CRONACA- Pagina 1171

Dispositivi medici potenzialmente rischiosi sequestrati dalle fiamme gialle

Sequestratati con il totale divieto di vendita in tutto il territorio nazionale.

Oltre 100.000 dispositivi medici considerati potenzialmente nocivi per la salute sono stati cautelati dalla Guardia di Finanza di Torino nel corso di una vasta operazione eseguita tra il Piemonte e la Lombardia.

Le indagini hanno portato i Finanzieri della Compagnia di Susa sino al distributore in tutto il nord Italia degli articoli pericolosi, individuato in un deposito a Monza gestito da un imprenditore di origini cinesi.

Ed è proprio nel magazzino brianzolo che gli inquirenti hanno rinvenuto, stoccato, l’ingente quantitativo di merce: fasce elastiche ortopediche, tutori per arti inferiori, fasce per dimagrimento, reggiseni per l’allattamento, tutti articoli, come appurato dai finanzieri, insicuri in quanto di dubbia provenienza e fabbricati con materiali che avrebbero potuto provocare, a contatto con la pelle, problemi cutanei ed allergie.

È stato inoltre dimostrato come alcuni di questi dispositivi medici, quando indossati, comprimevano a tal punto la parte corporea interessata da poter creare problemi circolatori; il tutto con evidenti rischi per la sicurezza degli acquirenti.

La maggiore parte della merce sequestrata, tra l’altro priva del marchio CEE, era anche sprovvista di indicazioni circa i dati dell’importatore, la presenza di materiali o sostanze pericolose, le modalità di smaltimento.

Gravi le irregolarità riscontrate dai finanzieri: frode in commercio e violazioni al codice del consumo

L’imprenditore, un cinquantenne di origini cinesi residente nel mantovano, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Torino, rischia fino a due anni di carcere.

L’operazione rientra nel quadro delle attività svolte dalla Guardia di Finanza a tutela dell’economia legale e finalizzate a preservare il mercato dalla diffusione di prodotti non conformi rispetto agli standard di sicurezza imposti dalla normativa nazionale e dell’Unione Europea, anche perché il consumatore ha sempre il diritto di sapere come sta spendendo i suoi soldi.

Prof di scuola media adescava minorenni in rete

Il web è un terreno pericoloso, soprattutto se usato senza le dovute cautele. E lo stesso discorso vale per i social. Entrambi possono essere per tutti, giovani o meno giovani, una fonte infinita di conoscenza, ma sovente diventano un campo che crea i presupposti per la semina di reati, anche gravi. E odiosi come in questo caso. Nei giorni scorsi la squadra mobile della Polizia di Stato di Novara ha proceduto all’esecuzione della custodia cautelare in carcere di un uomo, docente di una scuola media, che adescava delle ragazzine minorenni con l’intento di compiere degli atti di natura sessuale. Il docente, come in numerosi casi di cronaca, proprio tramite l’utilizzo dei maggiori Social-Network entrava in contatto con alcuni profili di ragazze minorenni e, con identità fasulle, le adescava carpendone la fiducia con lusinghe ed apprezzamenti, scambiando con le stesse materiale pornografico. Le indagini, condotte dagli investigatori e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torino, hanno fatto emergere dei gravi fatti che vedevano coinvolto il docente: il professore, anche in virtù della capacità di entrare in empatia con le minori, dopo essersi informato della loro età, si faceva inviare delle fotografie dal contenuto pornografico, facendo delle proposte esplicitamente sessuali. Inizialmente, al fine di adescare le minorenni, imboniva le stesse affermando di avere un’età compresa tra i 22-23 anni, ben inferiore a quella reale, spacciandosi per agente assicurativo, con delle condotte prodromiche al raggiungimento dei suoi intenti criminali. In altri casi, in ragione della sua reale attività, era persino riuscito a compiere degli atti sessuali con una sedicenne.

 

 

Opere d’arte e case con i soldi dell’azienda. Che fallisce e lascia a casa 170 lavoratori

Sculture, quadri di grande valore, immobili di lusso, il tutto con i fondi distratti 

 

Un fallimento anomalo quello scoperto dalla Guardia di Finanza di Torino che, al temine di un’indagine durata oltre un anno, ha denunciato a vario titolo nove persone per bancarotta fraudolenta. 

