Cosa succede in città- Pagina 46

FROM/TO cartoline da Torino, il racconto per immagini della Torino di Piero Ottaviano

#dodiciperdiciassette. Inaugura giovedì 18 aprile, alle ore 18

 

Il progetto diffuso di Piero Ottaviano si articola in 48 scatti in bianco e nero, formato12×17, che racconta per immagini la Torino dagli anni Novanta fino ad oggi. Saranno esposte da giovedì 18 aprile a venerdì 10 maggio presso Phos, centro fotografia Torino, Flashback Habitat.

L’inaugurazione del 18 aprile avverrà con il talk FROM/TO iconografia di una città tra documento e immaginazione, in conversazione con Elisabetta Buffa, presidente di Phos.

FROM/TO è un progetto fotografico che si prefigge di suggerire quanto la cartolina rimandi ad una relazione tra i media, nell’interazione tra scrittura e immagine. L’autore sceglie una caratteristica che possa dare realmente forza, valore e riconoscibilità all’operazione, la sua diffusione. La cartolina, per sua natura, viaggia, porta il suo messaggio altrove e sopravvive nel tempo.

Nell’occasione dell’inaugurazione sarà possibile scegliere una cartolina già affrancata per spedirla, scrivendo una dedica e dando vita al concept del progetto, che consiste nello scambio. Un viaggio tra mittente e destinatario che lega in un unico fil rouge il corpus delle cartoline, trasformate in opere d’autore. Un’esperienza di viaggio vissuta attraverso le immagini . Alcune lasciate tra le pagine di un libro per segnalare un punto di partenza o di arrivo, altre clandestine e riposte in un cassetto, altre ancora appese alle pareti di casa.

Con l’obiettivo di portare Torino nel mondo il percorso della città avviene attraverso un medium nato nella seconda metà del Novecento, tradizionale, analogico, materico che racconta mediante scorci e riprese frontali la passione per la cartolina di Piero Ottaviano, per sottolinearne le valenze simboliche. La collezione di fotografie torinesi è cresciuta e si è ampliata nel tempo, attraversando le trasformazioni e le contraddizioni sociali di una città, che sembrano non averla sfiorata. Piero Ottaviano prosegue nel corso degli anni la sua narrazione, cambiando macchine fotografiche, ottiche, sperimentando modi e visioni differenti per testimoniare una bellezza mai scalfita, quella di Torino.

MARA MARTELLOTTA

Giornata di studi in occasione del centesimo anniversario della morte di Puccini

Venerdì 19 aprile alle ore 10  al Piccolo Regio Puccini

 

Venerdì 19 aprile 2024 si terrà una giornata di studi in occasione del centesimo anniversario della morte di Giacomo Puccini e delle rappresentazioni dell’opera Le Villi al teatro Regio. Il Teatro Regio e il Centro Studi Giacomo Puccini promuovono, infatti, congiuntamente una giornata di studi dal titolo “Un genio al debutto. Gli anni giovanili di Giacomo Puccini” venerdì 19 aprile dalle 10 alle 18. L’iniziativa nasce per aprire un focus sull’inizio della carriera del geniale compositore e sottolineare la prima rappresentazione in epoca moderna al teatro Regio ( dal 19 al 26 aprile) della sua prima opera ‘Le Villi’.

Per rispondere alla domanda su come nasca un genio alcuni dei massimi esperti italiani di Puccini, sono stati chiamati a indagare gli anni dei suoi esordi, le relazioni artistiche, l’influenza degli editori, il legame con la Scapigliatura e gli interessi per il mondo del fantastico, il linguaggio sinfonico e l’arte della seduzione in musica.

L’occasione scaturisce dal ritorno in scena a Torino, 140 anni dopo, della sua prima opera ‘Le Villi’, titolo che nella versione in due atti debuttò proprio al Regio nel 1884. Una ricognizione sulla strada intrapresa dal giovane compositore che avrebbe segnato per sempre la storia dell’opera, da Manon Lescaut a Bohème, da Madama Butterfly a Turandot.

Sul palco del Piccolo Regio interverranno Adriana Guarneri Corazzol e Francesco Cesari dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Elisabetta Fava dell’Università di Torino, Virgilio Bernardoni dell’Università degli Studi di Bergamo, Marco Targa, dell’Università degli Studi della Calabria, Federico Fornoni, del Conservatorio di Novara, Andrea Balestri, del Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca. Nel finale la presidente del Centro Studi Giacomo Puccini, Gabriella Biagi Ravenni, converserà con Carlo Carignani, nipote dell’omonimo musicista che collaborò tutta a vita con Puccini, in particolare per l’adattamento delle opere in spartiti per canto e pianoforte.

