Per i suoi ragguardevoli 300 anni d’età, il “Museo di Antichità” arricchisce con due straordinari reperti il suo percorso espositivo della sezione “Archeologia”Visibile dallo scorso 17 ottobre L’evento è sicuramente un prezioso cadeau per la celebrazione del suo terzo centenario. Sotto il titolo di “Anatomia di un inizio. Alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte”, il torinese “Museo di Antichità – Musei Reali”, propone, dallo scorso giovedì 17 ottobre, l’interessante ampliamento, a cura dell’archeologa Elisa Panero, del percorso espositivo della sezione “Archeologia a Torino”. Ampliamento reso possibile grazie ad un accordo triennale con il “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’Università di Torino (“MAET”) e al sostegno di “Reale Mutua”, che vede per la prima volta messe a confronto – in un nuovo allestimento progettato dall’architetto Carlotta Matta dei “Musei Reali” – due straordinarie sepolture, testimonianze di due contesti culturali e geografici molto diversi tra loro: una “tomba neolitica” scoperta a Montjovet, in Valle d’Aosta, e la “mummia” di un giovane uomo rannicchiato, rinvenuta nei pressi di Luxor, in Egitto. Scoperta nel 1909 in una piccola necropoli a inumazione, scavata dall’egittologo piemontese Ernesto Schiaparelli (1856-1928), direttore dell’allora “Regio Museo di Antichità Greche, Romane ed Egizie” – l’attuale “Museo di Antichità – e “Soprintendente alle Antichità del Piemonte” (“Istituto di tutela” che comprendeva anche la Valle d’Aosta e la Liguria), la “tomba neolitica” di Montjovet, subito “musealizzata” nella sua interezza, proprio cent’anni fa (il 17 ottobre del 1924) fu studiata e pubblicata da Giulio Emanuele Rizzo, professore straordinario di “Archeologia”, e da Mario Carrara, docente di “Medicina Legale” alla “Regia Università” di Torino. Prima “tomba riconosciuta” venne allocata nella nuova sala della “Preistoria Piemontese e Ligure”, a cura di Pietro Barocelli, archeologo dalla “grande modernità professionale”. Riproposta nel secondo dopoguerra, nel riordino museale attuato nel 1949 sotto la direzione del “Soprintendente” Carlo Carducci, negli ultimi 50 anni è stata conservata nei depositi del “Museo di Antichità”: oggi il pubblico dei “Musei Reali” può finalmente ammirarla grazie al nuovo riallestimento. Secondo, altrettanto importante, reperto, la “mummia di un giovane uomo rannicchiato”, fu invece rinvenuta nel 1920 dalla “Missione Archeologica Italiana” diretta sempre da Ernesto Schiaparelli, coadiuvato dall’antropologo Giovanni Marro (1875-1952), nel sito di “Gebelein”, a circa 30 chilometri a sud dell’odierna città di Luxor, sulla riva ovest del Nilo. Databile alla “IV dinastia”, tra il 2578 e il 2477 a.C., è confluita all’“Istituto e Museo di Antropologia”, oggi “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’“Università di Torino”, fondato nel 1926 proprio per accogliere in un’unica sede le raccolte scientifiche di Marro e gli oggetti provenienti dalle campagne di scavo condotte dalla “Missione” in Egitto. Sulle due sepolture sono state condotte recenti indagini inerenti alla datazione e al restauro: per la prima, dai “Musei Reali” con l’ “Università degli Studi di Torino” e dell’ “Università di Berna”, in Svizzera; per la seconda, oltre che dal “DBios – Dipartimento Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi” e dal “Museo di Antropologia ed Etnografia” dell’ “Ateneo torinese”, anche dalla “Fondazione Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale”. Indagini assolutamente interessanti, che “hanno permesso di gettare ‘nuova luce’ su questi resti e ‘nuove considerazioni’ storiche e allestitive, partendo dalla temperie culturale del primo ventennio del Novecento quando, anche in Piemonte, intervenne una ‘svolta decisiva nello studio e nella percezione dell’archeologia’, non più considerata come una ricerca