CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 226

Un fine settimana culturale a Sauze d’Oulx

SAUZE D’OULX – Il fine settimana che porta a Ferragosto a Sauze d’Oulx si è aperto con la festa dei Gofri che nella giornata odierna ha ingolosito il centro storico del paese.

Ma questo fine settimana a Sauze d’Oulx si presenta ricco di appuntamenti culturali.

Vediamo di svilupparli con date e orari.

Grandi protagonisti in tutta la settimana sono stati gli appuntamenti della rassegna “I venerdì del CAI”, che son diventati praticamente quotidiani. Martedì 8 agosto Cristina Dotto Viglino ha presentato “E il mio corpo rispose”, mentre giovedì 10 agosto Paolo Manenti ha raccontato lo “Ski alp in Norvegia”. Le serate informative e culturali organizzate della sottosezione CAI di Sauze d’Oulx che si tengono sempre alle ore 21 presso il Bar “Scacco Matto” di piazzale Miramonti proseguono nel weekend. Sabato 12 agostoMontagne teatri di guerra” conferenza di Gian Paolo Rovetto. Domenica 13 agosto “Naturopatia Alpina, erbe e rimedi popolari per i disturbi di oggi” a cura di Loredana Matonti.

Libri e presentazioni protagoniste anche alla 8° Fiera del Libro che la casa editrice Susa Libri propone sino al 20 agosto dalle 9,30 alle 19,30 sotto la tensostruttura al parco giochi comunale “Vincent Hawkins”. 8Venerdì 11 agosto ore 18 Luca Martinacci presenta il libro “Cento improperi e contumelie. L’arte di insultare con classe.” Echos Edizioni. Sabato 12 agosto ore 18 Mauro Minola presenta i libri “Chaberton misterioso” e “La fortezza inespugnabile di Bard” Edizioni Susalibri. Domenica 13 agosto ore 18 Daniele Mora presenta il romanzo “Indagine imperfetta al Moncenisio”.

Infine domenica 13 agosto alle 17 presso la Sala Conferenze dell’Ufficio del Turismo di viale Genevris 7 incontro con l’autore: presentazione del libro “Come Eravamo – Gli anni della politica in Valle di Susa 1960 – 2004” di Tullio Monti.

Marina Tabacco, “Souvenir de voyage” a Bardonecchia

Si inaugura, oggi, presso la Base Logistico Addestrativa di viale Bramafam a Bardonecchia,  la mostra di Marina Tabacco,  “Souvenir de voyage”. Nuova tappa di Scena 1312 Art.
Una serie di tele nelle quali protagonista indiscusso è il colore, in particolare i toni accesi del sole e del mare del continente africano. Un amore, quello per l’Africa, ed in particolare per il Senegal, cresciuto grazie a numerosi viaggi fatti dall’artista tra il 2007 ed il 2018, che le hanno consentito di entrare in contatto con artisti locali.
Attraverso i suoi lavori,  Marina Tabacco,  che si definisce “una nomade culturale e stilistica” pone l’accento su temi come quello delle identità sofferenti, delle ingiustizie,  delle disuguaglianze,  dei problemi ambientali.
Alcuni suoi lavori,  inoltre, sono stati utilizzati per la collezione di moda “Resort 2020”  dalla stilista italo-haitiana Stella Jean.
La mostra sarà visitabile fino al prossimo 25 agosto.

Il Cardinale della Consolata   

Ricorre il Centenario della morte dell’Arcivescovo di Torino, dal 1897 al 1923, Agostino Richelmy.

Legato da amicizia fraterna al Beato Giuseppe Allamano e tantissimo al Santuario della Consolata dove ricevette la Cresima, celebrò le prime messe, e nel 1906 lo volle insignire del titolo di Basilica Pontificia, tanto da essere definito il “Cardinale della Consolata”.

La devozione del Richelmy alla Consolata fu resa poi ancora più evidente dal preziosissimo paramentale, un vero e proprio capolavoro della ricamatrice torinese Fiorenza Rocco, che egli volle donare al Santuario negli ultimi anni della sua vita e che fu terminato solo dopo la sua morte.

Agostino Richelmy nel corso del suo non breve episcopato torinese partecipò a ben 3 Conclavi: nel 1903 per l’elezione di San Pio X, nel 1914 per quella di Benedetto XV e nel 1922 per quella di Pio XI.

Morì il 10 agosto 1923. Dopo i funerali con gli onori di stato la sua salma, inizialmente sepolta nei loculi riservati agli Arcivescovi nel Cimitero Monumentale di Torino, venne poi trasferita nel 1949 alla Consolata; il luogo della sua sepoltura è una pregevolissima urna marmorea proprio accanto alla Sacrestia.

Ieri i discendenti della famiglia Richelmy si sono ritrovati al Santuario della Consolata per ricordare un grande torinese, e per l’occasione Il Rettore Giacomo Maria Martinacci ha indossato durante la partecipata celebrazione il prezioso paramentale donato dal Cardinale.

