Cosa succede in città- Pagina 79

Prende il via l’edizione 2024 di “Danza a km zero”

Sei spettacoli di prossimità tra tradizione e innovazione promossi dalla Fondazione Egri

Al via l’edizione 2024 di ‘Danza a km zero’, sei spettacoli di prossimità tra tradizione e nuova innovazione che la Fondazione Egri ha promosso per aprire le porte del suo quartiere alla conoscenza della danza

All’interno del network IPUNTIDANZA , dedicato alla programmazione e produzione della Fondazione Egri, si rinnova l’appuntamento con “Danza a km 0”, una rassegna che mira a valorizzare il quartiere Crocetta e la Fondazione, che qui ha la sua sede.

I sei appuntamenti, che un venerdì al mese scandiranno il primo semestre del 2024, si tengono nel laboratorio della compagnia Egribiancodanza in via Vico 11, nel quartiere Crocetta, e mirano ad offrire ai cittadini e stakeholder locali un’occasione accessibile e a chilometro zero per scoprire l’arte coreutica della Fondazione e le nuove produzioni, potendo godere di una particolare vicinanza con ballerini e coreografi e fruendo anche del ‘dietro le quinte’ del loro processo artistico e creativo.

Obiettivo della rassegna è quello di rafforzare una frequentazione tra un pubblico di prossimità e la fondazione nella sede della compagnia Egribiancodanza che, da hub di formazione e produzione, si trasforma in uno spazio scenico.

“Danza a km zero” nasce da una riflessione sul nostro ruolo sul territorio – Raphael Bianco, vicepresidente della Fondazione Egri per la danza. Questo format rafforza il forte legame che abbiamo con la Crocetta e per esteso con la Circoscrizione 1, offrendo un calendario di eventi di danza che è possibile fruire senza quasi doversi spostare e fortemente accessibile a chi abita nel quartiere “.

‘Danza a km 0’, giunta quest’anno alla sua seconda edizione, si articola in due sezioni, la prima intitolata “Focus altre danze” dedicato alla scuola di danza di Susanna Egri, in cui gli allievi della scuola accompagneranno con diverse esibizioni racconti storici su temi specifici, elaborati dalla stessa Susanna Egri, e “Focus nuove danze”, dedicato alla Compagnia Egribiancodanza che presenterà in anteprima estratti delle nuove produzioni della stagioni 2023/2024 accompagnati da momenti di approfondimento sulla ricerca e composizione coreografica.

Il primo appuntamento è per venerdì 19 gennaio alle 20.45 con la danza ungherese. L’incontro, condotto da Susanna Egri, vedrà l’esibizione dei talenti della sua scuola di danza, tratti dal repertorio classico e da quello firmato dalla ballerina e coreografa. Questo incontro permetterà al pubblico di scoprire e ripercorrere le caratteristiche principali delle danze ungheresi. Gli eventi successivi presenteranno al pubblico nuove produzioni con incontri con la compagnia Egribiancodanza e i vincitori del bando AREPO, dedicato a coreografi over 35, oltre a incontri dedicati a specifiche produzioni, dalla danza afro alle coreografe donne

Informazioni e prenotazione biglietteria@egridanza.com 3664308040

Mara Martellotta

Sguardi plurali su un’Italia plurale, concorso fotografico giunto alla sua seconda edizione

La premiazione e la prima esposizione avranno luogo a Torino nel maggio 2024

 

Torna per la seconda edizione “Sguardi plurali sull’Italia plurale”, un progetto promosso da FIERI, CSC Carbonia della società umanitaria, la Fabbrica del cinema, il Dipartimento di Storia e Civiltà dell’Università di Bologna e Camera, Centro Italiano per la Fotografia, con la collaborazione di Arci nazionale.

Il concorso fotografico intende ancora una volta raccontare l’Italia in una prospettiva plurale e inclusiva, attraverso una raccolta di immagini che siano in grado di esplorare la ricchezza e le sfaccettature di una società sempre più stratificata e interconnessa. La ricerca è quella di un punto di vista che non sia stereotipato, per questo il bando si rivolge a giovani fotografi e fotografe, studenti e appassionati che abbiano un retroterra migratorio, proprio per mettere al centro delle opere una prospettiva troppo spesso ignorata.

