Cosa succede in città- Pagina 254

Le iniziative del Giorno della Memoria

Il Giorno della Memoria è un momento importante per il Polo del ‘900 e gli Enti partner per commemorare le vittime della Shoah insieme alla cittadinanza.

 

Fino al 27 febbraio in programma spettacoli, dirette radiofoniche, mostre, letture, eventi per bambini, visite guidate, social reading, proiezioni: in presenza al Polo, nei luoghi della memoria cittadini e online (per info e prenotazione www.polodel900.it). Come ogni anno, le iniziative del Giorno della Memoria sono realizzate grazie al sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte e con il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino.
Al riguardo interviene Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale del Piemonte: “È necessario  garantire la continuità delle conoscenze tra le generazioni, affinché si possa comprendere, sino in fondo, il significato di ciò che successe in uno dei passaggi più tragici e drammatici della storia dell’umanità. È importante quindi custodire e tramandare la memoria, costruire un ponte con le giovani generazioni, perché non si attenui e non si smarrisca mai il senso della storia, determinante per evitare il rischio di nuove tragedie”.
Secondo Mauro Salizzoni, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte: “In questi tempi tristi in cui assistiamo a rigurgiti fascisti e razzisti, ai deliri di chi confonde un vaccino con il nazismo e la dittatura, e dove perfino un funerale può diventare farsesca, impudica e vergognosa esibizione di una bandiera uncinata, siamo tutti chiamati ad un forte impegno culturale, educativo ed istituzionale. La pandemia in questi due anni ci ha costretto a cancellare molte commemorazioni, celebrazioni ed eventi, ma l’impegno del Comitato e delle realtà che ne fanno parte non è mai venuto meno. Il Giorno della Memoria è una delle date fondamentali del nostro calendario civile. È il Giorno in cui ricordiamo la Shoah, la vergogna delle leggi razziali, i circa 44mila italiani rinchiusi nei lager nazisti (ebrei, partigiani, antifascisti, internati militari), molti dei quali non hanno mai fatto ritorno, scomparsi nel buco nero più profondo della Storia. È il Giorno in cui ripetiamo che quell’orrore non dovrà più accadere, ma mentre lo diciamo dobbiamo volgere lo sguardo non solo al passato ma ai luoghi della nostra epoca in cui violenza, fanatismo, razzismo, cancellano vite e speranze. La Memoria del passato è il vaccino per combattere i fascismi e gli autoritarismi di ieri e di oggi”.

ALCUNI EVENTI IN PROGRAMMA Gli eventi, già inaugurati dalla tradizionale posa delle pietre d’inciampo a cura del Museo Diffuso della Resistenza, proseguono da lunedì 24 gennaio facendo particolare attenzione al mondo della scuola. Tra gli altri, il Centro Studi Primo Levi propone, per gli insegnanti, una rilettura del racconto “Zinco” del “Sistema Periodico” (24 gennaio, ore 15.30). Per gli studenti, invece, un percorso multimediale su Primo Levi disponibile su 9CentRo, portale degli archivi del Polo, nell’ambito del progetto Archivi Connessi, guidato dall’Istituto Piemontese Antonio Gramsci (27 gennaio, ore 11). Anche il fumetto diventa strumento per trasmettere la memoria, un esempio viene fornito dai ragazzi della Scuola internazionale di Comics in un evento di Istoreto, Aned e Ancr (24 gennaio, ore 16). Il Museo Diffuso organizza con le scuole un incontro di preparazione allo spettacolo “La vita di Anna Frank”, in rassegna al Teatro Regio, con la partecipazione del direttore artistico Sebastian F. Schwarz e artisti impegnati nello spettacolo (25 gennaio, ore 10). Molte altre iniziative portano alla luce testimonianze e storie dimenticate. Come la vicenda umana di Ettore Barzini, la cui storia di agronomo, ucciso a Mauthausen e poi scomparso anche dai racconti familiari, viene raccontata dal nipote Andrea Barzini (26 gennaio, ore 18) a cura di Istoreto che, invece, insieme a Aned – sezione Ferruccio Maruffi di Torino, torna sulle prime testimonianze scritte di Goti Bauer, Liliana Segre e Nedo Fiano con il libro “Le voci della Shoah”, recentemente ripubblicato, dopo 25 anni (25 gennaio, ore 17.30). Altri protagonisti della lotta al nazifascismo trovano spazio nel palinsesto: l’eroe del ciclismo italiano Gino Bartali ricordato in un evento dalla Fondazione Vera Nocentini e Istituto Salvemini e il tedesco Hans Scholl, fondatore del gruppo della Rosa Bianca a cura di Aned e Beppe Grande Editore (26 gennaio, ore 18). Il Centro Studi Gobetti, invece, con il libro: “Decontaminare le memorie. Luoghi, libri, sogni” di Alberto Cavaglion riflette sulla forza riparatrice della memoria contro le contaminazioni moderne (24 gennaio, ore 17.30).

LA MOSTRA Anche l’arte trova spazio nel programma 2022 per il Giorno della Memoria. Dal 26 gennaio al 27 febbraio (Sala900 del Polo) apre al pubblico la mostra “Le scatole della memoria” che, a partire dai disegni realizzati dai bambini ebrei rinchiusi nel campo di concentramento di Terezin, presenta il progetto artistico di Anna Maria Tulli con la curatela di Ermanno Tedeschi – realizzata dal Museo Diffuso della Resistenza in collaborazione dell’Associazione Acribia. In occasione dell’inaugurazione (25 gennaio, ore 18) in programma la performance teatrale REm CORdi DARE de il Piccolo Teatro d’Arte, previste anche visite guidate con il curatore e laboratori di disegno per bambini con Anna Maria Tulli.
Come spiega Sergio Soave, presidente del Polo del ‘900: “Da quando è stato istituito, il ‘Polo del ‘900’ ha sempre partecipato attivamente, con molti altri, alla degna celebrazione del giorno della memoria, ma una settimana fa, un giovane studente mi ha chiesto a che serve, se poi pare che l’Europa sia percorsa da fremiti crescenti tendenti a riproporre quegli stessi disvalori che hanno portato alla tragedia della Shoah. Ho risposto, ricordando le parole che il grande Vittorio Foa indirizzò a un giornalista il quale, a proposito del suo arresto degli anni ’30, chiedeva se non avessero capito che il gruppo politico cui aderiva era totalmente infiltrato dalla polizia del regime: ‘Si lo sapevamo, ma sentivamo il nostro impegno come un dovere civile’. Ecco, il nostro dovere civile è, oggi, di ricordare l’incubo nero che avvolse l’Europa ottant’anni fa. Tacere o girarsi dall’altra parte, sarebbe un delitto peggiore di quelli compiuti allora, perché ne preparerebbe il ritorno”.
Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900: “Il Giorno della Memoria da sempre rappresenta per il Polo del ‘900 e per i suoi Enti un momento importante per affermare il proprio ruolo di presidio dei valori della memoria. Con gli Enti abbiamo lavorato a un programma di iniziative ampio, sfaccettato e ibrido rivolto al più largo pubblico. Spettacoli, mostre, occasioni educative in presenza, ma anche online per permettere, da un lato la partecipazione da remoto alle iniziative, dall’altro la fruizione nel tempo di video, interviste, percorsi tematici a partire dalle piattaforme del Polo del ‘900. Con un’attenzione particolare ai giovani e al mondo della scuola”

