Cosa succede in città- Pagina 317

Al Koelliker concluso il primo ciclo di vaccinazioni contro il Covid

È terminato sabato scorso il primo ciclo della campagna vaccinale contro il coronavirus, per gli operatori dell’Ospedale Koelliker di Torino. Alte le adesioni che hanno superato l’75%.

Tre giorni di attività a pieno ritmo hanno permesso di concludere la prima fase della somministrazione del vaccino contro il COVID-19, mRNA BNT162b2 (Comirnaty), prodotto da Pfizer e BioNTech.

La campagna vaccinale è stata promossa all’interno della Struttura tra il corpo medico, il personale infermieristico e OSS e tutti i collaboratori a diverso titolo.

La somministrazione della seconda dose, a distanza di 21 giorni, avverrà nelle giornate del 4, 5 e 6 febbraio e di conseguenza, entro la metà del mese prossimo, gli operatori Koelliker saranno completamente vaccinati e la Struttura avrà un ulteriore elemento di barriera alla diffusione del virus.

Grazie alla stretta collaborazione con la ASL di Torino e alla puntuale organizzazione della nostra Struttura – spiega la Dottoressa Paola Malvasio, direttrice sanitaria Koelliker – anche nel nostro ospedale si è avviata un’importante operazione di prevenzione e di sicurezza sanitaria. Siamo convinti dell’importanza del contributo di ognuno di noi alla complessa lotta alla pandemia. L’alta adesione del nostro personale alla campagna vaccinale è un’importante dimostrazione di consapevolezza e senso di responsabilità. Questo ulteriore traguardo si aggiunge alle numerose misure adottate presso la nostra Struttura per fronteggiare l’emergenza sanitaria, al fine di garantire ai nostri operatori e ai nostri pazienti standard di sicurezza sempre più elevati”.

Attestato del Sermig all’Unicef

Nel corso di una semplice cerimonia presso la sede del Sermig il Presidente del Comitato di Torino per l’UNICEF Antonio Sgroi ha consegnato al Fondatore Ernesto Olivero l’Attestato di Merito per l’attività svolta a favore dei giovani di culture e Paesi diversi.  

Il riconoscimento dice Antonio Sgroiattesta che l’Arsenale della Pace di Torino ben merita l’appellativo di Felicizia, il luogo ideale delle giovani generazioni dove si coniugano accoglienza, inclusione, integrazione, empatia, solidarietà, rispetto e amicizia”. 

 E’ stata altresì significativa la consegna dell’Attestato da parte della Volontaria Younicef Fatima Zahra El Maliani che ha trascorso molto tempo della sua giovinezza partecipando alle attività organizzate dal SERMIG e adesso, nel quartiere multietnico Aurora di Torino, cura l’organizzazione del corso gratuito di doposcuola per bambine e bambini della scuola primaria di primo grado. 

. “Ogni riconoscimento – dice Ernesto Olivero, fondatore del Sermig – è per noi un ulteriore impegno e responsabilità. Ringrazio gli educatori, i volontari e tutte le persone che continuano a crederci e a sostenerci” .

Dog sitter, un albo per regolamentare la professione

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Torino – Siamo abituati a ricondurre questo ruolo allo studente che porta a passeggio il cane di altri. In realtà la figura del dog sitter è molto diversa, ha più competenze maturate attraverso corsi di formazione che gli conferiscono conoscenze sull’etologia di base, sulla conduzione, sul trasporto, sulla gestione della passeggiata e sulla capacità di ospitare un animale.

Per questo sta diventando sempre più una professione qualificata che, secondo il consigliere regionale  di Forza Italia Paolo Ruzzola, necessita dell’istituzione di un vero e proprio elenco regionale professionale. Per questo il capogruppo di Fi ha presentato la Pdl 115, che è stata illustrata a Palazzo Lascaris  in Terza commissione, presieduta da Claudio Leone.

“Lo scopo dell’elenco regionale è quello di offrire ai proprietari di animali da compagnia i nominativi dei soggetti professionalmente e debitamente formati, che in Italia si stima siano circa 54mila” ha spiegato Ruzzola.