La diversità culturale, l’identità, il senso di comunità, ma anche le tante storie del quotidiano che caratterizzano le comunità migranti in Italia. Questo il complesso affresco che Sguardi plurali vuole creare.

Il bando di Sguardi Plurali scadrà il 17 marzo 2024 e si rivolge ad autori e autrici di età inferiore ai 35 anni, nati all’estero e immigrati in Italia da almeno un genitore di origine straniera.

I candidati dovranno inviare un progetto composto da almeno dieci immagini e ambientato in Italia, che possa riguardare molteplici ambiti della quotidianità, in cui emerga la pluralità sociale contemporanea.

Le opere vincitrici e selezionate saranno esposte in una mostra Itinerante che permetterà al pubblico di immergersi nelle storie e nelle esperienze raccontate attraverso le fotografie.

La premiazione e la prima esposizione avranno luogo a Torino nel maggio 2024. La mostra verrà poi esposta a Bologna e Carbonia nell’autunno del 2024 e infine a Milano nella primavera del 2025.

Molti saranno i curatori che valuteranno le opere, dall’antropologo Pietro Cingolani dell’università di bologna, all’antropologa Yassin Dia, da Monica Poggi, curatrice di camera a Viviana Gravano dell’Accademia di Brera, da Wissal Houbabi, artista e performer, a Karim Al Makhtafi e Oleksandra Horobets, vincitori della prima edizione.

L’immagine guida di questa edizione è stata realizzata da Karim El Maktafi, fotografo di origine marocchina nato a Desenzano del Garda, tra i fotografi vincitori della prima edizione di Sguardi plurali, nonché membro della giuria.

La fotografia “They call us second generation” è stata realizzata nel 2019 e rappresenta una situazione di tanti ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia, ma ancora privi di cittadinanza, descrivendo molto bene il senso di sospensione di chi cresce e vive in un luogo rispetto al quale non è riconosciuta la piena appartenenza.

 

Mara Martellotta

“Storie di Lucette” Al “Circolo dei Lettori” di Torino

La presentazione del libro di Franca Rizzi Martini, in occasione della celebrazione del “Giorno della Memoria”

Mercoledì 24 gennaio, ore 18

“Una saga familiare di ampio respiro, che spazia dalla Polonia alla Francia, che illumina dei francesi i giusti e gli ingiusti, che ci descrive come una patria materna quale la Francia può trasformarsi in un mondo di orrore. E soprattutto ci racconta questo mondo di ebrei polacchi emigrati in Occidente, il passaggio dall’osservanza di stampo chassidico al laicismo francese, i legami famigliari che nemmeno la Shoah riesce a distruggere, il peso di una liberazione ancora troppo carica di memorie rimosse, ma non cancellate. Come quelle di Lucette, riemerse, a chiudere il cerchio, solo oggi, nella sua vecchiaia”: così nella sua preziosa “postfazione”, Anna Foa (celebre storica, già docente a “La Sapienza” di Roma, da sempre impegnata sul fronte della “memoria” e con Anna Bravo fra le maggiori studiose della condizione femminile nella Shoah) presenta “Storie di Lucette” – da Nancy alle Ardenne, bambina in fuga dai nazisti – libro scritto dalla milanese, residente a Moncalieri (Torino), Franca Rizzi Martini per “Neos Edizioni”, che sarà presentato mercoledì prossimo 24 gennaioalle 18, nella Sala Biblioteca del “Circolo dei Lettori”, In occasione delle celebrazioni del “Giorno Internazionale della Memoria” (27 gennaio) e con il Patrocinio della “Comunità Ebraica di Torino”.

