Cosa succede in città- Pagina 23

Rock Jazz e dintorni a Torino: Lakecia Benjamin per il TJF e Ermal Meta

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Il Torino Jazz Festival propone alle 18 al Teatro Juvarra, Koro Almost Brass Quintet. Alle 21 al Teatro Colosseo il quartetto della sassofonista Lakecia Benjamin. Prima del concerto verrà consegnata la borsa di studio Memorial Sergio Ramella , voluta da AICS Torino APS, a uno studente del Dipartimento Jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi. Sempre per il TJF alle 21.30 alle OGR, suona il quintetto di Ettore Fioravanti.

Martedì. Al Torino Jazz Festival alle 18 al teatro Vittoria, si esibisce il pianista Andrea Rebaudengo. Alle 21 sempre per il TJF, il progetto “Flamenco Criollo” del quintetto di Arruàn Ortiz. Alle 19 al Machito, Maria Pascual & The Kind Of Gipsy. Alle 21.30 al Folk Club sempre per il TJF, suona il trio Di Gennaro-Tavolazzi- Zirilli.

Mercoledì. Allo Ziggy si esibiscono i Ductape e i MayFlower Madame. Ultimo giorno del Torino Jazz Festival, con alle 18 al teatro Juvarra, Dudù Kouate 4 TET. Alle 21 all’Auditorium Agnelli del Lingotto, suona Jason Moran Bandwagon & TJF All Stars. Alle 18 all’Amen Bar si esibisce il trio di Sonia Infriccioli. Al teatro Colosseo è di scena Ermal Meta. All’Osteria Rabezzana suona Andrea Abbadia Quartet. Al Blah Blah si esibiscono gli Shandon +i Quarantena.

Venerdì. Al Magazzino sul Po suonano i Kanerva + Michele Veneziano con il progetto Sao Miguel. All’Off Topic suonano i Muito Kaballa. Al Blah Blah sono di scena i Dalila Kayros.

Sabato. Al Blah Blah suona il Melee duo+ i Movion. Allo Ziggy si esibiscono i Darkways + We Are Wawes.

Pier Luigi Fuggetta

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La Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio a “Carol Rama – geniale sregolatezza”

Da martedì 15 aprile a domenica 14 settembre prossimi, a dieci anni dalla scomparsa, la Fondazione Accorsi-Ometto rende omaggio, attraverso una vasta retrospettiva intitolata “Carol Rama – geniale sregolatezza” alla grande artista torinese di fama internazionale scomparsa nel 2015, premiata con il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003. La mostra, curata da Francesco Poli e Luca Motto, presenta un’accurata
selezione di un centinaio di opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, che documentano le principali tappe della ricerca
dell’artista dagli anni Trenta ai primi anni Duemila.

“Innanzitutto tengo a ringraziare il Presidente della Fondazione Accorsi-Ometto per aver voluto e poi promosso questa bellissima e curata mostra dedicata a Carol Rama, nel decennale della scomparsa, e che abitava proprio vicino a poche decine di metri dagli spazi del museo, in via Napione – ha dichiarato Luca Mana, direttore artistico della Fondazione Accorsi-Ometto – è importante sottolineare che il museo sta attraversando un periodo di trasformazione culturale, che ne vuole fare una vera e propria porta della città”

“L’esposizione, che si articola in diverse sezioni, otto per la precisione, si apre con una serie di acquerelli risalenti alla fine del decennio degli anni Trenta – hanno dichiarato i due curatori della mostra Francesco Poli e Luca Motto –
caratterizzati da una singolare libertà espressiva del segno grafico e da un’esplicita carica erotica, nei quali l’artista riversa le fantasie e le inquietudini della sua adolescenza, raffigurando personaggi e oggetti allusivi ed emblematici del suo vissuto. Si affianca la parallela produzione espressionista degli anni Quaranta di oli denotati da una densa materia pittorica e dai disegni rappresentanti volti, figure e paesaggi, per proseguire con le ricerche di inizio anni Cinquanta che si avvicinano all’astrattismo di matrice concreta e che confluiscono nell’Informale. Nel 1953 aderisce, unica donna insieme a Paola Levi Montalcini, alla compagine torinese del movimento “Arte concreta”, cui aderiscono Biglione, Galvano, Parisote Scroppo. Alla fine del decennio Carol Rama, come la maggior parte degli artisti, si rivolge all’Informale.

