CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 122

Torna in scena a Torino “Loretta Strong”, allestimento che ha segnato la storia dei Marcido

 

 

Dal 7 al 9 febbraio prossimi la stagione 2023/2024 del Teatro Marcidofilm prosegue con un appuntamento di eccezione. Torna in scena a Torino Loretta Strong di Copi, uno degli allestimenti che hanno segnato la storia dei Marcido e che più si è imposto all’attenzione del pubblico e della critica.

L’astronave rotante di Daniela dal Cin (nomination Premio Ubu 2011 per la migliore scenografia) sarà così rimessa in funzione per la Loretta magistrale di Paolo Oricco. Si tratta di un monologo allucinato per una grandiosa e teatralissima eroina dall’eccesso indagatore e dall’estremismo palpitante della coscienza.

La costruzione di un repertorio e il suo mantenimento nel tempo è sempre stato un impegno fondamentale per la compagnia, nella convinzione che un teatro ( e i Marcido hanno teso alla costruzione di un Teatro) quando davvero è tale da far cantare nelle sue fibre il suo tempo, perde i connotati della contingenza, esce dalle mode e dai modi e diventa in qualche misura classico.

Interpreti di Loretta Strong

Paolo Oricco

Alieni

Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia della Porta, Alessio Arbustini.

Tecniche Sabina Abate

Astronave di Daniela Dal Cin

Regia di Marco Isidori

 

MARA MARTELLOTTA

“La Sirenetta” al teatro Concordia

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Domenica 4 febbraio, ore 16

La Sirenetta

La versione teatrale di Fantateatro, che ricrea l’ambiente marino con trucchi scenografici tridimensionali

Domenica 4 febbraio, ore 16

La sirenetta

Favole a merenda

Biglietti: adulto 10 euro – bambino 7 euro

 

La Sirenetta, nuotando in superficie, vede sulla riva un principe di cui s’innamora perdutamente, ed è disposta a lasciare i fondali del mare pur di vivere con lui. Disperata e osteggiata dal re suo padre, che diffida del genere umano, Ariel fa di tutto per ottenere le gambe, con le quali potrà camminare e vivere con gli umani.  Come ogni adolescente ribelle, la Sirenetta non si cura delle parole del padre e chiede aiuto alla strega del mare, la quale le dona le gambe in cambio della voce. Inizierà una nuova vita per la Sirenetta, non priva di difficoltà, ma a lieto fine.
Dalla favola di Andersen, la versione teatrale di Fantateatro ricrea l’ambiente marino attraverso trucchi scenografici tridimensionali.

 

Antonio Galano. Un pittore da riscoprire

Lodevole retrospettiva, al “Collegio San Giuseppe” di Torino, dedicata all’artista di origini pugliesi “sospeso tra Sud e Nord”

