Il cinema può essere un valido strumento didattico e le sale il luogo ideale per far crescere il senso critico e affrontare temi di attualità come le guerre, i diritti civili e sociali. Lo dimostrano i numeri dei progetti gratuiti per le scuole di ogni ordine e grado che Agis Piemonte Valle d’Aosta e Agiscuola, portano avanti da dieci anni sul territorio regionale e oltre.
A cura di Elio Rabbione
Beetlejuice Beetlejuice – Commedia. Regia di Tim Burton, con Michael Keatom, Winona Ryder, Willem Defoe, Jenna Ortega Catherine O’Hara e Monica Bellucci. Alla morte improvvisa del padre, Lydia Deetz torna a Winter River per un ultimo saluto in compagnia della figlia Astrid., giovane e ribelle, e della matrigna Delia, proprio quando a distanza di ben trentacinque anni hanno nuovamente luogo le apparizioni di Beetlejuice, presenza di cui in verità sperava di essersi liberata per sempre. Ma i guai non colpiscono soltanto Lydia, anche lo “spiritello porcello” dovrà fare i conti con la sua ex consorte, ben felice di essere riuscita a rimettere in sesto il proprio cadavere, ricomponendolo grazie a una sparapunti, e aspirando a una vendetta che possa far sbalordire il mondo intero. Astrid nel frattempo incontra un ragazzo del luogo: e forse quell’incontro può essere l’inizio di altri guai. Film d’apertura – e di grande successo – alla 81a mostra di Venezia. Durata 104 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Campo di battaglia – Storico, drammatico. Regia di Gianni Amelio, con Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini. Verso la fine della Prima Grande guerra, due ufficiali medici, amici da sempre, vivono e operano nello stesso ospedale, là dove arrivano ogni giorno uomini gravemente feriti. Molti quelle ferite se le sono procurati da soli, per non dover tornare al fronte. Da un lato, Stefano, rampollo dell’alta borghesia per il quale il padre sogna un futuro in politica, vede con occhio feroce questi autolesionisti e non vede altro che rimandarli a combattere in montagna. Giulio, più comprensivo, cerca di comprenderne le ragioni, è contrario a quei plotoni d’esecuzione che sempre più spesso sono lì a condannare in maniera definitiva. Tra di loro Anna, amica sin dai tempi universitari, forte davanti al duro lavoro che l’aspetta e pronta ad affrontare quella sua attività che la vede posta in secondo piano in quanto donna. Qualcosa capita tra i soldati, molti s’aggravano in maniera misteriosa, forse andrebbe ricercato l’intervento di qualcuno che espressamente provoca delle complicazioni alle loro ferite. Altresì una malattia, la cosiddetta spagnola, viene a decimare i feriti e la popolazione delle valli vicine. Durata 104 minuti. (Nazionale sala 4)
Familia – Drammatico. Regia di Francesco Costabile, con Francesco Gheghi, Barbara Ronchi e Francesco Di Leva. Luigi Celeste ha vent’anni e vive con sua madre Licia e suo fratello Alessandro, i tre sono uniti da un legame profondo. Sono quasi dieci anni che nessuno di loro vede Franco, compagno e padre, che ha reso l’infanzia dei due ragazzi e la giovinella di Licia un ricordo fatto di paura e prevaricazione. Luigi vive la strada e, alla ricerca di un senso di appartenenza e di identità, si unisce a un gruppo di estrema destra dove trespira ancora rabbia e sopraffazione. Un giorno Franco torna, rivuole i suoi figli, rivuole la sua famiglia, ma è un uomo che avvelena tutto ciò che tocca e rende chi ama prigioniero della sua ombra. Quella di Luigi e della sua famiglia è una storia che arriva al fondo dell’abisso per compiere un percorso di rinascita, costi quel che costi. Durata 120 minuti. (Massaua, Reposi sala 5, Romano sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Finalement – Commedia. Regia di Claude Lelouch, con Kad Merad, Sandrine Bonnaire e Françoise Fabian. Ancora un film sui sentimenti da parte del regista di “Un uomo una donna”, classe. La storia di Lino, che ha preso a girare per tutta la Francia, da Nord a Sud, raccontando a chi lo accoglie in auto un po’ di sé. Avvocato di successo, una lunga carriera alle spalle, una bella famiglia che ama e da cui è amato, un uomo che una malattia improvvisa spinge ad un comportamento che lo mette di fronte alle proprie responsabilità. Non riesce più a mentire agli altri come a se stesso. Incontrerà nuove persone tra cui una donna di cui si innamorerà e una nuova passione: suonare la tromba. Il sottotitolo originale suona “La folie des sentiments”, quello italiano “Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte”. Durata127 minuti. (Eliseo, Romano sala 1)
L’innocenza – Drammatico. Regia di Hirokazu Kore Eda. Minato, che ha 11 anni e vive con la madre vedova, inizia a comportarsi in modo strano e torna da scuola sempre più avvilito. Tutto lascia pensare che il responsabile sia un insegnante, così la madre si precipita a scuola per scoprire cosa sta succedendo. Ma la verità si rivelerà essere tutt’altra e i fatti sveleranno una toccante e profonda storia di amicizia. Durata 126 minuti. (Nazionale sala 3)
Joker: Folie à deux – Drammatico. Regia di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, Lady Gaga e Brendan Gleeson. Ancora sulle orme di Arthur Fleck, noto come Jocker, il serial killer che ha terrorizzato Gotham City, recluso nell’ospedale psichiatrico di Arkham in seguito al suo arresto. Lì conosce Harley Quinn, un incontro che cambia la sua vita. I due si riconoscono e si comprendono perfettamente, Arthur trova in Harley la sperato che ha sempre sperato di incontrare. Tra i due nasce una sintonia straordinaria e quando vengono rilasciata al termine della detenzione, ormai inseparabili, sono pronti a intraprendere una nuova tragica e folle avventure. Durata 138 minuti. (Centrale anche in V.O., Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, Fratelli Marx sala Groucho anche V.O., Greenwich Village sala 1 anche V.O., Ideal anche V.O., Lux sala 1, Reposi sala 1 e sala 2 V.O., The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri anche V.O.)
