di Pier Franco Quaglieni
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Liceo breve, laurea breve, ignoranza lunga – Estate e la gioia di vivere – Vita e tradizione torinese – Una ricetta per il Ferragosto: spaghetti alla gricia
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Liceo breve, laurea breve, ignoranza lunga
In pieno periodo di vacanza scolastica il ministro dell’istruzione Fedeli che dovrebbe traghettare la “buona scuola ” di Renzi verso lidi meno agitati, lancia a livello sperimentale la scuola media superiore breve, di appena quattro anni,tornando allo schema degli istituti magistrali e dei licei artistici modulati sui quattro anni di corso. Questo schema si rivelò del tutto insufficiente perché non preparava in modo adeguato,riducendo i programmi scolastici a cenni e impedendo un qualunque approfondimento.
Per definire una cultura superficiale,si parlava infatti di maestrine elementari alle quali era consentito il percorso universitario solo al Magistero,una università di serie b. Anche gli allievi dell’artistico potevano proseguire solo all’Accademia di Belle Arti che si insiste ad equiparare immotivatamente ad Università . Altrimenti maestri ed artisti, per proseguire ,dovevano frequentare un anno in più definito propedeutico alla frequenza universitaria . Ora sembra che di voglia tornare al vecchio,mentre la scuola del facilismo si è rivelata del tutto fallimentare. Si tratta di un esperimento che è facile prevedere fallimentare. La scuola necessita di interventi seri e non improvvisati. Il liceo breve farà coppia con l’università breve di tre anni dove si consente ad infermieri,massaggiatrici,igienisti dentali di farsi chiamare dottore . Un’aberrazione voluta dal ministro Luigi Berlinguer che ha provocato il degrado dell’Università ridotta a liceo . Dal 2018/19
avremo anche il liceo ridotto a scuola media . Non c’era in effetti bisogno del ministro Fedeli per raggiungere questo obiettivo perché la scuola superiore si era già ridimensionata e abbassata di livello dal ’68 in poi con la desertificazione degli studi e il diritto al titolo di studio confuso con quello allo studio che è tutt’altra cosa.Berlinguer propose di centrare almeno l’obiettivo dei”saperi minimi “, una vera e propria follia perché a minimizzare i saperi ci pensa autonomamente il fluire del tempo e il logorio della memoria. Da molti anni sforniamo giovani ignoranti che non sanno parlare e scrivere in modo adeguato e sono profondamente incolti. Con l’idea balzana del ministro Fedeli finiremo nell’abisso. E avremo magari il primato di dottorini ventenni . Forse nessuno ricorda più Ivan Illich che animo’ il dibattito sulle descolarizzazione degli Anni ’70 del secolo scorso.Le sue tesi vedevano nella scuola un male,voleva una società descolarizzata,un vera utopia velleitaria che,se realizzata,avrebbe ricacciato indietro il vivere civile. Il ”68 provoco ‘ effetti distruttivi che crearono la crisi delle istituzioni scolastiche e ne provocarono l’inefficacia. Che la Fedeli abbia letto, in qualche ritaglio di tempo libero dall’attività sindacale e politica ,la voce relativa ad Illich su Wikipedia?
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Estate e la gioia di vivere
C’ è chi fa sesso vicino al ponte di Rialto a Venezia, chi si butta nudo nella fontana di Trevi ,il 31 luglio si è festeggiata la giornata internazionale dell’orgasmo che ha oscurato l’obsoleta e sessista festa degli uomini del 2 agosto. L’estate è un inno al sesso e il nudo abbronzato e riscaldato dal sole ne fa parte. Sulla spiaggia non si legge più. Pochi i libri,pochissimi i giornali,al massimo i tablet e tanti ,tanti messaggini.C’è gente che sta incollata ai cellulari per ore anche in spiaggia. Una signora che usa il cellulare solo per telefonare, poco distante, fuma in continuazione perché-dice- in spiaggia si annoia. Sua figlia si arrotola le sigarette con le cartine ,come facevano i contadini 70 anni fa.
