Cosa succede in città- Pagina 8

Palazzo Madama. “Aiutateci a riportare a casa gli smalti!”. Ultimi giorni

Ancora una manciata di giorni per raggiungere la cifra necessaria a restituire i preziosi “smalti” trafugati nel ‘700  al “cofano” del Cardinale Guala Bicchieri

Stop al 31 dicembre

Un appello alla Città. D’altronde per i Torinesi rappresenterebbe davvero un bel regalo di Natale alla loro “Casa Comune” e al suo più celebre e antico monumento architettonico. Parliamo ovviamente della “casa dei secoli” come Guido Gozzano ebbe a definire “Palazzo Madama”, Patrimonio Mondiale dell’Umanità “Unesco”, oggi sede del “Museo Civico d’Arte Antica” e “sintesi di pietra – ancora Gozzano – di tutto il passato torinese, dai tempi delle origini, dall’epoca romana, ai giorni del nostro Risorgimento”. Un regalo che non può aspettare ormai più di tanto. Mancano infatti pochi giorni, lo stop è fissato a martedì 31 dicembre prossimo, per aiutare “Palazzo Madama” ad acquisire i cinque “smalti di Limoges” che, in origine, decoravano uno dei più preziosi capolavori del Museo, il “cofano” (scrigno o baule da viaggio) del Cardinale Guala Bicchieri, fra le massime espressioni (opera cerniera tra il romanico e il gotico) del Duecento europeo . “Ad oggi – dicono i responsabili – abbiamo raccolto oltre 41mila Euro sui 50mila necessari” per riportare in piazza Castello, a Torino, gli “smalti” verosimilmente trafugati nel corso del XVIII secolo quando il “cofano” si trovava nella “Chiesa di Sant’Andrea” a Vercelli e poi confluiti in una collezione privata in Francia e ora in vendita presso una Galleria Antiquaria di Parigi. “Per evitare che questi preziosi frammenti vadano nuovamente dispersi, vorremmo riportarli in Piemonte e ricongiungerli al cofano da cui sono stati sottratti secoli fa”. Di qui l’appello e la campagna di “crowdfunding” lanciata da “Palazzo Madama”.

“I cinque smalti, in rame dorato e smalto ‘champlevé’ (di colore blu, verde, bianco), un ‘unicum’ dell’arte medievale – spiega Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di ‘Palazzo Madama’ – erano originariamente fissati al retro del cofano, oggi completamente spoglio, e occupavano gli spazi tra i vari medaglioni figurati, anch’essi perduti. Questa acquisizione permetterebbe così di riposizionarli sul nostro prezioso scrigno, restituendo a quest’opera una parte del suo decoro perduto. In considerazione anche del fatto che al mondo esiste solo un altro ‘cofano di Limoges’ di queste dimensioni e di questa tipologia, nella Cattedrale di Aquisgrana, un’opera tuttavia più tarda e molto rimaneggiata in età moderna”.

Sul valore, non solo artistico, del “cofano”, dice ancora lo storico e scrittore Alessandro Barbero“Anche sotto l’aspetto storico l’opera rappresenta un ‘unicum’, dal momento che il suo proprietario, il cardinale Guala Bicchieri (Vercelli 1160 ca – Roma 1227), fu uno degli uomini politici più influenti del suo tempo, protagonista di missioni diplomatiche cruciali in Italia e in Europa per conto del pontefice Innocenzo III, che giunse a nominarlo reggente del regno di Inghilterra dopo la morte del sovrano Giovanni Senza Terra, incarico che ricoprì tra il 1216 e il 1218”. E prosegue: “L’importanza di quest’opera risiede anche nell’essere parte di una ricca collezione – costituita dal Cardinale nel corso dei suoi continui viaggi attraverso l’Europa, – che contava 104 paramenti liturgici, 80 oreficerie, 8 opere de l’Oeuvre de Limoges’, 70 anelli e 130 manoscritti, molti miniati: una raccolta di cui sono eccezionalmente sopravvissute una decina di opere, oggi divise tra ‘Palazzo Madama’, il ‘Museo Leone’ di Vercelli, il ‘Castello Sforzesco’ di Milano e la ‘Biblioteca Nazionale’ di Torino. La ricchezza di questa collezione, insieme alle importanti committenze del Cardinale – la ‘Fondazione dell’Abbazia di Sant’Andrea’ di Vercelli nel 1219 e la realizzazione di un ciclo di affreschi per l’abside della ‘Chiesa di San Martino ai Monti’’ a Roma – permettono di annoverare Guala Bicchieri nella ristretta rosa di quegli ecclesiastici di inizio Duecento che furono insieme grandi collezionisti di oggetti preziosi e committenti di importanti Fondazioni religiose”.

“Per  tutte queste ragioni – dicono ancora da ‘Palazzo Madama’ – vi chiediamo di aderire al nostro progetto e di aiutarci a riportare in Italia i cinque smalti. Dobbiamo raccogliere la somma di 50mila euro per acquistarli e ricongiungerli al ‘cofano’”.