Igino Macagno

 

 “Beny e il Cinema”, retrospettiva di opere bidimensionali

Sabato 12 agosto – Domenica 3 settembre 2023
OPEN ADA ,via Repubblica 6, Torre Pellice (To)

MOSTRA DI OPERE UNICHE E SERIGRAFIE DI BENY GIANSIRACUSA
DEDICATA ALLE GRANDI ICONE DELLA CINEMATOGRAFIA MONDIALE

A cura di Associazione Decima Arte
Con la collaborazione di AttiniArte

Supervisione al progetto: Monica Nucera Mantelli

Inaugurazione Sabato 12 agosto alle ore 17
Ospite: il Professore di Storia e Critica del Cinema Liborio Termine

BENY E IL CINEMA è una retrospettiva di opere bidimensionali – pezzi unici e serigrafie –  di Beny Giansiracusa,in corso da Sabato 12 agosto a Domenica 3 settembre 2023 presso gli spazi OPEN ADA di via Repubblica 6 a Torre Pellice, dedicata ai ritratti di carismatici personaggi della cinematografia internazionale realizzati nell’ arco di un oltre un trentennio. Le sue rivisitazioni declinano, attraverso una carrellata immaginifica di quasi un centinaio di anni di storia del cinema, le icone più popolari e amate dei film: da Stan Laurel & Oliver Hardy a Charlie Chaplin, da Sophia Loren a Penelope Cruz, da Tina Pica a Marylin Monroe, da Audrey Hepburn a Brigitte Bardot.

Giorni e orari di apertura della mostra: nei fine settimana – i pomeriggi di sabato e domenica ore 15 – 18.Il venerdì su appuntamento (tel. 3479756902). L’ingresso è libero.

CONCEPT MOSTRA

Questo maker torinese, di origini siciliane, ha inventato quotidianamente surreali occasioni d’incontro tra celebrità di ogni tempo. Grazie alla sua ricchissima produzione di pezzi unici e multipli, sempre vicini al tema dei Miti e Star, Giansiracusa è divenuto una figura strategica non solo per ciò che riguarda il mondo della serigrafia, ma anche per la sua innata capacità di ripensare ai modelli archetipali che hanno fatto parte della nostra storia del costume e della società.

In occasione dell’apertura prolungata per la Notte Bianca del 12 agosto a Torre Pellice, l’ Associazione Decima Arte, il fotografo ed editore Antonio Attini e a la direttrice artistica di Open ADA Monica Nucera Mantelli aprono la mostra tematica dalle ore 15 sino alle ore 23.

Alle ore 17, per l’ inaugurazione ufficiale, un Ospite d’eccezione: la scrivania del centro culturale sarà presieduta dall’esperto di cinema ed estetica Prof. Liborio Termine, per un approfondimento tematico, insieme a Monica N.Mantelli (Direzione artistica di Open ADA), sul simbolismo rappresentato da Beny Giansiracusa attraverso l’amalisi di alcune icone del vasto panorama della celluloide. A schermo, un coloratissimo slideshow, racconterà visivamente la vasta produzione di Giansiracusa, a compendio della quarantina di opere esposte ai muri e su cavalletti.Con l’occasione, il Direttivo di ADA spiegherà al pubblico il prezioso lavoro di catalogazione dell’archivio storico del noto serigrafo torinese scomparso nel 2022. Si parlerà della fenomenologia ibrida a cui appartiene questo peculiare artista. Si segnala: l’ allestimento di una speciale vetrina tematica con cinematografo d’epoca e autoritratto dell’artista.

L’OSPITE INAUGURALE
LIBORIO TERMINE
Docente di Storia e Critica del Cinema all’Università di Torino e Kore di Enna, Liborio Termine ha, tra l’altro, pubblicato: l’Estetica della Simulazione (Torino, 1976), Problemi di critica e metodologia del cinema (Torino 1979), Dentro l’immagine (Torino 1979), La scrittura fotografica (Firenze, 1987), Un eretico innocente (Palermo 1987), Pirandello D’Annunzio e il Cinema (Palermo 1988). Ha diretto unità di ricerche presso il Dipartimento DAMS. Ha svolto insegnamenti in Università straniere (Inghilterra, Spagna, Islanda, Francia). Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali. E’ stato Preside della Facoltà di Lingue all’Università di Torino e ha ricoperto l’incarico di Preside nella Facoltà delle Arti e della Comunicazione dell’Università di Enna.Collabora con l’ Accademia di Teatro di Mario Brusa a Torino.

