Cosa succede in città- Pagina 101

“Jacopo Valentini. Vis Montium”: 12 foto in mostra

Prosegue, sotto l’occhio attento di “Camera”, la stagione di giovane fotografia negli showroom di “Maradeiboschi” e “VANNI” di Torino

Da maggio a ottobre, in piazza Carlina

 

L’iniziativa rientra nella seconda stagione del progetto “Futures” moves to piazza Carlina, sostenuto dall’“Unione Europea” (nell’ambito del programma “FUTURES Photography”) e portato avanti a Torino da “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia”, sotto la curatela di Giangavino Pazzola, con l’obiettivo di tornare a rinnovare il “rapporto con il territorio” attraverso un ciclo di mostre dedicato all’opera di giovani artisti emergenti selezionati dalla stessa “Istituzione” di via delle Rosine. Partner e sostenitori del progetto di “CAMERA” sono ancora gli showroom in piazza Carlina di “Maradeiboschi” (laboratorio esperienziale e di ricerca nei mondi del gelato, del cioccolato e degli specialty coffee) e di “VANNI”(l’occhialeria di design, cento per cento made in Italy di Torino), che ospiteranno le esposizioni, dedicate alla programmazione della fotografia emergente, da questo mese di maggio al prossimo ottobre.

La prima mostra della stagione, inaugurata lo scorso venerdì 5 maggio, in concomitanza con la “Settimana della Fotografia”, si apre con la presentazione degli scatti “paesistici” (a modo suo) di Jacopo Valentini, modenese, classe ’90, laurea in “Fotografia” allo “IUAV – Venezia” e in “Architettura” (2017) all’“Accademia di Mendrisio”. Realizzata con la collaborazione della “Galleria Antonio Verolino” d Modena, la rassegna, significativamente titolata “Vis Montium”, è visitabile tutti i giorni durante gli orari di apertura degli showroom. Per info: “Maradeiboschi”, tel. 011/0266159; “VANNI”, tel. 011/836234.

Per l’occasione Valentini presenta un nucleo di12 fotografie di medio e grande formato che vogliono essere un’indagine autobiografica e, allo stesso tempo, analitica sul tema del proprio paesaggio di origine, iniziata nel 2019 e tuttora in corso. Nello specifico, Valentini realizza immagini che immortalano luoghi, materiali e prodotti caratteristici del territorio collinare reggiano, come per esempio la “pietra di Bismantova” e le “forme di parmigiano”, per esplorare le caratteristiche, i simboli e valori che formano, da una parte, la propria biografia personale e, dall’altra, la rappresentazione dell’identità collettiva di quei luoghi.  Attraverso fotografie di costoni rocciosi, paesaggi naturali, architetture e nature morte, Valentini scompone e analizza il paesaggio reggiano e i suoi simboli caratteristici (proponendone anche nuove forme di interpretazione tese a rompere gli schemi canonici del ritratto di territorio), al fine di ricostruire l’insieme di relazioni economiche, sociali e culturali che questo include.

“Ripartiamo con questo prezioso progetto – commentano il direttore di ‘CAMERA’ Walter Guadagnini e il curatore Giangavino Pazzola – perché, oltre a rappresentare un ulteriore tassello di collaborazione tra realtà locali diverse nella costruzione dell’idea di Torino come una delle principali città legate alla fotografia in Italia, ci permette di stimolare quelle realtà animate dagli stessi valori di ricerca, innovazione e sperimentazione che hanno animato ‘CAMERA’ fin dalla sua nascita. In più, ‘Futures’ moves to piazza Carlina ci permette di continuare a perseguire l’obiettivo di promuovere le esperienze più significative del panorama fotografico nazionale fuori dalle mura del nostro centro, stimolando anche dinamiche legate al nuovo collezionismo”.

In contemporanea all’inaugurazione della mostra di Jacopo Valentini, un’altra artista coinvolta nel progetto “FUTURES”, la toscana Francesca Catastini, espone i progetti “Petrus” e “The modern spirit is vivisective” negli spazi della “Project Room” dell’“Hotel NH Collection” di piazza Carlina.

Gianni Milani

Nelle foto di Jacopo Valentini: “Coral”, Collezione Spallanzani, 2023; “Pietra di Bismantova”, 2023 e “Parmigiano Reggiano”, 2023