La storia raccontata da Franca Rizzi Martini prende avvio nel lontano 1923, quando la famiglia Goldberg – padre, madre e otto figli, alcuni adulti e sposati – si trasferisce da un paesino della Polonia a Nancy, in Francia. Mentre i due nonni sono ultraortodossi, i figli non seguono i dettami della religione ebraica e ciò rende loro più facile integrarsi fino a considerarsi francesi in tutto e per tutto. Questo però non li renderà esenti dalla terribile persecuzione nazista. Così, nel febbraio del 1944, quando i rastrellamenti si fanno più assidui, Lucette, che non aveva ancora compiuto dieci anni, viene mandata a Verpel, un paesino delle Ardenne, insieme al fratello Alex di qualche anno più grande e qui vivono ospitati sotto mentite spoglie, riuscendo così a salvarsi. Suzanne e Albert Didier, i coniugi che li accolsero nella loro caffè-pensione salvandoli dalla deportazione, sono stati riconosciuti “Giusti fra le Nazioni” da “Yad Vashem” (l’“Ente Nazionale per la Memoria della Shoah” di Gerusalemme) nel 2012. Altri membri di questa grande famiglia riusciranno a sfuggire alla scure nazista, ma ben diciassette persone del nucleo familiare verranno deportate ad Auschwitz e da lì non faranno più ritorno. Degli orrori perpetrati dal nazismo che portò alla morte gran parte della sua famiglia e – si calcola – fra i 5 e i 6milioni, solo di ebrei, in Europa (soprattutto in Polonia e nel resto dell’Europa comunista), Lucette ha sempre cercato di rimuovere il ricordo. Non esistevano parole adeguate per poter parlare di fatti così aberranti. Ancora Anna Foa: “Lucette non legge libri sulla Shoah, non va a vedere la culla in Polonia della sua famiglia, non visita Auschwitz. Fino a che, con il volgere degli anni, Auschwitz la chiama”.

E quel richiamo è troppo forte e doloroso per tenerlo nascosto tutto dentro di sé. Così oggi, a 80 anniLucette Brytenyszok Testa esplode in un’inarrestabile valanga di memorie sopite: “Nella mia vita sono sempre scappata … A un certo punto, però, ho dovuto dare voce all’enorme sofferenza che era dentro di me, che ancora mi accompagna e che forse non mi abbandonerà mai. Ho capito di avere bisogno di tirare fuori un dolore che non ero mai riuscita a comunicare”. Così, persecuzioni, deportazioni, fughe e avversità legate al più orribile genocidio della Storia e ricordate da un’anziana donna che tutto ciò ha vissuto quand’era bambina, sono state raccolte e messe su carta da Franca Rizzi Martini, che “con affettuosa partecipazione e delicatezza, proprie di quella bambina di un tempo, ha saputo offrircele senza speculare sull’orrore, ma trasmettendo comunque appieno il dramma vissuto dai protagonisti”.

Per ulteriori info“Neos Edizioni”, via Beaulard 31, Torino; tel. 011/7413179 o www.neosedizioni.it

g.m.

Nelle foto:

–       Cover “Storie di Lucette”, Neos Edizioni

–       Lucette, Nancy, 1957

–       Lucette in colonia a Celles sur Plaine (la prima destra che abbraccia Charlotte), 1947

Intervista esclusiva ad Andrea Villa, l’artista dietro il manifesto 1984 su Chiara Ferragni

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Se avete passeggiato, pochissimi giorni fa, per le strade diTorino, esattamente in Via Reggio e in Corso Regio Parco, o avete seguito le ultime notizie sul Web e Social Network riguardanti la città di Torino e la Street Art, sicuramente avrete notato un manifesto d’arte che ha attirato l’attenzione di molti: si tratta di un’opera che raffigura la sagoma e il logo di Chiara Ferragni , la famosa influencer e imprenditrice, con la scritta “Big Sister is watching you” su uno sfondo a tema 1984 di George Orwell.

Quest’ultima impresa artistica, è una conseguenza agli ultimi e attuali fatti che coinvolgono l’imprenditrice digitale e lo scandalo del Pandoro Balocco, venduto nel periodo natalizio2022.

L’opera è un invito alla riflessione che riguarda non soltanto il caso citato.

Il manifesto è firmato da Andrea Villa, artista torinese che si occupa di arte digitale e street art, che ha lasciato un messaggio alla società contemporanea, influenzata dai mass media e dal web, e sul ruolo degli influencer nella formazione dell’opinione pubblica.

 

Abbiamo avuto l’occasione di intervistare in esclusiva Andrea Villa, che ci ha raccontato la genesi e il significato del suo manifesto, il suo stile artistico e i suoi riferimenti culturali, e la sua visione dell’arte di strada a Torino.

1 . Come abbiamo inteso, il tuo manifesto si focalizza sull’opera 1984 di George Orwell, il cui
libro potrebbe essere definito “una denuncia” contro le forze che tendono ad annullare la
libertà e la dignità individuale.In questo caso si parla del mondo dei mass media e del web,
una realtà che potremmo definire un’arma a doppio taglio. Com’è successo a ChiaraFerragni.
Qual è il tuo pensiero in proposito? Cosa ti ha spinto a creare questa tua nuova opera?
Quale messaggio l’artista Andrea Villa vuole lanciare?
 