L’ARTISTA RESIDENTE PRESSO OPEN ADA
(20 marzo 1951 – 5 febbraio 2022)

BENY GIANSIRACUSA
“Beny Giansiracusa, di origini siracusane, nasce a Torino il 20 marzo 1951. Sin da giovanissimo entra a far parte del mondo della grafica e della serigrafia, un’arte popolare. Pochi lo sanno, ma, la serigrafia, è una delle tecniche grafiche più antiche che risale all’epoca dei Fenici. Beny Giansiracusa inizia ad inserirsi in questo mondo creativo dapprima attraverso la creazione di cartelli stradali, lamiere, insegne e manifesti. Solo dopo gli anni ‘70, Beny inizia ad usare la tecnica serigrafa per comporre una straordinaria moltitudine di immagini, collaborando con moltissimi artisti torinesi. La sua opera da un nuovo impulso alla tecnica serigrafa, mescolando insieme le forme e i colori in modo tutto originale, mai visto prima. L’animo da creatore che lo contraddistingue, si rinnova continuamente e questo lo rende sicuramente il maestro indiscusso della serigrafia italiana. La sua semplicità e la sua spontaneità gli permettono di districarsi con estrema abilità nel disegno, nella pittura, nel ritratto di personaggi storici, nella pubblicità, nella decorazione, nel fumetto. La particolarità straordinaria della sua opera sta nella non somiglianza ai modelli artistici tradizionali. Beny Giansiracusa riesce ad andare contro corrente, riesce a creare ciò che nessun altro artista ha mai immaginato che si potesse fare. E’ un personaggio unico ed irripetibile, che lavora con serietà e perseveranza e che possiede conoscenze tecniche capaci di consentirgli di affrontare qualsiasi sfida. Le sue opere diventano sempre di più delle vere e proprie icone della nostra società. In tutta la sua esistenza Beny Giansiracusa insegue la magia, scrivendo fiabe in molteplici forme. Altra particolarità caratterizzante la sua opera è il suo estremo senso del colore. Tutta la sua arte è essenzialmente colore. Un colore vitale, intenso, quasi impetuoso. Beny utilizza il colore come mezzo di espressione, per comunicare i suoi pensieri, è quasi una forma di intelligenza. “Beny Giansiracusa fa tutto questo per una ragione essenziale, perché vuole dare umanità a quello che compone ed è l’umano che deve affiorare nelle sue immagini. Egli, quando dipinge, disegna ed inventa diventando testimone di quel senso dell’umanità che la sua opera più genuina esprime.” (Janus)

Sacro e profano in mostra a Bricherasio

Domenica 27 agosto presso palazzo Conti di Bricherasio verrà  esposta una collezione di statue tra “sacro e profano”

 

Domenica 27 agosto dalle 15 alle 18.30 si terrà presso il Palazzo dei Conti di Bricherasio un’esposizione dal titolo “Frati, suore e monaci… una collezione tra il sacro e il profano “. L’ingresso, comprensivo di visita della mostra e del parco, è  di 10 euro.

“La collezione che sarà in mostra il 27 agosto – spiega Guigo Calleri di Sala, curatore del Palazzo dei Conti di Bricherasio nonché uno degli eredi – comprende raffigurazioni di preti, suore e monaci e apparteneva a mio padre Edoardo, che è  stato un imprenditore e politico italiano, divenuto poco più che ventenne  già  sindaco di Bricherasio negli anni Cinquanta e primo Presidente della Regione Piemonte nel periodo compreso tra il 1970 e il 1973.

Di queste sculture ne abbiamo diverse centinaia che riguardano non soltanto semplici preti, ma anche vescovi e monaci, costituite di diversi materiali quali la ceramica, il vetro, il legno”.

“ Si tratta di una passione nata a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, originatasi dal suo legame con i salesiani e dal fatto che egli abbia sempre frequentato le loro scuole. Tanto che nel ’44 scappò  dal collegio salesiano di Lanzo, all’età di diciassette anni, per andare a fare il partigiano, in seguito alla morte del fratello Alberto, ammazzato dai nazifascisti a Torre Pellice. Queste statue sono il frutto anche di acquisti durante i suoi viaggi di lavoro e privati e alcuni pezzi riguardano anche altre religioni”.

Per informazioni e prenotazioni si prega di scrivere a palazzocontidibricherasio@gmail.com

MATA MARTELLOTTA

Non si ferma ad agosto il Monfrà Jazz Fest

TRA MUSICA E COLLINE

Non si ferma ad agosto il Monfrà Jazz Fest, anzi, ormai questo mese è diventato un’occasione per unire alla musica d’autore un paesaggio sempre più fruito da turisti e residenti. E di paesaggi il MonJF ne farà vedere parecchi ai suoi spettatori, attraverso una serie di “concerti cartolina” che si concentreranno in alcuni dei luoghi più belli e panoramici della Valle Cerrina.

Si comincia l’11 agosto al Santuario di Crea, capitale spirituale nonché luogo più elevato e suggestivo del Monferrato Casalese. Alle 21 è prevista l’esibizione di Valerio Signetto trio, formato da Valerio Signetto, sax contralto, Marco Parodi, chitarra ed Enrico Ciampini, contrabbasso. Il concerto è tutto dedicato al grande saxofonista americano Paul Desmond (anima del Dave Brubeck Quartet e autore di Take Five).

L’esibizione è preceduta dalla visita guidata (h 17 e 18.30) al Sacro Monte di Crea a cura dell’Ente Gestione Sacri Monti con l’apertura speciale di tre cappelle recentemente restaurate. Alle ore 20 è possibile partecipare a una cena gourmet a cura del Ristorante di Crea (prenotazioni allo 0142. 940108) e a seguire degustazioni di vino.

L’ingresso al concerto e alle visite guidate è gratuito.