Juniper – Un bicchiere di gion – Regia di Matthew Saville, con Charlotte Rampling, Marton Csokas e George Ferrier. Nella Nuova Zelanda degli anni Novanta, il diciassettenne Sam torna a casa dal collegio per fare la conoscenza della nonna Ruth, ammalata e con una gamba rotta, in passato reporter di guerra, estremamente arrogante e dedita ora all’alcool. Quando il padre sarà costretto a partire per l’Europa per seguire i suoi affari, toccherà al ragazzo occuparsi di Ruth, in un rapporto decisamente non sempre facile: ma forse ci sarà tempo per trovare qualche punto di contatto tra la rabbia giovanile e la scontrosità che accompagna agli ultimi giorni di una vita. Opera prima, il film è del 2021. Durata 95 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)
Madame Clicquot – Drammatico. Regia di Thomas Napper, con Haley Bennet e Sam Riley. Dopo la prematura morte del marito, Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot sfida le convenzioni assumendo le redini dell’azienda vinicola che i due coniugi avevano da poco avviato insieme. Guidando l’azienda attraverso vertiginosi rovesci politici e finanziari, la protagonista resiste alle critiche, rivoluziona l’industria dello champagne e diventa una delle prime grandi donne d’affari nel mondo. Durata 89 minuti. (Classico)
Il maestro che promise il mare – Drammatico. regia di Patricia Font, con Enric Auquer. Nel 1935, il maestro Antoni Benaiges accetta l’incarico come insegnante in un piccolo villaggio nella provincia di Burgos, in Spagna. Qui il giovane maestro instaura un intenso legame con i suoi studenti, bambini tra i sei e i dodici anni, ai quali fa una promessa: portarli a vedere il mare per la prima volta nella loro vita. Ma i metodi di insegnamento innovativi del maestro non incontrano il consenso del governo dell’epoca, che inizia una dura opposizione nei confronti dell’insegnante e dei suoi ideali. Settantacinque anni dopo, la nipote di uno di quegli alunni ricostruisce la meravigliosa storia vera nascosta dietro la promessa del maestro. Una storia di coraggio, dedizione e resistenza che rischiava di rimanere sepolta dalle ombre del regime franchista. Durata 105 minuti. (Greenwich Village sala 2)
Maria Montessori – La nouvelle femme – Regia di Léa Todorov, con Jasmine Trinca. Lily d’Alengy, una cortigiana di successo nella Parigi dei primi anni del Novecento, reincontra una figlia inaccettabile per la società del suo tempo. La donna fugge a Roma, dove ha sentito ci sia un valido istituto capace di prendersi cura di bambine come la sua: qui incontra Maria Montessori, educatrice e madre di un ragazzino nato fuori del matrimonio. Sarà compito di Maria (unita agli sforzi del padre del ragazzo, un suo collega) spingere le autorità ad accettare la bontà e la validità di quel suo metodo educativo sinora rifiutato nei confronti di quell’infanzia sinora rifiutata. Durata 100 minuti. (Centrale, Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Harpo)
La misura del dubbio – Drammatico. Regia di e con Daniel Auteuil. Da quando ha fatto assolvere un assassino recidivo, l’avvocato Jean Monier non accetta più casi di giustizia penale. L’incontro con Nicolas Milik, padre di famiglia accusato dell’omicidio della moglie, lo tocca profondamente e fa vacillare le sue certezze. Convinto dell’innocenza del suo cliente, è disposto a tutto pur di fargli vincere il processo in corte d’assise, ritrovando in questo modo il senso della sua vocazione. Durata 115 minuti. (Eliseo)
La storia del Frank e della Nina – Commedia. Regia di Paola Randi, con Gabriele Monti, Samuele Teneggi e Ludovica Nasti. Questa è una storia di gente comune e straordinaria, con un narratore muto, una realista rivoluzionaria e un irriducubile sognatore all’inseguimento del futuro. Una storia d’amore e d’amicizia tre tre ragazzi alla ricerca del loro posto nel mondo, della libertà, dell’affermazione della propria unicità, del loro modo di vivere la realtà e di un amore anarchico, in una Milano romantica, città di sogni e d’avventura per chi, come loro, vive fuori dalle cerchie esterne, nei paesi dei pendolari, ma anche di realtà dure e complesse con cui si devono per forza confrontare. Durata 105 minuti. (Nazionale sala 3, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
