Cosa succede in città- Pagina 13

“Franciscus” guarda alla sua epoca per parlare al mondo di oggi

Simone Cristicchi sul palcoscenico del Gioiello, soltanto sino a domani

 

Vabbè, uno dice è un grande, un grandissimo cantante, un’isola a sé, uno fuori di ogni schema, solitario come una perla rara sul palcoscenico più canoro dello Stivale e ben altrove, ne ascolti la voce e lo ammiri: ennò, non soltanto quella, Simone Cristicchi è un cultore della parola, non solo nella bella dizione che si porta appresso e che ti godi, esclusa da un certo variopinto farfugliamento che ti ritrovi a volte sui palcoscenici, uno di quelli che la parola la sanno comporre e ricomporre, amalgamare, incrociare e dispiegare, rafforzata dall’Idea che avvince e coinvolge il pubblico. Andate al Gioiello a gustarvi il suo “Franciscus. Il folle che parlava agli uccelli”, scritto con Simona Orlando (al Gioiello sino a domani giovedì 10 aprile), e preparatevi a essere avvolti dentro questo testo – e abbiate il coraggio tutto umano di commuovervi – che non è solo la rappresentazione di una figura umana che ha messo la sua profonda impronta su un’epoca ma dell’epoca stessa, che è fuori da ogni “santino” che vi possa essere capitato tra le mani, la figura di un santo che ha preso alla lettera le parole del Vangelo, che è il frutto di studi portati avanti con profondità, con saggezza, attingendo a quanti hanno guardato nell’intimo del santo d’Assisi, da Bonaventura da Bagnoregio per arrivare all’Ottocento del francese Paul Sabatier, con una divulgata miscela di riflessioni e di divertimento, un inno alla povertà e una sferzata inconfutabile al superfluo, circa 100 minuti monologali di meditazione più vicini alla Cavani che non a Zeffirelli, dove scorgi la “letitia” e l’inno alla natura – ma vivaddio non a quell’ecologismo di attuale facciata dietro cui molti oggi sbavano e si nascondono con grande comodità -: e l’autore/attore, al termine, a salutare con commozione e a ringraziare la sala stracolma, il pubblico in piedi e sotto il palcoscenico, tra applausi senza condizione, non come l’interprete che ha vinto la sua battaglia, ma come l’uomo pieno di dignità e di timidezza che ha ancora ben presente quanta strada ci sia da fare a completare la strada.
“Franciscus” non è che la tappa, attuale, di un cammino di un uomo completo di spettacolo che non ha ancora saltato la barriera dei cinquanta, che è stato obiettore di coscienza e volontario in un centro di igiene mentale, che s’è all’inizio dato ai tormentoni tipo “Vorrei cantare come Biagio” e che ci ha regalato poi capolavori come “Ti regalerò una rosa” e “Abbi cura di me”, “Studentessa universitaria” e “Quando sarai piccola”, che è passato attraverso le scritture di “Mio nonno è morto in guerra” e “Magazzino 18”, intorno al dramma delle genti istriane, giuliane e dalmate del dopoguerra, e “Manuale di volo per l’uomo”. Prove che l’hanno sempre più fatto immergere nel teatro – anche d’organizzazione, per tre anni è stato direttore dello Stabile d’Abruzzo -, alla piena consapevolezza della ricerca di un teatro “di civiltà” o civile, un cammino – lo ascoltavo dalla platea in certi a parte, in certe parole in cui più veniva messo a fuoco il pensiero di Cristicchi autore, con delucidazioni, con ampi pensieri, con ragionamenti, con commiserazione della attualità, che abbracciavano anche miserevoli percentuali del nostro vivere quotidiano – che lo sta felicemente portando a vivere quelle stesse aree già frequentate da Giorgio Gaber (è da manuale il brano del centro commerciale, con la fame che tutti conosciamo di gettare oggetti dentro il carrello della spesa; e come non avvicinare i due autori, di epoche diverse, in quel tema della finzione, “fingendo di essere liberi” l’uno, “far finta di essere sani” l’altro?) in quegli stessi anni in cui Cristicchi è nato. E lui, ben saldo sul palcoscenico, potrebbe essere il signor C. degli anni futuri.
Franciscus il rivoluzionario e l’estremista, l’innamorato della vita e capace di vivere un sogno, forte e momentaneo se già certi suoi seguaci preferirono rinnegare nella maggiore comodità il suo insegnamento, il folle che parlava agli uccelli, che riusciva a vedere la bellezza del Creato nell’acqua come nella morte. L’uomo che compone negli ultimi anni della sua vita il “Cantico delle creature”, che s’è rifugiato tra i lebbrosi e ha ucciso uomini nella guerra tra Perugia e Assisi, che è “così pazzo da cambiare il mondo”, che “è tutto e il contrario di tutto”, che è un alternarsi di “studi silenzi isolamenti”, che con i mattoni e le pietre ha costruito chiese e con la propria esistenza ha per un attimo rimesso in sesto una Chiesa traballante, che s’è spogliato davanti al tempio di Minerva, come c’insegna Giotto, in una scelta radicale di povertà, rinnegando gli averi di ser Bernardone – magari messo a confronto (parola grossa!) con gli spogliarelli di oggi che vanno tanto per la maggiore, che viveva di religiosità e di dubbi, che viveva di utopie, che ha perso la partecipazione alla Crociata ma riesce a stabilire egualmente, a Damietta, sulle rive del Nilo, un legame con il futuro sultano al-Malik al-Kamil. “Ci fu un tempo in cui c’era ancora tempo” recita Cristicchi e in quel tempo pone la santità del suo uomo: ponendogli a filtro Cencio, stracciaiolo girovagante con il proprio carretto su cui raccoglie quei brani di stoffa, seta e quant’altro, che poi porterà alla cartiera perché divengano preziosa carta a cui ridaranno vita infaticabili amanuensi, uomo rude e imbronciato, caustico e certo non grande ammiratore del poverello, inventore di una lingua sua che Cristicchi con bell’approccio diversifica e offre al pubblico con simpatia. E con la bravura di sempre ripone all’interno dello spettacolo, che ha la bella struttura scenografica lignea di Giacomo Andrico, otto canzoni, scritti con Amara, che con l’aiuto della chitarra sono parte non secondaria della serata. Uno spettacolo da non perdere, una faccia non troppo rivisitata di quel Teatro con la lettera maiuscola che ci spinge, che ci aiuta a crescere. Una rabbia, una laicità, un affetto anche che fanno grande un momento teatrale. Che ha il potere, autentico, di chiamarci a testimone e di coinvolgere.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Edoardo Scremin.

