CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 23

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Alpha – Drammatico, horror. Regia di Julia Ducournau, con Melissa Boros, Tahar Rahim e Golshifteh Farahani. Nel nord della Francia, negli anni Ottanta. La giovanissima Alpha, una ragazza di origini berbere, cresciuta con la madre, un giorno torna a casa con un vistoso tatuaggio sul braccio e la madre inizia a sospettare che quel segno sia il frutto di una malattia trasmessa con il sangue che rende di pietra ogni individuo, al fratello Amin è già successa la stessa cosa anni prima. Durata 128minuti. (Centrale V.O., Fratelli Marx sala Harpo)

Bolero – Biografico. Regia di Anne Fontaine, con Raphaël Personnaz, Emmanuelle Devos e Vincent Perez. Il francese Maurice Ravel è un ragazzo con un orecchio speciale, che percepisce la musica ovunque, anche nei rumori meccanici di una fabbrica. La vita sulle prime non sembra sorridergli, viene escluso dal Prix de Rome per l’ennesima volta, si infortuna per via di una distrazione, tuttavia fa incontri che segneranno la sua vita e la sua carriera, come quello con Ida Rubinstein, Marguerite Long, Misia Sert e anche con l’America dove conosce il jazz. Da una parte c’è il lavoro forsennato per la composizione definitiva del “Boléro”, dall’altra l’incombere della malattia neurologica, nel mezzo di un processo creativo geniale, eppure profondamente distruttivo. Durata 120 minuti. (Centrale, Classico)

Casa in fiamme – Commedia drammatica. Regia di Dani de la Orden, con Emma Vilarasau e Enric Auquer. Montse, una donna di mezza età divorziata dallo spirito esuberante, ha finalmente l’opportunità che attendeva da tempo: un fine settimana con tutta la famiglia nella sua casa sulla Costa Brava, a Cadaqués, dove un tempo trascorrevano le estati più serene. La casa, che rischia di essere venduta, diventa per la donna il teatro di una sfida personale per realizzare il fine settimana perfetto, anche se le sue reali intenzioni vanno ben oltre il semplice trasloco. Nonostante i suoi due figli ormai adulti la ignorino da tempo, presi dalle loro vite instabili e incerte, il suo ex marito abbia una nuova compagna ed ex terapeuta, e i conti con il passato non siano ancora saldati, Montse è determinata a fare in modo che tutto vada come previsto, cercando disperatamente di ricostruire l’unità perduta. Non si fa abbattere da nulla, nemmeno dalla morte improvvisa di sua madre, che decide di ignorare pur di non rinunciare al weekend tanto atteso. Sogna da troppo tempo questo momento e, pur di farlo andare secondo i suoi piani, è pronta a fare qualsiasi cosa, persino a distruggere la propria casa fino alle fondamenta, portando alla luce segreti familiari, tensioni represse e bugie sepolte. Un weekend che potrebbe segnare un nuovo capitolo della sua vita, dove ogni cosa dovrà essere a sua immagine e somiglianza, anche se ciò può comportare l’annientamento di tutto quello che c’è stato sino a quel momento, incluse le illusioni che ha coltivato per anni e il legame fragile con le uniche persone a cui tiene davvero. Durata 105 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Come ti muovi, sbagli – Commedia. Di e con Gianni di Gregorio, con Greta Scarano e Iaia Forte. Riuscire a evitare tutti i fastidi della vita quotidiana, mettersi in salvo da ogni rottura di scatole è sufficiente per essere felici? Il professore a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui trascorrere qualche giornata. Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita è messa sottosopra dall’arrivo della figlia, in crisi coniugale, e dei due più che ingombranti nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. Un film che riflette sull’amore e sull’inesorabile istinto degli esseri umani a mischiare il proprio destino con quello degli altri, con tutto quello che ne può derivare: fatiche ma anche gioie, e l’impressione di aver vissuto veramente. Durata 90 minuti. (Romano sala 1)

Downton Abbey: il gran finale – Drammatico, storico. Regia di Simon Curtis, con Hugh Bonneville, Elizabeth McGovern e Laura Carmichael. Gli anni bussano alle porte di Downton Abbey: Morta la contessa Violet, le redini della tenuta sono in mano a Lady Mary, chiamata a difenderne gli interessi nell’élite londinese, divisa com’è tra la tradizione nobiliare e il desiderio di traghettare la sua famiglia verso la modernità. Così, mentre Lord e Lady Grantham supervisionano la tenuta preparandosi poi al congedo, i Ceawley si riuniscono per definirne il futuro in un’epoca segnata dalle turbolenze della Grande Depressione. Per l’occasione tornerà dall’America anche l’eccentrico zio Harold, mina vagante che svelerà verità dimenticate e intrighi sepolti che coinvolgono vari membri della casata. Durata 123 minuti. (Massaua, Eliseo, Romano sala 3 anche V.O., Uci Lingotto)

Duse – Drammatico. Regia di Pietro Marcello, con Valeria Bruni Tedeschi, Noémie Merlant e Fausto Russo Alessi. Negli anni tra la Prima Guerra Mondiale e l’ascesa del fascismo, la Divina sceglie di tornare nel luogo dove la sua vita ha avuto inizio: il palcoscenico. Costantemente in lotta con la brutalità degli eventi e del potere, e aggrappandosi alla possibilità dell’utopia, fa della sua arte un atto rivoluzionario, anche a costo di sacrificale salute e affetti. E affronta il suo viaggio finale consapevole di poter rinunciare alla vita stessa ma non alla sua vera natura. Il film è stato designato “Film dellaCritica” dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani con la seguente motivazione: “Mentre il corpo del Milite Ignoto attraversa l’Italia in treno per essere sepolto a Roma, Eleonora Duse vive gli ultimi anni della sua vita: non la fermano né la tisi né i debiti perché le interessano solo tre cose: “lavorare, vivere. morire”. E Pietro Marcello affida a una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi il compito di illustrare il dramma di chi è disposta a scendere a patti anche col potere per poter continuare a confrontarsi con l’arte del teatro. Un film dove il materiale d’archivio s’intreccia alla finzione per scavare dentro la vita di una donna pronta a sacrificare anche l’amore materno per tener fede alla sua missione d’attrice.” Durata 125 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, Fratelli Marx sala Groucho, Massimo sala Cabiria, Nazionale sala 2, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri) – Valeria Bruni Tedeschi sarà presente, venerdì 19 settembre, al Nazionale dopo lo spettacolo delle ore 18,45 e ai Due Giardini dopo lo spettacolo delle ore 21 per un incontro con il pubblico.