27 GENNAIO Gli appuntamenti si concentrano nella giornata del 27 gennaio. Si comincia con attività di social reading e commento collettivo con l’Associazione Culturale Twitteratura a partire dal discorso della senatrice Liliana Segre al Parlamento Europeo (ore 8 – 22 sull’app Betwyll). Museo Diffuso della Resistenza e Museo del Cinema propongono per le scuole proiezioni gratuite, con al seguito laboratori di approfondimento (info didattica@museodiffuso). Oltre il cinema anche teatro con “Il Ballo di Irene. L’incredibile storia di Irène Némirovsky”, spettacolo scritto da Andrea Murchio con Alessia Olivetti sulla storia della scrittrice ebrea morta ad Auschwitz nel 1942 dopo il trionfo a Parigi dei suoi capolavori letterari – a cura dell’ Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, in collaborazione con la Comunità Ebraica di Torino (ore 10.30 e replica alle 17.30). Segue (ore 18) l’incontro “Memoria viva: dalla lapide alla narrazione multimediale” che restituisce le storie delle vittime della deportazione, a partire da più di quattrocento fotografie che costituivano il Sacrario di via Vela, prima sede dell’Aned nazionale nell’immediato dopoguerra, a cura di Istoreto e Aned. In contemporanea, proiezione del cortometraggio scritto dal musicista Oleg Ponomarev frutto di un progetto musicale tra tre città – Torino, Glasgow e Rostov sul Don, al termine della proiezione il brano sarà eseguito dal vivo da alcuni giovani musicisti di Torino. Infine, in una diretta radiofonica su TradiRadio alle ore 20.30, la Rete Italiana di cultura popolare dà voce agli studenti e alle studentesse delle scuole superiori di Torino riflettendo sulle parole “memoria” e “ricordo” partendo da importanti eventi storici legati alla Shoah.
Dario Disegni, presidente Comunità Ebraica di Torino: “Le molteplici iniziative che anche quest’anno sono programmate per il periodo del Giorno della Memoria non sono e non devono essere concepite come espressioni di un rituale retorico e ripetitivo. Al contrario, esse sono strumenti essenziali per ricordare e per educare coloro che non sanno, coloro che hanno dimenticato o che hanno conservato un’immagine sbiadita ed edulcorata della tragedia della Shoah, coloro che la banalizzano paragonandola scelleratamente a situazioni che stiamo vivendo in questo difficile periodo, nel quale fenomeni di intolleranza, di razzismo e di antisemitismo stanno purtroppo riemergendo con sempre maggiore virulenza in tutto il mondo”.

Concludono il programma dedicato al Giorno della memoria proiezioni curate da ANCR, Goethe Institut Turin, Comunità Ebraica di Torino (28 e 30 gennaio). Trasmessi anche due film del concorso di ANCR Filmare la Storia 18° edizione. Infine l’ANPPIA con ANPI, FIAP, ANED presenta “C’era un’Orchestra ad Auschwitz”, spettacolo della compagnia teatrale Alma Rosé di Milano (30 gennaio, ore 16) mentre l’Istoreto, in collaborazione con il Consolato Onorario della Repubblica di Polonia in Torino e con Anei – sezione di Torino, chiude con l’incontro “Internati Militari Italiani nello Stalag 327 di Przemysl”, con nuove ricerche e fonti sul campo sull’ internamento militare in Polonia (3 febbraio, ore 17).

Gli eventi per il Giorno della Memoria terminano il 3 febbraio (mostra “Le scatole della memoria” fino al 27 febbraio).
Tutti gli appuntamenti dedicati al Giorno della Memoria 2022 sono su prenotazione al sito www.polodel900.it. Inoltre, per partecipare agli eventi e agli spettacoli in presenza al Polo del ‘900 è obbligatorio esibire il Green Pass rafforzato unitamente ad un documento di identità e tenere indossata correttamente la mascherina di tipo FFP2 o superiore.

UN LIBRO PER NON DIMENTICARE La Biblioteca della Regione Piemonte “Umberto Eco” ha compiuto una selezione di titoli sul tema della Shoah e su quel drammatico momento storico.
Per prenotare un appuntamento per il prestito è necessario contattare la Biblioteca al numero 011.5757371 o all’indirizzo email biblioteca@cr.piemonte.it

L’Eurovision sta per sbarcare in città e cerca volontari

La kermesse musicale più seguita al mondo sta per sbarcare nel capoluogo piemontese e se volete prendervi parte , non serve saper cantare.

Martedi 25 Gennaio, a Palazzo Madama, si è svolto il passaggio di consegne tra Ahmed Aboutaleb, il sindaco di Rotterdam, e il nostro sindaco, Stefano Lo Russo. E così l’edizione numero 66 dell’Eurovision Song Contest comincia a prendere forma. Si svolgerà all’ombra della Mole il 10, 12 e 14 maggio.

 

Il sindaco di Rotterdam ha suggerito di lavorare insieme ad imprenditori e cittadini per valorizzare al meglio la città che, come già fatto notare su questo sito, avrà l’opportunità di farsi notare da una platea di portata mondiale proprio come successe per le Olimpiadi del 2006.

 

E proprio come i giochi olimpici, sul sito del comune di Torino, è possibile trovar il bando per arruolare 600 volontari che aiuteranno nella gestione dell’evento. La scadenza per le iscrizioni è fissata per il 14 febbraio. Bisogna però far parte di Giovani Per Torino, e quindi avere un’età compresa tra i 16 e i 30 anni, anche se la manifestazione si concentrerà sulla ricerca di “giovani maggiorenni”.

L’impegno richiesto è di circa 3 settimane e le attività saranno quelle di: informazioni turistiche, gestione dei flussi, accoglienza di giornalisti e delegazioni, accrediti nonché dell’ambitissimo ruolo di “attachè” ovvero di colui che viene assegnato a una delegazione per seguirla in tutti gli spostamenti. Si insomma, a Rotterdam c’è stato un fortunato volontario che ha vissuto la manifestazione insieme a i Maneskin! Per quest’ultimo ambitissimo posto, bisogna però sfoggiare un buon inglese. Siete stati attenti durante le lezioni del liceo?

 

Non è prevista alcun tipo di retribuzione né tantomeno una forma di ospitalità. Per tanto bisogna aver già un posto in cui pernottare. Dal canto suo, Eurovision promette formazione, una divisa, buoni pasto e biglietti per i mezzi di trasporto. Ma il vero compenso sarà la possibilità di vivere un’esperienza di respiro internazionale, fare nuove amicizie e far parte di un evento che di sicuro resterà nel cuore. Se non ne siete convinti, chiedete ai volontari di Torino 2006 e correte a candidarvi.

Loredana Barozzino

Supermercati che passione reading: Il cielo ti cerca

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We Reading – Cap10100
Mercoledì 26 Gennaio 2022

di Richard Bach
Ingresso gratuito

Continua la rassegna We Reading al Cap10100 con Alex e Miriam di
Supermercati che passione al Cap10100
Continua la stagione di We Reading a Torino, con Supermercati che passione, canale
Youtube e pagina Instagram da oltre 30mila followers.

Alex e Miriam duo social e nella vita, portano con leggerezza e allegria le loro recensioni ai
prodotti, facendo della spesa un vero e proprio mezzo di intrattenimento.

Verrà portata una lettura di Richard Bach tratta da “Il cielo ti cerca”, per poter aprire un
dibattito sull’intrappolamento dei corpi in un mondo che cerca la libertà.
L’evento si terrà al Cap10100, in Corso Moncalieri a Torino, così come per tutti gli incontri
WeReading, ogni due mercoledì del mese.