IED presenta THE DREAMERS, Public Portfolio Review alle Gallerie d’Italia

giovedì 17 aprile alle 15

In occasione di Exposed, Torino Foto Festival, l’istituto Europeo di Design, gli studenti di Fotografia dell’istituto Europeo di Design propongono, in una portfolio review dinamica e interattiva,  un viaggio visivo attraverso aspirazioni, fragilità e trasformazioni, svelando il primo capitolo intitolato “Ti vorrei dire”.

Un mosaico generazionale che interpreta e riflette il presente con autenticità,  vulnerabilità e una profonda tensione poetica. “The Dreamers” rappresenta il primo capitolo del progetto triennale “Ti vorrei dire”,  realizzato in collaborazione con le Gallerie d’Italia Intesa Sanpaolo.

Giovedì 17 aprile dalle 15 alle 17.30 Gallerie d’Italia-Torino ospita la Public Portfolio Review  che mette in mostra i lavori di 21 studenti e studentesse dei corsi di fotografia IED delle sedi di Milano, Torino e Roma, le cui voci si uniscono per la prima volta per esplorare i sogni, le  vite parallele e le scelte dei loro coetanei.

Attraverso la potenza delle immagini, il progetto si propone di tracciare un ritratto sfaccettato e sincero dei giovani  che superi le narrazioni semplificate e contrapposte che spesso emergono quando si osserva chi ha vent’anni, restituendone, invece, la complessità,  la fragilità e le aspirazioni.

Un’indagine fotografica che si svela in una lettura di un portfolio dinamica e interattiva che favorisce il dialogo tra l’autore, il pubblico e special lecturer, professionisti del mondo della fotografia e del settore museale e culturale, curatori e giornalisti, che avranno l’occasione di confrontarsi con l’opera dello studente e arricchire il dibattito. Elemento centrale di questa esperienza è il tavolo, che accoglie le immagini, custodite in una scatola, il cui design è curato dagli studenti di Design della Comunicazione  Visiva Ied di Firenze. Con la sua presenza costante nelle case, negli studi, nei luoghi di lavoro di tutti, il tavolo è un punto di raccolta quotidiano , dove accadono le discussioni più accese, i momenti di scambio, le confidenze. Qui diventa simbolo di incontro, veicolo attraverso cui condividere i propri progetti  e palcoscenico ideale per una riflessione collettiva ma, al tempo stesso, empatica.

“Ogni portfolio, presentato in una scatola  progettata con cura, rappresenta un’unità che, una vota aperta, entra fisicamente in un progetto di confronto – raccontano le curatrice del progetto e coordinatrici dei corsi di Fotografia IED Giulia Ticozzi, Carlotta Cattaneo e Daria  Scolamacchia – “ Gli studenti  e le studentesse sono invitati non solo a mostrare il proprio lavoro al pubblico, ma anche  a muoversi nello spazio, a interpretarlo, a porre domande, con l’idea di stimolare un discorso comune che si costruisce e si arricchisce di volta in volta coinvolgendo diversi sensi di chi, esperto o semplice curioso, investe il suo corpo in questa performance partecipata aggirandosi liberamente tra i tavoli.

The Dreamers non è  solo una mostra, ma un archivio in continuo divenire, una testimonianza viva e pulsante delle prospettive creative delle nuove generazioni, che è destinata a crescere nel tempo, grazie all’incontro tra chi crea,chi osserva e chi si mette in gioco.

Giovedì 17 aprile 2025 Gallerie d’Italia Torino, piazza San Carlo 156.

Ingresso libero dalle 15 alle17.30.

Mara Martellotta

Foto dei lettori: il raffinato barocco di palazzo Barolo

Ci scrive e ci invia questi scatti la nostra lettrice Alessandra Macario: Palazzo Barolo è una delle residenze nobiliari più affascinanti di Torino, un esempio raffinato dell’architettura barocca. Le sale affrescate e lo scalone maestoso narrano la storia della famiglia Falletti di Barolo, un intreccio di arte, musica e mecenatismo.

The Password, il giornale degli studenti di UniTo

Per più di dieci anni The Password, il giornale degli studenti dell’Università degli Studi di Torino, ha raccontato le sfide della contemporaneità.