Thelma – Commedia. Regia di Josh Margolin, con June Squibb. Thelma Post è una esuberante nonna di 93 anni che viene aggirata da un truffatore telefonico che si finge suo nipote. Parte così per una ricerca insidiosa per le strade di Los Angeles, accompagnata da un amico e dal suo scooter, per reclamare quello che le è stato sottratto. Durata 98 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Harpo, Romano sala 2)
Il tempo che ci vuole – Drammatico. Regia di Francesca Comencini, con Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano. Luigi e Francesca condividono la passione per il cinema, nonostante le diverse scelte di vita e i modi di stare al mondo. La storia è ambientata durante gli anni di piombo, sul set di “Pinocchio”, il film a cui Luigi Comencini sta lavorando in quei giorni. Lei è una bambina ma lui le parla con serietà, compostezza e rispetto come si fa con un’adulta. Francesca cresce e diventa ragazza in un periodo storico di cambiamento, ricco di lotte politiche e di rivoluzioni sociali, ma purtroppo anche di stragi. La passione di Francesca per il cinema l’accompagna sempre ma la magia fa spazio all’insicurezza. È proprio in questo frammento della storia italiana che compare e si diffonde nel Paese l’eroina, che segnò e stravolse la vita di Francesca e della sua generazione. Luigi è disarmato, non sa come reagire, ma decide di starle accanto portandola con sé a Parigi. Durata 110 minuti. (Uci Lingotto, Uci Moncalieri)
Vermiglio – Drammatico. Regia di Maura Delpero, con Tommaso Ragno, Sara Serraiocco, Roberta Rovelli, Martina Scrinzi e Orietta Notari. In quattro stagioni la natura compie il suo giro. Una ragazza può farsi donna. Un ventre gonfiarsi e divenire creatura. Si può smarrire il cammino che portava sicuri a casa, si possono solcare mari verso terre sconosciute. In quattro stagioni si può morire e rinascere. “Vermiglio”, ambientato tra le montagne della Val di Sole, in Trentino, racconta dell’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale in una grande famiglia e di come, con l’arrivo di un soldato rifugiato, per un paradosso del destino, essa perde la pace, nel momento stesso in cui il mondo ritrova la propria. Leone d’Argento alla Mostra di Venezia, scelto a rappresentare l’Italia ai prossimi Oscar quale migliore film straniero. Durata 119 minuti. (Nazionale sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Dopo nove anni il 1° ottobre è tornato a Torino il Prix Italia nell’anno dei festeggiamenti dei 70 anni della TV e i 100 della Radio e si è aperto nel segno della grande divulgazione con l’omaggio a Piero Angela. Nel pomeriggio alla presenza di un emozionato Alberto Angela è stata scoperta la targa con la quale il Centro di produzione TV ha intitolato al papà Piero gli studi RAI di Via Verdi e sulla palazzina è stato inaugurato il murale che ritrae Piero Angela nel suo gesto unico di salutare il pubblico.
Sul palco dell’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” più tardi nella serata inaugurale, condotta da Giorgia Cardinaletti, Alberto Angela ha ricordato come proprio da questi studi RAI torinesi sia cominciata la sua avventura. Una serata ricca di ospiti che ha visto tra gli altri la partecipazione di Piero Chiambretti, la Senatrice Lucia Borgonzoni, Padre Paolo Benanti, Susanna Egri e Kabir Bedi e costellata da godibili momenti di spettacolo accompagnati dall’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai.
È stata anche la giornata di due grandi artiste donne. Nel pomeriggio il Museo del Cinema ha accolto la regista Jane Campion, due volte vincitrice del Premio Oscar per Lezioni di piano (1993) e Il potere del cane (2021), per consegnarle il Premio Stella della Mole e una masterclass in cui ha incontrato il pubblico in compagnia di Grazia Paganelli per ripercorrere le tappe più importanti della sua carriera, esplorare le sue fonti di ispirazione e raccontare della scuola di cinema che ha fondato. La sera è stata la volta di un’altra grande donna, giornalista e fotografa Letizia Battaglia, a cui è stato dedicato il doc realizzato da Rai Documentari proiettato al cinema Massimo e che sarà trasmesso su Rai 3 il 6 gennaio.