La Via Francigena tra storia e spiritualità, una mostra a Palazzo Madama

Tra religiosità, storia, arte e natura la Via Francigena è uno dei cammini più affascinanti del mondo. L’antico itinerario storico parte dal nord dell’Europa e giunge a Roma, la capitale della cristianità. Sono oltre 3000 i chilometri della Via Francigena e vanno da Canterbury, in Inghilterra, a Roma e poi fino a Santa Maria di Leuca in Puglia. Cinque Stati, sedici regioni, centinaia di comuni coinvolti. Le Vie Francigene erano quelle strade, quei sentieri che collegavano i territori dominati dai Franchi alla città eterna. Oggi quel lungo tragitto viene percorso da pellegrini e turisti che ripercorrono le più antiche strade d’Europa seguendo le Vie Francigene dirette verso la Città Santa. Il pellegrinaggio era una pratica diffusa già ai tempi di Carlo Magno, re dei Franchi, in epoca carolingia. Oggi il cammino che da Canterbury porta a Roma è percorribile a piedi, in bicicletta e parzialmente anche a cavallo. La Via Francigena, conosciuta fin dal VII secolo, inizia davanti alla Cattedrale di Canterbury e arriva fino a Dover. Si supera il Canale della Manica e si passa in Francia nelle regioni Champagne-Ardenne e Franche-Comté per entrare in Svizzera costeggiando il lago di Ginevra in direzione delle Alpi. Attraverso il Passo del Gran San Bernardo o passando per l’alta Valle di Susa si entra in Italia e si prosegue in Piemonte e in Lombardia, si passa in Emilia e si arriva in Toscana, si entra nel Lazio fino a raggiungere Roma. Quarantacinque tappe su 79 sono in Italia e il Piemonte è l’accesso principale alla Penisola lungo il pellegrinaggio sulla Via Francigena. A questa lunga strada antica, ricca di storia, di bellezze naturali e artistiche e intrisa di spiritualità è dedicata la mostra “In cammino. La porta di Torino: itinerari sindonici sulla Via Francigena” promossa a Palazzo Madama dal Museo civico d’arte antica e dalla Fondazione Carlo Acutis, in collaborazione con la Regione Piemonte fino al 10 ottobre, nel contesto del progetto “Via Francigena for all, percorsi di turismo accessibile e inclusivo”. Si tratta di un progetto che prevede corsi di formazione per gli operatori turistici, l’acquisto di ausili per accompagnare i disabili e lungo il cammino saranno collocati appositi pannelli per i non vedenti. In vetrina si ammirano opere semplici, ognuna realizzata su un tema specifico. Sono quattro le sezioni in cui si divide l’esposizione. Nella prima sono presentate sedici illustrazioni ispirate al pellegrinaggio e realizzate da giovani artisti italiani ormai riconosciuti a livello mondiale. Nella seconda una serie di materiali video illustrano la Via Francigena e gli itinerari sindonici, Nella terza una grande mappa interattiva, affiancata da fotografie delle decine di Sindoni affrescate sulle pareti esterne di edifici collocati lungo i cammini del Piemonte, evidenzia gli itinerari della Via Francigena e i cammini sindonici. Nella quarta sezione è esposta un’installazione ideata dall’artista torinese Carlo Gloria sul tema del cammino. “La mostra, affermano gli organizzatori, vuole far riflettere sul tema del pellegrinaggio e del pellegrino, colui che si muove per la salvezza materiale, del corpo e dello spirito, mettendo in risalto la Via Francigena con la sua storia, la spiritualità e la natura dei luoghi attraversati”. Percorsa in passato da migliaia di fedeli la Via Francigena “piemontese” è lunga circa 650 chilometri e coinvolge un centinaio di comuni, le province di Torino, Vercelli, Biella, Asti e Alessandria e diversi parchi naturali. Gli orari della mostra, tutti i giorni 10-18, martedì chiuso. Il biglietto di ingresso costa 10 euro, ridotto 8 euro. Ogni giovedì l’ingresso alla mostra, aperta fino al 10 ottobre, è gratuito per tutti i visitatori.
Filippo Re

“Osservatorio Futura”, le “libere” opere di artiste e artisti dell’ultimissima generazione, di origine pugliese

“Non rimane che volare/generazione a confronto 1988-1999”

Fino al 28 luglio

Via Giacinto Carena 20, a Torino, zona San Donato. Quando si entra nel piccolo (ma grande di idee e di provocatoria ingegnosità) spazio espositivo di “Osservatorio Futura” aperto – per passione e per sfida, nel 2020 – da Francesca Disconzi e Federico Palumbo, si sa già fin da subito che le “sorprese” e le “bizzarrie d’arte” non potranno mancare. Del resto “Osservatorio” nasce proprio con ben dentro e addosso questo DNA: dare voce e spazio a forme d’arte sperimentali e di ricerca, che altrove non troverebbero forse granché di spazio, ma in grado di comunicare, a chi osserva, voli sogni e fantasie arrivate non sai come e che senti esser capaci di aprirti mondi di grande suggestione e originalità. Così anche questa volta eccoci catapultati in “storie”, anche di post-avanguardia “al cubo”, per le quali non puoi non sgranare gli occhi e provar spaesamenti tali che ‘ntender no (li) può chi no (li) prova, mi perdoni il Sommo Poeta. Ad esempio?


