CULTURA E SPETTACOLI

“Ritorno a casa” di Harold Pinter, regia di Massimo Popolizio

Al Teatro Carignano sarà di scena, dall’11 al 16 novembre, la pièce , che ne è anche l’interprete, con Christian La Rosa, Paolo Musio, Alberto Onofrietti, Eros Pascale e Giorgia Salari, con la Compagni di Umberto Sini Teatro di Roma-Teatro Nazionale Piccolo Teatro di Milano.

“Ritorno a casa” è il celebre capolavoro di Harold Pinter che, a sessant’anni dalla sua prima rappresentazione, mantiene intatta la sua forza nell’esplorare le dinamiche familiari distorte, il potere, la violenza e la disgregazione dei rapporti. Ambientato in una claustrofobica casa nella periferia di Londra, lo spettacolo ritrae un vero e proprio “gruppo di famiglia in un interno”, in cui si innesca una tensione di desideri repressi. In questo soffocante contesto casalingo, la cui solitudine è spezzata solo da continue liti familiari, è presente il padre, Max, interpretato da Popolizio, ex macellaio e frequentatore di ippodromi, con i suoi figli Lenny (Christian La Rosa), un trentenne con tendenze mitomani che si vanta di avventure erotiche violente, e Joey (Alberto Onofrietti), il fratello più giovane, aspirante pugile professionista, il più fragile della famiglia. Insieme a loro convive lo zio Sam (Paolo Musio), che vive a spese del fratello Max, da cui subisce costanti rimproveri. Il precario equilibrio familiare verrà sconvolto dall’arrivo notturno del figlio Teddy (Eros Pascale), affermato professore di filosofia che, dopo sei anni, torna dall’America con l’enigmatica moglie Ruth (Giorgia Salari), madre dei loro tre figli e unica figura femminile in un contesto tutto maschile, che accende desideri e scatena dinamiche conflittuali. Il cinismo e la cattiveria di Harold Pinter raggiungono la massima espressione in quest’ opera del 1964 dalla struttura quasi cinematografica, che Massimo Popolizio riesce a tradurre in una messa in scena divertente, muovendosi tra umorismo e tragedia, con un ritmo da “spartito emotivo linguistico” per svelare le tensioni psicologiche e i silenzi eloquenti tipici della scrittura di Pinter. Con un approccio radicale e innovativo, Popolazione affronta questo testo fondamentale del teatro contemporaneo, portando alla luce le più inquietanti verità sulla natura umana e sulle dinamiche di potere all’interno della famiglia.

Teatro Carignano: piazza Carignano 6, Torino

Biglietteria: biglietteria@teatrostabiletorino.it – tel: 011 5169555

Orario spettacoli: martedì, giovedì, sabato ore 19.30 / mercoledì, venerdì ore 20.45 / domenica ore 16

Mara Martellotta

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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SOMMARIO: I professori gabbati e difesi dalla CGIL – Giù le mani dalla Lancia – La vivandiera delle Br – Lettere

