CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 226

Al teatro Vittoria il maestro Federico Bisio dirige “Un percorso di stile: da Gossec a Bellini”

 

 

Martedì 3 ottobre prossimo, alle 20.30, al teatro Vittoria a Torino, tornerà sul podio il maestro Federico Bisio a dirigere l’Orchestra Polledro nel concerto intitolato “Un percorso di stile: da Gossec a Bellini”.

Di Vincenzo Bellini verrà  eseguita la Sinfonia Breve in Re maggiore, che rimanda chiari richiami a Paisiello e Cimarosa. Di Domenico Cimarosa verrà  eseguito il Concerto in Sol Maggiore per due flauti e orchestra con l’esecuzione affidata ai flauti Danilo Patruno e Rebecca Viora. Quindi di Wolfgang Amadeus Mozartverrà  eseguito il Divertimento in Mi bemolle maggiore KV 113 e di Francois Joseph Gossec la Sinfonia in Mi Bemolle maggiore Op. VIII n. 3.

Noto per la sua produzione operistica, Cimarosa lo è  meno per quella strumentale, anche se sono piuttosto popolari le sue 32 Sonate per Cembalo in un solo movimento,  alcune Sinfonie per cembalo, quartetti per flauto, ouverture e Sinfonie per archi. Celebre  il suo concerto per due flauti traversi che ha conquistato sale e pubblico, divenendo di dominio tra ogni flautista. Composto a Napoli nel 1793 la partitura autografa è  conservata presso il Conservatorio di Musica di San Pietro a Maiella di Napoli.

Il Divertimento K 113 di Mozart è sopravvissuto in due versioni, di cui la prima eseguita durante il Concerto è stata composta a Milano nel novembre 1771.

Gossec, nato nel 1734 durante il regno di Luigi XV in un’enclave francese all’interno del territorio belga sotto il dominio Austriaco, era di due anni più  giovane di Haydn e durante la sua lunga vita ebbe modo di conoscere molti compositori tra i quali ancheMozart. La Sinfonia n. 3 dall’originale organico con i clarinetti al posto degli oboi, è articolata in quattro movimenti Allegro, Larghetto, Tempo di Romanza, Minuetto, Primo e Secondo Presto.

Solisti al flauto nel concerto Danilo Putrino e Rebecca Viora.

 

Mara Martellotta

La rassegna mensile dei libri

Quali sono i più letti e commentati libri di settembre da parte della nostra community FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri? Questo mese si tratta di Holly, nuovo romanzo di Stephen King che torna alle atmosfere thriller che hanno caratterizzato i suoi ultimi romanzi; molto apprezzato e commentato anche La Resistenza Delle Donne, saggio storico di Benedetta Tobagi vincitore dell’ultimo Premio Campiello; ha suscitato molto interesse anche Grande Meraviglia, ultimo romanzo della scrittrice Viola Ardone.

Incontri con gli autori

Abbiamo intervistato Elisa Tomassi, autrice dell’antologia Testimonianze  una raccolta di storie di vita e spaccati di una realtà che non sempre balza subito agli occhi e Marianna Guida, autrice de La mano sinistra un’interessante antologia di racconti ambientati in gran parte a cavallo degli anni ’70 sullo sfondo di una Napoli, per lingua e caratterizzazioni, lontana dai cliché.

Vi segnaliamo anche le interviste dall’attore, autore e regista Marco Paolini e dello scrittore Georgi Gospodinov che hanno rilasciato alla segreteria del Premio Boccaccio 2023

Per questo mese è tutto, vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

John Wayne e “Sentieri selvaggi” nell’omaggio di Ugo Nespolo

Il Torino Film Festival dal 24 novembre al 2 dicembre

Secondo anno successivo Ugo Nespolo a firmare il manifesto del Torino Film Festival, giunto (tra il 24 novembre e il 2 dicembre) alla sua 41ma edizione. Seconda e ultima direzione a firma Steve Della Casa, poi sarà la volta di Giulio Base: ma questa sarà pure un’altra storia, crediamo totalmente diversa. La aspettiamo.

