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Calci e pugni ai poliziotti Finisce in manette

In carcere per evasione, catturato dagli agenti del commissariato San Donato. Diversi i tentativi messi in atto per eludere il controllo

Nei giorni scorsi gli agenti del commissariato San Donato sono intervenuti su un autobus della GTT dove un autista aveva segnalato poco prima una lite tra due soggetti a bordo.

Giunti sul posto, gli operatori hanno invitato entrambi a scendere dal mezzo, dopodiché hanno proceduto al loro controllo. In fase di accertamenti è emerso come la discussione fosse nata per futili motivi, dovuta anche allo stato di ubriachezza di uno dei due, un cittadino marocchino di 27 anni. Questi appare da subito poco collaborativo con i poliziotti, tentando inizialmente la fuga, senza successo, per poi cercare di colpire gli agenti con calci e pugni. L’uomo, accompagnato presso gli uffici della Questura, ha nuovamente tentato di eludere i controlli fornendo delle false generalità. Ennesimo tentativo fallito. Viene appurato che lo straniero è irregolare sul territorio Nazionale, ha numerosi precedenti di Polizia, un avviso orale del Questore di Torino ed attualmente è posto agli arresti domiciliari a seguito dell’arresto avvenuto lo scorso agosto.

Come era già accaduto in passato, sono scattate le manette per evasione. Inoltre, l’uomo è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, falsa attestazione e sanzionato per ubriachezza.

“Tamponi alla polizia penitenziaria, troppa burocrazia”

“I paradossi della burocrazia”…così intervengono i Segretari delle Organizzazioni Sindacali del SAPPe e della FNS CISL
Vicente Santilli ed Antonio Napoli, continuano: ”dopo gli opportuni solleciti avanzati dal Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria e dalla compagine sindacale del comparto sicurezza relativi all’ingiustificata esclusione del personale di Polizia Penitenziaria dai programmi di screening epidemiologici, la Direzione di Sanità e Welfare della Regione Piemonte, ha invitato le ASL sedi di Istituti penitenziari del distretto, ad attivare ed adibire il proprio personale sanitario ad effettuare le operazioni di prevenzione e screening nei confronti dei poliziotti penitenziari.
Ci sembra paradossale che, allo stato attuale, solo al personale in servizio presso la Casa Circondariale di Torino non è stata effettuata nessuna misura di prevenzione “siamo profondamente amareggiati”… continuano con le loro dichiarazioni i due segretari… “perché ancora una volta per colpa della troppa burocrazia e dei troppi passaggi istituzionali, si rischia la pelle di servitori dello Stato che tutti i giorni assicurano la legalità all’interno degli Istituti penitenziari e che sono soggetti giornalmente all’epidemia, con un livello di rischio particolarmente molto elevato, vista la sua contagiosità”… e concludono infine…“ Anche il Provveditore Regionale dott. D’Andria si è  raccomandato con le Direzioni penitenziarie, ad avviare le giuste iniziative con i servizi sanitari, titolati all’esecuzione della campagna collettiva di tamponatura, che però, in questo delicato periodo, rischiano di rimanere nei magazzini del carcere di Torino e di scadere, per responsabilità che di certo non deve pagare sempre e solo la Polizia penitenziaria”… “Ancora una volta”…. in conclusione dell’intervista…”dobbiamo registrare il totale fallimento del passaggio della sanità penitenziaria alle Aziende Sanitarie, che risalta sempre di più, una assoluta necessita di istituire la figura medico del Corpo e del personale sanitario interno all’Amministrazione, così come hanno i Carabinieri e la Polizia di Stato”…

 

Tornano le Mascherine Tricolori: “Comprate nei negozi”

Riceviamo e pubblichiamo /  In centro a Torino per ribadire il loro invito ad acquistare nei negozi della città e non su Amazon. Questa volta i partecipanti si sono ironicamente presentati mascherati da Jeff Bezos.

“Il ghigno di Jeff Bezos, che abbiamo ironicamente voluto portare sulle nostre maschere, è l’emblema di come il governo stia trattando i tanti commercianti che da anni pagano tasse su tasse e stanno fallendo, mentre permettono a piattaforme come Amazon di arricchirsi senza pagare le tasse. – hanno affermato gli attivisti – Ricordiamo che Jeff Bezos, approfittando della crisi sanitaria, ha incrementato il suo patrimonio personale che oggi si aggira intorno ai 200miliardi di dollari, rendendolo l’uomo più ricco al mondo. Per questo, con la nostra azione di oggi, rinnoviamo il nostro fermo invito per queste feste, ma anche nella vita normale, ad acquistare nei negozi della nostra città così da sostenere tutte quelle famiglie che rischiano di rimanere senza un reddito.”