Fino all’8 febbraio

La “Torino dell’arte” non è mai stata troppo generosa e attenta, come invece avrebbe dovuto essere, nei confronti dell’attività pittorica di Antonio Galano, artista pugliese originario di Foggia (1911 – 1970), trasferitosi sotto la Mole alla fine degli anni Quaranta, “con un vivace bagaglio di immagini e colori della sua terra”. A rimediare alle dimenticanze di una città che fra gli anni ’50 e ‘60 smaniava appresso tendenze di avanguardie e post-avanguardie sopraggiunte in forza da Paesi d’oltralpe e d’oltreoceano, è indubbiamente lodevole l’iniziativa del “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, a Torino (sempre più prestigioso spazio espositivo, oltreché riferimento didattico di alto livello per la Città) che a Galano ha inteso dedicare, fino giovedì 8 febbraio, un’interessante retrospettiva (la prima, dopo oltre cinquant’anni dalla sua scomparsa), promossa dalle figlie Enza e Teresa, con la curatela di Giulia Caffaro. Significativo il titolo della rassegna, “Un pittore sospeso tra Sud e Nord”, che presenta 23 dipinti della “Collezione privata Galano”, articolati nelle tre sezioni “Scorci del Sud”“Ritratti” e “Scorci del Nord”. In tutti è ben chiaro il valore di un pittore onesto, assolutamente credibile, votato alle regole di un “figurativo” appreso alla “Scuola di Belle Arti” (fondata a Napoli dal maestro – suo compaesano – Nicola Parisi) capace però di piacevolmente scivolare in irrequiete pagine d’impronta post-impressionista in quell’uso rapido e bizzarro del segno indefinito e di colori lasciati volentieri liberi di esprimere piacevoli e poetiche sensazioni legate ai soggetti affrontati. Quando Galano approda a Torino (in “valigia” le assolate visioni delle “piane” e dei “paesaggi” e della “gente” di Puglia, dono artistico a quel Nord che presto imparerà ad amare nelle sue “piazze” e nei suoi “portici” e nei suoi “mercati”, come nelle sue “colline”, nei suoi verdi “scorci boschivi” e nelle sue magiche “montagne”), troverà un, forse inaspettato, incontenibile fermento culturale, un milieu artistico legato alle figure di Felice Casorati, pittore, e di Luigi Carluccio, critico e gallerista a “La Bussola” insieme alla galleria “Notizie” di Luciano Pistoi, cui si deve la riscoperta del “Secondo Futurismo torinese” e dell’ “Informale” europeo e americano fino allo sbarco sotto la Mole – pigmalioni il gallerista Sperone e il critico Celant – del Gruppo dell’ “Arte Povera”  celebrata dai vari PistolettoMerzGilardiPaoliniPenone e altri. Tutto questo urlato “vociare” lo destabilizza non poco. Cerca di carpirne le “filosofie” e le “motivazioni”, ma con onestà non se la sente di svicolare dai suoi “principi” e capisce con tristezza che, “per i pittori ‘tradizionalisti’ come lui, è rimasto poco spazio nel ‘magma artistico’ della grande ripresa italiana”. Si prende, quindi, una piccola “pausa di riflessione”, ritirandosi a vita privata , “per poi tornare – sottolinea Giulia Caffaro – sulla scena artistica piemontese qualche anno più tardi, con una tecnica pittorica più raffinata, post-impressionista, lirica e narrativa. Nel suo studio paesaggi naturali e abitati hanno il pregio di una realtà viva, piacevole, senza enfasi né retorica. Si tratta di brevi e semplici racconti suggeriti dalla natura e dagli angoli dei centri urbani, macchie colme di colore e di calore, miscelate senza contorni netti”. Assolutamente piacevole quell’“Ombra e luci di Porta Palazzo”, olio su tela del ’68, dove il soggetto appare frammentato in mille rivoli di colore, fra antiche mura, palazzi, piccole quotidiane realtà osservate dall’alto dal cinquecentesco cupolone della “Chiesa di Santa Croce” posta a ridosso della “Galleria Umberto I”; colori che ancora mantengono il calore del Sud (“Dopo la messa”, 1959), pur appropriandosi di più umbratili tonalità proprie della terra d’adozione, come in “Melodia del bosco” (1967) o nel fontanesiano “Al calar del sole” del 1965. E poi i “Ritratti”, figure “che paiono scolpite nel tempo e nella fatica” o che esplodono nell’eccentricità del “Giovanotto” (1960), fino a sbizzarrirsi in un frenetico gioco espressionista nello “Sciuscià” (sempre del ’60). Al termine del percorso espositivo, a salutarci è un ritratto a lui dedicato nel ’61 da Salvatore Scognamiglio, fra gli amici del “Gruppo Nazionale degli Artisti Autonomi” (“G.N.A.A.”), costituito a Foggia e dal ’68 diventato realtà torinese: memoria di un uomo e di un pittore che ha fatto dell’onestà morale e artistica, “in un’epoca – per dirla con un signor critico, quale fu Vittorio Bottino – piena di bari e di traditori dell’arte”, il suo primo obiettivo di vita.

Gianni Milani

“Antonio Galano. Un pittore sospeso tra Sud e Nord”

Collegio “San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino a giovedì 8 febbraio

Orari: lun. – ven. 10,30/12,30 – 16,30-18,30; sab. 10/12

Nelle foto:

–       “Ombre e luci a Porta Palazzo”, olio su tela, 1965

–       “Dopo la messa”, olio su tela, 1959

–       “Al calar del sole”, olio su tela, 1965

–       “Giovanotto”, olio su tela, 1960

Debutta martedì 6 febbraio al teatro Gobetti “Top Girls” di Caryl Churchill per la regia di Monica Nappo

 

Per la stagione del teatro Stabile di Torino

Martedì 6 febbraio prossimo, alle 19.30, debutterà al teatro Gobetti lo spettacolo “Top Girls” di Caryl Churchill, per la traduzione di Maggie Rose e la regia di Monica Nappo; interpreti Corinna Andruetti, Valentina Banci, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola de Crescenzo, Martina de Santis, Simona de Sarno, Monica Nappo, Sara Putignano. Le scene sono di Barbara Bessi, i costumi di Daniela Ciancio, le luci di Luca Bronzo.

