Il provvedimento è la sintesi del Ddl presentato per la Giunta regionale dall’assessore Chiara Caucino, e delle Pdl di Francesca Frediani (Up), Raffaele Gallo (Pd), Carlo Riva Vercellotti (Fdi), Letizia Nicotra e Giovanni Battista Poggio (Lega).
Prima dell’esame dell’Aula, dove verrà illustrato dai primi firmatari del Ddl e delle Pdl, il testo dovrà passare all’esame del Comitato per la qualità della normazione per la clausola valutativa e alla Commissione Bilancio per la norma finanziaria.
La Commissione ha inoltre audito i rappresentanti della Federazione nazionale degli Ordini tecnici sanitari di radiologia medica e professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione (Tsrm – Pstrp), dell’Ordine dei Fisioterapisti e dell’Ordine degli Infermieri, in merito alla modifica dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e al nuovo nomenclatore in vigore dal prossimo 1 aprile.
La presidente dell’Ordine dei Tsrm – Pstrp di Torino, Aosta, Alessandria e Asti Monica Franconeri, con Maria Vittoria Mancino della Commissione d’Albo Dietisti e Liliana Ferrero della Commissione d’Albo Logopedisti ha espresso preoccupazione “per la cancellazione di molte prestazioni, soprattutto per un profilo importante come è quello dei dietisti, che in Piemonte sono circa 200, e che possono rischiare il licenziamento”.
“La riduzione del valore delle prestazioni di circa due terzi – ha aggiunto – può comportare il fatto che non siano più attrattive per il privato e che possano riversarsi all’interno del Sistema sanitario con conseguenti aumenti di spesa e l’impossibilità di soddisfare tutte le richieste, a scapito dei bisogni di salute del cittadino. Inoltre non sono state comprese le prestazioni domiciliari, fondamentali per garantire i nuovi modelli di sviluppo che dovremmo elaborare nei prossimi dieci anni per alleggerire le prestazioni all’interno degli ospedali”.
Giuseppe Tedesco, Luisella Mainero e Laura Clarici dell’Ordine dei Fisioterapisti del Piemonte e della Valle d’Aosta hanno sottolineato “il rischio di ritornare a una filosofia affine a quella mutualistico-assicurativa abbandonata nel 1978 con la creazione del Servizio sanitario nazionale: un percorso in controtendenza rispetto alle norme più attuali per la salvaguardia della salute della persona in relazione ai contesti di cura, come la domiciliarità e le cure primarie, e ai progetti di vita per le persone con disabilità che il nostro Paese sta adottando”.
“Ci auguriamo – ha concluso – che la Regione possa acquisire una visione orientata non solo a parametri di malattia ma a modelli che descrivono l’interazione dinamica tra salute e fattori personali e ambientali in un’ottica capace di superare il criterio di classificazione per codici di temporalità/disabilità previsto dalla Dgr 42-941 del 2010, attualmente in vigore”.
Giulio Zella del Coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche del Piemonte ha sottolineato l’importanza della figura dell’infermiere, “chiamato e svolgere a volte prestazioni che sulla carta vengono svolte dal medico di reparto” e la necessità “di riconoscere come prestazioni infermieristiche le medicazioni semplici e avanzate e la rimozione dei punti di sutura e degli apparecchi gessati. È fondamentale, inoltre, cominciare a ragionare sull’attività dell’infermiere di famiglia, attribuendogli una serie di prestazioni capace di renderlo autonomo nell’esercizio della professione”.
Sono intervenuti, per richieste di approfondimenti, il vicepresidente Cane (Lega) e Gallo (Pd).