 

 

I Finanzieri del Gruppo Torino, che hanno eseguito le indagini coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno appurato come gli amministratori della società, leader per anni nel settore della verniciatura e con in portafoglio importanti collaborazioni con alcuni colossi dell’industria italiana, abbiano di fatto sottratto dal patrimonio aziendale ingenti fondi. Risorse destinate – almeno sulla carta – a parziale copertura dell’enorme debito accumulato.

 

 

Sculture, dipinti ed altre opere d’arte di pregio, acquisite nel corso degli anni con i fondi aziendali, ma anche immobili, acquistati dagli amministratori, coniugi sessantenni, in rinomate località turistiche della Costa Azzurra. Il tutto, mentre l’azienda sprofondava verso il definitivo dissesto.

 

Nel corso delle perquisizioni è anche emerso come, al fine di sottrarle ad eventuali sequestri o altre azioni esecutive dei creditori, la coppia abbia fatto “sparire” sculture e quadri di grande valore; opere “svanite”, ma non solo: i due indagati hanno sì spontaneamente fatto trovare alcuni quadri, appesi negli uffici aziendali, peccato però che siano risultate solamente delle copie. Gli originali (tra cui un dipinto di Paola Levi-Montalcini, sorella gemella della Senatrice Premio Nobel Rita, di valore stimato superiore a 80.000 euro) erano custoditi dalla coppia all’interno della loro villa sulle colline torinesi.

 

 

Al temine delle operazioni, i Finanzieri hanno accertato un buco societario di oltre 24 milioni di euro e un’evasione fiscale di circa 2 milioni. Sequestrati conti correnti per 250.000 euro e alcuni immobili, tra cui l’abitazione di pregio.

Auto contro tir. Muore una donna

Dal Piemonte

Una donna è morta nel pomeriggio, in un incidente stradale che ha coinvolto un camion e un’auto a Termine di Villafalletto, nel Cuneese sulla provinciale tra Saluzzo e Cuneo. La vittima guidava  una Volkswagen. E’ rimasto ferito in modo grave l’autista di un tir che si è schiantato contro un edificio. E’ il terzo incidente stradale che si verifica in quel tratto di strada in pochi giorni.

La Gdf sequestra 80 tonnellate di rifiuti di rame

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Dalla Liguria

OPERAZIONE “ORO ROSSO”

Nel corso delle attività di controllo operate nell’ambito del porto del capoluogo ligure, i
finanzieri del II Gruppo della Guardia di Finanza di Genova ed i funzionari dell’Agenzia
delle Dogane di Genova 2 hanno intercettato e sequestrato, presso il bacino di Genova
Prà, un ingente quantitativo di rifiuti di rame illecitamente spediti dal Sud America.
Il servizio ha tratto origine dall’intensa attività di monitoraggio dei flussi commerciali
marittimi che interessano l’hub portuale di Genova, con particolare riferimento a spedizioni
transnazionali di rame, materia prima divenuta di forte interesse per le organizzazioni
criminali in ragione del suo valore sempre in ascesa e sovente proveniente da furti ed altre
attività illecite.
Il carico di rifiuti intercettati da Dogane e Guardia di Finanza, del peso complessivo di 83
tonnellate, proveniva dal Venezuela ed era destinato ad una acciaieria in Veneto per il
tramite di un intermediario svizzero.
La merce veniva spedita in 6 container, facendoli transitare attraverso l’hub portuale di
Genova Prà e lo scalo commerciale livornese.
Dopo un primo approfondimento da parte dei funzionari doganali e dei militari della
Guardia di Finanza, che consentiva il sequestro presso lo scalo del capoluogo ligure di 27
tonnellate di rifiuti di rame già importati e oggetto della spedizione illecita in quanto privi
della necessaria documentazione, venivano attivate le Fiamme Gialle livornesi che
operavano il sequestro presso lo scalo toscano di ulteriori 56 tonnellate.
I legali rappresentanti delle quattro società coinvolte sono stati denunciati alla competente
Autorità Giudiziaria per i reati di spedizione illecita di rifiuti e ricettazione, mentre le società
sono state segnalate per l’applicazione della normativa in tema di responsabilità
amministrativa degli enti.
L’Agenzia delle Dogane e la Guardia di Finanza del capoluogo ligure proseguono
incessanti l’attività di analisi ed intelligence volta ad intercettare ogni traffico illecito ed
individuarne i responsabili, a tutela dei consumatori e della sana imprenditoria operante
sul mercato italiano ed europeo.