Grazie al contributo di decine di giovani volenterosi, che dal 2014 hanno lavorato incessantemente per garantire ai lettori un’informazione libera, seria e apartitica, la nostra testata rappresenta oggi uno dei progetti di giornalismo studentesco più seguiti d’Italia. Nipote storico e spirituale del torinesissimo Ateneo (1949-1968) — il periodico del Comitato studentesco universitario interfacoltà, che vanta, tra le sue penne, un giovane Umberto Eco e il futuro critico cinematografico Gianni Rondolino — il nostro progetto ha sempre cercato di onorare il passato studentesco engagé della “piccola Parigi” ai piedi delle Alpi. Perché è stato fondato The Password, dunque? Lasciamo rispondere, per affinità di sensibilità, il redattore di Ateneo Vincenzo Berruti, che presenta così, nel novembre del 1949, la nuova testata universitaria ai lettori: “Un nuovo giornale!! Ma non ve ne sono già tanti, troppi? […] Sì, di pubblicazioni ve ne sono tante e di ogni genere, però gli universitari torinesi non avevano ancora il loro giornale, un giornale che fosse veramente ed interamente loro, che parlasse dei loro problemi e che li tenesse più uniti ed affratellati”.

È esattamente questo il cuore del nostro progetto: dare vita a una palestra di idee, creare uno spazio di condivisione e confronto per una comunità studentesca consapevole, al fianco delle categorie sociali più precarie e troppo spesso dimenticate dalla classe politica. Usiamo le nostre tastiere come megafono, per dare voce a chi non ce l’ha. Attraverso i nostri contenuti, ribadiamo che l’istruzione è un diritto di tutti, che la scuola pubblica non va definanziata e che è dovere dello Stato abbattere tutte le forme di discriminazione geografica, sociale o economica che impediscono o rendono difficoltoso l’accesso ai servizi universitari. Certo, gli strumenti della comunicazione giornalistica sono cambiati profondamente dal Dopoguerra a oggi. La crisi del cartaceo non fa che aumentare di fronte alla diffusione e alla costante evoluzione del digitale, il quale ha aperto le porte, anche grazie all’invenzione dei social media, a nuovi format, che prima si credeva fossero riservati in modo esclusivo al mondo televisivo e radiofonico. Ogni generazione, si sa, è figlia del proprio tempo.

Per questo The Password ha colto, negli anni, tutte le opportunità che il progresso tecnologico ha offerto. La nostra redazione non solo gestisce un blog online, consultabile sul sito www.thepasswordunito.com, ma cura anche il podcast Oltre l’inchiostro, che ha ospitato artisti e studiosi del calibro di Isidoro Sofia, uno dei fotografi torinesi più noti e apprezzati del web, Valeria Verdolini, docente dell’Università Milano Bicocca, ed Eloisa Mora, professoressa associata presso la University of Toronto. Sui canali social di The Password, indicati sul nostro sito, i lettori troveranno post, vignette e contenuti di approfondimento su tematiche di attualità politica italiana e internazionale. Senza l’impegno quotidiano dei membri dei sette gruppi di lavoro che compongono la nostra associazione, nulla di tutto ciò sarebbe possibile. I nostri sforzi sono stati riconosciuti dagli enti e dalle realtà culturali che in questi anni hanno invitato la redazione a eventi, festival e mostre organizzate sul territorio, per accompagnare i giovani torinesi nella scoperta delle chicche del patrimonio artistico, culturale e storico del Piemonte. Quest’anno, The Password è stato media partner del Torino Underground Cinefest e delle associazioni Omnibus e MARKETERS’ Club Torino.

Ringraziando di cuore la redazione de Il Torinese per lo spazio a noi dedicato, ci auguriamo di avere incuriosito i giovani lettori di questo splendido quotidiano. The Password, il giornale che va oltre gli asterischi.

 