Lo spettacolo verrà replicato fino all’11 febbraio 2024.

‘Top girls’ affronta in modo strutturale e teatrale molti temi diversi, tra cui l’ineluttabilità del confronto con il modello maschile nell’esercizio del potere e le sue contraddizioni. La pièce si concentra sul personaggio di Marlene, responsabile di un’agenzia di collocamento londinese, e racconta i compromessi che ha dovuto accettare per raggiungere una carriera costellata di successi. Si tratta di un racconto che l’autrice ottiene con una costruzione non lineare, dialoghi incalzanti e un visionario mix di fantasia e realtà.

“Quale sia la relazione della donna con il potere e quanto sia possibile avere una posizione di comando senza perdere il proprio femminile sono due domande cruciali di Top Girls – spiega la regista Monica Nappo – le stesse domande che possiamo farci noi avendo una donna a capo del governo, come l’ha avuta l’inghilterra 40 anni fa con la Thatcher, quando questo testo fu scritto.

Le domande restano le stesse e il testo è ancora attuale perché non sembriamo facilmente uscire da quei circuiti. Maternità o carriera? Indipendenza o famiglia? A che costo l’una prevale sull’altra?

In Top Girls non ci sono volutamente personaggi maschili. Gli uomini e i loro comportamenti sono raccontati da personaggi femminili o perché inviano le loro mogli a risolvere i problemi.

Ma lo sguardo della Churchill è troppo compassionevole, crudo, ironico e lucido per far prevalere un sesso su di un altro o per fornirci delle facili risposte.

La Churchill ha l’onestà di mostrare i rapporti per quello che sono, pubblici e privati, e di lasciare chi guarda a farsi delle domande che si pone anche lei.

Non ci sono buoni e cattivi, ma persone che, per emergere, devono snaturare. Si tratta di una società priva di equilibrio perché, se soffre una parte, accadrà anche alla controparte di soffrire. Alla fine non si salva nessuno, perché il prezzo della propria libertà o emancipazione avviene a scapito di qualcun altro, perché abbiamo associato la parola madre a quella di natura, ma non è detto che le due parole insieme abbiano un senso”.

 

Teatro Gobetti

Dal 6 all’11 febbraio 2024

Top Girls di Caryl Churchill

Tradizione di Maggie Rose

Regia di Monica Nappo

 

MARA MARTELLOTTA

L’arte di Fernanda Core, “Dove porta la neve”

Inaugura sabato 3 febbraio alle ore 16,30, nella Manica Lunga del Castello di Casale Monferrato,  la mostra di oli, acquerelli, acrilici, guache e disegni su carta tinta, nonché  illustrazioni della pittrice Fernanda Core, dal titolo DOVE PORTA LA NEVE. 

Come afferma la critica Giuliana Bussola nella sua bella presentazione, “….è  chiaro il fascino subìto da Caspar David Friedrich,  con cui la pittrice  sente affinità  elettiva, riguardo lo stupore che deriva dalla contemplazione del creato. Ma il suo cammino personale procede diversamente, poiché  non unisce, come il grande pittore romantico, l’attrazione allo sgomento, al terrore  derivato dalla inaccessibilità  della natura aldilà  della comprensione  umana. La contemplazione  della pittrice infatti si risolve nella scoperta di una ottimistica comunione tra uomo e creato.

E più  avanti: “…le tante citazioni del pittore romantico tedesco,  di Segantini,  e in altre occasioni di Piero della Francesca denotano  il desiderio di mantenere la memoria dell’arte del passato, che non richiede  di essere esclusiva dei grandi artisti, ma deve essere linfa e stimolo di una ripresa creatrice, confermando in tal modo l’indissolubile unione di forma e contenuto, di Idea e Mestiere….”

