CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 205

L’isola del libro – Speciale Jane Birkin

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Tutto è già stato detto e scritto sull’icona Jane Birkin, trovata morta all’alba del 16 luglio nella sua casa parigina dall’infermiera che l’assisteva. Aveva 76 anni ed era malata da tempo, combatteva dal 1998 contro la leucemia e a complicarle l’esistenza era subentrato nel 2021 un’ictus.

Era bellissima, anche negli ultimi tempi, sebbene gonfia per i farmaci; con quel sorriso unico intriso di vita, dolore, fragilità, sensibilità oltre misura. Un volto indimenticabile e un fascino che arrivava dritto da dentro, con tutta la vita macinata; tra successi, amori totalizzanti destinati a finire, il suicidio della primogenita, e tantissimo altro ancora.

Diventata famosa con la scandalosa canzone “Je t’aime…moi non plus” che Serge Gainsbourg aveva scritto per l’amore precedente Brigitte Bardot, poi l’aveva fatta interpretare dalla giovanissima Jane. Ma non si ricorda mai abbastanza che lei aveva

-di suo- talento da vendere. E’ stata modella, cantante, attrice; ha lavorato con grandissimi registi, come Antonioni, Agnès Varda, Godard, Tavernier. Sempre capace di intensità coinvolgente racchiusa in un semplice sguardo.

Non è stata solo l’esile ragazza che girava con l’enorme cesta di paglia in ogni stagione, e neppure solo la suggeritrice della famosa Birkin di Hermes, tutt’oggi un autentico investimento.

Se si vuole cercare di capire più a fondo questa incredibile donna, la strada maestra è leggere i suoi diari. Ha iniziato a scriverli a 11 anni e li ha chiusi per sempre nel 2013, schiantata dal dolore per la morte della figlia Kate Berry; volata dal quarto piano della sua casa parigina, a 46 anni, dopo una vita appesantita dall’uso di droghe e male di vivere.

Da vedere è anche il ritratto pieno di bellezza, amore e malinconia, racchiuso nel docu-film girato dalla figlia Charlotte Gainsbourg dal titolo “Jane by Charlotte”

Jane Birkin era nata a Londra il 14 dicembre 1946, figlia di un ufficiale della Marina britannica, (c’è chi sostiene che fosse un uomo dei servizi segreti di Sua Maestà); rampolla dell’establishment anglosassone, ma mossa da un dirompente desiderio di libertà. Ribelle di buona famiglia e rimasta comunque sempre legatissima ai genitori.

Ha inanellato tre matrimoni e da ognuno è nata una figlia. Dal grande compositore John Barry ha avuto Kate. Poi Serge Gainsbourg padre di Charlotte e infine il regista Jacques Doillon col quale ha messo al mondo Lou.

La sua vita affettiva sembra quasi condannata a storie in cui la tendenza era annullarsi per chi amava. Diventerà icona della Swinging London dopo aver recitato nel 1966 in “Blow up” di Antonioni, e sarà solo l’inizio dell’ inarrestabile ascesa.

 

Jane Birkin “Munkey Diaries. Diario 1957-1982” -Edizioni Clichy- euro 19,00

Jane ha solo 11 anni quando inizia ad affidare i suoi pensieri e il racconto delle sue esperienze alle pagine del diario, rivolgendosi a Munkey; uno scimmiotto di peluche vestito da fantino regalatole dallo zio e dal quale tenderà a non separarsi più….fino a….

Sono i resoconti di una bambina, figlia dell’attrice Jude Campbell e di David Birkin, comandante della Royal Navy, e ci portano dritti nel suo mondo, la quotidianità in famiglia e con i coetanei.

Poi le prime esperienze lavorative, dalle piccole parti in “Blow Up” di Michelangelo Antonioni e “La piscina” con Romy Schneider e Alain Delon. Nel diario racconta le sue giornate sui set, al cospetto di attori e attrici di grande valore come Vanessa Redgrave.

C’è la storia d’amore con il compositore John Barry che sposa a soli 18 anni nel 1865, piena di aspettative e sogni che si sfilacciano presto in disinteresse da parte di lui, sempre troppo preso da se stesso, la sua arte, le sue priorità. Nel diario Jane rivela tutto il doloroso sentire con un uomo che la considerava un’appendice. E la nascita della figlia Kate acuirà ancor più il senso di solitudine.

La relazione diventa turbolenta, costellata di litigi, tradimenti di lui, indifferenza alternata ad aggressività. La misura è colma nel 1967 quando scopre che il marito era a Roma col cattivo gusto di soggiornare nello stesso hotel del loro viaggio di nozze, ma con un’altra donna. Stanca di soffrire, trova il coraggio e decide che le loro strade devono separarsi; prende la figlia di soli tre mesi e plana a Parigi dove diventerà la più inglese delle francesi.

La svolta della sua vita è l’incontro con Serge Gainsbourg, che all’inizio le appare ostico e arrogante. Tutto cambia quando penetra dietro la scorza più dura dell’uomo, durante una cena da Regine; ed è subito passione.