I professori gabbati e difesi dalla CGIL
È stato finalmente firmato il contratto collettivo di lavoro per i docenti con aumenti poco significativi e in ritardo di un triennio. Chiuso il contratto, si dovrebbero subito riaprire altre trattative. Hanno firmato tutti, salvo la CGIL. Snal e Gilda si sono allineati a UIL e CIsl, tradendo il sindacato autonomo. I professori non sono mai stati nelle corde dei sindacati confederali che sono sempre partiti dal fatto che i docenti non lavorano. Fu la CGIL a chiedere 36 ore per i docenti come per gli impiegati, senza neppure capire cosa significhi insegnare, un mestiere atipico e non confrontabile con quello di un impiegato. La CGIL volle anche la bollatrice per i professori per equipararli ai bidelli, promossi ad operatori scolastici. Ebbene, questa volta è la CGIL di Landini a non firmare il contratto che certo non è entusiasmante. I docenti sono considerati a destra degli irrecuperabili sinistroidi, una vera enclave di faziosità.
In parte è così, ma mettersi contro i docenti non è una politica giusta ,capace di guardare al futuro. Molti docenti – pensiamo ai fanatici proPal – sono intollerabili, ma non costituiscono la totalità della categoria. Solo quando i professori di rifiutarono per mesi di svolgere gli scrutini, ottennero un trattamento decoroso degno del loro ruolo professionale. Era  ministro della Funzione pubblica l’andreottiano Pomicino che dovette cedere ai docenti per una volta uniti, malgrado la fronda dei presidi della CGIL. Eravamo alla fine del secolo scorso. Poi la CGIL prese il sopravvento, avendo anche ministri alla PI  comunisti come Berlinguer  e De Mauro e  che fecero il bello e il cattivo tempo alla Minerva, esercitò un’egemonia soffocante nella e  sulla scuola di ogni ordine e grado, esclusa l’ Università di cui si occuparono  direttamente  il partito, le sue cellule, i diversi compagni professori che fecero terra bruciata del dissenso. Adesso che la CGIL  non firmi il contratto è un fatto nuovo e contraddittorio perché quel sindacato è stato la rovina della classe docente italiana.
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Giù le mani dalla Lancia
Ho letto che Stellantis cerca di mettere,  a livello museale ,le mani sulle auto Lancia che non ha mai prodotto perché ai vertici  c’era il grande Vincenzo Lancia, non un battilastra qualsiasi. E’ incredibile. Aprilia, Ardea, Aurelia, Appia, Flaminia  sono auto prodotte quando la Lancia era una temibile concorrente di  Fiat che faceva  orribili Topolino e Mille cento. Mio padre, finché le Lancia non passarono nelle mani della Fiat, ebbe sempre quelle macchine che erano anche un segno di distinzione.
Quando volle portarmi a inaugurare l’Aurelia, mi portò al famoso ristorante “il Muletto “ in corso Casale. Al parco Michelotti era in corso la festa del’ “Unità “All’ uscita dal locale si trovò il cofano rigato e con una sigaretta accesa che ne compromise la vernice. Vedere auto Lancia dava fastidio anche agli operai dell’Avvocato impegnati a cuocere salamelle. Io comprai solo una Lancia  Prisma ormai costruita da Fiat. Una macchina maledetta. Dovettero sostituirgli il motore dopo due mesi perché l’olio circolava male e dopo due fermi, uno dei quali in autostrada e un altro nella salita di Superga, la vendetti. La vendetti di corsa e comprai una BMW che non mi diede mai il più piccolo problema. Stellantis non metta le mani sul passato Lancia. Persino il figlio di Vincenzo Lancia, trasferito all’estero a fare la bella vita,  fu tutto sommato meglio di certi successori dell’avvocato perché non pretese di fare l’imprenditore e non vendette a stranieri.
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La vivandiera delle Br
E ‘ morta la vivandiera delle Br che portava il cibo nel carcere di Moro e che freddò il prof. Bachelet. Non la nomino neppure, ma credo di dover dire con fermezza che i giornali non debbono dedicare una pagina intera ad una persona spregevole che non merita la minima attenzione.
Il figlio di Bachelet come il figlio del Commissario Calabresi, l’ha perdonata. Io resto dell’idea del mio amico Massimo Coco che ebbe il padre magistrato ucciso delle Br e che non ha mai perdonato agli assassini. Quello è un passato che non passa e chi scrive sui giornali dovrebbe almeno andarci più cauto.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Iniziative culturali “fuori casa”
L’assessore Purchia è un assessore alla cultura simile  al faziosissimo maestro elementare Balmas, che segue le regole di partito per finanziare solo iniziative dei partiti di maggioranza. Non risponde neppure alle lettere. Una funzionaria  di partito messa a vigilare davanti a un bidone di benzina. Adesso segnala una proposta di finanziamento della Fondazione San Paolo che riguarda “iniziative culturali  fuori casa e  fuori dai luoghi convenzionali,  diversificando la base sociale e favorendo un maggior accesso per tutte e tutti“( sic!) Cosa significa?   Ettore Vincenzi