avventurosa, ma una ‘disciplina scientifica volta a rispondere ai bisogni primari dell’uomo’ e a raccontare le storie del suo passato”. “I resti umani – sottolineano ancora gli studiosi – rappresentano qualcosa di fondamentale, in quanto documento di una storia individuale e tassello della storia evolutiva umana”. Considerazioni che trovano il loro punto di avvio proprio agli inizi del Novecento nel “mondo archeologico piemontese”, gravitante intorno al nostro “Museo di Antichità” e all’attività del direttore d’allora, Ernesto Schiaparelli, insieme a grandi studiosi che, intorno a lui, hanno contribuito a dettagliare pioneristicamente proprio l’“Anatomia di un inizio” nell’ambito della ricerca archeologico – scientifica. g.m. “Anatomia di un inizio. Alle radici dell’Archeologia Scientifica in Piemonte” Museo di Antichità-Musei Reali, piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5212251 o www.museireali.beniculturali.it Dal 17 ottobre Orari: dal mart. alla dom. 9/19; chiuso il lunedì
Nelle foto: “Anatomia di un inizio”, Credits Edoardo Piva / DB Studio Agency |
Per sostenere progetti di ricerca sull’endometriosi
La mostra temporanea “Il viaggio delle piante”, apertasi il primo ottobre scorso e visitabile fino a martedì 26 novembre prossimo è parte della decima edizione di Art Site Fest, e si snoda attraverso la peregrinazione del mondo vegetale. In un’epoca in cui l’uomo non è più al centro della narrazione, l’artista Elizabeth Aro invita il pubblico a riflettere sulla rete di interdipendenze che unisce le diverse forme di vita. Le sue opere diventano uno strumento per esplorare un mondo complesso che sfida le categorizzazioni. Aro riprende la breve e intensa poesia del poeta spagnolo Ramón Jímenez “Radici e ali”, ma che le ali mettano radici e le radici volino. La mostra è idealmente suddivisa in tre capitoli, il primo esplora il tema delle radici, il secondo è dedicato al viaggio e rende omaggio alla biodiversità sudamericana e alla tradizione botanica espressa nei taccuini e nei disegni dei primi esploratori; infine, il terzo capitolo, celebra l’esuberanza della vita vegetale, un inno alla crescita e alla vitalità. Elizabeth Aro è nata a Buenos Aires e risiede a Milano, ha esposto in importanti istituzioni quali il Museo Reina Sofia di Madrid, la GAM di Torino, il Mamba di Buenos Aires e il Macro di Rosario.
Museo della Frutta Francesco Garnier Valletti – via Pietro Giuria 15, Torino
Tel: 011 6708195
Orari: da lunedì a sabato 10-18 / domenica chiuso
Mara Martellotta
A cura di Elio Rabbione
Beetlejuice Beetlejuice – Commedia. Regia di Tim Burton, con Michael Keaton, Winona Ryder, Willem Defoe, Jenna Ortega Catherine O’Hara e Monica Bellucci. Alla morte improvvisa del padre, Lydia Deetz torna a Winter River per un ultimo saluto in compagnia della figlia Astrid., giovane e ribelle, e della matrigna Delia, proprio quando a distanza di ben trentacinque anni hanno nuovamente luogo le apparizioni di Beetlejuice, presenza di cui in verità sperava di essersi liberata per sempre. Ma i guai non colpiscono soltanto Lydia, anche lo “spiritello porcello” dovrà fare i conti con la sua ex consorte, ben felice di essere riuscita a rimettere in sesto il proprio cadavere, ricomponendolo grazie a una sparapunti, e aspirando a una vendetta che possa far sbalordire il mondo intero. Astrid nel frattempo incontra un ragazzo del luogo: e forse quell’incontro può essere l’inizio di altri guai. Film d’apertura – e di grande successo – alla 81a mostra di Venezia. Durata 104 minuti. (The Space Torino, Uci Moncalieri)
