CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 170

“I mondi di Mario Lattes #2” nel centenario della nascita

Proseguono alla “Fondazione Bottari Lattes” le celebrazioni dell’eclettico e “visionario” artista torinese

Fino al 3 dicembre

Monforte d’Alba (Cuneo)

Le tante ombre. “Busti” senza volto, neri e tormentati, presagi di terrifiche ambiguità. Le inquietanti oscurità e le smarrite luci. Luci di rossi e gialli, pur intensi, graffiati da segni e memorie che bruciano immagini e anima, cui l’artista affida il compito di inquadrare il dramma de “L’incendio del Regio” (olio su carta intelata del 1983) o di “nudi” indefiniti e contorti (citazione dal viennese Schiele) e “nature morte” fatte di oscure presenze, concreti riflessi di incubi che rincorrono la vita senza mai dare né darsi pace. Eccoci ancora immersi nei “mondi di Lattes” e l’accesso ci pone, come sempre, di fronte alle consuete insidie. “Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non può disvelarsi”: così scriveva, a commento di una recente retrospettiva dedicata a Mario Lattes (Torino, 1923 – 2001) – pittore, scrittore, editore e personaggio di spicco nel mondo culturale piemontese, e non solo, del secondo dopoguerra – l’incisore e critico d’arte Vincenzo Gatti, al quale ancora è affidata la curatela de “I mondi di Mario Lattes #2”, realizzata dalla “Fondazione Bottari Lattes”fino al prossimo 3 dicembre, nella sede di via Marconi 16, a Monforte d’Alba. Mostra che si inserisce all’interno delle celebrazioni organizzate per i cento anni dalla nascita dell’artista e che vedono la “Fondazione” e la sua Presidente, Caterina Bottari Lattes, impegnata ormai da mesi in svariate iniziative. La più recente una mostra di grande successo (“Mario Lattes. Teatri della memoria”) tenutasi fino allo scorso maggio alla “Reggia di Venaria” e prima ancora un’altra anticipatrice retrospettiva (“I mondi di Mario Lattes #1”) ospitata, fino a fine gennaio, sempre nelle sale della “Fondazione” di Monforte d’Alba. Oggi sono oltre quaranta, tra cui diverse raramente esposte in pubblico e alcune di recente acquisizione, le opere di Lattes presenti in mostra e datate tra gli anni ’50 e i primi anni ‘90. A coprire cronologicamente l’intera attività artistica del pittore, troviamo anche un buon numero di dipinti precedentemente separati per vicende collezionistiche e ora riuniti e posti in dialogo con quelli già presenti in parete. Il “mondo” di Lattes è un mondo che intriga. Che ti inquieta, senza mai respingerti. In cui, anzi, non puoi “non entrare”. E ciò che più ti spinge a “capirlo”, a “decodificarlo” è proprio quella sorta di “dark side”, di “lato oscuro” che vibra anche nei contesti di più semplice e consueta quotidianità. E’ quella sottile, onnipresente malinconia, quell’“epico senso dell’inconcludenza umana”, forse propriamente legata (anche nei suoi romanzi e racconti pubblicati fra il ’59 e l’85) alle sue radici e alla consapevolezza della propria “frammentata identità ebraica”. Scrive Vincenzo Gatti: “Molti sono i mondi di Mario Lattes, e misteriosi. Con disincantata franchezza si muove tra diverse dimensioni, com’è ovvio per un intellettuale dalla sensibilità fittamente diramata tra parola e immagine, e giustamente insofferente a stringere l’attitudine creativa in schemi artificiosi e convenzionali categorie. Meglio affidarsi, per le immagini, a una singolare e personalissima interpretazione, intrisa di umori visionari (le suggestioni simboliste e surrealiste affiorano, ma quasi velate da una sottile ironia) in un contesto tutto mentale dove la stessa tecnica esecutiva, costantemente inventata e stravolta con indifferenza accostando materiali e procedimenti eterodossi, contribuisce a evocare, piuttosto che a svelare”. E allora ben scriveva anche Marco Vallora nel 2008, in occasione di un’ampia retrospettiva dedicata all’artista dall’“Archivio di Stato” di Torino: “ Mario Lattes è sempre là dove non te lo attendi”. Sfuggente. Espressionista, sì. Surrealista e simbolista, sì. Ma sempre “cavallo solitario”. Anima insofferente ai “recinti”. Vicino a Schiele e a Soutine. Ma libero a inventarsi segni e colori. Libero di cantare dolori, malinconie, ironiche provocazioni, voglie di solitudine e cascate di amara “memoria”. Diceva lui stesso: “I ricordi sono cicatrici di memoria”. Così anche le “marionette”, i “teatrini”, le “teste”, gli “idoli” e i “manichini” (come i pasticcieri o i valletti o i chierichetti di Soutine) “sono icone – conclude Gatti – di un’individualità attonita, consapevoli delle inquietudini che da sempre pervadono l’animo umano … L’artista-profeta ci indica così un percorso e ci invita a riconoscere i nostri fantasmi per esorcizzarli attraverso la fatica di vivere e guadagnare la nostra esistenza giorno per giorno”.

Gianni Milani

“I mondi di Mario Lattes #2”

Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173789282 o www.fondazionebottarilattes.it

Fino al 3 dicembre

Orari: dal lun. al ven. 10/13; sab. e dom. 11/16,30

Nelle foto: “Senza titolo”, olio su tela, 1959; “L’incendio del Regio”, olio su carta intelata, 1983; “Natura morta”, tecnica mista su cartoncino,, s. d.; “Nudo”, tecnica mista su carta intelata, 1991.