 

Mara Martellotta

Al via la 39° edizione di Lovers

Il più antico festival sui temi LGBTQI+ d’Europa e terzo nel mondo diretto da Vladimir Luxuria

(Torino, dal 16 al 21 aprile, Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema)

 

6 giorni, 53 film in programma, 4 anteprime mondiali, 6 internazionali,

3 europee e 28 italiane

 

Madrina della serata di apertura in Mole: Maria Grazia Cucinotta

(ore 18.30)

Natascia Maesi e Tekemaya al Cinema Massimo

(ore 20.30)

 

 

A Torino, dal 16 al 21 aprile – presso il Cinema Massimo, la multisala del Museo Nazionale del Cinema – va in scena la 39° edizione del Lovers Film Festival, il più antico festival italiano sui temi LGBTQI+ (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) diretto da Vladimir Luxuria e fondato da Giovanni Minerba e Ottavio Mai che prosegue il percorso triennale che lo porterà a festeggiare, l’anno prossimo, il suo quarantesimo anniversario.

53 film in programma, 4 anteprime mondiali, 6 internazionali, 3 europee e 28 italiane (cfr. programma allegato). Sarà in cartellone sabato 20 alle 18, l’unica proiezione italiana del documentario di Carlos López Estrada e Zac Manuel Lil Nas X: Long Live Montero(Usa, 2023, 95 min.) sulla vita del celebre rapper afroamericano originario di Atlanta.

“Siamo lieti che sia Vladimir Luxuria a condurre il Lovers Film Festival in questa sua ultima edizione prima del quarantennale – sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema – È lei che con il suo entusiasmo e la sua sensibilità sta portando il festival verso un traguardo che lo conferma evento fondamentale per una rappresentazione autentica, paritaria e sensibile alle istanze della comunità LGBTQI+. Anche quest’anno la selezione si configura internazionale, abbracciando appieno la storica vocazione del festival a dare voce a prodotti cinematografici provenienti da tutto il mondo.

Due le produzioni nazionali in selezione e confidiamo che col tempo questo numero aumenti per rispecchiare la pluralità di sguardi e prospettive artistiche che declinano il tema nel cinema italiano e farne veicolo di diritti inalienabili”.

 

Vladimir Luxuria

Per il quinto anno, e sino al compimento del quarantesimo compleanno del festival, Lovers sarà diretto da Vladimir Luxuria, attivista, scrittrice, personaggio televisivo, attrice, cantante e drammaturga, celebre anche per la sua attività politica. La direttrice sarà affiancata da Angelo Acerbi,assistente alla direzione e responsabile della selezione e dai selezionatori Elisa Cuter e Alessandro Uccelli.

“Quest’anno, in un clima di odio e di guerra, abbiamo deciso di rispondere con l’amore che, infatti, è anche il tema della nostra immagine guida, firmata da Valenti Stecchi. Un bacio al cinema, il gesto simbolo dell’amore. Un bacio fra due uomini che fa commuovere un uomo e una donna che stanno vedendo il film. La dimostrazione che quando l’amore viene narrato bene smuove i sentimenti di tutte e tutti Non potevamo, poi, che dedicare il festival di quest’anno a Sandra Milo che ci guarderà da una nuvoletta attorniata da angeli pensando ‘non fate così, non soffrite, io sto bene’ – dichiara Vladimir Luxuria – lei è stata una delle persone più buone che io abbia conosciuto nel mondo dello spettacolo. Sempre a disposizione. Sempre energica. Non è solo la perdita di una grande attrice ma di un punto di riferimento per il mondo del cinema mondiale”.

La serata di apertura

A inaugurare il festival, martedì sera, alle 18,30 in Mole Antonelliana, la madrina 2024 Maria Grazia Cucinotta,protagonista di un talk con Vladimir Luxuria. Entrambe, sempre nel giorno di debutto del Festival ma al Cinema Massimo, saranno protagoniste della serata prima del film di apertura (ore 20,30 al Cinema Massimo in Sala Cabiria). Interverrà anche la presidente di Arcigay nazionale Natascia Maesi.

La Drag Queen Tekemaya – cantante e vocalist per Muccassassina, Mammamia, Gorgeus, e molti altri locali, che ha rappresentato l’Italia a Bruxelles, a Cantando per l’Europa, tra il 1999 e il 2001 – sarà ospite, sia in Mole Antonelliana sia al Cinema Massimo, così come in tutte le serate seguenti.