Ambedue non usano il portacenere che da quest’anno finalmente appare vicino all’ombrellone. Il topless ormai si incontra poco,i naturisti non rischiano sanzioni e si rifugiano nelle loro oasi protette.Spesso non è un bel vedere e fanno bene ad evitare si esibirsi in pubblico, come succedeva in una spiaggia di Varigotti. Sul “Mondo” che era un giornale liberale ,ma non era” libertino”,nel 1966,all’annuncio del topless negli Stati Uniti(la Francia venne dopo) il filosofo Guido Calogero ne scrisse,facendo una vera e propria lezione sulla nudità e sul pudore,dando il via libera al topless e al nudo. “Paese sera”giornale scandalistico di sinistra, ne fece una battaglia di liberazione sessuale della donna ante litteram. Alfredo Todisco ,sempre sul “Mondo”, mise in luce la futilità della discussione sul topless. E’ certo che oggi il pudore inteso in un certo modo non esista più.Nessuno si rivolgerebbe ad una signora scollacciata, come fece il futuro presidente Scalfaro negli anni ’50 , definendola spudorata. Anzi, parte della seduzione viene spesso proprio dall’essere considerata spudorata,come rivela ,ad esempio, internet. Ci sono signore -bene che ,appena è loro consentito,perdono il controllo “pro forma” che tengono in città.A volte,in verità, non ce l’anno neppure in città. Un centimetro o un decimetro in più o in meno di pelle scoperta non fa ormai più la differenza. Il linguaggio femminile è cambiato e la parità dei sessi ha sdoganato un linguaggio unisex all’insegna di una certa volgarità che non si coglie però neppure più. In una società involgarita anche le donne si incazzano senza problemi e lo dicono ad alta voce.In effetti anche i bambini si incazzano. Tutti si incazzano e almeno in parte hanno ragione da vendere. Tutto sommato, è un bene che l’epoca dell’ipocrisia di certo perbenismo sia finita . Con essa è finita da tempo anche la buona educazione. Vizi privati e pubbliche virtù appartengono al passato,forse anche perché i vizi sono rimasti,ma le virtù, pubbliche o private che siano,sono diventate rare e in vacanza si pensa solo ai piaceri della vita e alla gioia di vivere.Al resto penseremo ,quando torneremo in città,se e quando riterremo.
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Vita e tradizione torinese
La lettura del libro di Gabriella Mosso ” I miei ,i tuoi,i nostri ” edito da Araba Fenice ,rappresenta la storia individuale di una donna e di una famiglia torinese.Una storia qualunque,ma nel contempo irripetibile come e’ sempre la vita di ognuno di noi. L’ambiente in cui sono vissuto e vivo io,e’ molto diverso da quello dell’autrice e mi fa riandare indietro di decenni a realtà che
credevo scomparse. Parlare il piemontese pensavo fosse un uso ormai relegato al passato. Le grandi migrazioni dal Sud degli anni’ 60 pensavo avessero obbligato all’uso dell’italiano,non foss’altro per necessità comunicativa. Personalmente ho sempre pensato all’importanza dell’italiano ed a casa mia mi hanno invitato sempre a studiare le lingue ,insieme all’italiano , evitando” contaminazioni” dialettali che mio padre detestava per i suoi figli , pur parlando il piemontese con persone non di famiglia .Invece la famiglia Mosso parla normalmente il dialetto,ricalcando i detti piemontesi canonici ricostruiti con rigore e amore filologico dall’autrice. Sono frasi e modi di dire che sentivo dai contadini dei miei nonni e che mi sono tornati in mente all’improvviso. Espressione di una semplicità di vita arcaica e sana che oggi non c’è più. La storia narrata rivela gioie e dolori,amori e delusioni,come forse accade in ogni famiglia.Una saga famigliare che non ha nulla di eclatante,nessun personaggio importante. E forse, proprio questa quotidianità strapaesana ,pur vissuta a Torino e nella sua cintura ,rende il libro unico nel suo genere. Ho subito pensato,leggendo il titolo ,a “I me'” di Davide Lajolo. Il libro della Mosso e’ diverso,ma ricalca l’elogio della vita semplice,faticosa,sobria,parsimoniosa,serena della famiglia astigiana di Lajolo.Una storia che profuma di vecchio Piemonte come le linde pagine di Gabriella Mosso ,una donna che ha affrontato la vita molto seriamente,ma anche con una certa gioia.Nel lavoro,nella famiglia,con gli altri con cui e’ venuta a contatto,praticando un’umanita’ e una semplicità oggi sempre più rara .