Elisa – Drammatico. Regia di Leonardo Di Costanzo, con Barbara Ronchi, Roschdy Zem e Valeria Golino. Elisa, una ragazza di buona famiglia, è in carcere da dieci anni per aver ucciso brutalmente la sorella. I suoi ricordi confusi si chiariscono nell’incontro con il criminologo Alaoui, che conduce uno studio sui delitti di famiglia. La verità che emerge per Elisa è sconvolgente. Un dolore che forse è l’inizio di una redenzione. Durata 105 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 3)

Honey don’t! – Drammatico. Regia di Ethan Coen, con Margaret Qualley, Aubrey Plaza e Chris Evans. Film in solitaria per Ethan senza la collaborazione – che i due si siano divisi per sempre? o che l’intervallo debba finire dio voglia un giorno o l’altro? – del fratello Joel. La storia vede al centro la detective del titolo, di cognome fa O’Donahue, che si mette a indagare su un incidente poco chiaro di una coppia californiana. Finirà a rovistare su una setta che ha il suo in padre Dean, piccolo criminale che gioca con il sesso ad oltranza e con la manipolazione degli adepti e oltre. Al tutto s’aggiunge la comparsa del vecchio padre con i suoi abusi nell’infanzia e una poliziotta con cui intrecciare una caldissima relazione. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Massimo V.O.)

I Roses – Commedia. Regia di Jay Roach, con Benedict Cumberbatch e Olivia Colman, La vita sembra facile per la coppia apparentemente perfetta formata da Theo e Ivy: carriere di successo, figli fantastici, una vita sessuale invidiabile. Ma sotto la facciata della famiglia perfetta si celano competizioni e risentimenti, che si accendono quando i sogni professionali di Theo si infrangono. Durata 90 minuti. (Ideal)

Jane Austen ha stravolto la mia vita – Commedia drammatica. Regia di Laura Piani, con Camille Rutherford, Charlie Anson e Pablo Pauly. Agathe, una ragazza goffa e al tempo stesso affascinante e piena di contraddizioni, si ritrova ad affrontare la sua solitudine. Sogna un amore simile ai personaggi di un romanzo di Jane Austen e la sua massima aspirazione è diventare una scrittrice. Invece trascorre le sue giornate vendendo libri nella leggendaria libreria britannica Shakespeare&Company, a Parigi. Invitata in Inghilterra alla residenza per scrittori di Jane Austen, deve combattere con le sue insicurezze: fino a quando non accade qualcosa di inaspettato e la sua vita cambia come per magia. Durata 94 minuti. (Classico anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse)

Material Love – Commedia. Regia do Celine Song, con Dakota Johnson, Pedro Pascal e Chris Evans. Strana occupazione quella di Lucy nella New York di oggi. La sua è quella di abbinare tra loro i vari single che incontra, secondo le rispettive affinità, la condizione socio-economica e la attrazione fisica, ad esempio. Invitata al matrimonio di una delle coppie che lei stessa è riuscita a formare, Lucy incontra casualmente John, in qualità di cameriere, l’uomo con cui aveva avuto una lunga e ineguagliata storia d’amore ma che lei stessa aveva abbandonato, dal momento che, attore senza il becco di un quattrino, sapeva che no avrebbe potuto garantirle una vera stabilità economica per il futuro. Ma seduto al tavolo dei single si siede anche Harry, decisamente ricco, affascinante e spiritoso, insperatamente deciso a costruire una seria relazione. Imponendosi una scelta, chi? Durata 116 minuti. (Ideal, Lux sala 1, Nazionale sala 4 V.O., Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Pomeriggi di solitudine – Documentario. Regia di Albert Serra, con Andrés Roca Rey e Francisco Manuel Duràn. Il regista catalano entra nell’arena per descrivere lo sfarzo e la brutalità della corrida in un documentario sul giovane e carismatico torero originario del Perù, Andrés Roca Rey. Immersione ipnotica e sensoriale in uno degli spettacoli più duri e violenti dei nostri tempi, una rappresentazione monumentale della persistenza del primitivo nel presente, un rituale di violenza che vede la tecnica contro l’istinto, l’uomo contro la bestia. Durata 125 minuti. (Greenwich Village sala 3)

La riunione di condominio – Commedia drammatica. Regia di Santiago Requejo, con Raùl Fernàndez De Pablo, Clara Lago e Tito Valverde. Una “semplice” riunione di condominio a Madrid in cui si discute della sostituzione dell’ascensore (“Votemos” è il titolo originale di questo prodotto spagnolo). Tutto fila liscio finché quello che doveva essere un incontro ordinario e pacifico, si trasforma nell’incubo temuto da tutti: viene annunciato l’arrivo di un nuovo inquilino con problema di salute mentale (“si scatena il bigottismo morale e la fantasia malata di chi già vede l’horror sul pianerottolo e un giovane serial killer con coltello insanguinato”, scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera. Tutto ciò scatenerà una serie di relazioni inaspettate, scontri e ipocrisie, mettendo in luce pregiudizi e paure nei confronti del possibile nuovo arrivato. Ancora Porro: “Un po’ didascalico e prevedibile certo con una sorpresina, il film è piacevolmente offensivo, non feroce, segnalando i gusti classici della ipocrisia e dei pregiudizi, merito del buon gioco della squadra attoriale, con dialoghi serviti sul piatto da Freud.” Durata 88 minuti. (Nazionale sala 4)

Sotto le nuvole – Documentario. Regia di Gianfranco Rosi. Tra il Golfo e il Vesuvio, la terra talvolta trema, le fumarole dei Campi Flegrei segnano l’aria. Sulle tracce della Storia, delle memorie del sottosuolo, in bianco e nero, una Napoli meno conosciuta si popola di vite. Sotto le nuvole c’è un territorio attraversato da abitanti, devoti, turisti, archeologi che scavano il passato, da chi, nei musei, cerca di dare ancora vita, e senso, a statue, frammenti e rovine. La circumvesuviana attraversa il paesaggio, cavalli da trotto si allenano sulla battigia. Un maestro di strada dedica il suo tempo al doposcuola per bambini e adolescenti, i vigili del fuoco vincono le piccole e grandi paure degli abitanti, le forze dell’ordine inseguono i tombaroli. Una nave siriana, nel porto di Torre Annunziata, scarica il grano ucraino. La terra intorno al golfo è un’immensa macchina del tempo. Durata 115 minuti. (Romano sala 2)

The Life of Chuck – Drammatico, fantascienza. Regia di Mike Flanagan, con Tom Hiddleston, Karen Gillian e Mark Hamill. Una serie di eventi sta sconvolgendo il mondo così come lo conoscevamo. Internet non funziona più, la California si sta staccando dagli Stati Uniti in seguito a eventi tellurici, le scuole non hanno studenti. Sui pochi mezzi di comunicazione ancora funzionanti compare il ringraziamento al contabile Chuck Krantz per i suoi 39 anni di contributo all’umanità. Da qui inizia il percorso à rebours che ce ne illustra la vita e la passione per il ballo. Durata 110 minuti. (Massaua, Greenwich Village sala 2, Ideal, Lux sala 3, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri V.O.)

