CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 116

Doppia inaugurazione della mostra “3 G” Dall’Art Design alla Post Pop Art

Presso lo spazio espositivo di Open Ada di Torre Pellice

 

Da sabato 2 marzo a sabato 6 aprile prossimo riapre, con un intreccio di linguaggi creativi, la stagione espositiva di Open ADA, in via Repubblica 6, a Torre Pellice. Protagonisti della scena i “3 G”, ovvero Diego Maria Gugliermetto, Luciano Gallino e Beny Giansiracusa. Il primo si distingue per i suoi oggetti e arredi di design, Luciano Gallino per le fotografie tra tango e design, Beny Giansiracusa per le serigrafie e opere uniche. Tutti e tre gli artisti sono esempi creativi di un Piemonte che sa distinguersi per capacità di sperimentare e innovare le espressioni artistiche del nostro tempo, ognuno nella sua specificità.

Trattando il tema del rapporto tra mondo formale seduttivo e l’ergonomia tra uomo e materia, all’inaugurazione di sabato 2 marzo, prevista per le ore 16, alla presenza degli artisti e della curatrice Monica Nucera Mantelli, vi sarà l’esibizione di tango della coppia formata da Marco Cavalli e Tiziana Ignazzi, eleganti ballerini reduci da “Ballando on the road” di Milly Carlucci.

Domenica 3 marzo, nel pomeriggio, abbinato alla mostra 3 G, visitabile dalle 15 alle 17.30, sarà presente il Convivio dei Sensi a partire dalle ore 18, tra vino, tango, cioccolato presso il Caffè Arnaud, in collaborazione con Fiorella Cordin, Les Accordeon du Villar, Casa de Tango Etnotango e una coppia di ballerini a sorpresa.

Info: progettimantelli@gmail.com

 

Mara Martellotta

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Creative Jazz Quartet all’Osteria Rabezzana

Via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 21 febbraio, ore 21.30

Il cool jazz californiano

 

Un repertorio che ripercorre il songbook americano, l’interpretazione di melodie intramontabili con una sonorità caratteristica priva di strumento armonico, reminiscenti del cool jazz californiano e rese famose dal quartetto del sassofonista Gerry Mulligan.

Lo swing, lo stile contrappuntistico, gli arrangiamenti originali e l’improvvisazione sono gli ingredienti principali che contraddistinguono l’interpretazione dei più famosi standards della storia del jazz da parte del Creative Jazz Quartet.

L’accurata scelta del repertorio permette di ricordare i musicisti più rinomati, da Louis Armstrong a Stan Getz. Non mancano le esplorazioni della scena “underground” del jazz degli anni ’50 e ’60 con artisti come Gigi Gryce, Sonny Clark e Freddie Red, avvalendosi, per alcuni progetti, della collaborazione artistica del sassofonista newyorkese Chris Byars come arrangiatore e “guest soloist”.

FORMAZIONE

Stefano Bassalti, flicorno e tromba

Francesco Senia, sax baritono

Fabio Mazzola, contrabbasso

Stefano Bonacina, batteria

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

I tesori dell’Accademia delle Scienze

Un’altra meraviglia nel cuore di Torino.

Nel pieno centro della nostra meravigliosa città si trova un bel palazzo seicentesco originariamente progettato per ospitare un collegio gesuitico e trasformato, in seguito, nella prestigiosa sede dell’Accademia delle Scienze.

Sebbene tra le carte ufficiali non ve ne sia traccia, la paternità di questo edificio è stata a lungo attribuita a Guarino Guarini. A supporto di questa tesi, o che Guarini ebbe un coinvolgimento nei lavori quantomeno parziale, vi è la certezza che l’architetto in quel periodo fu impegnato nel cantiere di Palazzo Carignano che si trova proprio a due passi dall’Accademia; sono visibili, inoltre, chiari influssi dello stile di cui Guarini era uno dei massimi esponenti, il barocco piemontese, che si possono osservare in diverse parti dell’edificio, ma soprattutto ammirando il magnifico scalone.La prima pietra fu posata nel 1679 da Maria Giovanna di Savoia di Nemours, l’idea di costruire il palazzo fu del gesuita Carlo Vota mentre l’urbanista Michele Garove diresse i lavori. Nel 1773 l’ordine dei gesuiti venne abolito e, dopo che la proprietà del palazzo diventò sabauda, il palazzo fu concesso alla neo costituita Accademia delle Scienze.