–Ho deciso ultimamente di concentrare il mio lavoro sui concept culturali, visto che sembra che la scena di street art mainstream sia concentrata perlopiù solamente a seguire i trend del momento. Volevo si parlare di temi attuali, ma con un punto di vista distaccato e analitico. L’ arte deve sempre essere analitica, e mai farsi trascinare dai sentimenti e dalle opinioni di attualità o modaiole. Far ragionare su come funzionano i meccanismi della società moderna è il fulcro del mio lavoro, e non voglio essere politicizzato o riferito ad una determinata parte politica e di pensiero: preferisco lavorare con libertà intellettuale solo su temi che ritengo importanti, senza prese di posizione.
 
2.Come hai scelto il luogo e il momento per esporre il tuo manifesto su Chiara Ferragni? C’è un
significato simbolico o una strategia di comunicazione dietro la tua scelta?
 
–Il luogo l’ ho scelto perchè era in una zona molto frequentata da giovani, ovvero adiacente l’ Università, che è il target di persone che potrebbe capire questo tipo di lavori.
E’ inoltre una zona molto frequentata da pedoni, che così possono vedere bene il mio lavoro, mentre spesso chi usa le automobili non ha tempo di fotografare.

3. Credi che il tuo manifesto possa avere un effetto educativo o critico sulle persone che lo
vedono?
 
–Io cerco solo di dare degli spunti di riflessione, non voglio educare nessuno. Sta allo spettatore analizzare e decidere il suo punto di vista.

· 4. Cosa pensi del ruolo degli influencer nella società contemporanea e del loro impatto sulle
scelte delle persone?
 
–Penso che se decidi di parlare di qualcosa, o lo fai con spirito di amatorialità oppure se sei serio rischi di creare dei danni, poichè ci sono persone che studiano apposta determinati argomenti e non puoi improvvisarti storico, matematico o medico. A meno che tu non sia un divulgatore, ma il confine è labile
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· 5. Come valuti la reazione del pubblico e dei media alla tua opera? Hai ricevuto critiche o
apprezzamenti?
 
— Soprattutto apprezzamenti, molti mi hanno fatto i complimenti per il testo critico che ho scritto sul mio lavoro. Non credo perchè fosse particolarmente bello, piuttosto perchè penso che nei lavori di street art di alcuni miei colleghi manchi una ricerca concettuale, e basta fare un lavoro analitico minimo per poter “emergere” dai concorrenti.

· 6. Come definiresti il tuo stile artistico e quali sono i tuoi riferimenti culturali e artistici?
 
–Mi riferisco sopratutto alla street art e all’ arte digitale, mi ispiro molto al cyberpunk e al movimento Dada. Rielaborare le immagini che esistono già è il fulcro del mio lavoro.

7. Ultima domanda. La città di Torino, da Artista Street Art, pensi sia “un terreno fertile” per
questa forma d’arte?
 
— Si assolutamente, è una città che mi ha aiutato molto e mi segue molto a livello creativo

 

Ringraziamo Andrea Villa per il suo tempo e per aver realizzato con noi questa intervista.

Cristina Taverniti

Riapre il Cinecircolo il Pungolo con molte novità

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Dopo quattro anni di pausa riprenderà la sua programmazione il 23 gennaio prossimo lo storico cineforum il Pungolo. Nel solco della tradizione ritornano le amate rassegne del cineclub torinese che è organizzato dall’associazione Cinecircolo il Pungolo, in collaborazione questa volta con l’associazione Arturo Ambrogio.

Sede della rassegna il recentemente riaperto cinema Esedra in via Bagetti 30, accanto alla parrocchia Gesù Nazareno, sala cinematografica che è stata la casa del Pungolo sin dalla sua nascita, nel lontano 1967.

Le proiezioni avverranno tutti i martedì alle 21.15 e i mercoledì alle 17.15 e 21.15. In sala si accede con la tessera che costa 50 euro per i soci, 40 per gli under 30 e 70 euro per i soci sostenitori.

La prima proiezione sarà quella del film “Mixed by Erry” di Sidney Sibilia, seguita martedì 30 e mercoledì 31 gennaio da “Everything Everywhere all at once” di Daniel Schinert e Daniel Kwan.