Docente di liceo molestava le studentesse

Nella vita era un docente di storia e filosofia di un liceo cittadino, che vantava una carriera impeccabile ed una lunga esperienza nell’insegnamento, tanto da farlo apparire come un punto di riferimento per i suoi studenti, di cui amava circondarsi anche nell’ambito di attività extrascolastiche.

Purtroppo però, come scoperto dalla Polizia di Stato di Novara dietro a questo quadro rassicurante si nascondeva un’altra realtà.

Sono state le stesse vittime che, con il loro racconto agli investigatori, hanno rotto il muro di silenzio, consentendo alla Squadra Mobile di Novara, a seguito di una lunga e delicata indagine, di appurare che l’insegnante, facendo leva sul proprio ruolo, induceva giovani alunne a sottostare ad approcci di natura sessuale.

In particolare è stato accertato che il docente, con un vero e proprio comportamento seriale, individuava giovani studentesse di suo gradimento e abusando del suo ruolo nonché insistendo sul fatto che occorresse svolgere degli approfondimenti assolutamente necessari in vista della maturità, o per il completamento di ricerche e la scrittura di libri (alcuni di essi pubblicati), fissava con le stesse incontri privati in aule particolarmente appartate della scuola o, addirittura, presso la propria abitazione.

Era in queste occasioni, artatamente create, che metteva in atto gli abusi sessuali consistenti in baci sulla bocca e sul collo, palpeggiamenti in zone erogene ed in varie parti del corpo, attuando un contatto fisico non voluto e dal quale le giovani, sebbene sopraffatte dall’insegnante e scioccate dal suo comportamento, cercavano di divincolarsi in ogni modo o, in alcuni casi, impietrite, erano costrette a subire.

Su delega della Procura di Novara, si è proceduto ad esperire una perquisizione domiciliare ed il sequestro di alcuni supporti informatici in uso all’indagato (telefono cellulare, personal computer, tablet), nonché all’escussione di alcune ragazze, allieve o ex allieve del docente, emerse a seguito dell’analisi del materiale probatorio.

L’esame del materiale informatico sequestrato e l’escussione delle giovani ragazze ha consentito di raccogliere numerosi elementi probatori e suffragare il quadro accusatorio a carico dell’insegnante, già altamente circostanziato, che lo vedono autore di abusi sessuali in danno di almeno cinque studentesse, quattro appena maggiorenni ed una di 17 anni.

Nel corso dell’attività d’indagine è emerso che questi comportamenti lo stimato professore li poneva in essere da anni e che, nell’ambiente studentesco, alcuni  suoi discutibili atteggiamenti pubblici, erano tollerati e scambiati per dei “gesti affettuosi” mentre, in realtà, celavano un preciso modus operandi finalizzato a carpire la fiducia delle giovani vittime.

Il GIP presso il Tribunale di Novara, su richiesta della Procura di Novara – ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza per ripetute violenze sessuali continuate, aggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale e dall’aver approfittato dello stato di inferiorità delle vittime, nonché integrati il pericolo di reiterazione del reato e quello di inquinamento probatorio – ha emesso nei confronti dell’insegnante, la misura cautelare dell’interdizione dalla professione di docente per la durata di un anno, che è stata eseguita il 9 dicembre scorso.

Oltre ai risvolti giudiziari di questa triste vicenda preme evidenziare alle cittadinanza, ed in particolare alle parti offese di queste tipologie di reato, che la Polizia di Stato e le Istituzioni sono molto attente al contrasto di questi vili reati. Denunciare è l’unico modo per far emergere deprecabili comportamenti e porre fine ad incresciose situazioni che possono creare, nel tempo, anche dei danni psicologici alle fragili vittime.

 

Nasconde la droga a casa dell’ex compagna Lei lo scopre e gli danneggia l’auto

Sono da poco passate le 21 in zona Barriera Milano ed una cittadina segnala al 112 NUE la presenza di una persona intenta a danneggiare i finestrini e il parabrezza di un veicolo parcheggiato con un oggetto metallico.