Tutto quello che resta di te – Drammatico. Regia di Cherien Dabis, con Saleh Bakri e Cherien Dabis. Quando un adolescente palestinese resta ferito in uno scontro con soldati israeliani durante una protesta, la madre ripercorre gli eventi che hanno condotto la famiglia fino a quel fatidico momento. Con un appassionante racconto che abbraccia tre generazioni, la donna rivela le continue lotte di una famiglia palestinese che non ha mai smesso di combattere per la propria identità, a partire dal 1948, quando il nonno subì lo sfollamento da parte dell’esercito israeliano. Durata 145 minuti. (Nazionale sala 1)

Una scomoda circostanza – Thriller. Regia di Darren Aronofsky, con Austin Butler, Zoe Kravitz e Liev Schreiber. Hank Thompson è un giocatore di baseball sull’orlo di una crisi di nervi che tenta di rimanere a galla nella spietata New York degli anni 90. Suo malgrado si ritrova però inconsapevolmente coinvolto negli affari del sottobosco criminale ed è costretto a lottare selvaggiamente per sopravvivere. Durata 109 minuti. (Centrale V.O.)

Una sconosciuta a Tunisi – Drammatico. Regia di Mehdi Barsaoui, con Fatma Sfarr. La vicenda s’ispira a un autentico fatto di cronaca, svoltosi nel 2011, dopo la rivoluzione che ha messo fine alle violenze del dittatore Ben Ali, in un paese che tuttavia non ha ancora cancellato del tutto la corruzione e le continue contraddizioni. Aya ha quasi trent’anni, vive con i vecchi genitori nel sud della Tunisia, lavora in un albergo come cameriera e ogni giorno si reca in città, a bordo di un piccolo bus. Sempre le stesse azioni, giorno dopo giorno, una vita di giovane ragazza con i ritmi di sempre. Un giorno il bus ha un grave incidente e soltanto Aya sembra essersi salvata. Non rintracciata e da tutti creduta morta, la ragazza coglie l’occasione per rifarsi una nuova esistenza, raggiunge Tunisi, frequenta nuove amicizie, persone e locali: ma è testimone di un fatto di cronaca in cui vengono coinvolti alcuni poliziotti – l’uccisione di un uomo, mentre questi erano in borghese -, fatto cui inizialmente Aya offre una testimonianza che si rivelerà falsa. Durata 123 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)

La valle dei sorrisi – Horror. Regia di Paolo Strippoli, con Michele Riondino, Giulio Feltri, Paolo Pierobon e Romana Maggiora Vergano. Sergio è un insegnante di educazione fisica che un giorno è trasferito a Remis, un piccolo paese delle Alpi: vi trova un pugno di abitanti incredibilmente felici e una serenità che invade ognuno, e che si rinforza ad ogni appuntamento di uno strano rituale notturno. Una volta la settimana, ogni abitante incontra e abbraccia il giovane Matteo, che possiede valori e poteri straordinari, capaci di alleviare definitivamente da ogni angoscia. Anche Sergio incontrerà il ragazzo ma come finirà quell’incontro? Durata122 minuti. (Reposi sala 4, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Tra radici e futuro la nuova stagione 2025/2026 dell’Accademia Stefano Tempia

La stagione 2025/2026 dell’Accademia Stefano Tempia propone un viaggio musicale che intreccia radici e futuro, tradizione e innovazione, memoria e sperimentazione. Il 2025 si concluderà con le celebrazioni per i 150 anni dell’Accademia, la più antica associazione musicale del Piemonte, nonché la prima accademia corale nata in Italia, che culminano con la prima esecuzione in tempi moderni di opere di Stefano Tempia, custodite dal Fondo Tempia del Conservatorio di Torino. Il 2026 si concentra sulla vocazione più autentica dell’istituzione torinese: unire il patrimonio storico con le voci emergenti e le ricerche più contemporanee, dando spazio alle diverse sensibilità artistiche. Il percorso musicale alterna quindi repertori classici, composizioni contemporanee, giovani talenti e formazioni innovative, in un dialogo costante tra passato e presente.

Dai cori storici, come il francese Chœur Région Sud e il Coro della Società Corale Città di Cuneo, alle grandi opere sinfonico-corali del Requiem di Mozart e della grandiosa Fantasia Corale di Beethoven. Dalla musica cameristica a quella contemporanea, con le trascrizioni vocali di celebri brani pop tratti dai repertori dei Coldplay e degli ABBA. Fino ai progetti sperimentali, come l’incontro inconsueto tra il violoncello di Paolo Tedesco con l’Orchestra a Fiati Giuseppe Verdi della Città di Bra e il debutto torinese dell’Open Sax Quartet, in un programma dedicato alle colonne sonore.

“Questa Stagione – afferma Isabella Oderda, presidente dell’Accademia Corale Stefano Tempia – segna un passo importante per l’Accademia medesima. Allarghiamo i nostri orizzonti e intrecciamo nuove relazioni con il territorio e oltre i suoi confini, per portare la musica in spazi sempre diversi e raggiungere pubblici sempre più ampi. Crediamo che la musica sia un ponte che unisce, e vogliamo che la voce dell’Accademia risuoni non solo nei luoghi storici ma ovunque ci sia desiderio di condivisione, assecondando la nostra vocazione di promuovere la cultura corale come
esperienza viva e condivisa”.

“Abbiamo costruito una Stagione – spiega il direttore artistico e maestro del coro Luigi Cociglio – che è un vero viaggio tra radici e futuro. Ogni concerto è pensato come un incontro, un’occasione per scoprire che la musica, quando osa e dialoga, riesce sempre a toccare corde profonde
e inattese. Abbiamo scelto di affiancare capolavori immortali a progetti inediti e coraggiosi, convinti che sia proprio in questa alternanza che la musica rivela la sua forza: custodire la memoria, parlare al presente e aprirsi al futuro”.

Il concerto in programma, che inaugura la Stagione 2025/2026, “Rencontres”, è molto più di un evento musicale: è un simbolo di dialogo culturale e amicizia tra due tradizioni corali, quella francese e quella italiana, tra le più prestigiose d’Europa. L’incontro tra il Chœur Région Sud e il Coro dell’Accademia Stefano Tempia diventa occasione per riflettere sul valore sociale della musica come strumento di coesione e scambio, capace di superare ogni confine. Il programma offre uno sguardo affascinante su tre opere corali emblematiche, diverse per epoca e linguaggio, ma tutte profondamente legate allo spirito del loro tempo: Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi, Gloria di Francis Poulenc, Gallia di Charles Gounod, presso il Conservatorio di Torino, sabato 11 ottobre.

