Cosa succede in città- Pagina 82

Quaglieni ricorda Bobbio in diretta Facebook

Martedì 9 gennaio ore 17 sulla pagina Facebook del Centro Pannunzio Carla Sodini dialogherà con Pier Franco Quaglieni sul tema “ Le distanze da Bobbio. A vent’anni dalla morte del filosofo. Un ricordo, non una agiografia”.  Il Centro Pannunzio che ebbe Bobbio tra i suoi amici, entra nel dibattito aperto in questi giorni sui giornali. (Nella foto Quaglieni e Bobbio)

Rock Jazz e dintorni a Torino: Laura Pausini e Raiz

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Alfieri la ritorna la PFM riproponendo il sodalizio con Fabrizio De Andrè.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Sulphureum. Al teatro Alfieri si esibisce Fabio Concato.

Giovedì. Al Jazz Club suona l’Entanglements Trio. All’Hiroshima Mon Amour tributo a De Andrè offerto da Alberto “Napo” Napolitano. Al Dash sono di scena i Liquid Jazz. Al Cafè Des Arts si esibisce il cantautore Leonardo Gallato.

Venerdì. Al Cap 10100 è di scena >Eman. Al Pala Alpitour primo di 2 concerti consecutivi per Laura Pausini. Al Blah Blah suonano gli Oreyeon. Allo Ziggy si esibiscono i Nocturnal Depression.

Allo Spazio 211 suona la Rhabdomantic Orchestra. Al Circolo Sud è di scena Ila Rosso. All’off Topic si esibisce il rapper Jaku. All’Imbarchino suonano i The Wends.

Sabato. Documentario biografico e set acustico per l’americano Scott “Wino” Weinrich paladino del “metal” al Kontiki. Al Folk Club suona il quintetto della vocalist Zoe Francis e il chitarrista  Jim Mullen. Alla Suoneria di Settimo Raiz rende omaggio a Sergio Bruni. Al Circolo della Musica di Rivoli suonano i Darzava Wave. Al Blah Blah sono di scene i Fratelli Borgazzi.

Pier Luigi Fuggetta

Rock Jazz e dintorni a Torino: Laura Pausini e Raiz

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al teatro Alfieri la ritorna la PFM riproponendo il sodalizio con Fabrizio De Andrè.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano i Sulphureum. Al teatro Alfieri si esibisce Fabio Concato.

Giovedì. Al Jazz Club suona l’Entanglements Trio. All’Hiroshima Mon Amour tributo a De Andrè offerto da Alberto “Napo” Napolitano. Al Dash sono di scena i Liquid Jazz. Al Cafè Des Arts si esibisce il cantautore Leonardo Gallato.

Venerdì. Al Cap 10100 è di scena >Eman. Al Pala Alpitour primo di 2 concerti consecutivi per Laura Pausini. Al Blah Blah suonano gli Oreyeon. Allo Ziggy si esibiscono i Nocturnal Depression.

Allo Spazio 211 suona la Rhabdomantic Orchestra. Al Circolo Sud è di scena Ila Rosso. All’off Topic si esibisce il rapper Jaku. All’Imbarchino suonano i The Wends.

Sabato. Documentario biografico e set acustico per l’americano Scott “Wino” Weinrich paladino del “metal” al Kontiki. Al Folk Club suona il quintetto della vocalist Zoe Francis e il chitarrista  Jim Mullen. Alla Suoneria di Settimo Raiz rende omaggio a Sergio Bruni. Al Circolo della Musica di Rivoli suonano i Darzava Wave. Al Blah Blah sono di scene i Fratelli Borgazzi.

