Al Teatro Carignano sarà di scena, dall’11 al 16 novembre, la pièce , che ne è anche l’interprete, con Christian La Rosa, Paolo Musio, Alberto Onofrietti, Eros Pascale e Giorgia Salari, con la Compagni di Umberto Sini Teatro di Roma-Teatro Nazionale Piccolo Teatro di Milano.
“Ritorno a casa” è il celebre capolavoro di Harold Pinter che, a sessant’anni dalla sua prima rappresentazione, mantiene intatta la sua forza nell’esplorare le dinamiche familiari distorte, il potere, la violenza e la disgregazione dei rapporti. Ambientato in una claustrofobica casa nella periferia di Londra, lo spettacolo ritrae un vero e proprio “gruppo di famiglia in un interno”, in cui si innesca una tensione di desideri repressi. In questo soffocante contesto casalingo, la cui solitudine è spezzata solo da continue liti familiari, è presente il padre, Max, interpretato da Popolizio, ex macellaio e frequentatore di ippodromi, con i suoi figli Lenny (Christian La Rosa), un trentenne con tendenze mitomani che si vanta di avventure erotiche violente, e Joey (Alberto Onofrietti), il fratello più giovane, aspirante pugile professionista, il più fragile della famiglia. Insieme a loro convive lo zio Sam (Paolo Musio), che vive a spese del fratello Max, da cui subisce costanti rimproveri. Il precario equilibrio familiare verrà sconvolto dall’arrivo notturno del figlio Teddy (Eros Pascale), affermato professore di filosofia che, dopo sei anni, torna dall’America con l’enigmatica moglie Ruth (Giorgia Salari), madre dei loro tre figli e unica figura femminile in un contesto tutto maschile, che accende desideri e scatena dinamiche conflittuali. Il cinismo e la cattiveria di Harold Pinter raggiungono la massima espressione in quest’ opera del 1964 dalla struttura quasi cinematografica, che Massimo Popolizio riesce a tradurre in una messa in scena divertente, muovendosi tra umorismo e tragedia, con un ritmo da “spartito emotivo linguistico” per svelare le tensioni psicologiche e i silenzi eloquenti tipici della scrittura di Pinter. Con un approccio radicale e innovativo, Popolazione affronta questo testo fondamentale del teatro contemporaneo, portando alla luce le più inquietanti verità sulla natura umana e sulle dinamiche di potere all’interno della famiglia.
Teatro Carignano: piazza Carignano 6, Torino
Biglietteria: biglietteria@teatrostabiletorino.it – tel: 011 5169555
Orario spettacoli: martedì, giovedì, sabato ore 19.30 / mercoledì, venerdì ore 20.45 / domenica ore 16
Mara Martellotta




LETTERE 


Sembra quasi un fatto di cannibalismo in famiglia perché il Polo del ‘900 è da sempre settario a senso unico verso le idee liberali, moderate, considerate in modo censorio di destra. Il divieto a tenere una conferenza al Polo del ‘900 ha scatenato quindi la giusta ira di Angelo d’Orsi, esponente di rango della cultura marxista e gramsciana torinese e candidato sindaco della estrema sinistra contro Lo Russo. D’Orsi è un militante di estrema sinistra coerente con sé stesso: la sua coerenza lo porta spesso all’intolleranza, ma per il professore il liberalismo è proprio un’eresia impraticabile e forse… intollerabile. Gli hanno annullato la conferenza perché accusato di essere un filoputiniano. Avrebbe dovuto presentare un libro sulla Russofilia. Il divieto appare del tutto immotivato perché il professore ha tutti i titoli per essere di casa al Polo. Io sono almeno 10 anni che non vengo invitato a parlare al Polo e me ne sono fatta una ragione. Ma d’Orsi ha ragione da vendere per lamentarsi: è un compagno obbediente, un militante e financo un attivista. Non l’ho più seguito, ma penso che negli ultimi tempi si sia immolato per la Palestina e abbia criticato aspramente Israele, come è di norma tra i veri comunisti da sempre, perché a perseguitare e deportare gli ebrei fu ci fu anche Stalin e non solo. Chiedo che diano la parola al professore, altrimenti gli offro piena e totale l’ospitalità al Centro Pannunzio dove venne una sola volta 25 anni fa a ricordare Massimo Mila che, in verità, fu solo un compagno strada. E ovviamente potrà dire tutto ciò che vuole, in assoluta libertà. Perché il Centro Pannunzio è una libera agorà aperta a tutti i dissensi e a tutte le eresie. Anzi , le idee di d’Orsi non sono eresie, sono semplicemente idee che vanno rispettate. Meglio, diceva Gobetti, se le idee discordano perché così crescono le idee. Un Gobetti un po’ ostico per il professore e adesso anche un po’ scomodo per il Polo che ospita il settario centro Gobetti e tende a distinguersi, nel caso di equivoci, con il defunto Polo delle libertà.

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