L’entrata è arricchita da due figure allegoriche femminili: Veritas, rappresentata da una donna appoggiata sul globo, e Utilitas, ritratta con cornucopia e il bastone alato con due serpenti, le statue sono divise tra loro dallo stemma coronato dei Savoia.

Sono diversi i tesori custoditi all’interno di questo luogo prezioso, ma certamente i più importanti e unici si trovano nel cuore dell’edificio, il piano nobile, nella Sala dei Mappamondi che prende il nome, appunto, dai due straordinari globi realizzati dal cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli. Entrambi hanno un diametro di 110 cm e rappresentano, il primo, la cartografia terrestre e l’altro quella celeste. Le decorazioni della sala, realizzate nel 1787, sono di Giovannino Galliari.

I particolari da non lasciarsi sfuggire negli angoli della volta sono davvero molti tra cui una bussola, un astrolabio un compasso, un coccodrillo e un termometro, mentre il timpano riporta le iniziali di Re Vittorio Amedeo III che istituì l’Accademia. Sopra la porta che conduce alla Sala lettura troviamo i ritratti di Euclide e Pitagora mentre all’interno di questo spazio, colmo di edizioni prestigiose accolte all’interno di ricche librerie, spiccano immagini ornitologiche e tondi con suggestive figure di animali. L’ultima sala, dalla forma stretta e lunga, ospita gli schedari storici, le pubblicazioni periodiche dell’Accademia e i repertori bibliografici per agevolare la consultazione delle opere.

Un’altra ricchezza torinese, un altro pezzo di storia che conferma quanto il patrimonio culturale di questa città, sede di memorie ed eredità culturali, sia di straordinario valore.

MARIA LA BARBERA


Per richieste di informazioni generiche su eventi e iniziative: info@accademiadellescienze.it

Fonte:

Accademia delle Scienze di Torino

Al Museo MIIT Gianna dalla Pia Casa e  Gian Piero Nuccio

Inaugura giovedì 22 febbraio prossimo una duplice mostra presso il museo MIIT di Torino, in corso Cairoli 4. Si tratta delle due personali di Gianna Dalla Pia Casa “Tristano e Isotta. Opere in acrilico” e Gian Piero Nuccio “Sfasature. Opere di incisione” che si terranno fino al 5 marzo prossimo, con inaugurazione giovedì 22 febbraio dalle 17.30.

Si tratta di artisti e linguaggi differenti, ma al tempo stesso complementari per sensibilità e intuizione creative, che danno vita a una doppia esposizione dai contenuti raffinati e intensi e che pongono in luce idea, mestiere e unicità espressiva.

“Da alcuni anni, dopo il passaggio dall’Iperrealismo, la mia ricerca è orientata all’analisi del segno pittorico e del grafismo della scrittura, al recupero di simboli e soggetti classici e arcaici e alla riflessione sull’impatto del colore. In questa mostra il filo conduttore, palese nei titoli, è la leggenda di Tristano e Isotta, tratta dal celebre “ Tristan und Isolde” di Richard Wagner nella traduzione italiana. Il connubio tra segni di scrittura, stesure pittoriche e immagini simboliche, invitano a una doppia lettura per la stratificazione di significati su sfondi chiaramente astratti. Sono un esempio la “treccia” o intreccio del racconto, il “nodo” o nodo del discorso, l’uso della spirale di Fibonacci, nella sua versione geometrica. Il colore resta importante per le sue suggestioni visive ancor più delle regole principali della pittura. La nuova mostra al MIIT viene pensata come un sistema interattivo, una ripetizione del tema centrale alla ricerca di un’armonia d’insieme”.