“L’invito di Steve a lavorare all’immagine icona di John Wayne che grazia la giovane Debbie – Natalie Wood, è stato da me accolto con la gioia di rivisitare una scena risolutiva che corona una trama dai forti contenuti psicologici, dalle originarie incomprensioni critiche.” Immagini finali certo indimenticabili quelle di “Sentieri selvaggi”, del 1956, “considerato dall’American Film Institute – ci tiene a ricordare ancora Nespolo – il dodicesimo film nell’elenco dei migliori film statunitensi di tutti i tempi.” Un fotogramma che è una storia, per uno sguardo nuovo, forse pacificatore, forse tardivo, dritto negli occhi del rude eroe di tanti western, della classicità del cinema, dell’immagine del suo compagno John Ford, dell’attore premio Oscar, di un cammino di gloria e di tramonto (per un uomo e per un genere), un affetto a posteriori che aveva già coinvolto Jean-Luc Godard, diametralmente opposto, altre idee e altri sentimenti, orizzonti diversi, l’America delle grandi praterie e dell’indiano cattivo e la Francia sessantottina e ancora una volta rivoluzionaria, la Nouvelle Vague che sapeva guardare ben oltre certi confini. “Come posso io odiare John Wayne e poi amarlo teneramente quando prende improvvisamente in braccio Natalie Wood negli ultimi minuti di Sentieri selvaggi?”, diceva l’autore di “À bout de souffle”. Un’occasione per ripensare, per analizzare meglio nel confronto di aspetti e mentalità, di ambiguità anche all’uscita del film non chiarite, “è proprio la vocazione del TFF quella di non proporre progetti comodi e risaputi ma di saper dare vita a ricerca e questioni, punti di vista sempre critici e per questo davvero innovativi.”

John Wayne non soltanto nell’immagine del festival. Ma al suo interno, con una nuova riscoperta, attraverso la rassegna “Mezzogiorno di fuoco”, del mondo del western, ai titoli noti come a quelli meno conosciuti (secondo le vecchie passioni universitarie e giornalistiche e critiche di Steve Della Casa). Quindi John Wayne ancora presente con l’omaggio che il TFF gli renderà, nel 60° anniversario dell’uscita dei “Tre della Croce del Sud”, ancora il vecchio Ford dietro la macchina da presa, anno di grazia 1963, un’isola immaginaria della Polinesia, una taverna e le risse, una figlia in arrivo e un’eredità tutta da verificare: resta qualcosa delle atmosfere western ma quello di stampo antico ha già girato l’angolo. E un pezzo di grande cinema, quello con cui gran parte di noi sono cresciuti, è stato cancellato.

Elio Rabbione

Rock Jazz e dintorni a Torino: I Dinosauri e Louis Tomlinson

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Cafè Des Arts suona l’Underbar Trio. Al Blah Blah si esibiscono gli Atomic Bitchwax. L’orchestra ucraina Lords Of The Sound esegue al teatro Colosseo musiche composte  per il cinema  da Hans Zimmer.

Mercoledì. Nella chiesa di Santa Pelagia suona il pianista Remo Anzovino. Al Blah Blah si esibiscono i Datura4  di Dom Mariani con il gruppo Friarbirds King.

Giovedì. Al Blah Blah suonano gli Exbats. All’Of Topic si esibiscono : Xylema con Davide Toffolo  il “Ragazzo Morto”, Alberto Moscone, Aimone Romizi( Fast Animals And Slow Kids), Alessandro Ragazzo con Davide Auteliano (Ministri). Al Bunker si esibisce Tito Sherpa e Pufuleti.

Venerdì. Al Blah Blah sono di scena i Bad Bones. Inaugurazione della stagione del Folk Club con i Dinosauri (ex Modena City Ramblers, Cisco, Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani). Allo Spazio 211 suonano i Set Fall, Ready e If I Die Today. Allo Ziggy  suonano i Pilgrims of Yearning.

Sabato. Al Peocio di Trofarello si esibisce Vinnie Moore  chitarrista degli UFO. Al Bunker concerto in solidarietà ai Rider con Medusa, Magazzino San Salvario, Fratelli di Soledad, Rimozione. Allo Ziggy si esibiscono i Darkend. Al Blah Blah suonano i Screamin’ Demons. Al Magazzino sul Po musica trap con The Deep, Alfmob, Torso, Around, Ozone.