Finalement – Commedia. Regia di Claude Lelouch, con Kad Merad, Sandrine Bonnaire e Françoise Fabian. Ancora un film sui sentimenti da parte del regista di “Un uomo una donna”, classe. La storia di Lino, che ha preso a girare per tutta la Francia, da Nord a Sud, raccontando a chi lo accoglie in auto un po’ di sé. Avvocato di successo, una lunga carriera alle spalle, una bella famiglia che ama e da cui è amato, un uomo che una malattia improvvisa spinge ad un comportamento che lo mette di fronte alle proprie responsabilità. Non riesce più a mentire agli altri come a se stesso. Incontrerà nuove persone tra cui una donna di cui si innamorerà e una nuova passione: suonare la tromba. Il sottotitolo originale suona “La folie des sentiments”, quello italiano “Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte”. Durata127 minuti. (Eliseo, Romano sala 1)
Iddu – Commedia drammatica. Regia di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, con Toni Servillo e Elio Germano. Durata 122 minuti. Liberamente ispirato al periodo della latitanza di Matteo Messina Denaro, in particolar modo ai suoi scambi epistolari con l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonino Vaccarino. La Sicilia dei primi anni del nuovo secolo, quando Catello, detto “il preside”, esce dal carcere, condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, è contattato dai servizi segreti che gli propongono di prendere contatto con il vecchio boss, suo figlioccio. Ha inizio di qui una fitta corrispondenza epistolare, con la speranza che in uno dei tanti pizzini Messina si spinga a rivelare per errore il proprio nascondiglio. Presentato in concorso a Venezia. (Massaua, Ideal, Reposi sala 4, Romano sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Joker: Folie à deux – Drammatico. Regia di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, Lady Gaga e Brendan Gleeson. Ancora sulle orme di Arthur Fleck, noto come Jocker, il serial killer che ha terrorizzato Gotham City, recluso nell’ospedale psichiatrico di Arkham in seguito al suo arresto. Lì conosce Harley Quinn, un incontro che cambia la sua vita. I due si riconoscono e si comprendono perfettamente, Arthur trova in Harley la sperato che ha sempre sperato di incontrare. Tra i due nasce una sintonia straordinaria e quando vengono rilasciata al termine della detenzione, ormai inseparabili, sono pronti a intraprendere una nuova tragica e folle avventure. Durata 138 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Chico V.O., Greenwich Village sala 1 V.O., Ideal V.O., Lux sala 2, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Juniper – Un bicchiere di gin – Regia di Matthew Saville, con Charlotte Rampling, Marton Csokas e George Ferrier. Nella Nuova Zelanda degli anni Novanta, il diciassettenne Sam torna a casa dal collegio per fare la conoscenza della nonna Ruth, ammalata e con una gamba rotta, in passato reporter di guerra, estremamente arrogante e dedita ora all’alcool. Quando il padre sarà costretto a partire per l’Europa per seguire i suoi affari, toccherà al ragazzo occuparsi di Ruth, in un rapporto decisamente non sempre facile: ma forse ci sarà tempo per trovare qualche punto di contatto tra la rabbia giovanile e la scontrosità che accompagna agli ultimi giorni di una vita. Opera prima, il film è del 2021. Durata 95 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo)
Madame Clicquot – Drammatico. Regia di Thomas Napper, con Haley Bennet e Sam Riley. Dopo la prematura morte del marito, Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot sfida le convenzioni assumendo le redini dell’azienda vinicola che i due coniugi avevano da poco avviato insieme. Guidando l’azienda attraverso vertiginosi rovesci politici e finanziari, la protagonista resiste alle critiche, rivoluziona l’industria dello champagne e diventa una delle prime grandi donne d’affari nel mondo. Durata 89 minuti. (Greenwich Village sala 1)