Ad esempio, alla tua sinistra appena entri, ecco un comunissimo “mocio” con tanto di bastone a parete che, lì per lì, pensi abbia dimenticato la signora delle pulizie, e che poi invece t’accorgi aver dei puntuti “artigli” aquileschi fissati a terra, capaci di graffiare via lo sporco, ma anche le paure e le inaccettabili condizioni di una vita o di un mestiere che ti vanno stretti. Alzi lo sguardo e appoggi gli occhi su tavole in legno rivestite di cera ad osservare i poveri resti di una recente depilazione (wow!) su cui, fissato in laser cut, leggi “Combatti l’espressione estetica”. Sotto a terra, un mediterraneo arbusto contorto coperto e custodito, come memoria preziosa di una natura troppo spesso vilipesa, con una dorata “coperta isotermica”; accanto sedici bottiglie “molotov” (sic!), per fortuna innocue e senza benzina, disposte a forme di cuore. Se esploderanno sarà “esplosione d’amore”. Più in là ecco invece il richiamo alla guerra, sempre vicina alla “Fortezza Europa”: un “servomuto” con appesa una divisa militare anni ’70, con tanto di berretto in alto e anfibi in basso. L’avvertimento è palese. Il titolo dice che “La divisa militare di mio padre è ancora buona”, l’installazione è del barese Nicola Guastamacchia. Le opere succitate: “DconlaH” (il “mocio”) del leccese di Gagliano del Capo Marco Musarò, “Manifesto contro l’espressione estetica” della barese Ivana Pia Lorusso, “Etereo 2” della barese di Putignano Lorena Ortells“Love” (le 16 bottiglie simil-molotov) del brindisino Gianni D’Urso. Curata dal leccese (residente a Torino) storico dell’arte e curatore indipendente, Giuseppe Amedeo Arnesano, la mostra prende a prestito il titolo (“Non rimane che volare”) da una famosa frase del geniale, pugliese doc (di Campi Salentina) Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene, in arte e per noi tutti Carmelo Bene, geniale istrione, padre della “neoavanguardia” teatrale italiana, che in un’intervista ebbe a parlare, a proposito dell’emigrazione “costretta” di molti giovani meridionali, di “Sud in perdita”, di “Sud azzoppato”, cui “non resta che volare”. Volare, scappare, dar di redini verso l’“altrove”. Torino, Milano, Firenze: le città dove, per la maggiore, vivono oggi gli artisti presenti in mostra, nati e formatisi in Puglia e che, per ragioni anagrafiche hanno vissuto un decennio, l’ ’88 – ’99, fatto di grandi cambiamenti storici, politici e culturali. “Si tratta di un’esperienza collettiva– sottolinea Francesca Disconziche può essere considerata parte di un progetto di mappatura più ampio e che, in questo caso specifico, abbiamo potuto realizzare grazie al contributo del curatore Giuseppe Amedeo Arnesano, pugliese di origine, che attualmente vive a Torino”.

Filo comune, l’approccio militante alla continua ricerca di nuove cifre stilistiche, l’impegno politico e “curatoriale” (la cura in senso lato della propria Terra) per chi resta o l’immergersi, per gli “esuli”, in nuove realtà – geografiche e umane – in gran parte accettate e perfino condivise. O desiderate. Fino al momento del “risveglio” offuscante e offuscato. Del “Rèveil” di cui ci parlano, in un acrilico su tela, perfetto nel rigore del segno, la leccese Rebecca Schiavone e il barese, oggi residente a Milano, Domenico Ruccia nel suo ironico e parodistico olio su lino “Cynthia Love”, immagine decadente dell’iconica “Milano da bere” anni ’70 – ’80.  A seguire le beneaguranti “corna in ceramica” della “Stellosa” di Grazia Amelia Bellitta, la surreale “mela con sigaretta in bocca” di Matteo Coluccia, le 12 “Surprise” acrilici su pvc di Gabriele Mauro fino all’amaro “La tua assenza mi manca” su un blocco frammentato di lapidi che diventa per Lorenzo Montinaropretesto di pura poesia o all’“Animalia ch. Three” di Gabriele Provenzano, inquietante amplesso finito male fra due serpi neri, emblematica rappresentazione di “una regione sempre più arida” e dei suoi giovani “in fuga da essa” o, per ultimo, al provocatorio graffito “Scroll Piece” del brindisino Marco Vitale.

Gianni Milani

“Non rimane che volare/generazione a confronto 1988-1999

“Osservatorio Futura”, via Giacinto Carena 20, Torino; tel. 340/5032494 o  www.osservatoriofutura.it

Fino al 28 luglio, solo su appuntamento

Nelle foto (di Davide D’Ambra): Ivana Pia Lorusso “Manifesto contro l’oppressione estetica” e Rebecca Schiavone “Le Rèveil”; Nicola Guastamacchia “La divisa militare di mio padre è ancora buona”; Domenico Ruccia“Cynthia love”.

Aruba annuncia la nascita a Torino di ArubaKube, spin-off del Politecnico

Nuovo  polo di eccellenza per lo sviluppo Cloud Native

 

La nuova unit punta a realizzare progetti di ricerca e sviluppo in ambito cloud open source alimentando le community e fornendo supporto di livello enterprise alle aziende

 

 

Aruba S.p.A. (www.aruba.it), il più grande cloud provider italiano e leader nei servizi di data center, web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini, annuncia la nascita di ArubaKube, spin off del Politecnico di Torino e nuovo centro di eccellenza Aruba per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione in ambito Cloud Native.

 

La sede di ArubaKube si trova a Torino, in un’area che già vede un importante indotto strategico a livello tecnologico, con l’obiettivo di diventare un nuovo polo di innovazione che punta ad attrarre esperti del settore ed essere riconosciuta come un’azienda italiana punto di riferimento per giovani talenti che intendano diventare professionisti e pionieri dell’innovazione. Va ad affiancarsi all’Aruba Software Factory – inaugurata nel 2019 sempre a Torino – dimostrando di fatto il crescente impegno nella ricerca e sviluppo di realtà innovative nel territorio e una sempre maggiore collaborazione con la realtà del Politecnico.

 

ArubaKube mira a costruire e valorizzare progetti di ricerca e sviluppo in ambito cloud open source supportando ed alimentando in modo concreto le diverse community e fornendo, inoltre, un supporto di livello enterprise alle aziende, puntando – ad esempio – all’eliminazione del rischio di vendor lock-in, alla riduzione dei costi e alla creazione di un rapporto bidirezionale tra community ed azienda.