 

De Wan e Petralia in mostra al Castello di Piea

Concomitante all’imminente Fashion Week una gara amichevole fra artisti verrà ospitata al castello di Piea d’Asti, già censito come area museale. Le opere di Roberto De Wan (in alto a destra) saranno qui in competizione con i quadri del Maestro Andrea Petralia (in alto a sinistra). Diplomato all’Accademia di Belle Arti a Catania e presso lo IED a Milano, quest’ultimo vince il Compasso d’Oro nel 1994 e si distingue in svariate esposizioni anche all’estero. Sostanzialmente Petralia rappresenta il poeta dell’immagine classica rivisitata dalla quale traspare la saggezza e la profondità del suo animo mediterraneo. De Wan frequenta invece lo studio del pittore surrealista Pontecorvo durante gli studi liceali a Torino dove si laurea in Scienze Politiche. Già docente presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo e fashion designer, quest’anno il pittore vanta otto diverse esposizioni, fra le quali due personali presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino e la Galleria Lattuada di Milano. Le sue opere sono state in mostra anche a Palazzo Cusani e permangono al Museo Storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo. Esponente di un’arte informale ma raffinata che secondo la critica di Angelo Mistrangelo rilancia la sfida del movimento CO.BR.A. con una potenza espressiva carica di spiritualità, Roberto De Wan racconta così il suo intimo vissuto, ricco di persone, di luoghi fantastici, di miti.

Mostra visitabile dalle ore 15,30 di Domenica 24 settembre sino al 15 ottobre. Ingresso gratuito. Per informazioni: contessadipiea@icloud.com

Al secondo piano del motel

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Management autogestito, ambienti di registrazione improvvisati, “basement” per le prove, 1 dollaro a copia, autoproduzione, dj delle radio amici, spese “extra” ridotte all’osso. Questa era quasi la regola tra le bands di teenagers del rock garage e psych/garage americano degli anni ‘60. Non c’era spazio per errori, dispendio di risorse, passi falsi; era necessario anche mantenere sempre vigile l’attenzione di fronte a talent scout sospetti o sedicenti “emissari” di questa o quella etichetta; nonostante la giovane età c’era bisogno di mantenere i piedi ben piantati a terra, evitare utopie e castelli in aria.

Tra le bands meteora che mantennero un profilo “ragionevole” e realistico si possono annoverare “The Satyrs”, formatisi nella primavera del 1968 nell’area di Haddon Heights (New Jersey), a circa 10 miglia a sud-est di Philadelphia (PA). I componenti erano pressoché tutti quanti residenti in un raggio piuttosto ristretto: Craig Morrell (V, b), Mike Doerr (V, batt), Bob Agnew (chit), Kenny Reibel (org), Andy Madajewski (batt, perc) e il “basement” della famiglia Reibel era il luogo abituale delle prove “domestiche” della compagine. Ovviamente il management era autogestito, con il solo appoggio esterno di un amico con agganci in alcune radio della zona; tutto era rigorosamente autoprodotto, senza spese extra di nessun tipo, soppesando bene qualsiasi occasione ed opportunità, “cum grano salis”. Grazie alla programmazione favorevole di radio locali tra cui WIBG e WFIL, il “sound” della band (con influenze specialmente da The Doors e ? and The Mysterians) divenne familiare specialmente nel giro dei teen clubs e dei licei dell’area (Camden, Deptford, Voorhees, Moorestown, Woodbury); va da sé che le feste di “high school” fossero il pane quotidiano delle bands di qualsiasi angolo degli USA e “The Satyrs” si fecero le ossa in più occasioni proprio in questi contesti. I buoni agganci nelle radio e le congiunture favorevoli tra “Battles of the Bands” (Cherry Hill) e “opening” diedero la possibilità della registrazione dell’unico 45 giri prodotto: “Yesterday’s Hero” [Morrell – Williams] (2668; side B: “Marie” [Doerr – Morrell]), con etichetta Spectrum Records di Greenville [SC]. Qui va precisato che le condizioni di registrazione furono quasi estreme, dal momento che la band si trovò a incidere al secondo piano di un motel sull’Admiral Wilson Boulevard di Camden, con la possibilità di “centrare” un’unica presa di suono e con mezzi di mixaggio parecchio ridotti. La stampa dei 45 giri fu a carico della band ad 1 dollaro a pezzo (400 dollari il prezzo totale) e con incombenze di distribuzione completamente a carico del gruppo. Ma la buona volontà di tutti e l’entusiasmo spensierato ed incosciente fecero il resto e il disco rimase in programma nelle radio (anche alla WCAM di Camden) e ben radicato nella memoria degli appassionati di allora e dei decenni successivi. Ne è prova il fatto che “Yesterday’s Hero” entrò a far parte di numerose compilations degli anni 80, 90 e 2000, tra cui “Pebbles vol. 5”, “Acid Dreams Epitaph”, “The Ultimate Acid Dreams Collection”, “Psychedelic States. New Jersey vol. 1”, “Mindless Teenage Brainrot”, “1960s Fever Diamonds vol. 0009”. L’inevitabile ed ineluttabile chiamata in esercito (come in moltissimi altri casi) tarpò le ali alla band e “The Satyrs” si sciolsero entro l’estate 1969.