Per l’occasione il locale sarà aperto dalle 19:00 con l’aperitivo nel foyer del Cap10100.
Al termine aftershow live acustico di Selli, progetto musicale di Selene Greco.

Porte ore 19:00
Aperitivo in foyer dalle 19:30 alle 21:00
Inizio reading e live dalle ore 21:00
Ingresso gratuito, prenotazione su Eventbrite
BIO
Alex e Miriam, rispettivamente direttore di un quotidiano satirico e artista video, si incontrano
nel settembre 2020. Dopo una breve frequentazione si ritrovano a condividere la vita,
facendo della spesa una vera e propria passione di coppia, sempre divertendosi.

Nel dicembre dello stesso anno, durante le restrizioni dovute al Covid-19, hanno l’idea di
recensire i prodotti alimentari.
Decidono quindi di aprire una pagina Instagram, condividendo così con gli altri in un vero e
proprio progetto, il loro hobby.
Si fanno subito notare ed apprezzare per la loro spontaneità e per una cosa semplice, ma
importante come fare la spesa.

CITAZIONE
“Siamo intrappolati nei corpi, intrappolati nella gravità, intrappolati negli atomi, intrappolati
nelle culture, intrappolati in mondi della mente finché non continuiamo a stare al gioco. Le
suggestioni non sono vere finché non diamo loro il nostro consenso, finchè non le
accettiamo. Le suggestioni che ci vincolano non sono altro che offerte, proposte, finché non
le accogliamo trasformandole nelle nostre catene, fatte su misura per noi.”
Da “Il cielo ti cerca” di Richard Bach.

Il mondo delle immagini: il ruolo dell’arte nelle scuole torinesi e oltre

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Vado ancora dallo stesso parrucchiere che mi acconciava i capelli a chignon per i saggi di danza quando ero piccola. È una piacevolissima scusa per tornare nei “miei” luoghi, vicino a quel segmento di Lungo Po, perpendicolarmente tagliato da via Gassino. Lascio l’auto là, su quella salitina perennemente ghiacciata, dove tentavo di parcheggiare la pesantissima Dedra di mio padre, prima che mi venisse regalato Bolide I – così io e le mie amiche avevamo battezzato la mia piccola e sfrecciante Opel corsa del ’98. –

Tutte le volte che mi ritrovo a camminare per quelle vie mi guardo attorno, percepisco quel quadrato cittadino come il più bello di Torino e mi ritrovo a desiderare ardentemente di ritornare ad abitare in quei paraggi. Guardo i palazzi non nuovi ma ben tenuti, i marciapiedi sbrecciati, la cartoleria dall’insegna sempre più sbiadita e il dirimpettaio dehor del bar ancora pullulante di caffè. C’è la copisteria dove ho stampato la tesi, a fianco alla quale sono spuntati un Sushi e un Kebap. Gli alberi alti filtrano il riverbero del sole sull’acqua verdastra del fiume e il sentiero non asfaltato sembra una lattea vena del prato brinato. Il tempo di arrivare dal parcheggio al negozio e c’è sempre qualche inaspettato dettaglio adolescenziale che riaffiora: la libreria Luxemburg, dove andavo talvolta a studiare, piazza Borromini e il suo minuscolo mercato, le Cantine Risso, dove si andava con i compagni di classe e, dall’altra parte, andando verso San Mauro, il drago di legno su cui ancora mi piacerebbe arrampicarmi. Non so se ora sarebbe così divertente abitare lì, a due passi dal centro eppure immersi nel verde della precollina, chissà se i ritmi odierni mi permetterebbero di godermi il panorama come facevo allora? Torino è la città di tutti, ma ognuno ha il suo angolino ritagliato, ognuno racconta la nostra città attraverso i propri occhi e i propri vissuti, ciascuno con una cartolina diversa da conservare nell’album dei ricordi. Guardo in giro ed è come se osservassi attraverso una lente magica che distorce la realtà: le immagini che si creano nella mia mente sono impregnate di passato e quella felicità sentita tempo fa mi impedisce di vedere il panorama con oggettivo distacco.

Siamo esseri visivi. Diverse aree della superficie corticale del cervello partecipano al trattamento delle immagini e svolgono un ruolo fondamentale nell’elaborazione del pensiero. Un’immagine è quindi una costruzione del mondo che si definisce nella testa e rappresenta ciò che noi definiamo “reale”. Lungi da me approfondire con taglio scientifico tale argomentazione, vorrei solo sottolinearne la complessità ed evidenziare la centralità che le immagini ricoprono nel nostro presente. Va da sé che il rapporto tra “immagine” e “realtà” è diretto e assai complesso.
Se costruiamo il mondo che ci circonda a partire da percezioni che divengono raffigurazioni, è dunque opportuno prestare attenzione a tali icone: una personale riflessione su cui credo sia giusto soffermarsi, soprattutto in questo preciso periodo storico, in cui si pensa e si vive “per” e “attraverso” le immagini.
Mai come in questo momento le iconografie hanno giocato un ruolo tanto essenziale nella comunicazione e nelle interiezioni. Lo dimostra soprattutto l’ormai più che diffuso uso dei social, considerati determinanti nella quotidianità, così come lo smartphone è un effettivo prolungamento dei nostri arti, mezzi in cui la componente visiva ha una rilevanza senza precedenti.
Siamo nella “società dell’immagine”, definizione in cui la parola “immagine” va intesa nella sua accezione più ampia, non solo in quanto “apparenza”, ma come “linguaggio di comunicazione”, e si pensi alla grafica, all’infografica, all’uso di foto e video. Le icone sono dunque preponderanti nei microblogging come Instagram o Pinterest, ma anche largamente utilizzate sui magazine online istituzionali, caratterizzati appunto dall’utilizzo di strumenti di comunicazione legati all’uso delle infografiche.

Foto e video sono protagonisti indiscussi della comunicazione odierna grazie alla semplicità di accesso a software free e al basso costo degli hardware.
Credo sia anacronistico, nonché ormai inutile, inneggiare ad un’esistenza priva di Facebook, Snapchat o simili, non saremmo più certo in grado di rinunciare al social network, tuttavia mi piace pensare che si tratti di “strumenti”, utensili digitali che a seconda del loro utilizzo possono influire positivamente o meno sulle nostre vite. Mezzi che dobbiamo imparare a gestire e comprendere, così come è necessario apprendere un buon metodo di decodifica delle icone a cui quotidianamente siamo esposti. Data la delicatezza e la multiformità dall’argomento, vorrei ribadire che quanto espresso in questo pezzo riguarda il mio personale punto di vista: da sempre sostengo l’importanza del confronto e della mediazione intellettuale come unica possibilità di convivenza sociale tra individui, tuttavia credo anche sia importante e giusto avere delle opinioni ben salde e saper prendere posizione. Quello che sostengo è che non ci sia un adeguato insegnamento dell’approccio critico alle immagini, non siamo sufficientemente preparati ad osservare e comprendere tutti questi stimoli visivi che costantemente ci colpiscono, non siamo abituati ad osservare, a vedere, guardiamo ma senza capire e senza riflettere. Tuttavia, oggigiorno non è pensabile sensibilizzare i giovani su tali tematiche tralasciando il discorso “social network”.
In una “società dell’immagine” non bastano corsi specifici universitari dedicati allo studio della comunicazione visiva, al contrario sono necessari momenti di approfondimento nei livelli scolastici inferiori, ovviamente adeguati all’utenza, dato che già alla scuola primaria gli scolari sono abituati a “smanettare” con smartphone e tablet.
Ribadisco: sono strumenti che se usati con criterio possono aprire mondi interessanti. Internet è un tripudio di informazioni e curiosità che possono aumentare il nostro bagaglio culturale, si possono reperire informazioni e notizie e rimanere costantemente informati sull’attualità. Attraverso i social è possibile conoscere persone che vivono lontano da noi, a supporto dell’ideale del rispetto e della convivenza in quanto noi tutti siamo cittadini del pianeta Terra. Sono infinite le sfaccettature positive legate ad un corretto e intelligente uso di internet e dei social, ma altrettanto numerosi sono i possibili effetti negativi conseguenti ad un utilizzo scorretto degli stessi, come la perdita della concentrazione, una sfalsata percezione di sé, oppure il cadere vittima di cyberbullismo o addirittura contrarre una vera e propria dipendenza da social.