C’è tempo fino a domani per prenotare gratuitamente diversi eventi, proiezioni e programmi a cui assistere dal vivo nello studio allestito per l’occasione nel Centro Produzione Rai di Torino.
GIULIANA PRESTIPINO
Per maggiori informazioni: https://www.rai.it/prixitalia/
Ritorna Incanti, rassegna internazionale di teatro di figura dal titolo “Figuriamoci il futuro”
Torna da lunedì 30 settembre a domenica 13 ottobre la 31esima edizione di Incanti, rassegna internazionale di teatro di figura dal titolo “Figuriamoci il futuro”. Incanti ha doppiato il capo dei trenta anni e si affaccia verso una nuova stagione sempre più a contatto con le tematiche del presente.
Nato nel 1994 per iniziativa della Compagnia Controluce e sotto l’egida della Regione Piemonte e del Castello di Rivoli museo di Arte contemporanea, si è sin da subito caratterizzato per l’attenzione alla ricerca internazionale nel teatro di figura e alla commistione di più linguaggi artistici rivolti essenzialmente ad un pubblico adulto.
Musica, pittura, danza, video in relazione a ombre, marionette, oggetti e burattini sono stati i principali focus delle edizioni di Incanti, attento e propenso alle collaborazioni e sinergie con il mondo culturale circostante, dal Museo Nazionale del Cinema al MAO, Museo di Arte orientale, dal Polo del Novecento alla Venaria Reale. Dal 2022, per iniziativa di Alberto Vanelli, padrino di tutti i festival sin dagli inizi, è stato avviato un rapporto di sinergia con la Fondazione TGR, che ha preso in mano l’organizzazione del Festival, lasciando a Controluce la direzione artistica. Anteprima è stata lunedì 30 settembre con lo storico appuntamento Marionette e Cinema, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema. Si è tenuta al Cinema Massimo la proiezione di Anomalisa di Charlie Kaufman, film di animazione, dark e surreale in stop motion.
La rassegna si aprirà sabato 5 ottobre alle 16.30 con la Puppet Theatre Company di Filippo Marionette ( Italia-Australia) che inaugurerà il festival vero e proprio con Variations, uno spettacolo dinamico, divertente e poetico in cui il protagonista, una marionetta, affronta con ironia e poesia temi attualissimi come la tecnologia, la fragilità e la consapevolezza di chi veramente siamo ( per tutti senza parole).
In serata alle 20.45 la compagnia italiana Zaches Teatro presenterà Cappuccetto Rosso, nella versione precedente a quella dei fratelli Grimm, in cui attraverso la danza, il teatro di figura e la musica prende vita ancora sul palcoscenico la famosa bambina dalla mantellina rossa.
Nello stesso fine settimana domenica 6 ottobre alle 10.30 il Tangram Kollektiv debutta in prima nazionale con Schattenwerfen, uno spettacolo giocoso di dialogo tra le ombre e i loro corpi, che mette in discussione in modo curioso la gerarchia di questa relazione ( dai 4 anni in su).
Nel pomeriggio alle 16, in occasione del 140esimo anniversario delle Relazioni Diplomatiche tra Corea e Italia andrà in scena “Tradizioni a confronto”, per scoprire la tradizione e la cultura coreana attraverso il gioco e il teatro di figura tradizionale. Domenica 6 ottobre alle 20.45 andrà in scena il Teatro Strappato, che avvicina al tema dei bambini boliviani di strada con ‘Betun’, una breve poesia teatrale su una realtà sconcertante che opprime troppi bambini nel mondo.
Venerdì 11 ottobre alle 20.45 andrà in scena Five Lines di Frau Trapp ( Svizzera), spettacolo il cui linguaggio di micro-cinema- teatro combina il teatro di figura, l’arte audiovisiva e la musica dal vivo della compagnia, dipingendo uno scenario politico distopico e dispotico.
Sabato 12 ottobre alle 16.30, replicato domenica 13 ottobre alle 11, è la volta di Gek Tessaro e il suo Libero Zoo, spettacolo che inaugura anche il cartellone tout public della stagione 24/25 della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani.
Sabato 12 ottobre, alle 20.45, sarà la volta di ‘En attendant Kyoto’ di Max Vandervorst, proveniente dal Belgio, spettacolo in cui le peripezie sonore e magiche toccano il tema lacerante del degrado ambientale facendo risuonare i ghiacci che si sciolgono implacabilmente nella vana attesa delle risoluzioni di Kyoto.