Il maestro che promise il mare – Drammatico. regia di Patricia Font, con Enric Auquer. Nel 1935, il maestro Antoni Benaiges accetta l’incarico come insegnante in un piccolo villaggio nella provincia di Burgos, in Spagna. Qui il giovane maestro instaura un intenso legame con i suoi studenti, bambini tra i sei e i dodici anni, ai quali fa una promessa: portarli a vedere il mare per la prima volta nella loro vita. Ma i metodi di insegnamento innovativi del maestro non incontrano il consenso del governo dell’epoca, che inizia una dura opposizione nei confronti dell’insegnante e dei suoi ideali. Settantacinque anni dopo, la nipote di uno di quegli alunni ricostruisce la meravigliosa storia vera nascosta dietro la promessa del maestro. Una storia di coraggio, dedizione e resistenza che rischiava di rimanere sepolta dalle ombre del regime franchista. Durata 105 minuti. (Greenwich Village sala 2)
Maria Montessori – La nouvelle femme – Regia di Léa Todorov, con Jasmine Trinca. Lily d’Alengy, una cortigiana di successo nella Parigi dei primi anni del Novecento, reincontra una figlia inaccettabile per la società del suo tempo. La donna fugge a Roma, dove ha sentito ci sia un valido istituto capace di prendersi cura di bambine come la sua: qui incontra Maria Montessori, educatrice e madre di un ragazzino nato fuori del matrimonio. Sarà compito di Maria (unita agli sforzi del padre del ragazzo, un suo collega) spingere le autorità ad accettare la bontà e la validità di quel suo metodo educativo sinora rifiutato nei confronti di quell’infanzia sinora rifiutata. Durata 100 minuti. (Centrale anche V.O., Fratelli Marx sala Groucho, Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Chico)
Megalopolis – Drammatico. Regia di Francis Ford Coppola, con Adam Driver, Jon Voigt, Talia Shire e Dustin Hoffman. Il geniale architetto Cesar Catilina cerca di far balzare la città di New Rome in un futuro utopico e realistico, mentre il suo oppositore, il sindaco Franklyn Cicero, rimane impegnato in uno status quo regressivo, perpetuando l’avidità, gli interessi particolari e la guerra di parte. Tra i due c’è Julia Cicero, la figlia del sindaco, il cui amore per Cesar ha diviso la sua lealtà, costringendola a scoprire cosa crede che l’umanità meriti veramente. Durata 138 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 3, Romano sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
La misura del dubbio – Drammatico. Regia di e con Daniel Auteuil. Da quando ha fatto assolvere un assassino recidivo, l’avvocato Jean Monier non accetta più casi di giustizia penale. L’incontro con Nicolas Milik, padre di famiglia accusato dell’omicidio della moglie, lo tocca profondamente e fa vacillare le sue certezze. Convinto dell’innocenza del suo cliente, è disposto a tutto pur di fargli vincere il processo in corte d’assise, ritrovando in questo modo il senso della sua vocazione. Durata 115 minuti. (Eliseo)
La storia di Souleymane – Drammatico. Regia di Boris Lojkine, con Abou Sangare. Souleymane proviene dalla Guinea e abita a Parigi, dove si guadagna da vivere consegnando cibo in bicicletta. Ora ha solo due giorni di tempo per prepararsi alla perfezione e superare il colloquio di richiesta asilo: il problema è che ha deciso di raccontare una storia che non è la sua. Durata 93 minuti. (Nazionale sala 3)
Il tempo che ci vuole – Drammatico. Regia di Francesca Comencini, con Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano. Luigi e Francesca condividono la passione per il cinema, nonostante le diverse scelte di vita e i modi di stare al mondo. La storia è ambientata durante gli anni di piombo, sul set di “Pinocchio”, il film a cui Luigi Comencini sta lavorando in quei giorni. Lei è una bambina ma lui le parla con serietà, compostezza e rispetto come si fa con un’adulta. Francesca cresce e diventa ragazza in un periodo storico di cambiamento, ricco di lotte politiche e di rivoluzioni sociali, ma purtroppo anche di stragi. La passione di Francesca per il cinema l’accompagna sempre ma la magia fa spazio all’insicurezza. È proprio in questo frammento della storia italiana che compare e si diffonde nel Paese l’eroina, che segnò e stravolse la vita di Francesca e della sua generazione. Luigi è disarmato, non sa come reagire, ma decide di starle accanto portandola con sé a Parigi. Durata 110 minuti. (Nazionale sala 4)