“Nietzsche trovò nel Tristano wagneriano – afferma Gian Piero Nuccio – l’opera in cui la logicità apollinea del mondo socratico platonico si scontrava con la dissolvenza incontrollabile del mondo dionisiaco. Un amore indotto da pozioni magiche non riesce a sottostare alla ragione di stato. Acidi cromatismi e sospensioni armoniche creano la suspense e l’incertezza su cui si fonda l’intera opera, mentre la musica non riesce a descrivere la rappresentazione scenica, ma i simboli e i sottintesi che ne nascono. Nietzsche restò affascinato da questo recupero della sensualità dell’irrazionale operata da Wagner, trovandola così vicina alla sua intenzione di un superamento della razionalità, come ben descrive ne “La nascita della tragedia greca” (1872). Affrontare la traduzione di tutto ciò nel linguaggio pittorico è impresa piuttosto ardua. L’artista, ben consapevole del senso di attesa cui lo spettatore è sottoposto, traduce in simbolismi i cromatismi e le sospensioni armoniche. Nulla, dunque, nell’opera pittorica risulta chiaro, esplicito, tutto è lasciato alle interpretazioni. Trecce e nodi ( Isotta? Tristano?) sono sparsi per i vari quadri, indistricabili entrambi, unici soggetti figurativi di tutta l’opera. Il resto è astrazione, fumi di colore che si mescolano l’un l’altro, nebbia che avvolge e nasconde le due figure, segni e scritture non traducibili in sensi letterari conosciuti. La mancata definizione informale, come le catene di dissonanze wagneriane, crea l’attesa mai colmata, come il desiderio che, nei due amanti, si riproduce continuamente. La risoluzione finale starà nella morte dei due protagonisti. Ma nei quadri questo non è detto. L’artista lascia i soggetti indefiniti e lo spettatore si porta dietro questa suspense per tutta la mostra.

Nei lunghi viaggi tra Inghilterra e Irlanda le nebbie marine – qui tranquilli rosa, azzurri, pallidi ocra – offuscano una realtà sempre inafferrabile e quindi tragica, tanto quanto la condizione umana angosciante della non accettazione della propria finitezza”.

Gianna dalla Pia Casa è nata ad Este, nel Padovano, ma vive e lavora a Torino dove conduce un’intensa attività espositiva con mostre personali e collettive. All’Accademia di Belle Arti di Torino è stata allieva di Sergio Saroni, Davico e Francesco Franco. Nel suo interesse perle Arti figurative, ha anche insegnato, trova spazio la poesia visiva che interpreta con particolari declinazioni. Le sue ricerche si sviluppano su diversi piani interpretativi, concettuale, intellettuale e formale, realizzando un percorso unitario tra l’idea, il suo richiamo storico e culturale e la stesura formale che soddisfa il suo piano estetico.

“in uno scritto sulla contemporaneità – precisa Gian Piero Nuccio – Agamben afferma che la contemporaneità è ‘quella relazione con il tempo che aderisce ad esso attraverso una sfasatura o un anacronismo’. Per chi si occupa di arte e, in particolare, di arte contemporanea, questa affermazione risulta particolarmente stimolante. L’arte contemporanea ha da tempo consegnato tutta la validità dell’opera al concetto, ritenendo superati, in un’epoca di incontenibile sviluppo dei mezzi espressivi, problemi relativi al saper fare.

In questo modo l’artista viene liberato dal peso degli inganni “illusionistici” come il chiaroscuro o la prospettiva, che dimostravano la sua capacità di creare una realtà altra, in grado di coinvolgere pienamente lo spettatore nella narrazione. Resta il fatto che si possano generare pericolosi fraintendimenti, quando non facili speculazioni. L’utilizzo della tecnica incisoria, complessa e certamente démodé, dovrebbe eliminare questo pericolo. Di qui l’approdo a quella sfasatura di cui parla Agamben. Questa tecnica arcaica, prossima all’arké, cioè all’origine, continua ad agire nella contemporaneità dove il segno rupestre, il tratto scavato , durano tutt’oggi. L’altra grande responsabilità della contemporaneità risiede negli intenti contenutitrovi che l’artista esprime nelle sue opere. Italo Calvino nelle sue Lezioni americane descrive come , per conoscere in profondità il mondo e per indagarlo e scoprirlo, occorra prenderne le distanze. Solo così lo si può superare e rappresentare.