A passeggio nei giardini della Reggia di Venaria domenica 13 ottobre dalle ore 15 chiude il festival ”Incanti nei giardini”, un pomeriggio in cui il pubblico potrà assistere sia a una performance originale, intima e sorprendente, dedicata a uno spettatore alla volta, sia a una battaglia dei cuscini.
Nato nel 2012 come spazio Off di Incanti, ritorna in una nuova veste il Progetto Cantiere spazio libero delle idee, un festival nel festival dedicato alle compagnie italiane emergenti, realizzato con un’importante rete di festival, il festival Internazionale delle figure e dei burattini arrivano dal Mare, del teatro Del Drago di Ravenna, Alpe Adria Puppet Festival del CTA di Gorizia, Insolito Festival di Micromacro di Parma Anima IF le Mascareddas di Cagliari e Pendientes d’un Hilo e la Tartana Teatro di Madrid.
Accanto al Festival lo storico appuntamento di Marionette e cinema in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, e due workshop, di cui uno in collaborazione con Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione del Politecnico di Torino, Dams, Università di Torino e Aiace.
Mara Martellotta
Consegnato alla regista il Premio della Mole alla carriera
“Caratterizzate in prevalenza da personaggi femminili che lottano per essere ascoltati, riconosciuti e compresi, le sue peculiari opere non possono essere facilmente classificate: spaziando tra il cinema d’essai e il cinema commerciale, la sua filmografia comprende drammi a basso budget realizzati in Australia e Nuova Zelanda, film storici di prestigio internazionale, un thriller erotico contemporaneo girato negli Stati Uniti e una serie televisiva”, e molto altro ancora dovrebbe elencare la motivazione del Premio Stella della Mole alla carriera che le è stato consegnato nel pomeriggio di martedì scorso nella Sala del Tempio, circondata dalle linee dell’Antonelli, a far gli onori di casa i compassati Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, presidente e direttore uscente del Museo del Cinema. Un omaggio a lei che è stata, tra i tanti premi, la prima donna a ricevere la Palma d’Oro a Cannes (per “Lezioni di piano”: chi, appassionato di cinema, non ha mai ripensato in tutti questi trent’anni alla discesa di quel pianoforte nelle acque blu dell’oceano, alla sua drammatica poesia?) e l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, a lei che tre anni fa ci ha regalato lo straordinario “Potere del cane” per il quale s’è aggiudicata il Leone d’argento a Venezia e l’Oscar per la miglior regia, con due Golden Globe, tre Critics Choice Award e due Bafta a completare il grande successo. Un talento enorme. Ha ribadito in questi giorni Enzo Ghigo: “Nel corso della sua carriera quarantennale, Jane Campion si è ritagliata un posto unico nella storia e nel Pantheon tradizionalmente maschile del cinema moderno”, mentre De Gaetano ha sottolineato come la regista e sceneggiatrice sia “una cineasta di singolare genialità che, come nessun altro, riesce a servirsi delle arti della rappresentazione cinematografica per rivelare intuizioni uniche e profonde sulla soggettività femminile nonché una sensibilità distintiva in film diretti da una donna, sulle donne e per le donne.”
Una famiglia d’artisti la sua, la madre attrice teatrale e il padre regista teatrale, la sorella Anna sceneggiatrice. Anche lei pensò in un primo tempo di calcare le tavole del palcoscenico (un tempo si usava parecchio quest’espressione), andò a studiare all’Old Vic di Londra e quando torno nella sua Nuova Zelanda fu per formare una propria compagnia. Poi i viaggi – anche in Italia, a Venezia -, l’accademia e l’amore per l’arte concettuale. Oggi con il denaro che Netflix le ha messo a disposizione dà vita a una scuola di cinema. Oggi, intanto, arrivata ai settanta, chiusa in quella divisa nera adottata da tempo, un paio di ciabatte color nocciola ai piedi, i capelli bianchi che scendono a coda da un lato, qualche vezzo ormai abituale è d’obbligo, illuminati ancor più dalle luci dall’alto, oggi Jane Campion innalza al pubblico e ai fotografi il suo premio e siede nella poltrona bianca all’interno della Mole (“un edificio fantastico” lo definisce, mentre la nostra città è “sofisticata”), a rispondere alle domande di Grazia Paganelli, pronta a ripercorrere una intera lunga carriera, le avventure a cui ha dato forma.