The Apprentice – Alle origini di Trump – Drammatico. Regia di Ali Abbasi, con Sebastian Stan, Jeremy Strong e Maria Bakalova. New York, anni Settanta. Determinato a uscire dall’ombra del potente padre e a farsi un nome nel settore immobiliare di Manhattan, l’aspirante magnate Donald J. Trump agli inizi della sua carriera incontra l’uomo che diventerà una delle figure più importanti della sua vita: il faccendiere Roy Cohn. Vedendo del potenziale in Trump, il controverso avvocato – che aveva ottenuto le condanne per spionaggio contro i Rosenberg e aveva investigato sui sospetti comunisti insieme al senatore McCarthy – insegna al suo nuovo allievo come accumulare ricchezza e potere con l’inganno, l’intimidazione e la manipolazione mediatica. Il resto è storia. Durata 120 minuti. (Classico, Ideal, Nazionale sala 1 anche V.O., The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Trifole – Drammatico. Regia di Gabriele Fabbro, con Umberto Orsini, Margherita Buy, Enzo Iacchetti e Ydalie Turk. Dalia, una giovane donna cresciuta a Londra, non ha alcuna aspettativa per il futuro e non è per nulla motivata. Sua madre le chiede di prendersi cura di suo nono Igor, affetto da demenza senile, che vive in un piccolo paesino delle Langhe, nella speranza che stare in mezzo alla natura possa aiutarla a fare chiarezza e trovare la sua strada. Arrivata in casa del nonno, Dalia scopre che l’uomo, che peggiora di giorno in giorno, ha ricevuto una notifica di sfratto a causa delle aziende vinicole locali, che stanno espandendo i loro territori e sono interessate a impossessarsi anche dei terreni destinati un tempo ai vecchi trifulau. La giovane deve trovare in breve tempo la somma di denaro che copra il pagamento dell’abitazione mentre Igor condivide con lei i segreti dei trifulau e la manda per i boschi con la cagnolina Birba, alla ricerca di qualcosa di inestimabile valore: il grande tartufo bianco, che potrebbe salvare la loro casa. Durata 100 minuti. Greenwich Village sala 3, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
Vermiglio – Drammatico. Regia di Maura Delpero, con Tommaso Ragno, Sara Serraiocco, Roberta Rovelli, Martina Scrinzi e Orietta Notari. In quattro stagioni la natura compie il suo giro. Una ragazza può farsi donna. Un ventre gonfiarsi e divenire creatura. Si può smarrire il cammino che portava sicuri a casa, si possono solcare mari verso terre sconosciute. In quattro stagioni si può morire e rinascere. “Vermiglio”, ambientato tra le montagne della Val di Sole, in Trentino, racconta dell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino, essa perde la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. Leone d’Argento alla Mostra di Venezia, scelto a rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar quale migliore film straniero. Durata 119 minuti. (Eliseo Grande, Massimo sala Cabiria, Nazionale sala 2)
Venerdì 18 ottobre 2024 si celebra la Giornata mondiale per la Menopausa.
l regista due volte Premio Oscar® presenterà il suo nuovo film all’apertura del Torino Film Festival
È Ron Howard ad inaugurare il 42° Torino Film Festival con il suo film Eden, che sarà proiettato in anteprima internazionale in occasione della cerimonia di apertura del 22 novembre al Teatro Regio di Torino. Il regista ha vinto due Premio Oscar® ed è autore di pellicole indimenticabili come Apollo 13, A Beautiful Mind e Il codice da Vinci.
Eden è un drama thriller che vanta un cast del calibro di Jude Law, Ana De Armas, Vanessa Kirby, Daniel Brühl e Syndey Sweeney. Il film è un’esclusiva per l’Italia Italian International Film (Gruppo Lucisano) in collaborazione con Rai Cinema e sarà distribuito prossimamente da 01 Distribution.