Domenica. Al Blah Blah sono di scena i Zounds. Al Pala Alpitour si esibisce Louis Tomlinson, celebre per la sua appartenenza alla “boy band” One Direction.

Pier Luigi Fuggetta

“Cuori 2” su Rai 1, storia anni ‘60 di valenti medici alle Molinette

Dopo 18 settimane di riprese e 8 di preparazione, tra luglio 2022 e fine gennaio 2023, torna in prima serata, su Rai 1, domenica 1 ottobre, la nuova stagione di “Cuori”,  del regista torinese Riccardo Donna.                     Un successo in termini di ascolto che vede come protagonisti Daniele Pecci, Matteo Martari e Pilar Fogliati nei panni dei tre geniali e ambiziosi medici dell’Ospedale Molinette di Torino, pionieri della medicina italiana che negli anni ’60 rivoluzionò la allora nascente cardiochirurgia.     Tra gli altri interpreti, l’attrice Carola Stagnaro, nella parte dell’energica caposala Suor Fiorenza che con il suo classico cappello bianco con i cornetti fa andare avanti tutto l’Ospedale.                  Qualche numero a riguardo: una importante presenza torinese nel cast con 32 attori e attrici locali impiegati nei ruoli minori e ben 1326 figurazioni utilizzate nel corso delle riprese; tra le auto di scena  utilizzate per ricreare l’atmosfera e la società degli anni ’60 sono stati scelti 72 mezzi tra ambulanze, automobili, motocicli e furgoni.  Moltissimi i luoghi cittadini, circa 40 location diverse tra Torino e Provincia, tutti da scoprire e rivedere. Gli interni dell’Ospedale sono stati nuovamente ambientati presso i due teatri di posa degli Studi Lumiq di corso Lombardia già protagonisti della prima stagione.                                  “Cuori” è una coproduzione Rai Fiction e Aurora Tv Banijay con il Centro di Produzione Rai di Torino e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, ed anche quest’anno le emozioni saranno protagoniste!

Igino Macagno   

Monferrato Green Farm, che spettacolo!

Stanno registrando un alto tasso di gradimento gli spettacoli all’interno della fiera Monferrato Green Farm in corso di svolgimento al Polo Fieristico Riccardo Coppo organizzata da D&N Eventi in collaborazione con la Città di Casale Monferrato e Confartigianato Imprese Alessandria.

 

Nella serata inaugurale, venerdì, il protagonista è stato Simone Barbato attore, mimo e cantante lirico, diventato famoso per la sua partecipazione come mimo a Zelig su Canale 5 che da lunedì 2 ottobre sarà protagonista su Rai 2 in ‘Fake news – Diffidate dalle imitazioni”. A Casale, Simone Barbato ha dato vita ad uno spettacolo tanto esilarante quanto di alta professionalità, strappando in continuazione l’applauso al pubblico per le sue performance come ‘cavatappi’, ‘altalena, solo per citarne alcune e, nel finale, come statuetta dell’Oscar per lo staff di organizzazione della Fiera. Sabato invece è stata la volta di Zero in Condotta artista torinese che ha reso un tributo a Renato Zero proprio nel giorno del suo compleanno, anche in questo caso suscitando un ampio consenso nel pubblico.

Domenica 1 ottobre, giorno di chiusura di Monferrato Green Farm, infine, saranno due le guest star a Monferrato Green Farm. Il ballerino, coreografo e insegnante Garrison arriverà all’ora di pranzo e rimarrà al Polo Fieristico Riccardo Coppo sino alle 18 circa. E’ noto come artista e come docente a livello internazionale e vanta alcune importanti partecipazioni televisive in spettacoli con Maria De Filippi. Nel pomeriggio ci sarà anche – e questa è una sopresa dell’ultimo minuto – uno dei vincitori delle edizioni di “The Voice” su Rai 2

Ma non finisce qui perché è atteso un altro personaggio famoso: Beppe Convertini, attore e conduttore radiofonico e televisivo notissimo al grande pubblico per le sue innumerevoli apparizioni sul piccolo e grande schermo, ultima in ordine di tempo ‘Unomattina in famiglia’ su Rai Uno a fianco di Ingrid Muccitelli e Monica Setta.