Obiettivo principale di questo nuovo centro di eccellenza sarà la ricerca e lo sviluppo di soluzioni innovative che possano semplificare la gestione del Cloud Computing, consentendo di implementare in maniera semplice e dinamica paradigmi di Cloud Continuum ed Edge-to-Cloud Continuum. Grande attenzione sarà dedicata alla promozione, lo sviluppo e il supporto di progetti open source, con focus particolare sulla piattaforma Kubernetes.

 

“Il Cloud Computing rappresenta sempre di più uno strumento fondamentale per le organizzazioni che, sfruttandone i vantaggi, possono implementare nuovi modelli di business ed aumentare la loro competitività. Le applicazioni devono essere concepite e sviluppate nativamente per poter operare in ambiente cloud e sfruttarne a pieno tutte le caratteristiche distintive. Per questo è essenziale investire nella ricerca continua e nello sviluppo di progetti e soluzioni pensati e nati in cloud. – ha commentato Marco Mangiulli, Amministratore e Chief Technology Officer di ArubaKube – Siamo orgogliosi di presentare la nascita di questo centro d’eccellenza pensato per far incontrare la tecnologia cloud con l’approccio open source, consentendo alla community di sperimentare e creare progetti open e alle aziende di beneficiare dell’open source di livello enterprise.”

 

Tra le prime aree di focalizzazione, è da evidenziare l’impegno nel progetto Liqo, la soluzione open source che consente di costruire e orchestrare servizi multi-cloud, quindi di creare, in maniera trasparente e dinamica, un’infrastruttura virtuale capace di aggregare risorse e servizi appartenenti ad infrastrutture o cloud service provider differenti. In questo contesto, ArubaKube si posiziona come uno dei maggiori contributori del progetto.

 

“Liqo consente a Kubernetes di consumare in modo sicuro risorse e servizi disponibili ovunque, creando dinamicamente cluster virtuali che si estendono su più cluster reali, dando vita a un continuum virtuale, omogeneo e scalabile, con un modello simile a quello dell’internet peer-to-peer. – ha commentato Fulvio Risso, Professore del Politecnico di Torino e Chief Innovation Officer di ArubaKube – Ogni cluster mantiene il pieno controllo della propria infrastruttura, decidendo cosa condividere, quanto e con chi, utilizzando politiche e criteri specifici. Il progetto, inoltre, applica i principi della sharing economy, quindi è più efficiente e risulta ottimale anche in termini di impatto ambientale.”

 

Tra gli ulteriori progetti di ArubaKube che verranno annunciati a breve, si segnala la partecipazione al progetto Myrtus che ha ottenuto finanziamenti per 6 milioni di euro da Horizon Europe e che si concentrerà sull’interconnettività abilitata dall’intelligenza artificiale tra “piattaforme di edge, fog e cloud computing”.

 

Per ulteriori dettagli: https://www.arubakube.cloud/

Piazza Commerciale Botticelli accoglie Biagio Izzo per ‘Il Cabaret in Piazza’

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NELL’ULTIMO APPUNTAMENTO DELLA RASSEGNA UMORISTICA ESTIVA 

Il 26 luglio alle ore 19.00 Biagio Izzo in “Un italiano a Napoli” – Ingresso gratuito

Mercoledì 26 luglio, alle ore 19.00 il palco di Piazza Commerciale Botticelli (via Sandro Botticelli 85 – Torino) accoglie Biagio Izzo per il quarto e ultimo appuntamento de ‘Il Cabaret in Piazza’ la rassegna estiva che propone, per il secondo anno consecutivo nello spazio pubblico al centro del complesso commerciale, spettacoli gratuiti di recitazione comica, improvvisazione e musica con importanti artisti della scena nazionale.

Biagio Izzo, comico, cabarettista, attore, commediografo e presentatore, arriva alla popolarità dopo una lunga gavetta iniziata proprio dalla comicità e dal cabaret, per poi approdare al teatro da protagonista, dopo varie collaborazioni accanto a grandi attori napoletani di tradizione quali Benedetto Casillo, Rosalia Maggio e Giacomo Rizzo.

Il suo volto e la sua ironia oggi sono riconoscibili a tutti, dopo venticinque anni di carriera, grazie alla popolarità acquisita con le numerose apparizioni al cinema, nei film natalizi di Christian De Sica e Massimo Boldi o nelle commedie di registi come Vincenzo Salemme, Carlo ed Enrico Vanzina e Marco Risi o in televisione, dove ha realizzato anche numerose conduzioni.

Come in tutte le date della rassegna, il suo spettacolo verrà presentato e introdotto da Mauro Villata.

“Un italiano a Napoli” è un monologo ironico e divertente in cui l’essere napoletano si svela nelle vicende di tutti i giorni, nel gesticolare, nel raccontare momenti di vita che possono accadere a chiunque e nel quale l’artista espone la sua napoletanità con la comicità popolare di un moderno Pulcinella.

Il festival ‘Il Cabaret in Piazza’ è una manifestazione ideata per rinfrescare l’estate in città della zona nord di Torino con un’onda di comicità e spruzzate di buon umore. Nei primi tre appuntamenti del 2023 ha visto la partecipazione di Teo Teocoli, Gene Gnocchi e Gianluca Fubelli.