La pellicola di apertura sarà Duino di Juan Pablo Di Pace (Usa/Argentina/Italia, 2024, 108 min.) C’è una sacralità nell’innamorarsi per la prima volta: un evento spesso totalizzante che non possiamo più rivivere una volta terminato. Matias, regista argentino quarantenne, è alle prese con un film incompiuto ispirato al suo primo amore: l’oggetto è Alexander, un amico svedese conosciuto in una scuola internazionale in Istria negli anni Novanta.  Quando Alexander viene improvvisamente espulso, Matias deve districarsi tra emozioni non dichiarate al mondo e a sé stesso. Un racconto di formazione metacinematografico, basato su una storia vera. Sarà presente il regista in sala.

Il Museo del Risorgimento si rinnova con l’audioguida

La culla dell’Unità nazionale si rinnova attraverso una mostra, un convegno internazionale, un ciclo di incontri e un mese di aperture straordinarie del Parlamento Subalpino: la prima Assemblea italiana: il  Museo Nazionale del Risorgimento Italiano vuole caratterizzarsi sempre più come “un luogo culturale attivo, attrattivo, relazionato con la città” e relazionarsi con il mondo della ricerca e con le altre istituzioni a livello nazionale.

E’ la visione del nuovo direttore del Museo, Alessandro Bollo, che  ha presentato ai giornalisti, insieme con la presidente Luisa Papotti, il programma culturale 2024, all’interno della biblioteca storica di Palazzo Carignano, uno scrigno di 100mila volumi e oltre 200mila documenti dell’epoca, un patrimonio su cui è in corso un importante lavoro di digitalizzazione.

Il programma inizierà con  l’apertura straordinaria del Parlamento Subalpino, visitabile tutte le domeniche dal 5 maggio al 2 giugno. Una sperimentazione che permetterà di valutare i costi, con l’obiettivo di tenerlo sempre aperto.

Più giovani e più turisti saranno coinvolti in autunno grazie alla videoguida di nuova generazione per fornire percorsi differenziati, rivolti ai ragazzi e alle famiglie. “Vogliamo un nuovo rapporto tra il museo e la città – ha spiegato Bollo – e per questo realizzeremo in autunno un nuovo sistema informativo e narrativo, cartaceo e digitale, che consentirà ai visitatori di scoprire e conoscere i luoghi del Risorgimento di Torino”.

La mostra “Rileggere il Risorgimento. Torino- Italia 1884 – 2024”, a metà ottobre racconterà di un momento fondativo della storia del Museo, così come di molti altri Musei del Risorgimento in Italia: il primo allestimento del Tempio del Risorgimento, all’interno dell’Esposizione Generale Italiana del 1884 che si tenne a Torino al Valentino. La mostra sarà anche un grande esercizio di riflessione sull’oggi, che coinvolgerà i principali musei del Risorgimento in Italia, ai quali sarà chiesto di selezionare oggetti e simboli capaci di “comunicare” alle persone e ai giovani d’oggi il valore simbolico del Risorgimento e dei suoi ideali nel presente.

Dal 4 al 6 dicembre, invece, i più importanti studiosi italiani ed europei si riuniranno per il Convegno Internazionale dal titolo “Rileggere il Risorgimento. Torino 1884 – 2024”, organizzato insieme all’Università di Torino e al Comitato di Torino dell’Istituto di Storia per il Risorgimento Italiano con l’obiettivo di fare il punto sullo stato dell’arte sugli studi storiografici risorgimentali.

Il numero dei visitatori è già cresciuto rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: nei primi tre mesi dell’anno il Museo ha registrato 36mila presenze, a fronte delle 31mila dello stesso periodo dell’anno precedente. Complessivamente le presenze nel 2023 erano state 128mila.E per il futuro si vuole fare ancora di più.  (il Torinese.it)

Medea assassina ovvero una grande storia d’amore

Alle Fonderie Limone, sino al 21 aprile, per la regia di Leonardo Lidi

Superati da poco i trentacinque, Leonardo Lidi, oggi artista associato dello Stabile torinese – Teatro Nazionale, nell’attesa di concludere la prossima estate a Spoleto con “Il giardino” il proprio percorso cecoviano, comincia a guardarsi indietro, a ripensare ad una certa strada percorsa. Ha tracciato, confessa nelle sue note di regia, una mappa, “scarabocchiata, usurata, spiegazzata”, il risultato degli ultimi anni di attività, gli ultimi tre, un memento da portare sempre con sé. “Ho segnato delle tappe imprescindibili, ho annotato dei luoghi/contenuti da visitare e inserito di tanto in tanto dei punti interrogativi per domandarmi quale fosse la strada più bella – e non la più veloce – da percorrere.” In periodo postpandemico, quando gli è stato chiesto di presentare un proprio progetto, ha individuato nell’amore il punto centrale di quel futuro percorso, percorribilissimo, un saggio quanto autentico espediente per riavvicinarsi al pubblico, per “scacciare la paura delle emozioni”, per individuare le scelte dei nostri cuori. Ne sono nati “Il misantropo” e “Come nei giorni migliori”, erano gli anni 2022 e ’23, un percorso d’amore in cui mancava ancora un ultimo tratto (o forse un percorso non ancora del tutto concluso, “un archetipo che possa aiutarci a mettere un punto e virgola in questo viaggio della fantasia”), in qualche modo il più faticoso da percorrere: forse inspiegabilmente al primo sguardo, certo inaspettatamente ne è nata l’euripidea “Medea”, oggi nella traduzione di Umberto Albini sul palcoscenico spoglio delle Fonderie Limone di Moncalieri, in scena sino al 21 aprile.