Gian Marchisio

Dal Monviso al Moncenisio, le Alpi in cartografia

“Dal Monviso al Moncenisio. Cartografia a stampa dal XVI al XVIII secolo: la mostra è un’occasione da non perdere per gli appassionati e gli studiosi di carte geografiche antiche. Una sessantina di mappe stampate tra il Cinquecento e il Settecento raccontano la storia delle Alpi Cozie e delle valli che si allungano tra il Monviso e il Moncenisio.
È un vero e proprio itinerario storico-geografico attraverso le Alpi Cozie quello che viene presentato alla Biblioteca Nazionale Universitaria, in piazza Carlo Alberto a Torino, fino all’8 ottobre. In vetrina sono esposti una sessantina di esemplari di cartografia a stampa tra quelli più significativi prodotti nei secoli presi in esame nella rassegna per mettere a fuoco un ampio territorio alpino teatro di importanti vicende militari, politiche e religiose. La prima significativa carta regionale a stampa del Piemonte è opera di Giacomo Gastaldi “Piamonte Nova Tavola”e la troviamo inserita nell’edizione veneziana della Geografia di Tolomeo del 1548 e più volte ristampata. L’area geografica alpina compresa tra il Monviso e il colle del Moncenisio e il suo ruolo di cerniera tra la pianura padana e le valli francesi ha rappresentato un elemento assai rilevante nel contesto storico europeo. I valichi del Moncenisio e del Monginevro hanno visto transitare lungo i secoli interi eserciti, gruppi armati, commercianti, pellegrini, pastori con il bestiame, contrabbandieri e ancora predicatori e migranti. La presenza in queste terre dei valdesi, minoranza religiosa fortemente radicata nelle valli pinerolesi, diventa ben presto motivo di contesa tra le potenze europee dell’epoca. C’è da ricordare che le prime rappresentazioni cartografiche del Piemonte compaiono più tardi rispetto ad altre regioni della penisola per la presenza sul terreno di vari eserciti stranieri. Sia l’occupazione di parte del Piemonte da parte dei francesi nel Cinquecento sia le guerre di religione rendono difficile per oltre mezzo secolo individuare confini certi in questi territori.
La mostra dà spazio anche al secolo d’oro della cartografia olandese con le officine locali che sfornano i primi grandi Atlanti nel Seicento, agli editori di mappe francesi, alle carte geografiche con le vallate valdesi per chiudere con il Piemonte e il Delfinato nella cartografia del XVII secolo. Al centro del salone espositivo campeggia il globo terrestre in oro, argento e metalli realizzato nel 1570 per Emanuele Filiberto di Savoia. La mostra, promossa dalla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, è aperta fino all’8 ottobre, dal lunedì al venerdì, dalle 10,00 alle 16.00
            Filippo Re

“Scrittori di noir” non si nasce … ci va una scuola!

 

Si inaugura a Torino la Scuola di noir “Distretto 011”, da un’idea di Giorgio Ballario e Massimo Tallone

Giovedì 21 settembre, ore 18,30

“Rimango talmente impressionato dalla lettura di un libro giallo, che quando lo poso cancello sempre le mie impronte digitali”: così raccontava la sua grande passione per i “gialli” l’indimenticato “viveur maliardo” (o “ingenuo Agostino”) Carlo (Carletto) Dapporto. Certo è che il “giallo” o “thriller” o “noir” (lo si chiami come più ci garba) è fra i generi letterari che, dai tempi degli immensi Edgar Allan Poe o di Conan Doyle o di Agatha Christie fino ai giorni nostri (con una schiera di “giallisti” nostrani mica da ridere), più entusiasma e tiene incollati alla pagina eserciti infiniti di lettori. Giovani e meno giovani. E non c’è classe sociale che tenga. Vero è però che il “giallo” che tanto appassionava e impressionava il buon Dapporto e, oggi, tutti noi (innamorati persi di quel genere portato al successo in Italia dal mitico “Giallo Mondadori”) ha da essere scritto con tutti i fiocchi e controfiocchi. Tenendo ben presente che saper scrivere non è mai “talento innato”. Il talento è importante (forse innato, quello sì!) ma poco fa se non si “sporca” con il “mestiere”, con la “scuola”. E questo vale, in modo particolare, per un genere letterario, così “tecnico” e rigorosamente “scientifico”, come il “noir”. “Come si può immaginare una trama, delineare i personaggi, scrivere un ‘incipit’ efficace, dosare la ‘suspense’ e acquisire tutti gli altri accorgimenti indispensabili per scrivere un solido e credibile racconto ‘noir’?”. A chiederselo e a chiedercelo sono Giorgio Ballario e Massimo Tallone. Giornalista a “La Stampa” e scrittore di romanzi “noir”, nonché fondatore e presidente dell’Associazione di giallisti “Torinoir”, il primo; scrittore “noir” e docente di scrittura creativa, il secondo. Entrambi torinesi. Entrambi bravi. Di arguta, piacevole e vivace capacità di scrittura. Che, alla domanda, si sono dati da soli una risposta. Semplice, più o meno. “Come si può? Sedendosi dietro a un banco a imparare il ‘mestiere’”. In sintesi. Andando a scuola. Di qui l’idea di fondare, in via Borgone 57 a Torino,  “Distretto 011”, “Scuola di Noir” diretta dagli stessi scrittori-fondatori e realizzata in collaborazione con le “Edizioni del Capricorno”, che verrà inaugurata giovedì 21 settembre, alle ore 18,30. Per l’occasione lo scrittore Alessandro Perissinotto, anche lui fra i docenti, terrà una “lectio magistralis” sulla “letteratura noir”. A seguire visita della sede di “Edizioni del Capricorno” e rinfresco.