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Una ricetta per il Ferragosto: spaghetti alla gricia
Claudio Gargioli è il patron inimitabile dello storico “Armando al Pantheon” di Roma, luogo irrinunciabile di ritrovo per i cultori della cucina romana ,ormai apprezzato a livello internazionale a tal punto che diventa difficile ,senza prenotazione preventiva, riuscire a pranzarvi.Claudio è figlio di Armando che fondò nel 1961 la trattoria. Laureato in scienze politiche,è persona colta.Inevitabile che da “Armando” si ritrovino personaggi legati alla cultura. E’ anche scrittore che ha vinto importanti premi letterari.Il suo secondo libro ,tradotto in inglese, ha per titolo “La mia cucina romana” Atmosphere libri 2017. Sta diventando un vero e proprio successo letterario,presentato in molte librerie italiane Feltrinelli. Il suo primo libro è stato “ Menu letterario tipico romano,stesso editore,uscito 2014. Anche il primo ha registrato un vasto indice di gradimento. Nei suoi libri Gargioli alterna ricette ,aneddoti e raccanti di incontri con personaggi famosi di cui negli anni è diventato amico. Ricette della cucina ,commentate amabilmente,come sapeva fare Mario Soldati. Eccone una che potrebbe essere realizzata per il Ferragosto. E’ meglio assaggiarla da lui,ma chissà che,seguendo le sue indicazioni,non venga fuori un piatto piacevole ?
Proviamo. Buon Ferragosto! Ecco cosa scrive Claudio nel suo libro :
Spaghetti alla gricia
Scusate, ma prima di parlarvi della gricia, devo alzarmi in piedi e mettermi sull’attenti per renderle omaggio. Ragazzi, questa è una delle ricette più minimaliste, più geniali e gustose della cucina non solo romana ma mondiale. Esagero? Bene, venite a mangiarla all’”Armando al Pantheon” e poi mi direte. Allora, come recita lo slogan del mio caro amico Giuseppe Palmieri, sommelier della “Francescana” di Massimo Bottura: << Basso profilo, alte prestazioni!>> è la definizione esatta della gricia. Semplicità e virtù. Ma, attenti, gli ingredienti devono essere il non plus ultra di quello che si trova al mercato, quindi olio extravergine eccellente, guanciale (tante volte ho segnalato quello di Bassiano o Montefiascone o Norcia), pecorino romano d.o.c. (Lopez può essere un nome), pepe nero cambogiano (di Kampot), spaghettoni (io uso la pasta Martelli, ma anche altre paste come la del Campo, la Cavaliere e la Verrigni sono ottime).
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Ingredienti (per 6 persone)
600 gr. di spaghetti n. 7; 200 gr. di guanciale; 80 gr. di pecorino romano; 2 cucchiai di olio extravergine di oliva; mazzo bicchiere di vino bianco; sale e pere q.b.
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Fate soffriggere l’olio in una padella capiente e aggiungeteci il guanciale tagliato a listarelle o a dadini. Quando è croccante sfumatelo con un goccio di vino bianco e toglietelo dal fuoco. A parte mettete a cuocere la pasta al dente.Scolatela e versatela nella padella facendola amalgamare con una parte del pecorino romano. State attentissimi perché non appena apparirà cremosa, ci vuole un nonnulla perché diventi troppo oleosa. Cosa fare in questo caso? Aggiungete un goccio d’acqua di cottura e tutto torna a posto. Sporzionate nei piatti e sploverate sopra il pecorino restante e un bel pizzico di pepe nero macinato. I vostri invitati vi chiederanno più volte il bis!
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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E’ LA STAMPA, BELLEZZA
“La stampa “in Liguria e’ stata guidata da un giornalista eccezionale come Sandro Chiaramonti ,oggi la fusione con il”Secolo XIX “ha eroso lettori e ne diminuito il prestigio. Due giornali concorrenti si sono di fatto fusi con articoli identici. E la “Stampa” ha perso terreno rispetto allo scandalismo del vecchio concorrente diventato alleato.Mette in prima pagina la balla della fionda di Albenga, ma ignora che la ferrovia in Liguria non funziona e l’autostrada dei fiori e ‘ insufficiente e provoca code.Si perde dietro a storie insignificanti e non segue la cronaca . 