Il nostro Paese è al secondo posto in Europa per il possesso di animali da compagnia; secondo un rapporto del Censis del 2019, in Italia gli animali domestici sono circa 32 milioni, di cui 7 milioni sono cani e 7,5 milioni gatti. Un altro dato interessante è quanto rilevato dall’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani), che ha evidenziato come i proprietari di animali over 65 siano saliti dal 21% a quasi il 24% del totale negli ultimi sette anni, facendo emergere anche l’importante ruolo sociale degli animali da affezione, che hanno una funzione tesa a compensare la solitudine. Esiste poi il comparto economico dedicato, che viene stimato in 5 miliardi di euro, con un tasso di crescita del 12% negli ultimi tre anni. Si tratta di numeri importanti, all’interno dei quali troviamo innanzitutto le spese per il veterinario ed il settore del pet food.

Ci sarà tempo sino al prossimo 4 febbraio per le consultazioni online di tutti i soggetti interessati, relatore di Maggioranza del provvedimento è stato nominato lo stesso presentatore Ruzzola, mentre quello di Minoranza, come richiesto dalla consigliera Monica Canalis (Pd), verrà indicato prima dell’inizio della discussione generale.

 

Vie del centro pedonalizzate nel weekend per evitare assembramenti

Riprendono le pedonalizzazioni questo fine settimana nel centro di Torino per ridurre il formarsi di code e di assembramenti.

Sabato e domenica, dalle 10 alle 20, verrà  chiuso al traffico il tratto di via Roma compreso tra le piazze Carlo Felice e Cln, via Arcivescovado in direzione ovest all’angolo con via XX Settembre, via Andrea Doria e via dei Mille in direzione est, all’angolo con via Pomba.

Per consentite il passaggio dei veicoli nelle zone vicine, le telecamere di sorveglianza di via XX Settembre saranno disattivate e la via potrà essere impiegata come percorso alternativo per attraversare via Roma verso  ovest. Per attraversare via Roma in direzione est, si possono percorrere  le vie Pomba, Giolitti, Principe Amedeo e Po. Nelle aree  chiuse al traffico è garantito l’accesso alle abitazioni di residenza, alle autorimesse e agli hotel e il defluire delle auto parcheggiate prima della chiusura.

 

Marciapiedi disastrati in Barriera

“In Via Tollegno nel tratto antistante il civico 39, il marciapiede così come si può osservare dalle foto allegate, è in condizioni disastrose a causa dei lavori eseguiti per portare la fibra  realizzati nel settembre dello scorso anno

Quando piove, la parte indicata nel punto precedente si trasforma in una sorta di piscina naturale rendendo difficoltoso il rientro in casa per coloro che vi abitano, inoltre pare che, da indicazioni dei cittadini, il Presidente della Circoscrizione 6  abbia detto di non poter intervenire a causa di mancanza di risorse”.
Così il  Capogruppo del Gruppo Consiliare Lista Civica Sicurezza e Legalità Raffaele Petrarulo che ha presentato in data odierna un’interpellanza per chiedere “se esista una programmazione dei lavori di manutenzione per i marciapiedi della città, se la sistemazione del marciapiede a seguito dei lavori sia a carico della ditta medesima che effettua i lavori e quali provvedimenti si possano prendere per sistemare questa situazione e tante altre presenti nella nostra città”.

Stanze del pianto (e della rabbia) negli ospedali e nelle scuole?

E’ la proposta dell’artista Colline di tristezza

Da Torino la proposta dell’artista Colline di tristezza a tutela del personale sanitario e scolastico ed indirizzata alla Presidenza della Repubblica e ai Ministeri di Salute ed Istruzione
Istituire stanze della rabbia e/o camere del pianto negli ospedali, nelle Rsa e nelle scuole disponibili per medici, infermieri, OSS, insegnanti e personale scolastico allo scopo di alleviare lo stress e la tensione cui sono sottoposte queste categorie di lavoratori. La proposta è dell’artista Colline di tristezza, ed è rivolta al Presidente della Repubblica Mattarella ed ai ministri Speranza (Salute) ed Azzolina (Istruzione).