In mostra sono esposti una serie di dipinti denotati da una spessa materia pittorica dove emerge una potente carica cromatica e segnica. Segue la nota serie dei ‘Bricolages’ prodotta dalla metà degli anni Sessanta, che deve il suo nome al poeta Edoardo Sanguineti, ed esposti anche alla galleria di Luciano Anselmino: i Bricolages risalgono a partire dalla metà degli anni Sessanta e l’approccio pittorico a macchia, di derivazione Informale, è integrato con il collage di oggetti quali occhi di bambola, scarti della lavorazione del metallo, siringhe, pietre, tappi in gomma e molto altro. Si tratta di materiali e oggetti di recupero che per l’artista sono carichi di vissuto ed entrano nella composizione del dipinto. Vi sono poi I lavori risalenti alla fine degli anni Sessanta, composti da smalti, vernici nebulizzate e inserzioni di oggetti che attraverso l’allusione a figure con gli arti protesi a bombe atomiche rimandano alla condizione umana in piena Guerra Fredda. La sezione successiva della mostra prende in considerazione la produzione degli anni Settanta, in cui l’artista, con la serie delle cosiddette ‘Gomme’, si distanzia dalla produzione precedente propone opere d’impronta completamente rinnovata: scompare il pittoricismo di base a favore dell’esperienza del quadro in sé, ridotto nei suoi minimi termini. In superficie monocrome bianche o nere, Rama dispone porzioni di camere d’aria, talvolta pendule, in bilanciate composizioni astratte, animate soltanto dalle differenze cromatiche e dalle tracce dell’uso. Possiamo dire che in questo periodo l’artista sia passata dal colore all’oggetto come fine. Segue il ritorno a una rinnovata figurazione tipica degli anni Ottanta e Novanta dalla tecnica complessa e raffinata, cromaticamente accesa. I mondi di Carol Rama si popolano di figure umane, angeli, animali, geometrie, paesaggi e prospettiva fantastiche su carte prestampate, spesso del secolo precedente. L’esposizione si chiude con la produzione più recente, risalente al periodo compreso tra gli anni Novanta fino ai primi anni Duemila: figure umane, volti, animali, parti anatomiche costellano l’intricato linguaggio allusivo dell’artista. Carol Rama sviluppa a partire dalla metà degli anni Novanta un tema che sarebbe diventato una costante fino agli anni Duemila; dopo aver visto immagini riguardanti il morbo della mucca pazza, trae da essi ispirazione per costruire una nuova serie di opere dal forte impatto visivo.

Vi sarà inoltre una “mostra nella mostra”, intitolata “Inside Carol Rama”.
I 12 scatti fotografici dell’artista Bepi Ghiotti, realizzati in occasione del progetto omonimo del 2012-2014, permettono di addentrarsi nell’affascinante mondo di arredi, di oggetti e di immagini della mitica casa-studio di via Napione a Torino, dove Carol Rama ha vissuto per oltre
settant’anni.


Il visitatore è così catapultato nel magico mondo dell’abitazione dell’artista, luogo di creazione artistica, ma anche di
incontro e di scambio con artisti, intellettuali, critici, galleristi, musicisti tra i quali Felice Casorati, Albino Galvano, Italo Cremona,
Edoardo Sanguineti, Italo Calvino, Cesare Pavese, Massimo Mila e Luciano Berio.

Carol Rama nasce a Torino nel 1918 e conduce un’infanzia agiata grazie alla florida attività imprenditoriale del padre, una carrozzeria che produce materiali per automobili. A soli 18 anni, nel 1936, dipinge il suo primo quadro intitolato “Nonna Carolina”, ora conservato alla GAM di Torino. Risale alla prima metà degli anni Quaranta lo spostamento di casa in via Napione 15, un alloggio mansardato dove l’artista avrebbe lavorato e vissuto fino alla sua scomparsa. Qui avrebbe maturato contatti anche con Casorati e la moglie Dafne, oltre che con altri intellettuali. Entrata in contatto e amicizia con Paola Levi Montalcini, Italo Cremona e Albino Galvano, di Carol Rama si ricordano l’esposizione collettiva del 1946 presso la Galleria del Bosco, insieme a Casorati tra gli artisti. Espone fino agli anni Ottanta in tutta Italia, diventa maggiormente nota al pubblico conseguentemente alla mostra del 1985 a Milano curata da Lea Vergine. Da quella data si sarebbero susseguite importanti personali dell’artista in Italia e all’estero. Carol Rama muore a Torino il 24 settembre 2015.