Perché il titolo “Distretto 011” e a chi si rivolge la scuola? Presto detto. “Distretto 011”è un po’ una citazione letteraria (dalla serie dei romanzi dell’“87° Distretto” del celebre scrittore americano Ed McBain, in arte Evan Hunter e un’infinità di altri pseudonimi) e un po’ come ovvio riferimento territoriale al prefisso di Torino. A chi si rivolge? A tutti gli aspiranti scrittori, agli esordienti come a tutti gli appassionati di “letteratura noir”. Spiega Giorgio Ballario: “Perché una scuola di noir? Intanto, perché a Torino non esisteva una vera e propria scuola, e poche sono quelle attive in Italia. ‘Distretto 011’ nasce da quella che è l’esperienza ormai consolidata della collana ‘Piemonte in Noir’, pubblicata da ‘Edizioni del Capricorno’ dal 2017. La scrittura di un ‘noir’ richiede la conoscenza di una serie di tecniche e di regole. Immaginare una trama, delineare i personaggi, scrivere un ‘incipit’ efficace, dosare la ‘suspense’. Una delle prime cose che deve fare l’aspirante scrittore è mettersi nei panni dell’investigatore o del criminale, quindi imparare a vedere il mondo secondo una particolare ottica. Bisogna saper guardare oltre, saper pensare male e abituarsi al fatto che ogni verità è solo una versione. Per questo una ‘scuola di noir’ è utile anche nella nostra quotidianità, perché aiuta a diventare un po’ più disincantati e un po’ più consapevoli”.

Le lezioni prenderanno il via sabato 2 ottobree si svolgeranno presso la sede di “Edizioni del Capricorno” (via Borgone, 57, Torino). Sono previste 17 lezioni, sempre al lunedì, dalle 18,30 alle 21,30. Gli incontri con i docenti ospiti, invece, si terranno il sabato, in date da definirsi. Il corso sarà in presenza, ma fruibile anche online “via Zoom” (le lezioni si potranno seguire in diretta oppure registrate). Il costo è di 900 euro.

Info: Via Borgone, 57, 10139 Torino – Tel. 011 385.36.56

www.edizionidelcapricorno.it/scuola-di-noir/

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Immagine-guida “Scuola di noir”

–       Giorgio Ballario

–       Alessandro Perissinotto

 

Tuttifrutti. Weekend’Arte per le famiglie al Castello di Rivoli


A cura del Dipartimento Educazione 
Sabato 16 e domenica 17 settembre ore 11 e ore 16
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO)

A conclusione di Summer School, una grande festa al Castello di Rivoli a cura del Dipartimento Educazione, dedicata a tutte le famiglie per salutare l’estate con un percorso divertente e coinvolgente, che si snoda all’interno e all’esterno del Museo, alla scoperta dei meravigliosi spazi che lo circondano ricchi di opere en plein air. Protagonista dei workshop e della parata sarà il tema del cibo, in particolare i frutti della Terra, sovradimensionati e variopinti, da mangiare con gli occhi. Il Castello di Rivoli è Family and kids friendly con le attività del Dipartimento Educazione, che ogni terzo weekend del mese propone i Weekend’Arte per le famiglie, alla scoperta della Collezione e delle mostre in corso. Il sabato mattina, speciale attività famiglie con bambini 0-3 anni nell’ambito del progetto Nati con la cultura / Nati per leggere, in collaborazione con Sistema Bibliotecario Area Metropolitana di Torino.
Il Museo aderisce a
Nati con la cultura – grazie alla collaborazione tra il Dipartimento Educazione, la Fondazione Medicina a Misura di Donna Onlus e le ASL di riferimento sul territorio – che con il Passaporto Culturale offre ai nuovi nati la possibilità di accedere gratuitamente al Museo con la famiglia, così raccomandando la partecipazione culturale come risorsa per una buona crescita.
Per info e prenotazioni educa@castellodirivoli.org 011.9565213

“Diventeremo angeli, angeli senza le ali…”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

“Diventeremo angeli, angeli senza le ali, angeli di sicuro tutti uguali!!

Perchè i sogni non si rubano, anche i sogni servono a diventare grandi Ma anche un sogno cosa vuoi forse neanche quello poi non e cosi importante! Importante che cos’è!?”

Steve Rogers era il soprannome di Guido Elmi, e loro erano la prima band di Vasco Rossi.

Band al quale la leggenda di Zocca non ha mai dato il giusto riconoscimento. Hanno tentato anche una carriera indipendente, con Massimo Riva alla voce, ma con scarso successo. Per il pubblico non erano che il gruppo spalla di Vasco Rossi.

L’unico brano ad ottenere un certo successo commerciale è stato “alzati la gonna”, un pezzo un po’ stupido, ma sostenuto da una buona base rock.

Come dicevo qualche riga più su, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, ha vissuto un periodo di grande popolarità, principalmente per l’album “Alzati la gonna”, che le permise di vincere alcuni riconoscimenti a livello nazionale.

Sebbene non si sia mai sciolta ufficialmente, nel 1991 il progetto fu accantonato, a seguito di alcuni insuccessi discografici.

Il gruppo è nato nel giugno 1980, dopo la registrazione dell’album di Vasco Rossi Colpa d’Alfredo, presso gli Umbi Studios di Modena, su idea di Vasco che voleva sul palco la “sua” band che lo accompagnasse in tour. Steve Rogers era lo pseudonimo scelto da Guido Elmi (futuro produttore di Vasco) e non è risaputo se lo abbia preso dall’alter ego del personaggio dei fumetti Capitan America, ma si è identificato proprio con quel nome rispondendo scherzosamente al telefono a una fan. Vasco, tra l’altro, almeno fino al 1985, aveva un cane lupo di nome, però, Buck Rogers.