“Armonie inattese” è un incontro fra mondi sonori lontani, eppure comunicanti, che abbatte le barriere tra generi e tradizioni, esplorando il potenziale espressivo del violoncello solista in dialogo inconsueto con un’orchestra di strumenti a fiato. Il cuore della serata è un manifesto dell’eclettismo musicale che rappresenta una sfida tecnica ed espressiva per il violoncellista Paolo Tedesco accompagnato dall’Orchestra a Fiati Giuseppe Verdi della Città di Bra: il *Concerto per violoncello e orchestra di fiati di Friedrich Gulda, pianista e compositore austriaco celebre per il suo spirito libero, capace di spaziare dal repertorio classico al jazz più irriverente. Accanto a Gulda, il programma propone le suggestioni orientali del Sherazade di Rimskij-Korsakov, un omaggio vivace alla danza popolare messicana Danzón n. 2 di Arturo Márquez e due capisaldi della musica americana del Novecento: un estratto dal West Side Story di Leonard Bernstein e Rapsodia in blu di Gershwin, simbolo musicale della modernità metropolitana, dove jazz e musica colta si fondono in un brillante affresco.

La musica diventa strumento di riflessione e inclusione nel concerto Melodie Intrecciate che ripercorre suoni, storie ed emozioni per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. il Coro femminile dell’Accademia Stefano Tempia, guidato dal Maestro Luigi Cociglio,con il contributo pianistico di Chiara Romanelli e la partecipazione del Coro di Voci Bianche Scuola Internazionale Europea “A. Spinelli” affronta un programma che attraversa stili e secoli: dalle raffinate armonie romantiche di Johannes Brahms e Gabriel Fauré, ai linguaggi contemporanei di Pau Casals, Bob Chilcott, Eric Whitacre, Ola Gjeilo e Karl Jenkins, fino alle trascrizioni vocali di celebri brani pop tratti dai repertori dei Coldplay e degli ABBA, con un momento speciale dedicato alla compositrice Mel Bonis, presso il Teatro Vittoria, lunedì 24 novembre.

Giovani Talenti in Concerto valorizza invece il talento emergente, testimoniando il legame tra formazione e professionalità artistica, elementi fondanti della missione culturale della Stefano Tempia. In collaborazione con l’Associazione De Sono, due giovani interpreti, Esther Zaglia e Alessandro Vaccarino, propongono tre sonate del repertorio cameristico novecentesco di Debussy, la Sonata in sol minore, di Respighi, la Sonata in si minore di Poulenc e la Sonata FP 119, presso il Teatro Vittoria, martedì 2 dicembre.

Il 2025 si concluderà giovedì 4 dicembre al Conservatorio di Torino con un ritorno alle origini “All’Ill.mo Sig. Tempia”, concerto dedicato al fondatore Stefano Tempia, con la prima esecuzione moderna di alcune sue composizioni sacre e sinfoniche, ritrovate e trascritte dal Fondo Tempia
del Conservatorio di Torino, quali la Sinfonia n. 1, il Magnificat e la “Messa Breve”. Partecipano il Coro dell’Accademia Stefano Tempia e l’Orchestra Melos Filarmonica. La trascrizione degli spartiti sarà, nel mese di novembre, al centro di un workshop con musicologi, storici ed esperti che ricostruiranno la figura e il ruolo di Stefano Tempia nel suo tempo e nel panorama musicale dell’epoca. La storia di Stefano Tempia, in forma romanzata, è infine il soggetto del libro “Il tempo di Stefano” di Antonella Manduca che sarà presentato in anteprima sabato 4 ottobre a Portici di Carta. Si tratta di omaggi che non guardano solo al passato, ma rilanciano la missione dell’Accademia nel segno della continuità e del futuro.

Mara Martellotta

“Terrazza Monferrato”, terza tappa

Continua a Moasca, nella settecentesca Chiesa di “San Rocco”, il programma di “Terrazza Monferrato”. Terzo appuntamento dedicato alle “performing arts”

Sabato 27 settembre, ore 17,30

Moasca (Asti)

Dopo i successi delle prime due “puntate” tenutesi a luglio e ad agosto – prima e seconda tappa di “Terrazza Monferrato” – nel borgo astigiano di Moasca, sempre lì, nel suggestivo Comune incastonato fra i fiumi Belbo e Nizza e adagiato sulle lievi colline del Monferrato “Patrimonio Unesco”, fervono ormai, gli ultimi preparativi per salutare definitivamente l’estate con un nuovo appuntamento del progetto, in collaborazione con il Comune di Moasca e di “ART SITE FEST”, evento giunto ormai alla sua undicesima edizione e nato dalla brillante idea del curatore e critico d’arte (in passato anche Funzionario del “Ministero della Cultura”) Domenico Maria Papa, nato con l’obiettivo preciso di portare l’“arte contemporanea” nei luoghi più iconici della storia, della natura, del territorio e dell’impresa.

Il nuovo terzo imperdibile appuntamento sarà dedicato, sabato 27 settembre (ore 17,30) ai colori e alle “mirabilia” estetiche delle “performing arts”, in collaborazione con “INCANTI Rassegna Internazionale di Teatro di Figura”, che proporrà, nella settecentesca moaschese – tutta in cotto, con campanile e portico – Chiesa di “San Rocco”, pellegrino e taumaturgo francese (patrono, fra l’altro, dei cani e il più invocato dal Medioevo in poi come protettore dal terribile flagello della peste), una “performance” legata proprio alla figura del Santo (Montpellier, 1345-’50 – Voghera, 1376-’79) venerato dalla “Chiesa Cattolica” e “Patrono” di numerose città e paesi.

Titolo della performance “La noce e la castagna” (frutti tipicamente autunnali, simboli di protezione e fertilità, il primo, di sostentamento e generosità della natura, il secondo); un viaggio fra musica, parola e ombre di assoluta informalità cromatica e gestuale (giocata sui rossi e sui neri, sui gialli intensi e sui bianchi sfumati) alla scoperta della figura di San Rocco“sospesa fra corpo e spirito, fra sangue e anima” in un racconto che trae ispirazione dalla tradizione popolare della figura del Santo. Le luci e le ombre di “Controluce Teatro d’ombre” (fondato a Torino nel 1994, con l’idea di unire, in un solo progetto artistico innovativo, musica pittura astratta e teatro d’ombre orientale), a cura del pittore spagnolo Jenaro Meléndrez Chas, accompagneranno gli interventi musicali dalle “Suite n.2” e “n.4” per “violoncello solo” di Johann Sebastian Bach, affidati alla giovanissima (“Conservatorio di Cuneo”) Sofia Artioli. Mentre la voce narrante di Alberto Jona – autore del testo, della drammaturgia e della regia – guiderà lo spettatore in una storia fatta di realtà e finzione, concretezza e immaginazione, per incontrare ancora una volta il Santo di Montpellier, nato con una croce rossa sul petto e figlio unico del ricco governatore della cittadina francese.

Il progetto è realizzato in collaborazione con il “Conservatorio Ghedini” di Cuneo.

“Il tema di quest’anno di ‘INCANTI’ – dicono gli organizzatori –  è il corpo, affrontato in tutte le sue diverse declinazioni e possibilità espressive: dalla sessualità all’amore, dalla violenza alla cura della propria fisicità, dalla relazione fra corpo della marionetta e corpo dell’animatore, fino alla dialettica scottante fra intelligenza artificiale e corpo nella sua totalità”.