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Cosa significhi non so.  La cosa mi puzza. Con me è in debito, dopo due colloqui, di una risposta che non è mai venuta. Silvia Croce che la conosceva al “San Carlo” di Napoli, mi mise in guardia su questa “stakanovista prestata alla cultura”.  Mi sembra una follia da parte del “San Paolo “finanziare chi fa iniziative fuori delle sedi deputate  e non finanziare neppure con un centesimo chi svolge con regolarità e successo manifestazioni frequentate, oggetto di facile riscontro. L’eredità del presidente – rettore e ministro e quant’altro prof.   Profumo e di certi “scagnozzi” del Polo del 900 è rimasta viva. Forse sono io che non capisco, ma in compenso ricordo la loro faziosità inutile e offensiva.
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Emanuele Filiberto e il Principe Aimone
Sono un ragazzo di 17 anni che ama profondamente la storia del proprio paese e ne vede in Casa Savoia la protagonista. Ho letto con attenzione il commento che il Professor Pier Franco Quaglieni ha rilasciato su iltorinese.it riguardo il Principe Emanuele Filiberto di Savoia e il Principe Aimone e non posso essere d’accordo con quanto ha scritto. Cosa c’è di male nell’essere cordiale con degli inviati di Striscia la Notizia? Trovo anzi che la confidenza che Emanuele Filiberto ha con le persone sia meravigliosa perché le fa sentire subito a loro agio, senza ergersi su un piedistallo solo perché portatore di un cognome importante. Dovrebbe essere diffidente? Snobbare? Anche in quel caso ci sarebbero critiche. Emanuele Filiberto guida gli Ordini Dinastici, visita ogni anno venti tra le loro delegazioni, sia italiane che estere, che, grazie alla loro associazione raccolgono ogni anno un milione di euro per progetti di beneficenza. È molto impegnato anche con i giovani, visitando scuole e parlandoci vis-à-vi per raccontare la sua storia, quella della sua famiglia e, soprattutto, avendo creato un gruppo giovanile molto affiatato all’interno dei suoi Ordini. Non scordiamoci che è anche Presidente Onorario dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, partecipandovi a tutte le manifestazioni ed è considerato da tutti il Capo della Real Casa. Con tutto il rispetto per Aimone, ma sembra che pubblicamente sia poco partecipativo, se non comparendo in qualche foto ogni tanto con le forze dell’ordine. Questo certamente non è un male, ma se si vuole far conoscere la storia italiana e tramandare quella di Casa Savoia, beh, forse è la strategia sbagliata. Ciò non deve andare certamente a penalizzare Emanuele Filiberto che invece fa tutto il possibile per essere presente e tramandare la storia del suo retaggio. Emanuele Filiberto non è potuto nascere e crescere in Italia, non ha potuto neanche prestarvi il servizio militare, richiesto esplicitamente dal padre per fargli servire il proprio paese. Dunque il fatto che, invece di rimanere chiuso nella “bolla dell’alta società”, abbia scelto di stare con le persone, conoscerle, aiutarle ed essere presente quanto possibile per l’Italia, non è solo un qualcosa che reputo meraviglioso, ma anche un grande motivo d’orgoglio. Quanto al fatto dei gossip, raccontare delle proprie situazioni sentimentali non dovrebbe essere certamente motivo di vergona o imbarazzo ma anzi, rivela la propria umanità. Motivo di imbarazzo dovrebbe essere invece, a parer mio, cercare di screditare qualcuno su questo argomento in favore di qualcun altro che invece appare di rado sulla scena. Per tutte queste motivazioni rispetto le opinioni del Professor Quaglieni ma non posso condividerle.   Mattia Novelli
Quaglieni e re Umberto II
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Ringrazio il giovane Novelli di cui ammiro l’entusiasmo e la pacatezza. Io alla sua età avevo solo l’entusiasmo. Le cose che scrive sono condivisibili. Io mi sono limitato a commentare due interviste giornalistiche. Il Principe ereditario Emanuele Filiberto l’ho conosciuto sia pure superficialmente in più occasioni, il Duca d’Aosta non l’ho mai incontrato, mentre conobbi suo Padre. Resto da sempre dell’idea che il passaggio della Corona al ramo Aosta sia qualcosa di  illegittimo e  di forzato, come ho avuto in più occasioni modo di esprimere. Io che all’età di Novelli conobbi Umberto II a Cascais, non posso che essere lieto che oggi esistano dei giovani intelligenti e colti che amano la Patria. Per alcuni è retorica, per me no.
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Torino come Vienna
Ho letto che l’assessore all’Urbanistica Mazzoleni vede come città modello di riferimento di Torino, Vienna. Che senso ha questa scelta? A me sembra assurda  e del tutto infondata.  Bruna Actis
Non so il perché di questa scelta di Vienna dove sono vissuto qualche tempo nella mia giovinezza e sono tornato molte volte. E’ quindi una città che conosco bene. Non vedo dei riferimenti validi per Torino. A Vienna esiste da tempo immemorabile una metropolitana molto funzionale che Torino si sogna. Vienna capitale asburgica distacca di molto Torino capitale sabauda, ma soprattutto è molto lontana dalla Torino attuale in decrescita infelice. Questa è una città di camerieri e di osti che ha perso il valore dell’impresa. Vienna ha un’attrattiva non comparabile. Qui dobbiamo adattarci al piccolo gioco senza futuro, alla rincorsa di emigratati per rimpolpare il numero degli abitanti caduto ad 850 mila. Si è realizzato il sogno sinistro di Diego Novelli che voleva che la città andasse sotto il milione di abitanti. Tra l’altro Vienna è invece oltre i 2 milioni di abitanti.