Militando all’interno della struttura, credo sia compito della scuola sensibilizzare i giovani sulla questione, evidenziando l’importanza di vivere la propria vita in maniera “reale”, distinguendo il virtuale dal concreto e ricordando agli adolescenti – ma non solo – che il social non è in grado di offrire le medesime emozioni e opportunità del mondo vero, fatto di risate e pianti, di litigate e amori e di cose che si toccano, pungono e feriscono, riscaldano e avvolgono. Attraverso un opportuno insegnamento del ruolo del social si passa per forza per una riflessione sulle immagini, primario mezzo di comunicazione, molto più complesso di quel che si crede. In una società non solo delle immagini ma anche dei consumi, il marketing è fortemente condizionato dalla dirompente potenziale viralità dei contenuti diffusi attraverso le immagini. Si parla di “consumismo consapevole”, di “shopping experience” di “brand” e di “influencer”, termini portatori di un nuovo approccio, più cosciente, più “green” – per usare una parola “modaiola” – ma comunque legati ad una modalità impositiva della scelta: sono le immagini che ci dicono come vogliamo essere, con che filtro dobbiamo colorare i ricordi, che cosa vogliamo per il futuro, sono le immagini che ci influenzano continuamente e sono proprio tali immagini che dobbiamo imparare a decodificare, affinché la possibilità di scelta sia ancora qualcosa di concreto e di nostro. Vi devo dire la verità, cari lettori, tutto questo sproloquio è dovuto alle recenti chiacchierate che ho fatto a scuola con gli studenti nell’ultima settimana; a causa del Covid molti colleghi si sono ritrovati costretti a casa, mentre chi, come me, per ora superstite dei contagi ha dovuto saltellare da una classe all’altra per assicurare ore di lezione agli scolari. Come rendere giustizia a queste “ore buche”?ì Io credo che una buona idea sia quella di intrattenere i ragazzi facendoli parlare, chiedendo loro opinioni sugli argomenti più disparati, trattandoli come effettivi cittadini del mondo di domani; inevitabile la domanda di rito: “Qual è la materia che meno vi piace?”. Dopo questa settimana non cadrò più nell’errore, poiché la risposta è stata in prevalenza “Arte”. Non solo – ci tengo a specificarlo- la parte di teoria, ma anche quel che riguarda lo svolgimento pratico. Mi ha stupito come proprio la materia che per eccellenza tratta e studia le immagini, sia percepita come l’ora più “odiata” proprio da chi tra le immagini ci vive. Mi ha inoltre sbigottito ascoltare il tono sicuro di chi sosteneva l’inutilità della disciplina e la conseguente noia provata durante l’ora di lezione.

Al di là dell’ovvia insoddisfazione personale, vorrei provare a dare qualche motivazione per contrastare questo pensiero dilagante. Non mi soffermerei sul ruolo centrare che investe l’arte sul nostro territorio, né sul fatto che l’Italia possieda il maggior numero di siti riconosciuti dall’UNESCO, così come eviterei il discorso sul Rinascimento e quello sul patrimonio artistico costituito da architetture e opere d’arte che il resto del mondo ci invidia. Mi soffermo invece su altri aspetti. Conoscere la storia dell’arte significa essere in grado di interpretare monumenti e opere, e di conseguenza saper comprendere ciò che ci circonda, avere un pensiero critico è il primo passo verso la comprensione della necessità della salvaguardia dei nostri beni artistici; chi non conosce infatti svaluta e disprezza, la non conoscenza supporta lo sviluppo dell’ignoranza da cui scaturiscono odio e paura nei confronti di ciò – o di chi- ci appare diverso e strano. Non mi stancherò mai di sottolineare la fortuna di poter insegnare una materia interdisciplinare come questa: l’arte consente di approfondire e affrontare molte argomentazioni da diversi punti di vista, non solo le materie letterarie, ma anche gli ambiti scientifici. L’arte è disciplina centrale per superare le diversità, poiché le attività manuali permettono di collaborare e sostengono la socializzazione, l’uso della creatività favorisce l’integrazione perché quello a cui si fa ricorso è un linguaggio universale. Negli ultimi tempi anche l’Italia ha approvato la sfaccettatura terapeutica dell’attività artistica, che, attraverso modalità attive, permette di superare barriere comunicative, aiuta a sentirsi capaci di creare e stimola la conoscenza e l’accettazione del proprio Io interiore.

Salvatore Settis, storico dell’arte, sostiene che la storia dell’arte “aiuta a vivere”, e in numerosi articoli sottolinea il ruolo sociale e civile che la materia ricopre; Tommaso Montanari, altro studioso non meno noto, dimostra che lo studio della storia dell’arte allena al senso critico e al libero giudizio; molti neuroscienziati appoggiano la tesi secondo cui l’educazione artistica migliora l’attenzione e le funzioni cognitive. Aggiungerei che l’arte è proprio quella materia che esplica il linguaggio visivo, forma di comunicazione che assolutamente i giovani – oggi più che mai- devono essere in grado di padroneggiare. Lo studio del passato ci costringe a confrontarci con modelli differenti di abitudini e canoni e rammenta che non tutto ciò che sembra “farina del sacco del contemporaneo” sia in realtà una novità. Le immagini sono testimonianza di ciò che è stato, memoria indelebile di una storia che proprio attraverso tale linguaggio arriva a tutti. Saper descrivere e commentare un’opera sviluppa una particolare sensibilità critica assai utile oggi, nel mondo delle immagini, e libera chi sa decodificare i messaggi dal giogo della non scelta voluta dal consumismo. L’arte contemporanea ci sfida a riflettere e a mettere in gioco i principi dettati da una società che ci impone l’omologazione, pungola l’osservatore, lo induce a confrontarsi sulle più disparate tematiche, sul doppio, sull’identità, sull’appartenenza, sull’uguaglianza. Mai come ora l’apprendimento della storia dell’arte è chiamato ad essere svolto attivamente, in prima linea, perché l’arte ci mostra la realtà attraverso la finzione, e sono gli insegnanti che hanno l’arduo compito di aprire le menti e rendere i giovani individui in grado di comprendere il mondo che li circonda.
Ma, prima, bisogna (re)imparare a vedere.

Alessia Cagnotto

Biglietti augurali, ultimi giorni per la mostra a Palazzo Lascaris

Rimarrà aperta fino al 28 gennaio a Palazzo Lascaris (Torino, Via Alfieri 15) la mostra di biglietti d’auguri natalizi “Buone feste con un sorriso in più”, allestita in uno dei più bei palazzi barocchi del centro città, quello che ospita la sede del Consiglio regionale del Piemonte.

La mostra – visitata finora da circa 400 persone – presenta una collezione inedita con più di 200 biglietti di auguri personali, disegnati da un centinaio di umoristi italiani e stranieri, che se li sono scambiati tra loro dal 1960 a oggi in occasione delle feste natalizie.

