Un libro affascinante e intrigante, che ha per protagonista, oltre al giovane uomo al centro della vicenda narrata, la Torino magica ed esoterica.
Una prospettiva completamente nuova, in grado di dire qualcosa di più, e di meglio, sugli aspetti più intriganti della nostra amata Torino: questo accade con “La Via del Matto”, opera unica (si spera solo per il momento) di una giovane autrice torinese, Giulia Graglia, tanto addentro alla materia esoterica quanto in quella enologica che – aspetto peculiare – buon ruolo gioca nel romanzo.
Pubblicato dall’editrice “La Corrente”, la cui denominazione sarà più chiara a coloro che si appresteranno alla prentazione del libro (e al dialogo tra autrice e conduttore dell’incontro) e alla lettura, “La Via del Matto” è, in primo luogo, una bellissima storia fatta di Persone, Anime e Cuori.
Un costruttivo percorso di redenzione e iniziazione ricostruito tramite una triplice linea narrativa che, attraverso una prosa gradevolissima e mai stancante, ci accompagna a seguire le vicende del protagonista, Adel Solari (nomen omen…), giovane rampante la cui carriera nel mondo finanziario subisce una brusca interruzione, portandolo ad avere guai con la giustizia.
In bilico tra il racconto del mistero ed il romanzo di formazione, grazie ad una pregevole dinamica narrativa che deve qualcosa al mondo del cinema, “La Via del Matto” si rivela lettura godibilissima e coinvolgente, mai banale e con una peculiarità: al termine della lettura, al lettore rimane la chiara sensazione che chi ha dato vita a questo romanzo abbia piena cognizione delle profonde e complesse tematiche affrontate. Come chi le ha vissute in prima persona e magari sia stato in qualche modo ispirato…
ROBERTO TENTONI

Piero Bianucci ha compiuto 80 anni ed Alberto Sinigaglia ha scritto su di lui in modo impareggiabile. Letterato e uomo di scienza, Piero è un unicum che va oltre anche a Piero Angela con cui ha collaborato. Io lo ricordo acuto critico letterario alla “Gazzetta del Popolo” dove anch’io ho esordito. Ma alla “Stampa” Bianucci ha superato se’ stesso diventando giornalista scientifico di straordinario valore. Si dice spesso che umanesimo e scienza non si tengono insieme. Invece Piero è l’interprete più autorevole e significativo dello spirito leonardesco che fa di lui un signore del Rinascimento.
rivela sempre un uomo di parte che confonde la satira con forme assai discutibili di finto ribellismo. Aver presentato Gene Gnocchi travestito da generale di divisione con tanto di stellette come una satira al militare Vannacci diventato leghista, e’ un’ esagerazione irrispettosa dell’uniforme dell’Esercito che non consente di scherzare impunemente, quando la si indossa . Quelle sue stellette “son disciplina”, cantavano i soldati nella Grande Guerra. E Gnocchi deve evitare di indossarla per fare le sue battute. Soprattutto le stellette! Chiambretti, a corto di argomenti, ha anche riproposto un’attempata Alba Parietti che non è cambiata nell’emettere con una certa presunzione sentenze sempre partigiane che rivelano superficialità e ideologismo vecchio di decenni . E’ meglio frequentare i ristoranti di Chiambretti che vedere la sua nuova trasmissione.
Rete 4 con Del Debbio si è avventurata con eccessiva insistenza sulla signora Boccia con l’intento di massacrarla, senza accorgersi forse che questi attacchi finiscono di aggravare la situazione del ministro Sangiuliano. Forse un po’ di silenzio su questa vicenda sarebbe utile. E magari un po’ di attenzione sul nuovo ministro alla cultura De Giuli non sarebbe fuori luogo perché il personaggio rivela delle ombre e suscita delle perplessità che andrebbero chiarite. Del Debbio, denunciando la situazione di pericolo attorno alla stazione centrale di Milano, fa sicuramente un’opera socialmente utile, anche se i toni usati creano paura e allarmismo. Non basta denunciare, occorre ascoltare e mettere alle strette in Tv il ministro degli Interni, il prefetto e il questore di Milano per sapere cosa intendano fare per rendere di nuovo sicura la stazione. Il problema ovviamente non è solo milanese, ma di tante città. Del Debbio usa parole e commenti come se ai vertici del Governo ci fosse la sinistra. Una deformazione professionale incredibile. Sta di fatto che un vero giornalismo televisivo è cosa diversa sia da Rai 3 sia da Rete 4. Quando potremo assistere a qualche trasmissione pluralista, in cui non ci siano solo degli esagitati che urlano?
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com