Le rage room o stanze della rabbia sono sostanzialmente delle stanze in cui, vestiti con le adeguate protezioni per non farsi male, è possibile spaccare una serie di oggetti e smaltire così le tensioni accumulate. In Italia al momento ve ne sono cinque. Per quanto riguarda le camere del pianto anch’esse sono state inventate in Giappone e sono stanze equipaggiate anche con strumenti per la visione di film e con fazzolettini, destinate a donne che possono piangere lontano da occhi indiscreti per scaricare lo stress in questa maniera.
Per la parità dei sessi il “non-cantante” torinese suggerisce che rage room e camere del pianto siano utilizzabili da entrambi i sessi a seconda di come la persona preferisce scaricare le tensioni. “Potrebbero anche essere soluzioni similari e compatibili con lo spazio disponibile nelle strutture”, precisa l’artista.
Secondo Colline di Tristezza “bisogna innanzitutto pensare alla salute mentale del personale sanitario e scolastico duramente provato dall’emergenza”.
Inoltre queste stanze potrebbero essere utili, se presenti nelle scuole, anche per le vittime di bullismo, “in un’ottica futura quando si tornerà ad una normalità con lezioni in presenza al 100%”.
L’artista Colline di tristezza è noto al pubblico principalmente per la proposta di una maglietta con l’igienizzante (T-Soap), ma anche per l’impegno contro il fumo e a supporto dei vegani, appelli, proposte e jingle non-cantati (definiti da lui stesso con il termine “Jingle-Karaoke” in quanto cantabili dagli ascoltatori). Lo scorso mese ha pubblicato sul suo canale Youtube (www.youtube.com/watch?v=ULk3alL2RHw)  il brano “Megan Fox” cantato da un Vocaloid, una voce virtuale artificiale, che parla della solitudine dei single durante il lockdown al tempo del coronavirus.

Per informazioni e contatti:
collineditristezza@gmail.com

Renzo e Angelo: “Anziani e abbandonati dai servizi sociali”

Renzo, originario di Agrigento e Angelo, italo-polacco residente in Italia da oltre trent’anni. Entrambi ultrasessantenni, sono persone molto povere e godono di una pensione di invalidità a causa delle loro precarie condizioni di salute.

Renzo è costretto un giorno sì e un giorno no a recarsi in ospedale per sottoporsi alla dialisi a causa di una malattia ai reni, e Angelo a causa di vari problemi agli arti inferiori è quasi impossibilitato a muoversi dal letto. Vivono a Torino in un appartamento popolare in Corso Giulio Cesare 285.
Popolare però non è il termine giusto, vivono in una casa fatiscente. Si tratta di un alloggio di 40 metri quadrati, piccolissimo per due persone. E dentro è una cosa spaventosa. Non c’è un angolo che non sia ricoperto da ragnatele. I due anziani, quasi impossibilitati a muoversi, in un alloggio così piccolo fanno fatica a vestirsi, figuratevi a fare le pulizie. C’è un bagno, ridotte in condizioni pietose e rigorosamente senza doccia.
Ci sono due camere separate, quello sì. Ma Renzo e Angelo per recarsi nelle rispettive stanze devono assottigliarsi come fossero silhouette o dei contorsionisti da circo. Ma loro non ce la fanno, sono due persone malate con dei seri problemi di salute, e per loro anche muoversi dalla loro stanza per andare in bagno diventa un problema. Renzo, che rispetto ad Angelo riesce a camminare con più facilità, si reca fuori dai bar della zona per ricevere la consegna del cibo invenduto. Lo stesso cibo che in quella casa Renzo e Angelo continuano ad accumulare e che non sanno dove mettere a causa della mancanza di un frigorifero o anche solo di semplici scaffali.
Tutto quel cibo continua ad essere accumulato e nella stanza dove dorme Angelo c’è una vera e propria piramide di cibo che quasi impedisce il passaggio, c’è da sperare che non capiti mai un’emergenza in cui sia necessario sgomberare l’appartamento altrimenti è la fine. Ovviamente fa freddo, il riscaldamento non funziona e di giorno è quasi impossibile resistere senza il giubbotto, figuriamoci di notte. In tutto ciò viene da chiedersi una cosa, ma gli assistenti sociali? Ma il Comune di Torino? “Abbiamo chiesto più volte aiuto all’Atc, e ci hanno detto che non ci possono aiutare – affermano Renzo e Angelo – è pazzesco, sono pieni di case vuote e hanno avuto il coraggio di dirci che non ci possono aiutare.
Noi chiediamo di poter vivere in un appartamento un po’ più grande rispetto a questo, che non significa chiedere di vivere in un castello, ma semplicemente in una casa dove ci sia lo spazio necessario anche solo per vestirsi. Non si può andare avanti così. E’ peggio di una galera”. Insomma, l’appello è chiaro. In un momento così difficile per la storia dell’umanità, è sempre bene tenere presente e ricordarsi delle persone che soffrono e che, non certo per colpa loro, vivono in condizioni assurde. Quello che ci auspichiamo è che questo messaggio venga accolto da chi di dovere, con la speranza che i vari servizi sociali e Atc si adoperino per risolvere il più in fretta possibile questa triste situazione, ricordandosi sempre che il dovere primario di uno Stato dovrebbe essere quello di tutelare i propri cittadini, soprattutto coloro che ne hanno più bisogno.
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Servizio e foto di Marco Boscato