E ancora: “A dimostrazione della perizia anche nel disegno, sono presenti in mostra le chine originali,  gli oli e gli acquerelli che compongono le illustrazioni del libro per bambini “LA GALLINELLA ROSSA DI MAGNEAZ ” il cui testo è costituito da una antica fiaba della tradizione orale della Val d’Ayas,  raccolta  e tradotta dal patois dalla storica maestra del paese,  Anna Brunod, e illustrata e impaginata da Fernanda Core.

Questa mostra personale segna il ritorno della pittrice a Casale Monferrato, e al Castello, dopo l’esposizione fatta insieme alla madre, anch’essa  pittrice,  nel 2016.

Ma qui sono la neve e le montagne a essere protagoniste.  Quella montagna che inspira un sentimento che non ha un nome  nella nostra lingua, ma che si può  definire “senso di intimità” , tra la natura e se stessi, o che proviamo guardando le casette silenziose dalle finestre  illuminate, o al calore delle stufe, dei camini e dell’accoglienza.

Fernanda Core ha studio sia a Casale  Monferrato che a Milano. In qualità  di grafica ha fatto parte del gruppo milanese  Humor Graphic, come  fumettista w vignettista ha preso parte a numerose  rassegne,  come la Biennale di Lucca, Treviso Comics, la Biennale dell’umorismo  di Ferrara, partecipando a prestigiose esposizioni, quali a Palazzo Braschi a Roma, Palazzo  di Re Enzo e Artefiera a Bologna, alla Triennale e Museo Archeologico  a Milano, e ha collaborato con varie testate. Fra le personali come pittrice ricordiamo Milano al Consolato degli Stati Uniti, e da Arter, in Monferrato al Teatro Municipale,  al Castello di Casale Monferrato e  a Villa Vidua a Conzano, ad Asti al teatro Alfieri.  e per il cinquecentenario della morte di Piero della  Francesca  a Sansepolcro e ad Arezzo. Ha inoltre  esposto in Olanda, Svizzera, e presso la Galerie Alphaflor di Friburgo  in Germania.

La mostra DOVE PORTA LA NEVE sarà  visitabile dal 3 al 25 febbraio il venerdì  ore 15,00/19,00.

Sabato e domenica  10,00/13 – 15,00/19 Castello di Casale  Monferrato

A Diagon Hall ritornano i “Dialoghi tra prosa e poesia” sull’onda degli Spiriti del Mare

Dopo le due edizioni vincenti di “Dialoghi tra prosa e poesia”, la prima dedicata al tema della finzione e la seconda alla storia della ferrovia come simbolo, il 21 febbraio prossimo, alle ore 19:00, presso lo spazio culturale Diagon Hall, si terrà la terza edizione dei “Dialoghi” dedicata agli Spiriti del Mare.

Protagonisti dei “Dialoghi tra prosa e poesia” saranno Gian Giacomo Della Porta e Jacopo Marenghi.

I Dialoghi saranno incentrati su quegli Spiriti del Mare che accompagnano nel loro viaggio i marinai, a tratti con benevolenza, a tratti con ostilità. A essi viene chiesta benedizione e amicizia e da essi prendono origine la musica e il suono: il suono del ruggito in tempesta e la quieta finale, il canto del mare di Ulisse e quello di Enea. Il mare, con i suoi Spiriti, rappresenta una grande storia di scoperte, segreti e unione di continenti, un mito letterario antico, simbolo di nascita, morte, salvezza e metamorfosi.

Tutti questi temi li ritroviamo nel capolavoro di Shakespeare “La Tempesta”, dal quale impareremo a conoscere meglio lo Spirito di Ariel e del Mago Prospero. La mitologia celtica e quella greca entreranno in contatto grazie alle Sirene, figlie di Afrodite e Spiriti temuti da Ulisse, ai quali verrà a capo solo grazie al noto stratagemma.

Si ascolterà la musica del “Vecchio marinaio” di Samuel Taylor Coleridge, per poi tuffarsi al largo delle coste cubane e salire a bordo della barca da pesca di Santiago, protagonista de “Il vecchio e il mare” di Hemingway. Sarà anche presente il tema del Leviatano attraverso il capolavoro di Melville “Moby Dick”.

Non mancheranno gli Argonauti di Apollonio Rodio e una citazione più contemporanea legata al tema dei migranti e all’ospitalità.