In fiera Beppe Convertini arriverà nel pomeriggio direttamente dagli studi rai e si fermerà per tutto il giorno, sino alla chiusura dell’evento a disposizione del pubblico. Alle ore 21 presenterà il suo libro ‘Paesi miei’ uscito il 7 marzo scorso, edito da RAI Libri, frutto delle sue esperienze ‘In viaggio con Linea Verde alla scoperta delle tradizioni d’Italia’, trasmissione che ha condotto per quattro stagioni registrando sempre ascolti record con oltre 3,5 milioni di telespettatori di media ed uno share del 25%.,

Convertini dialogherà con Massimo Iaretti, giornalista ed addetto stampa di D&N Eventi.

Profilo letterario. Ana Andreu Baquero

La biografia romanzata su Mafalda di Savoia dal titolo ‘La princesa de Buchenwald’ pubblicato in Spagna dalla editrice Maria Josè de Jaime rappresenta il debutto letterario di Ana Andreu Baquero. Mafalda principessa d’Italia, d’Etiopia e di Albania, secondogenita del re Vittorio Emanuele III° e della regina Elena del Montenegro, passò dagli sfarzosi palazzi al campo di concentramento. Si era recata a Sofia per assistere il cognato Boris III° re di Bulgaria ormai in fin di vita, marito della sorella Giovanna. Nonostante fosse stata informata dalla regina Elena di Romania del disarmo delle truppe italiane dopo il giorno 8-9-1943, rientrò a Roma sicura che i tedeschi l’avrebbero rispettata. Anche se era cittadina tedesca fu subito arrestata, trasferita a Berlino e deportata nel lager di Buchenwald, mentre il marito ufficiale delle S.S. principe Filippo d’Assia era già stato internato per tradimento.

 Ana Andreu si è recata a Gaeta per intervistare l’ultimo sopravvissuto dei sette marinai della Regia Marina Italiana che presero parte alla ricerca di Mafalda dopo il 1945. Nel registro di un piccolo cimitero tedesco trovarono una persona descritta come ‘unbekannte frau’ (donna sconosciuta). Il nome di Mafalda era inciso sul paletto della tomba numerato 262. Dopo la pubblicazione avvenuta nel marzo 2023, Ana Andreu inviò il suo libro al re Simeone II° di Bulgaria, primo ministro dal 2001 al 2005, figlio di Boris III° e nipote di Mafalda di Savoia. L’incontro tra Ana Andreu Baquero e  il re Simeone II° è avvenuto a Madrid il giorno 26-9-2023, mentre il suo libro è stato presentato il giorno dopo a Madrid in Calle Serrano nella libreria Troa Neblí.
Armano Luigi Gozzano