Il 6 e 7 febbraio prossimi verrà proiettato il film ‘Grazie ragazzi’ di Riccardo Milani, martedì 13 e mercoledì 14 gennaio sarà la volta di “Ritorno a Seoul” di Davy Chou.

Martedì 20 e mercoledì 21 febbraio vi sarà la proiezione di “Mon crime” di Francois Ozon.

Sei film del programma verranno presentati in collaborazione con “Cinegustolgia” di Marco Lombardi che, da anni, propone, con un originale formato, delle insolite e intriganti letture di film e suggerimenti di prelibatezze enogastronomiche. Alcuni film del ciclo verranno abbinati dal Pungolo a degustazioni di finger food creati, per l’occasione, da ”Il forno dell’angolo” di Luca Scarcella.

I titoli scelti saranno “Everything Everywhere all at once” del 30 gennaio alle ore 21.15, “Grazie ragazzi” del 7 febbraio alle ore 17.15, “Mon Crime” del 21 febbraio alle ore 21.15, “ll più bel secolo della mia vita” il 21 marzo alle 21.15, “Holy spider” il 17 aprile alle 21.15, “Stranizza d’amuri” l’8 maggio alle 17.15 e il 27 maggio un film a sorpresa alle 21.15.

 

Mara Martellotta

Al via il bando di Torino di AAA architetti cercasi

Una nuova sfida per i progettisti under 33.

 

Dopo il bando AAAPadova, aperto a fine 2023, al via il bando di Torino ‘AAA architetti cercasi. La casa abbordabile: rigenerazione e memoria’.

Dopo Padova è stato presentato il secondo bando della sesta edizione del concorso promosso da Confcooperative habitat sul tema della casa abbordabile e della trasformazione urbana.

Questo secondo bando della sesta edizione ingaggia progettisti under 33 con un contest di idee sui temi della rigenerazione urbana nel cuore della città di Torino. È stato presentato oggi all’Urban Lab di Torino per scoprire giovani talenti e per diffondere la cultura dell’abitare cooperativo da Confcooperative habitat, la federazione che unisce le imprese cooperative italiane e promosso con il contributo di Fondosviluppo Spa, il fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione di Confcooperative e con il patrocinio del Ministero delle infrastrutture e trasporti.

Dopo aver coinvolto dal 2008 a oggi oltre 1300 progettisti italiani e stranieri, il concorso apre una doppia sfida ad architetti e ingegneri, paesaggisti e urbanisti con meno di 33 anni alla data di consegna dei progetti sul tema della casa cooperativa a costo abbordabile, declinando in due bandi paralleli a Padova e a Torino, la proposta di elaborare nuove soluzioni abitative per promuovere la presenza in città di nuclei familiari temporanei quali, per esempio, starters e giovani che decidono di radicarsi a Torino, una volta terminati gli studi universitari.

Giovedì 18 gennaio è stato presentato a Torino il secondo bando AAA 2023/2024, con la collaborazione di Confcooperative Piemonte, il patrocinio del Comune di Torino, dell’ordine degli Architetti P.P e C. di Torino e Regione Piemonte.

I giovani progettisti sono ingaggiati in un frammento incompiuto del tessuto storico della città di Torino. L’area di interesse collettivo dell’isolato di Sant’Eligio è messa a disposizione dal Comune di Torino con un protocollo di intesa per lo svolgimento del concorso. Ai partecipanti è richiesta l’elaborazione di una proposta strategica unitaria alla scala dell’edificio, degli spazi aperti e della città, che prevede l’innesto di abitazioni abbordabili e una mix di usi collettivi e la restituzione alla città di spazi aperti pubblici a vocazione pedonale.

La giuria di Torino sarà presieduta dall’architetto Renata Codello, segretario generale della fondazione Giorgio Cini e composta da Alessandro Maggiori, presidente Confcooperative Habitat, Emanuela Canevari, rappresentante del Comune di Torino, e Gianni Gallo delle Confcooperative Piemonte Nord.

Mara Martellotta

Ugo Nespolo firma il nuovo logo della Regione Piemonte

Dal Santuario di Oropa alla Sacra di San Michele, dalla Cupola di San Gaudenzio alla Mole Antonelliana, dai canestrelli, al gianduiotto, fino ai prodotti dell’ingegno, della manualità e della tecnica. C’è tutto questo nell’Allegoria del Piemonte realizzata dal maestro Ugo Nespolo per la Sala Trasparenza del Grattacielo Piemonte.