L’Olimpo si apre con “Je t’aime …moi non plus”, che Serge Gainsbourg aveva scritto per la compagna Brigitte Bardot, e poi l’aveva cantata invece con la giovanissima Jane: viso pulito e lontana migliaia di anni luce dal divismo. La coppia fa scandalo ed esplode in tutto il suo glamour.

Jane diventa icona di seduzione e stile, modello per intere generazioni. Jane e Serge sono la coppia erotica per eccellenza e segnano un’epoca. Sarà un amore travolgente e grandissimo, lungo 12 anni, ma in realtà mai finito. Passione e intesa tra alti e bassi, genialità e alcol, viaggi e momenti meravigliosi, ma anche urla e schiaffi.

Anche in questo caso Jane affida alle pagine del suo diario il racconto di come lei tendesse ad annullarsi per l’altro. Dipendente in modo disperato da un artista sempre sull’orlo del burrone; lei lo aspetta, vive per lui, piega la sua volontà davanti a quella dell’artista narcisista e tormentato. Da loro nasce Charlotte, e qui sono i raccontati i primi anni di questa talentuosa bambina. Gainsbourg sarà comunque un padre amorevole anche nei confronti di Kate che vive con loro.

 

 

Jane Birkin “Post-Scriptum. Diario 1982-2013” -Edizioni Clichy- euro 19,00

 

C’è continuità con la precedente in questa sezione di scritti dove Jane mette a fuoco il lavoro, i viaggi, le aspettative, le difficoltà di essere madre.

Quando Charlotte è adolescente, Jane non ce la fa più a sopportare Serge, sempre più ubriaco, sporco, autodistruttivo, quasi irriconoscibile. Lo lascia, anche se mai del tutto.

A soffrire per questa separazione è soprattutto Kate che all’epoca aveva16 anni e inizia a drogarsi. La vita familiare è costellata di litigate, Kate non rispetta nulla e nessuno, svaligia gli armadi griffati materni ed è in perenne rotta di collisione con Jane. Segue la disintossicazione, ma lo spettro della droga segnerà la vita di Kate, fotografa di successo, compagna di un tossico e madre di Roman.

Poi la Birkin si innamora del regista Jacques Dillon col quale va a vivere nel 1980 e nascerà Lou; molte pagine del diario raccontano l’amore infinito di Jane per la nuova creatura. Ma anche stavolta c’è il disperato dissolversi nell’altro, l’ennesimo compagno tossico che dopo la fiammata iniziale perde interesse….e Jane ancora una volta dovrà raccogliere i frantumi di un’unione folle e sbilanciata. Fatica a restare a galla; si ancora più che mai alle tre figlie che grondano talento e diventano fotografe, attrici e cantanti. Ognuna a modo suo alla ricerca di uno spazio significativo nella vita.

Vengono poi gli anni terribili dei lutti.

La Birkin non ha mai abbandonato del tutto l’uomo della sua vita, Serge Gainsbourg, che precipita inarrestabile verso il baratro; la salute minata dagli eccessi, dall’alcol e da un tumore. Lei lo accudisce come una madre e quando lui muore nel 1991, Jane fa scivolare nella sua bara Munkey.

A pochi giorni di distanza muore anche il padre e lei fa lo spola tra Londra e Parigi, tra un funerale e l’altro, dovendo fare i conti con la devastante perdita dei due uomini che sono stati colonne portanti del suo cuore.

Ma il colpo forse più duro, non metabolizzabile, è quello della morte della primogenita Kate, che non ha mai sconfitto i suoi demoni e a 46 anni, nel 2013, vola dal quarto piano della sua casa parigina, lasciando aperto il dubbio sulla sua misteriosa morte, probabilmente cercata

Da allora i diari tacciono per sempre.

 

 

Jane Birkin “Oh scusa dormivi” -Barbès Editore- euro 14,00

Questo è il dialogo di una coppia in crisi. Una scena di vita, diventata anche una commedia teatrale autobiografica di Jane Birkin in Francia negli anni 90, poi un film per la televisione diretto dall’autrice.

Protagonisti sono un artista già affermato e una giovane attrice, bella quanto insicura e fragile. In queste pagine si assiste al racconto-dialogo che ha luogo durante una notte in cui lei sveglia il compagno e si inerpica sul difficile sentiero in cui a suon di domande tenta disperatamente di fare il punto della situazione, della loro storia.

Momento sbagliato per interrompere il sonno di lui e subissarlo di dubbi, domande complicate e risposte dolorose in cui c’è l’ansia per il tempo che scorre troppo veloce, il disinteresse e la noiosa mortale abitudine.

Sono una coppia apparentemente consolidata; ma dietro l’apparenza si sono aperte crepe importanti, la crisi è in pieno atto e sviscerare ogni pensiero aprirà ancora di più il solco profondo che li sta dividendo. Lei è rosa dai dubbi e dalle incertezze sul loro legame e annaspa alla disperata ricerca di conferme. Adotta più strategie, dai ricordi del passato alle minacce sul futuro.