Gino Cegliutti
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E’ un processo di concentrazione giornalistica inarrestabile iniziata col gruppo Monti e adesso con il gruppo De Benedetti – Agnelli. Uno dei pochi giornali non ancora troppo intruppati e’ il “Corriere della sera” che si appresta a sbarcare in Piemonte e in Liguria.Dara’ un segnale di pluralismo,portando i lettori a comprare di nuovo i giornali ? Dipenderà molto da come verrà fatto il giornale .E’ certo che il giornale di carta e’ in crisi. Se poi i giornali non sono fatti bene,il risultato, non solo commerciale, è prevedibile.I giornali on line sono il futuro.Lo pensava già il grande Giovanni Giovannini ,giornalista di talento e presidente della Federazione degli editori.Aveva viaggiato e vedeva cosa stava succedendo in Giappone e in America.
pfq
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ODISSEA METROPOLITANA
Caro Quaglieni,
I cinque stelle mettono in dubbio persino l’utilità della linea 2 della Metro . Dove andremo a finire con questi amministratori? Gabriella Berrino
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La Metro e’ stata ostica a tanti , non solo ai Cinque Stelle. Novelli e i comunisti andati al potere nel 1975 ,bloccarono la Metro che stava per decollare sotto la guida di un grande tecnico come il prof. Vittorino Zignoli ,progettista del traforo del Monte Bianco.Condannarono la città a ritardi paurosi. La linea 1 non ha posto rimedio ai ritardi nelle grandi opere.Una sola linea serve a poco. La Metro e’ utile se e’ fatta di molte linee che si intersecano e formano una griglia come a Parigi,Londra ,Vienna ecc. Forse solo Milano, in Italia, ha una Metro relativamente efficiente.A Roma e’ un disastro. Torino e ‘ stata condannata da Novelli ad essere in ritardo su tutti,direi ultima. Ha avuto una linea di Metro nel 2000 ,altre Metro ebbero inizio nell’800. In questo contesto c’è spazio anche per chi mette in dubbio l’utilità della metropolitana,preferendo le piste ciclabili. La non cultura del nulla che prevale. Una vera tristezza.
pfq
Servizi sociali
occasione per ammirarlo.
Continua l’imperdibile appuntamento serale con Cinema a Palazzo, la rassegna cinematografica che anima le sere d’estate all’interno della Corte d’Onore che la sera di Ferragosto proporrà un grande classico adatto a tutta la famiglia, Mrs. Doubtfire (apertura biglietteria ore 21; inizio proiezioni ore 22. Info a info@distrettocinema.com).
novembre 1918,disse che la vittoria non andava festeggiata perché troppi erano stati i morti e troppi gli sconvolgimenti provocati,come la fine dell’impero austro-ungarico. Oggi,però,nel deserto di valori storici condivisi,la data del 4 di novembre assume un nuova luce. Bisogna farla conoscere ai giovani e ai meno giovani che non sanno nulla della nostra storia nazionale.Così ragionavo con Pier Paolo Cervone,uno dei massimi storici della Grande Guerra a cui ha dedicato molti volumi,presentando insieme a lui la sua ultima fatica dedicata a Caporetto ,edita da Mursia. Si tratta di un libro molto documentato,frutto di un’intensa e seria ricerca non ideologizzata che ripercorre le gravi responsabilità di Luigi Cadorna,ma anche del generale Badoglio a cui sono da attribuire le conseguenze degli errori che portarono alla rotta di Caporetto. Caporetto è diventata la metafora della sconfitta, della fine. Ugo La Malfa parlava già di Caporetto dell’economia ,quando essa appariva floridissima rispetto ad oggi. La Malfa era considerato una “Cassandra”. Come ha rilevato Cervone, dalla sconfitta di Caporetto rinacque un nuovo Esercito comandato da Armando Diaz che ebbe però come suo vice Badoglio, salvato dalla massoneria. La resistenza sul Piave portò, nel giro di un anno, a Vittorio Veneto. Fu anche una rigenerazione dell’Italia che trovò un’unità mai più conosciuta perché anche chi era contrario alla
guerra,sentì il dovere di parteciparvi nell’opera estrema di difesa del territorio italiano minacciato. Anche Turati e gran parte dei socialisti si sentirono patrioti. A Peschiera Vittorio Emanuele III parve” un titano”-così disse testualmente il premier inglese Lloyd George – nel difendere le ragioni dell’Italia e dell’Esercito italiano di fronte agli Alleati. Sono pagine da ricordare anche oggi. Forse ripristinare nel 2018 la festa della Vittoria il 4 novembre assumerebbe un certo significato. Come nel 2011, quando il 17 marzo fu dichiarato festa nazionale e gli italiani ritrovarono per un giorno l’orgoglio di essere italiani e il valore del tricolore simbolo della Patria,una parola relegata nei solai per decine d’anni. Fu il presidente Ciampi,eletto quasi all’unanimità dal Parlamento,a preparare il terreno. Oggi avremmo più che mai bisogno di ritrovare la nostra identità nazionale.