Pier Luigi Fuggetta

Debutta al Teatro Gobetti il 9 gennaio in prima nazionale lo spettacolo “Wonderland”

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Al teatro Gobetti debutta in prima nazionale il 9 gennaio prossimoWonderland, tratto da Lewis Carroll, per la regia di Giulia Odetto

 

Debutta al Teatro Gobetti di Torino il 9 gennaio prossimo in prima nazionale lo spettacolo “Wonderland”, per la regia di Giulia Odetto, ispirato al celebre romanzo di Lewis Carroll “Alice in Wonderland”. In ordine alfabetico saranno in scena nello spettacolo adattato da Giulia Odetto e Antonio Careddu, Lav Gilardoni, Marta Pizzigallo, Camilla Soave, Alice Spisa, Francesca Turrini. Drammaturgo Antonio Careddu, scene e costumi di Gregorio Zurla, luci di Giulia Pastore, suono di Lorenzo Abattoir. Andrà in scena fino al 21 gennaio prossimo, in abbonamento per la stagione del Teatro Stabile di Torino.

Ispirandosi  ad Alice in Wonderland un cast multidisciplinare di attrici e performer darà vita ad un luogo abitato da giochi collettivie significanti fluttuanti, in cui corpi e parole si muovono liberi da motivazioni o aspettative di senso e di logica. A Wonderland i confini tra case, corpi e realtà,  identità si confondono e tutto sembra contemporaneamente qualcos’altro. Il lavoro del collettivo EFFE si muove alla ricerca di modalità performative  che uniscono al lavoro sul corpo e sulla parola, l’uso del video in presa diretta, allo scopo di creare atmosfere percettive che trasportano il pubblico in mondi alternativi.

“MI sono chiesta cosa sia Wonderland per me – spiega la registaGiulia Odetto – e non ho trovato una risposta. Mi sono chiesta cosa penso dovrebbe essere Wonderland in questo periodo storico e ho trovato un legame con molte parole che io stessa faccio fatica a comprendere appieno. Una di queste è  ‘queer’, e l’ho ritrovata in tutto il racconto di Carroll. In inglese il verbo “to wonder” viene  usato per esprimere il desiderio di conoscere qualcosa verso cui si prova curiosità,  ma anche per comunicare un dubbio, la presenza di qualcosa di poco chiaro, qualcosa che non torna. Il verbo “to wonder” contiene un movimento in avanti in cui il soggetto ‘who wonders’ è  impegnato per comprendere e conoscere.  To wonder è  un verbo ‘queer’ e Wonderland è un luogo ‘queer’.

Abbiamo conosciuto Wonderland attraverso gli occhi di Alice nel romanzo di Lewis Carroll e attraverso i vari adattamenti cinematografici  e teatrali. È un mondo che non rispetta il senso logico, privo di un senso univoco e che, al contempo, si abbandona a volte a un eccesso di senso. Ma cos’è  Wonderland senza Alice, senza uno sguardo esterno che ne evidenzi la stranezza,  senza un soggetto che applichi quel “to wonder”?Wonderland è  uno spettacolo queer e in quanto tale non rispetta le regole, non c’è  una storia da seguire, non ci sono personaggi con cui empatizzare, non ci sono conflitti personali o sogni da realizzare.

Wonderland non si trova da un’altra parte o in un altro tempo, ma si offre a chiunque accetti di abbandonare le dimensione logico-razionale che porta con sé paura e giudizio per entrare in uno spazio di libertà e di gioco. E’ in una costante ma rinnovatadimensione ludica che Wonderland continua a esistere o meglio, che non smettere mai di esistere.

Wonderland è quella terra ambigua tra infanzia e età  adulta, tra casa e mondo esterno, tra rischio e sicurezza, tra palcoscenico efoyer, tra ricordare e dimenticare.

Wonderland è  uno spettacolo che non rispetta le regole, non per anarchia o rifiuto, ma perché  le regole stesse sono vive, in costante mutazione e cambiamento ”

“ Io credo – prosegue la regista- nella potenza del fallimento, nel non raggiungere obiettivi normativamente riconosciuti importanti. Wonderland è un altrove, un’alternativa al nostro reale,  uno spazio utopico.