 

Mara Martellotta

Al Serenissimo di Cambiano “Ritorno al cavallino bianco”

La grande operetta  con Anna Marchesano

 

La stagione del teatro Serenissimo di Cambiano, sotto la nuova direzione di Stefano Mascagni, prosegue con la grande operetta. Sabato 3 febbraio prossimo andrà in scena ‘Ritorno al Cavallino bianco’ della compagnia Operette Champagne. Si tratta di un libero adattamento di Anna Marchesano per la regia di Fulvio Trivero. Una numerosa compagnia di cantanti e musicisti per un grande classico dell’operetta. In un albergo del Tirolo giungono, per una vacanza, un ricco industriale veneziano con la figlia Ortensia. L’uomo spera di trovare giovamento nel corpo e nello spirito, stressato da un lungo processo. Le sue speranze vengono presto deluse perché giunge nello stesso albergo un avvocato, che egli scoprirà essere il legale del suo avversario e che fa la corte a Ortensia, scatenando le ire dell’industriale.

L’operetta è un genere musicale e teatrale nato nel 1856, con la pièce “La rose de Saint Flour” di Jacques Offenbach, suo massimo esponente e divenuta famosa in seguito in Austria. Differisce dal melodramma tradizionale per l’alternanza sistematica di brani musicali e parti dialogate. Sotto questo aspetto l’operetta è vicina al teatro di prosa e al vaudeviĺle, anche se non bisogna dimenticare che, nell’Europa centrale, il teatro leggero o comico presentava già in precedenza una simile alternanza di canto e recitazione, nei generi dell’opera comique e del singspiel. Gli eredi dell’operetta saranno il musical e la commedia musicale.

La stagione proseguirà sabato 9 marzo con la compagnia teatrale I Masaniello, capitanata da Alfonso Rinaldi in “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta, un classico che, nell’adattamento del regista Rinaldi, rimanda fino al finale un vortice di crescente e travolgente comicità, che risucchia il pubblico in una spirale di trovate alle quali diventa impossibile opporre resistenza.

La stagione si concluderà sabato 20 aprile con una commedia, un giallo, tutta al femminile: Ussi alzati e Barbara Bertato saranno le protagoniste di “Piccoli crimini condominiali” di Giuseppe della Misericordia per la regia di Teo Guadalupi. L’improvvisa dipartita di un anziano vicino di casa scatena in due cugine il senso di rivalsa che da sempre covano nei confronti dello Stato contro i vicini e forse, anche contro se stesse. Perché non far sparire il corpo dell’anziano e continuare a incassare la sua pensione? Sembra la scelta più giusta da compiere. Le due donne decidono, così, di prendersi con cinica leggerezza quello che pensano di meritare e cercano di ricostruirsi una vita più felice. In fondo basta poco, qualche altro vicino da far sparire e qualche altra pensione da incassare.

Al teatro Serenissimo la biglietteria è aperta nel giorno dello spettacolo dalle ore 15.

 

Mara Martellotta

Parte dal Forte di Bard il tour di “Wildlife Photographer of the Year 2023”

La natura e i suoi protagonisti. In un click le migliori foto del 2023

59esima edizione. Fra i vincitori anche la piccola torinese Ekaterina Bee

Dal 3 febbraio al 2 giugno

Bard (Aosta)

Un granchio a ferro di cavallo con il suo carapace protettivo dorato, che si muove lentamente sul fango nelle acque protette dell’isola di Pangatalan nelle Filippine, affiancato da tre piccole carangidi anch’esse dorate e a piccole strisce multicolori: siamo di fronte a uno spettacolo naturale in grado di ricordarci quanto sia grande e inattesa la bellezza del Creato, in ogni sua più piccola e vitale espressione. Ma siamo anche di fronte alla grandezza di una foto e di un “maestro” della fotografia capace di cristallizzare, nell’attimo che conta, quella meraviglia che d’improvviso si mostra ai suoi occhi per donarla a tutti noi. “The golden horseshoe è la foto vincitrice in assoluto della 59esima edizione di “Wildlife Photographer of the Year”, il più datato (1964) e prestigioso riconoscimento dedicato alla “fotografia naturalistica”, promosso dal “Natural History Museum” di Londra. E l’artista che la firma (“fotografo naturalista dell’anno 2023”) è il biologo e fotografo marino francese Laurent Ballesta, già vincitore nel 2021.