Micol Cottino

Caporedattrice di The Password

L’ex “Riviera” di Parco Sempione e la decadenza di Barriera

Impagabile la felicità dell’ infanzia ed adolescenza. Dicono che l’adolescenza  inizi ai 10 anni ed addirittura finisca ai 18 con qualche ardito che la prolunga fino ai 24.
Ma per me dagli 8 ai 14 anni fu un momento magico. Ne ho ancora ricordo di totale felicità e spensieratezza. Le ultime classi delle elementari e tutte le medie. Totale libertà di muovermi per le strade e l’oratorio del quartiere. Sempre o quasi sempre in gruppo. Libertà allo stato puro. Libertà nel ” branco ” e libertà con il branco.  Libertà che si moltiplicava un’ora dopo che era finita la scuola. Ai compiti per le vacanze ci si pensava a settembre. 2 o 3 giorni e il gioco era fatto. Ora sapere che il Parco Sempione e la piscina Sempione è diventata terra di nessuno, una cloaca a cielo aperto mi ha fatto male. Hanno ucciso parte di quel ricordo di libertà e perché no? Di speranza.
Dal 15 giugno al 31 di luglio sede costante delle vacanze prima della montagna o del mare di Rimini. Nel 1957 inizio lavori e inaugurazione di due vasche con il trampolino olimpionico. Che paura salirci sopra.
Ma si doveva dimostrare d’ essere grandi.
O si aspettava la fidanzatina che, almeno quel giorno non sarebbe arrivata. Anni dopo seppi che era uscita col suo vecchio fidanzato che,  a suo giudizio,  era un ex fidanzato. Faceva il marinaio sulla Vespucci e come si sa hanno una fidanzata in ogni porto. Ma si sa che anche questa è vita.
Come quel baruccio sulla parte destra con le canzoni di quell’estate sparate a palla ed il cornetto Algida a fine bagno.
E il bagno durava tutto il pomeriggio.
Poi costruirono le piscine per i più  piccoli e ci portai Alice, la primogenita ricordando ciò che da adolescente  avevo fatto.
Il campo di calcio dove nel 1973 a settembre venimmo a sapere del colpo di stato fascista in Cile e l’uccisione di Salvator Allende.
O nel parco nuovo dal 1975 con la Festa dell’Unità di Barriera di Milano. Roccaforte comunista in una Torino proiettata verso il futuro.
Dal 1961 con Italia 61 per i cent’ anni dell’Unità d’Italia. Avevamo il mondo in mano ed ora subire questo degrado è umiliante.
L’assessore allo Sport Mimmo Carretta è stato perentorio: ristrutturare costerebbe troppo. Abbattimento. Così un pezzo di storia della nostra città se ne va. Non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo. E del resto Barriera di Milano si sta “liquefacendo”
L’ultima notizia è che un pezzo di tetto in piazza Crispi angolo corso Vercelli è caduto.
Nessun ferito o morto. Simbolo ed emblema di Barriera che non ce la fa.
Ed il mio ricordo che fa? Sta lì nel rammentare quando il Parco Sempione era la nostra Riviera. Raccontando ai figli che siamo stati felici. Ora c’è un presente che non accettiamo.

PATRIZIO TOSETTO

Torna il Festival del verde urbano e della natura in città

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III edizione

5-25 maggio 2025

 

www.festivalverde.it 

Il direttore del Festival Giustino Ballato

Il Festival del Verde, primo format di eventi diffusi e aperture straordinarie dedicato al verde urbano, torna nel 2025 coinvolgendo oltre 80 location tra Torino e l’area metropolitana. L’edizione di quest’anno, intitolata “Il futuro con le piante”, propone un racconto divulgativo e accessibile delle trasformazioni del verde pubblico, tra opere finanziate dal PNRR e nuovi piani regolatori per adattarsi al cambiamento climatico.

Alla rete di comuni partecipanti si aggiungono Chieri e Rivoli, che si uniscono a Torino, Collegno, Cuneo, Moncalieri, Nichelino, Pino Torinese, Rivalta di Torino, San Mauro Torinese e Settimo Torinese.

Promosso da FLOR, Orticola del Piemonte con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, il Festival 2025 gode anche del patrocinio dell’Università degli Studi di Torino.

«Il Festival si conferma come il principale appuntamento con il verde urbano di Torino e area metropolitana – spiega Giustino Ballato, fondatore di FLOR e co-ideatore del Festival – Crescono i comuni che aderiscono al progetto così come l’interesse di realtà che operano in questo settore a diversi livelli, dai musei alle università fino alle grandi aziende private».

«L’edizione di quest’anno – aggiunge Fabio Marzano co-ideatore del Festival – offre sia una nuova serie di aperture straordinarie e di percorsi nel verde finora inediti al pubblico sia l’opportunità di scoprire con occhi diversi parchi e giardini che conosciamo molto bene».

«Il Festival del Verde rappresenta un’occasione preziosa per promuovere la cultura del verde urbano in tutte le sue declinazioni, attraverso un approccio divulgativo e accessibile a tutti – commenta Francesco Tresso, assessore al Verde della Città di Torino – Il ricco programma di appuntamenti curato dalla Città coinvolge tutti i quartieri, valorizzando il verde come elemento centrale della qualità urbana. Tra le proposte, segnalo in particolare le visite ai cantieri dei parchi Rignon, Tesoriera e Valentino — giardini storici oggetto di importanti interventi di riqualificazione finanziati dal PNRR — e l’apertura straordinaria del Vivaio Regio Parco, luogo solitamente non accessibile al pubblico e al centro di un progetto di valorizzazione e rifunzionalizzazione a forte valenza sociale».

«Prendersi cura delle piante e dei fiori è molto importante perché, sebbene possano sembrare inanimate, in realtà hanno una loro modalità di esprimersi, di ascoltare, di respirare – dichiara Carlotta Salerno, assessora alle Politiche educative della Città di Torino – Ogni foglia, tronco e arbusto ha le sue caratteristiche e i suoi meccanismi e in questo quadro il Festival del Verde costituisce un’occasione unica per immergersi e farsi avvolgere dalla natura in tutte le sue sfaccettature. La Città ha quindi scelto con gioia di continuare a coinvolgere bambine e bambini nella manifestazione, anche e soprattutto per contribuire ad instaurare fin da subito un legame forte con tutto ciò che li circonda».

Il Festival è supportato da un Comitato Scientifico composto da accademici e professionisti di rilievo provenienti da università e istituzioni locali, tra cui l’Università di Torino e il Politecnico di Torino, a garanzia della qualità e dell’approfondimento scientifico delle proposte.

Il programma dell’edizione 2025

Rispetto alle prime due edizioni, Il Festival del Verde di Torino e area metropolitana passa da una a tre settimane con nuove collaborazioni a partire dal Salone del Libro OFF e Museo Lavazza.