Il 12 agosto ci si sposta su una altra collina della valle: il Belvedere di San Luigi a Cantavenna di Gabiano che offre una vista spettacolare sul percorso del Po e su tutta la parte occidentale della Pianura Padana.  In programma alle 21 l’esibizione del Malazur trio in un concerto dal titolo “Sogni ad occhi aperti” con Stefano Goia, chitarra, Paolo Bertazzoli, chitarra e Luca Negro, contrabbasso. Per chi desidera la giornata comincia già alle ore 17.45 con la visita guidata al Bosco Vetusto a cura del Parco del Po piemontese (Partenza dal Belvedere sulla strada principale di Cantavenna), mentre alle 20 si può fare merenda sinoira a cura di I Love Cantavenna. (Prenotazioni 339.4611304, 333 452291).

Anche in questo caso l’ingresso al concerto e alle visite guidate è gratuito.

Doppio appuntamento invece il 13 agosto: si comincia alle 18 a Piancerreto di Cerrina, nel parco della casa che fu dello scrittore e regista Armand Gatti, con il duo “Soundset Blues” formato da Dario Lombardo, armonica, e Andrea Scagliarini, chitarra.  La casa museo di Armand Gatti sarà visitabile con visite guidate a partire dalle 16, mentre alle ore 19.30 è allestita una merenda sinoira a cura della Pro Loco di Piancerreto (prenotazioni 346.0873570). Ingresso gratuito al concerto e alle visite guidate.

Appena poche ore dopo alle 21,30 ci si sposta a Mombello, alla Cantinetta Resort di via Roma 64, con un concerto degustazione molto particolare dal titolo “Il canto della fenice – Sulle tracce di Jeanne Lee”. A ricordare la cantante, compositrice e poetessa USA saranno Gabriele Guglielmi, voce, Paolo Maggiora, piano, mentre Silvia Ferraris renderà ancora più poetico l’omaggio con la sua danza. Arrivando alle ore 20.00 si può partecipare a una degustazione di vino a cura della Cantinetta Resort (prenotazioni 339.2315897). Ingresso gratuito al concerto, consumazioni a pagamento.

Il 14 agosto il Monfrà Jazz Fest si sposta sulla piazza principale di Varengo, frazione di Gabiano, che domina la valle Cerrina. Alle 21 si esibisce Le Scat Noir Jazz Vocal Trio con Natalia Abbascià, voce e violino, Sara Tinti, voce e pianoforte e Ginevra Benedetti, voce. L’esibizione è preceduta alle 19 dalla visita guidata alla Chiesa di Sant’Eusebio e alle ore 20 dalla tradizionale merenda sinoira (prenotazioni 348.8227808). Ingresso gratuito a concerto e visite guidate.

Concludono agosto altri due appuntamenti della rassegna Off del MonJF alla Birreria Moonfrà Via Visconti 9 di Casale Monferrato dove il 18 agosto alle ore 21 si esibisce il “Bossa & Jazz duo” con Fabiana Rosa e Sandro Martinotti e il 31 agosto lo “Smokey Notes duo”, di Susanna Maiolani e Simone Menicacci. Ingresso gratuito.

E poi il Fest continua: a settembre già il primo del mese c’è un data di quelle imperdibili: Il quintetto “Les Bohémiens”, in una prima assoluta che vede reinterpretare Puccini in chiave Jazz alla Mazzetti di Altavilla.

Gli artisti di Monfrà Jazz Fest Focus Valcerrina

 

VALERIO SIGNETTO TRIO Plays PAUL DESMOND

Valerio Signetto – sax contralto; Marco Parodi – chitarra; Enrico Ciampini – contrabbasso

Raggiunta la notorietà̀ nel gruppo di Dave Brubeck (in particolar modo con il famosissimo Take Five di sua composizione), il saxofonista Paul Desmond ha continuato le proprie esperienze musicali fondando quartetti in cui la parte armonica è svolta da un chitarrista: prima Jim Hall e poi Ed Bickert. In ogni caso sia che si tratti di brani originali, sia che si tratti di rielaborazione di standard Jazzistici, la caratteristica del gruppo è costituita dal sound molto particolare: il suono “gentile” e suadente del saxofono si incastra in elaborati intrecci sonori con quello della chitarra, mentre la ritmica mantiene alta la pulsazione e lo swing per creare un effetto di tensione costante.

La passione per questi suoni e queste atmosfere e le caratteristiche dei musicisti, hanno spinto il quartetto del saxofonista torinese Valerio Signetto a lavorare sul repertorio di Paul Desmond per cercare di coglierne gli aspetti salienti e ricrearne le sonorità̀ in modo da portare all’attenzione del pubblico la figura del grande saxofonista americano spesso sottovalutato.

MALAZÙR TRIO

Stefano Goia – chitarra semiacustica; Paolo Bertazzoli –  chitarra manouche; Luca Negro – contrabbasso

Malazùr nasce nel 2019 per iniziativa di tre giovani musicisti impegnati da anni nella scena musicale italiana

e internazionale. La comune passione della musica jazz, ed in particolare nella sua veste tradizionale europea, ha portato il trio a intraprendere un viaggio sonoro attraverso luoghi lontani nel tempo e nello spazio. La prima tappa è la Parigi degli anni 30 dove Django Reinhart e il suo storico Hot Club de France infuocavano le corde dello Swing, ma il viaggio prosegue in un lungo itinerario intorno al mondo, nell’intento di afferrare quell’eco e mettere in valigia altri ritmi di Sudamerica e Africa oltre alle melodie tradizionali europee.