Torna allo Stella Café il quinto appuntamento di Intrecci Sonori

Giovedì 13 novembre prossimo torna allo Stella Café, la caffetteria della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il quinto appuntamento di Intrecci Sonori, una rassegna curata da Siah e da Enrica Fenoglio. Un appuntamento che unisce musica a elettronica e arti visive, trasformando lo spazio in un paesaggio sonoro e unendo idealmente gli spazi dello Stella Café con quelli espositivi della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Protagonisti della serata, durante la quale lo Stella Café proporrà uno speciale servizio di cocktail bar fino alle 23, e di tapas fino alle 22, saranno i Distorted Planet, con una performance che fonde il violino con elementi elettronici. A completare il viaggio sonoro saranno gli artisti e producer Ba§ic e Namera. Durante la serata, a partire dalle ore 20, la galleria della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo sarà aperta gratuitamente al pubblico, con la possibilità di visitare le mostre in corso, che sono “Portrait” di Angharad Williams e “News from the near future”, per celebrare i trent’anni della Fondazione. Il quinto appuntamento di Intrecci Sonori si inserisce al termine di una giornata speciale alla FSRR, quella in cui il Dipartimento Educativo della Fondazione presenta, insieme all’Associazione Volon Wright e al Disability Film Festival , il ciclo di incontri “Enjoy the difference”, dedicato al linguaggio, ai significati e agli immagini legati al tema della differenza. Si tratta di un invito a pensare e dialogare senza etichette, come è capace di fare l’arte, visiva o performativa che sia, e come dimostra Intrecci Sonori, che amplia il significato degli spazi di Stella Café e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con i luoghi di relazione ed esperienza condivisa.

Mara Martellotta

Un errore censurare D’Orsi: se le idee discordano, le idee crescono

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

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Sembra quasi un fatto di cannibalismo in famiglia perché il Polo del ‘900 è  da sempre settario a senso unico verso le idee liberali, moderate, considerate in modo censorio di destra. Il divieto a tenere una conferenza al Polo del ‘900 ha scatenato quindi  la giusta ira di Angelo d’Orsi, esponente di rango della cultura marxista e gramsciana torinese e candidato sindaco della estrema sinistra contro Lo Russo. D’Orsi è un militante di estrema sinistra coerente con sé stesso: la sua coerenza lo porta spesso all’intolleranza, ma per il professore il liberalismo è proprio  un’eresia impraticabile e forse… intollerabile. Gli hanno annullato la conferenza perché accusato di essere un  filoputiniano. Avrebbe dovuto presentare un libro sulla Russofilia. Il divieto appare del tutto immotivato perché il professore ha tutti i titoli per essere di casa al Polo. Io sono almeno 10 anni che non vengo invitato a parlare al Polo e me ne sono fatta una ragione. Ma d’Orsi ha  ragione da vendere per lamentarsi: è un compagno obbediente, un militante e financo un attivista. Non l’ho più seguito, ma penso che negli ultimi tempi si sia immolato per la Palestina e abbia criticato aspramente Israele, come è di norma tra i veri comunisti da sempre, perché a perseguitare e deportare gli ebrei fu  ci fu anche Stalin e non solo. Chiedo che diano la parola al professore, altrimenti gli offro piena e totale l’ospitalità al Centro Pannunzio dove venne una sola volta  25 anni fa a ricordare Massimo Mila che, in verità, fu solo un compagno strada. E ovviamente potrà dire tutto ciò che vuole, in assoluta libertà. Perché il Centro Pannunzio è una libera agorà  aperta a tutti i dissensi e a tutte le eresie. Anzi , le idee di d’Orsi non sono eresie, sono semplicemente  idee che vanno rispettate. Meglio, diceva Gobetti, se le idee discordano perché così crescono le idee. Un Gobetti un po’ ostico per il professore e adesso anche un po’ scomodo  per il Polo che ospita il settario centro Gobetti  e tende a distinguersi, nel caso di equivoci, con il defunto Polo delle libertà.
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Foto Facebook Angelo D’Orsi

Le vincitrici di Contemporanea Film Festival

Si è svoltaal Circolo dei lettori di Torino la cerimonia di premiazione della quarta edizione del Contemporanea Film Festival, il festival di cinema e arti visive dedicato alle donne e ai loro sguardi sul mondo, che si concluderà domani con l’ultima giornata di proiezioni e incontri.

 

Uno degli elementi distintivi del festival è l’attenzione riservata alle nuove generazioni, testimoniata dal concorso dedicato alle registe emergenti. In questa edizione sono stati presentati 24 cortometraggi, selezionati tra oltre 1000 opere provenienti da tutto il mondo in risposta all’open call torinese.