In occasione di tutte le date gli esercizi della ristorazione presenti nella galleria commerciale esterna proporranno menù e promozioni speciali e anche il Fiorfiore Cafè del Superstore Coop prolungherà l’apertura oltre il suo orario abituale.

Piazza Commerciale Botticelli è il polo al servizio della Circoscrizione 6. Comprende il Superstore Coop e Trony; attività commerciali e di servizio quali Unigross, KIK e Bludental; una food court con La Piadineria, Lino’s Coffe, Sushiko, We Grill e il Fiorfiore Cafè del Superstore Coop.

Per ulteriori informazioni:
https://piazzabotticelli.it/

 

Sogni memorabili in una stanza al Regina Margherita

 

PROGETTO: PRIMAVERA ARCHITETTURA
Progettista principale: Arch. Elisa Primavera
Renderista: Natalia Pellegrino

Si tratta di un progetto concreto ideato per offrire un supporto prezioso ai bambini
ospedalizzati presso il Regina Margherita di Torino. Sarà una stanza multisensoriale
pensata e dotata di giochi e arredamenti specifici, con l’obiettivo di attivare i sensi e
stimolare il corpo in un contesto di rilassamento e benessere. Attraverso l’utilizzo di
luci, giochi interattivi e arredamenti appositamente progettati, si mira a distogliere i
piccoli ospiti dallo stress dell’ospedalizzazione, offrendo loro e ai loro genitori, un
ambiente più sereno durante il periodo di permanenza in ospedale.


L’INTENTO
Questa è un’occasione progettuale nata contestualmente a un problema di salute del
bambino a cui sono più legata, quindi la progettazione è stata presa molto a cuore e
vagliata insieme al piccolo “fruitore” e al pensiero che altri piccoli, come lui, potessero
trovare un ambiente con i suoi spunti fantasiosi in modo da creare un angolo felice.
Questa premessa ha dato vita a una proposta in cui le idee di gioco, le emozioni,
l’apprendimento, la creatività, potessero coesistere in un luogo colorato e
multisensoriale, con un arcobaleno che accompagna i giovani ospiti nello svago.

LA SEGNALETICA
La stanza in oggetto è sita al piano primo dell’Ospedale e sarà raggiungibile tramite
un percorso indicato con logo arcobaleno e segnaletica a pavimento multicolore.

Logo

Segnaletica a pavimento percorso per la Stanza dei Sogni Memorabili

IL PROGETTO
La Stanza dei sogni attualmente è separata dal terrazzo da finestre di cui si prevede
la sostituzione con una vetrata fino a terra per consentire il passaggio diretto verso
la serra collocata a sud-ovest, da cui si potrà accedere all’area esterna.
La parte impiantistica della stanza principale non prevede una modifica agli impianti
né ai controsoffitti, verranno implementati unicamente i faretti per creare un cielo
stellato.

1) La Stanza Principale si articola in più poli di seguito in dettaglio:
– Appena entrati sulla destra si trova un mezzo arcobaleno, semibuio all’interno,
con un proiettore che consente ai bambini di giocare con le loro ombre o
semplicemente di guardare, appoggiati a morbidi cuscini, immagini rilassanti
come luoghi immersi nella natura o animali nel loro habitat;
– Si prosegue, sempre sulla stessa parete, con una zona libreria e lettura
ricavata sotto un finto albero posizionato su morbidi gradoni, i cui rami portano
pannelli che si ancorano al soffitto creando movimento di luci a forma di nuvola
e colore per un’area giocosa. E’ presente un divanetto per gli accompagnatori.

– Esattamente dal lato opposto troviamo una scaletta per scivolare all’interno
della serra, verso una zona molto luminosa, con un pannello forato per
impedire ai bambini di raggiungere la finestra di fianco.
– Proseguiamo con un tavolo pittura con lavagnetta e vano per i colori per
stimolare la creatività dei piccoli ospiti.
– Una vetrata con due porte, per grandi e piccini consente di intravedere e di
raggiungere la serra. Qui i bambini possono scegliere quale porta usare.
– A lato della vetrata, sulla nuova spalletta, dei tubi in plastica colorata portano
delle casse audio da cui esce la musica.

– Nella porzione di sinistra rispetto all’ingresso della stanza è stata ricavata in
nicchia una zona per le macchine di distribuzione acqua e snack, schermata
da una pannellatura completamente apribile a battente e riposizionabile sulla
parete di fianco. Di fronte un tavolino per poter fare la merenda.
– Una grande pianta in vaso scherma la porta del laboratorio che non verrà più
utilizzata. Si prevede l’utilizzo delle Paulonie per la loro azione green di
assorbimento dell’inquinamento.
Questa stanza è caratterizzata dall’uso del colore differente per evidenziare zone di
tranquillità da zone di pensiero e creatività, gli arredi e i complementi sono su misura.