Eden, il film
Il dottor Friedrich Ritter e sua moglie Dora Strauch sono due europei idealisti che fuggono dalla Germania nel 1929, rinnegando i valori borghesi che ritengono stiano distruggendo la vera natura dell’umanità, per trasferirsi sull’isola disabitata di Floreana, nell’arcipelago delle Galàpagos.
Tuttavia la loro cercata solitudine dura ben poco.
A loro si uniscono dapprima Margaret e Heinz Wittmer, coloni seri e capaci, e successivamente la baronessa Eloise Bosquet de Wagner Wehrhorn seguita dai suoi due amanti, un servitore ecuadoriano e un piano per aprire un hotel di lusso sull’isola.
Il maltempo, la fauna selvatica e la totale mancanza di comfort e civilizzazione rendono la loro convivenza molto problematica, ma la più grande sfida sarà quella di coesistere con vicini disperati e pronti a tutto pur di affermare se stessi.
Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del Ministero della Cultura Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT.
A Torino il Festival (r)Esistenze Verdi
La mostra collettiva L’Albero, una cena benefit e due appuntamenti aperti a tutti per parlare di ambiente, salute e difesa del territorio
Organizzato dal Comitato Salviamo gli alberi di corso Belgio, venerdì 18 ottobre prende il via il primo – itinerante – “Festival (r)Esistenze Verdi”. Un’occasione per incontrarsi, stare insieme, conoscersi, per condividere momenti di socialità, di arte e cultura ma anche per confrontarsi tra cittadini (attivisti e no), approfondire le tematiche che riguardano la tutela del territorio, la difesa degli alberi e degli spazi verdi in città: per costruire un punto di vista comune capace di rompere la narrazione delle amministrazioni e fare fronte comune in risposta alle scelte scellerate di gestione del territorio.
Il primo appuntamento è una cena organizzata per la raccolta fondi spese processuali, venerdì 18 ottobre alle ore 19.45 presso il Bar’s Tardo in via Buttigliera 3, già sold out!
Domenica 20 ottobre alle ore 19 (e fino alle 21) presso Sporting Dora, corso Umbria 83, tutti sono invitati all’inaugurazione della mostra collettiva “L’albero” (che resterà aperta fino al 30 ottobre): raccoglie i disegni realizzati grazie al coinvolgimento attivo di artisti, studenti e insegnanti del Primo Liceo Artistico e dei cittadini di Torino; in otto presidi artistici nei quartieri di Vanchiglietta e San Donato e al Parco del Meisino (organizzati dal gruppo AlberArte del Comitato Salviamo gli alberi di corso Belgio), bambini, adulti, anziani, giovani hanno creato oltre 300 pezzi unici: il risultato è l’espressione corale di una comunità che vive sotto l’ombra e la bellezza delle piante e ha raccontato così il proprio sentimento nei loro confronti.
E ancora, due momenti di discussione e di confronto sono previsti per venerdì 25 ottobre alle ore 15.30 presso Sporting Dora in corso Umbria 83, con il dibattito “Salute, sicurezza e democrazia: quali possibilità per difendere i territori?” al quale interverranno un medico di ISDE, l’agronomo Daniele Zanzi e Dario Padovan, docente di Sociologia Università di Torino. Si parlerà della stretta connessione che intercorre tra territorio (in cui vivono l’umano e il non umano) e la salute: rapporto che è anche il presupposto da cui muove l’azione del Comitato Salviamo gli alberi di corso Belgio.
La conclusione del Festival – sabato 26 ottobre, dalle ore 16 (presso il salone della Parrocchia di Santa Croce, in piazza Fontanesi) – sarà con una tavola rotonda aperta a tutta la cittadinanza e ai comitati cittadini, “Per intensificare le lotte per la giustizia sociale ed ecologica in città”, moderata da Vittorio Martone, docente di Sociologia Università di Torino e dal Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio. Al centro: i temi della democrazia, dell’accesso alle risorse, della sicurezza e della salvaguardia del territorio e della salute. La discussione avrà l’obiettivo di strutturare un punto di vista collettivo tra tutti e tutte coloro che sono attivi nella difesa del verde cittadino, dell’ambiente e del proprio territorio.