Ma finisce per schiantarsi contro il muro del fastidio di chi vorrebbe solo dormire e non ha alcuna intenzione di analizzare la storia che si sta sfilacciando. Impossibile rinsaldare un rapporto che ormai sembra avere fatto il suo tempo.

 

 

Jennifer Radulović “Gainsbourg Scandale” -Edizioni Paginauno- euro 23,00

 

Per capire più a fondo l’esistenza di Jane Birkin aiuta questa splendida biografia del suo compagno storico Serge Gainsbourg, scritta dalla storica Jennifer Radulović. Storia della vita di un “poeta” geniale e maledetto che si legge come un romanzo e ripercorre la parabola del mito ribelle e provocatore, nato nel 1928 a Parigi e morto nel 19991.

Come scrive nell’incipit la Radulović «Questa è la storia d’amore di un uomo alluvionato nell’anima». Una frase in cui c’è tutto il destino di Gainsbourg, ritenuto il compositore più prolifico e intrigante del XX secolo; colui che ha saputo trasformare l’Amore – per la bellezza e l’arte- nella sua musa, ragione di vita, vocazione e condanna che alla fine lo consegnerà alla solitudine. Amante del lusso, di belle donne, sigarette Gitanes, degli eccessi – primo fra tutti l’alcol- attratto dall’oscurità e tormentato.

Qui viene ripercorsa l’intera sua vita a partire dalla nascita a Pigalle dal russo ebreo nato a Costantinopoli Joseph Ginsburg; pianista di discreto talento, emigrato a Parigi nel 1921 con la moglie Olga di due anni più grande di lui. Amano entrambi la musica che è la fonte di sostentamento della famiglia, allietata dalla nascita di 3 figli.

Il 2 aprile 1928 viene al mondo il gracile Lucien Ginsburg, il futuro Serge Gainsbourg. Il libro narra la sua infanzia tra Pigalle e la guerra, poi l’accademia di pittura e l’esplodere della vocazione musicale.

Gli esordi nei piano bar turistici, in seguito i primi album e via via verso un crescente successo, le sue canzoni interpretate da donne famose, tra le quali Brigitte Bardot con la quale imbastì anche una complicata relazione sentimentale di 3 mesi intensissimi.

Una vita densa di avvenimenti quella di Serge Gainsbourg, provocatore capace di rompere gli schemi e scandalizzare. Un genio, autore di oltre 1400 canzoni che vanno dalla musica classica al jazz, dal rock al reggae. Capace di spaziare brillantemente dalla creatività del musicista a quella del paroliere, divo, attore, regista, personaggio televisivo, pittore e romanziere.

Sul versante della vita privata ha collezionato due matrimoni e due figli prima di incontrare la musa per eccellenza, Jane Birkin; conosciuta nel 1968 sul set di “Slogan”. Il primo approccio non è dei migliori, lui caustico e arrogante. Poi la scintilla scocca una sera improvvisamente: lui 40enne di successo e Jane 21enne che nel breve arco di una notte scopre l’anima dell’uomo che diventerà l’amore della sua vita.

Nonostante i 19 anni di differenza l’unione inizia totalizzante e saranno la coppia più in vista, non solo in Francia; insieme per 12 anni, nella casa che Gainsbourg aveva acquistato nel 1967 in piena liaison con la Bardot, al 5 bis di Rue deVerneul. Dall’erotica “Je t’aime ….moi non plus” che canteranno insieme, i due raggiungono il successo planetario.

Il libro racconta molto del privato di un uomo che farà da padre alla figlia di primo letto della compagna e impazzirà d’amore quando nasce Charlotte. Poi la sua anima tormentata e l’alcolismo allontaneranno la Birkin che inutilmente tentava di salvarlo; quando puzzava di alcol, non si lavava e diventava insopportabile. Ma anche dopo la separazione e altri amori il loro legame resterà unico, indissolubile.

A tenerli uniti c’è pure la figlia Charlotte, il cui Dna gronda del talento dei genitori; basti ricordare che a soli 14 anni debutta nel cinema e vince il prestigiosissimo premo César.

La corsa verso la morte di Serge è inarrestabile, e Jane deve arrendersi alla sua auto-distruttività. Gainsbourg morirà il 2 febbraio 1991 – un mese esatto prima di compiere 63 anni- stroncato da un arresto cardiaco nel suo letto, da solo, nella casa che lo aveva visto felice con la sua musa. La sua salute era minata da tempo, condannato da un cancro in metastasi.

Jane nella bara del suo grande amore mette Munkey, dal quale non si era mai separata, perché accompagni Serge nel viaggio nell’al di là. Poi lo seppellisce nel cimitero di Montparnasse, tra il lutto generale e l’encomio del Presidente della Repubblica Francese François Mitterand che lo definisce uno dei più grandi artisti del paese.

Ma poiché la vita può essere assurdamente spietata, Jane, che all’epoca ha 45 anni, lo stesso giorno del funerale di Serge perde il padre a Londra, e subito riparte per salutare l’altro protagonista della sua esistenza.