Lo sguardo va dunque rivolto al mondo con leggerezza per svelare l’invisibile, andare oltre la superficie e scoprire cosa c’è sotto. Rientra in gioco la sfasatura rispetto al tempo corrente. Perseo guarda Medusa riflessa nel suo scudo per non essere tramutato in pietra dal suo sguardo. Le vaste campiture nere sono l’invito a osservare il mondo non direttamente, ma di riflesso. L’ombra definisce le luci. Nella calma, nella profondità e nel silenzio dei neri la leggerezza svela l’invisibile”.

 

Museo MIIT Museo Internazionale Italia Arte

Gianna dalla Pia Casa. “Tristano e Isotta. Opere in acrilico”

Gian Piero Nuccio “Sfasature. Opere di incisione”.

Dal 22 febbraio al 5 marzo 2024

Orario dal martedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30. Sabato 10.30-12; 15.30-19.30

 

Mara Martellotta

Johnny Depp a Torino per il film su Modigliani

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La star a Torino per girare le scene di “Modì“, il biopic su Amedeo Modigliani con protagonista Riccardo Scamarcio. Tra i produttori del film Andrea Iervolino e Monika Bacardi.  “Modì” sarà girato presso la sede dislocata dei Tuscany Film Studios di Andrea Iervolino.

 

Torino, 19 febbraio 2024 – Johnny Depp arriva a Torino per girare alcune scene di “Modì”, biopic su Amedeo Modigliani che lo vede per la seconda volta dietro la macchina da presa. “Modì” sarà girato preso la sede dislocata dei Tuscany Film Studios di Andrea Iervolino.

Sono orgoglioso di portare a Torino una star internazionale del calibro di Johnny Depp, con cui abbiamo spesso collaborato negli scorsi anni, come ad esempio nella serie animata ‘Puffins” e nel film “Waiting for the Barbarians”. Ha commentato Andrea Iervolino, CEO del Gruppo ILBE, di Tatatu e fondatore dei Tuscany Film Studios. “La città di Torino ha il potenziale per affermarsi quale polo cinematografico a livello globale, e la presenza degli studi a Torino, sede dislocata dei Tuscany Film Studios, costituisce un elemento fortemente attrattivo per le produzioni nazionali e internazionali. I Tuscany Film Studios nascono infatti per portare l’arte di fare cinema in tutta Italia, non solo in Toscana“.

Oltre alla regia di Johnny Depp, nel cast sono già stati annunciati Riccardo Scamarcio, che interpreta Modigliani, Al Pacino, nelle vesti di Maurice Gangnat, e Luisa Ranieri, nei panni di Rosalie.

Apocalisse di San Giovanni, opera da 250 x 3 metri di Enrico Mazzone

Ospitiamo l’intervento dell’artista torinese Enrico Mazzone attualmente “rifugiatosi” in Finlandia

 

Si conclude in data 1 febbraio 2024, in Finlandia il primo segmento dell’opera colossale inerente alla rappresentazione dell’ Apocalisse di San Giovanni, riprodotto su di un foglio da 250 x 3 metri.
La bobina di carta nera ( tinta NERO VANTA ) è sponsorizzata dalla cartiera tedesca Koehler, con sede a Greiz, non distante dalla celebre Foresta Nera.
Materiale, trasporto e presentazione ad Amburgo è stato offerto e sponsorizzato dall’organico della sede principale con a vertice Holbach- Basler-Braun-Rühling.