La prima formazione della SRB era composta da: Massimo Riva, Maurizio Solieri alle chitarre, Mimmo Camporeale alle tastiere, Andrea Righi al basso e Roberto Casini alla batteria. Il sodalizio artistico con Vasco Rossi ha inizio con il Colpa d’Alfredo Tour del 1980 e continuerà fino al 1987. La popolarità di Vasco cresce e con lui quella del gruppo. Nel 1981, grazie a Vasco, che scrive i testi del loro primo 45 giri Neve nera/Prendi e scappa, il gruppo muove i suoi primi passi nell’ambiente discografico. Il 1983 è l’anno del boom di Vasco Rossi, il quale diventa il musicista rock italiano per eccellenza. La pressione inizia a farsi sentire, portando l’anno seguente ai primi cambi di formazione: Casini e Righi furono sostituiti, rispettivamente alla batteria con Daniele Tedeschi e al basso con Claudio Golinelli. L’anno successivo viene inserito anche Andrea Innesto in qualità di saxofonista. Nel 1986 è ancora Vasco a scrivere diversi testi del primo album solista della SRB intitolato I duri non ballano, dal quale viene estratto il singolo Ok si. Nel 1987, terminato il “C’è chi dice no Tour” con Vasco, la band è convinta di riuscire a farcela da sola e si stacca decisamente dal rocker. Con la produzione di Guido Elmi, si concentra sul secondo album.

Il risultato è il disco Alzati la gonna, da cui viene lanciato l’omonimo singolo destinato a diventare il tormentone dell’estate italiana 1988, con il suo ritornello “Alzati la gonna! Fammi vedere! Cosa c’è da fare!”. Il secondo brano estratto, la melodica Bambolina (nel cui video ufficiale appare un’ancora adolescente Yvonne Sciò) permette alla band di vincere il telegatto come gruppo dell’anno, consegnato da Red Ronnie durante il programma Vota la voce. Il gruppo inizia così un lungo tour estivo al termine del quale verrà deciso il distacco da Vasco Rossi. Andrea Innesto e Daniele Tedeschi sono gli unici che non “tradiscono” Vasco, rimanendo con lui. Alla batteria subentra Beppe Leoncini, mentre Andrea Innesto non viene sostituito; restano Massimo Riva, Giovanni Cappa e Maurizio Solieri alle chitarre.

Nel 1989 viene pubblicato il terzo album Steve Rogers Band, ma stavolta le vendite non decollano, complice anche il modesto successo ottenuto dal brano Uno di noi, presentato al Festival di Sanremo nella sezione “Emergenti” ed eliminato dopo la prima esecuzione.

È del 1990 l’album Sono donne, con sonorità più rock e graffianti, ma nemmeno questo troverà grande riscontro, portando allo scioglimento della band nel 1991 con Solieri e Golinelli che ritornano da Vasco.

Dopo lo scioglimento della band, Guido Elmi torna a produrre e a collaborare con Vasco.

Massimo Riva, che aveva sempre ambito a una carriera solista, pubblicherà due album, Matti come tutti del 1991 e Sangue Nervoso del 1995, ma lo scarso successo ottenuto, lo porterà a ricongiungersi con Vasco. Nel luglio 1995, chiarite le incomprensioni che si erano create tra i due, tornerà a far parte della band che accompagna Vasco in tour, partecipando anche al leggendario concerto tenuto il 20 giugno 1998 a Imola, di fronte a un pubblico di 130.000 persone, durante la prima edizione del Heineken Jammin Festival.[3] Nonostante fosse un periodo straordinario dal punto di vista lavorativo, sul finire degli anni ’90 instaurò una forte dipendenza dall’eroina. Il 31 maggio 1999, venne trovato morto a seguito di un’overdose, nel suo appartamento in centro a Bologna[4].

Maurizio Solieri e Claudio Golinelli lavorano con vari artisti, tornando in pianta stabile nel gruppo di Vasco, sul finire degli anni novanta.

Mimmo Camporeale, finita l’avventura con la Steve Rogers Band, inizia a collaborare con Luciano Genovesi, chitarrista e cantante italo-americano. È attivo principalmente con la Vascombriccola, una tribute-band di Vasco Rossi, dove ha avuto occasione di ospitare anche i suoi ex compagni.

Vi invito ad ascoltarli senza pregiudizi, senza considerarli dei raccomandati, e vi accorgerete che non erano affatto male.

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

(10) Steve Rogers Band * Angeli Senza Le Ali – YouTube

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Nichelino in festa per San Matteo

Dal 14 al 24 settembre fiera e spettacoli per i festeggiamenti del Santo Patrono di Nichelino in piazza Polesani nel Mondo

“Anche quest’anno festeggiamo il Santo Patrono di Nichelino con 10 giorni di fiera, spettacoli e con l’immancabile luna park – commentano il Sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo e gli Assessori Giorgia Ruggiero (Eventi e Tradizioni locali) e Fiodor Verzola (Commercio, Politiche giovanili e Politiche animaliste) -. Un ricchissimo programma realizzato grazie all’impegno e al lavoro degli uffici comunali e dei partner”.

Ospite della serata clou, giovedì 20 settembreCristina D’Avena. Da segnalare, poi, il “Nichelino Youth Pride” di giovedì 14 settembre che vedrà sul palco di piazza Polesani nel Mondo i giovani talenti musicali del territorio, la Crew 10042 e il rapper milanese Jack La Furia fondatore, con Gué Pequeno e Don Joe, del gruppo Club Dogo.