Nell’opera si può vedere la Basilica di Sant’Andrea di Vercelli, l’Alta Langa, il Monviso, la Mole, la Sacra di San Michele, il Santuario di Oropa, la Basilica di San Gaudenzio a Novara, le Isole Borromee, la 500, il gianduiotto, il cappello Borsalino, il tessile biellese, i canestrelli, le nocciole IGP, l’oreficeria di Valenza, il Barolo, il tartufo, il patrimonio letterario e gli scrittori della regione, la macchina da scrivere simbolo di Ivrea e dell’ingegno di Olivetti, il riso, l’aerospazio.  

L’opera è stata presentata dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, dall’assessore al Patrimonio Andrea Tronzano e da Nespolo.

Dall’Allegoria emerge la duttilità e la versatilità di un territorio che sa reinventarsi e realizzare creazioni uniche dal punto di vista industriale ma che al tempo mette in evidenza anche la peculiarità dei suoi prodotti enogastronomici. Quest’immagine oltre a essere utilizzata come sfondo della Sala Trasparenza sarà replicata in tutti gli URP della Regione.

L’occasione è stata anche utile per tenere a battesimo il Nuovo logo della Regione Piemonte. Un logo che richiama la Nuova sede della Regione e che ne identifica la funzionalità. L’arte di Nespolo basata su forme geometriche minimaliste e colorate consegna un’identità precisa all’Istituzione puntando sui colori ufficiali, il rosso e il blu, con una veste grafica utile a definire un tono cromatico che dia colore al nuovo corso rappresentato dal Grattacielo. Lo stile è quello tradizionale di Nespolo in cui l’arte si mescola alla vita reale.

Un logo nuovo che sarà utilizzato per le comunicazioni istituzionali e per tutte le attività legate agli eventi organizzati dalla Regione su carta intestata e su tutto il materiale di promozione dell’attività istituzionale.

“E’ un grande onore per la Regione Piemonte ospitare l’opera di un grande artista come Ugo Nespolo – dichiara il Presidente della Regione Alberto Cirio – che non solo ci consegna uno splendido pannello che rappresenta tutte le eccellenze e le bellezze della nostra regione, ma ha anche voluto disegnare il nuovo logo del Grattacielo. Il Grattacielo, finalmente finito, è oggi a pieno titolo un pezzo del patrimonio di Torino e del Piemonte. Che un grande artista piemontese come Ugo Nespolo ne abbia disegnato il logo è un ulteriore attestazione di quanto questo edificio stia davvero diventando la casa di tutti i piemontesi”.

Artisti come Nespolo – commenta l’Assessore al Patrimonio Andrea Tronzano – sono in grado di rappresentare al meglio le peculiarità che contraddistinguono un territorio poliedrico come il nostro, vedere nell’allegoria del Piemonte citate insieme automotive e aerospazio conferma la bontà delle scelte fatte da questa Amministrazione. Il logo dedicato al Grattacielo poi è un altro dei tasselli che conferiscono valore a un’opera che abbiamo portato a termine.

Questa Allegoria è la dimostrazione della ricchezza della nostra Regione – commenta Ugo Nespolo – una varietà di intenti unica che abbraccia i prodotti della terra per arrivare alla tecnologia, la sua storia per arrivare alla raffinatezza dei suoi monumenti. Quest’opera però non deve essere un punto d’arrivo e noi tutti dovremmo poi contribuire in futuro affinché questa storia e questa allegoria venga implementata  

Un incontro dedicato all’unità dei cristiani

19 GENNAIO – ore 20,45 – Via Cialdini 4, Torino

Riflettere sull’ unità dei cristiani, anche perché in piena settimana di preghiera per l’unità . Si tratta di un tema molto importante per i Missionari della Consolata che in tutti i luoghi di missione vivono autenticamente l’ecumenismo ogni giorno.
“Vi aspettiamo e vi invitiamo a condividere la locandina con i vostri amici!” scrivono sulla pagina FB del CAM – Cultures And Mission.