Il foglio nero è disegnato con penna rossa, a l fine di giorcare sulla visione ottica di raccapezzare la trama avvicinandosi al foglio. A differenza dell ́opera precedente ( Rubedo ), diligentemente disegnata a tecnica puntinista e in stile figurativo sul foglio da 97 x 4 metri , L’Apocalisse ha segni definiti da linea di contorno, in quanto il nero e´in grado di assorbire in prominenza parziale la visione . Inoltre, in quanto anche conosciuto come ” Libro della Rivelazione ” le immagini letteralmente si rivelano all’osservatore in un percorso in cui l´avvicinamento è
parte della performance dell’opera ( per non citare una retta oculazione alla fede di vedere apparire qualcosa ).
L´opera nasce da un incidente accaduto alla Filanda di Monesiglio , in cui l’opera Rubedo accidentalmente collassa nella sua struttura e si strappa, creando un danno notevole che porta l’opera ad essere restaurata al centro restauro di Venaria, grazie all’ intervento certosino della Dottoressa  Maddalena Trabace. Lo strappo ha creato di primo acchito dolore e rabbia, ma per tale motivo ho scritto di polso ( e stomaco ) delle rime , che oggi ufficialmente fanno da “invocazione o Proemio ” verso la città ́di Torino, che in modo funesto fa da scenario ad una possibile futura esposizione alla Mole Antonelliana.
Da questa trafila di pensieri contorti ma molto articolati ( ed accurati ) nasce dunque la voglia di mettermi in gioco e riprodurre in immagine il mio pensiero, anche al fine di trascendere l’amarezza passeggera, terminati con una bella gita a Genova, nel sontuoso Cimitero di Staglieno che diede il colpo di grazia per essere stimolato dalle voluttuose statue, unica su tutte la Tomba Pizzorni dello scultore Vittorio Lavezzari.
Vorrei dissacrare il Tuo funerale
con il canto del Capro ed il grugnito del maiale
per versare sul tuo capo, battezzato Augusta
il solenne pentimento di vantare un’eta’ si funesta.

Fosti creola per convenienza,
imputtanita di abbellimenti e simulacri cristiani ,
egizi fortuiti ardenti gia’ mai su fondazione coesa
o per riluttante e schietta demenza dei tuoi incensi
ove i figli senili circondan le falde.

Taurasia fu un sogno ch’il disagio manco’
al Giovanni Padre assalito dalla visione dell’Apocalisse
che rende sì attuale delle sette cetre ,
le Corde a timone delle tue coscie calde
sui rispettivi peccati.

La fuga di un Sudario ( se lercio s’ affoga )
Fu’l sussulto d’Emilio ” degli Antecristi e’ mai l’ora !
 ” Augusta superba dinanzi al Gemello,
 concedi perdono al Suicida Novello “
Tra Praga e Salgari, mai metter coltello !”

Del poliamorismo poi fosti corteccia
sul suolo fangoso ( con lacrime e feccia )
a renderti otre, pelosa bisaccia
lussuria d’incanto e dincesto due fiumi
ti rigan feconda dei malvagi numi .

L’Avaro poi avanza dal basso dei Monti
fe’ del periscopio il ragguaglio dei Conti
 mai al 45 la storia s’avvinse
se nel Settentrione l’unione ammalata
dei gradi abbassaron diottria si oculata.

 Accidio il terreno per ogni stagione
i Figli s’atteggian con la presunzione
di aver tra le cinta un gran benestare
tra flemma, distacco e pretesa di amare
Giaveno qui insegna l’istina pittura
di Vera certezza su Coerva Bravura

Augusta ricordi di esodi libici
austera all’invidia di Templi Augustei..?
Se fosse diaspora di ebrea matronale
Cuciresti due nei tra il Giovane Oriente e la Madre Puttana perinealmente

Di Gola e Mestizia intercedano tre fochi
Tre Punti Superbi che lascino rochi
per grida iraconde le Anime Avulse
A chi pensa ” Io Folle o Io Apocrifo !:
” Espulse !” da quella grondaia attraverso la quale
il Gran Vecchio primeggia su di una Torino letale.


Con quanta rivalsa io noto gibboso
sul metabolismo di spazio concesso
non dato, non visto, sentito e odorato
da generazioni private del sesso:
L’eterno riposo , schifoso latrato
dal canto del capro mi sento umiliato.
Vorrei infine lanciare un appello a Michelangelo Pistoletto ed avere un fraterno ma profondo confronto al fine di smantellare la messa in mostra di Arte Povera in una città´come Torino, in cui banche e fondazione private hanno da 60 anni impegnato grandi quantità di  denaro che hanno in parte rattrappito luoghi pubblici con opere non consone e forse un po’ oblique al patrimonio artistico cittadino.  Se mi sono infatti rifugiato in FInlandia è proprio grazie all’ottusità ed aridità che in campo artistico a Torino primeggia sotto l’ípocrisia di street Art , Gallerie da circoli e “Arte Povera” per ricchi.
Enrico Mazzone
foto di  Riitta-Liisa Metsämarttila

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Ken Follet “Le armi della luce”

-Mondadori- euro 27,00

Ken Follet -mostro sacro della narrativa mondiale- con questo monumentale romanzo conclude il quinto e ultimo capitolo della saga iniziata con “I pilastri della terra”, ambientata a Kingsbridge, l’immaginaria città inglese di cui ha narrato l’evoluzione.