E le utopie contemplano le delusioni e i fallimenti. Il successo del presente è  determinato dalla norma del passato. Il fallimento del presente può essere il successo del futuro, una nuova concezione di successo. Wonderland è  un luogo che coinvolge i corpi di chiunque e comprende le regole mutanti. Gli abitanti di Wonderland sono soggetti che si disfano, cherifiutano di essere coerenti,  che non vogliono essere se l’essere è  già  stato definito.

Wonderland è un luogo in cui ci si può sentire privati della propria identità  e chiedersi “cosa sia  rimasto di me”, un luogo dove non essere un grado di nominare qualcosa può diventare un’occasione poetica, dove il linguaggio è  liberatodall’obbligo del significare.

Wonderland è popolato di significati selvatici che si fanno addomesticare. Il lavoro drammaturgico e compositivo parte dai quadri attraversati dalla Alice di Carroll, dalle situazioni e dai personaggi che ella incontra, riscrivendoli in una composizione  che segue la logica-non logica, del mondo onirico, secondo un criterio di montaggio non gerarchico, un metodo di associazione libero dalla razionalità per creare un concatenamento di situazioni sceniche che possono esserericonosciute più che comprese”.

Teatro Gobetti, via Rossini 8.

Orario degli spettacoli martedì giovedì e sabato ore 19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16. Lunedì riposo

Mara Martellotta

“La cultura del dono” alla Biblioteca Nazionale Universitaria per i trecento anni della fondazione

A conclusione delle celebrazioni per i trecento anni dalla sua fondazione, la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino presenta la mostra “La Cultura del Dono”, dedicata al tema del dono in ambito culturale, risultato di tre anni di lavori su alcuni fondi librari conservati presso l’Istituto. La mostra è stata inaugurata mercoledì 20 dicembre alle ore 18 presso l’Auditorium della Biblioteca Nazionale, in piazza Carlo Alberto 5, con i saluti istituzionali, la presentazione del progetto espositivo e una visita alla mostra con i curatori.

Nell’agosto del 2020 la Biblioteca Nazionale ha deciso di valorizzare un corpus di libri custoditi nei suoi magazzini, recuperando circa 17 mila volumi e 11 mila opuscoli, per un totale di 556 metri lineari di opere provenienti da tutto il mondo, di cui la maggior parte antiche e di interesse culturale rilevante. Il nucleo principale di questo patrimonio è costituito da doni giunti in seguito al grande incendio della biblioteca di via Po, che innescò un’immediata gara di solidarietà.

Tra agosto e dicembre del 2020 è stata ritrovata anche documentazione inedita afferente all’archivio storico della biblioteca. Si ricostruì l’arrivo dei doni, la loro consistenza e gli scambi epistolari con i loro donatori, prima fondamentale traccia per una sistemazione fisica dei volumi.

Nasce così l’idea di un progetto integrato che, nell’ambito di un piano di conservazione, tutela e valorizzazione, ha portato alla ricognizione completa dei beni attraverso il riordino, l’inventariazione, la catalogazione dei volumi e dell’archivio storico. È anche stato realizzato un portale 3D ove è possibile sfogliare alcuni dei libri virtualmente.

La mostra si articola in un duplice livello di narrazione, di cui uno sistematico, che affronta il difficile percorso dell’acquisizione del materiale, esplicitato attraverso tre personaggi guida, una linea cronologica e i testi a corredo, e l’altro tematico, in cui a narrare ricchezza e varietà dei doni saranno i volumi stessi, organizzati fisicamente in quindici filoni narrativi.

Trai temi proposti, doni del Cinquecento, un’eleganza fragile, un opuscolo per ogni occasione.

Vittorio Amedeo II, il re fondatore della Biblioteca; Erminia Caudana, la restauratrice che guidò per oltre 50 anni il laboratorio di restauro istituito dopo l’incendio del 1904, e Stelio Bassi, il direttore che traghettò la biblioteca dalla sede di via Po a quella attuale in piazza Carlo Alberto, sono i mentori che accompagnano visitatori e visitatrici alla scoperta degli oltre ottanta volumi protagonisti dell’esposizione.

