Al “Circolo dei Lettori” di Torino, la presentazione del nuovo libro di Gianni Oliva, edito da “Capricorno
Giovedì 31 ottobre, ore 18
Dal mondo dei motori e delle auto a quello del caffè, dalle lampadine alle macchine da scrivere, dal settore tessile al cinema per arrivare fino all’aeronautica: il libro (160 pagine, 14 Euro) edito da “Capricorno”, ripercorre le storie di coloro che, proprio a Torino e in Piemonte, hanno rivoluzionato questi settori e l’industria italiana tutta. Storie torinesi e piemontesi. Analizzate, attentamente indagate e raccontate da Gianni Oliva, giornalista, docente (insegnante e Preside per anni in vari Licei subalpini, attualmente è docente di “Storia delle istituzioni militari” alla “Scuola di Applicazione d’Arma” di Torino e dal 2022 “Presidente” del “Conservatorio Giuseppe Verdi” di Torino), nonché storico torinese fra i più stimati e prestigiosi del Novecento italiano.
“I grandi industriali del Piemonte” è il titolo del suo ultimo libro. Sottotitolo “I pionieri”, primo volume. E la presentazione si terrà giovedì 31 ottobre, alle 18, presso il “Circolo dei Lettori”, in via Bogino 9, a Torino.

Il periodo su si concentra il lavoro di Oliva è quello compreso tra fine Ottocento e inizi Novecento, con l’obiettivo tutto puntato su una Città e una Regione (le sue) in quegli anni in piena evoluzione.
Dopo la perdita del ruolo di capitale politica, Torino getta, infatti, in quel preciso periodo storico, le basi per un decollo industriale tumultuoso. E la regione non è da meno. “Grazie alla lungimiranza – si sottolinea – di alcuni amministratori pubblici, in particolare dei sindaci torinesi Secondo Frola e Teofilo Rossi, che pongono le basi infrastrutturali per lo sviluppo, e soprattutto al coraggio e alle risorse messe in campo dall’imprenditoria privata, Torino ed il Piemonte mutano pelle, ponendosi all’avanguardia dell’industrializzazione nazionale ed ergendosi al livello delle più avanzate realtà europee e mondiali”.
Qui si affermano alcune delle più importanti figure di industriali di importanza nazionale, come Pietro Sella (padre a Valle Mosso del “primo lanificio italiano” a lavorazione meccanica), Giovanni Agnelli (Senatore del Regno e fra i fondatori della FIAT nel 1899) e Vincenzo Lancia, detto “Censin” (pilota automobilistico e anche lui fondatore nel 1906 dell’omonima “Casa Automobilistica”); pionieri che hanno scoperto settori nuovi come Arturo Ambrosio con il Cinema o Giuseppe Lavazza con la produzione del caffè; uomini geniali e anticipatori come Alessandro Cruto, detto “Tasso”, di Piossasco (inventore nel 1880 della “lampada ad incandescenza” cinque mesi dopo Thomas Edison, cui però occorsero altri otto anni per ottenere un prodotto commercialmente valido) o i fratelli Ceirano (fondatori nel 1898 dell’accomandita “Ceirano GB & C”, storica “azienda automobilistica” il cui marchio verrà ceduto nel 1923 alla “SCAT”, altra società di Giovanni Ceirano); imprenditori attenti al benessere dei lavoratori come lo svizzero, naturalizzato italiano Napoleone Leumann (attivo nel settore tessile, fondatore dell’omonimo cotonificio e dell’attiguo villaggio per i suoi operai) o che hanno saputo coniugare la produzione, la modernità tecnologica e la politica come Camillo e Adriano Olivetti, padre e figlio, imprenditori illuminati e fondatori, della prima azienda del mondo (fra il 1896 e i primi del ‘900) nel settore dei prodotti d’ufficio, di cui Adriano diventò presidente nel 1938.
Nel suo libro Gianni Oliva traccia l’affascinante e articolato profilo di queste e altre emblematiche figure imprenditoriali piemontesi protagoniste di quegli anni eroici: le origini familiari, il retroterra tecnico e culturale, la capacità di vedere lontano, di rischiare in proprio e talvolta anche di cambiare settore d’intervento, la creatività e la visione di lungo periodo.
Il testo è corredato da un prezioso apparato iconografico.
Al volume sui “pionieri”, Oliva e “Capricorno Edizioni” faranno seguire, nel 2025, un secondo volume dedicato all’“età dell’oro” dell’industria piemontese e ai suoi protagonisti, che tratterà del periodo che dagli anni Venti-Trenta arriva al “boom economico” del secondo dopoguerra.
Per info: “Capricorno Edizioni”, corso Francia 325, Torino; tel. 011/385.36.56 o www.edizionidelcapricorno.com
g.m.
Nelle foto: Cover libro e Gianni Oliva