Ma come, “Medea” una storia d’amore? Ma come, lei, la protagonista, la figlia del Sole, la donna che da sempre abbiamo imparato, attraverso le parole nei secoli di più autori, a maledire per aver fatto scempio dei propri figli (una tragedia che a ragione la rende maggiormente vicino a noi, solo a scorrere le pagine dei quotidiani), oggi dovremmo considerarla l’eroina di un amore sconfinato? Ecco Lidi abbandonare il mondo della magia e della violenza, l’assassina proveniente dalla barbara Colchide, lo sguardo su chi antepone l’istinto di vendetta all’amore per i piccoli, a chiedersi le radici di quella tragedia, di quell’annientamento finale, di quel padre, Giasone, immiserito e anche ridicolizzato, che s’aggira per le stanze del palazzo a ricercare i propri figli; eccolo a chiedersi quanto può essere successo prima, il prima dove tutto era iniziato con la cattura del Vello d’oro, con i dubbi se seguire uno straniero o restare nella propria terra, la scelta e l’uccisione del fratellino minore, il destino di moglie fedele e la nascita dei due figli, i miti che ci riportano altre pozioni di veleno e altri assassini. Ogni cosa prima è stata dettata dal sentimento autentico, e poi l’abbandono: due tratti, due isole, du parti che in maniera ben distinta sezionano la tragedia. E la messa in scena.

Lidi è un regista che analizza, che ricerca, che scende a fondo nelle viscere dei testi che mette in scena, svelando strati che da sempre – forse: lasciando ancora qualche spazio per le altre letture del mito – hanno sbilanciato la nostra attenzione. È un regista che, come qualsiasi altro pronto per dovere o per passione ad attraversare la scena, tira dritto per la propria strada, inesorabilmente e umanamente, anche a costo d’inciampare. Voglio dire che è un gioiello di messa in scena questa prima parte della sua “Medea”, i personaggi annientati e imprigionati in quelle due pareti trasparenti a formare una sorta d’acquario (la scena è firmata da Nicolas Bovey) dove si urla, si ricorda, si corre da una parte all’altra convulsamente, si intonano canzoni su una chitarra elettrica, si ama e si tenta per un breve attimo di ritornare all’antico amore, un lungo momento – la prima parte! – in cui motivazioni ed effetti, sentimenti positivi e violenti, personaggi, tutto trova il proprio giusto spazio. Stretta, compatta, serrata. Dove Orietta Notari – un’attrice, mi ripeterò ma lo penso da sempre, con grande affetto, che chi organizza teatro dovrebbe tenere maggiormente presente, dandole tutto lo spazio che le spetta – è una protagonista eccezionale, nel suo correre e nello stare rannicchiata a terra, nell’andare avanti e indietro come una bestia in gabbia, colpita e pronta a rimettersi in piedi, spavalda e animale ferito, innamorata e vendicatrice, l’attaccamento alla nutrice presa a testimone, veri capolavori di spaventosa isteria, sempre autentica nel raggiungere le varie pieghe del personaggio che Lidi le ha vestito addosso, nel rantolo e nell’urlo, nel pianto e nel riso, nello sberleffo e nel dolore (“Soffro, lo capite che soffro?”) e nella commiserazione verso la donna più giovane che da domani prenderà il posto suo a fianco di Giasone. Credo la vera colonna portante dello spettacolo, che su di lei in gran parte trova la sua ragion d’essere.