2) La Serra: questo è un ambiente orientato a sud-ovest, interamente vetrato
verso il terrazzo, con delle portefinestre apribili, mentre a soffitto due grandi
lucernari circolari fissi consentono di guardare il cielo. La struttura della serra
è in acciaio strutturale con copertura in lamiera coibentata REI 90 leggermente
inclinata.
E’ previsto l’utilizzo di schermature solari a telo, fissate nella parte alta della
struttura e comandabili elettricamente singolarmente.
Sulla serra affaccia una finestra del laboratorio che verrà anch’essa schermata
con tende a telo liscio.
Delle sfere colorate illuminano l’ambiente creando un motivo a palloncini sul
soffitto.
– Appena entrati un grande tavolo centrato all’ambiente è pensato per far
giocare i bambini con le costruzioni contenute nella porzione di tavolo
ribassata. Una mensola gli consente di esporre le proprie creazioni e una
grande mongolfiera in telo tecnico tipo pvc tesato su una struttura in metallo,
crea un ambiente giocoso e un’atmosfera da sogno, in cui i bambini possono
pensare di volare, tutti insieme per creare ricordi felici.
– Un cannocchiale posizionato su una pedana consente ai bambini di guardare
il cielo stellato.

– All’interno del volume serra esce uno scivolo colorato con approdo in una
vasca di palline.
– Di fianco allo scivolo è presente anche una zona con il tetris magnetico, dei
pannelli riposizionabili con cui i bambini possono giocare.
– Dal lato opposto è presente una zona divano per gli accompagnatori e
possono essere posizionate molte Paulonie in vaso.

3) Il Terrazzo: si accede dalla serra a questo spazio esterno molto esposto al
sole, ragion per cui un grande telo a forma di aquilone colorato e tesato che
copre la porzione di area di gioco. Questa forma diventa anche riconoscibile e
visibile dall’alto e vuole essere un messaggio di gioco, di spensieratezza, di
desiderio di viaggiare, di lasciarsi trasportare liberi dal vento e lontani dalle
preoccupazioni, in luoghi sempre nuovi.
Tutto intorno delle paratie verticali creano una quinta rispetto al contesto
circostante e consentono un riparo dai pericoli per i bambini.
La porzione di parete intorno alle finestrature visibili, quelle del laboratorio
attiguo, viene riquadrata e colorata per creare un motivo giocoso.
Sul terrazzo, in cui il pavimento sarà rivestito in verde sintetico per simulare un
giardino, il luogo in cui tutti i bambini vogliono andare, vi è un percorso fatto di
archi che consente di creare delle attività esterne di gioco (altalena, amaca), il
tutto culmina in un teatrino sotto all’arcobaleno, dove i piccoli fruitori possono
immaginare di essere chiunque loro vogliano. Proprio di fianco alla pedana
infatti un baule conterrà travestimenti e strumenti utili all’esibizione.
Le nuvole alla base degli archi, diventano delle sedute per bimbi e
accompagnatori e lo spazio fra gli archi un luogo dove correre felici e sognare.

“LA STANZA DEI SOGNI MEMORABILI”
Ospedale Regina Margherita – Torino

Dome. Proprio tu, in quella selva di microfoni / “Facce da scuola” 8

COSA SUCCEDE(VA) IN CITTA’

Quarant’anni fa, a Vallette … I “migliori” anni della mia scuola

 

