“SDENG – Meccanismi Sonori” in scena dal 6 all’8 settembre dalle 18 alle 24 presso Palazzo Atelier, a San Raffaele Cimena Alto
A San Raffaele Cimena dal 6 all’8 settembre si tiene una performance dal titolo “Sdeng Meccanismi sonori” con la partecipazione di Andrea Bartolone e Paolo Valgrande. “Sdeng”, ovvero Meccanismi Sonori, vedrà impegnati i due artisti in un’installazione sonora interattiva, un’opera d’arte multidimensionale, dove oggetti e materiali di varia natura, spesso frutto di ritrovamenti fortuiti, si incontrano e prendono forma nel processo creativo per raccontare storie e visioni. Si tratta di un’esposizione acustica nella quale i visitato potranno vivere stimolanti esperienze sonore. Sdeng avrà luogo il 6/7/8 settembre dalle 18 alle 24 a Palazzo Atelier, a San Raffaele Cimena Alto.
Le competenze di Paolo Valgrande si sviluppano inizialmente nella lavorazione dei metalli preziosi. In seguito l’interesse artistico si focalizza sull’acciaio, l’alluminio, il rame e l’ottone, oltre a oggetti di varia natura, spesso oggetto di ritrovamenti. I materiali nel processo creativo diventano un’installazione dove suono e movimento dialogano con lo spazio e il tempo. Le sue creazioni vivono attraverso l’unione di materiali e tecnologie, provenienti da epoche e storie diverse.
Andrea Bartolone, disegnatore e fumettista, è nativo di Monza, classe 1975, dopo aver frequentato lo studio artistico del Professor Enzo Sciabolino per l’apprendistato alla scultura, seguì molti corsi di grafica e di fumetto, diplomandosi al liceo artistico nella città di Torino. È inoltre autore di un libro intitolato “L’ombra della parola”, che tratta una storia composta da tante piccole storie in cui si raccontano i personaggi. Il testo è accompagnato da disegni e illustrazioni che, spesso, travalicano il fumetto. Propone una mescolanza di tecniche e di idee che si accompagnano ai sentimenti di un artista, spesso autobiografici, anche se ambientati in altri tempi.
Mara Martellotta
Per trovare notizie su di lui bisogna sfogliare i libri sull’Impero Ottomano o su Bisanzio o avere la fortuna di trovare qualche rara biografia. Nato nel capoluogo ligure nel 1802 Antonio Baratta fu giornalista, diplomatico, poeta, scrittore di epigrammi e vivace contestatore.
senza camicia, e soprattutto per gli epigrammi pungenti che Baratta scrisse a Torino in varie occasioni e che dopo la sua morte divennero oggetti da collezionismo. Nelle città in cui visse non tenne sempre una condotta seria e impeccabile e gli scandali non mancarono. Contrasse debiti e una volta sparò addirittura a un funzionario dell’ambasciata francese a Istanbul per un litigio riguardante un orologio d’oro e ad Alessandria d’Egitto faceva la corte alle mogli dei connazionali rischiando la carriera. Antonio Baratta lo troviamo citato nel prezioso “Romanzo di Costantinopoli, guida letteraria alla Roma d’Oriente” di Silvia Ronchey e Tommaso Braccini. “Per i suoi epigrammi, scrivono gli autori del libro, fu paragonato anche a Dante e a Rabelais, a Voltaire e a Lafontaine. Qualcuno vide in lui, l’immagine rediviva dei grandi genii che apparvero sulla terra nelle epoche di sociali rivolgimenti”. Carlo Alberto Piccablotto, profondo conoscitore della storia torinese, scomparso alcuni anni fa, gli ha dedicato la biografia “ Antonio Baratta. Gli immortali epigrammi del Cavaliere senza camicia”. Nella nostra città Baratta trascorse anche gli ultimi anni della sua vita che avrebbe potuto essere ben più lunga. Passeggiando al Valentino gli cadde in testa una quercia. Morì schiacciato a 62 anni. Strano che Torino non gli abbia dedicato neanche una via o una piccola statua… magari al Valentino…



Un castelletto di frontiera, nel luogo che un tempo segnava il confine tra il Ducato dei Savoia e la Francia. È il Castelletto di Buriasco, si chiama così, in realtà è una grande villa immersa nella campagna di Buriasco al confine con Pinerolo. Un lungo affascinante viale reso splendido da 101 platani secolari conduce il visitatore all’ingresso dell’edificio di proprietà della famiglia Sciolla che, d’intesa con il Fai, il Fondo per l’ambiente italiano, l’ha aperto ai turisti per un solo weekend, altrimenti, essendo proprietà privata, è chiuso al pubblico.
Marsaglia nel 1693 che si concluse con la vittoria dei francesi del maresciallo Catinat contro Vittorio Amedeo II di Savoia. Il palazzotto si divide tra la parte nobile con gli appartamenti dei proprietari e un secondo nucleo per le attività agricole e zootecniche.