Un evento di indubbia suggestione, in cui l’aspetto sacrale abbraccia, nel suo comporsi, diverse forme artistiche di libera informalità, tese a creare dimensioni poetiche ed immaginifiche capaci di attrarre e racchiudere il pubblico in un impervio visionario labirinto di emozioni, incapaci di guidare alla “normalità” di facili vie o scappatoie d’uscita. E a immediati ritorni alle più semplici realtà del quotidiano.

G.m.

Nelle foto: “Luci e ombre San Rocco – Rosso”; “Luci e ombre San Rocco – Giallo”; Sofia Artioli al violoncello

Quando l’arte contemporanea si ispira all’arte classica, “Vedova Tintoretto in dialogo”

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Il contemporaneo e l’antico dialogano tra loro in una mostra d’eccezione che apre venerdì 19 settembre 2025, presso Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica, in piazza Castello, a Torino, dal titolo “Vedova Tintoretto in dialogo”. Curata da Gabriella Belli e Giovanni Carlo Federico Villa, l’esposizione è stata possibile grazie alla collaborazione tra il Museo Civico d’Arte Antica di Torino e la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova.

“Il progetto dell’esposizione prende avvio dalla straordinaria opportunità di ospitare a Torino una delle ultime opere della parabola umana e artistica di Tintoretto: l’Autoritratto del 1588, in prestito dal Musée du Louvre – ha dichiarato Massimo Broccio, presidente della Fondazione Torino Musei – si tratta di un progetto di grande qualità e conferma il ruolo di Torino Musei in quanto piattaforma attiva di promozione culturale. La mostra ci regala un percorso espositivo che sa mettere in parallelo le opere dei due maestri veneziani: Emilio Vedova e Tintoretto, a cui Vedova si ispirò per gran parte della sua opera”.

Un eccezionale percorso espositivo concepito per accostare l’arte di due grandi pittori veneziani, ciascuno tra i massimi interpreti della propria epoca. Jacomo Robusti, detto il Tintoretto ( Venezia 1518-1594) e Emilio Vedova (Venezia 1919-2006), letti in parallelo, così da affrontare lo sviluppo dell’opera di Vedova nel suo confronto con quello che è stato il suo maestro d’elezione, indagando similitudini e temi consonanti o contrastanti alla base delle singole scelte espressive. Tintoretto è stato fondamentale nella maturazione artistica di Vedova. La mostra di Palazzo Madama sottolinea l’impeto dell’articolato rapporto che lega i due artisti attraverso l’accostamento di capolavori del maestro rinascimentale e dell’artista esponente dell’informale.

“Questa mostra è la prima che si inaugura senza l’avvocato Alfredo Belli, che è stato presidente della Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, recentemente scomparso, e che è stato anche l’artefice del mio coinvolgimento in questo progetto – dichiara la curatrice Gabriella Belli – Per la prima volta questa mostra delinea con estrema scientificità e cura i processi della formazione e il pensiero del giovane Vedova sui testi pittorici del Tintoretto. Il percorso, ordinato e visionario allo stesso tempo, proietta il pubblico nella piena maturità del pittore veneziano quando era ancora forte il debito verso la pittura incandescente e premonitrice di Tintoretto. L’intensità si coglie anche nella monumentale opera di Vedova intitolata “In Continuum”, cento e più tele, un lavoro unico, quasi un omaggio in felice competizione con lo sforzo creativo dei grandi teleri veneziani del suo profeta Tintoretto. Questa mostra mette in risalto anche l’ossessione di Vedova per l’autoritratto, sottolineando quanto quest’ultimo guardi al Tintoretto. Dal 1942 in poi il Tintoretto diventa una vera e propria scuola per Emilio Vedova, che vi si ispira per i parametri che riguardano la luce, l’ombra e la spazialità. Dal 1947 Vedova vira verso il concetto dell’astrazione, dove è oggi possibile cogliere l’anima della sua opera e di quella di Tintoretto”.

“Questo formidabile dialogo sul farsi dell’arte è stato fortemente voluto da Palazzo Madama – afferma il curatore della mostra Giovanni Carlo Federico Villa – per evocare il ruolo dei Musei Civici di Torino così come furono voluti e concepiti da Vittorio Viale, tra i più significativi direttori europei del Novecento. Viale ha portato a Palazzo Madama il Museo Civico e ha creato la GAM Galleria Civica d’Arte Moderna, una delle più importanti d’Italia. Infine ha strutturato con Luigi Carluccio delle mostre definibili epocali. Al magistero di Viale (1891-1977) questa mostra è dedicata. Una precisa riflessione sull’antico capace di generare il contemporaneo. È stato importante trovare in Tintoretto l’accostamento giusto per Emilio Vedova in quanto il primo ha accorpato la tecnica del disegno di Michelangelo al colore di Tiziano, esaltato nel corso dei secoli dal genio romantico dell’inglese Ruskin (1819-1900) ‘Non sono mai stato così completamente annichilito da una mente umana quanto lo sono stato oggi osservando Tintoretto’ e dalle penne di Goethe, Stendhal o Henry James”.

Emilio Vedova scriveva:”Tintoretto è stato una mia identificazione. Quello spazio appunto, una sede di accadimenti. Quella regia a ritmi sincopati e cruenti, magmatici di energie, di fondi interni di passioni, di emotività commossa […]”

Per Vedova, Tintoretto ha rappresentato la quotidianità di una consuetudine con chiese, scuole e palazzi di Venezia, in quanto autodidatta. Consuetudine che è stata fondamentale per trovare il proprio maestro, l’unico che è riuscito a rivelargli il segreto per trasformare la tecnica da strumento espressivo di belle forme in una lama affilata capace da incidere nella storia. Da Tintoretto trae ispirazione per temi e contenuti, ricava insegnamenti basilari per dominare lo spazio della tela, tradurre in colore la luce delle sue composizioni, modellare nel gesto rapido senza esitazione le forme, che scaturiscono dal suo nuovo segno che, già dal 1948, lascia da parte ogni tentazione figurativa per risolversi in astrazione, giungendo infine alla sequenza indimenticabile dell’opera “In Continuum”, “Compenetrazioni/traslati”, del 1987, a riprova di quanto l’incontro di una vita abbia reso grande anche il discepolo.

Info: palazzomadama@fondazionetorinomusei.it

Telefono: 011 4433501

Orari: Lunedì e da mercoledì fino a domenica 10-18 / martedì chiuso

Mara Martellotta

La storia dei Matia Bazar a Caramagna Piemonte con Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte

 

Alla Tenuta ‘Lago dei Salici’ il 26 Settembre. Biglietti su www.ticket.it. Aperta anche la prevendita telefonica.

Aperta la prevendita telefonica per facilitare l’accesso anche ai meno tecnologici all’anteprima nazionale del tour-evento ‘Stasera…che sera! 50th Celebration’ che partirà Venerdì 26 Settembre alle ore 21.30 dalla Tenuta ‘Lago dei Salici’ di Caramagna Piemonte (CN), a un passo da Torino, Cuneo e Asti.