Il cinema, rispondeva ancora nei giorni scorsi a una giornalista, è per lei “passione e lavoro”. Il lavoro sta nella scrittura, nella preparazione, nella direzione degli otto lungometraggi che stiamo attraversando, in quegli assaggi brevissimi di scene che scorrono sugli schermi che sono a lato dell’ospite (ma non c’è menzione per “Ritratto di signora” e per “Holy Smoke”, forse inciampi oppure risultati incompleti, che non l’hanno del tutto soddisfatta, su cui s’è detto di sorvolare?), la passione la tocchi in questo stesso momento, che si direbbe ancora crescere, nel parlare degli inizi con “Sweetie” (eravamo nel 1989), ragazza grassa e problematica, figlia di una coppia che sta per separarsi, pronta a rifugiarsi tutta nuda su un albero e a farne la propria casa, origine di quelle ribellioni femminili e delle oppressioni che la donna sogna di scardinare e di abbattere, costruendo una realtà che non sempre approda al sogno iniziale ma che qui s’avvicina a “una dimensione di quiete”, addolcisce Paganelli. È dell’anno successivo “Un angelo alla mia tavola”, Leone d’argento a Venezia, ritratto di Janet, figlia di una povera famiglia contadina della Nuova Zelanda, un susseguirsi di debolezze e insuccessi, di fallimenti che la portano a un tentativo di suicidio e a un ricovero per essere sottoposta a più di duecento elettroshocks: un soggetto che ha le radici nell’autobiografia di Janet Frame e che apre gli interessi di Campion al mondo letterario, dei romanzi, dei personaggi scritti, quel passaggio dal romanzo al cinema che mostra “come si trasformano sullo schermo le tante emozioni che trovano all’inizio spazio e vita nella pagina scritta”, affidate qui – analizza ancora Paganelli – a quei “colori, il rosso e il verde ad esempio, che predominano, l’uno e l’altro in momenti importanti e diversi, dando vita a una scelta coloristica sottolineata dal gioco delle luci che si riversano su personaggi, ambientazioni e paesaggi.”
È un film sulla salvezza “Lezioni di piano”, dove Ada, la protagonista, che ha lottato per tutta la vita contro una società patriarcale in cui vive, raggiunge al termine la propria redenzione, al di là del mutismo che la blocca sin da bambina, al di là di quell’unica forza di comunicazione che sono le note del suo pianoforte, al di là della nuova unione che riesce a costruire con un uomo inglese da tempo ormai integrato con gli usi e i costumi della popolazione dei Maori, il viso segnato dai tatuaggi azzurri? La regista ricorda di “Lezioni” soprattutto l’apporto delle musiche di Michael Nyman (affidarle a lui la regista lo considerò sempre un atto di ribellione): “Lui ha compreso immediatamente il film, io all’inizio ne avevo un po’ timore ma poi alla fine mi sono fidata, gli ho soltanto chiesto di costruire un suono diverso da quello dei film di Peter Greenaway”. Il titolo del tema principale è “The Heart Asks Pleasure First” (Il cuore chiede per prima cosa il piacere), è un verso di una poesia di Emily Dickinson, “amo molto lei come amo l’altra Emily, la Bronte, davvero esempi di ribellione, mi hanno spinta a essere più forte.” Richiami letterari, come tanta letteratura si respira in “Bright Star” del 2009, nei tanti versi che attraversano la storia dell’amore del poeta John Keats per la giovanissima Fanny Brawne, un affresco che accomuna il duplice mistero che invade la donna e la natura, in cui l’attore Ben Whishaw, per avvicinarsi con più forza al proprio personaggio, imparò a scrivere con penna d’oca e inchiostro; tanta letteratura nella torpida vicenda (“un thriller al contrario”) di “In the Cut”, dalle pagine di Susanna Moore, vista attraverso gli occhi e la realtà della protagonista “voyeur della storia”, che è una enigmatica Meg Ryan lontanissima dai ricordi della ragazza della porta accanto; tanta letteratura nel “Potere del cane”, uno dei film più belli e preziosi di questi ultimi anni, dal romanzo di Thomas Savage, esempio perfetto di come s’abbiano a costruire i dialoghi di un film, le atmosfere, il reticolato delle tante cose non dette che tuttavia hanno una loro precisa realtà. Meritatissimo Oscar alla maestria e alla potenza con cui Jane Campion racconta le proprie vicende, con la figura di Rose altro affascinante personaggio femminile: anche se questa volta il mondo polveroso e alcolico del western con i suoi uomini feriti dai turbamenti e dalle debolezze, dalle ambiguità e dalle solitudini invade lo schermo.
Elio Rabbione
Nelle immagini: Jane Campion ritira l’Oscar per “Il potere del cane”; Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano le consegnano il premio Stella della Mole alla carriera
Associazione Culturale Ucraina Libera ha organizzato un evento di elevato livello storico-culturale, patrocinato da Città di Torino e Città Metropolitana, che si terrà per la prima volta a Torino presso la Sala Biblioteca della Fondazione “Circolo dei lettori, in via Bogino 9, il giorno 2 ottobre 2024 dalle ore 18:00 alle ore 19:30.
L’evento consiste nella presentazione del libro del Prof. Simone Attilio Bellezza “IDENTITA’ UCRAINA” (Storia del movimento nazionale ucraino dal 1800 ad oggi), Edizioni Laterza.