I donatori potranno beneficiare di tutta una serie di ricompense. Compresi i vantaggi fiscali previsti dall’“Art Bonus”, la norma che consente un credito d’imposta del 65% in tre anni dell’importo donato a titolo di erogazione liberale a favore di “Fondazione Torino Musei.

Per infowww.palazzomadamatorino.it su piattaforma di “Rete del Dono”.

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida campagna di crowdfunding

–       Il “cofano” Guala Bicchieri

–       Giovanni Carlo Federico Villa

Palazzina di Caccia di Stupinigi: c’è il Gran ballo in calzini

Domenica 5 gennaio, ore 15-17

 

Spaiati, rotti, colorati, buffi: per partecipare al Gran ballo in calzini alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, domenica 5 gennaio, basta indossare i calzini più strani e divertenti per occupare il Salone d’Onore della residenza reale a passo di giochi danzati. L’esperienza di danza che mira a sprigionare la creatività del corpo, è dedicata agli adulti e ai bambini dai 5 anni di età.

L’attività è a cura dei Servizi Educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi, in collaborazione con Artemista, conduce Elena Maria Olivero, danza/arteterapeuta e operatrice culturale.

È richiesta puntualità, vestiti comodi e calzini antiscivolo.

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Domenica 5 gennaio, ore 15-17

Gran ballo in calzini

Durata dell’evento: 2 ora circa

Quota di partecipazione: 5 euro + biglietto di ingresso

Biglietto di ingresso: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria entro venerdì 3 gennaio

Info e prenotazioni: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

In questi giorni di festa una puntata al cinema

In questi giorni di festa una puntata al Cinema ci sta, e due pellicole da non perdere sono Conclave che ti inchioda alla sedia fino alla fine con una sorpresa e Diamanti di Ozpetek il regista turco che ci ha abituato a dei capolavori. Dopo Rosso Istambul e le Fate Ignoranti in Diamanti, Ozpetek ha scelto con cura e classe il cast del film con moltissime figure femminili e l’insostituibile Accorsi, a sorpresa anche la Vernier che ha stupito per naturalezza, profondità e autenticità con cui ha vestito i panni del suo personaggio.

Diamanti, ambientato tra gli anni ’70 e il presente, racconta le vicende di un gruppo di donne legate a una sartoria cinematografica romana. Prodotto da Greenboo Production, Faros Film e Vision Distribution in collaborazione con Sky, il film è già considerato uno dei lavori più significativi di Ozpetek. La sceneggiatura, scritta da Carlotta Corradi, Elisa Casseri e dallo stesso regista, intreccia epoche e luoghi con grande eleganza.

GABRIELLA DAGHERO

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

Anora – Drammatico. Regia di Sean Baker, con Mickey Madison, Yuriy Borisov, Ivy Wolk e Lindsey Normington. Anora detta Ani è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento. Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan, un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo Ivan la invita a casa sua e Ani scopre che il ragazzo vive in una megavilla ed è figlio unica di un oligarca multimiliardario. Le cose fra i due ragazzi vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo. Ma i genitori di lui non sono affatto d’accordo e mandano una piccola”squadra di intervento” a recuperare il figlio dissennato. Quella che seguirà è una rocambolesca avventura ricca di sorprese, che tuttavia non dimentica di avere un cuotre e un occhio alla realtà anche all’interno dell’esagerazione comica. Palmarès per il miglior film a Cannes. Film segnalato dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “L’abilità di Sean Baker nel mettere al centro il corpo e il sesso per parlare (anche) di altro trova qui la sua espressione più compiuta. Raccontando un percorso di consapevolezza femminile incalzante e frenetico che si scontra con le diseguaglianze economiche e sociali della nostra epoca, il regista firma un lavoro, psichedelico ma sotteso dall’oscurità, di regia, montaggio, scrittura e recitazione, di grande intrattenimento, senza esser privo di un graffio autoriale coraggioso e indipendente.” Durata 139 minuti. (Greenwich Village sala 3 anche V.O.)

Berlinguer – La grande ambizione – Drammatico, Storico. Regia di Andrea Segre, con Elio Germano, e Paolo Pierobon, Roberto Citran ed Elena Radonicich. Una parte della vita del politico italiano, la vita privata e pubblica dal viaggio a Sofia del 1973 fino al discorso della Festa Nazionale dell’Unità di Genova del 1978. Durata 123 minuti. (Eliseo, Nazionale sala 3)