Poi Lidi sembra arrendersi, non ben sicuro dove andare a parare, tocca ancora un punto alto con l’uccisione dei figli, un lampo di malvagità grandiosa nella sua brevità, una calza nera sulla testa e i figli sono morti: ma poi cincischia, sbrodola, obbliga Giasone&Co a uno stonato assaggio di danza moderna, un frastuono da locale del sabato sera, sino a portare in scena Glauce, in bianco abito da sposa con strascico, microfono in mano, a intonare “Eternità” (per chi avesse ricordi sfocati, di Bigazzi e Cavallaro, Sanremo ’70 arrivando quarta, Camaleonti e Ornella Vanoni…). E anche lo sventurato Giasone di Nicola Pannelli passato dall’arroganza, dalla vigliaccheria, dalle ragioni di un fatto senza importanza a una disperazione che, seppur ottimamente resa con ricchezza di toni, pecca e scivola in quella povera mise di uomo soltanto in canottiera e slip, mi pare un tantino eccessivo, pur restando nell’ambito di una sfacciata demascolinizzazione. Altri interpreti Valentina Picello, che è una convincente nutrice, Lorenzo Bartoli, Marta Malvestiti e Alfonso De Vreese. In ultimo, non ci aspettavamo una Medea di Lidi con i costumi della Medea pasoliniana: anche perché la voce “costumi” sembra sempre più zittirsi sui nostri palcoscenici, il minimal e il quotidiano sono imperanti (questi sono di Aurora Damanti), qui siamo a livello della più spudorata trasandatezza. Applausi nella replica a cui ho assistito soprattutto agli attori, qualche dissenso sull’operato di Lidi attorno a me. Condivisibilissimo, appunto.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

La fabbrica della felicità targata Pastiglie Leone

La storica azienda delle caramelle più famose d’Italia, rinasce nel nuovo stabilimento di Collegno, con tante novità dedicate soprattutto al pubblico, a partire dall’autunno prossimo.

È del 14 aprile il nuovo spot pubblicitario della “Fabbrica della felicità “ per pastiglie Leone, dai toni, dai costumi dei personaggi  coinvolti, dalle atmosfere fiabesche e oniriche, che ricordano un po’ quelle della “Fabbrica di Cioccolato”, il famoso film con protagonista Johnny Depp. 

Leone è la Fabbrica della Felicità da quasi 170 anni” spiega Mario De Luca, Marketing Director dell’azienda torinese. “Con il nuovo spot vogliamo raggiungere un pubblico sempre più vasto e diffondere la filosofia del Brand: un inno alla bontà e alla gioia di vivere, un’esplosione di allegria e squisitezza tutte italiane, in grado di viaggiare per il mondo e far vivere a chiunque – e ovunque – dei momenti di pura spensieratezza. I nostri prodotti sono unici perché realizzati da una squadra che lavora in perfetta armonia per rendere le iconiche pastiglie il linguaggio universale della felicità” 

Recente anche  la presentazione alla stampa e alle istituzioni del territorio locale e regionale, della nuova sede per Leone 1857, accolti dalla Presidente di Leone, Michela Petronio insieme al marito Luca Barilla. Le novità che porta in serbo per il futuro e le stesse dolcezze delle quali è ambasciatrice addirittura dai tempi di Cavour, regalano felicitá sin dall’ingresso in azienda. Leone è un’azienda dolciaria innovativa e sorprendente dal 1857, che racchiude nel proprio DNA gusto, bellezza e italianità, per offrire momenti di piacere sofisticato e spensierato allo stesso tempo. Tutto ha inizio più di 166 anni fa quando Luigi Leone aprì una confetteria ad Alba e cominciò a produrre piccole pastiglie di zucchero, diventando in pochi anni il fornitore ufficiale della Real Casa Savoia. Oggi, Leone è il brand di pastiglie più vendute in Italia: completano la gamma squisite gelatine, gommose e caramelle e raffinato cioccolato, prodotte con materie prime eccellenti e ricette tradizionali dell’antica confetteria italiana, della quale intende farsi rappresentante nel mondo, regalando piccoli momenti di inaspettata felicità.

La Fabbrica della Felicità – 7.000 mq di superficie di cui una parte destinata all’area esperienziale e l’altra alla produzione – ambisce a diventare una vera e propria destinazione turistica e rappresenta una tappa fondamentale nell’evoluzione di questa eccellenza italiana, già protagonista a settembre dello scorso anno di un rebranding che ha modernizzato il “volto” dello storico marchio.

“La decisione di investire in Leone” spiega Michela Petronio, presidente del brand “è stata motivata dalla volontà di rilanciare un marchio storico del food italiano, celebre per la sua qualità e autenticità. Leone rappresenta non solo un prodotto di alta qualità, ma anche un simbolo dell’italianità nel mondo. Abbiamo scelto di investire in quest’azienda perché pensiamo che abbia il potenziale per conquistare nuovi mercati essendo un marchio unico con prodotti distintivi.