I 99 autori sono tra i vignettisti più noti del panorama umoristico italiano, con alcune firme provenienti da altri paesi. Da grandi maestri come Osvaldo Cavandoli (l’ideatore di Mr. Linea per Lagostina), a Marco Biassoni (protagonista con il suo Re Artù), a Bruno Bozzetto (con il Signor Rossi), Marilena Nardi, Carlo Squillante, Giorgio Cavallo, i francesi Rousso, Million, San Millan e Ballouhey e ancora molti altri.

Oltre ai biglietti nella mostra sono presentate le brevissime video animazioni augurali realizzate da Rino Zanchetta (in arte Riz).

L’esposizione nasce dalla ricca collezione di Dino Aloi (presidente del Centro Studi Vivere dal Ridere, disegnatore e curatore della mostra) ed è costituita dai cartoncini di auguri di tutte le forme e i colori, ognuno contraddistinto dal tratto originale e inconfondibile di ciascun autore.

“Questa bella mostra – ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia – segna la gioiosa riapertura al pubblico, dopo più di un anno e mezzo di chiusura, dello spazio espositivo all’interno di Palazzo Lascaris. Un’occasione per entrare nel palazzo e conoscere la sede del Consiglio regionale”.

Il catalogo – curato da Dino Aloi e distribuito gratuitamente ai visitatori anche all’URP in via Arsenale 14G – raccoglie i disegni in mostra e le biografie di tutti gli autori.

Palazzo Lascaris, via Alfieri 15 a Torino, fino al 28 gennaio 2022

Orario di apertura: dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 18.30

Ingresso gratuito con green pass

Gli italiani che hanno ridisegnato la pittura italiana del Novecento, Les Italiens de Paris

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Una mostra sugli artisti,  oltre a Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, è ospitata al Museo Accorsi Ometto fino al 30 gennaio 2022

 

Parigi è la cornice entro la quale si muove la nuova esposizione ospitata nelle sale del Museo di Arti Decorative della Fondazione Accorsi Ometto, apertasi il 21 ottobre scorso e visitabile fino al 30 gennaio prossimo.
Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, Rene’ Paresce, Gino Severini e Mario Tozzi sono i protagonisti di una mostra che si incentra proprio su sette artisti che hanno ridisegnato le sorti della pittura italiana del Novecento, in quel quinquennio d’oro che va dal 1928 al 1933 e in cui si è compiuta l’avventura de Les Italiens de Paris.
Il titolo dell’esposizione si ispira a “Parigi era viva”, autobiografia di Gualtieri di San Lazzaro, noto scrittore, critico d’arte italiano e editore, emigrato a Parigi, in cui egli raccolse in terza persona la vita e le vicende lavorative di artisti quali Picasso, Matisse e Les Italiens.
La vicenda del gruppo dei Sette iniziò ufficialmente nel 1928, anche se da tempo questi esponenti erano attivi nella Ville Lumiere. De Chirico vi approdò una prima volta nel 1911 per tornarvi nel 1924; suo fratello Andrea, il futuro Alberto Savinio, vi soggiornò già nel 1910 e nel 1926. Paresce vi arrivò nel 1912, Tozzi e Campigli nel 1919 e De Pisis nel 1925.
Questi artisti mostrarono da subito un linguaggio comune, al di là delle differenze tematiche e stilistiche, orientandosi tutti verso una nuova forma di classicismo mediterraneo trasognato, con alcune inflessioni surreali e neometafisiche, sempre alla ricerca di un equilibrio tra reale e fantastico, storia e mito, tradizione e avanguardia.
Sette sono anche le sezioni in cui è suddiviso il percorso espositivo, ognuna delle quali è dedicata a un artista. In una saletta sono raccolti una dozzina di disegni eseguiti tra gli anni Venti e Trenta del Novecento da Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Gino Severini e Rene’ Paresce.
Il percorso espositivo prende avvio dalle opere di Giorgio De Chirico, tra cui quelle intitolate “ Le cabine misteriose” del ’34, “Le muse in villeggiatura” del ’27, che esprimono dei richiami metafisici, per proseguire ai richiami classici di “Pericle” del 1925, un’opera di intonazione misterica, o di “Grenades avec buste ancien 1923 c.”. Altre opere testimoniano il ritorno all’antico, perseguito a Parigi secondo uno stile estremamente personale che sfocerà, da una parte, nella creazione della tematica dei “Gladiatori” o La lutte” del 1929, dall’altra nella realizzazione di nudi femminili monumentali o in altri tattili e luminosi, quali i corpi che si richiamano alle Bagnanti di Renoir. Non mancano un “Autoritratto” del 1930, espressione del demiurgo artista, colto nel mistero del proprio atelier, e reminiscenze dell’antica Grecia.
Del fratello di De Chirico, Alberto Savinio, l’opera esposta, dal titolo “La fille de la statue”, risalente al 1926/27, mescola antico e moderno, ponendo a confronto il mondo borghese con la scultura classica.
Sono anche esposti alcuni ritratti, quali quello di Achille Funi, che compongono un genere sviluppato dall’artista tra gli anni Venti e Trenta e indirizzato a cogliere diverse personalità del mondo artistico e culturale. Dagli anni Trenta in poi Alberto Savinio avrebbe poi realizzato nuove ibridazioni metaforiche tra corpi umani e teste di animali, anche con riferimenti alla contemporaneità.
Il percorso dell’esposizione prosegue con l’artista Massimo Campigli e le sue opere ricche di riferimenti a modelli Etruschi, quali “Le educande” , o rupestri ( Le arciere del 1933). La figura femminile è al centro della sua arte e in alcune delle sue opere si ritrova un tema a lui caro, quello delle spiagge animate da fanciulle in costume, che hanno perso ogni connotazione fisiognomica, diventando allegoria della speranza.
La pittura frammentaria di Filippo De Pisis, ben definita da Eugenio Montale “a zampa di mosca”, domina la quarta sezione, in cui sono presenti nature morte, paesaggi veloci e scattanti, in cui alla luminosità del colore si accompagna e alterna l’uso sapiente di neri, grigi, azzurri polverosi, spesso trattati in narrazioni neometafisiche e audaci. La quinta sezione vede protagoniste le opere di Rene’ Paresce, tra cui l’intenso e malinconico Autoritratto 1917, in cui, attraverso lo smarrimento dello sguardo, emerge il disorientamento dovuto al drammatico transito storico vissuto dall’artista. Significativa anche la Natura morta 1926, in cui l’artista affronta la costruzione architettonica, originata dell’accorpamento di diversi elementi geometrici giocati su diversi piani, al modo di Georges Braque.
La sesta sezione è dominata dalle opere di Gino Severini che, tra il 1928 e il 1929, inserì in scenografie neopompeiane personaggi della Commedia dell’arte, tra cui Pulcinella, Arlecchino, Colombina, che diventavano inoltre protagonisti di temi amorosi, musicali e poetici.
A conclusione la mostra ospita opere di Mario Tozzi che, a partire dal 1924, maturava l’idea di divulgare la conoscenza dell’arte italiana in Francia, attraverso l’esposizione della nostra pittura e scultura contemporanea a Parigi, sostenendo l’universalismo dello spirito italiano nel più vasto orizzonte di una rigenerata “rinascita classica” dell’arte moderna.