“Wildlife Photographer of the Year” fornisce “una piattaforma globale” che mette in mostra alcuni dei migliori talenti della fotografia provenienti da tutto il mondo da quasi 60 anni. Le immagini premiate (e giudicate in modo anonimo da una giuria internazionale di esperti in base all’originalità, alla narrazione, all’eccellenza tecnica e alla pratica etica raccontando e indicando possibilmente un futuro a difesa del Pianeta) intraprendono un “tour internazionale” che sarà visto nel complesso da oltre un milione di persone. Per l’Italia la prima tappa è nelle Sale delle Cannoniere al “Forte di Bard”, dove gli scatti premiati nelle 17 categorie saranno presentati, da sabato 3 febbraio a domenica 2 giugno, in un suggestivo allestimento all’interno di light panels (pannelli retroilluminati) capaci di renderli ancora più emozionanti.

Le cifre: sono 49.957 le iscrizioni da parte di fotografi di tutte le età e livelli di esperienza, provenienti da 95 Paesi, registrate nel concorso di quest’anno e scattate nel corso dell’anno appena concluso.

Accanto alla foto vincitrice del francese Ballesta, altro scatto decisamente curioso e intrigante è quello dell’israeliano Carmel Bechler, vincitore del “Young Wildlife Photographer of the Year 2023”, con l’immagine “Owls’ road house” che immortala alcuni barbagianni all’interno di un edificio abbandonato vicino ad una strada trafficata. L’autore ha sfruttato al massimo la luce naturale e ha utilizzato tempi di esposizione lunghi per catturare le scie luminose del traffico in transito. Occhi e mani al servizio di indubbie capacità tecniche e anima attenta alle voci di un’intensa emozionalità.

Tra i vincitori anche gli italiani Alessandro Falco (abruzzese di Montesilvano, menzione speciale nella sezione “Photojournalism”), i romani Barbara Dall’Angelo (menzione speciale nella sezione “Zone Umide”) e Bruno D’Amicis (menzione speciale nella categoria “Talento naturale”) e il milanese Pietro Formis (menzione speciale nella sezione “Ritratti animali”).

Un plauso speciale e (lo confesso) di parte, per l’undicenne torinese Ekaterina Bee (premiata nella categoria 11-14 anni) e già vincitrice del “Wildlife Photographer of the Year 2022” (nella categoria fino ai 10 anni). Titolo della foto presentata quest’anno: “Out of the blue”. Su una barca nelle acque dell’isola di Skye (Scozia), l’isola più grande dell’arcipelago britannico delle Ebridi, Ekaterina ritrae con sorprendente e rapida abilità, attraverso i varchi creati dal pacato ondeggiare delle acque, l’elegante scivolare di una coppia di “delfini tursiopi” men che meno, in questo caso, “acrobati dei mari”, ma placide creature alla ricerca – pare – della migliore posizione per permettere ad Ekaterina di scattare una foto davvero “da incorniciare”.

 

Gianni Milani

 

“Wildlife Photographer of the Year”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Dal 3 febbraio al 2 giugno

Orari: Mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lunedì chiuso

 

Nelle foto:

–       Laurent Ballesta: “The golden horseshoe”, 2023

–       Carmel Bechler: “Owls’ road house”, 2023

–       Ekaterina Bee: “Out of the blue”, 2023

La magia delle bambole Lenci

Una passione torinese che si trasformo’ in successo internazionale

Il 23 aprile 1919 nacque a Torino la Lenci ,  “Ludus est nobis constanter industria” (il gioco è per noi costante lavoro), l’azienda delle famose e iconiche bambole conosciute in tutto il mondo che produceva anche altri giocattoli, mobili in legno, articoli per la casa e accessori per l’ abbigliamento.

Lenci non era solo l’acrostico del motto che i coniugi Enrico Scavini ed Elena Konig, donna colta e raffinata di origine austriaca, avevano creato per celebrare la loro attivita’ , ma anche il soprannome della signora che aveva cominciato la sua esperienza ludico-professionale in via Marco Polo 5 insieme al fratello che aveva deciso di aiutarla a creare le magnifiche creazioni che piacevano tanto ai Savoia.