Sold out per il Maestro Riccardo Muti e la Chicago Symphony Orchestra il 26 gennaio

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Nasce da un’iniziativa della Città di Torino e dell’Assessorato alla Cultura il concerto, già sold out, che venerdì 26 gennaio vedrà protagonisti all’Auditorium Giovanni Agnelli il Maestro Riccardo Muti e la Chicago Symphony Orchestra. Si tratta di un evento eccezionale di grande prestigio che unisce, per la prima volta, la Fondazione per la Cultura di Torino, Lingotto Musica e la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Promuove due tra le maggiori manifestazioni musicali torinesi, il festival MITO Settembre Musica e la rassegna dei concerti del Lingotto. L’evento, coprodotto dalla Fondazione per la Cultura di Torino e Lingotto Musica, contribuirà a sostenere le attività dell’istituto di Candiolo, una delle eccellenze italiane e punto di riferimento internazionale nel campo della ricerca e della cura oncologica.

Quella di Torino è la prima data del tour italiano, che il 27 gennaio toccherà anche la Scala di Milano e il 28 gennaio il teatro dell’Opera di Roma. La serata segna il ritorno, dopo molti anni a Torino, della Chicago Symphony Orchestra, sotto la guida di uno dei direttori più amati e celebrati del nostro tempo.

“Nell’anno in cui dirigerò a Torino un ballo in maschera di Giuseppe Verdi – afferma il Maestro Riccardo Muti – sono felice di riportare la grande Orchestra di Chicago in questa città, che ho imparato ad amare e ammirare”.

Il Maestro Muti ha concluso il suo mandato lo scorso giugno da decimo direttore musicale della blasonata compagine americana dopo tredici anni, ed è stato nominato direttore musicale emerito a vita nel settembre 2023, titolo mai assegnato prima nella storia della Chicago Symphony Orchestra.

Legata al filo doppio, alla cultura della musica mitteleuropea, tedesco di nascita era il suo fondatore Theodore Thomas, che creò l’Orchestra nel 1891, la Chicago Symphony Orchestra è stata guidata da direttori come Daniel Baremboim, Pierre Boulez, Carlo Maria Giulini e Claudio Abbado, che ne hanno ricoperta la carica di direttori ospiti principali.

“È un vero piacere accogliere di nuovo a Torino il Maestro Muti – afferma il Sindaco Stefano Lo Russo – dopo il grande successo del Don Giovanni del 2022 al teatro Regio, dove tornerà in primavera. Questo appuntamento, reso possibile dalla Fondazione per la Cultura Torino e da Lingotto Musica, sarà ancora più prestigioso grazie alla presenza di una delle orchestre più blasonate al mondo, la Chicago Symphony Orchestra. Un concerto di livello internazionale che avrà la finalità, altrettanto importante, di favorire le attività di fundraising di un’altra eccellenza che ha sede sul nostro territorio, la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro.”

“Ringraziamo la città e la Fondazione per la Cultura Torino per aver proposto a Lingotto Musica – afferma il Presidente Giuseppe Proto – di essere partner musicale di questo progetto, che testimonia una volta di più come la musica sia non solo nutrimento dell’anima ma anche uno strumento efficace per finalità filantropiche”.

Il programma impaginato dal Maestro Muti per la tappa torinese della Chicago Symphony Orchestra è un florilegio tutto mediterraneo. È affidato alla Sinfonia n. 4 in La maggiore op. 90 di Felix Mendelssohn, detta “Italiana” perché ispirata all’esuberanza di colori e di vita che l’animo dell’artista riportò dal soggiorno in Italia durato dal 1830 al 1832, e alla fantasia sinfonica “Aus Italien” op. 16, che il ventiduenne Richard Strauss compose nel 1886 per rievocare le impressioni riportate dal suo primo viaggio nel Bel Paese. Ad aprire la serata la prima esecuzione italiana di “The triumph of the Octagon”, di Philip Glass, commissionato nel 2023 dalla Chicago Symphony Orchestra. Dedicato alla pianta ottagonale della famosa fortezza federiciana di Castel del Monte, in Puglia, il nuovo lavoro del grande compositore minimalista è un omaggio al Maestro Muti e alla sua terra d’origine.

“Il mistero che avvolge questo antico maniero e l’unicità delle sue forme geometriche sono stati dei catalizzatori formidabili -afferma il compositore Philip Glass – anche se ho scritto musica su persone, luoghi e culture non ricordo mai di avere composto un pezzo su un edificio storico. Era chiaro che non stavo scrivendo un brano su Castel del Monte, ma sulle suggestioni simboliche che offre un luogo così enigmatico”.