La mostra sarà visitabile fino al 22 marzo 2024, presso la sala mostre Juvarra, l’atrio annesso e la sala storica della Biblioteca Nazionale, da lunedì al venerdì dalle 10 alle 16, ingresso gratuito.

Mara Martellotta

Palazzina di Caccia di Stupinigi, atmosfera di festa con Blue Note Gospel Choir

Domenica 7 gennaio, ore 16

Concerto di brani natalizi e gospel contemporaneo

 

 

Nato nel 2000, il Blue Note Gospel Choir ha cantato in chiese e teatri per oltre 250 concerti in tutto il Nord Italia. Composto da 16 coristi suddivisi in 3 sezioni (soprani, contralti e tenori), ha un repertorio basato su un gospel contemporaneo e gli spettacoli si caratterizzano per il coinvolgimento costante del pubblico con canti che rendono il concerto interattivo ed unico.

Il programma di domenica 7 gennaio alla Palazzina di Caccia di Stupinigi prevede due momenti distinti. Nella prima parte vengono eseguiti i classici brani natalizi in chiave moderna e nella seconda parte il Blue Note Gospel Choir si cimenterà su brani di gospel contemporaneo.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

L’ingresso allo spettacolo è compreso nel prezzo del biglietto

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Non si effettuano prenotazioni, fino ad esaurimento posti

Info: 011 6200634stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Ultimi dieci giorni per la mostra “Mirò a Torino”

33mila biglietti venduti per l’esposizione dedicata al pittore catalano, al Mastio della Cittadella, che terminerà domenica 14. Venerdì 12 ultimo concerto con visita guidata

 Pur avviandosi alla chiusura, il 14 gennaio p.v., la mostra Mirò a Torino al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria ‒ Mastio della Cittadella, attira l’attenzione dei visitatori tanto da registrare, in soli due mesi, ben 33 mila biglietti emessi. L’esposizione, curata da Achille Bonito Oliva in collaborazione con Vincenzo Sanfo e Maïthé Vallès-Bled, che presenta oltre 250 opere del maestro catalano, è risultata durante le festività natalizie, grazie all’apertura continua, la più apprezzata anche dai numerosi turisti presenti in città.

 

La mostra su Mirò, patrocinata da Città di Torino, Regione Piemonte e dal Consolato di Spagna a Torino, ha confermato ancora una volta la grande sensibilità dei torinesi e dei turisti verso l’arte e verso esposizioni che indagano la personalità e le opere dei grandi artisti anche meno conosciute, come quelle provenienti dalle collezioni private e, quindi, raramente presenti in altre esposizioni museali” – commenta Salvatore Lacagnina, produttore della mostra.

 

Il fitto programma di eventi collaterali alla grande mostra Mirò a Torino, come gli appuntamenti musicali che si sono susseguiti dal 10 novembre, organizzati dal Comitato Provinciale dell’Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport Aps), e che termineranno il prossimo 12 gennaio con l’esibizione Massimiliano Genot al pianoforte, e musiche di Bach, Mozart, Bufaletti, Scarlatti, Händel, hanno favorito l’afflusso del pubblico.

 

Al termine dei concerti, con un unico biglietto da 15 euro, è possibile visitare la mostra di Joan Mirò accompagnati da una guida. L’iniziativa è organizzata dall’associazione Erremusica Aps, Navigare Srl e Diffusione Cultura Srl. Per i possessori di tessera AICS: 13,00 euro. Prenotazioni presso la biglietteria della mostra: tel. 3513364334–E-mail: navigaremiro86@gmail.com

 

Il successo registrato dall’esposizione dell’artista catalano, e già riscontrato con le precedenti mostre su Frida Kahlo e quella sugli Impressionisti, consolida ulteriormente il rapporto della società Navigare srl con la città sabauda, aprendo la strada ad una nuova programmazione, come anticipa lo stesso Lacagnina. “Terminata la mostra su Mirò, dal 3 febbraio torneremo a Torino con un’altra importante esposizione, interamente dedicata ai Macchiaioli e alla pittura en plein air tra Francia e Italia a cura di Simona Bartolena“.