Le “Carte salvate” all’Archivio di Stato

Documenti antichi e più recenti, lettere, libri, fotografie, manufatti e disegni di grande importanza storica. Rubati, dispersi, venduti illegalmente sul mercato nero e poi ritrovati dai carabinieri e restituiti al patrimonio culturale nazionale. Ora sono esposti al pubblico e dietro ad ogni pezzo c’è una storia tutta da leggere.
Alcune di queste testimonianze, una sessantina, sono presentate nella mostra “Le carte salvate” allestita all’Archivio di Stato in via Piave 21 a Torino, fino al 20 ottobre. L’esposizione prende in esame un arco di tempo che spazia dal Cinquecento alla Seconda Guerra Mondiale. Tra i pezzi messi in vetrina spiccano la lettera scritta nel 1534 dall’imperatore d’Asburgo Carlo V e inviata al cardinale Marino Caracciolo, governatore dello Stato di Milano, relativa alla successione del marchesato di Saluzzo e volta a dirimere una controversia tra le parti e la lettera del re di Francia Luigi XIV scritta nel 1666 in cui parla della nascita di Vittorio Amedeo, figlio di Carlo Emanuele II di Savoia e di Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours.
Spicca anche la lettera (1517) di Enrico VIII, re di Inghilterra, al doge di Genova in cui il sovrano inglese chiede un risarcimento per un atto di pirateria compiuto dal capitano genovese Paolo Giustiniani ai danni di una nave inglese al largo della Cornovaglia. Accanto a questi antichi documenti si possono vedere alcuni personaggi di Casa Savoia come un ritratto a matita di Vittorio Emanuele II dell’Ottocento, non firmato ma attribuito a un ufficiale, e un bozzetto per il costume di Don Carlo nell’“Ernani” di Giuseppe Verdi per la stagione 1958-59 del Teatro alla Scala.
Un settore della mostra è dedicato ai libri di argomento esoterico, magico e satanista con le carte dei processi contro streghe e stregoni mentre nella parte dedicata al Novecento c’è la commovente lettera del partigiano Remo alla famiglia. In carcere da undici giorni invia clandestinamente, su fogli di carta di recupero, notizie ai genitori allegando un disegno del cortile del carcere.
La mostra, che ospita beni culturali recentemente recuperati dai carabinieri, è organizzata dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica del Piemonte e della Valle d’Aosta e dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. È aperta da lunedì a venerdì 9-14, mercoledì 9-13 e 14-18, fino al 20 ottobre con ingresso libero. La rassegna è anche un’occasione per visitare l’Archivio di Stato che conserva oltre 80 chilometri di documenti databili dall’VIII secolo ai giorni nostri.                  Filippo Re 
nelle foto:
Mostra “Le carte salvate”, locandina
Lettera dell’imperatore Carlo V
Lettera di Enrico VIII al doge di Genova
Bozzetto per il costume di Don Carlo

Note di classica: Marta Argerich, il Quartetto Emerson e Viktoria Mullova le “stelle” di ottobre

Mercoledì 4 alle 18 al Teatro Regio, debutto di “Un mari à la porte”. Operetta in 1 atto di Offenbach. L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Riccardo Bisatti. Repliche fino a sabato 14.

Lunedì 9 alle  20.30 per lingottomusica all’Auditorium Agnelli, l’Orchestra De Sono diretta da Antonello Manacorda e con Viktoria Mullova al violino, eseguirà musiche di Mendelssohn e Beethoven. Mercoledì 11 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, il Quartetto Emerson eseguirà musiche di Purcell-Britten, Ravel e Beethoven. Sabato 14 alle 20.30 all’Auditorium Toscanini concerto straordinario con l’Orchestra Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada impegnata ad eseguire musiche di Mozart e Musorgskij. Sempre sabato 14 alle 18 al teatro Vittoria, Francesco Bergamini violino, Lucia Sacerdoni violoncello, Matteo Cotti virginale  con Antonio Valentino, presentano “Costellazioni”. Martedì 17 alle 20 al teatro Vittoria, Raiz & Radicanto eseguono “Neshama” . Il concerto sarà preceduto alle 19.30 da un aperitivo.

Mercoledì 18 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, il Quartetto Arod eseguirà musiche di Haydn, Attahir e Debussy. Mercoledì 25 alle 20.30 al Conservatorio sempre per l’Unione Musicale, Igor Levit al pianoforte eseguirà musiche di Liszt, Mahler, Wagner, Giovedì 26 alle 20.30 e venerdì 27 alle 20 , all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Fabio Luisi e con Martha Argerich al pianoforte, eseguirà musiche di Beethoven e Cajkovskij.