sulla droga si è dichiarato,essendo lui uomo di sinistra, a favore della liberalizzazione,anche se lui ha detto a favore della liberazione. Anche lui rude montanaro ,politicamente corretto.Colpito negli interessi ,ha reagito come farebbero tanti,si è dichiarato anche contro il disegno di legge sulla legittima difesa, ma poi il richiamo del conformismo ha finito di prevalere. Peccato,l’ho conosciuto e ho passato con lui una piacevole serata al premio letterario “Albingaunum Nino Lamboglia” che presiedevo.Abbiamo anche concordato sulla truffa dei premi letterari e su certi intellettuali di carta pesta che sono da troppi anni sulla scena. C’è chi lo ha definito un finto ribelle nazional-popolare,finto povero,grezzo e prevedibile.Addirittura è stato detto di Corona che è il Vasco Rossi della montagna,meno simpatico e più furbo del cantante. Giudizi certamente esagerati e ingiusti. Io preferisco il Corona che ho conosciuto e che mi ha fatto vivere qualche ora ad alta quota.Con semplicità,senza discorsi politicamente corretti. E senza la tendenza a fare il citazionista, per esibire una cultura che non ha e che nessuno pretende da lui.
irripetibile, amava offrire ai relatori delle conferenze e dei convegni di alto livello che organizzava, una scatola di “baci” acquistati dalla storica pasticceria Sanlorenzo. Lui diceva che era il primo e l’unico produttore di “baci” e mi fece vedere anche la pubblicità dei primi del Novecento che lo attestava. Un benvenuto della Città,un po’ come il sindaco Castellani faceva regalando i gianduiotti di Giordano,fatti a mano. Il cioccolato che lega Torino con Alassio, una laison che non è casuale perché quello alassino è il mare dei torinesi per antonomasia. Sono infatti piccoli dolcetti al cioccolato con un eccezionale cuore morbido di ganache di cioccolato. Molti hanno cercato di imitarli, ma solo Sanlorenzo sa realizzarli nel modo giusto.Ho assaggiato altri “baci” molto reclamizzati, ma non c’è paragone. Per anni li ho regalati, ma non li ho quasi mai mangiati. Mi sembrava che non mi piacessero perché da bambino mangiavo quelli prodotti da altri pasticceri alassini. Adesso che non posso più per ragioni di dieta, ho scoperto che mi piacciono molto e qualche volta trasgredisco gustandone uno. Stranezze della vita.
Attacchi giacobini a cui Boeti risponde, altri tacciono
che il vecchio prof. chiese a me un parere su di lui che non aveva nessuno che garantisse per lui. Io glielo nascosi , per lasciargli gustare la conquista fatta. FIni’ , che dopo avermi considerato impropriamente un maestro quando non lo ero, ed essersi proposto di tenere lezioni al Centro Pannunzio, assunse una boria intollerabile. Non volle neppure dirmi dove si era trasferito ,dando l’indirizzo di un hotel di Napoli dove spedire la corrispondenza. Un fermo posta mascherato.Ovviamente non per sfiducia ,ma per privacy, disse lui, perché gli studiosi non devono essere disturbati nei loro studi. Adesso è un vecchio e continua, a maggior ragione, a ritenersi un maestro, magari con la m maiuscola, ma nessuna Università l’ha visto docente e i suoi giri di lezione in Italia sono inesistenti . A Torino lo feci parlare una volta all’Università davanti a 20 persone . Una cosa imbarazzante .Un fallimento. Peccato, sapeva spiegare la letteratura alle signore che volevano darsi un atteggiamento intellettuale, venendo al Centro Pannunzio , prima di trasferirsi al più snob circolo di via Bogino dove coniugare anche lo scopone ,un bicchiere di birra e quattro pettegolezzi tipicamente torinesi.