Museo Accorsi-Ometto – Via Po 55, Torino

Info: info@fondazioneaccorsi-ometto.it

Telefono: 011 837688

Mara Martellotta

Provengono dalle Americhe i ritmi per i due concerti di “Rai Orchestra Pops”

“Rai Orchestra Pops”, riciclo di concerti dell’OSN RAI che esplora i confini tra il linguaggio classico, la musica sinfonica, etnica, il crossover e lo swing, torna con due appuntamenti il 12 e il 19 giugno all’Auditorium Rai di Torino. Impegnate rispettivamente sul podio sono le due direttrici Ana Marìa Patiño Osorio e Gianna Fratta. Messico, Brasile e Colombia sono al centro del primo concerto in programma giovedì 12 giugno alle 20.30, trasmesso in diretta da RAI Radio 3 per il cartellone di Radio 3 Suite, e in live streaming sul portale di Rai Cultura.

Protagonista sul podio la giovane direttrice Ana Marìa Patiño Osorio, la cui carriera è in rapida ascesa dopo la vittoria del secondo premio, del Premio del pubblico e del Premio della Giuria Giovani del concorso Malco per giovani direttori d’orchestra di Copenaghen. La serata si apre con Kauyumari della compositrice Gabriela Ortiz, che si ispira alla figura del cervo azzurro, da cui il titolo, venerata dal popolo Huichol, come tramite tra mondo umani e spirituale. Seguono Bosques, di José Pablo Moncayo, tra i principali esponenti della musica classica messicana, è Reisado do Pastoreio del brasiliano Oscar Lorenzo Fernàndez, suite orchestrale nota per il terzo e l’ultimo dei suoi movimenti Batuque, che incorpora elementi ispirati alla musica afro-brasiliana.

Nella seconda parte del concerto vi sarà un’incursione tra i ritmi delle danze tradizionali della Colombia con la Pequeña Suite para Orquesta, di Adolfo Mejía; quindi si torna al Messico con le popolarissime Hguapango, di Moncayo, e la Danzòn n.2 di Arturo Marquez, ispirata all’omonimo stile di danza di origine cubana, ma profondamente radicata nel folklore messicano di Veracruz.

Il secondo appuntamento, in programma giovedì 19 giugno alle 20.30, anche in live streaming sul portale di Rai Cultura, è invece diretto da Gianna Fratta, poliedrica e versatile direttrice d’orchestra e pianista, insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti artistici internazionali, per questo concerto della rassegna “Rai Orchestra Pops”, propone un programma che intreccia repertorio colto con jazz e musica da film. Si incomincia con George Gershwin, di cui sono eseguite la suite, anche nota come Catfish Row, che il compositore trasse nel 1936 dalla sua opera Porgy and Bess, e la celebre Rhapsody in blue, che vede impegnato come solista Alessandro Taverna. Dopo l’ouverture dal musical Candide di Leonard Bernstein, il concerto si conclude con l’esecuzione di una delle colonne sonore più epiche di tutti i tempi: la suite da Star Wars di John Williams, che raccoglie i più celebri temi della saga cinematografica di fantascienza creata da George Lucas. Il concerto è registrato su Rai Radio 3, che lo trasmetterà in data da destinarsi.

Biglietti: in vendita online sul sito dell’OSN Rai www.osn.rai.it e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino

Auditorium Rai Arturo Toscanini – piazza Rossaro, Torino

Telefono: 011 8104996

Mara Martellotta

25 Aprile, Nicco accoglie i cittadini a Palazzo Lascaris

In occasione della Festa della Liberazione, dopo aver fatto tappa prima Trana, poi a Pancalieri fino a Vigone, il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Davide Nicco ha accolto i cittadini che hanno scelto di visitare gratuitamente Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale.

Due i turni di visita previsti, alle 14 e alle 15,30, che hanno permesso al pubblico di conoscere da vicino gli spazi aulici ed istituzionali di questo luogo.

In Sala Viglione il Presidente Nicco ha incontrato i partecipanti, più di 50 persone, di cui molti giovani: “In questa sala si riunisce il Consiglio regionale e lo fa anche grazie alle regole democratiche che sono scaturite dalla Liberazione. Siamo qui a festeggiare il 25 aprile che è una festa per tutti, di cui nessuno si deve appropriare”, ha affermato.