 

Il festival ha ospitato due sezioni competitive, una internazionale e una nazionale. La giuria, presieduta dalla regista Laura Luchetti, era composta dalla sceneggiatrice Federica Pontremoli, dal produttore Giovanni Pompili e da Chiara De Togni, Content Development Manager di Paramount. A loro è spettato il compito di assegnare i premi per la migliore opera e la migliore regia in entrambe le sezioni.

 

Il premio per il miglior cortometraggio del  Concorso internazionale è andato a Bitter Chocolate” di Sahar Sotoodeh, regista, attrice e musicista nata a Tehran. L’opera affronta con intensità la condizione femminile in Iran, raccontando la storia di una giovane ragazza costretta a ricorrere a un aborto clandestino.

Per il Concorso italiano, il premio per il miglior cortometraggio è stato assegnato a Majonezë” della regista maceratese Giulia Grandinetti, che narra la vicenda di Elyra, una giovane donna albanese decisa a ribellarsi alle rigide regole imposte dal padre e da una società patriarcale.

 

Il premio per la migliore regia internazionale è stato attribuito a The Real Truth About the Fight della croata Andrea Slaviček (nella foto), cortometraggio già presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes. Ambientato in un liceo croato, il cortometraggio si distingue per la freschezza del cast composto da adolescenti non professionisti.

 

Nel Concorso italiano, il premio per la migliore regia è stato conferito a Goodbye Pig” di Roberta Palmieri, regista originaria di Chieti e diplomata al DAMS di Bologna. Il film, girato in soggettiva, racconta con originalità e poesia l’ultimo giorno di vita di un maialino, che ripercorre i propri ricordi e immagina un futuro migliore.

 

La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali: a Ultraviolet” della regista belga-olandese Veerle De Wilde, già presentato al Festival di Locarno; e a Corte della regista altoatesina Magdalena Mitterhofer, che mette in scena lo scontro generazionale tra un gruppo di millennial e un famoso scrittore in un ex villaggio per lavoratori dell’Eni sulle Alpi.

 

 

Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato la regista Magdalena Mitterhofer;i membri della giuria Laura Luchetti, Federica Pontremoli Chiara De Togni; la giuria del Premio DAMS – CAM; la presidente di Women in Film, Television & Media Italia Domizia De Rosa; l’attrice e co-fondatrice di Amleta Eleonora Giovanardi;la responsabile di Creative Europe Desk Italy Media Silvia Sandrone; e la produttrice di Indyca Francesca Portalupi.

“Ritratti di Donne” Concerto a favore di ABIO Torino

 Giovedì 20 novembre 2025 – ore 21.00

 Teatro del Collegio San Giuseppe – Via San Francesco da Paola 23, Torino

Una serata di musica e solidarietà per sostenere i bambini in ospedale.

Il The Queens Choir, diretto da Davide Motta Frè, porterà sul palco le più belle canzoni dedicate all’universo femminile, in un mix emozionante di soul, pop e swing.

 Il ricavato sarà interamente devoluto ad ABIO Torino, per la formazione dei volontari che ogni giorno portano sorrisi e conforto ai piccoli pazienti degli ospedali Regina Margherita e Martini.

 Offerta da 15€

Prenotazioni: g.martorella@abiotorino.org

Un’occasione per godere di buona musica e fare del bene.

Unisciti a noi: ogni nota può diventare un gesto di speranza.

Rai Teche conquista l’Oscar degli Archivi

Con il progetto di digitalizzazione che comprende i servizi del TG Rai in onda dal 1952 al 1985

La Rai ha vinto il premio “Fiat/Ifta in Media Preservation Award”, riconoscimento prestigioso che equivale a un Oscar, assegnato la scorsa settimana a Rai Teche, la struttura della Rai che si occupa della conservazione e della valorizzazione del materiale audiovisivo prodotto e trasmesso dall’azienda. Questo progetto, che ha vinto sulla terna finalista delle televisioni di Singapore e Polonia, è stato voluta dal Ministero della Cultura, e coinvolge 320 mila pellicole di 600 mm, l’equivalente di 8 ore di servizi, prima che la cosiddetta sindrome acetica li deteriorasse. con i servizi dei TG Rai in onda dal 1952 al 1985, ivi comprensivi due anni di fase sperimentale, visto che la prima trasmissione televisiva italiana risale al 1954. Questo patrimonio monumentale di vecchie pellicole trasformate in file digitali, con standard di alta qualità e una risoluzione superiore ai 2K, ci permettono di ripercorrere trent’anni della storia italiana e mondiale che confluiscono nel catalogo multimediale Rai. Entro fine anno verrà completata tutta la digitalizzazione, mentre ora siamo all’80%. Il prossimo step, entro il 2026, sarà quello di inserire il materiale sul portale pubblico gestito dal Ministero della Cultura, e quando il sito sarà online ognuno di noi potrà ripercorre i momenti salienti della storia d’Italia e di Torino.