LOMBARDO SCAGLIARINO DUO

Dario Lombardo – chitarra acustica, chitarra resofonica e voce; Andrea Scagliarini – armonica e voce

Dario Lombardo e Andrea Scagliarini suonano insieme dal 1978 e fin dal loro primo concerto hanno sempre approfondito ed affinato la conoscenza dei linguaggi del Blues anche attraverso le rispettive collaborazioni con molti musicisti americani. Tra questi ricordiamo soprattutto Phil Guy, ma anche Homesick James, Eddie Kirkland, Sonny Rhodes, James Wheeler, le cantanti Delores Scott e Deitra Farr ed infine il chitarrista John Primer. Musicisti legati quindi a doppio filo alla scena contemporanea ed elettrica del Blues di Chicago, Lombardo e Scagliarini hanno anche praticato il lato acustico di questa musica, fondando nel 1995 il duo che porta semplicemente i loro nomi.

Con questa formazione i due musicisti torinesi, parte fondamentale di quella generazione di strumentisti che dalla metà degli anni ’70 ha dato il via al Blues in Italia, esplorano i terreni ed i suoni da cui il Blues è nato calandoli nella attualità e rivestendoli quindi di molte delle sonorità e dei ritmi odierni.

Nel loro spettacolo potremo ascoltare sia i ruvidi classici del Delta e del Piedmont Blues che le più sofisticate atmosfere Folk Blues e Ragtime affiancate alla rilettura acustica di classici del Blues contemporaneo, della Soul Music e di alcuni dei brani originali di Dario Lombardo. I suoni saranno quelli delle chitarre acustiche a 6 e 12 corde e poi quelli delle metalliche chitarre resofoniche che, mescolati con le armoniche diatoniche, creeranno un tappeto sonoro unico che farà viaggiare il pubblico attraverso molti dei differenti suoni e ritmi che negli anni hanno formato gli stili ed i suoni del Blues e delle musiche ad esso collegate.

Talvolta vengono inserite nello spettacolo anche chitarra ed armonica elettrificate per suonare quello che a lungo è stato il Blues suonato nelle strade di città come Dallas, New Orleans o Chicago semplicemente chiedendo l’elettricità per gli amplificatori ad un negozio o ad una casa, e che, qualche volta, con un poco di fortuna, è ancora possibile ascoltare camminando per le vie di queste città.

Un duo quindi formato da musicisti legati da una lunga collaborazione e conoscenza reciproca, in grado di soddisfare i palati più esigenti ma anche di avvicinare al Blues coloro i quali si trovassero a conoscere per la prima volta la musica del Diavolo.

 

IL CANTO DELLA FENICE – Sulle tracce di Jeanne Lee

Gabriele Guglielmi – voce e violino; Paolo Maggiora – pianoforte e elettronica, Silvia Ferraris – danza

 

Jeanne Lee (29 gennaio 1939- 25 ottobre 2000) è stata una delle grandi voci dimenticate del jazz. Cantante, poetessa, danzatrice, compositrice, improvvisatrice ed educatrice statunitense. Un’artista multisciplinare con una carriera quarantennale e più di 40 album registrati. Uno stile vocale che unisce il richiamo alle prime vocalist jazz mainstream, come Billie Holiday e Dinah Washington, all’intellettualismo dell’avanguardia postbellica e della musica sperimentale. Dal primo album in duo con il pianista Ran Blake, The Newest Sound Around (1961), il suo è stato un percorso ricco di incontri con i grandi del jazz, del free jazz e della musica del Novecento. Da Archie Shepp a Carla Bley, da Cecil Taylor e Gunter Hampel a Mal Waldron, passando per John Cage. Lo spettacolo è frutto di un lavoro di ricerca che ha avuto l’obiettivo di ricostruire l’entusiasmante storia artistica e umana di una donna che non sempre in vita ha avuto il riconoscimento che le spettava, ma che sempre più oggi viene riscoperta grazie anche ad importanti e recenti ritrovamenti discografici.

LE SCAT NOIR:

Natalia Abbascià – voce e violino; Sara Tinti – voce e pianoforte; Ginevra Benedetti – voce.

Il progetto “Le Scat Noir” nasce nell’estate del 2013. Tre ragazze provenienti da Nord, Sud e Centro Italia si incontrano al conservatorio di Ferrara per lo stesso motivo: studiare musica jazz. Dopo aver arrangiato diversi standard, brani tratti dal repertorio del cantautorato italiano e di diversa provenienza, il trio vocale si è focalizzato maggiormente nella realizzazione di brani originali. Pezzi caratterizzati dall’unione e dalla diversità del background musicale delle tre componenti del gruppo. Questo eclettismo è uno degli aspetti caratteristici del loro modo di comporre e di lavorare insieme. La natura del loro organico le induce a utilizzare ed esplorare il corpo e la voce in tutte le loro potenzialità sonore e timbriche. Nei loro live alternano brani a cappella ad altri con accompagnamento strumentale di violino e pianoforte.