Conclave – Drammatico. Regia di Edward Berger, con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Isabella Rossellini e Sergio Castellitto. Il film ci porta nel cuore di uno degli eventi più misteriosi e segreti del mondo: la elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa dell’amato e compianto pontefice, il cardinale Lawrence è incaricato di dirigere questo delicato processo. Una volta che i leader più potenti della chiesa cattolica si riuniscono nelle segrete sale del Vaticano, il prelato si ritrova intrappolato in una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere. Un oscuro segreto viene alla luce, minacciando di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi sala 4, Romano sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Cortina Express – Commedia. Regia di Eros Puglielli, con Christian De Sica, Lillo e Isabella Ferrari. Tentando di ridar fiato alle tante “Vacanze a…”, natalizie e no, che si sono incrociate nel cinema italiano di questi ultimi decenni, Puglielli ambienta le vacanze di De Sica&Co tra le montagne delle Dolomiti, puntando lo sguardo (e le possibili risate) su un viveur non più di primo pelo che tenta di salvare il nipote da un disastroso matrimonio, un cantante che forse ha fatto il suo tempo ma è deciso a non arrendersi e una discografica sull’orlo della bancarotta. Questi e altri personaggi con piccoli drammi e speranze e momenti di allegria, per un generale lieto fine. Durata 102 minuti. Massaua, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Diamanti – Commedia drammatica. Regia di Ferzan Özpetek, con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci, Vanessa Scalera, Mara Venier e Stefano Accorsi. Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie il luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli luoghi marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile. Durata 135 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 2, Massimo sala Cabiria, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Il giorno dell’incontro – Drammatico. Regia di Jack Houston, con Michael Pitt, Ron Perlman e Joe Pesci. Mickey, un pugile uscito di prigione dopo un lungo periodo di detenzione, soffre da molto tempo di una malattia che ha tenuta nascosta a tutti. Prima del carcere, è stato un pugile di grande successo, vincendo molti incontri, e in onore di quei tempi gloriosi decide di tornare sul ring. Va a trovare le persone che sono state importanti nella sua vita e soprattutto nella sua carriera e il giorno stesso affronta il suo primo combattimento da uomo libero. Ol match si tiene al Madison Square Garden e si rivela un evento catartico nella sua vita. Mickey infatti vive questo momento come la grande occasione di redenzione. La boxe è soltanto un mezzo per fare pace con se stesso e con le persone che ama. Durata 108 minuti. (Classico)

Giurato numero 2 – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Nicholas Hoult, Toni Collette e Kiefer Sutherland. Justin Kemp, giovane papà in attesa di un figlio, un ormai dimenticato precedente di dipendenza dall’alcool, è chiamato a far parte di una giuria, a Savannah in Georgia. Si deve giudicare il giovane James, precedenti di spaccio e carattere irascibile, accusato di aver ucciso la compagna, una sera, fuori di un bar, a seguito di un alterco. Della colpevolezza è convita l’avvocata d’accura che aspira all’ufficio di procuratrice. Dagli interrogatori e dalle testimonianze, Justin è sempre più convinto di essere stato lui, quella sera, ad aver travolto la ragazza alla guida della sua macchina e d’averla uccisa. È sconvolto dalla scoperta ma allo stesso tempo non è intenzionato a dire la verità sull’accaduto, mettendo i suoi compagni di giudizio di fronte a mille dubbi: coinvolgendo lo spettatore a ogni momento della sceneggiatura ottimamente scritta da Jonathan Abrams e della regia di un solido uomo di cinema che alla splendida età di 94 anni continua a non sbagliare un colpo. Durata 114 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich Village sala 2)

Grand Tour – Drammatico. Regia di Miguel Gomes, con Gonçalo Waddington e Crista Alfaiate. È la fuga, attraverso i paesi dell’Estremo Oriente – dal Vietnam a Singapore, dalle Filippine al Giappone, dalla Thailandia al Tibet – del giovane Edward, promesso sposo di Molly, appena viene a conoscenza che in tempi stretti la fidanzata lo sta inseguendo per mettergli l’anello al dito. Tra le immagini di oggi e la documentazione dell’epoca (siamo nel 1917), una fotografia che alterna il bianco e nero e il colore, spostamenti in treno e non soltanto, cartoline illustrate, panorami che sprigionano bellezza. Gomes miglior regista a Cannes 2024. Le radici del film stanno in un racconto di Somerset Maugham. Durata 128 minuti. (Nazionale sala 4)

Io e te dobbiamo parlare – Commedia. Regia di Alessandro Siani, con Leonardo Pieraccioni, Francesca Chillemi e Alessandro Siani. Matilde è l’ex moglie di Antonio e l’attuale compagna di Pieraldo, Maria è la figlia di Antonio e vive con la madre e con Pieraldo, i due uomini si dividono lo stesso lavoro in commissariato: un po’ di disordine familiare è inevitabile. Al tutto s’aggiungerà Sara, affascinante poliziotta, che verrà affiancata per risolvere un caso decisamente ingarbugliato. Durata 100 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Mufasa – Avventura, animazione. Regia di Barry Jenkins. Rafiki narra la leggenda di Mufasa alla giovane leoncina Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico spettacolo. Raccontata attraverso fleshback, la storia presenta Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone compassionevole di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro casuale dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un nemico minaccioso e letale. Durata 90 minuti. (Massaua, Eliseo, Fratelli Marx sala Harpo, Ideal, Lux sala 3, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Napoli New York – Drammatico. Regia di Gabriele Salvatores, con Pierfrancesco Favino, Dea Lazzaro e Antonio Guerra. Nell’immediato dopoguerra, tra le materie di una Napoli piegata dalle macerie e dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda. Una notte s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata anni prima. I due bambini si unoiscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie impareranno a chiamare casa. Durata 90 minuti. (Romano sala 2)