Mara Martellotta

Torino accoglie il cinema del mondo tra “curiosità, passione e orgoglio”

Esplode il 43mo TFF, s’inizia il 21 novembre, inaugurazione al Teatro Regio

Gli occhi azzurri di Paul Newman – catturati da Eva Sereny nel 1981 durante le riprese di “Diritto di cronaca” di Sidney Pollack -, sin dall’inizio, a marchio indelebile di questo 43mo Torino Film Festival che prenderà avvio da venerdì 21 novembre. A lui è dedicata la retrospettiva (la passata edizione, la prima del reame Base, aveva visto l’omaggio al grande Brando), 24 titoli (dai debutti degli anni Cinquanta alle sfide vinte al botteghino, dai grandi successi internazionali alle prove più intense e mature: si rivedranno tra gli altri “Il colore dei soldi” che gli valse quell’Oscar nel 1986 in cui forse non sperava più, nemmeno la sua prova migliore, arrivato un anno dopo quello alla carriera che poteva essergli già parso come un contentino, e “Nick mano fredda”, “Hud il selvaggio” e “Lo spaccone”, “L’uomo dei sette capestri” e “La lunga estate calda”, “Lassù qualcuno mi ama” e “Era mio padre” e “La dolce ala della giovinezza”, ad ogni tappa splendidamente guidato da Houston e Scorsese, Ritt e i fratelli Coen, Rossen e Penn, Mendes e Wise; considerando qui che mettere in calendario almeno un paio delle cinque opere che lo videro nelle vesti di regista non sarebbe poi stato del tutto sbagliato).

Ottimi soggiorni e buon setacciamento del direttore Giulio Base e della di lui consorte Tiziana Rocca – “Global Talent and International Relation”, che più di lui se possibile sembra sapere in quali angoli cinematografici di mezzo mondo o intero andare ad allacciare rapporti – nei tanti festival e nelle mecche del cinema che contano e che la coppia nel calendario dei dodici mesi ha frequentato, vale a dire non soltanto Cannes e Venezia ma un giro che nemmeno il gentleman Pholeas Fogg compì tra le pagine di Verne. Questo per cominciare a dire dei 120 titoli (una scelta che è il frutto dei 5500 titoli arrivati in selezione, il medesimo numero di titoli della passata edizione, “non un accumulo bulimico – specifica Base – ma una scelta accurata”) suddivisi nelle tre sezioni di concorso (lungometraggi, documentari e cortometraggi), affidate alle buone cure di altrettante rappresentanti del mondo cinematografico al femminile, Ippolita di Majo, Giovanna Gagliardo e Lina Sastri, avvicinate al Fuori Concorso e allo Zibaldone, titoli di sicurissimo interesse, con vari interpreti che riempiranno le sale di fan e appassionati e cinefili e curiosi, a presenziare e reclamizzare opere che, speriamo nella maggior parte, vedremo in stagione nelle nostre sale. Tra gli ospiti che hanno già detto sì, Barbora Bobulova e Pippo Delbono, James Franco e Matilde Gioli, Franco Nero e Dominique Sanda e Hanna Schygulla; mentre, ad ampliare il già lungo elenco delle “Stelle della Mole”, arriveranno tra gli altri, Juliette Binoche e Jacqueline Bisset, Terry Gilliam e Spike Lee (che presenterà il recentissimo “Highest 2 Lowest” passato a Cannes, Denzel Washington protagonista), Claude Lelouch a rivedere con noi “Un uomo, una donna” del lontano 1966 e la nostra Sandrelli superstite dal “C’eravamo tanto amati” di Scola, l’immensa Vanessa Redgrave che accompagnerà il figlio regista Carlo Gabriel Nero per la presentazione di “The Estate”, dove per i debiti una famiglia aristocratica inglese rischia di perdere la vecchia dimora di campagna, infelice situazione accompagnata da apparizioni che iniziano a perseguitarne i componenti, costringendoli a confrontarsi con le ingiustizie che loro stessi e altri proprietari terrieri, passati e presenti, hanno provocato.