Durante il loro percorso hanno ottenuto numerosi riconoscimenti in diversi concorsi, esibendosi in concerti e rassegne prestigiose.

 

 

Per informazioni www.monjazzfest.it

Intervista a Beatrice Scala, la giovane scrittrice “sentimentalista”

Due romanzi pubblicati su temi attuali: l’amore, le emozioni, i disturbi psichiatrici

Giovanissima scrittrice di origine torinese, esordita con il romanzo “ Con te non ho paura”, Beatrice Scala si racconta e tenta di affascinare gli animi e le coscienze con il suo nuovo romanzo “Torment”.

Sei giovanissima, eppure hai già pubblicato due romanzi. Come ti fa sentire essere considerata una scrittrice?
È vero, sono molto giovane. Ho compiuto da poco 22 anni, eppure mi sembra di averne molti di più. Ho vissuto e vivo intensamente ogni dettaglio della mia vita. Forse è questo che mi rende così sentimentalista.
Mi sento grata di essere considerata una scrittrice. Sono una lettrice accanita e ho sempre idolatrato le figure degli scrittori, anche i più sconosciuti. Poterne far parte mi fa sentire riconoscente: a me stessa, alla mia famiglia, alle persone in generale.

Cosa volevi fare da piccola? Sentivi che avresti devoto la tua vita alla scrittura?
Quando ero piccola e non sapevo ancora scrivere, giocando con le Barbie creavo scenari di vita. Ogni giorno costruivo con mia sorella una storia nuova per far vivere alle mie bambole una vita ricca e differente. Poi, quando ho imparato a scrivere, passavo i miei pomeriggi a creare favole. Mi ricordo che sedevo nel terrazzo di mia nonna paterna e, su un quaderno con le righe grandi, inventavo storie. Avevo all’incirca 9 anni. Adesso, 13 anni dopo, sento di aver raggiunto l’obiettivo inconscio che perseguivo da piccola. Hai detto bene: la mia vita è devota alla scrittura. Scrivo per vivere; per poter urlare al mondo cosa sento, come lo sento e dove. È l’unico modo che ho per farmi ascoltare dal mondo che mi circonda.

Nei tuoi romanzi, l’amore ha un ruolo centrale. È salvifico, catartico…
Nel mio primo romanzo, l’amore è tutto. Una costante che segue le vicissitudini dei personaggi e che salva la protagonista dai suoi disturbi alimentari e psichiatrici. Nel secondo romanzo, invece, per quanto il protagonista ami la sua compagna, non è abbastanza per colmare il tormento che lo divora.
Credo comunque che l’amore, per quel poco che l’ho vissuto nella mia vita, sia un elemento salvifico, appunto. L’amore è in grado di renderti migliore, di renderti felice – e la felicità è così effimera al giorno d’oggi, soprattutto per gli animi sensibili. Eppure, l’amore – in tutte le sue forme – è capace di sanare gli animi più bui affinché trovino la loro luce interiore.

In entrambi i romanzi c’è la tematica del dolore interiore. È un elemento autobiografico?
Sì, posso affermarlo: il dolore interiore, il male di vivere (per citare Montale) è caratteristico dei miei romanzi. Kristen, la protagonista di “Con te non ho paura”, combatte con il Bianco, un dolore psicotico immenso. Dereck, protagonista di “Torment”, è soggiogato al Tormento. Entrambi – il Bianco, il Tormento – sono riflessi della mia vita, col quale convivo in armonia altalenante.
Il tuo secondo romanzo è uscito da poco, e hai già anticipato due fondamenti: l’amore e il dolore.

Cos’altro c’è in “Torment”?
Dereck è un reduce di guerra e tenta di ricominciare la sua vita dopo tutti quegli anni passati a uccidere giustificatamente per il suo Paese. C’è la storia di un uomo, abbandonato a sé stesso,distrutto nell’animo da ferite profonde, spesso autoinflitte. Poi c’è l’amore, poi ci sono gli amici. Ma rimane la costante della morte, e sopraggiungono i sensi di colpa che causano il dolore, il tormento, la pazzia.Sono tematiche importanti, ma non vanno sottovalutate perché fanno parte della società di oggi più di quanto lo si pensi. Con questo romanzo ho dato voce a tutte quelle persone che provano almeno una volta nella vita sentimenti contrastanti alla felicità e che tendono costantemente a soccombere per paura di apparire troppo fragili.

Quando scrivi, come ti senti? E come nascono le tue storie?
Le mie storie nascono come dei parassiti che si insinuano nella mia testa. Un giorno mi sveglio e noto che c’è un personaggio, lì seduto, ad aspettare che mi sieda davanti a lui e gli chieda la sua storia. Ha bisogno di raccontarsi e sono l’unica che può dargli voce. Così inizio a scrivere: e quando sono alla fine prendo coscienza del fatto che quel determinato personaggio era un riflesso del mio passato, del mio essere, che chiedeva di prendere forma su carta.
Quando scrivo mi sento in molti modi, ma è quando finisco che tutto crolla e mi rimane come un vuoto nell’animo. Il personaggio che mi aveva accompagnato è andato oltre, ha preso forma, e lascia un vuoto dentro di me. Quando concludo un romanzo mi sento stremata, ma felice.