persino di una vita principesca. Bettiza era anche molto amico di Alberto Ronchey che aveva fatto il corrispondente da Mosca come Bettiza. Ho evitato di citare Jas Gawronski a cui devo, se non l’amicizia con Bettiza, almeno il suo,diciamo così, rafforzamento. Non l’ho fatto perchè Jas ,quando mancò Gianni Agnelli, suo storico amico,non volle dire nulla. Si chiuse nel dolore e nella riservatezza più assoluta. Gawronski appartiene ad una famiglia di principi polacchi ed ha un grande stile.Tirarlo in ballo non mi sarebbe apparso di buon gusto. Non ho invece apprezzato il “coccodrillo” di Ferrara , anche se sicuramente rimaneggiato e rivitalizzato da nuove citazioni. Ferrara e Gawronski sono molto amici,non ho mai capito il perché. Sono tanto differenti,direi incompatibili. Io ,in ogni caso, non ridurrei ,come fa lei, Bettiza ad un satellite di Craxi. Era molto di più. Era un uomo libero da ogni costrizione,come ho cercato di dimostrare nell’articolo.
La Libia, Gheddafi e Macron

La scoperta di una nuova molecola con notevoli potenzialità terapeutiche nel trattamento dell’osteoporosi e delle metastasi ossee ha permesso al gruppo di ricerca afferente al reparto di Geriatria e Malattie Metaboliche dell’osso universitario della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Giancarlo Isaia)
modulare il metabolismo scheletrico, in quanto capace di attivare un recettore espresso a livello degli osteoclasti (le cellule che distruggono l’osso). In particolare è stato evidenziato in vitro ed in vivo nel topo da esperimento che la somministrazione di ICOS-Fc, stimolando questo recettore, inibisce selettivamente il danneggiamento dello scheletro in modelli di osteoporosi da carenza estrogenica e da infiammazione cronica e riduce anche la formazione delle metastasi ossee, senza sopprimere le cellule deputate a tale compito, consentendo così la normale formazione di nuovo osso.
Presidente del Centro Pannunzio. Io avevo proposto Pannell, ma giocò anche una questione di genere. Non è quindi un caso che i radicali che si richiamano ad Adelaide Aglietta (che non ho mai amato e non ho mai neppure voluto conoscere di persona, una vera e propria miracolata della politica senza storia personale, eletta parlamentare nel 1976 per l’iniziale del cognome ) stiano anche in questa circostanza con Emma ,mentre io mi senta fortemente impegnato in nome dell’etica della responsabilità contro l’accoglienza indiscriminata che piace ai cattolici e ai radicali,ma che è totalmente estranea all’etica della responsabilità e al senso dello Stato dei liberali. Non so cosa avrebbe detto Pannella(e non mi è mai parso corretto fare supposizioni),ma penso che si sarebbe distinto anche in questa occasione, pur essendo diventato amico di papa Francesco.
La panna di Ghigo era famosissima e forse oggi non aveva eguali neppure nel vecchio Testa in corso Re Umberto. Quando mi innamorai di una ragazza di Moncalieri nel primo flirt estivo ,la portavo ,massimo della trasgressione ,a prendere un gelato da Ghigo ,dopo un film durante il quale l’interesse maggiore era quello di scambiarci dei baci più che vedere la pellicola. Così accadeva prima del mitico ’68 .Poi venne la “liberazione sessuale” e il film e il gelato divennero cose di un passato prossimo che sentimmo ridicolo. O decidemmo di andare al cinema per vedere davvero un film: uno dei primi fu “Il laureato” ,uscito proprio nel 1967 che preludeva ad una contestazione giovanile molto privata, affatto politica, come poi accadde nella realtà. Solo con gli anni si recuperano anche i timidi amori adolescenziali. Io ho capito tempo dopo perché mi sentissi così legato a Moncalieri fino a divenirne consigliere comunale di una città che di per sè non mi interessava affatto. Da Ghigo mi ritrovavo con l’assessore alla cultura e fondatore di “settembre musica” Giorgio Balmas con cui ero spesso in polemica. Un caffè casuale da Ghigo stemperava i rapporti. Balmas insegnava in un istituto privato di piazza Vittorio ed era considerato un validissimo ed amato docente. Durante l’intervallo
andavada Ghigo e ci incontravamo spesso. Quando passò a “Rifondazione “ gli dissi che era stato tra i pochi coerenti come Gianni Dolino perché lui era un comunista nell’anima, già quando era indipendente di sinistra. Felice Ghigo fu un maestro pasticcere ,oltre che un gelatiere di fama. Era anche un uomo simpatico e gioviale . Una volta lo incontrai a Londra con il cappello di Sherlok Homes. Lo storico capo del personale della Fiat Cesare Annibaldi negli anni eroici del terrorismo una volta mi disse che” Felicino” apparteneva alla storia della città . In effetti la famiglia Ghigo in quell’angolo aulico di Torino e’ stata un elemento identitario. Farebbe sicuramente piacere a Felice sapere che tanti torinesi e tanti turisti frequentano ancora oggi con entusiasmo quel locale che non è ovviamente più lo stesso, ma ha mantenuto l’impronta che lui ha saputo lasciargli. E’ stato un torinese che merita di essere ricordato. Credo che la ditta fosse anche fornitrice della Real casa , ma forse quel diploma con il tempo è incredibilmente scomparso dal locale.