 

Mirò a Torino, che omaggia l’artista catalano scomparso 40 anni fa, resterà aperta tutti i giorni sino a domenica 14 gennaio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì 9.30-19.30; sabato e domenica (compreso il 6 gennaio) ore 9.30-20.30. Ingresso gratuito per possessori abbonamento musei Piemonte e Valle d’Aosta.  Info e prenotazioni: www.navigaresrl.com

Una senile, allegra “solitudine”, in puro “stile Franco Barbero”

Il 6 e 7 gennaio, al teatro San Giuseppe di via Andrea Doria 18

Franco Barbero è un attore – lo è sempre stato – dalle solide radici. Piemontesissime, lui di Asti (con un augurio qui per l’avvicinarsi quantomai prossimo degli ottanta), quelle nate nei terreni dei Macario (una bella accoppiata per una decina di commedie) e dei Campanini (con il comico forma compagnia, tra il 1975 e l’80), negli ormai lontani anni Settanta. Un personaggio semplice, fuori dal tempo, una maschera che si fa a poco a poco carattere, sempre più preciso e consolidato. Barbero non ci si rintana ma lo svolge, lo arricchisce, lo infiocchetta ruolo dopo ruolo: legato al testo, sempre pronto a calcare la scena come un bravo soldatino ma pronto altresì a riandare alla scuola del grande Erminio. Con l’improvvisazione, con l’immediata invenzione (“ invenzione è guardare cosa succede in giro e commentare”), magari poggiando sugli umori del pubblico, magari sfoderando l’invidia di qualche collega, magari rubando l’applauso più caloroso della serata. Riesce a crearsi un posto tutto suo, scrittura Sylva Koscina e Stella Carnacina e Femi Benussi, vamp del momento, s’affida anima e cuore ai duetti con l’amica Margherita Fumero, con Nadia Furlon fa coppia per l’operetta, campo facile a tutto il suo umorismo che si traduce ogni sera per genuino divertimento da parte del pubblico, con un repertorio non indifferente di undici operette: non restando chiuso tuttavia all’interno del teatro “leggero”, con la battuta facile o la bellona di turno, ma oltrepassando i dislivelli di quello impegnato, da Shakespeare a Molière, dal lodatissimo “Margarita e il gallo” di Edoardo Erba (con Maria Amelia Monti, ricco di premi importanti come gli Olimpici del Teatro, il Riccione e il Salerno, il premio Idi) alla riduzione dell’”Esclusa” pirandelliana, in cui il regista cui s’affida vuole affidargli ben tre ruoli, da Plauto a Campanile (“Il povero Piero”) per arrivare all’”Orestiade” di Eschile o alla “Venexiana” di autore anonimo a cui ha partecipato a Roma lo scorso anno. Ruoli di piccolo calibro ma sempre tutti con il profumo della concretezza, apprezzati e lodati, quei ruoli su cui lo spettatore attento pone lo sguardo e si porta a casa l’attore autentico.

E non soltanto teatro. Ma anche il cinema, dalla metà degli anni Settanta, s’è accorto di lui, chiamato a lavorare tra gli altri con Maurizio Nichetti e Pieraccioni, con Michele Placido e Tinto Brass, con Roberto Benigni (“La tigre e la neve”) e Marco Tullio Giordana (“Romanzo di una strage”, pellicola mai troppo lodata sull’atroce vicenda di piazza Fontana, da Matteo Rovere al Silvio Soldini del “Comandante e la cicogna”. Non soltanto le produzioni della nostra Film Commission, non soltanto le strade e gli angoli di Torino e piemontesi, Barbero rientra in tantissime opere disseminate per lo stivale, entrando nel cinema importante, tra le firme che contano. E allora il viso è di quelli che riconosci immediatamente, la tivù fa il resto e si entra nelle case: apparizione dopo apparizione, da “Don Matteo” a “Padre Pio”, dal “Grande Torino” di Claudio Bonivento alla serie di “L’onore e il rispetto”, dalla “Farfalla granata” di Paolo Poeti sulla figura indimenticabile di Gigi Meroni a Rocco Schiavone, dalla “Strada di casa” all’ultimo “Cuori”, con quegli amori e malattie che il publico ormai si aspetta come il pane.