Siamo entusiasti di inaugurare i lavori per la nuova Fabbrica Leone, che non sarà solo un centro di produzione, ma una vera e propria destinazione per tutti quelli che vorranno entrare nel mondo del brand. Questo ambizioso progetto consentirà al pubblico di immergersi nel magico processo di trasformazione delle materie prime in caramelle e cioccolato, offrendo un’esperienza coinvolgente, senza precedenti. Sarà un luogo dove la magia prende vita e dove sveleremo i segreti di questa antica confetteria, affascinando tutti coloro che vi entreranno.”

 

La progettazione, a opera dello studio di architettura milanese Piuarch, ha avuto come obiettivo quello di esaltare, attraverso l’espressione artistica del nuovo fabbricato, l’” anima” dell’industria dolciaria, guardando il futuro e l’innovazione ma non dimenticando la tradizione e l’artigianalità di Leone.

Chiara Vannini

Toulouse-Lautrec in mostra Mastio della Cittadella dal 20 aprile al 21 luglio

 

 

A Torino, le affascinanti atmosfere della Belle Époque verranno rivissute al Mastio della Cittadella in una mostra interamente intitolata a Henry de Toulouse-Lautrec. L’esposizione aperta al pubblico dal 20 aprile al 21 luglio 2024 è intitolata “Il mondo del circo e di Montmartre, ed è prodotta da Navigare Srl, patrocinata da Regione Piemonte e Città di Torino. La mostra, curata da Joan Abellò, con il coordinamento scientifico di Vittoria Mainoldi, presenta 112 opere. È molto ricca di manifesti, litografie e illustrazioni, tutte provenienti da collezioni private spagnole, ed è realizzata in cinque sezioni: manifesti e illustrazioni; le donne ed elles; il circo; i ritratti e l’esperienza multimediale che ripercorre la breve vita e l’attività dell’artista Henry de Toulouse-Lautrec, grazie a una sala video con proiezioni di immagini d’epoca e una selfie area, con la ricostruzione scenografica e suggestiva delle ambientazioni della Belle Époque.

Henry Marie Raymond de Toulouse-Lautrec nasce in una delle famiglie più antiche di Francia, frutto del matrimonio tra due cugini. La consanguineità avrà gravi conseguenze: suo fratello minore morirà a pochi mesi dalla nascita, mentre Henry, dopo un’infanzia apparentemente sana, manifesta nell’adolescenza un’ anomalia genetica ossea. Due fratture a distanza di pochi mesi gli lasceranno le gambe atrofizzate, bloccandogli la crescita in altezza e causandogli dolori fisici continui. Il padre Alphonse è lui stesso un ottimo disegnatore e scultore, oltre che un personaggio stravagante e ricco di interessi, amante dell’aria aperta, esperto di cavalli e maestro falconiere. Quando Henry deve smettere di fare equitazione, il padre lo manda a lezione da un amico di famiglia, specializzato in ritratti equestri, che gli impartirà lezioni di disegno, pittura, musica e lingue. Avvicinandosi all’École des Beaux Arts, inizia l’apprendistato presso pittori professionisti del calibro di Fernand Cormon, grazie al quale conosce Vincent Van Gogh, diventandone amico. Dopo le prime opere con soggetti accademici, a tema storico e con studio di nudi, si innamora del colore piatto steso a grandi campiture, conosciuto tramite l’arte giapponese. Sperimenta in breve il decorativismo dell’Art Nouveau, con forte attenzione dell’uso dei colori come mezzo espressivo, diluendo il colore ad olio con l’acqua ragia al fine diottenere un effetto pastello. Insofferente verso l’approccio impressionista, incentrato sul paesaggio, si fa conoscere per le opere dedicate alla vita notturna di Montmartre e per i ritratti realizzati in studio con sedute, talvolta lunghissime, e con una predilezione per le donne mature dai lineamenti segnati, abbigliamento e postura tipici dell’ambiente parigino.