Altri due appuntamenti molto attesi il NICHELINO’S TALENT- III edizione a cura di Trinitube TV (21 settembre) e il DOG PRIDE, sfilata canina a cura dell’ENPA di Chieri (24 settembre).

Il programma:

Apertura: giorni feriali 18.00–23.30; sabati e giovedì 21 (Festa di S. Matteo) 15.00-24.00; domeniche 10.00-24.00. Ingresso libero.

Giovedì 14 settembre alle 18.00 INAUGURAZIONE con la Banda Musicale “G. Puccini”

Area Espositiva artigianale e commerciale – Area Street Food – Area Spettacolo, a cura di ASDPS Puro Stile Italiano e Reverse E.T.S.

Postazione mobile Trinitube TV, Radio Alfa e Radio JukeBox con dirette radio e video, interviste a cura di Fulvio Favata e Mauro Forcina.

AREA STREET FOOD E CIBO SOLIDALE

Stand gastronomici con specialità regionali.

FILIERA IN FIERA VI edizione, dal 14 al 18 settembre

Prodotti della filiera di Stupinigi e a marchio DE.CO. del Distretto Reale di Stupinigi, a cura dell’Associazione Stupinigi è…

SAGRA DALLA TERRA ALLA TAVOLA – II edizione, domenica 17 settembre dalle 10.00-18.00

Ortaggi, formaggi, salumi, frutta, dolci, prodotti da forno e miele preparati con materie prime e in maniera artigianale dai produttori di Nichelino, Stupinigi, Distretto Reale di Stupinigi e Coldiretti. In via S. Matteo (tratto ingresso Fiera).

 

Ass. S. Matteo ONLUS, tutti i giorni, proporrà primi piatti e frittura di pesce, il ricavato andrà a sostegno dei progetti di solidarietà attivi in Bielorussia e Ucraina.

 

Ass. Tamra, domenica 17 settembre, piatti tipici senegalesi a sostegno del progetto di cooperazione internazionale “DARSI DA FARE INSIEME”.

Ass. Panacea Social Farm con il “Pane solidale”, lunedì 18 settembre dalle 20.00 alle 23.00.  Il ricavato sarà devoluto per progetti di ripristino di centri sociali alluvionati dell’Emilia Romagna, a favore di ANCeSCAO APS.

AREA SPETTACOLI

Presenta Mauro Forcina

Giovedì 14 settembre
19.30-24.00 NICHELINO YOUTH PRIDE, apertura con DJ SET, Crew 10042, DJFEDE&GISO, JAKE LA FURIA

Venerdì 15 settembre
20.00-21.00 DJ SCALUM
21.00-23.30 INFERNO MANIA

Sabato 16 settembre
19.30-20.15 Tango: storia di un abbraccio con Stefano Arioli e Chiara Luisi
20.30-21.30 A.S.D. DANCE TOGETHER 2.0
21.45-23.30 CHE BELLISSIMO FILM con K DANCE

Domenica 17 settembre
18.00-20.00 “DARSI DA FARE INSIEME” evento di sensibilizzazione e avvicinamento alla cultura senegalese con interventi musicali a cura dell’Associazione Tamra e dell’Orchestra etnica dell’Africa Sub-sahariana. Presentazione del libro “Viaggi di sola andata (e qualche ritorno)” di Davide Demichelis.
20.30-21.30 Concerto dell’orchestra BATTI E RIBATTI a cura ACCADEMIA MUSICALE ARS NOVA
21.30-23.30 I MELANNURCA, pizziche, tammuriate e tarantelle

Lunedì 18 settembre
20.30 PASSERELLA PER LA VITA. Sfilata di moda a cura di ACTO Piemonte – L’evento mira a sensibilizzare la cittadinanza al progetto di lotta contro i tumori ginecologici e sviluppareservizi per il miglioramento della qualità di vita delle pazienti oncologiche.
21.45-22.45 DIRTY DOG, cover band rock music
22.45-23.45 SOUND FREQUENCIES Live 70/2000 e dintorni

Martedì 19 settembre
19.00-21.00 Country Dance con Old Wild West
21.00-21.30 Balli di gruppo con i Mitici di Bea
21.30-23.30 Liscio per tutti con SONIA DE CASTELLI

Mercoledì 20 settembre
20.30-21.30 Balli di gruppo con il Comitato del Quartiere Boschetto
21.30-22.30 Gran Galà della Moda con Elia Tarantino
22.30-23.15 CRISTINA D’AVENA special guest

23.15- 23.30 Dj set FASHION STRONZER

Giovedì 21 settembre – FESTA DI SAN MATTEO
17.00-19.00 Danze con Armonia Danza
21.00-23.30 NICHELINO’S TALENT- III edizione a cura di Trinitube TV, giuria composta da Margherita Fumero, Emanuel Victor, Davide De Marinis, Maurizio Di Maggio, Mr. David Demasi.

Venerdì 22 settembre
20.00-21.45 MARY POPPINS, musical e ginnastica con AKUADRO SPORT
21.45-24.00 Spettacolo di danza con ASD Culturale Circolo Primo Maggio

Sabato 23 settembre
15.00-18.30 OPEN DAY ARTEMUSICA APS – Modern, pop & rock
18.30-20.00 LA STESA DI MABON: danze fusion e bellydance con Mabon Studio
20.00-21.00 Performance di canto, ballo, teatro con SUMMER VILLAGE – CNN
21.00-23.30 Danza con SILVAN SCHOOL DANCE

Domenica 24 settembre
15.00-18.00 DOG PRIDE Sfilata canina a cura dell’ENPA di Chieri. Per iscrizioni inviare mail a: enpachieri@gmail.com, oppure sul posto il giorno dell’evento (dalle ore 14.00). Contributo per la partecipazione € 3,00.
18.00-19.00 Esibizione arti marziali ASD Viet Vo Dao Club TaySon
19.00-20.00 SLAM Su La Maschera
20.00-21.00 FITNESS PER TUTTI con FUTURA SPORT
21.30-23.45 ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE con LINEAINMOVIMENTO

LUNA PARK

Dal 14 al 26 settembre

In piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa e via I Maggio. Tutti i giorni 15.30-19.00 e 21.00-24.00, sabati e domeniche 10.00-12.30 e 14.00-24.00.