Una faccia, un compagno affabile e allegro, un carattere. Come il Piero, che porta sabato 6 (alle ore 21) e domenica 7 (alle 16) al teatro San Giuseppe di via Andrea Doria 18 nella commedia “Un Natale fuori stagione” scritta da Antonio Valleggi, che ne cura anche la regia. “Anche qui, “abbastanza Barbero” come carattere”, sottolinea ancora una volta l’attore. E Valleggi, che festeggia per l’occasione i suoi cinquant’anni come regista, di rimando: “Barbero è davvero un attore completo, di quelli che il pubblico apprezza enormemente e io sono stato sinceramente felice quando ha risposto sì alla proposta che gli avevo fatta di lavorare insieme”. Una traccia all’apparenza semplice, la figura di un vecchio solitario, vedovo e rintanato nella sua casa in Liguria, una vita scombussolata all’improvviso dall’irrompere di una sconosciuta, Manola, che si fa passare per la badante argentina che la figlia ha deciso di mettergli accanto. Uno svelamento che è un bel colpo di teatro, un albero di natale abbandonato sul terrazzo della casa, un pregiudicato che ha scoperto il nascondiglio della ragazza: ma non soltanto, nella suspence e nel divertimento, nello scorrere allegro delle situazioni e delle battute, s’incrociano temi come la solitudine degli anziani, la difficoltà nel trovare un lavoro correttamente retribuito, la diffidenza verso gli stranieri, la triste piaga della violenza sulle donne. “Temi trattati con leggerezza – spiega ancora Valleggi mentre tratteggia questa sua “commedia brillante con il sorriso” -, mai resi con banalità. È uno di quei testi, composti in questa ultima decina d’anni in cui ho privilegiato la scrittura, a cui tengo di più. Ho trovato, con Franco, altri due eccellenti interpreti, Nathalie Bernardi e Igor Toniazzo, con loro sperimento ancora una volta la bellezza del palcoscenico, quello studio che mi porto dietro ogni giorno, la voglia e il piacere di creare con l’attore la precisione della battuta, l’esattezza della posizione, il potere di una pausa che ci aiuta a riflettere”. Guardando ad una vita da sempre accompagnata dal teatro (da LeRoi Jones a Molière a “Notturno”, racconto di fantascienza (del 1941) tratto da Asimov, Valleggi non ha dubbi: “Il teatro è una delle forme di espressione che dovremmo coltivare sempre perché ci regala uno spaccato di noi stessi a 360°.”

Elio Rabbione

Nelle immagini, la locandina di “Un Natale fuori stagione”, Franco Barbero in scena e fuori scena; un momento di “Al bar dello sport” di Francesco Massaro, dove con grande successo Barbero fu l’ostile cognato di Lino Banfi, emigrato pugliese a Porta Palazzo.

Un nuovo programma dal titolo Tastè Partout in onda su RBE TV. Protagonista lo chef Kumalé

A partire da mercoledì 10 gennaio porterà gli spettatori alla scoperta dei sapori esotici

 

Prenderà il via un nuovo programma in onda su RBE TV a partire da mercoledì 10 gennaio per un ciclo di sei puntate dal titolo “Tastè Partout, dal campo alla cucina”, dove sarà alla conduzione del primo format televisivo il ‘gastronomade’ giornalista torinese Vittorio Castellani, più noto come chef Kumalé.