Toulouse-Lautrec è riconosciuto come uno degli artisti bohèmien più rappresentativi dell’epoca. Morì alla giovane età di 37 anni, al termine di un’esistenza minata da gravi patologie congenite, oltre a sifilide e alcolismo. Il percorso espositivo sarà anche un modo per approfondire le dinamiche personali dell’autore, la sua filosofia di vita, il suo rispetto per gli altri e le qualità di un uomo colto che ha saputo apprezzare e capire la complessità dell’essere umano. L’esposizione presenta una panoramica dell’attività di Lautrec nel campo della grafica pubblicitaria, in cui si distingue a tal punto da influenzarne gli sviluppi successivi. Tra gli otto manifesti datati 1892 – 1895 ricordiamo quelli realizzati per gli spettacoli di Aristide Bruant, una celebrità del locale “Le chat noir” di Montmartre, icona del cabaret francese, e di un altro locale in voga in quel periodo, il “Divan Japonais”. In mostra sono presenti anche le illustrazioni realizzate per la rivista satirica “Le Rire” , in cui sono ritratti personaggi e artisti delle notti parigine.Di particolare interesse anche 12 stampe della serie “Elles”, che compongono la seconda sezione con ritratti di prostitute del quartiere Montmartre, con cui Toulouse-Lautrec condivideva una particolare quotidianità, essendo diventate, le “maisons closes” parigine, la sua abitazione.  La terza sezione dell’esposizione è dedicata al mondo circense e comprende 39 litografie, stampate postume, grazie a Maurice joioyant (1864-1930), fraterno amico di Lautrec, suo biografo ed esecutore testamentario. La sezione comprendente i ritratti include le stampe di 33 litografie, raffiguranti personaggi maschili e femminili della società borghese, artisti, intellettuali e personaggi della vita notturna parigina.

La mostra rimarrà aperta tutti i giorni, dal 20 aprile al 21 luglio, con orario continuato dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30; sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.30.

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino. I Pinguini Tattici Nucleari e Sergio Caputo

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 


Martedì.
Franco Battiato viene ricordato alla scuola Holden con il progetto “Seven Springs” a cura di Simone Cristicchi e Amara. All’Inalpi Arena 4 “sold out” su 5 giorni per i Pinguini Tattici Nucleari.

Mercoledì. Al Blah Blah suonano gli Infected. Al Colosseo Sergio Caputo celebra “Un sabato italiano”. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Erlend  Oye.

Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli sono di scena Le Tre Sorelle. Al Magazzino sul Po suona il trio Psychè. All’Hiroshima si esibisce la cover band Nouvelle Vague. Allo Spazio 211 sono di scena gli Stunt Pilots mentre al Blah Blah si esibisce la cantautrice Cristina Nico.

Venerdì. Per il festival “R-Esistere” a Druento suonano i Modena City Ramblers. All’Hiroshima si esibiscono i BNKR44. Al Kontiki “Music For Future” con ZYP, Libellule e Stefano Groppo, in conclusione dello “Sciopero per il clima” che si svolgerà a Torino al mattino a cura di Fridays for Future. Al Folk Club suona Beppe Gambetta. All’Imbarchino suonano gli Static Palm. Al circolo Mossetto si esibiscono Furio Di Castri, Gianni Denitto e Ruben Bellavia. Al Blah Blah sono di scena gli Extinction e i Darkhold. Al Comala si esibiscono Federico Sirianni ed Elisabetta Bosio. Allo Spazio 211 suonano I Segreti dall’Emilia.

Sabato. Al Peocio di Trofarello suona il gruppo del chitarrista Michael Lee Firkins. Partenza per il Torino Jazz Festival al Museo dell’Automobile con la CFM Big Band che  presenta un tributo a Duke Ellington.  Per “Lovers” al Massimo arriva Big Mama.  Allo Ziggy suonano i Darvaza. All’Hotel Hilton del Lingotto suona il quartetto della sassofonista Tia Fuller. Al Blah Blah I Fasti propongono il loro nuovo album.

Domenica. Per il TJF al circolo familiare Fioccardo suona il quartetto di Max Ionata mentre al Castello di Rivoli si esibisce Valentina Sturba. Al Magazzino sul Po suonano i Sabasaba mentre all’Imbarchino  si esibiscono i marsigliesi Catalogue.

Pier Luigi Fuggetta

Lo Zecchino d’oro show approda a Torino

 

Dopo il grande successo dello scorso anno prosegue nel 2024 lo Zecchino d’oro show, un evento teatrale che racconta il mondo dello Zecchino d’oro, facendo ballare e cantare adulti e piccini sulle note di alcune delle canzoni più famose della storia canora.

Dopo l’appuntamento al teatro Regio di Parma, lo spettacolo farà tappa a Torino il 27 aprile al teatro Colosseo e a Bologna al Teatro delle Celebrazioni il 28 aprile.

Lo Zecchino d’oro Show, nato dalla collaborazione tra Antoniano, Stefano Francioni produzioni e Friends TV, porta in scena il piccolo coro dell’Antoniano diretto da Sabrina Simoni e la musica che ha accompagnato generazioni di bambini e di bambine, trasformandola in uno spettacolo interattivo durante il quale gli spettatori vengono trascinati in un’avventurosa caccia al tesoro.