In “Le armi della luce” leggiamo le vicissitudini dei protagonisti nell’arco di tempo che va dal 1792 al 1824; epoca in cui il progresso si scontra con le tradizioni più radicate del vecchio mondo rurale, e il potere dispotico delle élite intende trasformare l’Inghilterra in un Impero commerciale.

Al centro c’è la strenua lotta dei lavoratori degli opifici tessili che vogliono riunirsi in un sindacato che li tuteli. Follet narra le

vicende di un gruppo di famiglie legate tra loro, alle prese con l’industrializzazione e i nuovi macchinari che consentono un nuovo tipo di produzione. Un cambiamento epocale con il quale si confrontano personaggi memorabili come la coraggiosa Sal e il geniale Spade.

A muoversi sono anche molte altre figure alle prese con le conseguenze della guerra: la rivolta delle donne per il pane, il diritto degli operai alla tutela sindacale, la legislazione repressiva esercitata da personaggi avidi e discutibili. Un magnifico romanzo tra storia e fantasia, quella suprema di Ken Follet….

 

 

Enrica Tesio “I sorrisi non fanno rumore”

-Bompiani- euro 17,00

Cosa può succedere se una scrittrice molto amata sale su un palco e smantella una delle bugie più grandi in cui si culla l’infanzia? Ovvero che Babbo Natale non esiste ed è solo un’invenzione degli adulti spacciata ai più piccoli. Apriti cielo e giù palate di disapprovazione a catinelle.

La distruttrice di mondi è la scrittrice per l’infanzia Antonia Baldi che in un momento di incauto sfinimento lancia questo meteorite. Subito una pletora di genitori la lapida sui social e in ogni dove, i bimbi ora la odiano, tutti intorno le fanno il vuoto.

E’ una commedia tragicomica in cui si ride parecchio, e mette in scena un caos familiare che Tesio racconta con penna acuta da anni. Sotto la trama serpeggia la difficoltà di essere adulti e genitori. Ne è un esempio Antonia che deve fare i conti con una figlia di 8 anni in rotta di collisione, un ex marito e la sua nuova famiglia. Ma anche con agenti letterari, avvocati e altri personaggi che popolano il suo quotidiano e le danno filo da torcere.

C’è la riflessione sull’epoca in cui tutto corre in rete e su Watshapp, con i figli che cliccano i regali direttamente sui siti di vendita online. E la malinconia diventa acuta quando Antonia si rintana nella casa della madre che non c’è più…e medita sulla sua vita e i suoi inciampi.

 

 

Kathleen Farrel “La malizia del vischio”

-Fazi Editore- euro 18,50

E’ la prima volta che viene pubblicata in italiano questa sferzante commedia intrisa di humor della scrittrice inglese (nata nel 1922, morta nel 1999) che diede alle stampe il libro nel 1951 riscuotendo successo immediato in patria.

E’ la cronaca a tratti esilarante, ma anche impietosa, di una rimpatriata natalizia che mette insieme i disparati membri di una famiglia nella casa della matriarca Rachel sulla costa del Sussex. Al caldo scoppiettante del rassicurante camino acceso si avvicendano vari personaggi, mentre sotto la cenere covano antichi rancori, segreti, drammi personali.

Il romanzo mette in scena l’anziana e tirannica Rachel che tenta di tenere uniti i parenti, ma rischia di fare esplodere conflitti sottesi da tempo. Con lei vive la nipote Bess che ne asseconda ogni minimo capriccio, ma sogna di scappare ed è segretamente innamorata del giovane Piers. Poi c’è Marion, donna in carriera e dispotica con il consorte. Il rampollo Adrian che arriva alla festa obnubilato dall’alcol e più immaturo che mai. Inviso al clan perché si è già preso una parte di eredità ed è stato allontanato all’estero.