Le occasioni dell’amore – Drammatico. Regia di Stéphane Brizé, con Guillaume Canet e Alba Rohrwacher. In concorso a Venezia lo scorso anno, con il titolo “Hors saison”, arriva oggi sugli schermi una storia d’amore che ricorda da vicino il mondo e le atmosfere sentimentali di Lelouch. Narra di Mathieu, attore in piena crisi personale e professionale, ha appena abbandonato le prove di un testo che dovrebbe debuttare di lì a poco, è fuggito per rifugiarsi in una località di mare nell’ovest della Francia. Mentre tutti lo cercano e lo invitano a tornare, Mathieu incontra Alice, una donna più giovane di lui con cui aveva avuto una relazione: giornate belle fatte di ricordi ma anche di tempo presente, l’occasione per riscoprire vecchi sentimenti, comprendere se si tratti soltanto un fuoco passeggero o se quell’incontro voglia significare qualcosa di più duraturo. Durata 115 minuti. (Cantrale anche V.O., Fratelli Marx sala Chico)

L’orchestra stonata – Commedia. Regia di Emmanuel Courcol, con Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin. La vita di Thibaut, un famoso direttore d’orchestra, cambia radicalmente quando scopre di avere una grave forma di leucemia. L’unico modo per salvarsi è il trapianto del midollo osseo ma trovare un donatore compatibile non è facile. Proprio a causa della scoperta della malattia, Thibaut viene a scoprire di essere adottato. Un donatore perfettamente compatibile sembra essere suo fratello biologico che non ha mai conosciuto. Si tratta di un modesto impiegato che vive in una piccola cittadina della Francia del Nord e suona il trombone nella fanfara comunale. La banda rischia di sciogliersi e la fabbrica della città sta per essere chiusa. Thibaut parte per andare a cercare suo fratello e il loro incontro si rivela un’incredibile avventura che cambia la vita di entrambi per sempre. Durata 103 minuti. (Greenwich Village sala 1)

Piccole cose come queste – Drammatico. Regia di Tim Mielants, con Cillian Murphy e Emily Watson. Irlanda, 1985. Bill Furlog è un uomo silenzioso, dall’animo semplice ma anche un attento osservatore, che ha dedicato la vita al lavoro, alla moglie Eileen e alle loro cinque figlie. In un freddo giorno d’inverno, l’uomo trasporta e distribuisce la legna e il carbone per gli abitanti del villaggio. Siamo nei giorni che precedono il Natale, quando Bill entra nel cortile del convento locale diretto da Suor Mary, e fa un incontro che riporta a galla ricordi sepolti nella sua memoria. Non può ignorarli anche perché lo portano a scoprire segreti e verità che lo sconvolgeranno. Sarà il momento per Bill di decidere se voltarsi dall’altra parte o ascoltare il proprio cuore e sfidare il silenzio di una intera comunità. Durata 98 minuti. (Greenwich Village sala 2)

La stanza accanto – Commedia drammatica. Regia di Pedro Almodòvar, con Tilda Swinton, Julianna Moore e John Turturro. Ingrid e Marta sono amiche da anni e non si sono mai dette mezze verità. Ingrid è una scrittrice di successo il cui ultimo libro racconta la sua incapacità di comprendere e accettare la morte. Martha è stata una corrispondente di guerra e ora è affetta da un tumore che potrebbe essere curabile con una terapia sperimentale, ma intanto si è preparata all’idea di morire e ha già scelto, nel caso, come farlo: con una pillola acquistata sul dark web. Ciò che vorrebbe però è non morire sola, e poiché il suo rapporto con la figlia le appare come irrimediabilmente compromesso chiede a Ingrid di soggiornare nella stanza accanto alla sua nel momento in cui dovesse decidere di “abbandonare il party”. Durata 107 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Massimo anche V.O., Nazionale anche V.O.)

Tofu in Japan – La ricetta segreta del signor Takano – Drammatico. Regia di Mihara Mitsuhiro. Tatsuo e sua figlia Haru gestiscono il Takano Tofu Store a Onomichi. Quando Tatsuo scopre di essere malato, teme che sua figlia venga lasciata sola e, all’insaputa della ragazza, si propone di trovare un partner per lei. Durata 119 minuti. (Romano sala 3)

Una notte a New York – Drammatico. Regia di Christy Hall, con Dakota Johnson e Sean Penn. Una donna prende un taxi all’aeroporto JFK di New York e si ritrova coinvolta in una profonda conversazione insieme all’autista, raccontandosi a vicenda le storie delle relazioni più importanti che hanno avuto nelle loro vite. Durata 100 minuti. (Nazionale sala 3)

La magia della grande danza con “Roberto Bolle and Friends”. Dal 3 al 5 gennaio al teatro Regio di Torino

Il 2025 inizierà al teatro Regio con la magia della grande danza di Roberto Bolle con il suo Gala, l’ormai celeberrimo “Roberto Bolle and Friends”, presente in tre nuovi spettacoli il 3, 4 e 5 gennaio.

Nel 2025 il danzatore, nato a Casale Monferrato, celebrerà i 25 anni di “Roberto Bolle and Friends”, una kermesse diventata ormai un appuntamento fisso dell’inizio d’anno torinese, che approda per tre repliche andate esaurite da mesi.