Durante l’incontro, il Presidente ha illustrato il funzionamento dell’assemblea legislativa, il ruolo della maggioranza e della minoranza e la distinzione tra Consiglio e Giunta, sottolineando come “se il dibattito democratico può svolgersi in quest’aula è proprio perché c’è stato il 25 aprile, data fondamentale della nostra storia del Novecento”.

“Una giornata di festa e di partecipazione, che rafforza il legame tra le istituzioni e i cittadini”, conclude Nicco.

Torino è libera: una mostra all’Archivio storico

All’Archivio Storico, in via Barbaroux, 32, è stata inaugurata la mostra “Aprile 1945: Torino è libera. La ripartenza della città” con fotografie, manifesti e documenti originali che raccontano la Liberazione e la ricostruzione del capoluogo piemontese.

La mostra che sarà visitabile per tutto l’anno, sino al 31 dicembre 2025 con orario dal lunedì al venerdì, dalle ore 8,30 alle 16,30, presenta alcune rarità.

Si va dalla copia  del quotidiano realizzato grazie all’utilizzo delle rotative de “La Gazzetta del Popolo” ed uscito la notte stessa della Liberazione, alle deliberazioni della  Giunta Popolare delle prime vie dedicate ai partigiani ed agli eventi collegati alla lotta per la libertà e tante altre curiosità tutte da scoprire.

Igino Macagno

25 aprile. Gli appuntamenti per gli 80 anni della Liberazione

 

I festeggiamenti per l’80esimo anniversario della Liberazione entrano nel vivo

Venerdì 25 aprile, giornata centrale delle celebrazioni, il primo momento di commemorazione si terrà alle 10.30 al Cimitero Monumentale, con l’Omaggio ai Caduti e la deposizione delle corone ai cippi e alle lapidi, a cura della Città di Torino e del Comitato di Coordinamento fra le Associazioni della Resistenza del Piemonte.

A partire dalle ore 11.30, invece, in piazzetta Franco Antonicelli, la “Festa della Liberazione in Circoscrizione 1” celebrerà la libertà e la memoria con musica, teatro, letture e attività per adulti e bambini.

Alle 12 al Museo del Risorgimento Torino Jazz Festival, in collaborazione con il Museo e il Centro di Formazione Musicale della Città di Torino, metterà in scena un tributo musicale alla Resistenza dal titolo “Swing della Liberazione”.

Chiude la giornata l’evento musicale e danzante “Il Ballo della Liberazione”, organizzato da Torino Jazz Festival e Balla Torino Social Dance al MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile, in corso Unità d’Italia 40. Una serata guidata da Mirko Volonnino, in cui le big band torinesi “Gianpaolo Petrini Big Band” e “JcT Big Band di Valerio Signetto” si esibiranno in un dialogo musicale ispirato alle sfide tra orchestre nella Harlem degli anni Trenta, rievocando l’ondata di musica swing e jazz che attraversò l’Italia al momento della Liberazione, portata dai soldati americani attraverso dischi, orchestre e trasmissioni radiofoniche e diventata simbolo di rinascita e speranza per un paese in ricostruzione. Lo spettacolo si terrà alle ore 18, con una replica alle ore 21. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria sul sito www.torinojazzfestival.it, disponibile fino a esaurimento dei posti da martedì 22 aprile alle ore 10:30 a giovedì 24 aprile alle ore 12.

Sabato 26 aprile alle ore 18.30 al Teatro Regio si terrà il concerto Aldo dice 26×1 – Sinfonie e canti per la libertà. “Aldo dice 26×1” è il testo del telegramma con cui il CLN Alta Italia, all’una del mattino del 26 aprile 1945, diede il segnale alle formazioni partigiane di scendere in città per combattere i nazifascisti: una battaglia che portò alla liberazione di Torino.
Il concerto, che vedrà esibirsi l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio diretti dal maestro Alessandro Palumbo, aprirà con la Sinfonia n. 9 di William Schuman, dedicata all’atroce massacro delle fosse ardeatine, seguita da due sinfonie tratte da I Vespri siciliani e dal Nabucco di Giuseppe Verdi, opere in cui il tema della dominazione straniera si intreccia con la sofferenza degli oppressi e il loro anelito alla libertà, evocando l’epopea risorgimentale e le lotte del Novecento. Il programma proseguirà con il Madrigal di Gabriel Fauré, proposto nell’arrangiamento di Giulio Arpinati, in cui giovani uomini e donne si accusano a vicenda di egoismo e crudeltà nelle questioni di cuore, su un tema musicale tratto dalla cantata luterana di Johann Sebastian Bach Dal profondo dell’angoscia a te grido: muta il testo, ma non il senso della preghiera, che si chiude con la dolcezza della speranza. L’ingresso delle voci del coro accompagna la transizione verso il repertorio popolare legato alla Liberazione dell’Italia dal fascismo e dall’occupazione nazista. Saranno eseguiti Dalle belle città, uno dei pochissimi canti partigiani originali di cui sia rimasta traccia, nell’arrangiamento di Alessio Murgia; e Festa d’aprile, canzone composta da Sergio Liberovici e Franco Antonicelli nel 1948, proposta nell’arrangiamento di Giulio Arpinati.
L’iniziativa è a cura della Città di Torino, in collaborazione con Comitato Resistenza e Liberazione del Consiglio Regionale del Piemonte, Comitati provinciali ANPI di Torino e Milano, e realizzata dalle sezioni ANPI del Teatro Regio di Torino e del Teatro alla Scala di Milano.