Arrestati due ricercati

CONTROLLI A BARRIERA MILANO

Giovedì sera, poliziotti del Commissariato Barriera Milano,coadiuvati dal Reparto Prevenzione Crimine Piemonte e dalle unità cinofile della Polizia di Stato e della Polizia Locale, hanno effettuato un servizio di controllo del territorio nell’area di competenza, con particolare riferimento all’area del Parco Cittadino “Aurelio PECCEI”, sito fra le via Cigna e Valprato.

Complessivamente, sono state controllate venti persone; per 3 di esse, di nazionalità senegalese, irregolarmente residenti sul territorio nazionale, sono state avviate le procedure  per l’espulsione dallo Stato Italiano. L’accurata bonifica dei giardini permetteva, inoltre, alle unità cinofile il rinvenimento di 11 bustine di plastica contenenti marjuana  e frammenti di crack, rispettivamente per un peso di 20 e 4 grammi.

Due le persone tratte in arresto: si tratta di un cittadino marocchino di 41 anni con precedenti penali per stupefacenti, tentata rapina aggravata in concorso, rissa e inosservanza della normativa in materia di soggiorno, destinatario di un ordine di carcerazione per evasione.

E di un ventiseienne italiano, con numerosi precedenti di polizia e già colpito dalla misura del divieto di dimora a Torino; il giovane è stato rintracciato dal personale del Comm.to nel suo appartamento insieme ad altri due cittadini italiani pregiudicati; nell’alloggio nascondeva 18 grammi di hashish ed un bilancino di precisione. Anche lui era ricercato perché

Genova-Torino, treni riattivati con limitazione di velocità

Qui di seguito il dettaglio delle modifiche alla circolazione previsto sulle linee Genova-Torino e Genova-Milano, consultabile anche al link sulla homepage di Trenitalia

Linea Torino – Genova

Dettaglio treni cancellati e modificati:

IC 500 Genova Brignole (6:48) – Torino Porta Nuova (8:45)

6051 Acqui Terme (05:20) – Genova Brignole (06:51) Cancellato e sostituito da BUS

2500 Genova Brignole (05:21) – Torino Porta Nuova (07:30) Origine da Alessandria

2500 Genova Brignole (05:21) – Torino Porta Nuova (07:30) Il treno a origine ad Alessandria (p.6:31).

21135 Novi Ligure (05:29) – Genova Brignole (06:57) Il treno ha origine ad Arquata (p. 05:43).

2501 Torino Porta Nuova (05:30) – Genova Brignole (07:39) Limitato Alessandria

21137 Novi Ligure (05:55) – Genova Brignole (07:30) Cancellato.

6053 Acqui Terme (06:04) – Genova Brignole (07:37) Il treno termina la corsa ad Ovada. Tra Ovada e Genova PP sostituito con BUS