La terza edizione prende il via con il ‘Festival del Verde Edu’: la settimana dal 5 all’11 maggio, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche educative della Città di Torino, sarà interamente dedicata ad attività̀ laboratoriali ed eventi divulgativi per avvicinare i più piccoli al mondo del verde cittadino. Gli appuntamenti si svolgeranno sia all’interno di orti e giardini scolastici di Torino e dell’area metropolitana che negli spazi delle associazioni e dei musei civici, tra cui il Museo A come Ambiente, il Museo Regionale di Scienze Naturali, la GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, il Castello di Miradolo – Fondazione Cosso e il MAO – Museo di Arte Orientale. La settimana dedicata all’educazione termina il 10 maggio con una festa finale che si terrà nella Piazza Verde di Nuvola Lavazza, in collaborazione con il Museo Lavazza, dove saranno proposti laboratori e visite gratuiti.

Dall’11 al 25 maggio il Festival del Verde, in collaborazione con l’Assessorato al Verde Pubblico della Città di Torino,offre una serie di visite guidate straordinarie ai cantieri di rigenerazione del verde in tre parchi storici cittadini: Valentino, Parco Rignon e Tesoriera mentre domenica 11 maggio sarà possibile partecipare a una visita guidata unica nel suo genere al Vivaio Regio Parco, un luogo chiuso al pubblico ma che custodisce la “memoria del verde” della città di Torino e oggi è al centro di un progetto di valorizzazione. Venerdì 16 maggio alle 15.30 alla Traversa Michelotti – sponda destra – ponte della Gran Madre sarà possibile riscoprire il legame profondo tra il verde e il blu di Torino con i ricercatori di Alpstream con i quali si osserveranno da vicino gli indicatori di qualità che ci raccontano la vita del fiume.

Un viaggio inedito all’interno di 14 tra parchi e giardini della città è poi offerto da Torino Spazio Pubblico, un progetto di cittadinanza attiva promosso dalla Città di Torino a cui, dal 2013 a oggi, hanno aderito quasi 3.000 volontari per prendersi cura del verde urbano e non solo. Sarà possibile unirsi ai volontari del servizio in tutto il verde cittadino: dai giardini di Barriera di Milano e Mirafiori fino alla collina e al centro storico. Il 20 maggio ai Giardini Cavour, in collaborazione con la Circoscrizione 1 e con il progetto di Cittadinanza Attiva di via Calandra, per l’iniziativa itinerante Verde in movimento ci sarà un intervento sul perché il verde in città” di Paola Bonfante, biologa vegetale, docente emerito dell’Università degli Studi di Torino e Accademica dei Lincei.

Domenica 25 maggio, inoltre, in collaborazione con AFC Torino S.p.A. (Servizi cimiteriali della Città di Torino) sarà possibile partecipare a una visita guidata, tenuta da esperti dell’Università di Torino e dell’IPLA, al verde cimiteriale del Cimitero monumentale di Torino che ospita alberi secolari e una biodiversità vegetale ancora da scoprire. L’iniziativa rientra anche nella Week of Discovering European Cemeteries, la settimana dedicata alla scoperta dei cimiteri europei.

Sempre in ambito di trasformazioni urbane, all’interno del Festival del Verde, sarà presentata un’anteprima del Piano del Verde e del Blu elaborato dalla Città di Settimo Torinese, uno strumento innovativo di gestione paesaggistica dell’ecosistema urbano.

Dal 9 al 20 maggio il Festival organizza anche la rassegna “Pagine Verdi”, una serie di appuntamenti con libri e autori che parlano di piante e natura che saranno proposti anche per il palinsesto del Salone del Libro OFF. Presentazioni di libri, silent reading, book-nic nella natura saranno occasioni per scoprire racconti inediti sul verde urbano, alberi monumentali, piante acquatiche e del prezioso plancton. Tra gli autori presenti ci saranno Tiziano Fratus, Danilo Zagaria, Silvia Fogliato, Giorgia Bollati, Marta Ferrero, Carla Subrizi, Michele Cerruti. Pagine verdi può contare su una serie di location esclusive, tra le altre, come l’Accademia di Agricoltura di Torino, il PAV – Parco di arte vivente, The Heat Garden, la sede dell’Associazione marinai d’Italia sul Po e il vivaio di Torino Spazio Pubblico Laboratorio Verde. Alla rassegna partecipano anche le biblioteche civiche dei comuni di San Mauro Torinese e di Rivalta di Torino.

Il Festival prosegue con un ampio calendario di talk, visite e laboratori all’insegna del verde. Confermata l’apertura straordinaria dell’Orto botanico dell’Università degli Studi di Torino che dal 20 al 23 maggio offre visite libere. Il pubblico avrà in particolare l’opportunità di provare l’esperienza del Forest Bathing sia al Parco Leopardi a Torino organizzato da Forestamente che nel suggestivo Parco di Villa Melano a Rivoli, organizzato dalla Città di Rivoli e Turismo Ovest che domenica 18 maggio propone anche una passeggiata sulla Collina Morenica, uno degli habitat naturalistici più prossimi alle aree urbane, con guida e degustazione in cascina. Partecipa per la prima volta al Festival del Verde anche il Parco Sonoro di Pecetto, un progetto di parco diffuso che nel week-end del 17-18 maggio offre un itinerario alla scoperta dei ciliegi e delle piante storiche di Pecetto. Un viaggio dove storia, botanica e musica si incontrano. Grazie a speciali cuffie immersive, al termine del percorso, i partecipanti potranno ascoltare una composizione sonora unica: il concerto dei ciliegi di Pecetto dal vivo. Agricoltura al centro anche a Pino Torinese che domenica 25 maggionella cornice verde di Valle Ceppi propone la manifestazione “Dalla Collina alla Tavola” con un’esposizione dei produttori agricoli del territorio e cena a base di prodotti locali.