Vi è ancora riserbo sul cast che accompagnerà l’étoile in questi nuovi appuntamenti per un programma che viene ogni volta pensato e ideato da Bolle mescolando il repertorio classico a quello contemporaneo, pezzi inediti ad altri più celebri.

Roberto Bolle mancherà, invece, dal Capodanno televisivo e dal programma “Danza con me” che aveva interessato in passato milioni di italiani il primo gennaio. Questa volta è stato cancellato. È, invece, comparso in “Note del Natale- Speciale Giubileo”, dopo la Messa della Vigilia e il Rito di inaugurazione del Giubileo presieduto da Papa Francesco.

 

Mara Martellotta

Quella “grande arte” che, in Italia, sdoganò il “Contemporaneo”

Dalla “Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” di Roma ai “Musei Reali” di Torino, oltre 70 opere della prima avanguardia

Fino al 2 marzo 2025

Anni ’50 – ’70. Signori miei, che anni quegli anni! Per il Paese (a maniche in su per la benefica ricostruzione post-bellica che avrebbe portato agli anni del boom economico ma anche alle inquietanti avvisaglie dei terribili “anni di piombo”), un ventennio di sovvertimenti burrascosi e totali. Nel bene e nel male. Che non mancarono di travolgere anche il mondo dell’arte, trasformatosi in un vero e proprio “movimento artistico tellurico”, portato avanti da un gruppone solido e coraggioso di “protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità”.

A sottolinearlo è Luca Massimo Barbero, curatore con Renata Cristina Mazzantini (direttrice della “GNAM-Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea” di Roma) dell’inedita rassegna “1950-1970. La Grande Arte Italiana” ospitata, fino a domenica 2 marzo, nelle “Sale Chiablese” dei “Musei Reali” di Torino. 79 le opere esposte, provenienti dalla “GNAM” e riunite, per la prima volta, al di fuori del “Museo” di appartenenza, in una mostra prodotta dai torinesi “Musei Reali” e da “Arthemisia”, nonché fortemente voluta e resa possibile da Mario Turetta, “Capo Dipartimento per la Attività Culturali” del “Ministero della Cultura” e direttore delegato dei “Musei Reali” di Torino. 21, gli artisti rappresentati in un iter che coinvolge 12 Sale“La mostra vuole porre – afferma la direttrice della ‘GNAM’ Renata Cristina Mazzantini – l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria romana rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione”. Stagione irripetibile. Annunciata in rassegna da due opere che subito ti avvertono delle dirompenti visionarie “bizzarrie” che ti aspettano nel lungo percorso espositivo: un astratto-materico “Rilievo con bulloni” del ’58-’59 del parmigiano Ettore Colla e “L’arco di Ulisse” del ’68 realizzato dal pugliese Pino Pascali (con lana d’acciaio su struttura in legno), cui si deve anche quel rosso fuoco “Primo piano labbra” del ’64, sarcastico rimando all’aggressività massmediale di certa pubblicità rivolta al pubblico femminile di allora.

In entrambe le opere, colpiscono l’invenzione e la capacità di trasformare il ludico esercizio manuale in opere di indubbia matrice artistica. Varcato l’ingresso, ecco i lavori di Giuseppe Capogrossi, fra cui la grande “Superficie 207” con quel caratteristico “segno” (“pettine” o “forchetta” per i critici) che il romano Capogrossi seppe elaborare e trasformare in tutte le maniere possibili. E, a seguire, un focus su quegli anni ’50, in cui l’arte amava palesarsi nell’utilizzo di materiali non convenzionali, da quelli di riciclo (sacchi di juta, plastiche, catrami o metalli) firma inconfondibile di  Alberto Burri, fino al gesto estremo della “lacerazione dei manifesti pubblicitari” del calabrese Mimmo Rotella, che in mostra firma anche una “realista” silhouette nera del presidente Kennedy, di spalle, al telefono. Sala monografica, a seguire, per il friulano Afro Basaldella e il suo, meno irruento e vagamente memore dell’immagine, “lirismo astratto”, cui s’oppongono le fluttuanti e vivide (verticali o orizzontali) fasce di colore di Piero Dorazio, così come i celebri “Concetti Spaziali” (concretizzazione del suo “Manifesto Blanco”) di Lucio Fontana. Fra le donne, meritano uno spazio speciale la romana Giosetta Fioroni fortemente ispirata (non meno di Sergio Lombardo e Tano Festa) alla “nuova mitologia” creata dai “nuovi media” (tv, cinema e rotocalchi) e la siciliana Carla Accardi, artista dal segno “auto generativo” e figura fra le più rappresentative dell’“Arte Povera”.