Breve quadro sinottico:
L’invasione su vasta scala dell’Ucraina non ha comportato soltanto il ripetersi di una tragedia che dopo la fine del secondo conflitto mondiale sembrava non potesse più ripetersi, ma ha anche riproposto il tema di fondo dell’esistenza e del riconoscimento dell’Ucraina come nazione e Stato sovrano. La guerra scatenata dalla Russia non è più solamente il tentativo di una conquista territoriale, ma assume una dimensione culturale ed esistenziale dai forti contorni identitari e nazionalisti.
Dialogherà con l’autore la D.ssa Donatella Sasso, storica e scrittrice, attualmente redattrice esterna presso Giulio Einaudi Editore.
Andrà in scena stasera alle 19 al teatro Regio la Manon Lescaut, la prima del Trittico di Manon in programma in questo inizio d’autunno, la Manon di Giacomo Puccini. Gli ospiti dello spettacolo, uno dei più attesi della stagione, saranno accolti da un elegante red carpet e da mille rose rosse che i fioristi stanno allestendo in queste ore.
La lista degli invitati è piuttosto lunga e comprende le grandi istituzioni di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro e il presidente Enrico Salza, l’assessore alla Cultura del Comune di Torino Rosanna Purchia, il prefetto Donato Giovanni Cafagna, il console di Francia Emanuele Chieli, il segretario generale della Fondazione Crt Paola Venezia, il presidente del Cda di Fondazione Sanpaolo Michele Coppola e le star del web, quali Pietro Morello, con 550 mila follower su Instagram e 1 milione su Tik Tok, Matilde Matisantantonio, reduce dalla Mostra del Cinema di Venezia, Valentina Anzani, Marco Dixit, Paola Brunello, figlia del musicista Mario, e Paola Marangoni, tra gli altri.
Oltre al red carpet gli ospiti della Manon Lescaut saranno accolti da diversi profumi in quanto il foyer del teatro Regio sarà avvolto dalle fragranze del Laboratorio Olfattivo, che ha creato tre profumi esclusivi ispirati alle tre versioni della Manon, Ambrami creata in esclusiva per Puccini, Incensamente per Massenet e Clamorosa per Auber. Durante il primo intervallo Intesa Sanpaolo offrirà un brindisi a tutto il pubblico e al termine della serata verrà offerto a ciascuno un omaggio firmato Guido Gobino e una rosa di Segantin.
La giovane protagonista del romanzo dell’abate Prevost, a partire dal successo riscosso a metà Settecento, ha ispirato ben tre compositori, Daniel Auber, che ha dato vita a Manon Lescaut nel 1856, Jules Massenet compose la sua Manon nel 1884 e Giacomo Puccini raggiunse il trionfo con la Manon del 1893. Tre opere distinte ma complementari. Stasera sul podio il maestro Renato Palumbo, seguito nelle altre rappresentazioni dai maestri Evelino Pidò e Guillaume Tournaire. La regia è di Arnaud Bernard e protagonisti saranno l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio.
Ampia attenzione è stata poi data ai costumi, circa settecento, che sono stati creati dalla costumista Carla Ricotti. Ciascuna Manon ha un punto di riferimento cinematografico. Il film di riferimento della Manon di Puccini è “Amanti perduti” di Marcel Carné, con un’atmosfera pervasa dalla caratteristica tristezza pucciniana; la Manon di Auber trae ispirazione dal film “When a man loves” di Alan Crosland del 1927, la cui ambientazione affiancherà quella settecentesca; la Manon di Massenet si ispira a ‘La verità’ di Henri Clouzot del 1960 e citerà anche la collezione che nel 1947 aveva lanciato Christian Dior.
Mara Martellotta
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Durante la serata sarà possibile vedere il dietro le quinte della televisione, entrando negli studi televisivi del Centro di produzione Rai che saranno aperti eccezionalmente per questa occasione. Guidati da tecnici della Rai si visiteranno gli studi TV4 e TV2, quest’ultimo cuore delle trasmissioni di Rai Yoyo, il canale della tv dei ragazzi che proprio a Torino ha la sua sede principale.
Inoltre si potrà visitare il Museo della Radio e della Televisione: un vero e proprio viaggio nella storia collettiva attraverso le immagini, i personaggi e gli oggetti che hanno contribuito a costruire l’Italia come la conosciamo oggi. Il Museo offre anche uno sguardo al futuro, alle nuove tecnologie che fanno la televisione dell’oggi e che ci permettono di progettare quella del futuro che verrà.
Il percorso di visita si sviluppa in tre sezioni principali: le prime forme di comunicazione a distanza, dal telegrafo al detector Marconi; la nascita e l’evoluzione della radio, dal celebre uccellino fino alle simpatiche radio pubblicitarie di fine secolo; la storia della televisione: dalla tv meccanica di Baird del 1928, passando per le trasmissioni in bianco e nero e poi a colori, fino alla transizione al digitale.