La Volante giunta sul posto rintraccia una donna, trentaseienne originaria della Repubblica Centrafricana, che ammette quanto appena causato alla macchina motivandolo con un scatto d’ira nei confronti dell’ex compagno, proprietario del mezzo in questione. La trentaseienne poco prima aveva scoperto che l’uomo, un coetaneo proveniente dalla Nigeria, usava la sua abitazione per nascondere sostanza stupefacente e materiale da confezionamento. A questo punto i poliziotti perquisiscono la residenza della donna dove trovano suddetto materiale, insieme a quello da taglio, all’interno di un armadio della camera da letto mentre in un ripostiglio sul balcone due buste contenenti cocaina, per circa 30 grammi, erano occultate all’interno di un tappeto.

Il nigeriano, con diversi precedenti di Polizia, è stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente mentre la sua ex compagna denunciata per danneggiamento.

Il giorno di piazza Fontana finì la mia fanciullezza

12 dicembre 1969. Alle ore 16.37 una bomba scoppiata alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano causò 17 morti ed 88 feriti.

 

La storia l’ha catalogato come il primo atto di una ‘strategia della tensione’ che insanguinò l’Italia e diede il via ad una scia di sangue che si protrasse per tutti gli anni Settanta e parte degli anni Ottanta, ponendo fine al sogno italiano, quasi una cesura con gli anni Sessanta del ‘boom economico’. Il 12 settembre del 1969 anche a chi scrive rimarrà impresso nella memoria per tutta la vita e fu il giorno che, suo malgrado, finì la fanciullezza e capì come vita fosse una corsa ad ostacoli e non un cammino lastricato di fiori. Alle 14, circa, mia mamma Lucia, terminò il suo cammino terreno, consumata da un cancro al seno, da due mastectomie e dalla cobaltoterapia. Avrebbe compiuto 36 anni il giorno dopo, Santa Lucia. A 50 anni di distanza quella maledetta giornata la ricordo minuto per minuto come fosse un film (ma purtroppo era tutto, drammaticamente, vero) e i ricordi si intrecciano con quelli di quanto era avvenuto a Milano.

 

Al mattino, a scuola, avevo scritto in un tema che speravo che la mamma guarisse, poi a pranzo dai nonni, anche per evitare che fossi lì quando l’inevitabile sarebbe accaduto (mio fratello Fabrizio era da amici di famiglia), i titoli di Tuttosport, la vittoria della promessa dello sci Gustavo Thoeni in Val d’Isere. Poi la telefonata di mio padre Marco, la faccia sconvolta della nonna Rosa, la mia domanda ‘La mamma è morta’ rimasta senza risposta in un silenzio eloquente, la corsa da via Savio a Via Morini e …. L’entrata nell’età adulta senza volerlo e senza saperlo. Ma anche il pomeriggio con Davide, un amico che se n’è andato anche lui troppo presto (ma con lui e la sua famiglia c’è un ricordo che nessuno potrà mai sciogliere, mai, mai, mai), la notizia che era successo qualcosa a Milano. E alla sera, tornando dai nonni in via Savio, la notizia che Carosello, un rito per i bambini di allora, non c’era, per “rispetto delle vittime di piazza Fontana”, come disse l’annunciatrice dopo il telegiornale.

 

Questo è quello che ricordo di quel giorno. Ma piazza Fontana tornò nella mia vita, qualche anno dopo. Francesco, il padre di Marisa, mia seconda mamma mia e di mio fratello, (una donna stupenda che lasciò Milano e un lavoro di segretaria alla Locatelli per venire a Casale e crescere due figli che non erano nati da Lei e fu per noi una Mamma in tutto e per tutto), era di Milano. E negli anni Sessanta aveva l’ufficio in via Larga ed il conto proprio alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana. Parlando ad un Massimo ormai diventato ragazzo, mi disse che il venerdì, essendo giorno di mercato, ed essendoci la presenza di molti agricoltori venuti dalla provincia era d’uso fermarsi per chiudere magari delle contrattazioni e la banca rimaneva aperta oltre l’orario solito. Quindi chi aveva messo la bomba, a suo avviso, l’aveva fatto per fare il maggior danno possibile in termini di vite umane. E una volta che l’avevo accompagnato proprio nell’agenzia BNA di piazza Fontana mi presentò un cassiere che, dopo, mi disse, era stato ferito quel maledetto giorno. Ecco perché piazza Fontana e il 12 dicembre li porto sempre con me indissolubilmente.