 

La lunga strada di Seydou, attraverso il deserto e il mare

Nelle sale “Io, capitano”, miglior regia a Venezia a Matteo Garrone

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

“Lo cunto de li cunti” dei nostri tempi, incessante, pressoché quotidiano, fatto di approdi e di tragedie, è quello delle migrazioni. Lo ha voluto affrontare anche Matteo Garrone, arrivato alla sua decima opera, lasciando doverosamente il clima baroccheggiante e cromaticamente sfarzoso del suo “Racconto dei racconti” (sono passati otto anni) e semmai immergendosi in un realismo pieno dove trova spazio la semplicità coniugata con i soprusi e le violenze (che furono già di “Dogman”) e dove possono, come in un miraggio lattiginoso e tremolante, nascere dagli occhi di un ingenuo ragazzo sparuti sprazzi fiabeschi e leggeri, di rappacificazione con il mondo e con se stesso (come già fu in “Pinocchio”). Una vicenda lineare, prevedibile nel suo svolgersi, per quella memoria che abbiamo dalle tante cronache, qui vista dall’interno (“una sorta di controcampo, rispetto a quel che siamo abituati a vedere qui in Europa”, dice Garrone), con gli occhi dei diretti protagonisti, con le testimonianze di quanti li hanno preceduti, necessariamente riscrivendo ogni cosa il regista e i suoi collaboratori Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri nonché Massimo Ceccherini, scavezzacollo della compagine pieraccioniana e già impegnato per la trasposizione del romanzo di Collodi: con la confessione, nei giorni scorsi, da parte ancora di Garrone, “racconto una grande avventura popolare e Massimo viene dal popolo, è puro, mentre io faccio parte della borghesia.” Mah!

“Io, capitano” ha vinto il Leone per la miglior regia (gli altri cinque compagni allineati a Venezia da un Alberto Barbera troppo generoso sono rimasti a mani vuote) e il suo intenso interprete Seydou Sarr il Marcello Mastroianni come miglior giovane promessa. Racconta di Seydou, ragazzo sedicenne che vive a Dakar, che trasporta sacchi di cemento, che abita dignitosamente in una piccola casa con le sorelline più giovani e con la madre, e la sera se ne vanno tutti quanti a ballare per le strade della capitale. Nessuna guerra per combattere un’economia povera, nessun colpo di stato sanguinoso, sonni profondi, allegria, luci per le strade, musica. Ma il miraggio dell’Europa di tanto in tanto compare, pronto con prepotenza a coinvolgere il cugino Moussa: la madre urla no ma i ragazzi continuano a ingrossare e a nascondere il loro mucchio di soldi nella sabbia. Salire su quell’autobus è l’immagine della ragazzata incosciente, le risate, gli occhi trasognati e tranquilli si spingono sempre più oltre. Ma poi c’è la necessità di un nuovo passaporto e di nuove generalità, c’è la crudeltà che si espande dagli uomini alla natura, ci sono i brutti ceffi senza scrupoli che pretendono sempre più soldi, quelli che aiutano e invitano a collaborare “altrimenti sarete uccisi”, ci sono le botte e le torture e la corruzione, le lunghe traversate del deserto dove si può essere dimenticati a morire, la Libia delle promesse che nasconde soltanto soprusi, ci sono le lacrime e le ferite, c’è l’imposizione, ad un ragazzo di sedici anni che non sa nemmeno nuotare, a guidare una carretta del mare che dovrà portare lui e tutti i suoi compagni al di là delle acque del Mediterraneo. Ma Seydou ce la fa: “Nessuno è morto, una donna ha partorito il suo bambino, io li ho guidati sino a qui, io capitano!”

È un viaggio il film, della speranza e dell’azzardo, dell’affrontare la propria “stagione all’inferno”, è la crescita e la conquista di una coscienza di se stessi, della maturità raggiunta, della sapienza nell’affrontare le avversità. È un racconto piano, che scorre senza che si incontrino giudizi e prediche, che Garrone conduce in avanti con grande correttezza e con umana partecipazione, squarciando quella rete di crudeltà, in un paio di occasioni, con un sentimento leggero di favola, di sospensione onirica; è l’occasione per il regista, all’interno di quel vasto mare di realismo, per affidarsi a quella componente favoleggiante che gli è propria. “Io, capitano” ti riporta con la mente a certe idee e a certi momenti del “Pinocchio”, e allora il viaggio del burattino verso l’umanizzazione e la sua crescita tanto s’avvicina all’odissea sabbiosa e acquea di Seydou (attraverso la Nigeria e il Sudan e il Sahara e il mare), allora il vecchio muratore prende il posto della fata turchina che incoraggia e aiuta, i tipacci che sbarrano la strada quello del gatto e della volpe, il paese dei balocchi ha la medesima immagine delle luci che si scorgono lontane. Garrone lascia il suo ragazzo con quell’urlo in gola, gli occhi rivolti alla costa, quasi in un atteggiamento di sfida, nel disegno del suo film non c’è posto per il dopo, per i giorni e per le tante domande a venire, interrompe e preferisce non tratteggiare un approdo, un’accoglienza, un inserimento.