Sul palco insieme ai bambini e alle bambine di età compresa tra i 4 e i 12 anni del piccolo coro, saliranno anche i due fratellini attori Gregorio e Sabina e la mascotte Nunù, l’asinello più famoso d’Italia, che metteranno in scena i brani più indimenticabili della manifestazione canora, dai 34 gatti, passando per io Katalicammello e il Panda con le Ali. Uno show per i bambini di oggi ma anche per quelli di ieri.

“Lo Zecchino d’oro è un’esperienza immersiva fatta di suggestioni sonore ed effetti speciali che danno vita a un mondo di musica e canzoni radicato nell’immaginario collettivo, creando un momento spensierato per le famiglie – spiega la direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano Sabrina Simoni”. Passione e entusiasmo sono energie che ogni giorno accompagnano il coro e che, in queste occasioni, vogliamo condividere e portare sul palcoscenico attraverso la musica e le storie più amate dal grande pubblico”.

“Da sempre il piccolo coro si fa portavoce dei valori dell’Antoniano quali accoglienza, solidarietà, uguaglianza, cura delle persone e dei più fragili. Un impegno costante trasmesso al grande pubblico attraversi i linguaggi universali della musica, dell’arte e della cultura – spiega Giampaolo Cavalli, direttore dell’Antoniano.

Mara Martellotta

La primavera è a OFF TOPIC con gli eventi del mese di aprile

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È molto fitto il mese di aprile nell’hub culturale di via Pallavicino 35, fra concerti in cortile, libri, aperitalk, teatro e stand up comedy in vista della bella stagione. A OFF TOPIC è arrivata la primavera con un fitto palinsesto di appuntamenti nel cortile dell’hub culturale, e non solo, per vivere al meglio la città di Torino dal tramonto alla sera. Tra i tanti appuntamenti ricordiamo musica, teatro, presentazioni di libri e rassegne, senza dimenticare gli aperitivi del bistrò, pronto ad accogliere il pubblico tra golose proposte gastronomiche.

Giovedì 18 aprile, alle ore 21, torna The Nerve, che porta a Torino l’intrattenimento queer e crea uno spazio sicuro per esprimere la propria arte in ogni forma, dal drug al queen o King, alla danza, al circo, al canto e al burlesque. The Nerve dà spazio a ogni forma d’espressione che senta l’esigenza di raccontare qualcosa, ed è il primo cabaret queer di Torino.

Venerdì 19 aprile torna l’appuntamento con “Senti chi parla”, il formato dedicato ai libri e ai podcast insieme all’autore Matteo Saudino e gli esperti di filosofia Lucilla Moliterno e Stefano Tancredi, che presenteranno “Star Wars e la filosofia”. In una galassia lontana, ma forse più vicina di quanto immaginiamo, può accadere che l’universo di Star Wars, costellato di innumerevoli mondi e abitato da personaggi indimenticabili, incontri l’altrettanto vasto terreno della filosofia, un firmamento popolato da pensatori e visionari in grado di rivelare mondi ignoti all’umanità. In 9 capitoli ispirati alla saga di George Lucas, l’autore Matteo Saudino e gli esperti Lucilla Moliterno e Stefano Tancredi, esplorano I più affascinati sistemi e concetti di pensiero. In questo formidabile itinerario galattico, scopriremo che la filosofia può essere una meravigliosa compagna di viaggio e una bussola infallibile per orientarci nelle piccole e grandi questioni della vita. In Star Wars e la filosofia, i personaggi si confrontano con i filosofi e le più importanti tematiche del pensiero. Prenotazione consigliata su whatsapp al numero 388 4463855.

Sempre venerdì 19, alle 21.30, si prosegue con il live degli Atlante, un trio di stampo alternativo rock, nato a Torino nel 2016. Dopo sei anni di carriera, costellati anche dalla produzione a distanza di Crociate, pubblicate il 29 maggio 2020 durante il periodo di quarantena, il gruppo torna in studio per comporre il terzo disco, la cui uscita sarà prevista per l’autunno 2024.

Imperdibili gli appuntamenti del Torino Jazz Festival, che fa tappa a OFF TOPIC giovedì 25 aprile alle ore 19, con Gian Marco Syncotribe Quintet. In questo quintetto emerge il lato più eclettico del lavoro compositivo del sassofonista e leader Maurizio Giammarco, autore di brani in cui la scrittura va a integrarsi in una narrazione musicale multidirezionale.

Gli appuntamenti del Torino Jazz Festival terminano martedì 30 aprile alle 23 con TUN (Torino Unlimited Noise), trio formato da Gianni Denitto, Fabio Giachino e Mattia Barbieri, che supera i confini del genere, fondendo i ritmi techno con il Jazz. Nel 2022 hanno suonato per Eurovision Stage.

 

Mara Martellotta