Sarà lo stesso direttore Base, con la collaborazione di Laura Chiatti – che nessuno s’azzardi a chiamarla madrina ricordandosi bene del suo ruolo di coconduttrice -, nel prestigioso Teatro Regio, ad aprire le danze. In una invidiabile serata piena di stelle del firmamento cinematografico, con la consegna delle “Stelle della Mole”, il regista David Freyne presenterà in anteprima la sua commedia “Eternity”, di prossima programmazione, portandoci in un aldilà in cui ogni anima ha sette giorni per scegliere con chi condividere la propria vita eterna, tra gli interpreti Miles Teller e Da’Vine Joy Randolph; mentre, dopo la affollata lunghissima scorpacciata – tanto per farci una veloce idea: 23 anteprime mondiali, 11 anteprime internazionali, 9 anteprime europee e 42 anteprime italiane, a voi il coraggio di affrontarle tutte – e consegna dei premi, la chiusura sarà affidata a James Vanderbilt e al suo “Nuremberg”, con Rami Malek e Russell Crowe nei panni di Goering, storia di un giovane psichiatra dell’esercito americano incaricato di valutare lo stato mentale degli imputati per stabilire se siano in grado di affrontare il processo.

Sottolinea ancora il direttore del Festival guardando alle scelte fatte, al pacchetto confezionato per chi sino a fine novembre vorrà riempire le sale del Massimo e del Romano (a proposito, saranno sufficienti alle richieste?): “Nessuna serie televisiva: il cuore del nostro festival continua a essere il cinema concepito per la sala”, e sin qui ragionissima, con buona pace di Netflix e piattaforme cantando e dei salotti futuri di casa nostra. Carlo Chatrian, direttore del Museo del Cinema, parla di Torino e del “suo” festival, di come la città sia pronta a riceverlo con il solito mix di “curiosità, passione e orgoglio”: “Dai grandi ospiti, che ancora una volta verranno a illuminare il red carpet, ai nomi nuovi che speriamo segneranno gli anni a venire, il Torino Film Festival si conferma un punto di riferimento del panorama nazionale e internazionale e un appuntamento imprescindibile per chi cerca nel cinema non solo intrattenimento, ma ricerca, libertà e scoperta.” Un festival che è altresì “un’estensione naturale” della missione che il Museo svolge, ovvero “rendere il cinema accessibile, vivo e capace di interpretare il presente attraverso sguardi sempre nuovi”, chiosando – e questo è fermo nel cuore di chi stende queste note – con l’idea di “collettività” che, pur oggi forse “fragile”, abbraccia il pubblico quando si spengono le luci di una sala e le prime immagini iniziano a scorrere, un rito che da circa centotrent’anni incanta e accomuna. Durante la presentazione romana del festival, gli ha fatto eco l’assessore alla Cultura della Regione Marina Chiarelli: “Investire nel cinema significa investire nelle pewrsone. Il Piemonte vuol essere una casa per chi crea aperta, generosa, capace di riconoscere e valorizzare i talenti che scelgono di raccontare storie qui. La cultura non è un accessorio, ma una radice profonda del nostro vivere comune. Il cinema ci unisce, ci fa crescere, ci rende comunità.”cinema

Al centro della grande festa, il Concorso Lungometraggi, 16 film che si sperano “d’autore”, pronti a darsi battaglia per la conquista del premio per il miglior film da 20.000 euro, provenienti da Francia e Canada e Perù/Colombia, dal Giappone e dalla Turchia, dal Ciad e dagli States, dalla Slovenia e dall’Estonia, dall’Italia che presenterà “Eva” di Emanuela Rossi, con Carol Duarte ed Edoardo Pesce – la sparizione di un gruppo di bambini e una donna misteriosa che incendia un campo di girasoli – e “Il protagonista” di Fabrizio Benvenuto – storia di un attore che non trovando più ruoli decide di recitare nella vita quotidiana, inventando identità e personaggi. Vite di giovani donne, vite di rivoluzionari andini del XVIII secolo o di contadini nel Giappone del XIX secolo, tra fatica e solitudine, il regime dei talebani e un undicenne che nella baraccopoli di Manila sogna di diventare un gangster come nella Polonia di oggi un ragazzo ventenne sogna di fuggire dalla fattoria di famiglia, il mondo del cinema che guarda all’umanità di oggi tra problemi e speranze, tra spettacolo e riflessioni.

Elio Rabbione

Nelle immagini: a Vanessa Redgrave e Spike Lee verranno consegnate, nella serata inaugurale del Festival, le “Stelle della Mole”; scene tratte dai film italiani in concorso, “Eva” di Emanuela Rossi e “Il protagonista” di Fabrizio Benvenuto.

Libri e autori nella magia del foliage

Proseguono gli incontri e gli eventi della sesta edizione di “Bellezza tra le righe”, la rassegna che anima le dimore storiche della Regione

Domenica 9 novembre

Piossasco / San Secondo di Pinerolo / Racconigi

Sono ben cinque gli appuntamenti programmati per la prossima domenica 9 novembre, nell’ambito della sesta edizione (nata con il patrocinio di “Adsi – Associazione dimore storiche italiane”) della Rassegna “Bellezza tra le righe”, che, nella magia unica del “foliage” autunnale, invitano alla riscoperta del  piacere della lettura nel contesto singolare di “Casa Lajolo” a Piossasco, del “Castello di Miradolo”, a San Secondo di Pinerolo e della “Tenuta Berroni”, a Racconigi.