Con quello sguardo il viaggio fisico e morale di Seydou è terminato. Dell’interprete e del personaggio. Adesso che abbiamo visto con i suoi (loro) occhi le stazioni della lunga via crucis, ci chiediamo legittimamente se quelle luci laggiù lontane, immerse in un paese dei balocchi che proprio dei balocchi non è, non possano domani prevalere e far dimenticare le angosce del lungo viaggio. La sincerità e la genuinità di quelle lacrime che hanno accompagnato la premiazione (“grazie, grazie a tutti, sono felice, non ci sono parole”) ci spingerebbero a sognarlo perfettamente integrato: vogliamo credere che sarà così.

Elio Rabbione

Rock Jazz e dintorni a Torino. Ludovico Einaudi e Elio

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Il sassofonista Pasquale Calò si esibisce al Cafè Des Arts.

Martedì. All’Osteria Rabezzana gli Umami celebrano la memoria di Salvador Allende. All’Hiroshima Mon Amour nel Sound Garden, i Rez eseguono canzoni ispirati a Pier Vittorio Tondelli. Al Blah Blah suonano i Los Peyotes. Al Jazz Club è di scena il trio di Emanuele Francesconi.

Mercoledì. Al Magazzino sul Po si esibisce Buck Meek. Al Blah Blah suonano i Pretty Boy Floyd  affiancati dai Midnight Devils.

Giovedì. Al Jazz Club è di scena Gabriele Rossi. Al Carignano per il vernissage “IncluSì” canta Carmen Consoli.

Venerdì. Al Blah Blah suonano gli Isaak mentre allo Ziggy si esibiscono gli Adversor. Al Circolo della Stampa per “Set in scena, “ Elio rende omaggio a Enzo Jannacci con “Ci vuole orecchio”. All’Hiroshima si esibisce Meg. Il Festival “Culto” all’Amen presentail duo Dame Area e Francesca Heart. Al Magazzino sul Po si esibisce Petrolio e Nàresh Ran.

Sabato. Allo Ziggy suona la Ghetto Blaster Orchestra. Sulla collina di Dogliani Ludovico Einaudi presenta “Piano solo in linea d’aria”. All’Hiroshima musica per beneficenza della curva Maratona con Eugenio Cesaro, Boosta, Statuto, Beba, Madaski, Sergio Berardo. Al Magazzino sul Po suona il quartetto Lechuck. Per “Culto” alla Cavallerizza con Flavia Buttinelli , a seguire al Bunker si esibiscono gli Space Drum Meditation. Al Blah Blah si esibisce il duo The Devils. Al Conservatorio per il Festival MiTo, l’Orchestra Filarmonica di Torino con le pianiste Katia e Marielle Labèque. Oltre ad eseguire composizioni di Mozart interpretano il concerto per 2 pianoforti di Bryce Dessner.

Domenica. Al Circolo della Stampa teatro musicale con Neri Marcorè con “Gaber- Monologhi e canzoni”

Pier Luigi Fuggetta

La Fiera di Carmagnola chiude con Showzer

Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola

Gli appuntamenti di domenica 10 settembre

La chiusura con Showzer alle 21 presso il Foro Boario

L’ultimo appuntamento de Il Foro Festival, domenica 10 settembre, è con Showzer, una tra le più creative realtà di spettacolo composta da cantanti, ballerini, performer e musicisti che crea spettacoli unici e coinvolgenti, pieni di energia. In piazza Sant’Agostino, invece, si chiude con “70/80 Vibes” con Franco Frassi & Piero Vallero: un salto del passato, un viaggio straordinario con la musica, i colori e le emozioni degli anni ’70 e ’80. Franco Frassi è un dj professionista sulla scena da circa quarant’anni, Piero Vallero è un sassofonista che vanta collaborazioni con Eros Ramazzotti, Ivana Spagna, Phil Collins, Pooh, Ornella Vanoni.

“Le Cosmicomiche” di Italo Calvino

Domenica 10 settembre dalle 17.30 alle 18.30 alla Terrazza Belvedere di San Maurizio andrà in scena lo spettacolo “Le Cosmicomiche” di Italo Calvino, un evento da non perdere con Marco Guglielmi e gli Indiivia, un duo musicale emergente,composto dai fratelli Agnese e Tommaso Mulatero,giovani talenti dal grande passato sportivo ed un luminoso presente e futuro musicale. Agnese eccezionale protagonista nell’atletica leggera italiana nella specialità dei 100 ostacoli.Tommaso ottimo e quotato calciatore nell’ambito regionale Piemontese,col ruolo di terzino sinistro. I due fratelli hanno deciso di intraprendere un progetto musicale insieme nel 2021 unendo, sapientemente,la passione per il canto di Agnese e quella per il pianoforte e la composizione di Tommaso.Il duo spazia,con ottimi risultati ,nei vari generi musicali definendosi,noi aggiungiamo l’aggettivo bellissima,”insalata musicale”. Enzo Grassano

La Palazzina di Caccia di Stupinigi apre le porte dei suoi spazi segreti chiusi al pubblico

9 settembre – 25 novembre 2023

PASSEPARTOUT

Dopo il sold out registrato da tutti gli appuntamenti programmati nel 2022 e nella prima metà del 2023,la Fondazione Ordine Mauriziano conferma le visite guidate straordinarie alla (ri)scoperta degli spazi segreti, normalmente chiusi al pubblico, della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Da sabato 9 settembre al 25 novembre saranno attivati i due percorsi che raccontano la storia della Palazzina nelle sue diverse fasi abitative e il progetto architettonico alla base della sua costruzione.