Lunedì 25 settembre

22.00 SPETTACOLO PIROMUSICALE offerto dagli esercenti del Luna Park.

EVENTI IN CITTÀ

Condominio Solidale Debouché, via Rita Levi Montalcini. A cura della Coop. Crescere Insieme dedicati ad over 65. Per info e iscrizioni: k.sacco@coopcrescereinsieme.org

  • Lunedì 18 settembre

15.00-18.00 Laboratorio “Nichelino History”: letture, immagini e racconti della storia di Nichelino.

  • Martedì 19 settembre

15.00-18.00 “La torta dei miei ricordi” gara culinaria.

  • Mercoledì 20 settembre

15.00-18.00 “Dancing Debouché”, ballo liscio per coppie.

  • Giovedì 21 settembre

15.30-18.30 Laboratorio video-ludico nonni-nipoti, videogiochi per giocare insieme.

Open Day ArteMusica A.P.S. – Chiesa Antica SS. Trinità, ingresso libero

Giovedì 21 e Venerdì 22 settembre

16.00-20.00 lezioni aperte Classic&Jazz

 

Sabato 23 settembre

15.00-19.00 POP CORN PER TUTTI!  Centro Commerciale Novacoop Nichelino, a cura del Centro Commerciale Il Castello.

21.00 VII Rassegna Cori di Musica Sacra – Parrocchia Regina Mundi Nichelino, a cura di Felice Totaro.

Domenica 24 settembre

10.00-18.00 VIA XXV APRILE IN FESTA IV edizione. Negozi aperti, bancarelle, animazione musicale a cura di APS Puro Stile Italiano.

MERCATO

Sabato 16 e 23 settembre

8.00-14.00 Il mercato del sabato (piazza Dalla Chiesa) sarà spostato su via Torino (tratto da via M. D’Azeglio a via XXV Aprile), in piazza Di Vittorio, in via Paesana, via Superga e piazza S. Quirico.

La galleria d’arte Pirra dedica una personale a Edgardo Corbelli

Pittore del Novecento piemontese, dal linguaggio espressionista e dalla vicenda umana e storica di spessore

La galleria d’arte Pirra dedica una mostra, che si inaugura sabato 16 settembre prossimo, all’artista Edgardo Corbelli, che affermava di “dipingere nudi che sembrano colline, riversi, seduti, distesi come declivi, di dipingere una natura pulsante di energia e percorsa da grande musicalità, come una sinfonia”.

Mutamento e vitalità sono concetti che ben “definiscono” l’opera di Edgardo Corbelli (Torino 1918 – 1989), pittore il cui complesso e difficilmente riassumibile percorso artistico rivela l’incessante ricerca della propria identità e un instancabile esercizio dei propri strumenti comunicativi.

L’arte personalissima di Corbelli ha intrecciato, già a partire dagli anni Trenta in avanti, innumerevoli suggestioni, affinità e riferimenti culturali che sono serviti a mettere sempre più a fuoco le proprie attitudini e scelte espressive. Le opere degli esordi aderiscono “semplicemente” alla natura, per poi fluire rapidamente in un fare più sinuoso, ma saldo nella volumetria, con pennellate decise e accostamenti di colore arditi e vibranti. La visione d’insieme acquista progressivamente un sapore espressionista (ricordiamo i corsi di Oskar Kokoschka frequentati da Corbelli all’Accademia di Salisburgo nel 1958), le sue figure e i suoi paesaggi diventano realtà rivisitata, espressione di un’interiorità ricca di contrasti, di un alternarsi di gioie e drammi, come quello indelebile dell’esperienza dei campi di concentramento vissuta durante la Seconda guerra mondiale.

L’evoluzione artistica di Corbelli è perenne, perché coincide con il suo cammino esistenziale, ma non lo porterà a discostarsi in modo definitivo dal figurativo per l’astratto o l’informale. La sua energia vitale si trasferisce preferibilmente nella figura femminile, che, negli anni, diviene soggetto dominante della sua arte, così come nella stesura delle pennellate e nell’uso del colore, i cui accostamenti definiscono i soggetti e creano rapporti di forze, specialmente quando si manifestano nei registri più alti. In Corbelli, come sintetizza il critico Angelo Mistrangelo, «ogni emozione si trasforma istantaneamente in un’emozione pittorica, così come ogni impennata cromatica equivale, nel suo infuocato furore, a un grido dell’anima […] in una sinfonia di elevata musicalità.»

Fortemente permeato dal suo tempo, tra le tappe che ne hanno maggiormente segnato la vita figurano la frequentazione giovanile dello studio di Emilia Ferrettini Rossotti, l’esperienza tragica della seconda guerra mondiale e l’incontro con Kokoschka all’Accademia di Salisburgo nel 1958. I dipinti del primo periodo risultano così dal tradizionale impianto paesistico ma mostrano un Corbelli già naturalista e avviato verso un processo di relativa semplificazione delle forme. Ufficiale dei Bersaglieri, il dramma della guerra e della prigionia nei campi di concentramento acuiscono un’introspezione dolorosa e un travaglio evolutivo che, sotto l’influsso della lezione di Kokoschka, sfileranno in opere contraddistinte da un segno forte, deformante, non ornamentale, ma diventeranno strumenti espressivi tanto di disagio quanto di vitalità esplosiva.