Alla settecentesca “Casa Lajolo”, in via San Vito 23 a Piossascoalle 15,  è previsto l’incontro con Franco Faggiani. Lo scrittore romano presenterà “Basta un filo di vento” (Fazi Editore), l’ultimo suo romanzo: una storia di amore, amicizia e solidarietà che narra l’attaccamento alla terra da parte di una comunità capace di creare legami solidi e duraturi che possono salvare e proteggere. In dialogo con lui, ci sarà Sante Altizio, presidente dell’ “APS BookPostino”.

Faggiani ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo e ha scritto manuali sportivi, guide, biografie e romanzi ma da sempre alterna alla scrittura lunghe e solitarie esplorazioni in montagna. Esplorazioni che gli hanno fatto vincere, fra i tanti, il “Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo 2023”, il “Premio Gambrinus Mazzotti 2023” e il “Premio Selezione Bancarella 2024”. I suoi romanzi sono stati tradotti con successo in Olanda, Ucraina, Bulgaria e Francia dove, con “L’inventaire des nuages”, ha vinto il “Grand Prix du Salon International du Livre de Montagne de Passy 2024”.

San Secondo di Pinerolo, in via Cardonata 2, al “Castello di Miradolo” (appartenuto fino al 1950 al Casato dei “Conti Cacherano di Bricherasio” che vantò il titolo di “vicerè dei Savoia” e dal 2008 sede della “Fondazione Cosso”), alle 10,30, si inizia invece la giornata con un’attività pensata per i più piccoli (0-6 anni): si intitola “Piccole storie all’ombra delle foglie” ed è a cura della stessa “Fondazione Cosso”“Cosa c’è di più bello – dicono gli organizzatori – che ascoltare una storia stando seduti sull’erba, con il cielo sopra la testa e gli alberi tutto intorno? Tra coperte e foglie, si darà voce a libri illustrati, filastrocche e piccole-grandi avventure”.

Quindi, alle 11, l’incontro con Marcello Petitta, fisico e climatologo, ricercatore all’“Università di Tor Vergata” a Roma dove lavora sulle questioni energetiche e climatiche. Petitta presenta “La tempesta perfetta e altre storie sul clima”. Al centro della presentazione e del volume, l’obiettivo di scoprire come funzionano il clima e i maggiori eventi climatici e, di conseguenza, tentare di comprendere i cambiamenti in corso e le loro conseguenze.

“Petitta, anche a Miradolo – si spiega – si pone una sfida: rendere comprensibile il clima, anche là dove sembra più difficile parlarne. Perché capire il clima significa anche capire le leggi che lo governano: per questo, usa un linguaggio il più possibile semplice e metafore esemplificative”.

Alle 12,30, si terrà il cosiddetto “pranzo letterario” nel restaurato “Atelier” della Contessa Sofia.

Domenica 9 novembre, infine, nella settecentesca “Tenuta Berroni” (proprietà oggi della contessa Castelbarco Visconti) di Racconigi (Cuneo), da quest’anno nel circuito di “Bellezza tra le righe”, alle 15,30, è previsto l’incontro con la scrittrice e “dottore forestale” Cristina Converso (nata a Torino ma oggi residente in Val di Susa) che, intervistata dal giornalista Fabio Marzano, co-fondatore del “Festival del Verde” di Torino, presenterà “A radici nude”.

Tre storie, tre vite che si intrecciano nel volume come radici che mostrano la loro bellezza e fragilità, la loro tenacia e il legame fortissimo con la terra e le presenze che la abitano: Converso, nel suo, libro accompagna nel cuore della Val di Susa, dove un contesto naturale unico come l’“Orrido di Chianocco” (canyon naturale con paesaggi mozzafiato e una ricca diversità di flora e fauna, la cui conservazione è fondamentale per preservare la biodiversità per le future generazioni) rischia “di essere minacciato – scrive – dalla sete di potere e dall’ambizione, da un presunto progresso, mentre segreti sepolti, parole taciute e antichi incanti ancora sussistono, in una danza silenziosa e potente che si rinnova generazione dopo generazione”.

Per maggiori infowww.bellezzatralerighe.it

G.m.

Nelle foto: Franco Faggiani; Letture bimbi all’ombra delle foglie”; Marcello Petitta