 

Il giorno dopo per l’Italia venne portata ad una drammatica realtà, per me finirono i sogni di bambino e conobbi la dura realtà della vita. E sono ricordi che non dimenticherò mai. Ma che mi hanno fatto conoscere cosa vuol dire soffrire, cosa vuole dire reagire, cosa vuol dire costruire, cosa vuole dire avere attorno una famiglia meravigliosa e degli amici che ti stanno vicino nei momenti più bui. Perché, grazie a Dio, dopo l’ora più buia torna il sole.

 

Massimo Iaretti

 

Si aggirano furtivi nella notte tra i veicoli del deposito…

Volante arresta trentaquattrenne straniero per tentato furto

Domenica sera un cittadino ferma una Volante in transito su via Botticelli. L’uomo riferisce che dal proprio smartphone, grazie al quale monitora le telecamere della sua depositeria, aveva visto poco prima due soggetti intenti ad armeggiare sui veicoli presenti. I poliziotti raggiungono rapidamente la struttura ed, una volta al suo interno, iniziano il sopralluogo volto alla ricerca dei due. All’improvviso il rumore di un oggetto metallico caduto al suolo rompe il silenzio: i due individui, spaventati alla vista degli operatori, hanno abbandonato il loro bottino e stanno correndo in direzione del muro di cinta per tentare la fuga. Il primo, approfittando di un varco nella recinzione, riesce a scappare mentre il secondo, trentaquattrenne di nazionalità romena, dopo aver superato dei rovi ed alcuni motocicli, scavalcando un cancello, cade in terra. Un poliziotto posizionato nei pressi dell’area d’ingresso raggiunge lo straniero e lo blocca.

Il trentaquattrenne, con precedenti specifici, viene arrestato per tentato furto aggravato.

Quattro allievi dal Piemonte all’accademia navale di Livorno

Tra i 118 futuri ufficiali della Marina Militare che hanno gridato “lo giuro!” anche quattro giovani piemontesi provenienti da Caresanablot, Casale Monferrato, Novi Ligure e Santhia

 

Nei giorni scorsi 118 allievi frequentatori dell’Accademia Navale di Livorno hanno giurato fedeltà alla Repubblica alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone e del comandante delle scuole della Marina, l’ammiraglio di squadra Enrico Credendino.

Tra i 114 allievi della 1^ Classe del Corso Normale e i 4 del XX Corso Piloti di Complemento che entrano oggi a far parte ufficialmente della grande famiglia della Marina Militare, anche quattro ragazzi che provengono dal Piemonte, per la precisione da Caresanablot, Casale Monferrato, Novi Ligure e Santhia.

L’Accademia Navale di Livorno è stata, per la prima volta, testimone del grido degli allievi senza la presenza di parenti e amici più cari per le precauzioni da seguire per prevenire contagi da COVID-19.

“Il rammarico più grande è quello di non avere qui oggi le vostre famiglie”, ha esordito il Capo di Stato Maggiore, “e a loro va il maggior credito, perché hanno saputo instillare i valori basici, fondamentali, irrinunciabili, su cui la Marina poi costruirà il vostro futuro, formerà il vostro carattere e le vostre professionalità”.

I familiari e gli amici hanno però potuto seguire attraverso una diretta streaming sui Social della Marina Militare la formula del giuramento, con la quale gli allievi hanno consacrato il loro legame alla Patria.

“E’ un passaggio di testimone, perché noi oggi riceviamo un bene incommensurabile dalle radici sane e profonde”, che la Marina ha il dovere di valorizzare. “L’Accademia, per fare in modo tale che questi germogli sboccino, mette a disposizione vostra quanto di meglio ha”. Queste le parole iniziali del discorso del Capo di Stato Maggiore della Marina militare, ammiraglio di Squadra Giuseppe Cavo Dragone, che ha poi continuato dicendo: “L’Accademia cercherà di insegnarvi quanto è importante il mare, che è l’ambiente dove voi lavorerete in futuro, quanto sia importante per il nostro paese, quanto siamo legati e vincolati a questo dominio, per la nostra economia, per la nostra democrazia e per la nostra sicurezza”. Ed infine ha concluso: “la Marina ha bisogno di donne e di uomini capaci, convinti, energici, eclettici, che possano proseguire e far continuare a vivere quegli ideali che hanno animato noi e tutti i nostri eroi e fare in modo tale che la Marina rispetti e porti egregiamente a termine le missioni che il nostro Paese ci affida”.