Pier Luigi Fuggetta

Ricchezze e stupori di fronte ai pranzi dei “Sovrani a tavola”

La mostra aperta sino al 28 gennaio 2024

Il 2023 scelto nelle mostre della Reggia di Venaria come l’anno del cibo: il compimento con una grande, affascinante quanto sontuosa mostra, distribuita in 14 sale, che ha aperto ieri per concludersi il 28 gennaio prossimo, “Sovrani a tavola. Pranzi imbanditi nelle corti italiane”. Una mostra fortemente voluta da Guido Curto, Direttore generale del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e affidata alla conoscenza e alla cura di Andrea Merlotti con la collaborazione di Silvia Ghisotti e Clara Goria, nell’elegante allestimento di Lorenzo Greppi. Duecento (ma il numero si amplia se andiamo a conteggiare quanto di meraviglie è posato sulle tavole imbandite) tra dipinti, arredi da tavola, splendidi servizi di porcellana e d’argento provenienti dalle varie corti italiane – una collaborazione preziosa alla mostra e un viaggio che si snoda tra Capodimonte e Caserta, tra il Quirinale e il Palazzo Reale di Milano, tra Palazzo Pitti e il Palazzo Reale di Napoli sino a quelli di Torino e Firenze: tacendo dei molti prestiti da collezioni privale e musei italiani ed esteri -, un racconto particolareggiato che parte tra il Cinque e il Seicento per giungere sino ai pranzi del Quirinale sabaudo. Che è qui, oggi e per i mesi futuri, tra le mura del Castellamonte, l’ultimo ospite del racconto, pieno di fascino e di stupore per il visitatore, come gran finale della mostra, quasi il suo fiore all’occhiello, “fotografando” e appropriandosi dello sfarzo del Salone delle Feste del palazzo che fu dei papi, lo stesso dove il Presidente della Repubblica ospita i tanti Capi di stato in visita per i pranzi di gala. Il lungo tavolo, tra lampadari sospesi e tele e arazzi, suddiviso in tre parti con altrettanti servizi per dare vita alla “mise en place”, derivati dal gusto della principessa Margherita, dal 1878 prima regina d’Italia, e legati ai canoni d’eleganza settecenteschi. Con la predilezione per la porcellana di area germanica, Meissen in primo luogo, qui rappresentata dal servizio a “Fiori blu con corona reale e dorature” per il pranzo e il servizio “a medaglioni con rilievi Dulong”, cui si ispira l’elegante “Medaglioni” della Richard Ginori per la tavola presidenziale.

Momenti che esprimono fascino e curiosità quelli dei pranzi dei sovrani sebbene raramente trattati dagli artisti. Di qui la grande ricerca dei curatori, per portare alla luce le occasioni pubbliche come quelle private delle teste coronate, non trascurando le rappresentazioni simboliche, le allegorie che racchiudono momenti e personaggi lontani nel tempo: in mostra, di anonimo fiammingo del finire del XVI secolo, “Il pranzo degli Asburgo”, proveniente da Varsavia, ovvero tre generazioni d’Asburgo, succedutesi sul trono delle Fiandre tra il ‘500 e il ‘600, Carlo V e Filippo II al centro della scena, a servirli i governatori di quei paesi, con un probabile Emanuele Filiberto ossequioso nei confronti del potente imperatore. Tra il pubblico (per i numerosi ospiti ammessi) e il privato altalena il “Banchetto offerto da Clemente IX a Cristina di Svezia il 9 dicembre 1668”, tramandatoci in grafica da Pierre-Paul Sevin, dove il pontefice occupa, davanti a una tavola riccamente imbandita, una posizione sopraelevata rispetto a quella della regina, in evidente segno di sudditanza e di rispetto, due silenziosi mondi chiusi in sé, se si pensa, ci dicono le cronache, che soltanto alla fine del pranzo venne offerta una poltrona a Cristina, accanto a Clemente, perché potesse avere con lui qualche attimo di conversazione.

