempo due figure di riferimento del mondo ultramoderno: Madame De Freitas e Sior Mirkaccio accompagnati dal suono dell’“ULTRAcomplessino” che trasporta il pubblico tra melodie sognanti e ritmi incalzanti ricreando un’atmosfera unica e coinvolgente.
La “Conventicola degli ULTRAMODERNI” nasce nel 2016 a Roma e diventa subito un luogo-spettacolo famoso in tutto il mondo per la proposta unica tra repertori perduti, personalità travolgenti, atmosfere rétro e costumi sontuosi, visitato e apprezzato dalla critica e da celebrità internazionali della musica e dello spettacolo, tra cui Damiano David, Valeria Golino, Arturo Brachetti, Morgan e Johnny Depp.
Ad aprire lo spettacolo saranno Sior Mirkaccio, fine “dicitore”, musicista e anfitrione d’eccezione, affiancato dalla sua “sciantosa” per eccellenza, la divina Madame De Freitas:
Più o meno così: “Signore e signori, benvenuti nel salotto sfavillante di ‘ULTRAVARIETÀ’, dove il sipario si apre su un omaggio luminoso, scintillante e irriducibilmente ultramoderno alla grande tradizione del varietà e della rivista italiana! Non c’è nostalgia polverosa, ma la celebrazione viva e pulsante di un’epoca che ha fatto sognare, viaggiare e ridere, tra piume, lustrini e orchestrine d’altri tempi. Con lo spirito impavido di chi sa che il passato è una fonte inesauribile di meraviglia, la ‘Conventicola degli Ultramoderni’ vi invita alla messa in scena di un viaggio dove lo spettacolo è sontuoso, la musica incantevole e racconta con brio il mondo che fu … e quello che ancora potrebbe essere”.
Cosa aspettarci? Una vera e propria “passerella di meraviglie”, in cui si avvicendano le più splendenti vedette: le “ULTRAstelle” con le loro coreografie ed il magnetico “Grande Calomino”, voce d’altri tempi, mentre con il travolgente Ciccio Frisco si parte per il viaggio a Napoli, culla del varietà e del cuore canoro d’Italia. E per chi ama il “brivido della risata”, l’“anti-comicità senza filtri” del Colonnello Fernandez vi farà tornare “quella tristezza che rende più importanti i momenti felici!”. Ma non finisce qui! A un tratto apparirà sul palco la cantante e performer Rose Sélavy, che ci guiderà attraverso lo specchio degli “anni Venti”, regalandoci il fascino di quell’epoca vista dall’America. Il tutto sarà musicato dal vivo dall’“ULTRAcomplessino”, con il mitico Alberto Botta alla batteria, Giuseppe Ricciardo al sassofono e Damiano Proietti al contrabbasso.
“E per assecondare lo spirito delle truppe della contemporaneità”, ecco lei, la nostra acclamata showgirl di fama internazionale, Ginevra Joyce, che incanterà e sorprenderà facendo brillare la notte di “ULTRAVARIETÀ”. E, per finire così come si deve, uno sfrenato “can-can” delle nostre “ULTRAstelle”!
“Dunque, siete pronti?”.
Sempre Sior Mirkaccio: “Si apra il sipario, si librino le prime note, che l’‘ULTRAVARIETÀ’ abbia inizio!”
Per info: “Le Roi Music Hall”, via Stradella 8; tel. 011/2409241 o www.leroitorino.it
g.m.
Nelle foto: “ULTRAvarietà” immagine guida; Botta e Mirkaccio; Freitas Vestaglia Oro