Da più di trent’anni Vittorio Castellani viaggia attraverso i contenenti per scoprire e divulgare molteplici culture culinarie e da molti è ritenuto il massimo esperto italiano di cucine nel mondo.

La sua esperienza, unita alla professionalità e alla sua attitudine alla narrazione dinamica, frutto di anni di giornalismo radio TV, costituiranno il cuore del programma in onda ogni mercoledì sul canale 87 del digitale terrestre in Piemonte nelle province di Torino, Asti e Cuneo e visibile anche online attraverso il sito www.rbe.it

L’idea del format è semplice ma assolutamente innovativa, vale a dire raccontare alcuni ingredienti esotici, tropicali e subtropicali coltivati a km. 0, grazie a una nuova generazione di giovani agricoltori e start up che stanno sperimentando nuove forme di agricoltura e di produzioni nelle nostre campagne. In ognuna delle sei puntate in programma a ciascun coltivatore verrà abbinato uno chef talentuoso di un ristorante esotico e non, che interpreterà i prodotti del campo in una serie di ricette in grado di esemplificarne l’uso in cucina, sottolineandone le caratteristiche e i sapori, tra aneddoti e curiosità, tra tradizione e innovazione.

Se nell’epoca delle grandi scoperte geografiche e dei traffici coloniali erano i pomodori, il mais, le patate o il cacao a sorprenderci e a entrare nelle nostre cucine per diventare protagonisti di tanti nuovi piatti, oggi si coltivano centinaia di nuova specie, ancora tutte da scoprire per gli italiani. Ci attendono nuove frontiere del gusto.

Vittorio Castellani, considerato il massimo esperto in Italia di cucine del mondo, viaggia dai primi anni Novanta, attraverso cinque continenti per conoscere e divulgare le culture gastronomiche “altre”; con Tastè Partout porterà i telespettatori in viaggio alla scoperta di piante enormi esotiche le cui radici si incontrano oggi da una terra inedita a quella dei campi del Piemonte.

Mercoledì 10 gennaio alle ore 21 la prima puntata avrà come titolo ‘Aromatiche esotiche alle porte di Torino: dalle Ande al Fujiyama”.

Uniamo oriente e Sud America con 1500 piante aromatiche dai sentori inediti, ottime per essere trasformate sia in cibo sia in cocktail e software drink. Dal vivaio fratelli Gramaglia ddiCollegno si passa al ristorante Azotea di Torino, guru della cucina fusion nikkei, che interpreta le aromatiche nella tradizione andino-peruviana e nella cucina giapponese.

La puntata della settimana successiva, mercoledì 17 gennaio, alle 21, avrà come titolo “Brassicacee orientali, sono cavoli vostri!”. A sorpresa, infatti, le brassicacee orientali crescono bene anche nell’hinterland torinese, dando vita a involtini, zuppe o semplicemente saltate al wok. La cucina cinese di silvia lingotto del Ristorante ZhengYang con le sue tradizioni farà da sfondo a tutta la puntata, che si aprirà a Venaria, nei vivai Licciardi.

Gli altri interventi del mese di gennaio verteranno il 24 gennaio sulla tematica del “Moso”, sua eccellenza il bambù d’alta Langa. In questa puntata Vittorio Castellani condurrà alla scoperta di un enorme bambuseto in alta Langa nel terreno dell’azienda agricola Moso di Cravanzana, luogo inedito e magico della campagna piemontese. Il compito di trasformare i germogli di bambù in tre piatti esclusivi spetterà alle Petit Restaurant Japonaise di Avigliana.