Gianni Milani

Dome (Domenico) me lo ritrovai praticamente addosso, una mattina di metà Anni Novanta, lungo un affollatissimo (di giornalisti, cameraman, industriali e autorità varie) corridoio del palazzo dell’“Unione Industriale” di Torino, in via Fanti. Microfono, il sottoscritto, in mano e tanto di operatore a seguito, quasi mi sollevò da terra mentre con un’orda indistinta di altri famelici colleghi giornalisti, si inseguiva Cesare Romiti – allora presidente e ad del Gruppo Fiat – alla ricerca di qualche dichiarazione, di una “battuta” (bastava, per costruirci un servizio, se surrogata dall’importanza del personaggio) di quelle che il padre della marcia dei 40mila non mancava mai di elargire, con signorile umorismo – marchio Lingotto e con saggia misura, a noi avidi raccoglitori di notizie fresche fresche di giornata. Collaboravo allora con la redazione torinese di “Videogruppo Tv”. Domenico – dicevo – me lo ritrovai quasi addosso, una barriera umana insormontabile e ben difficile da aggirare, una montagna d’uomo che dimostrava di ben conoscere il suo non facile mestiere. Sì … ma perbacco c’è modo e modo… Le brusche maniere di quel “voluminoso” bodyguard mi irritarono non poco. Ma che diamine! Mi venne da esclamare. Ma … ma … Domenico … che ci fai tu qui? Occhi sgranati … i suoi. Occhi sgranati … i miei! Erano passati oltre vent’anni, dai tempi in cui Dome (diminutivo d’affetto) frequentava le “medie” alla “Carlo Levi”. Ragazzo esemplare, estroverso, compagnone, a scuola era ben voluto da tutti, ragazzi e professori. Educatissimo, rispettoso, sempre pronto ad aiutare i compagni in difficoltà. Mi risulta (non era mio alunno, ma il lungo corridoio al primo piano era casa di tutti) fosse anche, dal punto di vista del profitto scolastico, fra i migliori della sua classe. Domenico era, fra l’altro (e credo che il particolare non fosse di poco conto rispetto alla bontà del suo comportamento e rendimento scolastico) figlio di una delle più simpatiche ed efficienti bidelle – pardon! operatrici scolastiche – della scuola. Come dire: sorvegliato a vista da docenti e mamma-bidella. Anche se lui non ne aveva proprio bisogno, perché era davvero ragazzo serio e coscienzioso di suo, che non avrebbe mai potuto, nonostante le molte tentazioni e scappatoie offerte dal quartiere, imboccare una “brutta strada”. E, per l’appunto, eccolo lì, ad anni di distanza, a far da “guardaspalle” al “mastino” o “sgiafelaleun” (com’era solito chiamarlo l’ex-sindaco di Torino “Penna bianca”  Novelli) di casa Fiat. Agente della Digos. Dome era stato assegnato a incarichi speciali  e sicuramente delicati, come far da scorta a politici, a personaggi pubblici, agli uomini Fiat e addirittura, in alcuni casi, all’Avvocato e ai membri della famiglia Agnelli. Quella mattina all’“Unione Industriale” tacchinava fiatosulcollo, cercando di proteggerlo dalla mischia orgiastica dei media il presidente Romiti. Vedendomi e riconoscendomi dopo le mie malcelate ed improvvide “proteste”, cercò per quanto possibile – e, diciamola tutta, venendo un po’ meno agli impegni ferrei cui doveva in ogni caso sottostare – di aprirmi un piccolo varco agevolandomi in qualche modo nel far arrivare il mio microfono a portata di bocca del Presidente. Che qualche “battuta” (non ricordo l’argomento) generosamente, bontà sua, ce la elargì. Al termine dell’inseguimento, prima di chiudersi in ascensore con l’illustre protetto, mi strizzò l’occhio … come dire … in fondo glielo dovevo, dopo tanti anni in via delle Magnolie! Grazie Dome. Anche tu ce l’avevi fatta e mi regalavi convinzioni importanti, di quelle che a un povero prof. fanno toccare il cielo con un dito. Per un motivo soprattutto. Perché al tuo “successo” nella vita capivo che potevano aver contribuito (in parte, oltre all’indiscutibile educazione famigliare, alle amicizie e quant’altro) anche quelle giornate passate fra i banchi della “Levi” e le confidenze rubate agli intervalli e ogni qual volta avevi avuto modo di parlare con quel prof. già allora spelacchiato e con tanti altri suoi colleghi e tuoi docenti che in te e in molti tuoi compagni avevano creduto e puntato il tutto per tutto, giocando le carte più importanti, sfiancanti ma vincenti, del loro difficile mestiere. Domenico lo rividi in altre occasioni. Lui sempre impegnato nel suo lavoro di “scorta” – grisaglia classica come da copione, cravatta blu, occhiali scuri, auricolari d’ordinanza – io calato nei panni del giornalista ma per lui sempre e solo prof. Ho rivisto Dome, per l’ultima volta, nel marzo del 2014. Per caso. Ci incontrammo sulla Metro, nel tratto che da “Racconigi” (dove salivo solitamente) arriva a “Porta Nuova”. Un omone con il cuore da bambino. Una montagna di capelli ricci, neri con qualche grigia sfumatura. L’età ormai superava i primi anta. Sposato, padre tenerissimo. Ora – mi raccontò –  mi occupo di sicurezza negli stadi. Il piglio sempre uguale. Il mestiere aveva semplicemente dato struttura a quell’incapacità innata di accettare soprusi e di mettersi sempre dalla parte dei più deboli  e indifesi che era propria del Domenico, ragazzotto di belle speranze, alunno che ce ne fossero tanti e idolo incontrastato delle fanciulle di via delle Magnolie. A Vinzaglio ci salutammo. Vengo a salutarti in ufficio, prima che tu vada in pensione, mi urlò. Il tu si sostituisce spesso, e in modo spontaneo, al lei in quegli alunni che hai conosciuto adolescenti, condividendo con loro rapporti di sincera empatia, e che, a distanza di anni (se ancora sei “riconoscibile” e il tempo non ha infierito su di te in modo impietoso) rivedi uomini fatti. In pensione ci andai a fine marzo. Da lì a pochi giorni sarei diventato nonno della bimba più bella di questo mondo. Da allora, non l’ho più rivisto. Il suo bonario sorriso mi accompagnò lungo la scala mobile fino alla ripartenza del convoglio. Ma ne sono certo. Prima o poi, caro Dome, ci sarà ancora un “Racconigi – Vinzaglio” tutto per noi.

Gianni Milani

Il campeggio estivo di Fridays for Future

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Ragazze e ragazzi di Torino e dintorni hanno deciso di organizzare di nuovo il campeggio, che sarà incentrato sui temi attuali dell’acqua, il suo uso, e della cementificazione, e su come rispondere a queste realtà.

Il 2022 e il 2023 sono stati tra gli anni più critici per quanto riguarda la siccità estrema e l’emergenza idrica. L’ARPA ha detto che il 2022 si è chiuso con il 43% in meno di precipitazioni rispetto alla media. Questo ha causato, per diversi mesi, la riduzione del flusso del Po con gravi ripercussioni ecologiche ed economiche. Allo stesso tempo alluvioni e eventi estremi hanno colpito le vite di milioni in italia e nel mondo, cosa peggiorata dalle colate di cemento e dalle strutture che consumano il suolo nel paese, rendendolo meno resiliente alle piogge intense e meno adatto alla vita. L’estrema cementificazione della città e delle aree verdi, che comporta deforestazione ed impermeabilizzazione del suolo ha effetti devastanti sul clima, sulla biodiversità e sulla sicurezza idrogeologica.