6050 Genova Brignole (06:05) – Acqui Terme (07:28) Il treno ha origine da Ovada (p. 07:07).

6109 Alessandria (06:12) – Arquata Scrivia (06:39) Cancellato

2502 Genova Brignole (06:21) – Torino Porta Nuova (08:30) Regolare

2544 Novi Ligure (06:24) – Torino Porta Nuova (07:45) Regolare

2503 Torino Porta Nuova (06:30) – Genova Principe (08:30) Regolare

6111 Alessandria (06:48) – Genova Brignole (08:00) Regolare

2546 Novi Ligure (06:58) – Torino Porta Nuova (08:23) Regolare

6055 Acqui Terme (07:03) – Genova Brignole (08:36) Cancellato.

6052 Genova Brignole (07:05) – Acqui Terme (08:35) Il treno a origine da Ovada (p. 08:10).

6110 Arquata Scrivia (07:13) – Alessandria (07:40) Cancellato

2504 Genova Brignole (07:21) – Torino Porta Nuova (09:30) Regolare

2505 Torino Porta Nuova (07:30) – Genova Brignole (09:39) Limitato Alessandria

6057 Acqui Terme (07:40) – Genova Brignole (08:53) Il treno termina la corsa a Ovada.

6113 Alessandria (07:55) – Arquata Scrivia (08:22) Cancellato

2507 Torino Porta Nuova (08:20) – Genova Brignole (10:39) Regolare

2506 Genova Brignole (08:21) – Torino Porta Nuova (10:30) Origine da Alessandria

6112 Arquata Scrivia (08:38) – Alessandria (09:05) Cancellato

2508 Genova Brignole (09:30) – Torino Porta Nuova (11:30) Regolare

Due arresti per sfruttamento di manodopera

Un’indagine recentemente conclusa dal Nucleo Carabinieri operante presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cuneo ha portato all’arresto di due persone per sfruttamento di manodopera.

L’attività d’indagine, coordinata dal Procuratore Capo di Cuneo, Dott. Onelio Dodero, si è consolidata con l’emissione di una misura cautelare a carico di due cittadini di origini cinesi, marito e moglie di 44 e 43 anni; lei titolare di un hotel/ristorante sito a Beinette (CN) e lui il suo coadiuvante.

Entrambi sono ritenuti responsabili di sfruttamento di manodopera continuata ed in concorso tra loro, reato previsto dall’art. 603-bis del codice penale, più comunemente noto con il termine di caporalatorelativo al fenomeno dell’intermediazione e dello sfruttamento attuato dal cosiddetto caporale, in particolarein agricoltura. L’ambito di interesse dell’indagine non è tuttavia stato quello classico dell’agricoltura bensì quello della ristorazione e dell’ospitalità.

La ditta in questione, infatti, oltre al ristorante cinese, gestiva anche un hotel successivamente adibito a CAS (Centro Accoglienza Straordinario) dove venivano alloggiati i migranti sbarcati in Italia e gestiti dalla Prefettura nell’ambito del piano nazionale. Dagli accertamenti è emerso che oltre a tale CAS, la ditta ne aveva gestiti altri due: uno a Montoso, frazione di Bagnolo Piemonte (CN) ed uno a Robilante (CN), entrambi chiusi per questioni di natura economica non legate agli accertamenti svolti.

Era proprio tra gli ospiti del CAS di Beinette che gli arrestati attingevano manodopera da sfruttare. In particolare, l’indagine, iniziata nella scorsa primavera, ha permesso agli inquirenti di accertare che tra il mese di settembre del 2017 e l’aprile del 2019,gli indagati avevano sfruttato 5 rifugiati di origine africana, costringendoli a lavorare su turni di 11-12 ore al giorno, sette giorni su sette, senza alcun riposo settimanale, senza riposo giornaliero, tantomeno ferie.

I più fortunati potevano formalmente disporre di un contratto di lavoro part time di 20 ore settimanali, con una retribuzione di circa 200 € al mese che veniva corrisposta solo a seguito delle insistenti richieste dei lavoratori stessi.

È altresì emerso che quando uno dei lavoratori occupati in nero provava a ribellarsi chiedendo di essere regolarizzato e di avereuna paga adeguata, questo veniva licenziato perdendo la possibilità di lavorare. Non venivano neanche rispettate le norme basilari di sicurezza sul lavoro, tantomeno quelle igieniche riferite alla sistemazione alloggiativa: questo è quanto gli ispettori dell’ASL CN1 – interessati dai Carabinieri – hanno potuto accertare a seguito dell’ispezione eseguita presso l’azienda, documentando il degrado della situazione alloggiativa, della gestione della cucina e delle scorte alimentari conservate nei congelatori.

Dalle indagini è emersa anche una circostanza particolarmente allarmante in relazione alle possibili conseguenze: in particolare la ditta, almeno in una occasione, ha coperto un infortunio sul lavoro provvedendo a medicare il malcapitato con rimedi casalinghi,senza cioè ricorrere alle cure sanitarie, per non fare attivare eventuali controlli conseguenti che avrebbero permesso di fareluce sulle violazioni in atto.

Le risultanze investigative raccolte dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro sia con le testimonianze raccolte dai lavoratori, che nel corso delle perquisizioni eseguite e mediante l’analisi della documentazione aziendale acquisita, hanno fatto emergere un complessivo quadro di sfruttamento del lavoro aggravato dallo stato di bisogno dei lavoratori che – stante la loro posizione di rifugiati, tutti in attesa di asilo e privi di mezzi di sostentamento – erano nella condizione di dovere sostanzialmente accettare qualunque condizione pur di lavorare.