MARA MARTELLOTTA

Il Politecnico di Torino celebra il talento di Carlo Mollino nel cinquantenario della scomparsa

All’Archivio di Stato la mostra Mollino // Politecnico Le culture dell’architettura e dell’ingegneria a Torino

 

A settant’anni dall’ingresso al Politecnico di Torino di Carlo Mollino nelle vesti di docente, a cinquant’anni dalla sua morte e dal conseguente trasferimento presso la Facoltà di Architettura del suo preziosissimo archivio di documenti, l’Ateneo intende celebrare colui che forse più di tutti ha rappresentato e rappresenta la cultura architettonica torinese nel mondo, attraverso disegni, fotografie, scritti che aiutano a conoscere e comprendere il valore di una personalità eccezionale, politecnica per ampiezza di vedute e ricchezza di contenuti.

Presso la Sezione Corte dell’Archivio di Stato di Torino, il percorso allestitivo progettato dal Politecnico di Torino, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Torino, propone una mostra articolata in dieci differenti sezioni che esplorano la figura di Carlo Mollino attraverso la sua formazione, la sua carriera accademica e professionale, le sue opere e persino le sue bizzarrie.

Un’occasione imperdibile per raccontare il passato, il presente e magari il futuro dell’Ateneo stesso attraverso la vita e le opere del celebre architetto in un percorso non legato alla sua biografia, ma piuttosto alle varie discipline politecniche – dell’architettura e dell’ingegneria – grazie alla partecipazione corale e attiva in qualità di curatori di diversi docenti e ricercatori dell’Ateneo con formazioni estremamente diverse fra loro.

La mostra parte dalla sezione Città, a cura di Caterina Barioglio, Daniele Campobenedetto e Davide Rolfo, che testimonia di un Mollino che frequenta poco l’urbanistica, ma che comunque arriva a concepire edifici ed interi quartieri. Nella sezione Costruzione, a cura di Guido Callegari e Marika Mangosio, si indagano i concetti di “Involucro” come nel Teatro Regio e di collegamento verticale, mentre in quella dedicata al Design, a cura di Bernardino Chiaia e Pier Paolo Peruccio, vengono ricordati i tavolini, le sedute e i numerosi prodotti iconici del design italiano progettati da Mollino. Nella sezione Disegno, a cura di Maurizio Bocconcino, Giorgio Garzino, Fabrizio Natta, Enrico Pupi, Roberta Spallone, Marco Vitali e Mariapaola Vozzola, sono presentati schizzi, particolari costruttivi e progetti che evocano il rapporto tra disegno e soluzioni progettuali sul tema della casa ideale. Macchine, a cura di Enrico Cestino e Nicola Amati, racconta invece della passione per il volo e dell’acrobazia aerea di Mollino. Progetto, a cura di Antonio De Rossi e Carlo Deregibus, ripercorre le soluzioni eclettiche adottate dal maestro soprattutto per le sue architetture alpine. La sezione Scritti, curata da Michela Comba e Juan Carlos De Martin, raccoglie una selezione di racconti, articoli, libri, interventi prodotti dal 1933 al 1965; nella sezione Tecniche, a cura di Arianna Astolfi, vengono invece approfonditi la copertura e l’acustica del Nuovo Teatro Regio di Torino; in Territori, sezione a cura di Alberto Cina e Roberto Dini, viene raccontata la passione per l’alpinismo, che ha consentito all’architetto di lavorare sugli elementi naturali e sui luoghi. Infine il capitolo dedicato al Masterplan curato da Antonio De Rossi e Carlo Deregibus, che mostra l’influenza e l’ispirazione del lavoro di Mollino sui progetti di espansione e trasformazione dei luoghi del Politecnico di oggi e del futuro.

La mostra rimarrà aperta con ingresso gratuito fino al 28 gennaio 2024 e sarà visitabile nei giorni di giovedì e venerdì dalle 15.00 alle 19.00; il sabato e la domenica dalle 11.00 alle 20.00.

La mostra è realizzata a cura di:

Enrica Bodrato

Antonio De Rossi

Sergio Pace

 

Con la collaborazione di:

ARIA – Affari Generali, Relazioni istituzionali e Archivi Politecnico di Torino

Archivio di Stato di Torino

Agenzia del Demanio

Maggiori informazioni sul sito web