Oltre a poter acquistare online i biglietti sul sito www.ticket.it, da questo momento e fino al giorno del concerto si potrà chiamare tutti i giorni 7 su 7 in orario d’ufficio dalle 9.00 alle 18.30 il numero 3297811407 che fornirà istruzioni per facilitare la prenotazione dei posti e garantirsi così l’accesso allo spettacolo con la possibilità di abbinare anche la cena prima dello show a un prezzo ridotto, proprio come già accade anche per chi prenota sul web.

Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale, grandi protagonisti dell’evento, puntano infatti sulla Provincia Granda al confine con Torino per celebrare un anniversario degno di nota in ogni senso: culturale e musicale insieme. 

I due celebri e stimati artisti – ex Matia Bazar entrambi, e fra i volti più iconici e riconoscibili della storia della band ligure – festeggiano infatti, con un tour-evento nazionale che partirà venerdì 26 settembre alle ore 21.30 dalla Tenuta ‘Lago dei Salici’ di Caramagna Piemonte, proprio i 50 anni di ‘Stasera che sera’, primo grande successo internazionale del famosissimo complesso musicale (mezzo secolo di vita anch’esso quest’anno esatto) che in passato li ha visti grandi protagonisti entrambi in due formazioni diverse. 

Carlo Marrale dal 1975 al 1993, fondatore della prima ora e coautore di tutte le maggiori hit del gruppo, ex chitarrista ed ex storica voce maschile, ha vinto con loro Sanremo nel 1978 con ‘E dirsi ciao’. 

Silvia Mezzanotte, invece, entrata nella band nel 1999 dopo Laura Valente (moglie di Pino Mango) e rimasta a fasi alterne fino al 2016, è salita con i Matia ben 4 volte in gara all’Ariston (vincendo un primo e un terzo posto). Indistintamente con Antonella Ruggiero, l’altra voce storica del gruppo, la sola con lei ad averli riportati sul podio del ‘Festival della Canzone Italiana’ nel 2002 con ‘Messaggio d’amore’, hit firmata da Piero Cassano e Giancarlo Golzi (che scelse proprio Silvia come solista della band, e cui era legatissimo da un rapporto umano e professionale di vera fratellanza). 

Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte saranno accompagnati sul palco da una strepitosa band di ottimi musicisti e hanno puntato sull’incanto della location ‘Lago dei Salici’ di Caramagna Piemonte per il debutto nazionale della loro nuova tournée insieme che toccherà i maggiori teatri italiani (21/11 Montecatini, 11 Gennaio Marano di Napoli, 16 Gennaio Foggia e via dicendo): ma solo dopo aver inaugurato il 26 settembre sera con la loro musica senza tempo l’inedita ‘Area Concerti’ da 1.200 posti, realizzata in occasione del 30° anniversario dell’event center per matrimoni fondato nel 1995 dalla coppia di imprenditori saviglianesi Domenico Pautassi e Giovanni Riggio.

A condurre e introdurre la serata Maurizio Scandurra, giornalista e opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’, e Giovanni Riggio, il frizzante ‘Capitano’ del ‘Lago dei Salici’ pronti insieme a regalare momenti di intrattenimento e simpatia al grande pubblico.

Quella “costante blu” che invade la natura e le strade del borgo antico

Una mostra da vedere nelle sale di Villa Casalegno a Pianezza

Un’estate impegnativa ma immancabilmente ricca di soddisfazioni quella della pittrice Ines Daniela Bertolino. Una prima collettiva nelle sale della Biblioteca Civica di Carignano, curata da chi scrive queste note, poi altre due ad Avigliana e Chieri, a fine agosto il successo di “Flores et arbores”, una bella personale all’interno del castello dei Della Rovere a Vinovo, adesso – sino al 5 ottobre – ancora una personale nelle sale di Villa Casalegno a Pianezza (via al borgo 2), “…bisbigliano i nidi nell’ombra”, non soltanto ancora una volta la poetica di un sogno, con soggetti e con il tema della Natura che le sono cari ma bensì un omaggio alla città alle porte di Torino che la ospita, con le facciate delle sue ville antiche, villa Casalegno o villa Leumann, dove pare che il tempo si sia fermato – dove ti pare di intravedere ancora gli abiti lunghi e gli affanni delle servente e i giochi dei bambini come le ombre che le hanno attraversate -, gli squarci delle stradine ombreggiate, con le scalinate appartate e gli angoli esterni delle chiese, i piccoli arbusti che s’arrampicano lungo le pareti delle case. Una mostra che è il corollario a quello stendardo che Bertolino ha creato, quest’anno, in occasione del Palio dij Semna-Sal, che si corre la terza domenica di settembre, nelle vie che circondano il borgo antico: uno stendardo preparato a ricordare il sacrificio eroico della popolana Maria Bricca, che nel 1706 corse a liberare il piccolo paese e la comunità dall’assedio delle truppe francesi che si erano insediate nel castello.

Una trentina di lavori, di differenti dimensioni, piccoli acquerelli e acrilici come ampie tele che racchiudono la medesima tecnica e che derivano da vecchie lenzuola, trattate in precedenza e pronte per essere ricoperte di colori. Non ultimo quel profondo blu – acuto, disseminato per macchie, sparso a invadere le superfici, che in altre occasioni ha già circondato piccoli animali, tronchi nodosi o paesaggi invernali, filari ricoperti dalla neve (i paesaggi della Langa) o rose solitarie o balconi magnificamente fioriti, spazi di Storia come la Mole o la Sagra di San Michele: oggi inconfondibile sfondo di alberi, di merli e di capinere, scriccioli e pettirossi, abbondantemente mescolato al verde dei prati e dei giardini, ombra poggiata dal sole sulle tante costruzioni oppure quella dell’imbrunire che invade gli spazi cittadini – che pare ormai essere la costante, la cifra distintiva dell’artista. Oggi l’artista guarda al nido, piccolo spazio che “ci parla della fragilità e ciclicità dell’esistenza, ci ricorda la crescita e il perpetuo rinnovamento della vita”, lo esplora in quei tratti finissimi e concentrici, nell’intessitura degli esili rami, esplora i colori degli uccelli, squillanti, vivissimi, i piumaggi che paiono un raffinato intarsio, i cinguettii per noi silenziosi e le posizioni, precisamente osservate, sui rami, a cui difficilmente abbiamo badato.

Leggiamo, sotto un nuovo sguardo, il paesaggio, ne guardiamo con attenzione i particolari e la tranquillità, il riposo che circonda le cose, animate e no, ci sentiamo spinti ad abbracciare una nuova filosofia. Un nuovo modo di percepire, di cogliere e di fare nostro questo ambiente per cui troppe volte si vocifera per frasi fatte: non è soltanto la tecnica, ormai cresciuta negli anni di professione e pronta a elevarsi visivamente ancora, a catturare lo sguardo di chi visita questa, come ogni altra, mostra di Bertolino ma è il nostro intimo ad ammirare la semplicità e i messaggi, le suggestioni che da queste opere nascono, il sentimento del tempo e delle cose, le intensità e le morbidezze, le trasparenze e le sonorità cromatiche, l’importanza che ogni più piccola creatura viene a possedere come la propria momentanea sospensione, tra il tempo e il luogo, la morbidezza di tratto che rispecchia un carattere, un atteggiamento, un modo gentile di porsi della pittrice al suo pubblico.