Orari di apertura al pubblico della mostra L’Albero:
Lunedì 21 h 9:00 – 19:00
Martedì 22 h 9:00-21:00
Mercoledì 23 h 9:00 – 20:00
Giovedi 24 h 9:00 – 13:30
Venerdì 25 h 9:00 – 18:30
Sabato 26/10 – Non aperto al pubblico
Domenica 27 h 9:00 – 13:30
Lunedì 28 h 9:00 – 19:00
Martedì 29 h 9:00 – 20:30
Mercoledì 30 h 9:00 – 17:00
Comitato Salviamo gli Alberi di corso Belgio
Venerdì 25 ottobre alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino terrà una seduta scientifica, sia in presenza, sia in modalità webinar, dal titolo “Le tavole didattiche storiche dell’Università degli Studi di Torino: un connubio tra arte e scienza”. Dopo i saluti di Stefano Geuna, Rettore Università degli Studi di Torino e di Giancarlo Isaia, Presidente dell’Accademia, interverrà Claudia Bocca, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, referente scientifico del progetto ART IN MED, L’Arte nella divulgazione delle Scienze Mediche. Seguiranno i contributi di Marco Galloni, già Professore di Anatomia e Veterinaria, Direttore ASTUT (Archivio Scientifico e Tecnologico), Mara Fausone, responsabile ASTUT, SMA (Sistema Museale di Ateneo) e Andrea Valle, Professore, Dipartimento Studi Umanistici. Tutti i relatori afferiscono all’Università degli Studi di Torino. Modera Giuseppe Poli, Professore di Patologia generale e membro dell’Accademia di Medicina.
Le tavole parietali sono entrate nell’uso della didattica tra ‘800 e ‘900 ed ebbero notevole successo nelle Università, soprattutto per l’insegnamento delle Scienze Mediche e Veterinarie, dove rappresentavano fondamentali supporti visivi, antesignani di quelli multimediali attuali. Esse costituivano uno strumento di comunicazione molto diffuso, che dava modo ai docenti di illustrare in aula le loro ricerche. L’Università di Torino conserva numerose collezioni di tavole realizzate in ambiti scientifici diversi, tra cui alcune disegnate da illustri scienziati, quali Giulio Bizzozero, scopritore delle piastrine del sangue. Le tavole riproducono le strutture dell’organismo in un mirabile connubio tra arte e scienza e costituiscono un prezioso patrimonio storico-scientifico, poco conosciuto e da valorizzare.
Si potrà seguire l’incontro sia accedendo all’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino (via Po 18, Torino), sia collegandosi da remoto al sito www.accademiadimedicina.unito.it.
Mercoledì 16 ottobre: a bordo medici e volontari a disposizione per consulti e distribuzione di materiale informativo
Frecciarosa 2024 arriva a Torino. Mercoledì 16 ottobre saranno due Frecciarossa coinvolti nell’iniziativa: il treno FR 9516 in partenza da Roma Termini alle ore 8.10 diretto a Torino Porta Nuova (13.10) e il treno FR 9323 in partenza dal capoluogo piemontese alle 14.40 con arrivo a Roma Termini alle 19.35.
A bordo dei treni, nella carrozza tre i volontari della Fondazione IncontraDonna e medici messi a disposizione dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica forniranno gratuitamente consulenze e distribuiranno materiale informativo, compreso il “Vademecum della Salute”, redatto in collaborazione con il Ministero della Salute, l’abc della prevenzione, con consigli per un corretto stile di vita utili a tutta la popolazione, viaggiante e no, e scaricabile in versione digitale sia in lingua italiana che inglese.
Inoltre, sulla piattaforma “Frecciarosa.it” saranno prenotabili anche quest’anno i teleconsulti volti a ricevere chiarimenti, suggerimenti e indicazioni dal medico, che dovranno comunque essere successivamente integrate presso strutture del SSN (Sistema Sanitario Nazionale).