Il marchio composto dall’immagine di una trottola, un filo e lo slogan che fa da cornice fu depositato nel 1922 e diede inizio ad una avventura che, oltre alla produzione e commercializzazione delle bambole, si configurera’ come punto di riferimento per la moda di quegli anni e sara’ motivo di ispirazione di artisti e sorgente di idee e creativita’.

Le Lenci non raffiguravano solo bambini, spesso dalla faccina imbronciata, ma anche silhouette con vestiti etnici e personaggi famosi come Marlene Dietrich e Rodolfo Valentino; raggiunsero presto un grande successo che le porto’ ad esposizioni molto importanti come quella di Parigi, Roma e Zurigo. Nel 1926 fu stampato il catalogo dell’azienda completo di tutti i prodotti che fu ampliato, a sua volta, nel 1927 con l’inserimento delle ceramiche. L’introduzione di nuove oggetti, oltre a rappresentare l’evoluzione della azienda, fu anche un ulteriore sforzo per combattere i diversi tentativi di concorrenza che misero l’azienda in crisi diverse volte. Dal 1928 la Lenci e’ nel momento di massima di espansione, ma questo non evitera’ difficolta’ economiche, dovute agli alti costi di gestione, che richiederanno la compartecipazione di un socio, Pilade Garella, che ne diventera’ proprietario unico nel 1937. Elena Koning rimarra’ come direttore creativo e si occupera’ di assicurarne lo stile e la linea fino alla morte del marito, momento in cui decise di lasciare l’azienda. Nel 1997 la Lenci venne venduta all’azienda Bambole Italiane che, purtroppo, e’ fallira’ nel 2002.

Ancora oggi si utilizza il panno lenci una stoffa non tessuta che viene usata per fare vestiti, ma anche accessori e collane grazie alla sua facilita’ di utilizzo e che rimanda alle famose bambole che erano foderate con un’ ulteriore strato di mussola, per renderle lavabili, e ricoperte di polvere vellutina.

L’avvento della celluloide rese le bambole di pezza obsolete e la produzione si concluse, ma ancora oggi le Lenci possono essere trovate nei mercati e nei negozi di antiquariato oltre che su diversi siti internet di commercio e di collezionisti.

Il loro successo fu talmente importante che vennero esposte nei musei di tutto il mondo tra cui New York e Tokyo, questa fama fu il frutto di una passione, trasformatasi poi in lavoro, che segno’ un periodo magico per Torino che ancora una volta si conferma luogo di fertile di estro e genialita’.

MARIA LA BARBERA

Ambra Angiolini in Oliva Denaro al Teatro Superga Nichelino 

 

Venerdì 2 febbraio, ore 21

 

La storia vera di Franca Viola nel romanzo candidato al Premio Strega 2022 di Viola Ardone

 

 

C’è una storia vera e c’è un romanzo. La storia vera è quella di Franca Viola, la ragazza siciliana che a metà degli anni ’60 fu la prima a rifiutare il cosiddetto “matrimonio riparatore” dopo aver subito violenza. Il romanzo di Viola Ardone “Oliva Denaro”, candidato al Premio Strega 2022, prende spunto da quella vicenda, la evoca e la ricostruisce reinventando il reale nell’ordine magico del racconto. Oliva ormai adulta racconta al pubblico la sua storia a ritroso, da quando ragazzina si affaccia alla vita fino al momento in cui, con una decisione che suscita scandalo e stupore, rifiuta la classica “paciata” e dice no alla violenza e al sopruso. Una storia di crescita e di emancipazione che scandaglia le contraddizioni dell’amore (tra padri e figlie, tra madri e figlie) e si insinua tra le ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa.

 

Venerdì 2 febbraio, ore 21

Oliva Denaro

Dall’omonimo romanzo di Viola Ardone

Con Ambra Angiolini

Drammaturgia e regia di Giorgio Gallione

Biglietti: 25 euro galleria, 30 euro platea

 

La stagione 2023-2024 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, firmata dalla direzione artistica di Alessio Boasi, Fabio Boasi e Claudia Spoto, in collaborazione con Piemonte dal Vivo. Produzione esecutiva Fondazione Reverse. Creative mind: Noir Studio.

 

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

011 6279789

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: mar, gio, ven e sab 16-19; mer 10-13 e 14-19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18