Stai scrivendo qualcos’altro in questo periodo?
Sto gettando i miei sentimentalismi in una raccolta di poesie a carattere esplicitamente autobiografico. Temo che ci vorranno ancora anni prima di pubblicarla: il mio primo romanzo è stato scritto in 4 anni, il secondo in 6. Quando mi sentirò pronta, usciranno le mie poesie. Nel frangente lascio la porta della mia mente aperta a nuovi personaggi che potrebbero presentarsi improvvisamente. Con affetto, attendo la loro apparizione.

Quando Beatrice Scala non scrive, cosa fa con piacere? Hai detto che leggi volentieri: ci sono degli scrittori che ammiri?
Quando non scrivo passo il mio tempo con la mia famiglia, con i miei amici, con i miei animali. Sono molto grata di avere questi affetti nella mia vita. Mi piace anche molto la fotografia ritrattistica e faccio volontariato in ambienti che svolgono pet -therapy. Mi dedico con passione alla corrispondenza epistolare con amici di penna in giro per il mondo.
E quando voglio stare un po’ per conto mio, leggo. Prediligo autori del Novecento italiano: Cesare Pavese è il mio maestro di vita. Ammiro anche Sartre, Butler, Svevo, Morante, oppure autori contemporanei come D’Avenia, D’Urbano, Ammaniti. Ho un piccolo blog dove recensisco le mie letture.
Coltivare le mie passioni è un gesto di amor proprio, una carezza all’anima che mi rende infinitamente felice.

Cinema nel Parco del Castello di Miradolo

Giovedì 10 agosto, ore 21.30

Minions 2. Come Gru diventa cattivissimo

Cinema nel Parco del Castello di Miradolo (TO)

Appuntamento con il cinema nel parco storico, 7 maxi schermi, cuffie silent system, plaid e tutto intorno il suono della natura

 

 

“Cinema nel Parco” è un’immersione totale nella natura, al centro di un’arena di oltre 2.000 metri quadrati disegnata da sette maxi schermi, nel prato centrale del Castello di Miradolo (TO). Per non disturbare l’equilibrio del parco, l’audio è udibile solo attraverso cuffie silent system luminose. I film si possono ascoltare anche in lingua originale, multilingua e/o sottotitolati in italiano per ampliare le possibilità di fruizione. Non ci sono sedie, né posti assegnati: ogni spettatore dovrà portare da casa un plaid per sedersi sul prato e assistere alla proiezione dal proprio angolo preferito.

 

“Cinema nel Parco” sono 7 appuntamenti, dal 29 giugno al 10 agosto, tutti i giovedì alle ore 21.30. Per l’ultima proiezione, giovedì 10 agosto è in programma “Minions 2. Come Gru diventa cattivissimo”, film d’animazione del 2022 diretto da Kyle Balda, Brad Ableson e Jonathan del Val. Sequel del film Minions del 2015, la pellicola è lo spin-off e prequel del franchise iniziato con Cattivissimo me del 2010.

Negli anni ’70, molto prima di diventare il maestro del male, Gru è solo un ragazzo di 12 anni che vive in periferia, che trama di conquistare il mondo dal suo seminterrato, senza grossi risultati. Quando il famigerato super gruppo di cattivi, i Malefici 6, spodesta il leader, il leggendario lottatore Willy Krudo, Gru, il loro fan più devoto, si candida per diventare un nuovo membro del gruppo. I Malefici 6 non rimangono colpiti dal piccolo aspirante cattivo, ma poi Gru li supera in astuzia (e li fa infuriare) e si ritrova improvvisamente ad essere il nemico mortale dei più cattivi al mondo. Con Gru in fuga, i Minions tentano di imparare l’arte del kung fu per aiutare Gru che scoprirà che anche i cattivi hanno bisogno di un piccolo aiuto dagli amici.

“Tower of song” sul palco di “Scena 1312”

Iniziata la rassegna di musica e teatro “Scena 1312” promossa dal Comune di Bardonecchia e curata per la parte teatrale dall’Accademia dei Folli

Con “Tower of song” ha debuttato lunedì  7 agosto scorso, sul palcoscenico del Palazzo delle Feste di Bardonecchia l’Accademia dei Folli. Si è  trattato del primo appuntamento stagionale della rassegna di musica teatro dal titolo “Scena 1312”, promossa dal Comune di Bardonecchia e curata, per la parte teatrale, dall’Accademia dei Folli e per la parte musicale da Estemporanea.

Lo spettacolo “Tower of song” ha voluto essere un omaggio al celebre poeta e cantautore canadese Leonard Cohen. Alle parole dell’artista nativo di Montreal si sono aggiunte le canzoni che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.