Rubrica settimanale a cura di Lura Goria
E’ proprio dall’Afghanistan che è ritornato il tenente Romain Roller, segnato nell’anima e devastato psicologicamente. Non riesce a superare gli orrori di cui è stato testimone ed è consumato dai sensi di colpa per i commilitoni che non è riuscito a salvare. Poi incontra la giornalista Marion Decker e le cose cambiano.
Roberto Cicala è lui stesso editore con il marchio Interlinea, critico letterario e filologo; da esperto del settore in questo volume delinea un’interessante geografia dell’editoria italiana. Poco meno di 200 pagine che scorrono come un romanzo, e sono un atto d’amore in cui ripercorre le vicende dei grandi patron dell’editoria nel nostro paese e ci svela l’affascinante lavoro che c’è dietro ogni pubblicazione.
Questo è il capitolo finale di una trilogia che il maestro del thriller procedurale ha iniziato nel 2017, ed è il suo 50esimo romanzo.
L’autrice è nata in Canada nel 1975, ha pubblicato 12 romanzi e una raccolta di racconti, scrive anche per cinema e teatro, e questo suo libro -uno Young Adult fuori dai soliti canoni del genere- è il primo ad essere tradotto in italiano.


Il 26 ottobre 1954 Trieste torno’ finalmente italiana dopo il disastro della II guerra mondiale. Rischio’ di diventare titina e jugoslava, pagando il trattato di pace del 1947, altamente punitivo, che previde forti mutilazioni al territorio nazionale del martoriato confine orientale. Chissà quanti italiani avranno ricordato l’anniversario di una data importante e ricorderanno il Presidente Giuseppe Pella che ebbe stroncata la carriera politica perché tenne una ferma e coraggiosa posizione su Trieste? C’è chi ha esposto in questi giorni la bandiera tricolore per riannodare la Vittoria del 4 novembre 1918 con Trieste nuovamente italiana e per ricordare il sindaco di Trieste Bartoli che espose il tricolore, malgrado il divieto degli alleati anglo – americani. E bisognerebbe ricordare i martiri di Trieste del 1952 uccisi dal piombo degli inglesi mentre, di ritorno da Redipuglia, manifestarono per l’italianità della terra di San Giusto. Anche la cantante Nilla Pizzi con “Vola colomba” ricordò agli italiani la dignità nazionale infranta. Il presidente Einaudi andò a Trieste come il Re Vittorio Emanuele III nel 1918. Era un‘Italia sconfitta che aveva rialzato la testa e non era più disposta a cedere ai ricatti. Chissà quanti l’avranno ricordata questa data storica?
bel libro su di lui di Salvatore Vullo, nulla è stato fatto a Torino di significativo . Un premio a lui intitolato ,dato a giornalisti torinesi a Pianezza non basta a ricordare Brancati, che ha pagato il fatto di essere stato un pannunziano non succubo della egemonia gramsciana.

sindaco di Napoli, venne eletto anche dai grillini. E tanto mi basta. Lo Russo da un certo tempo sta affrancandosi dall’ala demagogica della sua maggioranza che tanto danno provoca alla città e sta rivelando doti amministrative che il suo competitor come sindaco alle elezioni non ha mai avuto e continua a non avere.
Il casino continua. E’ impercorribile. Di chi la colpa? Elena Soffici
Le Residenze Reali e le sovrintendenze hanno organizzato una due giorni a livello internazionale dedicata a Umberto II e i suoi luoghi. Bella iniziativa anche se la presenza di Gentile (che offese in un libretto la Regina Elena che avrebbe avuto un’avventura con un dignitario di corte in assenza del re durante la Grande Guerra) appare del tutto inopportuna. Ma è stato bello che una parte di istituzioni si sia ricordata dei 120 anni della nascita del Re Umberto. Vittorio Raiteri