Tutti sono sotto la lente di ingrandimento della cameriera Mrs Page, che si arrovella inutilmente sulle stranezze della famiglia riunita più per ferirsi che amarsi.

Tra tè, pasticcini e preparativi è un continuo scambio di frecciatine velenose, sottintesi malevoli, dialoghi serrati che svelano ambizioni mancate, frustrazioni varie, desideri e debolezze.

 

 

Zadie Smith “L’impostore” -Mondadori- euro 22,00

Zadie Smith, nata 48 anni fa a Londra da padre inglese e madre giamaicana (oggi docente di narrativa alla New York University), in queste pagine si avventura in un romanzo storico. E trae spunto da un fatto realmente accaduto.

Il celebre caso Tichborne che appassionò la società vittoriana londinese. Lo spunto è nato quando ha visitato alcune tombe in un cimitero londinese: quella dello scrittore del XIX secolo quasi dimenticato, William Harrison Ainsworth (1805- 1882) e della sua governante -forse anche amante- Eliza Touchet.

Invece in un altro camposanto riposano i resti del macellaio australiano Arthur Orton che aveva affermato di essere il baronetto Sir Roger Tichborne, erede di una colossale fortuna, dato per morto durante un naufragio.

Nel romanzo l’autrice intreccia le vite di più personaggi. Lo scrittore di luoghi comuni che ebbe successo ma era privo di talento. Sua cugina Eliza, governante di origini scozzesi, libera e particolarmente arguta. Il falso baronetto e l’avvocato al processo, Kenealy amico di Ainsworth. Una trama in cui si parla di schiavismo, Giamaica, temi politici e razziali, bisogno di appartenenza. E nelle pagine compaiono anche Dickens e Tackeray.

 

Eleonora Lucchese vince il Talent Vision Speciale Sanremo

Eleonora Lucchese, 12 anni, di Verolengo, in provincia di Torino, ha vinto
la Finalissima del Talent Vision 2024, Speciale Sanremo, del Patron Domenico Trotta
ed è arrivata Prima Sezione Iunior al Premio Battiatto del Patron Daniele Morelli
eventi collaterali al Festival della Canzone Italiana a Sanremo.

Un percorso di crescita innarestabile per la giovane talentuosa piemontese che ormai dimostra di essere sempre più una promessa della moda e della canzone.

Innumerevoli attestati di stima e interviste e
il riconoscimento della sua bravura da parte del grande Maestro Meozzi.

Di Eleonora Luccehese, ne siamo certi, ne sentiremo parlare spesso in futuro.

Rock Jazz e dintorni a Torino. Seeyousound e Mike Dawes

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il quartetto israeliano Sandia.

Martedì. Allo Spazio 211 si esibisce il chitarrista Mike Dawes.

Mercoledì. Al Blah Blah sono di scena i Raining Nails. All’Osteria Rabezzana suona il Creative Jazz Quartet.

Giovedì. Al Peocio di Trofarello è di scena David Ellefson. All’Hiroshima Mon Amour suonano i C’mon Tigre. Al Blah Blah si esibisce James Ionathan Clancy.

Venerdì. Inizia Seeyousound al cinema Massimo. L’inaugurazione è affidata al lungometraggio su Cindy Lauper “Let The Canary Sing” preambolo dell’esibizione della cantante Lamante. All’Hiroshima si esibisce il rapper Kaos  accompagnato dal Dj Craim. Allo Ziggy suonano i 99th Floor mentre al Cafè Muller si esibiscono i Desidia. Al Kontiki suonano i Follia Nuda e gli Invernice. Al Blah Blah sono di scena i Bluedaze. Al Magazzino sul Po suonano i Bengala Fire. Al Folk Club suona il bluesman Francesco Piu. Allo Spazio 211 è di scena Edda.

Sabato. Al Bunker serata intitolata “La grande notte del jazz torinese”. Tanti i musicisti da segnalare: Luigi Tessarollo, Alessandro Chiappetta, Claudio Bonadè, Max Gallo e Alfredo Ponissi. Per Seeyousound il documentario sul pioniere del suono elettronico Morton Subotnick preceduto dal trio Solar Pulsers. Al Blah Blah suonano i Burn The ocean. Al Magazzino di Gilgamesh si esibisce la cantante Sheol Dilù Miller. Allo Ziggy sono di scena i Putan Club.

