Era particolarmente intenso il rapporto di Glauco Mauri con la città di Torino, in particolar modo iniziò ad amarla dalla stagione 65/66 del Teatro Stabile, quando, con i direttori Gianfranco De Bosio e Nuccio Messina spopolò in tante pièce teatrali. Diversi titoli, la locandina della “Bisbetica domata” per la regia di Franco Enriquez, “I dialoghi del ruzzante Federico II” per la regia di Gianfranco De Bosio. Fu attore di riferimento del Teatro Stabile e, nel 67, protagonista de “Il mercante di Venezia” firmato da Enriquez, nel 68 de “Il misantropo” diretto da Molien con anteprima alla Fiera di Asti. Glauco Mauri partecipò anche a una produzione televisiva torinese negli anni 70 dello sceneggiato “Buddenbrook”, di cui era regista Edmo Fenoglio. Interpretò il ruolo del fallito di famiglia Christian Buddenbrook. Si ricordano la sua “Dodicesima notte” di Shakespeare, per la regia di Renato Castellani, il suo amatissimo successo “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, con Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio ed Enrico Maria Salerno. Fece parte della gloriosa Compagnia dei Quattro insieme a Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati e Mario Scaccia. Da quando è uscito dall’Accademia Silvio D’Amico ha sempre recitato per settant’anni, senza perdere una stagione, con la naturalezza del suo vivere, e aveva programmato di aprire la stagione del Teatro Vascello, a Roma, con il De Profundis di Wilde, annullato per l’improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute. Mauri non era più lo stesso da quando, un anno fa, è scomparso il suo compagno di viaggio, di lavoro e di vita nell’arte Roberto Sturno, a 78 anni.
Mara Martellotta