Domenica 27 aprile, infine, la Presidenza del Consiglio comunale organizza viste guidate, a ingresso libero per cittadini e turisti, alle sale auliche di Palazzo Civico, con orario 10-17. Tra le sale storiche che saranno mostrate ai visitatori, quella denominata “delle Congregazioni”, dove il 28 aprile del 1945 si insediarono il sindaco Giovanni Roveda e la sua Giunta popolare, designati dal CLN per governare la città fino allo svolgimento delle elezioni.

TORINO CLICK

Per celebrare gli 80 anni della Liberazione dal nazifascismo la Regione Piemonte, insieme al Museo diffuso della Resistenza, agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e a La Stampa, lancia “Memorie di Pietra – 80 anni dopo, 80 luoghi della Resistenza in Piemonte”: una pubblicazione che sarà distribuita gratuitamente il 25 aprile in edicola, e in abbonamento, con il quotidiano La Stampa.
Il libro sarà presentato in anteprima  giovedì 24, alle 17, al Circolo dei Lettori – in via Bogino 9 a Torino – dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dal direttore de La Stampa Andrea Malaguti, con la partecipazione del presidente del Consiglio regionale Davide Nicco, del vicepresidente del Consiglio regionale e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Domenico Ravetti, di Oscar Farinetti e di Sara Bonaparte, Chiara Bellagamba, Gabriele Calabrese ed Edoardo Bodda, studenti del Liceo Regina Margherita e vincitori del concorso di Storia contemporanea del Consiglio regionale.
“Memorie di pietra” racconta 80 luoghi significativi della Resistenza in Piemonte attraverso un percorso, geografico e storico che recensendo lapidi, memoriali e stele, ripercorre le tappe più significative della lotta di Liberazione e del sacrificio dei partigiani.
“Abbiamo voluto questo libro perché, nel celebrare gli 80 anni della festa che segna la nascita dell’Italia, così come la conosciamo oggi, devono essere forti in tutti noi il dovere e la responsabilità della memoria – dichiara il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – Il libro vuol essere una guida e una bussola sulle strade e tra le tappe della Liberazione per accompagnarci alla scoperta e riscoperta delle nostre radici e del valore immenso della nostra democrazia che dobbiamo difendere ogni giorno insegnando alle nuove generazioni che finché sulla tomba di un partigiano ci sarà un fiore fresco, o un’aiuola curata, vorrà dire che avremo a cuore il nostro Paese, la nostra comunità e saremo in grado di difendere la nostra libertà nel futuro”.
“Per la comunità piemontese la lotta resistenziale da sempre riveste un significato particolare: non ci fu parte del nostro suolo, valle, collina, borgata o frazione in cui non sono state scritte pagine di sofferenza e coraggio. Non c’è famiglia che non sia stata attraversata dalle vicende di quel periodo della nostra Storia. Sono così tanti i luoghi della Memoria, che l’intero Piemonte può essere considerato un museo della Resistenza “a cielo aperto”. Lo dimostrano gli 80 tra cippi, lapidi e pietre di inciampo che sono raccolti in questo volume. Se non vogliamo che i nostri luoghi della Memoria, dai sacrari delle stragi alla più sperduta lapide, si riducano con il tempo ad essere teatri di commemorazioni ufficiali sempre meno partecipati, allora dobbiamo continuare a portare avanti con determinazione un impegno non solo istituzionale, ma anche culturale ed educativo, rendendo protagonisti i giovani e adoperando linguaggi adatti ai nuovi tempi. Solo così potremo coltivare e tramandare alle generazioni di domani una Memoria che sia solida come la pietra e al contemporaneo vivida e feconda. Il 25 aprile, la Resistenza, la Liberazione, hanno un carattere universale. È la festa di tutte le forze democratiche del nostro Paese. Il 25 aprile è la Festa di tutti gli italiani”, dichiarano il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco e il vicepresidente Domenico Ravetti.
il presidente del Museo diffuso, Daniele Jalla commenta: “Il volume è frutto della stretta collaborazione tra il Museo e gli Istituti storici della Resistenza cui si deve la scelta delle 80 “memorie di pietra”, la stesura dei testi di presentazione di ognuna di esse. Il professor Claudio Dellavalle, già presidente di Istoreto, ha curato le introduzioni di carattere storico; il Museo ha coordinato la redazione del volume e la produzione degli apparati. Per tutti è stato il positivo banco di prova di un’intesa a più lungo termine in vista della creazione del Museo regionale diffuso della Resistenza”.