E che dire della maestosa imprevedibile “Superficie lunare” di Giulio Turcato o del “Poetry Reading Tour” in cui Gastone Novelli riesce a fondere pittura e scrittura e segni, in un’azione (molto diversa da quella simile in partenza di Toti Scialoja) di bizzarro collante fra realtà e immaginazione. Un altro inedito confronto si sviluppa, infine, fra un intenso monocromo nero di Franco Angeli ed alcuni importanti “Achrome” di Piero Manzoni, fra le più rivoluzionarie figure dell’arte italiana. A conclusione, le sale dedicate all’iconico quadro specchiante del ’68 di Michelangelo Pistoletto, insieme alle celebri “Cancellature” di Emilio Isgrò, all’“Incidente D662” di Mario Schifano e all’ironico (fin dal titolo) e dissacrante “Bachi da setola” del già citato Pino Pascali. Fra le Sale si cammina e si osserva incuriositi. Dentro la consapevolezza di non incontrare limiti all’ingegno dei “nuovi” (in allora) artisti.

Gianni Milani

“1950-1970. La Grande Arte Italiana”

Sale Chiablese-Musei Reali, piazzetta Reale, Torino; tel. 011/1848711 o www.museireali.beniculturali.it

Fino al 2 marzo

Orari: Da mart. a dom. 10/19. Lunedì chiuso

Nelle foto: Pino Pascali “Primo piano labbra”, tela smaltata tensionata su struttura lignea con camere d’aria, 1964; Giuseppe Capogrossi “Superficie 207”, olio su tela, 1957; Lucio Fontana “Concetto spaziale. Teatrino”, idropittura su tela con buchi e legno laccato, 1965; Mimmo Rotella: “Senza titolo”, Décollage, 1962

“New Color Lights”. Insieme l’“Accademia Albertina di Belle Arti” e la “Fondazione Chierese per il Tessile”

Un progetto – moda sostenibile, per “vestire il futuro”

Dal 19 dicembre al 19 gennaio 2025 e dal 1° al 15 febbraio 2025

Obiettivo “nobile” e non da poco: mettere in atto una sperimentazione di ricerca nell’universo moda che possa guardare ad una più equa e sostenibile visione del futuro. Il progetto didattico ed espositivo vede da tempo la collaborazione fra due realtà torinesi di assoluto prestigio nel campo del design e del “tessile”: l’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino e la “Fondazione Chierese per il Tessile”. Ideata da Vincenzo Caruso, direttore del Corso di “Fashion Design” dell’“Ateneo” (presieduto da Paola Gribaudo e diretto da Salvo Bitonti), in collaborazione con i docenti Valentina Rotundo e Melanie Zefferino, l’iniziativa ha visto attivamente coinvolti oltre 40 studenti, allievi del Corso biennale di “Progettazione Artistica per l’Impresa” (con indirizzo, per l’appunto, di “Fashion Design”) che si sono attivamente dedicati allo studio e all’impiego del cosiddetto “tessuto bandera”– realizzato con fibre naturali , cotone o lino – di antica tradizione a Torino e dintorni, nei colori limitati ancora oggi ai bianchi ed écru, per  realizzare una “capsule collection” di “abiti a trapezio”, icona del guardaroba anni ’60 ideato dallo stilista Yves Saint Laurent, moderno e versatile diventato un eterno evergreen. Sul bianco ottico di questo tessuto in puro cotone, prodotto dalla “Pertile srl” con certificazione “GOTS – Global Organic Textile Standard” (il più importante stan-dard internazionale per la certificazione dei prodotti tessili realizzati con fibre naturali da agricoltura biologica), si innestano gli inserti della stessa stoffa tinta con coloranti naturali nei sette colori dell’arcobaleno, usando tecniche che gli studenti hanno sperimentato nel corso di un workshop condotto al “Museo del Tessile di Chieri”.

Gli abiti protagonisti, dalla caratteristica forma ad “A”, si trasfigurano “nell’affascinante materia del prisma – spiegano i docenti responsabili – mentre cenni di colore sapientemente studiati emergono dal bianco di ognuno dei capi, dando vita ad una totale immersione nel mondo vibrante e potente dei cromatismi. Il trapezio veste il corpo della donna, come dell’uomo, in un atto di rivelazione che, dalla sua purezza e versatilità, parla di luce e rinascita culturale. I colori dell’arcobaleno, simbolo di bellezza e diversità, ci ricordano l’importanza dell’inclusione all’interno della società”.

Gli allievi, inoltre, della scuola di “Cinema, Fotografia e Audiovisivo” diretti da Fabio Amerio, hanno documentato il work-in-progress del progetto e curato lo “shooting” fotografico, al quale hanno collaborato anche gli studenti del corso di “Trucco e maschera teatrale” di Arminda Falcione. L’iniziativa risponde concretamente alle istanze per il raggiungimento di “obiettivi chiave” (“SDG – Sustainable Development Goals”) dell’“Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” in termini di “sostenibilità dei processi, rispetto dell’ambiente, educazione di qualità, lavoro dignitoso e creativo”.

Gli esiti di questa progettazione artistica “multanime”, ovvero gli abiti e gli elaborati visivi, saranno protagonisti di un’esposizione che ha ricevuto il patrocinio della “Città Metropolitana di Torino” e della “Città di Chieri” e che si inaugurerà all’“Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino (via Accademia Albertina 6), nell’ipogeo della “Rotonda del Talucchi”, giovedì 19 dicembre (ore 18), per protrarsi fino a mercoledì 19 febbraio 2025 (sab. dom. e festivi 10/18) e per approdare successivamente al “Museo del Tessile” di Chieri sabato 1° febbraio 2025 (via Santa Clara 6 – 10), dove resterà visibile fino a sabato 15 febbraio ( merc. e sab. 15/18, mart. 10/12).