Il progetto E-Motus, Danzaterapia e Parkinson

E’ promosso dall’Associazione “è” (affiliata Arci Torino) e continua nel 2021 grazie ai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese.

 

Gli incontri si svolgeranno inizialmente online e proseguiranno in presenza appena sarà possibile tornare alle attività di gruppo con serenità. L’appuntamento è il giovedì dalle 14.30 alle 16.00, a partire dal 14 gennaio.

 

Gli incontri online – confermati fino a marzo – possono accogliere persone provenienti da qualsiasi parte d’Italia, purché dotate di una connessione internet stabile e di una webcam.

I successivi incontri in presenza si svolgeranno sui territori di Torino e di Milano, grazie all’appoggio di Associazione Amici Parkinsoniani Piemonte (AAPP) e Lyceum Academy, partner del progetto.

 

La Danzaterapia fa tesoro del ruolo primario del corpo come contenitore e comunicatore di emozioni. Danzando all’interno di una relazione protetta di ascolto e condivisione, possiamo infatti conoscere e ri-conoscere con autenticità il nostro mondo interiore, esprimerlo, valorizzarlo e trasformarlo. La Danzaterapia attiva le risorse creative di ognuno, indipendentemente dalle abilità fisiche, come strumenti di consapevolezza e autodeterminazione, favorendo un processo di fioritura personale.

 

Nel Parkinson l’attività motoria, la socialità e la possibilità di prendersi cura delle proprie emozioni, hanno un ruolo fondamentale nel miglioramento del decorso della malattia. La Danzaterapia si inserisce in un approccio riabilitativo integrato, in quanto propone una delicata stimolazione a livello sia motorio sia emotivo in una patologia caratterizzata proprio da disturbi che coinvolgono queste due sfere. Coinvolge aspetti funzionali, cognitivi e psicologici per portarli verso un reciproco sostegno, contribuendo a un maggior benessere psicofisico.

 

I percorsi sono dedicati a chi vive in prima persona la malattia di Parkinson, ma anche a familiari e operatori. Non accompagnatori, ma veri e propri destinatari dell’intervento, nell’ottica di una condivisione della salute come è intesa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia.

 

E-Motus è nato a Torino nel 2016 grazie all’organizzazione e al sostegno di AAPP. Dal 2019 l’Associazione “è” – impegnata in iniziative che coniugano arte e salute – ne ha adottato il coordinamento. Successivamente il progetto ha ottenuto il patrocinio di APID – Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia.

 

I fondi stanziati dalla Chiesa Valdese sosterranno la realizzazione del percorso, ma anche altre azioni che permettano di narrare l’esperienza dei partecipanti e valutarne l’impatto sulla qualità della vita.

 

È prevista una simbolica quota di iscrizione di dieci euro, per valorizzare l’impegno e la continuità nella pratica, fondamentale per la costruzione del percorso.

 

Per avere maggiori informazioni e per partecipare scrivere a info@eassociazione.org.

 

Link al video

Cani al guinzaglio, please!