Gli orari di apertura della mostra sono: 19 e 26 settembre ore 15,30 – 19; nei giorni 14 – 20 – 21 – 27 – 28 settembre e 4 e 5 ottobre dalle ore 10,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19,00.

www.inesdanielabertolino.it

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcune opere di Daniela Bertolino esposte nella mostra “…bisbigliano i nidi nell’ombra”.

“Sospesi” In anteprima al CineTeatro “Baretti”

Il docufilm che racconta il mondo del “Circo Contemporaneo” italiano

Giovedì 25 settembre, ore 19

Per il grande Fellini era “lo spettacolo della vita”, mentre Oscar Wilde sosteneva con buone ragioni che “per mettere alla prova la realtà dobbiamo vederla sulla fune del circo”. In bilico su insidiosi baratri che un po’ t’attraggono, ma in assoluto equilibrio (fisico e mentale) per non esserne fagocitati. Che meraviglioso spettacolo il Circo! Vera “metafora della vita”. Anch’esso, però, in piena evoluzione e trasformazione. Per i tanti “aficionados”, dagli adulti ai più piccini (con tanto di naso all’insù, bocca aperta e occhi sgranati), è, per questo, davvero imperdibile l’Anteprima di “Sospesi”, il primo docu-film “che racconta, con uno sguardo corale e appassionato, in un viaggio da Nord a Sud, il mondo del ‘Circo Contemporaneo’ italiano: le sue poetiche, le sue pratiche e i suoi protagonisti”. In concorso al “Torino Underground Cinefest”, il film è prodotto dalla torinese Cordata F.O.R. (Rete che mira a riconoscere il valore del Circo Contemporaneo in Italia e all’estero, producendo gli spettacoli delle Compagnie Fondatrici e aiutando lo sviluppo di progetti emergenti) in co-produzione con “Flash Future”, il sostegno del “MiC – Ministero della Cultura” e di “Film Commission Torino Piemonte”, in collaborazione con “Quattrox4” e con il contributo di “Play Juggling”.

L’appuntamento è per giovedì 25 settembrealle 19, al CineTeatro “Baretti”, in via Giuseppe Baretti 4, a Torino.

Firmato da Luca Quaia (fotografo, regista e sceneggiatore impegnato nel Teatro Contemporaneo) e Francesco Sgrò (fondatore a Torino nel 1998 della Scuola di Circo “Fuma che ‘nduma”, nonché direttore artistico dal 2012 al 2018 della “Scuola di Circo Flic” e “Grand Prix” al “Festival Mondial du Cirque de Demain” di Parigi nel 2024), “Sospesi” dà voce a oltre 30 protagonisti del Circo, figure di rilievo della scena artistica italiana ed europea: per realizzarlo sono stati percorsi 7mila chilometri ed è stato necessario un anno di lavorazione, tra riprese e uno di post-produzione.

“Le compagnie e gli artisti di cui parliamo – spiega Francesco Sgrò – hanno deromanticizzato il mito della libertà ed hanno  rimesso il Circo in gioco trasformandolo in un ‘atto sociale e politico’. Una storia fatta da uomini e  donne che non provengono da famiglie circensi, che hanno deciso di arrivare al Circo dopo una  carriera nel teatro, nella danza oppure dopo una laurea in filosofia.

Detto in soldoni.  Negli ultimi vent’anni anni il Circo Contemporaneo italiano, al pari che in altri Paesi, in primis la Francia, ha conosciuto un fervore artistico e creativo che ha coinvolto migliaia di persone e che ha dato vita ad un nuovo modo di pensare, insegnare e fruire l’“arte circense”, non più legata all’immaginario felliniano (forse oggi un po’ fuori tempo massimo) dei Circhi “Orfei” e “Togni” e delle grandi famiglie circensi, fatto di acrobati, clown con nasi rossi e scarpe grosse, trapezisti volteggianti, animali addomesticati e via dicendo.

Ancora gli Autori: “‘Sospesi’ racconta, per la prima volta, con uno sguardo d’insieme, il mondo della ‘nouvelle vague’ del Circo Contemporaneo, con le sue poetiche, le sue pratiche e i suoi protagonisti. Uno sguardo dall’interno capace di cogliere le sfumature e, al contempo, di divulgare i caratteri salienti di questo movimento che non ha precedenti e ha rinnovato la realtà del Circo in Italia da Nord a Sud, conquistando nuovi pubblici e ispirando una nuova generazione di ‘performer’ cresciuti all’interno di un nuovo circuito fatto di Scuole, Festival e spazi dedicati a quest’arte in piena trasformazione”.

Ingresso 4 euro. Biglietto su https://filmfreeway.com/TUCFEST/Tickets

  1. m.

Nelle foto: immagini da “Sospesi” (Ph. Luca Quaia)

“Oggi mi sono ferito da solo, Per vedere se ero ancora in grado di sentire…”

Music Tales, la rubrica musicale

“Oggi mi sono ferito da solo,
Per vedere se ero ancora in grado di sentire,
Mi sono concentrato sul dolore,
la sola cosa reale”

Ci sono cover che rispettano l’originale. Altre lo reinventano. Poi c’è “Hurt” di Johnny Cash: una reinterpretazione così potente da riscrivere completamente il senso stesso della canzone.

Nel 1994, i Nine Inch Nails pubblicano “Hurt”, un brano oscuro, introspettivo, doloroso, immerso nell’estetica industriale e nell’autodistruzione. È la voce giovane e tormentata di Trent Reznor a raccontare la disperazione, il vuoto, il dolore fisico ed emotivo.

Otto anni dopo, Johnny Cash – ormai vecchio, malato, con la morte che gli cammina a fianco – decide di farne una cover. Ma non è solo una rivisitazione musicale: è un testamento.

La voce tremante, il video struggente girato nella sua casa ormai in decadenza, le immagini della moglie June Carter che lo osserva silenziosa. “Hurt” diventa una meditazione sulla vecchiaia, la perdita, il rimpianto. Non più la voce di un giovane autodistruttivo, ma di un uomo che ha vissuto troppo, e ha visto morire quasi tutto ciò che amava.

Reznor, colpito dal risultato, dichiarò che quando vide il videoclip si sentì “come se qualcuno avesse preso la sua canzone, l’avesse strappata dal suo diario, e le avesse dato un nuovo cuore”.

Cash morirà pochi mesi dopo l’uscita del video. “Hurt” rimane una delle rare cover che non solo superano l’originale, ma la trasformano in qualcos’altro: un addio sussurrato al mondo intero.
“Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso.”