“Passepartout” conduce dietro le porte segrete agli ambienti nascosti della servitù, ai passaggi e ai corridoi ricchi di fascino e di storia e permette di raggiungere la sommità della cupola juvarriana, per camminare lungo i suggestivi balconi concavi/convessi che affacciano sul grandioso salone centrale, guardare da vicino il tetto a barca rovesciata di Juvarra dalla complessa orditura in legno e ammirare dall’alto, dopo aver percorso i 50 scalini di una stretta scala a chiocciola, un panorama unico che si estende a 360 gradi sotto il cervo, simbolo della Palazzina di Caccia di Stupinigi.

 

I PERCORSI

 

“Dietro le porte segrete” è la visita in programma sabato 9 settembre, 14 e 28 ottobre, 11, 18 e 25 novembre, agli ambienti della servitù, ai passaggi e ai corridoi segreti usati per divincolarsi nel dedalo di stanze e raggiungere discretamente le sale e gli appartamenti privati. La visita conduce proprio dietro le porte segrete, negli spazi nascosti dove si muoveva la servitù e dove si trova ancora il quadro dei campanelli automatici che permette di comprendere da vicino il funzionamento di una residenza come quella di Stupinigi.

“Sotto il cervo”, in programma sabato 16 e 23 settembre, 21 e 28 ottobre, 11, 18 e 25 novembre, è una visita “in verticale” al meraviglioso ambiente ligneo che ospita la cupola del padiglione centrale, realizzato da Filippo Juvarra, con una vista mozzafiato a 360 gradi sul paesaggio circostante. Dal grandioso salone centrale ovale a doppia altezza si percorrono 50 gradini per raggiungere la caratteristica balconata ad andamento concavo-convesso e infine arrivare, attraverso una stretta scala a chiocciola di ulteriori 50 scalini, alla sommità della cupola juvarriana per ammirare il particolare tetto a padiglione sorretto da una complessa orditura in legno e riconoscere dall’alto il grandioso progetto architettonico di Juvarra che con perfette geometrie, lungo un asse longitudinale che porta con lo sguardo fino a Torino, realizza un impianto scenografico straordinario per l’epoca.    

 

Per partecipare alle visite guidate è obbligatoria la prenotazione.

Vista la particolarità dei luoghi oggetto della visita, normalmente non accessibili al pubblico, per i percorsi “Dietro le porte segrete” e “Sotto il cervo” i visitatori saranno dotati di caschetto di protezione, per questo motivo possono accedere solo gli adulti e i ragazzi al di sopra dei 12 anni di età ed i gruppi non possono essere superiori alle 10 persone. Per partecipare è necessario essere in buona salute ed in condizioni fisiche tali da permettere di salire, a piedi, alcune rampe di scale. È necessario indossare un abbigliamento comodo e calzature chiuse, come scarpe da ginnastica o da trekking leggero. È vietato l’accesso con borse e/o zaini ingombranti, visto che il percorso è piuttosto impegnativo. È necessario non soffrire di patologie cardiache. A causa degli spazi limitati, non agibili a persone con disabilità, e della stretta scala a chiocciola, i due percorsi sono sconsigliati a chi soffra di claustrofobia o di vertigini e, in generale, a chi non sia in buono stato di salute.

 

Le visite guidate “Passepartout” sono in programma esclusivamente nei giorni segnalati. Durata: un’ora circa.

Il costo del biglietto per accedere a “Dietro le porte segrete” è 22 euro, per “Sotto il cervo” 25 euro.

Per i possessori di Tessera Abbonamento Musei: 10 euro (ingresso gratuito alla Palazzina)

La prenotazione è obbligatoria:stupinigi@info.ordinemauriziano.it

Informazioni al numero: 011 6200633, dal martedì al venerdì 10-17,30.

 

CALENDARIO

_Dietro le porte segrete – Visita agli ambienti e ai corridoi della servitù

Sabato 9 settembre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16

Sabato 14 ottobre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16

Sabato 28 ottobre, ore 14.30 e 16

Sabato 11 novembre, ore 14.30 e 16

Sabato 18 novembre, ore 14.30 e 16

Sabato 25 novembre, ore 14.30 e 16

 

_Sotto il cervo – Visita alla cupola juvarriana

Sabato 16 settembre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16

Sabato 23 settembre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16

Sabato 21 ottobre, ore 10.30, 12, 14.30 e 16

Sabato 11 novembre, ore 10.30 e 12

Sabato 18 novembre, ore 10.30 e 12

Sabato 25 novembre, ore 10.30 e 12

 

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

www.ordinemauriziano.it

San Leonardo, templari a Chieri

L’epoca è quella delle Crociate. Gerusalemme è tornata cristiana già da alcuni decenni e tante altre crociate verranno dopo la riconquista araba della città santa verso la fine del dodicesimo secolo. Crociati e pellegrini sono in marcia da tutta l’Europa verso Roma, verso l’Oriente e la lontana Terra Santa.