 

Mara Martellotta

L’ibrida bottega “Dialoghi al Quarto di Luna”

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Conversazioni a ruota libera su passato, presente e futuro di Torino per il ciclo di incontri “Dialoghi al Quarto di Luna” ospitati dalla libreria Librida bottega, che è il rifugio prediletto di ostinati lettori da 12 anni ai piedi della collina e affacciata sul Po.

 

Il programma prevede 9 incontri (ingresso libero, ma su prenotazione) fino al 3 giugno. Tutti altamente conviviali, in piena libertà, a ruota libera e più voci per declinare i mille volti della città.

Così “L’ibrida bottega” si riconferma libreria indipendente capace di fare comunità; e grazie alla collaborazione e all’interazione di un pool di amici ha messo a punto la scaletta degli appuntamenti. Il titolo di ognuno si ispira a un romanzo e prevede una coppia di relatori che si confrontano anche con il pubblico.

Il primo è stato un successo, il tema era “Lettere da Torino: sulle tracce antiche e future della città”. Protagonisti sono stati Walter Barberis, storico e presidente della casa editrice Einaudi e Adrea Malaguti, neo direttore della Stampa, (quotidiano torinese che collabora all’iniziativa).

L’analisi di Malaguti è partita dalla situazione delloscacchiere mondiale: tra guerre in corso e profonda crisi dei valori condivisi dalle collettività occidentali.

Torino è una delle città che (insieme a Roma e Napoli) ha visto il moltiplicarsi delle disuguaglianze e sta pagando maggiormente la crisi economica. Soprattutto deve trovare una sua nuova identità, visto che sono venuti meno i punti di riferimento del passato. Le potenzialità ci sarebbero, però occorre reinventarsi, affinare l’abilità di farsi conoscere, capire e autopromuoversi.

Barberis ha sottolineato lo sbandamento culturale degli ultimi anni e il frantumarsi della solidarietà. I grandi padroni oggi sono le multinazionali con sedi all’estero, e interloquire è complicato; mentre i contratti di lavoro dei giovani sono effimeri e li fanno sentire ininfluenti e facilmente sostituibili.

Le risorse ci sarebbero, Torino ha ingenti patrimoni che però restano immobilizzati. Barberis si augura un nuovo Rinascimento della classe imprenditoriale, un’alleanza tra le persone che hanno le possibilità di dare una svolta.Perché Torino non può vivere solo di turismo; ma deve inventare il suo nuovo futuro in un’Italia e in un Europa che sono sempre più marginali nel mondo. Questi alcuni dei nodi del primo incontro.

 

E last but not least.

“L’ibrida bottega” è sempre più una sorta di Shakespeare and Company subalpina (per energia e lungimiranza intellettuale ricorda quella fondata nel 1919 a Parigi da Sylvia Beach); le cui anime sono quelle di Federico Bena e sua moglie Cristina.

Da luglio si è trasferita nella nuova location in via Casale 10, sempre a Borgo Po (prima era in via Felice Romani). Nuova sede, lo stesso fascino di quella precedente, anzi accresciuto e molto più in grande.

Un’oasi di pace e cultura che ha guadagnato preziosi metri quadrati, sempre pronta ad ospitare novità, iniziative, autori e un pubblico affezionato in costante crescita.

Qui si entra e ci si ritrova accolti dall’abbraccio dei titolari che si alternano nell’orario continuato fino alle 20 di sera. Federico e Cristina di libri vivono: li respirano, li leggono e consigliano, e qualsiasi titolo andiate cercando loro si attivano per trovarvelo.  Scusate se è poco…soprattutto per chi rimpiange un bene oggi raro, ovvero l’antico rapporto con il libraio-amico col quale commentare e scambiare emozioni e pensieri.

 

Il prossimo incontro sarà il 5 Febbraio  “Il mestiere di vivere: la città e la fabbrica, ricordi e speranze”  con Sergio Chiamparino e Giorgio Marsiai, moderati dal giornalista Paolo Griseri.

E a seguire, tra i vari argomenti: la città e lo sport, la storia politica del capoluogo subalpino, la solidarietà, il cinema e passeggiare a Torino.

Per il programma completo scrivere a info@libridabottega.it .

LAURA GORIA