La Procura di Cuneo, alla luce delle risultanze acquisite, ha richiesto al GIP del Tribunale di Cuneo l’adozione di provvedimenti cautelari a carico degli indagati. Il GIP, concordando con il quadro investigativo prodotto, ha emesso la misura di applicazione dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico dei due coniugi. I provvedimenti sono stati eseguiti nello scorso mese di luglio dai Carabinieri del NIL,supportati nella fase esecutiva dai militari dell’Arma territoriale del Comando Compagnia Carabinieri di Cuneo. A distanza di circa tre mesi dalla loro esecuzione, il GIP ha revocato le misurecautelari ad entrambi gli indagati.

L’illecita attività di sfruttamento oggetto dell’indagine ha comportato che gli indagati realizzassero anche un’evasione tributaria e previdenziale quantificabile, secondo i dati emersi, in oltre 190.000 euro; cifra che, costituendo profitto del reato, è stata sottoposta a sequestro preventivo con ordinanza emessa dal GIP di Cuneo su richiesta del PM ed eseguita dai Carabinieri del NIL, vincolando tra l’altro un immobile sito a Savona ed intestato agli arrestati.

Per quanto riguarda le accertate violazioni in materia di lavoro, verranno contestate sanzioni ancora da quantificare con precisionema ammontanti a diverse migliaia di euro, mentre risulta già accertata l’omissione dei versamenti contributivi per un importo di oltre 52.000 euro

Assaltano due bancomat. Messi in fuga dai Carabinieri

Intorno alle 1:30 circa di questa notte, in Vische Piemonte e nella vicina Tonengo di Mazzè, nel torinese, 4 o 5 persone in rapida successione hanno fatto saltare mediante la cosiddetta “marmotta” due bancomat della Banca d’Alba e del Canavese. A Tonengo, due pattuglie dei carabinieri in servizio di perlustrazione in zona, allertate da residenti che avevano sentito il forte boato, hanno subito intercettato la banda di criminali, prima ancora che riuscissero a smurare completamente i contenitori delle banconote ed a impossessarsi del denaro. Ne è scaturito un lungo inseguimento che si concludeva sull’autostrada TO-MI all’altezza di Rondissone, dove i fuggitivi hanno abbandonato intenzionalmente, nonché alquanto pericolosamente, nella corsia di sorpasso il proprio Land Rover Evoque poi risultato rubato, e sono fuggiti a piedi nei campi limitrofi.

I Carabinieri della Compagnia di Chivasso, a quel punto, hanno abbandonato l’inseguimento, e hanno preferito deviare il traffico autostradale così da scongiurare possibili gravi incidenti ai veicoli in transito. Contestualmente due militari della Stazione Carabinieri di Caluso hanno spostato a mano il Suv, liberando la carreggiata.
Si è alzato in volo anche un elicottero dell’Arma per le ricerche dei fuggitivi, che sono tuttora in corso con diversi posti di blocco nell’area interessata.

Tenta di sgozzare la compagna, Siulp: ”carnefici restino in carcere”

Riceviamo  e pubblichiamo

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È incredibile constatare come un assassino, dopo pochi anni, possa ritornare in libertà e agire nuovamente secondo la sua indole di criminale”. Così Eugenio Bravo, segretario generale del Siulp di Torino, sul caso dell’uomo che, in permesso lavoro dal carcere, ha cercato di sgozzare la fidanzata in strada a Torino. “Sicuramente assisteremo a frasi sconvolte, a stati d’animo perturbati, a dichiarazioni di rabbia da parte di tutti – aggiunge Bravo – È inconcepibile che ancora oggi questo Paese è assolutamente immobile in merito alla certezza della pena. Grazie alle leggi premiali o alle attenuanti, il criminale resta in carcere meno della metà della pena e, ai cittadini, resta la mera indignazione. Occorre mettere mano subito alla legge penale e rivedere tutte quelle misure o condizioni che agevolano i delinquenti che hanno commesso reati, soprattutto gravi. Uno Stato di diritto deve salvaguardare innanzitutto la credibilità delle leggi che equivale al rispetto delle vittime; i carnefici devono restare in carcere”

 

 

(Foto archivio: il Torinese)