A causa delle restrizioni dovute alle norme in vigore per il contenimento dei contagi da COVID-19 il Giuramento si è svolto in forma statica, rimandando al prossimo anno tradizioni secolari quali il consueto defilamento della Bandiera nazionale e degli allievi lungo Viale Italia o la caratteristica “ritirata degli allievi” la sera prima del giuramento, nella quale i giuranti avrebbero sfilato, accompagnati dalla Fanfara dell’Accademia Navale, da Terrazza Mascagni sino all’ingresso in Istituto attraverso il varco di San Jacopo.

La cerimonia può essere rivista sul canale Facebook e sul canale Youtube della Marina Militare.

Segui le novità della #MarinaMilitare live su Twitter (@ItalianNavy #ProfessionistiDelMare #ilTuoFuturoèilMare) o sul sito della Marina Militare (www.marina.difesa.it)

Picchia la madre 87enne per ottenere denaro

Un arresto dei carabinieri

 Pressioni psicologiche e continue minacce psicofisiche alla madre di 87 anni da parte del figlio, finalizzate a ottenere denaro.
I carabinieri hanno arrestato un italiano di 51 anni, abitante a Torino, per maltrattamenti. Da diverso tempo, l’uomo pretendeva dalla madre convivente continue somme di denaro per l’acquisto di droga. La vittima, che non sempre aveva somme di denaro disponibili, ha subito nel tempo pressione psicofisiche e aggressioni fisiche continue e quotidiane.
Una situazione che la donna non ha mai denunciato ma che è emersa dopo l’ultimo litigio. Alcuni vicini di casa hanno sentito le urla dell’uomo e della vittima e hanno chiamato il 112.
All’arrivo dei carabinieri del Nucleo Radiomobile, la lite tra i due era ancora in corso e l’uomo è stato bloccato e arrestato. La madre anziana è stata accompagnata all’ospedale per essere visitata ed è stata dimessa con sette giorni di prognosi per ecchimosi sulle braccia.

(foto archivio)

Frode da 3 milioni negli appalti, quattro arresti

CORRUZIONE E TRUFFA AI DANNI DELLO STATO. SEQUESTRATI CIRCA 140 MILA EURO

 

Corruzione, truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico. Queste le ipotesi di reato a carico di 4 persone arrestate e poste ai domiciliari dalla Guardia di Finanza di Torino su ordine del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania. Disposti sequestri di denaro e beni per 140mila euro.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Verbania e condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, hanno riguardato l’appalto pubblico del valore di 2,8 milioni di euro indetto per il completamento del palazzetto dello sport di Gravellona Toce.

Secondo il quadro accusatorio, ricostruito attraverso intercettazioni, servizi di pedinamento e osservazione, sequestro ed esame di numerosa documentazione, i responsabili della direzione dei lavori, in qualità di pubblici ufficiali e all’insaputa del Comune dell’entroterra verbano, invece di operare nell’interesse dell’Ente, si sarebbero adoperati per far conseguire indebiti ed illeciti margini di profitto all’impresa aggiudicataria dell’appalto per circa 140 mila euro.

Sarebbe emersa, infatti, la commistione di interessi tra i 2 referenti della società torinese aggiudicataria dell’appalto e i 2 soggetti incaricati dal Comune della direzione dei lavori, i quali si sarebbero resi disponibili a predisporre un progetto esecutivo delle opere complementari e una perizia di variante della struttura contenenti preventivi maggiorati o falsi con l’obiettivo di far ottenere benefici economici, in termini di risparmi di spesa, all’impresa.

Il profitto della truffa ai danni dello Stato è stata oggetto del sequestro preventivo per equivalente che i finanzieri hanno eseguito, su conti e beni patrimoniali dell’impresa e degli arrestati, contestualmente alle misure cautelari personali.

Nel corso delle investigazioni, durate oltre un anno, le Fiamme Gialle avevano già monitorato lo scambio di 2.500 euro in contanti tra l’imprenditore e il direttore dei lavori, somme sottoposte a sequestro e che rappresenterebbero una parte del prezzo della corruzione.

L’operazione è stata svolta nelle province di Torino, Verbania e Varese.

L’odierna attività costituisce un’ulteriore testimonianza della costante attenzione rivolta dalla Guardia di finanza alla lotta alla corruzione e alle frodi negli appalti pubblici, che alterano le regole della sana competizione tra imprese, danneggiano il tessuto economico legale del Paese e determinano un ingiustificato incremento dei costi dei servizi pubblici.