Gianfelice Facchetti racconta il suo Grande Torino

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Nel giorno dell’anniversario della tragedia di Superga, Gianfelice Facchetti, il figlio di Giacinto Facchetti, considerato uno dei più forti giocatori italiani della storia, porta al teatro Superga di Nichelino il suo racconto sul Grande Torino, scritto con il giornalista Marco Bonetto. Sul palco, insieme all’attore, scrittore e regista teatrale, gli Slide Pistons, cioè Raffaele Kohler alla tromba, Luciano Macchia al trombone e Francesco Moglia al banjo.

Dopo “Eravamo quasi in cielo” e “La tribù del calcio”, Gianfelice Facchetti chiude la su trilogia dedicata allo sport più popolare al mondo con un racconto teatrale che arriva dopo un podcast realizzato per Rai Play Sound.

Cosa c’è nella valigia di un calciatore che torna da una lunga trasferta o da una sfida memorabile ? Quali oggetti, quali cose si conservano sul fondo della borsa? Ci saranno scarpe, indumenti da gioco, una tuta, calzettoni, una fascia da capitano; ci sarà una maglia scambiata con un avversario, mappe per visitare la città dove si è stati, souvenir da portare a chi è rimasto a casa ad aspettare, artigianato locale, una bambola, un barattolo di canfora per ungere i muscoli. Nelle valigie recuperate dai rottami del velivolo Fiat G 212, che il 4 maggio 1949 si schiantò su Superga, erano presenti tutte queste cose, ma anche molto di più. C’erano i sogni ritrovati di una generazione e di un Paese intero, il nostro, che a quella squadra si era aggrappato come si fa con qualcosa di salvifico quando tutto si sta deteriorando.

Immaginiamo che quel giorno del 1949 non sia accaduto nulla, nessuna tragedia, spostiamo indietro il calendario e sfogliamo l’album dei ricordi: prima cartolina, seconda, terza, fino a ritrovare le radici e i protagonisti di una pagina storica rimasta incollata agli occhi della memoria. Nomi, cognomi, luoghi, date. Il Grande Torino era una cartolina da un Paese diverso, da un luogo in cui le valigie della gente non contenevano nulla, erano state svuotate dalla guerra, povere e da riempire ancora di tutto, di necessità, di rivalsa, di sogni e di vita.

La favola tragica dei ragazzi in maglia granata parla dei sogni infranti di una generazione che, dopo la seconda guerra mondiale, si era rimboccata le maniche e aveva cercato di riprendersi la vita in mille maniere diverse. Una di queste è stata sicuramente lo sport. Prima il ciclismo, poi il calcio, grazie a quel Torino che tutti amavano, da nord a sud. C’era fame di vita e fiducia in qualcosa da cui cominciare a ricostruire, sete di rivincite, vittorie e orgoglio calpestato da troppo tempo. In un quadro rassegnato, fu lo sport a fornire qualche appiglio al Paese intero. Per questo, quando il cielo inghiottì gli Invincibili granata, venne giù tutto; fu un lutto così potente da cancellare ogni slancio di avvenire per tanti italiani. Ricordarlo vuol dire rinnovare i fili del tempo e restituirci un frammento di ciò che siamo stati e che, in qualche maniera, vorremmo un po’ tornare a essere.

Info: teatro Superga, via Superga 44, Nichelino

biglietteria@teatrosuperga.it – 011 6279789 – orari: dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19

Gian Giacomo Della Porta