Visite guidate alla mostra sabato e domenica ore 11 e 17.30; giovedì ore 19.
Orari : martedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 18. Giovedì dalle 10 alle 21; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19.
La biglietteria chiude mezz’ora prima.
Biglietto unico intero, comprensivo di visita alla mostra permanente 12 euro intero, ridotto 10 euro
Gratuito bambini fino ai 12 anni, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte card, diversamente abili + un accompagnatore e giornalisti.
Ridotto studenti fino a 26 anni, over 65, convenzioni insegnanti.
Il Museo Accorsi è rimasto aperto con ingresso gratuito lo scorso 25 ottobre, in ricordo del suo fondatore Pietro Accorsi, nato il 25 ottobre 1891, centotrenta anni fa.

Mara Martellotta

Museo Accorsi Ometto
Via Po 55, Torino
Tel 011837688 int. 3

Alla scoperta dell’antico Pastiss della Cittadella

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IL PASTISS. STORIA E PROSPETTIVE

La costruzione del Pastiss fu voluta da Emanuele Filiberto e avviata nel 1572 come esteso progetto, poi non completato,di integrare la difesa dei tre bastioni della Cittadella piùesposti alle offese rispetto a quelle lato Dora e Po.

Il contratto  per l’esecuzione della casamatta, progettata daFerrante Vitelli dentro il fossato del bastione San Lazzaro,risale al 25 gennaio 1572. L’opera, conclusa nel 1574, risultòmolto complessa, tanto da meritare la denominazione di“Pastiss” (pasticcio).

Il suo fronte esterno a profilo trilobato  eraformato da una spessa muraglia nella cui fondazione eraricavata una galleria di contromina con funzione didispersione dell’onda d’urto di una mina lungo i suoi 140metri di sviluppo ed espulsione dei relativi prodotti gassosiattraverso 15 pozzi aperti nella volta. Presentava all’internovari ambienti operativi, posti su due livelli e autonomamentedifendibili, da cui eseguire le azioni di fuoco a 360°, con lastessa tecnica dei moderni capisaldi. Il fronte di gola era,inoltre, dotato di cannoniere per il tiro rovescio per la difesavicina del fossato e delle muraglie del bastione San Lazzaro,col quale comunicava per mezzo di un’ampia galleria cheintegrava la difesa del fossato con apposite feritoie per fuocodi fucileria.

Dopo la demolizione della Cittadella nel secondo Ottocento,il Pastiss è stato utilizzato come discarica per i materiali dirisulta dei cantieri edili dell’epoca. Fu riattivato nella parte piùprofonda durante la 2^ G.M. come rifugio di protezioneantiaerea per gli isolati di corso Matteotti compresi fra corsoGalileo Ferraris e via Amedeo Avogadro e nuovamenteabbandonato nel dopoguerra.

Riscoperto nel marzo 1958 da Guido Amoretti e CesarinoVolante, dal 1976, dopo i primi interventi di recupero di alcune parti in maniera autonoma da parte dell’allora capitano Amoretti e i primi volontari del gruppo ricerche e scavi, a seguito di autorizzazione del Comune di Torino èoggetto di un cantiere permanente di scavo e recuperogestito dall’Associazione Amici del Museo Pietro Micca,coordinato per oltre 30 anni dallo storino Piergiuseppe Menietti e dalla Direzione del Museo Pietro Micca.

Nel 2014 i principali settori recuperati e ripuliti sono stati restaurati su progetto dello studio di architettura Sonia Bigando e Roberto Nivolo a merito di contributo ministeriale favorito dal Consiglio regionale del Piemonte. Una buona parte degli ambienti recuperati sono stati messi in  sicurezza e dotati degli impianti adeguati alla visita.


Nel
2018 è stato realizzato un regolare ingresso  sul marciapiede di via Papacino 1 al posto dell’originario tombino precedentemente utilizzato come ingresso di fortuna. Dotata di una scala a chiocciola a norma disicurezza, contestualmente con altri complementari lavori dimessa in sicurezza di un delimitato percorso interno dotatodi pannelli didattici, la fortezza è oggi periodicamente apertaalla visita pubblica su diretta gestione dell’AssociazioneAmici del museo Pietro Micca su prenotazione presso il museo stesso ai recapiti info@museopietromicca.it e 011 01167580.

Attraverso un nuove contributo della Regione Piemonte in occasione del 450° anniversario di costruzione della cinquecentesca casamatta, è stato progettato un nuovo intervento di ricerca archeologica e di restauro funzionale che permetterà di valorizzare ulteriormente il percorso di visita sia inglobando un altro settore della galleria di contromina nella fondazione con uno dei pochi pozzi di aerazione ancora efficienti sia permettendo uno straordinario sguardo d’insieme delle gallerie di contromina del 1706 e, soprattutto, l’ingresso della camera di combattimento bassa dalla quale entrò per la prima volta nel marzo 1958 il generale Amoretti alla scoperta del Pastiss.

Un interessante e nuovo sguardo sul patrimonio archeologico sotterraneo di Torino e su una struttura unica al mondo nel suo genere, che merita di essere valorizzata e soprattutto di diventare area museale permanente rientrando a pieno titolo nel museo Pietro Micca e dell’assedio di torino del 1706 assieme all’altra area archeologica del Rivellino degli Invalidi venuta alla luce nel 2015 durante i lavori del nuovo parcheggio sotterraneo di corso Galileo Ferraris e unica parte salvaguardata del patrimonio sacrificato alle esigenze della modernità.

Per dare evidenza alla significativa ricorrenza del 450° anniversario di costruzione del Pastiss, il generale Franco Cravarezza, direttore del museo Pietro Micca, è orgoglioso di annunciare che quest’anno il museo Pietro Micca proporrà un nutrito programma di eventi a partire dal 25 gennaio per celebrare l’anniversario e valorizzare il patrimonio sotterraneo della Città con eventi, conferenze, progetti di restauro e tecnologici e, si spera, anche significativi passi per la istituzionalizzazione museale del Pastiss.

Tra i progetti già programmati, di seguito due particolari.

Il primo a inizio febbraio sarà la realizzazione di una speciale visita virtuale del Pastis nell’ambito del progetto VADUS, collaborazione tra Comune di Torino (Torino City Lab), ESA, TIM, ENEA e Università La Sapienza di Roma.

Il secondo progetto, relativo al recupero archeologico e funzionale del pozzo di aerazione all’interno del percorso di visita, andrà in porto entro aprile pv.

La prima attività, il 25 gennaio 2022.

Dopo una breve inaugurazione dell’anniversario, dalle ore 11 alle 17,30 la cinquecentesca fortezza del Pastiss sarà aperta alle visite gratuite.

Obbligatoria prenotazione a eventi@museopietromicca.it e 011 01167580 e necessario green pass rafforzato e mascherina indossata. Non idoneo per portatori di disabilità motoria.