Lasciarli liberi non è una opzione. In questo ultimo periodo di pandemia e di festività natalizie, purtroppo celebrate anche con la pratica dei “botti”, i cani scappati, persi, abbandonati sono stati tantissimi. I social, e non solo, sono pieni di comunicazioni di animali domestici che si sono allontanati senza far ritorno, diverse sono le persone che hanno fatto annunci disperati per i loro amici che per un motivo o un altro non sono più a casa.

 

I casi di smarrimenti si sono davvero moltiplicati soprattutto durante la notte di Capodanno e nei giorni seguenti durante i quali il rumore assordante dei petardi e dei fuochi di artificio ha spaventato gli animali domestici, generato ansia e perfino terrore fino a fargli perdere l’orientamento e fuggire. I consigli dispensati sono stati come sempre diversi come per esempio creare per loro un luogo sicuro all’interno dell’abitazione, non lasciarli sul balcone, accendere la tv per coprire i rumori che li portano a scappare o a farsi male, utilizzare con l’aiuto del veterinario sostanze per calmarli. A casa è più facile aiutarli, il problema si amplifica quando siamo fuori, in passeggiata. Uno degli errori che comunemente si compie è di togliere il guinzaglio al cane credendo di conoscere bene le sue reazioni, confidando nell’educazione che gli si è data o semplicemente aspettandosi obbedienza incondizionata. Purtroppo non è così, l’animale la maggior parte delle volte si adatta alle nostre richieste, ai nostri ordini ma tante risposte positive non rappresentano una regola, non sono una certezza. La possibilità che il cane si allontani in maniera incontrollata aumenta poi se il cane è stato adottato da poco, se è cucciolo o se succedono eventi ai quali non è abituato come per esempio rumori improvvisi e sconosciuti. Morale, tenere il nostro cane al guinzaglio è un dovere, non una opzione. E’ un dovere perché lo dice la legge, perché è un modo per proteggerlo da incidenti che potrebbero togliergli la vita, è un obbligo per evitare che l’incontro con i suoi simili possa trasformarsi in una tragedia, ed è infine è necessario anche perché non tutti gradiscono la vicinanza dei cani, qualcuno ha paura e bisogna rispettare e considerare anche questo.
E’ bello vederli liberi correre e per questo ci sono le aree cani, è meraviglioso vederli felici ma non possiamo lasciarli a loro stessi, dobbiamo tenerli al guinzaglio, vicino a noi. Molte volte mentre passeggio col mio cane, un piccolo meticcio adottato al canile, mi si avvicinano cani irresponsabilmente slegati, qualche volta sono tranquilla ma spesso sono costretta a prenderlo in braccio e l’affermazione “non si preoccupi è buono” non mi basta e non mi interessa. Di frequente, a costo di sembrare antipatica e forse lo sono, ricordo al “padrone” di turno che il cane non può stare libero per l’incolumità di tutti, animali e umani. Le reazioni a questo mio monito sono di diverso tipo, c’è chi si scusa e lo lega, c’è chi non sente o fa finta di non sentire e chi si infastidisce sicuro e imperterrito nella sua condotta scorretta e pericolosa. Il guinzaglio è uno strumento di controllo necessario, un dispositivo di protezione e buona educazione, una redine che non limita la libertà del nostro animale ma al contrario gli permette di passeggiare in sicurezza e serenità, un gesto di civiltà. Seppur fuori tema rispetto all’argomento trattato, ma comunque in linea con quelli che sono i nostri doveri di cittadini mi preme ricordare che sarebbe opportuno che noi umani raccogliessimo i bisogni dei nostri cani, sempre e comunque, che concorressimo alla pulizia e al decoro della nostra bellissima città contribuendo inoltre, di questo ne sono sicura, a creare nei confronti dei nostri amici fedeli maggior apprezzamento e affetto.

Maria La Barbera

“Take Care” un progetto per ricucire i fili

Caro Direttore, il 2020 è stato un anno di forti restrizioni personali per ognuno di noi. Il progetto “Take Care” intende ricucire con un filo virtuale i contatti che inevitabilmente si sono allentati a causa del distanziamento.