Non ci sono nascosti neppure brani dei vari backstage, come quelle cucine alle spalle del settecentesco doge di Venezia Alvise Pisani o quello che può essere inteso come una studiatissima coreografia quel “Convito nuziale di Elisabetta Farnese” tramandatoci dallo Spolverini: un banchetto organizzato a Parma in occasione delle nozze di Filippo V con Elisabetta nel 1714, la sposa e la madre sotto un ampio baldacchino, in primo piano un gruppo di paggi sgambettanti in livrea rossa, rigorosamente tutti di rango nobiliare, che, dopo aver ricevuto le varie pietanze dalle cucine, le porta su grandi piatti d’argento ai gentiluomini di bocca, in uniforme scura, dai quali arriveranno, passando da mani a mani, alle commensali, ogni cosa sotto lo sguardo e il chiacchiericcio delle dame e dei gentiluomini della corte. Un rito, fatto di preparativi e vivande e uomini (assai relativo lo spazio lasciato alle donne, impiegate in mansioni ben umili, per cui raro ne è l’incrocio: per cui godetevi “La cuoca” di Bernardo Strozzi, nell’atto di preparare un tacchino, mentre già un pentolone scalda sul fuoco e un’anfora d’argento, segno di ricchezza del committente, fa bella mostra di sé in primissimo piano; proveniente dai Musei genovesi), uomini che potevano divenire vere e proprie celebrità, come quel Leonardo Gamucci, responsabile dell’approvvigionamento alimentare della corte fiorentina, immortalato da Giusto Suttermans o il nano Morgante, alias Braccio di Bartolo, intento a porgere la coppa di vino a Cristina di Lorena nella tela di Domenico Cresti detto il Passignano, proveniente da Vienna.

Da non perdere nelle sale successive, le delizie dei re, come “I fichi” e “I datteri” e il “Tartufo”

(usato tra le corti come doni, in special modo quella sabauda), tele commissionate dal granduca Cosimo III a Bartolomeo Bimbi per il suo casino della Topaia; e le immagini delle bevande esotiche, il caffè, la cioccolata e il tè, frutto degli ampi commerci della Compagnia delle Indie che hanno il potere, tra l’altro, di dare il via ai tanti servizi in pregiata porcellana, magari con i decori cinesi e giapponesi che verranno in seguito imitati dalle manifatture europee. Gioiello di queste sale “Un tè a Evian”, opera di Ludwig Guttenbrunn del 1787, proprietà di una nobildonna inglese che l’ha volentieri ceduta per la mostra e quindi esposta per la prima volta al pubblico: il quadro a olio, di non rilevanti dimensioni (43,2 x 57,8 cm), racconta il rito pomeridiano del tè all’interno della sala di una residenza nobiliare sul lago di Ginevra. Carlo Emanuele, principe di Piemonte, e la consorte Maria Clotilde di Borbone sono ospiti di due dame inglesi: un momento assai privato in cui il sovrano non disdegna di servire amabilmente la bevanda alla sua dolce metà.

Ancora carrellate su piatti e posate raffinatissime, servizi da dessert che hanno radici in Sèvres o in Meissen, coppe dai più delicati colori, tazzine e “rinfrescatoi da gelato”, la “marronière” che richiama un piccolo cesto di vimini vanno ad abbellire le tavole reali, in un susseguirsi di pezzi preziosi sempre più ricercati. Quando il “popolino” conquisterà la libertà di stampa, ci sarà anche posto per le caricature (attardatevi nella sala 10) e il pranzo delle loro maestà fu il momento più ironizzato, sovrani che inghiottono poveracci o tagliano il mondo come più loro fa comodo. Con il passare del tempo “L’illustrazione italiana” o “La domenica del Corriere” avrebbero immortalato le cene di gala con sempre maggiori particolari. Non vanno persi i vari menu che su carte preziose accompagnavano l’impazienza e il gusto degli ospiti: in un cartoncino del marzo 1911, accanto ai sette brani che delizieranno le divine orecchie, Léhar Verdi e Puccini in primis, andiamo a leggere che i “pollastri alla Montebello” saranno accompagnati dal Barbaresca Manissero e che gli “sparagi con salsa maltese” verranno gustati con il Grande Spumante Cinzano. Altri tempi.

Elio Rabbione

Nelle immagini, Pittore Fiammingo, “Il pranzo degli Asburgo”, 1599 circa, olio su tela, Varsavia, Muzeum Narodowe; Ilario Giacinto Mercanti detto lo Spolverini (Parma 1657 – Piacenza 1734), “Convito nuziale di Elisabetta Farnese”, 1717 – 1721 circa, olio su tela, Parma, Collezioni d’Arte del Comune; Ludwig Guttenbrunn (1750-1819), “Un tè a Evian”, 1787, olio su tavola, collezione privata; il Salone delle Feste al Quirinale.