I microfoni, vero ponte che unisce la radio e la tv, guidano centralmente il percorso in un suggestivo allestimento scenografico e di luci.
I preziosi costumi di scena di Raffaella Carrà, Mina, Adriano Celentano, Mike Bongiorno, Sabina Ciuffini e Loretta Goggi si affiancano all’area esperienziale in cui si può provare a fare i cameramen, i cantanti o i conduttori di programmi del futuro utilizzando affascinanti apparati antichi, tuttora funzionanti.
Lo Studio 1 della Rai di Via Verdi ospiterà la selezione musicale di Andrea Passenger, definito “uno dei migliori dj italiani in circolazione” da Damir Ivic, una delle firme di riferimento del giornalismo musicale. Il suo stile e il suo gusto lo hanno portato a frequentare le consolle di mezza Europa, ha suonato al fianco di luminari del clubbing come Nicky Siano, Theo Parrish, Gilles Peterson. Fa parte della dj crew di Jazz:Re:Found. Inoltre giochi, live quiz, attività a tema, pillole e curiosità sull’universo Rai.
Una Notte al Museo è il format dell’Associazione culturale Club Silencio pensato per avvicinare il pubblico, in particolare i giovani, alla vita culturale del territorio. Dall’inizio del 2024 ha portato nei musei di Torino e Piemonte oltre 75.000 persone, con una forte prevalenza di under 35.
Da ottobre 2022 Club Silencio è certificata ISO 20121 per la “Gestione eventi sostenibili”.
Per partecipare a Una notte negli studi Rai è necessario accreditarsi sul sito di Club Silencio al link https://clubsilencio.it/next-event/
Allo stesso link è possibile inoltrare l’invito a un amic*
In programma domenica 6 ottobre prossimo
Viale Torino si animerà di agricoltura a km. 0, cibo del territorio e cultura domenica 6 ottobre prossimo dalle 10 alle 18 per l’undicesima Fiera di Stupinigi, che coinvolgerà la filiera della farina, agricoltura, cibo e cultura.
L’inaugurazione sarà alle 10.30 al podere San Carlo in viale Torino con l’associazione Stupinigi è ed i rappresentanti del Protocollo d’Intesa per la valorizzazione di Stupinigi, i sindaci dei Comuni di Beinasco, Candiolo, Nichelino, None, Orbassano e Vinovo, ente di gestione delle aree protette dei Parchi reali e Fondazione Ordine Mauriziano. Saranno presenti le maschere nichelinesi Madama Farina e Monsù Patanè.
Seguiranno le esecuzioni della banda musicale e della Junior Band Giacomo Puccini di Nichelino e del gruppo folkloristico Ogygia della città gemellata con Stupinigi, Victoria (Malta).
‘L’Associazione Stupinigi è’ proporrà un menu a base di prodotti genuini provenienti dalle aziende agricole del Distretto Reale di Stupinigi, podere S.Umberto, Ristorante Sabaudia, caffè Villa Reale, Nichelino e Stupinigi nel piatto, pasta prodotta con la farina della filiera di Stupinigi e il basilico dell’azienda agricola Ponzio di Nichelino, preparata dall’Associazione San Matteo Onlus.
Dalle 10 alle 18 sempre di domenica 6 ottobre si terrà l’Oasi della De.Co, con prodotti di denominazione comunale “Distretto Reale di Stupinigi”, stand di piccoli e medi produttori del territorio, filiere di eccellenza del Piemonte, Campagna Amica, hobbisti, mercatino dell’usato e bancarelle commerciali.
Saranno in esposizione anche macchine agricole e trattori d’epoca a cura dell’Associazione Trattori e Trattoristi Amici Veicoli storici di Murello nel Cuneese. Sarà possibile visitare anche una mostra fotografica collettiva dal titolo “Scatti e emozioni” a cura dell’Associazione Fotoclub 4 click Nichelino, presso l’infopoint di viale Torino 4.
Seguiranno momenti di animazione con le rappresentazioni degli antichi Mestieri a cura del gruppo storico di Alpignano, l’esibizione del gruppo folkloristico Ogygia della città gemellata a Stupinigi, Victoria ( Malta). Non mancheranno laboratori didattici gratuiti presso l’Emporio Panacea di viale Torino 12 e sarà proposto anche un itinerario turistico “Lungo le rotte del Re in carrozza”. Dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18 si potranno godere passeggiate in carrozza nel parco di Stupinigi, alla scoperta dell’ambiente naturale e storico a cura del gruppo Officine della Memoria. Presentando il biglietto della passeggiata in carrozza, sarà possibile visitare la palazzina di Caccia di Stupinigi con tariffa agevolata a 8 euro, fino al 31 ottobre 2024, a cura della Fondazione Ordine Mauriziano.
MARA MARTELLOTTA