Martedì 8 agosto , sempre per la stagione 1312, va in scena, un grande classico della letteratura francese, rivisitato in chiave contemporanea.  Si tratta di Madame Bovary, per la riduzione teatrale curata da Emiliano Poddi del celebre romanzo pubblicati a puntate sulla Revue de Paris  nel 1856.

“Madame Bovary c’est moi” avrebbe risposto Flaubert quando gli chiesero chi fosse la protagonista del suo romanzo più famoso. Una diceria nata dal fatto che l’autore trattò  in modo a tal punto oggettivo la psicologia dei suoi personaggi da fondersi con loro. Se non è  certo che Flaubert abbia mai pronunciato questa frase, nel tentativo di scoprirlo l’Accademia dei Folli ha posto sul palcoscenico la protagonista del romanzo, Emma Bovary, e il suo alter ego;il personaggio, da una parte, e l’autore dall’altra. Accanto a loro c’è  il devoto marito Charles. La situazione si complica quando compare sul palco un giovane studente di giurisprudenza, Lèon, e poi un ricco proprietario terriero, abile seduttore, Rudolphe. Al centro del palco su una sscrivania vi saranno poste due boccette di vetro, una contenente inchiostro, l’altra un potente veleno e Flaubert intingera’ la penna in entrambe.

Madame Bovary narra la storia di Emma Rouault, una giovane amante della letteratura francese, che sogna una vita da principessa, fatto che non si avvererà  molto perché il marito Charles è  per lei uomo mediocre e senza aspirazioni. Per questo tenterà di fuggire dal mondo reale, rifugiandosi in un luogo irreale fatto di sogni, che la condurrà a compiere l’adulterio.

Lo spettacolo con Enrico Dusio, Gianluca Gambino, Giovanna Rossi, Valter Schiavone,  per la regia di Carlo Roncaglia,  si tienemartedì  8 agosto alle 21, al palazzo delle Feste, in piazza Valle Stretta 1.

MARA MARTELLOTTA

Luigi Tenco, poeta fragile e incompreso

E’ una data triste, maledetta quella di venerdì 27 gennaio 1967.

Nello stesso giorno in cui, duecentoundici anni prima ( era il 1756) nasceva a Salisburgo il genio irregolare della musica Wolfgang Amadeus Mozart e nel 1901, agli albori del “secolo breve”, nella stanza numero 105 del Grand Hotel et de Milan nel cuore del capoluogo meneghino spirava dopo sei giorni d’agonia a causa di un ictus il Maestro Giuseppe Verdi, la musica conosceva uno dei suoi giorni più tristi. Nella camera 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo, Luigi Tenco si suicidò dopo esser stato eliminato dalla diciassettesima edizione dell’omonimo Festival , alla quale concorreva in coppia con Dalida, con la canzone Ciao amore ciao. Il brano fu escluso dalla finale dalla commissione di ripescaggio che preferì alla canzone di Tenco e Dalida La rivoluzione ,interpretata da Gianni Pettenati e Gene Pitney. Luigi Tenco visse quel verdetto come una profonda ingiustizia, una ferita tremenda che lo gettò nella disperazione più nera. Mise fine alla sua vita con un colpo di pistola, lasciando un duro e disperato messaggio d’accusa: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.  Tenco non aveva nemmeno ventinove anni, essendo nato il 21 marzo del 1938 a Cassine, tra le colline alessandrine alla sinistra del basso corso della Bormida. Considerato dai critici tra i più grandi cantautori italiani, esordì a vent’anni nel mondo della canzone, prendendo parte a diversi gruppi musicali. Con Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli e Umberto Bindi diventò uno degli esponenti della cosiddetta “scuola genovese”, un gruppo di artisti impegnati nella canzone d’autore che rinnovò profondamente la musica leggera italiana. Luigi Tenco era un cantautore di talento e dalla personalità inquieta, introversa, decisamente crepuscolare. Al suo primo 45 giri  (I miei giorni perduti)  del 1961 seguirono altri brani molto apprezzati,  come Mi sono innamorato di te, Un giorno dopo l’altro (sigla di coda della serie TV Il commissario Maigret, interpretato da Gino Cervi), Lontano, lontano e Vedrai vedrai. Nel 1972, cinque anni dopo la sua morte, l’infaticabile Amilcare Rambaldi, costituì a Sanremo il Club che porta tuttora il nome del cantante, con lo scopo di riunire tutti coloro che si propongono di valorizzare la canzone d’autore. In sua memoria, ormai dal 1974, il Teatro Ariston di Sanremo ospita il Premio Tenco, manifestazione a cui hanno partecipato i più grandi cantautori degli ultimi decenni. A noi, oltre mezzo secolo dopo, cosa resta? Restano la sua poesia, le sue canzoni, la sua aria imbronciata e triste. E le parole della sua ultima canzone: “La solita strada, bianca come il sale;il grano da crescere, i campi da arare. Guardare ogni giorno , se piove o c’e’ il sole, per saper se domani si vive o si muore, e un bel giorno dire basta e andare via. Ciao amore, ciao amore, ciao amore ciao”. Ciao, Luigi.

Marco Travaglini