Il deserto estivo
incredibile . Si sta profilando un’estate priva di eventi e di richiami turistici.Torino sta perdendo terreno e il Comune annaspa dopo i fatti del 3 giugno che hanno leso l’immagine della città . Ad Albenga fanno un Palio nel centro storico tra i carugi, un contesto di per sé insicuro. Tutto e’ andato per il verso giusto perché hanno saputo garantire la sicurezza. A Torino il 3 giugno tende a non essere superato . Ci volevano impegno e creatività per superare la china con un’estate fuori ordinanza . Ci si limita all’ordinaria amministrazione, al grigiore burocratico che è l’esatto opposto della cultura che esige capacità e inventiva . L’idea di togliere le alghe dal Po con le mani sembra il modello a cui guardare. Fanno rimpiangere , se non l’esagerato attivismo di Fiorenzo Alfieri, il grande assessore alla cultura di Castellani Ugo Perone, un docente universitario di alto livello che si dedicò con entusiasmo e disinteresse alla città . Fu l’unico assessore insieme al socialista Marzano, che fu all’altezza del compito di animare culturalmente una città senza l’intento di egemonizzarla. Una tentazione a cui è difficile resistere.
presidente del Consiglio Colombo, il dittatore sanguinario Ceaucescu ,il ministro Luigi Preti. Oltre a dedicarsi alla lavorazione dell’alluminio ,creando per primo la carta in alluminio Kiki ,ideo’ le aule scolastiche prefabbricate che potevano risolvere i problemi di penuria di locali negli anni della crescita del numero degli allievi durante la scolarizzazione di massa degli anni 70.Poi l’azienda collasso’ anche a causa di un sindacato molto agguerrito. E ci furono un fallimento e la bancarotta fraudolenta . Una famiglia onorata fini’ sui giornali. Ho conosciuto Bugnone negli anni dello splendore e della ricchezza mai ostentata . Era un signore venuto dal nulla, al di là della sua fine non esaltante che stupì molti . Ci andarono di mezzo anche i suoi figli ,anche quelli non impegnati in azienda .Per loro furono tempi difficilissimi.
Guido Appendino di Chieri
accompagnato da pappagalli, tartarughe, pesci, uccelli che animano le sue opere. I suoi quadri sembrano un po’ a tappeti orientali e il grande Marziano Bernardi che non ignorava anche i giovani , parlo’ nel 1975 di un “mondo fiabesco”, mettendo in risalto il carattere di “miniature persiane “di certe sue opere. Bernardi evidenzio’ come non si trattasse di un naïf ,ma di un narratore delle “Mille e una notte”. Aggiungerei con il cuore rivolto sempre al suo Piemonte e ai suoi monumenti .Claudia Ghirardello che ha scritto, cogliendo nel segno: “In bilico tra realtà ed irrealtà, l’animo fanciullo di Appendino emerge con irruenza nella trasfigurazione degli oggetti. Il semplice muta nel complesso e, rivissuto, ipnotizza nella trama del fascinoso lo sguardo del riguardante. Il colore, volano della fantasia dell’artista, sublima il segno nel moto sempre coinvolgente della costruzione geometrica.”
pensioni di milioni di italiani. Giustamente lei denuncia una possibile macelleria sociale. Questo pericolo va denunciato e rivela i disegni veri anche di Renzi che vuole rifarsi una verginità dopo gli scandali che hanno coinvolto il suo partito.