Il nostro proposito è di fare sentire la voce del mondo dell’arte costruendo una rete composta da artisti, curatori, galleristi, operatori professionali affinché comunichino tra di loro e con il mondo esterno. Mantenere un contatto, amplificandolo attraverso l’invito, sarà il modo per eludere il distanziamento e tentare di riprogrammare il futuro con l’intento che questo messaggio riesca ad oltrepassare anche i nostri confini territoriali.

 

PROGETTO

Il progetto non prevede una curatela e vuole essere ampiamente democratico per la modalità di partecipazione: l’invito avviene attraverso il passaparola. I primi inviti partiranno dalla mailing list di Fondazione 107, ogni artista invitato a sua volta estenderà l’invito ad un altro artista, in una catena che, ci auguriamo, possa divenire virale. L’invito consiste nel produrre un tuo lavoro su una mascherina anti Covid di quelle in commercio, in stoffa, plexiglass o in altro materiale. Può anche essere autoprodotta, se preferisci, utilizzando i mezzi/materiali che ritieni più idonei e più vicini al tuo consueto modo di operare. Gli unici vincoli consistono nel mantenere le dimensioni delle mascherine in commercio e che l’opera abbia a che fare con la mascherina protettiva. Sul retro del lavoro da te prodotto dovrai apporre la tua firma e incollare un’etichetta che contenga: il tuo nome, cognome, indirizzo mail, titolo del lavoro. Dopodiché dovrai inviarlo presso il fermo posta di Fondazione 107 al seguente indirizzo:

Fondazione 107 casella postale 117
presso MAIL BOXES ETC – MBE
Corso Francia n.238
10098 RIVOLI (TO) – ITALIA

Parallelamente dovrai farci pervenire l’immagine da postare sul sito per consentirne la votazione, ci invierai un file immagine (JPG non superiore ai 2MB di risoluzione non inferiore a 3500px sul lato lungo), per questo invio dovrai utilizzare e compilare l’apposito modulo che troverai alla fine di questa parte descrittiva.

 

TEMPISTICA

Riceveremo le opere e le immagini dal 20 dicembre 2020 sino al 31 marzo 2021. Le immagini saranno inserite sul nostro sito online cronologicamente, via via che ci perverranno. Quando la normativa anti Covid lo renderà possibile, festeggeremo tutti insieme con una grande mostra aperta al pubblico in Fondazione 107.

 

VOTAZIONE

Le votazioni saranno aperte dall’1 aprile 2021 sino al 31 maggio 2021. Le opere saranno votate direttamente dai visitatori del sito. Ogni persona avrà a disposizione 1 voto per 1 opera. É previsto un sistema che eviti la possibilità di votare più volte. L’artista vincitore per elezione popolare avrà la possibilità di esporre le sue opere in uno degli spazi in Fondazione 107 durante lo stesso periodo in cui saranno esposte tutte le opere che hanno partecipato al progetto.

Il concorso è aperto a tutti ed è gratuito.

L’opera da te prodotta entrerà a fare parte della collezione di Fondazione 107 per tua gentile concessione e per tacito consenso a seguito del suo invio. Sarà trasferito a Fondazione 107 anche il diritto sull’immagine dell’opera per il suo eventuale utilizzo per la riproduzione e per possibili fini commerciali.

FINALITA’

Il progetto Take Care desidera essere fortemente partecipativo a testimonianza del vissuto dei nostri giorni. Vuole condividere una riflessione sulla difficoltà di vivere questo tempo così difficile per ognuno di noi, un tempo di restrizione che porta con sé la consapevolezza di prenderci cura di noi stessi ma anche e soprattutto degli altri, da qui Take Care. Invitare un collega artista sarà il modo di renderlo partecipe e allo stesso tempo di coinvolgerlo ad invitare un altro collega e così via. Take Care significa anche perdere la concentrazione su noi stessi ed estendere la nostra attenzione su chi ci sta intorno in un flusso che desidera diventare virale.

Ringraziandoti già da ora per il tuo impegno e la tua partecipazione ci auguriamo che tu aderisca all’iniziativa e, attraverso la tua preziosa collaborazione il progetto “Take Care”, possa contagiarci positivamente ed accompagnarci verso tempi migliori.

 

Fondazione 107 –

Via Andrea Sansovino, 234

10151 Torino