IL DIRETTORE DEL MUSEOPIETRO MICCA

Gen. Franco Cravarezza

San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei Salesiani: mostra e funzione religiosa a Torino

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“Non parlare di Dio a chi non te lo chiede ma vivi in modo tale che prima o poi te lo chieda”.
San Francesco di Sales scriveva e affiggeva sui muri delle case foglietti volanti per diffondere la fede cattolica invitando la gente a leggerli, si rivolgeva principalmente ai giovani e alle donne testimoniando un infinito amore verso Dio e verso l’umanità. Per questo motivo è diventato il patrono dei giornalisti e degli scrittori, un po’ di tutti noi che scriviamo su questo giornale, il nostro patrono la cui festa ricorre il 24 gennaio ma quest’anno la festa è ancora più importante perché ricorrono i 400 anni dalla sua morte e Torino lo ricorda con una grande mostra al Valdocco. Nato in Savoia nel 1567 Francesco studiò teologia ad Annecy e divenne vescovo di Ginevra. Morì a Lione a soli 55 anni nel 1622. In occasione del quarto centenario della morte il Museo Casa don Bosco ha allestito la mostra “Francesco di Sales 400”, un percorso espositivo che narra la vita, la fede e la spiritualità del patrono dei Salesiani di don Bosco. Una rassegna che vuole celebrare il Santo di cui i salesiani portano il nome. Nei saloni del Teatro Grande di Valdocco in via Maria Ausiliatrice 32 si vedono gli scritti liturgici del Santo, lettere olografe, documenti sulle vite dei Santi, croci argentate e un paramento di fine Cinquecento indossato da Francesco di Sales durante una messa al Santuario della Consolata di Torino. È possibile ammirare un ritratto di San Francesco di Sales del 1618, una lettera autografa del 1608, stampe, dipinti, libri e oggetti particolari come un medaglione in osso di manifattura piemontese su cui è raffigurata l’ostensione della Sindone del 4 maggio 1613 in piazza Castello in cui compare anche Francesco di Sales. L’opera più importante scritta dal Santo è La Filotea, brevi scritti che Francesco inviava alla cugina Louise du Chastel diventata sua figlia spirituale. Imitando San Luca che nel suo Vangelo si rivolge a Teofilo (amico di Dio) san Francesco di Sales si rivolge a Filotea (amica di Dio), cioè ad ogni persona che vuole amare Dio sopra ogni cosa. La mostra è anche l’occasione per visitare i numerosi spazi espositivi che compongono il nuovo Museo Casa don Bosco aperto due anni fa. A fine gennaio la Basilica di Maria Ausiliatrice festeggerà come ogni anno don Bosco. Domenica 30 alle 11 la messa sarà celebrata dal rettore maggiore dei salesiani don Angel Fernandez Artime e lunedì 31 alla stessa ora la funzione sarà presieduta da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino. La mostra su san Francesco di Sales è aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2023, martedì e giovedì 9,30-12,30, mercoledì e venerdì 14,30-17,30, sabato e domenica 9,30-12,30, 14,30-17,30, lunedì chiuso.
                         Filippo Re

Torna ContemporaneA. Parole e storie di donne

DAL 1° FEBBRAIO 2022 TORNANO GLI APPUNTAMENTI ONLINE 
Si amplia la squadra di ContemporaneA. In arrivo la terza stagione di rendez-vous, con tanti nuovi format realizzati in collaborazione con la Scuola Holden, Alessandra Carini, Irene Dionisio, Martina Liverani, Cristina Manfredi, Elena Marinelli. E per raccontare le donne del varietà, un nome d’eccezione: Arturo Brachetti.

Tornano per il terzo anno consecutivo i quotidiani rendez-vous online di ContemporaneA. Parole e storie di donne, come sempre a cura di Irene Finiguerra e Barbara Masoni, con nuove storie e tante protagoniste. Gli appuntamenti culmineranno nel festival, che si terrà in presenza, a Biella, dal 23 al 25 settembre 2022 per la sua terza edizione.

 

La nuova stagione segna un cambio di passo, un’ulteriore espansione del progetto di ContemporaneA che si fa sempre di più osservatorio del panorama culturale e artistico femminile: in arrivo da martedì 1° febbraio 2022, 13 nuovi format affidati ad altrettante professioniste e professionisti che hanno aderito al progetto con la loro passione e competenza per raccontare ogni giorno sui canali social di ContemporaneA nuove storie di donne.

 

Alla guida delle rubriche, i cosiddetti rendez-vous, ci saranno nuovi amici di ContemporaneA e alcune delle ospiti delle passate edizioni. Con i racconti e gli aneddoti legati alle grandi figure del varietà, molte delle quali conosciute personalmente dall’artista, i followers di ContemporaneA troveranno il grande Maestro del trasformismo internazionale Arturo Brachetti nel ruolo di showteller (letteralmente “raccontatore di spettacolo”) con il format Stelle. I post a tema cinematografico sono affidati alla regista Irene Dionisio, direttrice per tre anni del Lovers, storico festival LGBTQI del Museo Nazionale del Cinema di Torino con la sua rubrica Supernovae – Le innovatrici del cinema italiano; con BuonissimA il pubblico potrà conoscere meglio il mondo della ristorazione e le donne che ne fanno parte insieme alla food curator Martina Liverani. Con Atlete la giornalista sportiva Elena Marinelli tratteggerà i ritratti di campionesse dello sport; mentre alla curatrice d’arte Alessandra Carini è affidato il racconto delle professioniste dell’arte: galleriste, direttrici di  musei e fondazioni. Cristina Manfredi, esperta di  moda e lifestyle,  parlerà della magia e della creatività propria dell’universo fashion attraverso le storie delle sue protagoniste. Un nuovo format nasce dalla collaborazione con la scuola Holden di Torino: dieci docenti di varie discipline racconteranno tramite un video una scrittrice particolarmente significativa all’interno del loro percorso come narratori.

 

Accanto a queste rubriche firmate da ospiti speciali, non mancheranno quelle realizzate dal nucleo redazionale di ContemporaneA: spazi dedicati alle arti figurative, con  Artiste, alle scrittrici internazionali, alle protagoniste dei grandi romanzi, alle imprenditrici illuminate, alle autrici e ai personaggi femminili della letteratura dell’infanzia con Non solo “Piccole donne”, al mondo della musica, con First Ladies of Songs. Si confermano inoltre gli appuntamenti più amati delle scorse stagioni, come A ruota libera Caffè con le ragazze, che in questi due anni ha visto raccontarsi scrittrici come Antonella Lattanzi, Nadeesha Uyangoda, Beatrice Masini, Giulia Caminito, Alice Urciuolo, Giusi Marchetta, Marta Barone, ma anche professioniste come la musicista Ginevra Di Marco, la giornalista Corinna de Cesare, la tatuatrice Silvia Maschio, le ideatrici del progetto Senza Rossetto Giulia Cuter e Giulia Perona, la manager musicale Katia Giampaolo, le giornaliste Ritanna Armeni, Simonetta Fiori, Cristina Manfredi.

 

Come ormai da tradizione l’immagine guida di ContemporaneA, la sua pelle, la veste con cui si comunica, è affidata a un’artista: dopo Chiara Fucà e Anna Ippolito è la volta di Elena Miele, illustratrice e pubblicitaria. Nelle suoi lavori utilizza il collage, il disegno e ogni tecnica utile a creare mondi onirici, surreali, veri e propri sogni lucidi. L’illustrazione che ha realizzato per ContemporaneA verrà svelata poco alla volta nel corso dei prossimi mesi.

 

Con Irene Finiguerra e Barbara Masoni fanno parte della squadra di ContemporaneA – contribuiscono alla realizzazione dei rendez-vous –  Marco Bianchessi, Laura Colmegna, Patrizia Bellardone e Mariangela Rossetto.  ContemporaneA è realizzata in collaborazione con la Libreria Vittorio Giovannacci di Biella e il progetto grafico è a cura dallo Studio Anna Fileppo.

 

 

COS’È CONTEMPORANEA. PAROLE E STORIE DI DONNE

 

I RENDEZ-VOUS

ContemporaneA è un progetto che fin dalla sua nascita si è presentato con una doppia anima, online e analogica, e un solo obiettivo: quello di essere uno spazio per tutte le donne (e non solo) dove confrontarsi, sognare e progettare, dove ascoltare gli interventi di scrittrici, artiste, imprenditrici. Una vocazione multidisciplinare e inclusiva che si traduce nel corso di tutto l’anno in appuntamenti online, i cosiddetti rendez-vous: interviste, recensioni, citazioni, illustrazioni, profili e storie di donne.