Pound significa riferirsi ad un traditore della sua patria americana contro cui si espresse in trasmissioni radiofoniche da lui condotte anche negli anni della Rsi. I suoi compatrioti avrebbero dovuto condannarlo alla pena capitale prevista in tali casi,ma venne considerato matto e alla fine liberato.Identificarsi ,ad esempio, in Guido Pallotta,segretario del Guf di Torino caduto nel deserto egiziano,avrebbe molto più senso. A Pallotta era dedicato il gruppo giovanile del MSI che era decisamente estremista e sempre pronto ad usare le mani.C’era una povertà culturale assoluta. Molti ragazzi erano figli di reduci o gerarchi repubblichini. Anche Tullio Abelli,malgrado l’età , era della stessa pasta dei giovani, per non dire di Martinat che veniva dal movimento giovanile Bisognerà attendere i più giovani per vedere un’evoluzione (o un’involuzione ?) dell’estremista di destra.
l’immaginario”,magari anche nato da splendide intuizioni, ha predominato nelle scuole torinesi. Anche la simpatia politica ha giocato un ruolo per le edizioni, essendoci in concorrenza solo il manuale di Asor Rosa con contenuti molto settari,ma una chiarezza espressiva esemplare. Il libro della De Federicis avrebbe contemplato un corso docente preparato e affinato alle tecniche pedagogiche dalla professoressa torinese. Invece finì nelle mani di molti allievi che non erano in grado di usarlo come libro di testo. Adesso il successo del libro è tramontato, ma ci sono stati anni in cui quel libro ha egemonizzato la scuola torinese con esiti spesso non positivi al di là delle ottime intenzioni dell’autrice che forse si illuse di poter cambiare la scuola.
Arrigo Cipriani controcorrente
frazione Malatrait di Almese ,lungo la strada del Colle del Lys. Si stava benissimo. Era lo stesso cuoco che poi si trasferì,lasciando lo stesso nome, a Rivoli. A Rivoli mi invitarono due volte.Pensavo di trovare la stessa persona,ma la mia era un’illusione. I cuochi stellati non sono più uomini normali. Posso dire che io rimpiango la vecchia trattoria iniziale? Semplice,con pochi piatti semplici e cucinati in maniera impeccabile. Cipriani una volta mi disse che era necessario riscoprire le antiche trattorie ancora rimaste incontaminate dal tempo. Forse non ci sono più anch’esse, neppure in provincia dove il precursore gastronomico per antonomasia Soldati individuava la salvezza rispetto alle città. Oggi anche in provincia, salvo poche eccezioni, si mangia male. Purtroppo. Alla fine io sto riscoprendo l’abitudine antica di mangiar a casa mia; andar fuori a cenare mi è sempre piaciuto molto,ma non accetto più di mangiar male e spesso anche di essere “derubato”.
Alassio luglio 2017
a piedi nudi sulla battigia, bevete vino vero,fumate, innamoratevi senza ragione,lasciate perdere calcoli e soldi.Dite “ti amo” comunque.Ridete.Donne,la vita è breve .Brevissima.Troppo breve per viverla impostate e guardinghe “. Forse le non sarà possibile realizzare l’intero,ambizioso “programma”:i tempi dei flirt estivi di cui si è occupato recentemente il “Corriere”, forse, sono finiti come quello dei mariti in città e delle mogli al mare,entrambi alla ricerca di un’avventura.Riguardava altri tempi come il topless che furoreggiava ad Alassio come a St. Tropez.Oggi il topless è scomparso. L’estate 2017 passerà alla storia,si fa per dire, per il dibattito animato,malgrado il caldo, sui pantaloni corti o i bermuda che si potrebbero portare anche in città e addirittura in ufficio o alla riunioni. La questione l’aveva già risolta, a modo suo, l’ex prefetto di Torino Salerno che vent’anni fa passeggiava in pantaloni corti in via Roma. Personalmente non ritengo accettabile che ci si possa presentare in ufficio in calzoncini anche perché esiste l’aria condizionata. Certe regole,almeno in città ,vanno rispettate. Al mare è un’altra cosa,anche se il sindaco di Alassio è sempre con la giacca. Uno stile istituzionale che andrebbe salvaguardato anche d’estate.