Per info: siti web di riferimento www.albertina.academy e www.fmtessilchieri.org

G.m.

Nelle foto: “New Color Lights” immagini shooting fotografico

Mike Bongiorno, una mostra in occasione del centenario della nascita

Anche Torino, e non solo Milano, ha la sua mostra su Mike Bongiorno, in occasione del centenario della nascita del mitico “Re del quiz”, di quello della Radio e dei 70 anni della televisione, celebrazioni che stanno per concludersi con il 2024. Alla Biblioteca civica Centrale di Torino, in via della Cittadella 5, sono esposte, sino al 4 gennaio 2025, venti fotografie in bianco e nero scattate con una Leica M9 ed un obiettivo solo, un 35 mm, del set della fiction “Mike”, girata in città, dal fotografo di scena Alfredo Betrò, ma anche tante riproduzioni inedite da vedere di materiali utilizzati nelle due puntate che hanno fatto il massimo degli ascolti nel mese di  ottobre su Rai1.

Dalle cartelline usate per i suoi quiz, ai bozzetti delle cabine di “Rischiatutto”, alle brochure dell’Hotel Savoy dove nel corso del Festival di Sanremo 1967, presentato da Mike Bongiorno con Renata Mauro, morì tragicamente Luigi Tenco.

La vita di Bongiorno ha sempre camminato di pari passo con quella del nostro Paese ed è stata raccontata in questa fiction del regista Giuseppe Bonito con un Mike da giovane interpretato dalla rivelazione Elia Nuzzolo e da Claudio Gioè da adulto.

Alfredo Betrò con le sue fotografie racconta l’allestimento del set della fiction “Mike” che a sua volta racconta l’allestimento del set di alcuni programmi televisivi del passato diventati mitici come “Lascia o raddoppia” e “Rischiatutto”.

 

Igino Macagno

“Semiramide” di Cesare Saccaggi arricchisce le raccolte dei Musei Reali

Sino al 21 gennaio la tela è esposta a Palazzo Reale

Si formò alla torinese Reale Accademia Albertina Cesare Saccaggi, tortonese di nascita (1868 – 1934), allievo di Andrea Gastaldi e Giacomo Grosso, per distinguersi poi negli anni a ridosso del ’90 in vari concorsi. Spirito eclettico, pianista e musicista, partecipò alle esposizioni della Permanente di Milano, e ancora a Genova, Bologna, Firenze e alla Biennale di Venezia, sempre oltre ai ritratti legato a scene in costume o di genere, temi sacri e volti alla mitologia, paesaggi e nature morte, ampliando il proprio successo nella capitale dove conosce i Preraffaelliti. Non ancora trentenne partecipa alla decorazione della chiesa di San Gioacchino a Torino, con gli affreschi della VII stazione della Via Crucis, per soggiornare negli anni successivi a Parigi, dove espone ripetutamente ai Salons ed è presente all’Esposizione Internazionale Universale del 1900, aggiudicandosi una prestigiosa medaglia di bronzo. Pittore alla moda nella capitale francese, realizzerà affiches, illustrazioni per calendari, cartoline illustrate in vasta produzione.

Le raccolte dei Musei Reali si vedono oggi arricchite di quella stupenda opera del Saccaggi che è “A Babilonia (Semiramide)”, dipinta intorno al 1905 – e lo svelamento nei giorni scorsi nel Salone delle Guardie Svizzere a Palazzo Reale è stato, come sottolineava Annamaria Bava, di “un grande effetto teatrale” (l’opera rimarrà là esposta fino al 21 gennaio prossimo per passare poi alla Galleria Sabauda per far parte del gruppo di opere del primo Novecento). Semiramide, fondatrice di Babilonia, altera, lo sguardo seduttore e fiero verso chi le sta di fronte, incede con il corpo coperto di una veste leggera e trasparente, impreziosita da una ricca rete di piccoli gioielli che mettono ancor più in mostra la bellezza del corpo, lasciandosi intravedere la nudità del seno, laddove l’abbassarsi di una spallina provoca un atteggiamento non privo di provocazione. Bracciali e anelli a ornare mani e piedi, richiamano facilmente in tutta l’abbondanza d’oro che è sparsa all’intorno, a cominciare dal toro alato con testa antropoforma (Lamassu) proveniente dal palazzo del sovrano assiro Sargon II, sicuramente ammirata da Saccaggi in una sua visita al Louvre, quell’influenza che la Secessione Viennese ebbe sull’artista – la “Giuditta” di Klimt – o gli abbigliamenti e gli atteggiamenti vistosamente cari alle femme fatale dell’epoca, Sarah Bernhardt ed Eleonora Duse o ancora la marchesa Luisa Casati che amava, come la sovrana babilonese, accompagnarsi nelle sue passeggiate o nei ricevimenti con un leopardo al guinzaglio. Rimandi e ricerche soprattutto da parte di Saccaggi, non ultima la raffigurazione del copricapo sulla tela ricavata dalla “Dama di Elche”, antico busto femminile ritrovato nel 1897 in Spagna: come alla cultura del pittore fanno rimando le citazioni letterarie, dall’Inferno dantesco (la sovrana travolta dalla bufera eterna del V canto, con lei “Cleopatràs lussuriosa”: alla regina d’Egitto è dedicata sino al 23 marzo prossimo una mostra che illustra “la donna, la regina, il mito”, corredata di un piccolo quanto esauriente catalogo che mostra la figura nella Storia e nei ritrovamenti, nel mito e nella monetazione, nella pittura dell’Occidente, nella letteratura dall’antichità al teatro elisabettiano al cinema d’oggi che in varie occasioni s’è appropriato di lei) ai romanzi e alle tragedie di Voltaire, alla “Semiramide” a cui Rossini avrebbe nel 1823 dato musica.