 

IL FESTIVAL e gli altri incontri dal vivo

Nel corso del 2021 ContemporaneA ha organizzato numerosi incontri e presentazioni dal vivo, con scrittrici del calibro di Silvia Avallone e Annarita Briganti. A settembre si è tenuta a Biella la seconda edizione in presenza del festival Contemporanea. Parole e storie di donne. Tra le degli anni passati, Teresa Ciabatti, Valeria Parrella, Vera Gheno, Simonetta Fiori, Roberta Scorranese, Ritanna Armeni, Florencia Di Stefano-Abichain, Mariangela Pira, Elena Varvello, Tiziana Ferrario e Marina Spadafora.

La terza edizione del festival si terrà dal 23 al 25 settembre 2022 a Biella.

 

www.contemporanea-festival.com

Facebook: @contemporaneafestival

Instagram: @contemporaneafestival

Tutti gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

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SABATO 22 GENNAIO

 

Sabato 22 gennaio ore 15

L’ATTIMO INCONTRA L’ETERNO IN DICIASSETTE SILLABE: MINICORSO-LABORATORIO DI HAIKU IN QUATTRO INCONTRI CON COMPOSIZIONE SU SHIKISHI

MAO – workshop per adulti sulla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese

A cura della dottoressa Roberta Vergagni, iamatologa

I primi tre appuntamenti si articoleranno in tre momenti: teoria della composizione di haiku, visita guidata alla mostra con letture di haiku selezionati, creazione guidata di haiku come scrittura creativa. Nell’ultimo incontro ogni partecipante selezionerà un kanji (carattere giapponese) che scriverà con fude pen (pennarello-pennello) su cartoncino shikishi; la composizione sarà completata da uno tra gli haiku realizzati negli incontri precedenti e impreziosita dalla firma dell’autore in giapponese.

Massimo 12 partecipanti. Costo: 70 € (4 incontri). Tutti i workshop sono comprensivi dei materiali. Prenotazione consigliata alla mail: mao@fondazionetorinomusei.it.

Sabato 22 gennaio ore 15

ARTE E TÈ IN ORIENTE. VERSO L’INDIA

MAO – art speed date con degustazione di tè

In occasione del settantacinquesimo anno di ricorrenza dell’Indipendenza dell’India il MAO, con il patrocinio del Consolato Generale dell’India, propone al pubblico un ciclo di art speed date, accompagnato da degustazioni di pregiati tè indiani a cura di TheTea.

Primo incontro: Buddha. Evoluzione della figura dell’Illuminato nell’arte.

Il primo appuntamento si focalizzerà su alcune opere d’arte legate al buddhismo partendo dalla fase antica, in cui l’immagine antropomorfa del Buddha è assente, per arrivare alla finissima raffigurazione dell’Illuminato nella produzione scultorea risalente al periodo Gupta (IV-VI secolo d.C.).

Degustazione: Dal porto di Bombay o ‘Buona Baia ’alle classificazioni del tè indiano.

I partecipanti saranno accompagnati nel percorso storico ed evolutivo del tè in India. Si parlerà di innovazione, intesa come programmi di sostenibilità rivolti all’ambiente e qualità del lavoro, oltre che della complessa valutazione delle foglie riportata in etichetta con sigle per molti di noi enigmatiche. Ad accompagnare gli argomenti una degustazione comparativa del tè a foglia intera con il tè più moderno ottenuto con lavorazione CTC. Il momento del tè sarà completato da dolcezze in abbinamento alle aromaticità proposte.

Costo: 18€ (più biglietto di ingresso al museo – gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e valle d’Aosta). Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

DOMENICA 23 GENNAIO

 

Domenica 23 gennaio ore 11

CI SONO I LEONI

Palazzo Madama – attività famiglie

Sullo scrigno appartenuto al cardinale Guala Bicchieri e chiuso da una grande serratura appaiono creature fantastiche e animali selvatici, tra cui leoni intenti in una furiosa lotta: sembrano fare la guardia al prezioso contenuto che potrebbe essere sottratto da mani rapaci. Nel corso del laboratorio – usando cartoncini colorati, colla e forbici – proveremo a creare un variopinto leone che ci tenga compagnia e faccia la guardia ai nostri sogni. Durante il laboratorio potrete esplorare le espressioni del volto che volete dare al re della foresta e con un colore fosforescente aggiungere una nuova espressione che apparirà di notte.

Età consigliata: 5/10 anni. Durata: 90 minuti

Costo: € 7 a bambino; biglietto ridotto per gli adulti accompagnatori (gratuito con Abbonamento Musei). Tutti gli spazi sono accessibili

Info e prenotazioni: 011 4429629 madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Prenotazione obbligatoria.

 

Domenica 23 gennaio ore 16

PENNELLATA DI GIAPPONE

MAO – attività per famiglie sulla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese

L’attività prevede la visita della mostra temporanea Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese e un laboratorio in cui i partecipanti potranno realizzare il proprio dipinto verticale su rotolo utilizzando la pittura monocromatica ispirata alla tecnica sumi-e.

Costo: bambini € 7; adulti ingresso ridotto alla mostra (gratuito con Abbonamento Musei)

Prenotazione obbligatoria tel. 011.4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it.

 

GIOVEDI 27 GENNAIO

 

Giovedì 27 gennaio ore 17

CI SONO I LEONI

Palazzo Madama – attività famiglie

Sullo scrigno appartenuto al cardinale Guala Bicchieri e chiuso da una grande serratura appaiono creature fantastiche e animali selvatici, tra cui leoni intenti in una furiosa lotta: sembrano fare la guardia al prezioso contenuto che potrebbe essere sottratto da mani rapaci. Nel corso del laboratorio – usando cartoncini colorati, colla e forbici – proveremo a creare un variopinto leone che ci tenga compagnia e faccia la guardia ai nostri sogni. Durante il laboratorio potrete esplorare le espressioni del volto che volete dare al re della foresta e con un colore fosforescente aggiungere una nuova espressione che apparirà di notte.

Età consigliata: 5/10 anni. Durata: 90 minuti

Costo: € 7 a bambino; biglietto ridotto per gli adulti accompagnatori (gratuito con Abbonamento Musei). Tutti gli spazi sono accessibili

Info e prenotazioni: 011 4429629 madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Prenotazione obbligatoria.

 

Giovedì 27 gennaio ore 18.30

OLTRE LA NATURA. RIFLESSIONI SULLA PITTURA DI EPOCA EDO

MAO – conferenza sulla mostra Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese

A cura della professoressa Rossella Menegazzo.

Ingresso libero

 

Giovedì 27 gennaio ore 18.00

IN THE MAKING Incontro con Michelangelo Pistoletto

GAM Sala 1 – conferenza a cura di Federico Vercellone

La GAM ospita in Sala 1 giovedì 27 gennaio alle ore 18 una tappa del progetto “In the Making”, curato dal “Centro Studi Arti della Modernità” e promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo.

Michelangelo Pistoletto dialogherà con Federico Vercellone. Modera Chiara Simonigh.

Il ciclo di conferenze “In the Making” promuove dialoghi tra artisti e intellettuali intorno ai molteplici rapporti tra arte, scienza, artigianato e tecnologie.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

 Le modalità di accesso ai Musei sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti.

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html