Nel tempo la pittura di Corbelli procederà disinibita, potente, impetuosa, approdando ad esiti tecnico espressivi in cui predominano l’accensione cromatica, il linguaggio espressionista, estremamente comunicativo, che caratterizza tutta la sua produzione matura, paesaggi, ritratti e soprattutto la figura femminile, su cui maggiormente si concentrerà.

In mostra una selezione di opere, non solo oli e non solo figure, tra cui alcune inedite, come una splendida Venezia del 1964 e un’originalissima Casa nera a Varazze del 1967, che confermano come sia difficile sottrarsi alla seduzione sottile della pittura di Edgardo Corbelli, uno tra i principali interpreti dell’arte piemontese del secondo Novecento, sempre contemporaneo.

La mostra rimarrà aperta sino al 15 ottobre 2023

Mara Martellotta

Festival Modulazioni. Musica senza tempo

Tra musica medievale, barocca e canti gregoriani torna a Cuneo la seconda edizione del Festival

Dal 15 al 17 settembre

Cuneo

Prodotta e organizzata da “Maestro Società Cooperativa” – fondata nel 2020 nel “capoluogo della Granda” con lo scopo di sviluppare progetti artistici nel settore della musica antica e colta – riparte, dopo la pausa estiva, il “Festival Modulazioni”, la rassegna “che porta la musica ‘d’antàn’ nei siti storici della Città con una ricca proposta pensata per tutte le fasce d’età”. L’appuntamento è per tre giorni, da venerdì 15 a domenica 17 settembre. Tre anche le prestigiose locationscoinvolte: il “Teatro Toselli” (via Teatro Giovanni Toselli, 9), la “Biblioteca Civica”(via Cacciatori delle Alpi, 9) ed il Complesso monumentale di “San Francesco” (via Santa Maria, 10).

Il via, venerdì 15 settembre, ore 21, presso il “Teatro Toselli”, dove si terrà lo spettacolo “Babilonia. Viaggio musicale nell’Europa di fine Cinquecento”, a cura dei “Dramatodia Ensemble”, che porteranno il pubblico alla scoperta di quella affascinante “babele” di suoni e linguaggi che caratterizzò il mondo musicale e teatrale del Cinquecento italiano, vero e proprio caleidoscopio di personaggi delle più varie origini e culture, di cui si appropriarono i musicisti e gli attori dell’epoca all’interno di quella che verrà poi definita la “commedia dell’arte”. Ingresso a 10 euro, con prenotazione biglietti su ticket.it .

Il programma del fine settimana prosegue sabato 16 settembre, ore 17, presso il chiostro della “Bibblioteca Civica”, dove andrà in scena la “performance minimalista” del progetto “Le città invisibili”, dal titolo “Esplorazioni per viola da gamba e voce”. Protagonista il musicista Giulio Tanasini, che guiderà il pubblico, tramite recitazione e musica, in un viaggio metafisico attraverso alcune delle più immaginifiche città descritte da Italo Calvinonel suo celebre libro del ’72. Lo spettacolo di Tanasini parte dal presupposto che un elemento letterario può richiamarne uno musicale. E viceversa. “ Così una città – ragnatela si rispecchia in un preludio etereo in Sol maggiore, come le labirintiche spire di una città semi-acquatica possono ritrovarsi nelle divagazioni di una fuga di Bach e così via, in una comunicazione che trascende il tempo fra il genio di Calvino e quello di alcuni dei più importanti autori dell’epoca Barocca”. Ingresso libero.

A chiudere la tre giorni, domenica 17 dicembre, doppio appuntamento con il musicista e conferenziere Enrico Correggiapresso il Complesso Monumentale di “San Francesco”, per una giornata dedicata alla “civiltà longobarda”, di cui il cuneese ospita a Sant’Albano di Stura una delle più importanti necropoli a livello europeo, scoperta per caso nel 2009, nel corso dei lavori per la realizzazione dell’autostrada Asti – Cuneo. Dalle 10 alle 13, Correggia porterà il pubblico a vestire i panni dell’archeologo sperimentale, cercando di ricostruire il “paesaggio sonoro” medievale che oggi “risulta filtrato con la lente della contemporaneità, mischiandosi spesso a suggestioni fantasy in cui far convivere il canto ‘Gregoriano’ con ballate celtiche e danze elfiche”. La prenotazione è obbligatoria a info@modulazioni.net . Alle 15, in collaborazione con il “Museo Civico”, lo studioso proporrà un approfondimento sul mondo cristiano “come mosaico di riti, suggestioni e canti differenti” nel periodo precedente alla comparsa del canto “Gregoriano” e del tentativo di Carlo Magno di “unificazione liturgica e culturale” dell’Impero. Ingresso libero.

Il “Festival Modulazioni. Musica senza tempo”, giunto alla sua seconda edizione, è prodotto e organizzato da “Maestro Società Cooperativa” di Cuneo, con il patrocinio del Comune e il sostegno del “Ministero della Cultura, Fondo Unico per lo Spettacolo” e di “Fondazione CRC”.

Per ulteriori info su spettacoli e programma completo: www.modulazioni.net

g.m.

Nelle foto:

–       “Dramatodia Ensemble”

–       Enrico Correggia

–       Giulio Tanasini