La tela, prima in collezione privata e in seguito appartenuta alla galleria Fidia di Reggio Emilia, è stata dietro segnalazione di Beatrice Bentivoglio acquisita nel 2024 dal Ministero della Cultura per i Musei Reali torinesi, con diritto di prelazione. Essa torna a occupare quegli spazi che le appartengono di diritto e che documentano anche oggi quel legame e l’apprezzamento che all’artista riconobbero la committenza borghese e Casa Savoia. Andrà ad accompagnare un’altra opera di Saccaggi già presente nelle raccolte, “Jone”, ancora un ricordo letterario tratto dalle pagine di “Gli ultimi giorni di Pompei”, che Erward Bulwer-Lytton scrisse nel 1834, dipinto acquistato da Umberto I e Margherita di Savoia alla XXXIX Esposizione del Circolo degli Artisti si Torino verso la fine del 1897 per la somma di 350 lire.

Elio Rabbione

Nelle immagini, l’opera di Cesare Saccaggi e momenti della presentazione nei giorni scorsi a Palazzo Reale

Il Natale al Teatro Colosseo

Il Natale al Teatro Colosseo con “The nightmare before Christmas”, poi Oblivion e Roberto Vecchioni apriranno il 2025

Giovedì 26 e venerdì 27 dicembre è in programma al Teatro Colosseo un’esperienza imperdibile che trasforma il classico natalizio di Tim Burton, “Nightmare Before Christmas”, in un evento unico. Sul grande schermo in versione italiana, il film sarà accompagnato dalle musiche iconiche di Danny Elfman, vincitore del GRAMMY Award, eseguite dal vivo da un’orchestra sinfonica, mentre le canzoni originali rimarranno intatte, proprio come nel film. Un’occasione straordinaria per immergersi nella magia gotica di Jack Skellington e vivere le sue avventure in modo ancora più intenso e coinvolgente, perfetto per celebrare il Natale in modo originale.

Apriranno il 2025 del Teatro Colosseo, domenica 5 gennaio alle ore 20.30, gli Oblivion. Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli, ovvero gli Oblivion, tornano in scena con il loro nuovo spettacolo “Tuttorial”, una realtà alternativa dove Galileo Galilei è una star di TikTok, Leonardo da Vinci non riesce a produrre contenuti virali e Marco Mengoni canta all’Ikea. Senza senso e senza tempo, personaggi di varie epoche allietano le giornate dei loro follower in cambio dell’agognato successo. Spaziando dai litigi tra Bell e Meucci sull’invenzione del telefono, al presentarci le creature tipiche delle modernità come l’infaticabile Rider e il pavido Leone da Tastiera fino ad arrivare alla satira di costume, alla politica e all’attualità. TUTTORIAL è un vero e proprio strumento di orientamento grazie al quale in poche e semplici note, i grandi interrogativi umani avranno risposte alla portata di tutti; uscirete dal teatro più saggi di Siri, più fluidi di D’Annunzio, più caldi del riscaldamento globale.
Oblivion “Tuttorial”.

Seguirà, giovedì 9 maggio alle 20.30, il concerto di Roberto Vecchioni, uno dei più grandi cantautori e poeti italiani, che torna al Teatro Colosseo dopo l’emozionante concerto della scorsa stagione con il suo nuovo tour “Tra il silenzio e il tuono”: un viaggio profondo che prende il nome dal suo ultimo lavoro letterario tra le note e le parole che hanno segnato la sua straordinaria carriera artistica. Conosciuto per la sua capacità di fondere poesia e musica, Vecchioni regalerà al pubblico una serata indimenticabile, in cui i suoi brani più celebri si alterneranno a nuove composizioni, creando un ponte tra il passato e il presente, tra il silenzio delle riflessioni intime e il tuono delle emozioni più forti, un’esperienza immersiva, in cui la musica si intreccia con la narrazione, portando gli spettatori a riflettere su temi universali come l’amore, la vita, la sofferenza e la gioia. Vecchioni, con la sua inconfondibile voce e il suo carisma, guiderà il pubblico in un percorso emozionale unico, arricchito da arrangiamenti musicali raffinati e coinvolgenti.

Tutte le informazioni sul sito e sui profili social del Teatro www.teatrocolosseo.it (http://www.teatrocolosseo.it/)

 

Mara Martellotta