Domenica. Per Seeyousound il documentario “Rèveiller Les Vivents” su Brigitte Fontaine e “Even Hell Has Its  Heroes” sui metallari Earth. All’Imbarchino suona la violinista Catherine Graindorge mentre al Magazzino sul Po si esibisce il percussionista Manu Delago.

Pier Luigi Fuggetta

Prima nazionale al Carignano per l’Otello di Shakespeare in lingua ungherese

Per  la regia di Kriszta Székely,dal 22 al 25 febbraio 2024

 

Andrà in scena al teatro Carignano, il 22 febbraio prossimo in prima nazionale, alle 19:30, l’Otello di William Shakespeare, per la drammaturgia di Ármin Szabó – Székely, diretto dalla regista ungherese Kriszta Székely, artista associata al Teatro Stabile di Torino che, nella passata stagione, ha firmato la regia del Riccardo III con l’interpretazione di Paolo Pierobon. Lo spettacolo, prodotto dal Katona József Színház e dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, resterà in scena per la stagione in abbonamento dello Stabile fino al 25 febbraio 2024. Lo spettacolo è in lingua ungherese con soprattitoli in italiano. Nella regia di Kriszta Székely la chiave del dramma di Shakespeare e Iago, che odia, mente, non è chi dice di essere e, con le sue bugie, distrugge tutto. Proprio come Riccardo III è determinato a essere un cattivo e subordina tutte le sue azioni a questo scopo. Non vacilla, va avanti, non si tira indietro di fronte a nulla, e diventa un uomo di spettacolo e un illusionista. È ferito, il suo capo non lo ha nominato Colonello ed è rimasto Capitano. Questa frustrazione  è l’odio cieco guidano tutto. Otello incarna l’outsider sempre presente che, per qualche meschino motivo, viene stigmatizzato, condannato e emarginato: non può inserirsi nella società ed è il bersaglio perfetto per una comunità che, attraverso lui, sfoga la frustrazione, la rabbia e l’impotenza represse. Alla fine diventa ciò che gli altri vogliono che sia: si libera dell’uniforme militare e scatena l’aggressione che uccide Desdemona.

“Non sono quel che sono” dice Iago, un Capitano che vuole diventare Colonnello, geloso di tutti, mente a tutti. È consapevole della manipolabilità delle persone e del fatto che la realtà non è inequivocabile. Tutto dipende da come viene presentato. Sente le crepe tra amanti, amici e alleati, e con le sue bugie contribuisce a rendere queste crepe degli abissi. Spacca in due il mondo e fonda le sue azioni sull’incertezza, sulla paura e sui pregiudizi, divide e impera. Otello crede alla sincerità di Iago perché il suo sottoposto è bravissimo a recitare la parte dell’uomo onesto. Nel mondo ingenuo del moro, Desdemona è additata come adultera, perché l’apparenza è contro di lei. La bugia rende più grande la parte peggiore delle cose, fa cadere tutto a pezzi in un batter d’occhio.

La regia di Székely non si limita a trattare il tema degli estranei, ma esamina il cancro del nostro presente, la volontà egoistica distruttiva di potere, il meccanismo socialmente dominante delle fake news, e tratta sentimenti molto umani come la frustrazione, causata dall’abbandono e dalla gelosia, che è una delle forze motrici dietro le azioni di quasi tutti i personaggi. L’aspetto inquietante è il metodo, il fatto che niente e nessuno abbia importanza, che il fine debba essere raggiunto senza tener conto del costo richiesto. Oggi vediamo molti casi, figure e metodi di questo tipo intorno a noi. Forse è per questo che lo spettacolo tocca rapidamente lo spettatore, poiché egli vede ciò che vive ogni giorno. Si tratta di un effetto alimentato da uno stile di messa in scena fresco, dinamico e contemporaneo.

 

Teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino

Dal 22 al 25 febbraio 2024

Orari: giovedì e sabato ore 19:30/venerdì ore 20:45/domenica ore 16:00

Biglietti: intero € 37 – ridotto € 34

 

Mara Martellotta