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=SnEVnvWUJgM&list=RDSnEVnvWUJgM&start_radio=1

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere

Vi invito a seguire le pagine ed I link  sottostanti per far parte di una comunità che vuole cambiare il mondo radicalmente.
Che vuole più educazione al rispetto per le donne e lo fa con uno spettacolo chiamato “Respect” che, a breve, sarà nelle vostre pcittà italiane.
Uno spettacolo intenso interamente cantato da uomini affinchè sia la voce maschile ad esortare al rispetto per le donne.
Oltre 30 artisti tra cantanti musicisti ballerini e performer, al lavoro per offrire un’esperienza immersiva che trasmette un grande senso di appartenenza e gruppo.

In aiuto ed  un sostegno concreto a chi, dall’inferno della violenza, è già passato ed è riuscito a fuggire.

Vuoi far parte della rivoluzione?
Seguici e prenota il tuo biglietto sarai una goccia importante  in un mare di speranza

https://www.instagram.com/respect_lo_spettacolo?igsh=MTU2dTY0M3kwMnJu&utm_source=qr

https://www.tiktok.com/@respect_lo_spettacolo?_t=8qzxBxM6ONK&_r=1

RESPECT LO SPETTACOLO

“Architetture Moderne a Torino”… spesso illustri sconosciute

Un libro prezioso per sfatare (senza accantonare) iconici “miti” e raccontare il moderno “skyline” della città

Sabato 20 settembre

Gran bella città, Torino. Sventoliamolo pure con orgoglio ai quattro venti. “Capitale delle Alpi”, luogo di “Residenze Reali”, Prima Capitale dello Stato Unitario, la città della “Mole Antonelliana”, di “Musei” fra i più importanti al mondo, la IV in Italia per popolazione (dopo Roma, Milano e Napoli) e, sempre più, ambita meta turistica a livello internazionale. Città “magica”, considerata uno dei vertici di due triangoli di magia: uno “bianco” con Praga e Lione e uno “nero con Londra e San Francisco. Altro motivo, di una fama non proprio, in questo caso, pienamente positiva che la città si porta addosso e dentro, per case e palazzi e strade e vicoli, da secoli. Ricchissimo soprattutto il patrimonio architettonico. Ma anche qui a brillare sono, in particolare, e da sempre, le “voci” antiche, pur sempre preziose, del “Barocco” (Torino “gioiello barocco”) e di quello stile “Liberty” che definì, in buona parte, la città durante la “Belle Epoque”.

Ma attenzione! “Torino non è solo Barocco. E non è solo Liberty”.

Lo scrivono a ben chiare lettere e dati di fatto alla mano e agli occhi la giornalista de “La Stampa”, Elena Maria Del Santo e l’architetto Claudio Marinari, nel libro scritto in coppia – e coppia sono anche nella vita – “Architetture Moderne a Torino. Guida agli 88 Top” (“Neos Edizioni”) che verrà presentato, dagli stessi Autori, il prossimo sabato 20 settembrealle ore 10, presso la “Pinacoteca Agnelli, FIATCafé500”, con la partecipazione di Cinzia Ballesio (“Neos Edizioni”) e Roberta Ingaramo (Presidente “Ordine Architetti di Torino”). A moderare l’incontro, il giornalista Maurizio Ternavasio.

Sottolineano Elena e Claudio: “Leggere la città attraverso i suoi edifici permette di decifrare non solo il passato, ma anche di intuire le direzioni del suo futuro. La guida promuove un’esplorazione consapevole di edifici che a volte passano inosservati, ma che racchiudono storie significative. Incoraggia il turismo culturale suggerendo percorsi per chi vuole vivere Torino da una prospettiva diversa, andando oltre i luoghi turistici tradizionali”. Complessivamente sono 88 le opere architettoniche di pregio, descritte e ricordate in 13 capitoli (che identificano altrettante aree urbane e suburbane), realizzate a Torino e dintorni fra il secondo Novecento e i giorni nostri. Dalla “GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e contemporanea” (solo per citarne alcune) al “MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile”, alla “Nuvola Lavazza” e a “Casa Aurora” (sede del “Gruppo Finanziario Tessile”), dal “Nuovo Regio” al “Palazzo del Lavoro”, fino alla “Chiesa del Santo Volto” (che ricorda un reattore nucleare) realizzata tra il 2004 ed il 2006 su progetto dell’architetto svizzero Mario Botta, alle “Fonderie Limone”, alla “Pista del Lingotto” (inaugurata come progetto pubblico nel 2021) e al “Grattacielo di Intesa Sanpaolo” (terzo edificio più alto di Torino con i suoi 167,5 metri, firmati da Renzo Piano), i due autori propongono un’esplorazione fuori dai “percorsi classici” propri del “turismo di routine”, ma anche di chi abita la città e pensa (capita a tanti) di non conoscerla mai abbastanza.

Il volume si presenta, quindi, come “una ‘guida’ per scoprire e per capire l’evoluzione della città e le sue trasformazioni storiche, economiche e sociali, dove le architetture scelte, oltre a essere originali dal punto di vista estetico e culturale, rappresentano tappe fondamentali del cambiamento e della resilienza di una città che non si ferma mai e ne suggeriscono anche gli sviluppi futuri”. La Città più moderna e (diciamolo pure!), contemporanea, quella fatta di edifici pensati e realizzati dagli Anni ’50 in poi: dalle costruzioni moderniste del Dopoguerra alle trasformazioni urbane nate sulla scia delle “Olimpiadi 2006” fino ai grandi, anche coraggiosi, progetti di rigenerazione (vedi “Torino Esposizioni”, l’ex “Manifattura Tabacchi”, la “Cavallerizza Reale) così come agli “edifici green” (il “Condominio 25 Verde” di via Chiabrera – primo esperimento di “bioarchitettura ecosostenibile” in città realizzato su progetto di Luciano Pia – o il “The Heat Garden”, progetto in San Salvario realizzato da “Iren Energia”, per il nuovo “Sistema di Accumulo del Calore” a servizio del “teleriscaldamento” cittadino. Sono ormai molti anni – spiegano ancora i due Autori – che emergono iniziative fuori dal coro, eccezionali, eccentriche o semplicemente diverse. Costruzioni completamente nuove o che reinventano strutture preesistenti. Trasformazioni di enormi complessi industriali in una nuova anima. Edifici che hanno una loro personalità, frutto dell’opera di architetti e committenti illuminati”. E qui s’intrufolano Elena Maria Del Santo e Claudio Marinari. Con passione, curiosità e tanta voglia di portare all’onor del mondo ingegnose opere del “fare umano” spesso, ingiustamente dimenticate.

Il volume è corredato da un ampio album fotografico accessibile tramite “Qrcode”.

Gianni Milani

Nelle foto: Cover “Architetture Moderne a Torino”; Elena Del Santo e Claudio Marinari; Pinacoteca Agnelli – Pista 500; “The Heat Garden”