Frecciarosa 2024 è la campagna di prevenzione del tumore al seno promossa dalla Fondazione IncontraDonna e dal Gruppo FS con il patrocinio del Ministero della Salute, che per tutto il mese di ottobre prevede consulti a bordo dei treni ad Alta velocità, Intercity e Regionali.
Il Gruppo FS, sensibile alle iniziative in ambito sanitario, ha rinnovato il suo impegno con il progetto Frecciarosa offrendo a cittadini e viaggiatori un servizio a tutela della salute, nella consapevolezza che un reale contrasto delle malattie oncologiche e in particolare del tumore al seno passa solo attraverso una corretta informazione e una sistematica prevenzione.
“18.12-Pisa Centrale” di Flavia Forestieri, “Commedia all’italiana” di Jacopo Milani e “Nanosomia le dimensioni dell’amore” di Carlo Junior Desdro. Sono loro i tre racconti vincitori della seconda edizione del concorso letterario A/R Andata e racconto. In viaggio…. con amore. Un’iniziativa lanciata, dopo il successo della prima edizione, dal Salone Internazionale del Libro di Torino e del Gruppo FS con l’obiettivo di premiare racconti inediti di scrittori e scrittrici esordienti dai 16 anni in su.
Un modo per rimarcare la vicinanza del Gruppo FS al mondo della cultura, ai suoi territori e ai suoi prodotti. Cultura che non è solo quella dei grandi eventi, dei grandi personaggi, ma anche quella che vede protagonisti scrittori e autori in erba che con le loro parole e i loro messaggi sanno restituire il romanticismo intramontabile del viaggiare e il fascino del treno, inteso non solo come mero mezzo di spostamento, ma anche come eccezionale veicolo di conoscenza, cultura e incontro con il mondo.
Gli autori sono stati premiati sabato da Alessandra Calise, responsabile comunicazione esterna e media del Gruppo FS. La cerimonia è stata introdotta dal Presidente del Salone del Libro Silvio Viale e si è tenuta nell’ambito della manifestazione Portici di Carta.
Nelle motivazioni della premiazione c’è tutto il significato dell’iniziativa e dei suoi valori più intimi. Come quelli che si rintracciano nel racconto classificatosi primo, quello di Flavia Forestieri. Secondo la giuria (composta da noti scrittori e scrittrici italiane e da un rappresentante del Gruppo FS), si tratta “un racconto preciso, un racconto che sa di cosa sta parlando, un racconto che ti tiene seduta sul posto accanto – quello che di solito si vorrebbe vuoto, ma con questo bravo modo di descrivere il mondo si resta accanto a te volentieri”.
Milani, invece, secondo la giuria, “con pochi tratti, un tocco umoristico stralunato e lieve, e soprattutto uno sguardo di assoluta tenerezza verso le debolezze che ci rendono umani, Milani racconta senza mai cedere alla tentazione della retorica la verità più semplice – e più complicata da mettere in parole – degli amori che durano quanto la vita. Cioè che il viaggio è lungo e complicato, e che è impossibile, umanamente impossibile, arrivare preparati all’ultima fermata”.
Le motivazioni del successo di “Nanosomia” di Carlo Junior Desdro, infine, prendono le forme di uno scambio tra due giurati Valentina Farinaccio e Guido Catalano che discutono sulla qualità dell’opera. Per Farinaccio emerge subito “la grazia con cui è scritto (un corpo piccolo, una piccola stazione e così via: tutto sembra combaciare con la prosa minima, gentile e precisa utilizzata). Mi è piaciuto il viaggio di una vita raccolto in poche pagine”, mentre Catalano prima scettico, alla fine ammette: “la cosa che più mi piace di questo racconto è la magia che pervade tutta la storia, potrebbe diventare un cartone animato in stile giapponese, credo si chiamino “Anime”. Proprio quella stessa magia che solo il legame tra cultura, letteratura e il tema del viaggiare riescono ieri come oggi perfettamente a restituire.