 

Questo campeggio è organizzato per difendere proprio un suolo, o meglio un parco: si terrà nel parco Artiglieri di Montagna, vicino al centro culturale Comala, venduto dal Comune di Torino a Esselunga per essere distrutto e trasformato in un altro supermercato in un quartiere che ne è pieno. Per anni ormai il comitato Essenon porta avanti varie azioni per difenderlo, insieme al gruppo LEA – Laboratoria Ecologista Autogestita, che si è formata in modo spontaneo da qualche mese. La nostra presenza in questo parco è un messaggio di resistenza per chi porta avanti nella nostra città politiche di cementificazione e consumo di suolo, e di supporto a tutte le persone che si attivano per difendere il verde e il suolo.

 

Nel programma, (puoi trovarlo qui https://climatesocialcamp.com/program-2023/) tra gli appuntamenti ci sarà il tavolo di lavoro “Cemento: motore di devastazione e dominio” mercoledì alle 15. Giovedì sera alle 21 invece ospiteremo un talk con attiviste a attivisti dai territori del Sud del Messico, del Movimento di liberazione del Kurdistan, dai Paesi Baschi, Soulèvements de la terre dalla Francia e del movimento Stop Cop City di Atlanta, USA.

Giovedì dalle ore 16 pedalata per portare le nostre voci in giro in città e fare sentire che ciò per cui lottiamo riguarda la vita e la società.

 

“Mentre gli effetti della crisi climatica e ecologica colpiscono duramente ovunque nel mondo, siamo qui a difendere l’acqua e fermare il cemento e fare sentire la nostra lotta per il diritto a una vita su un pianeta sicuro.”

Rock Jazz e dintorni a Torino. La PFM e Giorgia

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. A Ricaldone si esibisce Francesca Michielin. A Canala d’Alba suona gratuitamente la PFM.

Martedì. A Fossano nell’auditorium Calvino-Paglieri, il gruppo JazzFaculty rende omaggio a Miles Davis.

A Saluzzo per “Occit’amo” suona la Bandabardò.

Mercoledì. Al Blah Blah si esibiscono gli Authority Zero. Al MAO è di scena l’artista indiana Arushi Jain. Nell’anfiteatro dell’Anima di Cervere (con replica il giorno dopo al forte di Bard), canta Giorgia.

Giovedì. Allo Ziggy suonano i Brujeria. All’Outlet Village di Mondovi arrivano gli Eiffel 65. Nell’auditorium di Fossano suona la Torino Jazz Orchestra diretta da Fulvio Albano per un tributo ad Armando Trovaioli. Al forte di Exilles si omaggia Chet Baker con il Fabrizio Bosso trio e la voce narrante di Massimo Popolizio.

Venerdì. Al Planetario di Pino Torinese si esibisce Boosta. Al parco della Zizzola di Bra Vinicio Capossela presenta le sue “canzoni urgenti” (il giorno dopo al forte di Bard).

Sabato. Al Blah Blah si esibiscono i Love Gang. Al El Paso suonano i T.S.O.L. con i Plastination. Comincia a Venaus “Alta Felicità” con Dub FX, Assalti Frontali , TUN, Sergio Berardo e Madaski., Fabrizio Rat e altri. Termina il “Due Laghi Jazz Festival” ad Almese con il flautista Jorge Pardo e con la pianista Stefania Tallini. Al Phenomenon di Fontaneto d’Agogna suona il Banco del Mutuo Soccorso. A Guarene Filippo Cosentino suona in trio con il pianista Marc Copland.

Domenica. Al Gru Village di Grugliasco si esibisce il rapper Dargen D’Amico. Per “Occit’amo”  aSampeyre arriva Biagio Antonacci. All’Alpe Lusentino suonano i Nomadi. Per “Alta Felicità” si esibiscono Dolcenera, Persiana Jones, Eugenio Bennato, i Sidi Wacho, Après La Classe. Per “Collisioni” nell’arena Parco Tanaro ad Alba è di scena Diodato.

Pier Luigi Fuggetta

Lady Oscar a Torino

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Lady Oscar è indubbiamente un classico che sopravvive nel tempo. Adattamento del manga creato da Riyoko Ikeda nel 1972, ispirato alla biografia di Maria Antonietta scritta da Stefan Zweig, il cartone animato arrivò in Italia nel 1982 con il titolo di “Lady Oscar”, in onda su Italia 1, in quegli anni fucina mondiale di talenti animati.

 

Il titolo originale della serie trasmessa per la prima volta sugli schermi giapponesi il 10 ottobre 1979 era “Le rose di Versailles”, e da subito riscosse un enorme successo in tutto il mondo.  All’eroina che ha fatto appassionare intere generazioni agli intrighi, alle battaglie, ai famosissimi balli ed agli immancabili amori della Reggia di Versailles è dedicata sino a domenica 23 luglio una mostra con venti opere di artisti da tutta Italia che hanno interpretato con le loro tecniche personali e con tanta passione il celebre anime e manga Lady Oscar.

Il tutto ideato e  coordinato da Antonella Bovino e da una vera e propria cultrice del genere, Elena Romanello che dal 2021 cura anche un blog multimediale dal titolo ” 40 anni e oltre con Lady Oscar”: ” sono una creativa da sempre con una gran passione oltre che per i gatti, per tutti gli universi di fumetti e dell’immaginario del fantastico e tutto quello che è Lady Oscar”.

L’esposizione si può visitare dalle ore 11 alle ore 19, all’Hotel Adalesia di via XX settembre, 7.

Igino Macagno