Inoltre, dopo i risultati ottenuti nell’edizione precedente, il Festival ripropone anche quest’anno il concorso di progettazione ampliandolo a “1 metro quadrato di giardino x 10” rivolto a progettisti, designer del verde e appassionati del mondo vegetale. L’obiettivo del concorso, coordinato dal Comune di San Mauro Torinese, è offrire nuovi spunti per la progettazione di aree verdi che, senza rinunciare all’estetica, siano resilienti e adattabili alle condizioni imposte dai cambiamenti climatici. I progetti vincitori saranno presentati il 9 maggio e verranno poi realizzati in forma permanente o temporanea nei comuni aderenti, a seconda delle volontà delle amministrazioni.

Per tutta la durata del Festival, sotto i portici di via Po e di piazza Vittorio Veneto, si potrà inoltre ammirare Germogli, una street exposition di illustrazioni realizzate in collaborazione con IED Torino che esplorano come il linguaggio visivo possa interpretare e raccontare il verde, celebrandone l’evoluzione e l’adattamento, l’interazione e lo scambio. Le immagini esposte propongono una visione futuristica della natura e sono state create dagli studenti del corso triennale di Illustrazione nell’ambito di un workshop con l’artista Elisa Talentino.

 

VERDE SVELATO

Tra gli appuntamenti più esclusivi dell’edizione 2025 ritornano i circuiti di Verde Svelato in programma durante i tre fine settimana del Festival. Un ciclo di aperture straordinarie di giardini e cortili privati nel centro della città e aree limitrofe che consente ai cittadini di scoprire la bellezza e la storia del verde “segreto” in città. Tra gli appuntamenti più affascinanti ci sono la visita gratuita al Vivaio Comunale (Str. alla Manifattura Tabacchi, 32), che riapre in occasione del Festival del Verde dopo un lungo periodo di chiusura, oltre a location private quali Casa Luzi, Casa Biscaretti e progetti innovativi come il Ranch urbano e la Casetta tra gli alberi.

La programmazione di Verde Svelato prevede tre eventi differenziati: si parte con Torino (10-11 maggio), si prosegue con Cuneo (17-18 maggio) e infine si chiude con Moncalieri (25 maggio).

 

FLOR

Chiude il Festival del Verde, come da tradizione, l’appuntamento con FLOR in programma dal 23 al 25 maggio presso i Giardini dei Musei Reali di Torino. Accanto alla mostra mercato con vivaisti, artigiani e agricoltori provenienti da tutta Italia, l’edizione 2025 di FLOR sarà arricchita da un’ampia e variegata proposta espositiva per raccontare il mondo dei fiori e delle piante attraverso l’arte e la creatività: dalla collezione “Citrus”, dedicata agli agrumi ripercorrendo il collezionismo di queste piante cominciato da Caterina de’ Medici, alla mostra “Erbario”, un manuale di flora selvatica urbana realizzato dagli studenti del 2° anno del corso di Illustrazione di IED Torino. E, ancora, la mostra “Perversioni Vegetali”, un’installazione in collaborazione con il Festival Posizioni per raccontare come si amano le piante, un vero e proprio inno ai valori della diversità.

In occasione di FLOR, inoltre, Orticola del Piemonte contribuirà in modo concreto al restauro del gruppo scultoreo della Fontana dei Tritoni nel Giardino di Levante, splendida opera dello scultore Simone Martinez, posizionata al centro del bacino nel 1757. Inoltre, in base alla testimonianza storica della presenza di ninfee nella vasca sin dal tardo Ottocento, in collaborazione con il vivaio Piante d’Acqua, Orticola reinserirà nella fontana 18 varietà di antiche ninfee, ibridate dal celebre vivaio francese Latour-Marliac tra fine Ottocento e inizio Novecento, che Claude Monet acquistò per i giardini di Giverny e riprodusse nei suoi celeberrimi dipinti. Un modo per restituire alla comunità un piccolo tesoro e rendere ancora più affascinanti i Giardini Reali che ospiteranno la manifestazione.

Foto edizione 2024 © Antonio Pio Roseti 

Tutta la programmazione del Festival del Verde è consultabile al sito www.festivalverde.it

Nadia, storica Crêperie, rischia di chiudere

Caro direttore,

scrivo nella speranza di dare visibilità ad una vicenda, che ancora non è volta al termine in maniera drammatica ma che rischia di farlo molto presto. Sto parlando della bottega storica di Nadia, Crêperie del centro storico, situata in via Palatina, traversa di via Garibaldi, che probabilmente sarà costretta a chiudere. Appena mi sono trasferita a Torino da studentessa fuori sede, c’è stata proprio lei come prima persona che mi ha fatta sentire accolta in questa città metropolitana, dandomi nel suo accogliente negozio una fortissima sensazione di casa. Mi è bastato poco tempo per comprendere quanto si trattasse di un luogo simbolicamente e concretamente molto significativo, in quanto ritenuto un solido punto di riferimento da tantissimi torinesi e non, da decenni, che nelle loro merende d’infanzia, d’adolescenza, di età adulta, di celebrazione dopo gli esami o le promozioni a lavoro, di saluti prima delle vacanze, era sempre presente. Si tratta però anche della sede del consumo di assaggi prelibati per turisti fuggitivi, che rimangono sbalorditi dai quadri di Nadia (perché lei è anche un’artista!), dalla bontà delle sue creazioni e dall’assurda semplicità e vicinanza del potente contatto umano con una persona appena conosciuta in una bottega, ma che suscita sensazioni completamente diverse rispetto al punto vendita di una catena dove cambiano spessissimo i dipendenti e gli ambienti, i menù e tutte le caratteristiche sono standardizzate.