Passano anche a Chieri, alcuni solo il tempo necessario per rifocillarsi e riprendere il cammino da poveri crociati, altri invece si fermano molto più a lungo e costruiscono, nell’attuale via Roma, una “domus” templare, la chiesa di San Leonardo, l’unico tempio in provincia di Torino posseduto dal potente Ordine medievale di monaci-cavalieri. Un tempo fu precettoria templare e poi divenne un ospedale dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, i futuri cavalieri di Malta le cui croci ottagone si stagliano sulla facciata dell’edificio. Non tutto però fila liscia, templari e chieresi non sempre vanno d’accordo. Deve intervenire addirittura Federico II, l’imperatore svevo nato a Jesi, che tanto amava la nostra penisola. Cerca di fare da paciere tra il neonato comune di Chieri e i Templari per contrasti riguardanti la vendita di case e terreni. Risolve tutto e il documento firmato a Torino tra le parti nel 1245 pone fine alla disputa.
Ma oggi di tutto ciò si sa poco e soprattutto si vede pochissimo. I chieresi sfiorano San Leonardo camminando sul marciapiede e quasi toccano quella meraviglia di portale decorato con formelle in cotto a croce greca alternate a formelle con la croce di Malta. Passano di fronte a secoli di storia e magari non ci fanno neanche caso. Resta ben poco oggi della “domus” dei cavalieri templari e della chiesa citata per la prima volta in una bolla papale del 1141. Dell’antico complesso rimane solo la sala della precettoria che si affaccia su via Roma all’angolo con via Vittorio Emanuele, non lontano dalla chiesa di San Domenico, con un portale gotico sormontato da un grande rosone. Nel 1285 l’intero edificio fu distrutto da un incendio e dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio nel 1312 la chiesa passò ai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. La storia mutava anche nel Vicino Oriente.
Con la caduta di Acri (oggi Akko in Israele) nel 1291, conquistata dai Mamelucchi, i cavalieri di San Giovanni furono costretti a fuggire dalla Terrasanta per riparare prima a Cipro e poi nell’isola di Rodi diventando i Cavalieri di Rodi. Obbligati a lasciare l’isola all’arrivo della flotta ottomana nel 1522 ottennero dall’imperatore Carlo V l’isola di Malta e dal 1530 sono conosciuti come Cavalieri di Malta. Il cavaliere di Rodi Tommaso Ulitoto nei primi anni del Quattrocento fece ricostruire l’ospedale e la chiesa di San Leonardo che però cadde in uno stato di totale abbandono. Nell’Ottocento diventò perfino un’officina e il campanile fu abbattuto. Nei primi anni Trenta chiesa e domus templare furono acquistate dai salesiani e divennero parte integrante dell’attuale Oratorio di San Luigi. Della chiesa di San Leonardo è ancora visibile la piccola navata centrale ma non resta nulla dell’ospedale di Santa Croce dei Cavalieri di San Giovanni. All’interno della precettoria sono tornati alla luce, dopo lunghi restauri, preziosi affreschi del Quattrocento che illustrano la Passione di Cristo.
Filippo Re

Annullato per motivi di salute il concerto di Francesca Michielin

Si comunica che il concerto di Francesca Michielin è stato annullato per motivi di salute dell’artista. I biglietti già acquistati saranno rimborsati, info su www.ritmika.it.

A chiudere la 27esima edizione di Ritmika, sabato 9 settembre, Mobrici, ex frontman e compositore dei Canova, in un concerto ad ingresso gratuito. Alternandosi tra chitarra e piano e con una scaletta che spazia da canzoni più intime a brani vivaci di denuncia sociale, Mobrici, dopo due date sold out a Roma e Milano e l’uscita del secondo album da solista Gli anni di Cristo, dà vita a un set che va ben oltre la semplice esibizione musicale.

La dichiarazione di Francesca Michielin:

«Nell’ultimo anno ho capito che non sempre possiamo avere il controllo su tutto, anzi: ho capito, o meglio, ho accettato che spesso la vita ci chiede di lasciare andare, anche quando le domande sono più delle risposte, ma ancora di più, ho compreso che dobbiamo dare dignità e abbracciare i nostri corpi anche e soprattutto nei momenti di “imperfezione”, di profonda insicurezza e vulnerabilità, anche e soprattutto quando non ci possono sostenere come vorremmo. Vi scrivo questo perché proprio un anno fa ho scoperto di avere un problema fisico. Ho cercato di conviverci, continuando a fare la mia vita, nonostante la presenza costante del dolore, ma l’ho fatto perché amo il mio lavoro e amo condividerlo con voi, e mi sono così scoperta molto più forte di quanto pensassi, proprio nel coabitare con la mia fragilità. Sia chiaro: ci sono problemi ben più gravi del mio, ero e sono una persona molto fortunata e ho affrontato questo disagio con lo spirito più propositivo possibile, e il tour, in modo particolare, con la vostra presenza, mi ha dato un’energia incredibile. Purtroppo in questi dodici mesi, nonostante diversi tentativi, il problema non è rientrato, anzi: ho dovuto fare un intervento abbastanza invasivo – un mese fa – perché non avevo alternative. Ma, anche se a malincuore, l’ho accettato, proprio perché a quanto pare era questo l’unico percorso percorribile per tornare a stare meglio. Come vi avevo scritto ho dovuto interrompere il tour per un mese in modo da tornare in forma. L’intervento è fortunatamente riuscito benissimo grazie a un personale medico eccellente a cui non smetterò mai di essere grata e, anche se diverso dal solito, è stato un agosto ricco di affetto, creatività, lentezza, natura, e le vostre good vibes che sono arrivate tutte con la vostra costante premura e attenzione. Negli ultimi dieci giorni, come da “protocollo”, sono tornata, lentamente, a fare musica. Provando a fare il consueto training vocale, ho avvertito dei dolori addominali sempre più importanti, che si sono intensificati e sono diventati insostenibili. Pensavo sarebbero rientrati, che era tutto normale, ma ogni giorno stavo sempre peggio.

Veniamo a oggi, venerdì: i medici, dopo diverse visite, mi hanno detto che mi devo fermare più del tempo inizialmente suggerito. E non immaginate la tristezza e la frustrazione che mi ha provocato questa notizia. Non è secondo loro il momento opportuno di tornare sul palco e ho bisogno di prendermi ancora qualche settimana per tornare a fare il mio lavoro, che mi permette di connettermi con voi e di stare (davvero) bene. Quindi sono qui per scusarmi con voi, con tutta me stessa, perché mi trovo costretta ad annullare anche le ultime date del tour estivo e i prossimi impegni. Volevo raccontarvi con grande trasparenza quello che mi è successo, e spero possiate comprendere quanto sia affranta nel non poter tornare sul palco. E spero, soprattutto, che rimarrete al mio fianco, perché forse, oggi, ne ho bisogno più che mai. Vi prometto che presto torneremo a cantare e a vivere “senza gradi di separazione.” Come sempre, negli ultimi dieci anni».

Gli appuntamenti culturali della Fondazione Torino Musei

8 – 14 settembre 2023

 

SABATO 9 SETTEMBRE

 

Sabato 9 settembre ore 16.30

IL PALAZZO DELLE MADAME REALI

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours: biografie e ruoli che sono stati oggetto di mostre e focus che, nella visita proposta, occuperanno nuovamente un interessante spazio di approfondimento. Il percorso infatti fornirà una visione generale della collezione conservata in museo, focalizzando l’attenzione sugli anni in cui le due famose Reggenti qui vissero.

La visita si concentrerà sulle opere maggiormente a loro legate: ritratti, oggetti, mobili e scelte decorative in linea con la moda del tempo, traduzioni locali e rielaborazioni delle maggiori influenze provenienti dalle corti europee, che gli artisti del tempo seppero cogliere con sapiente maestria.

Una visita che getta uno sguardo mirato e attento a un importante periodo storico del palazzo.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

DOMENICA 10 SETTEMBRE

 

Domenica 10 settembre

VIAGGIO AL TERMINE DELLA STATUARIA. Scultura italiana 1940-1980 dalle collezioni GAM

GAM – chiude la mostra

Termina oggi la mostra dedicata alla scultura italiana tra il 1940 e il 1980 che presenta 50 opere realizzate da 40 artisti attivi nell’arco di questo periodo: quarant’anni contrassegnati da formidabili cambiamenti e da forti scosse stilistiche sia dal punto di vista dei soggetti sia delle tecniche, e che assegnarono un nuovo ruolo alla scultura. La ricca collezione della GAM, oltre che dalle opere di scultura acquisite nel tempo dal museo, ha potuto contare negli anni sul determinante ruolo della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT che hanno contribuito, con importanti acquisizioni, ad accrescere la raccolta. https://www.gamtorino.it/it/evento/viaggio-al-termine-della-statuaria/

 

Domenica 10 settembre ore 16.30

I FASTI DEL BAROCCO

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Entrare a Palazzo Madama per essere accompagnati in una visita che garantirà un’ampia descrizione del periodo barocco. Nel Palazzo i fasti dell’epoca sono evidenti, roboanti, splendenti: è un vero e proprio linguaggio di lusso che rappresenta la magnificenza della Torino di Sei e Settecento. Filo rosso del racconto saranno gli artisti di corte, i viaggi, il gusto per il collezionismo e, in generale, la passione e la consapevolezza del potere dell’arte. Sarà possibile, infatti, ammirare capolavori quali le tele di Orazio Gentileschi, Bartolomeo Caravoglia, Sebastiano Conca: alcuni dei nomi di spicco esposti nelle sale auliche del museo. Opere che costituivano i sontuosi sistemi decorativi dei palazzi della nobiltà sabauda e della dinastia regnante convergendo in un racconto iconografico tutto da scoprire in una visita ad hoc.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html