Ma soprattutto, oltre a capire quanto, ho capito come e perché il suo negozio fosse di tale importanza: si tratta di un polo umano e culturale, di un punto sicuro di ritrovo, di uno spazio quasi fuori dal tempo ma più presente di tantissimi altri contesti, c’è la lentezza di una persona che prepara le sue crêpes con una cura verso il cliente ormai quasi introvabile e l’esperienza, la manualità di una persona che dal 1988 come dipendente di sua sorella, e poi dal 1999 come unica gestrice e proprietaria, conosce le sue piastre, i suoi ingredienti, i suoi movimenti di polso, e le bocche che sfama e che ascolta. Dopo 35 anni di attività e di quotidianità in quelle quattro mura in un vicolo che rappresentano IL luogo per Nadia, però, questa storia invece che concludersi in bellezza e soddisfazione, rischia di venire sopraffatta dalla competitività delle grandi catene, dei negozi apri e chiudi e degli sfratti da parte di nuovi proprietari proprio di quelle stesse mura che hanno accolto Nadia, amici e turisti per così tanto tempo. Ad un anno e tre mesi dal raggiungimento della pensione infatti, Nadia, persona meravigliosa sempre pronta ad aiutare gli altri (ad esempio io ho trovato casa grazie al suo passaparola, pur conoscendomi a suo tempo a malapena) e che nella sua creatura, il negozio,  ha sempre messo tutte le fatiche e l’affetto che possedeva, si trova a dover chiudere, probabilmente a fine aprile. Se questa chiusura, che lei vorrebbe evitare a tutti i costi, dovesse davvero e forzatamente avvenire, sarebbe una tragedia non soltanto a livello individuale e personale per Nadia e tutti i suoi più assidui e fidati clienti, ma anche e soprattutto in un’ottica più ampia, con uno sguardo d’insieme sulla situazione attuale, capace di cogliere la gravità sotto moltissimi aspetti, della progressiva scomparsa di negozi storici, tipici (ovviamente non con l’accezione della finta tipicità attualmente in voga nel turismo di massa) e a gestione familiare, e la conseguente e crescente perdita di qualità. Proprio per questo motivo mi trovo qui a scrivervi queste parole, perché penso sia razionalmente, che con tutto il cuore, che sia fondamentale tutelare realtà come questa, per tutelare un benessere più generale di tutti, che parte con molta semplicità dal poter fare una merenda o un pranzo in un posto come La Crêperie. Il mio messaggio ha dunque una forte speranza per dare visibilità e la meritata tutela a questo fenomeno e a questo negozio specifico, ma non solamente. Infatti, ciò a cui terrei, nel caso in cui questa vicenda dovesse inevitabilmente sfociare nella chiusura del negozio lì dov’è sempre stato, sarebbe la diffusione di un appello per far conoscere questa situazione a qualcuno che magari ha la volontà e la possibilità di sostenere Nadia, con una donazione, con l’apertura di un nuovo negozio nel quale lei potrebbe svelare a futuri gestori i suoi preziosi segreti in veste di dipendente, o anche semplicemente per una proposta di lavoro (non ci scordiamo che lei è un’artista in tutti i sensi e che quindi potrebbe anche insegnare a dipingere, oltre ad aver fatto crêpes e pasta fresca per un vita) che potrebbe aiutarla nell’arrivare con dignità alla pensione. Lei è davvero aperta a tutte le proposte, a questo punto. Vi ringrazio molto per l’attenzione e la (spero) cura, e sono sicura che anche Nadia vi sarebbe infinitamente grata nel caso riusciste a pubblicare qualcosa su di lei e la sua Crêperie.

Anna Forni

Nei locali dell’Urp del Consiglio regionale la mostra di Marionette Grilli

Verrà inaugurata lunedì 14 aprile nei locali dell’Urp del Consiglio regionale del Piemonte, in via Arsenale 14 G a Torino, alle 11.30 la mostra “Marionette da favola”, esposizione curata da Augusto Grilli e comprendente ben cinquanta tra marionette e burattini.

Augusto Grilli è stato il fondatore, nel 1978, a Torino, della compagnia Marionette Grilli.

La mostra, alla cui inaugurazione parteciperanno la Consigliera segretaria del Consiglio Regionale del Piemonte, Valentina Cera, e Augusto e Marco Grilli, della Fondazione Marionette Grilli, rimarrà aperta fino al 30 maggio con orario gratuito.

Orario dal lunedì al giovedì 9-12.30; 14-15,30. Venerdì 9-12.30.

 

Mara Martellotta

Gazzè, Silvestri, Fabi: una storia di amicizia, musica e silenziosa rivoluzione raccontata in “Un passo alla volta”

In una primavera torinese che comincia a vibrare di vita e attese, il Cinema Eliseo di Torino ha ospitato una serata densa di emozioni e memoria: la proiezione di Un passo alla volta, il documentario diretto da Francesco Cordio che racconta, con delicatezza e intensità, l’anima condivisa di tre protagonisti della canzone d’autore italiana: Max Gazzè, Daniele Silvestri e Niccolò Fabi.
Il film ruota attorno alla costruzione del concerto-evento del 6 luglio 2024 al Circo Massimo, una celebrazione collettiva di oltre 50.000 persone per i trent’anni di carriera del trio. Ma ciò che emerge con forza non è solo la musica: è il legame umano, il rispetto artistico, il piacere autentico dello stare insieme su un palco. Un’intesa rara, silenziosa e potente, che si fa musica, gesto, armonia.
Suonare il pezzo dell’altro durante il concerto– raccontano – non era una pausa, ma la forma più pura di condivisione. Non siamo ‘cantanti’ in senso stretto, siamo autori, siamo amanti della musica. In un’epoca dominata dall’egocentrismo, abbiamo scelto di raccontare una storia tra amici.”
Il documentario torna anche alle origini: agli anni ’90, a Il Locale di Roma, fucina di talenti e di incontri irripetibili. “Non ci sentivamo in competizione,” dice Fabi, “ma parte di un flusso continuo di contaminazione e crescita.” Gazzè aggiunge: “Passiamo ore a discutere su dettagli del suono che nessuno nota. È questo che ci rende musicisti.”
 
Silvestri, con lucidità, riflette: “Negli anni ’90 c’era una combinazione irripetibile. Oggi, con la facilità della produzione digitale, si è perso il senso della condivisione. La musica è diventata spesso solitaria. Noi volevamo mostrare che un’altra via è possibile.”
Un altro tema forte è il dialogo tra generazioni. “C’è un’intera scena di giovani artisti – osserva Gazzè – che rischiano di rimanere per sempre emergenti. È drammatico. Bisogna creare spazi reali, veri, non solo vetrine.” Fabi ricorda le tre cantautrici -Anna Castiglia, Daniela Pes ed Emma Nolde- che hanno aperto il concerto: “Non erano lì per caso. Esistono famiglie emotive che attraversano le generazioni. Noi non ci sentiamo maestri, ma parte di una linea verticale, che continua.”
Anche la tecnologia entra in scena, ma senza nostalgie: “Oggi registro con un iPad, ma nulla può sostituire la presenza, lo stare insieme,” dice Gazzè. “La macchina deve essere al servizio della creatività, non il contrario.”
E sul futuro? Fabi è onesto: “Abbiamo fatto questo documentario anche per guardarci dentro. Ora, prima di fare un altro passo, vogliamo che abbia significato. Se abbiamo avuto credibilità agli occhi del pubblico è perché abbiamo sempre voluto dare un senso al nostro unione.”
 
Un passo alla volta è, alla fine, questo: la testimonianza sincera di tre uomini che hanno scelto la musica come strumento di relazione, di ascolto reciproco e di bellezza condivisa. Non un monumento a se stessi, ma un invito gentile a credere che, insieme, qualcosa di più grande si può ancora fare.
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 Valeria Rombolá 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Lucio Corsi e i Negrita

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Alle OGR suona il trio del sassofonista Jerry Weldon. Al teatro Concordia si esibisce Lucio Corsi.

Anteprima del Torino Jazz Festival con 4 appuntamenti: alla Bocciofila Rami Secchi suona il quartetto di Paolo Agrati, al Comala Pietro Paris quartet, al circolo Mossetto il trio Bellavia- Chiappetta-Deidda, allo Spazio 211 il trio High Fade. Al Capodoglio è di scena Dario Sansone.

Mercoledì. Al Fame Club si esibisce Caterina Cropelli. Al Vinile sono di scena i The Club. Al Capolinea 8 suona Feu Marinho & Federico Zaltron. Al teatro Concordia si esibiscono i Negrita. Per l’anteprima del TJF alla bocciofila Rami Secchi suona il quintetto di Claudio Bonadè. Al Comala la jam session mista Marmellata Jam (musicisti, poeti, disegnatori).

Giovedì. Al teatro Concordia si esibisce Eugenio in Via Di Gioia. Al Vinile sono di scena Tony Degruttola & Giulia Piccarelli. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Cristiano Godano. Allo Ziggy suona il trio Sommacal-Ardizzoni-Cignoli. Per l’anteprima del TJF al Magazzino sul Po è di scena il The New Maurizio Brunod Ensemble, al Folk Club suona Attilio Zanchi Quintet, al Blah Blah si esibisce Aleloi & The Toxic Jazz Factory. All’Off Topic è di scena Il Mago del Gelato.

Venerdì. Al Circolino suona Max Gallo con Pino Daniele Jazz. Al Peocio di Trofarello si esibisce la Neil Zaza Band. Al Capolinea 8 suonano gli Edna. Al Magazzino sul PO è di scena Stefano Pilia. Al Blah Blah si esibiscono i The Trip.

Sabato. Allo Ziggy suona la Disharmonic Orchestra + Miscreance. Alla Divina Commedia sono di scena i Number 9.

Domenica. Per l’anteprima del TJF suona il quartetto della sassofonista Melissa Aldana all’Double Tree by Hilton. Alla Divina Commedia si esibisce La Bbbanda.

Pier Luigi Fuggetta