A cura di piemonteitalia.eu
Leggi la ricetta ⤵️
https://www.piemonteitalia.eu/it/enogastronomia/ricette/bonet
Leggi la ricetta ⤵️
https://www.piemonteitalia.eu/it/enogastronomia/ricette/bonet
13 ottobre 2025 – “La possibile cessione di Italdesign da parte del gruppo Volkswagen rischia di compromettere uno degli ultimi presìdi di eccellenza del design e dell’ingegneria automobilistica piemontese. La Regione non può restare a guardare: è urgente un intervento deciso per tutelare i lavoratori e garantire la continuità produttiva sul nostro territorio” dichiara la Consigliera regionale del Partito Democratico Laura Pompeo, che ha presentato un’interrogazione sul tema in Consiglio regionale.
“Italdesign, fondata nel 1968 da Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani, conta, attualmente, oltre 1100 dipendenti, presenti anche nella sede di Moncalieri, e rappresenta un punto di riferimento internazionale per l’innovazione nel settore automotive. Nonostante la crisi del comparto, l’azienda ha registrato nel 2024 un fatturato superiore ai 300 milioni di euro e un utile di circa 30 milioni, premiando anche i lavoratori con un bonus natalizio. E’, pertanto, inaccettabile che un’azienda solida, simbolo del made in Italy, venga messa in vendita senza che vi sia alcuna certezza sul futuro industriale e occupazionale. La visita di UST Global, multinazionale del settore informatico, non ha prodotto né offerte né garanzie e questa fase di stallo ha spinto circa 40 ingegneri a lasciare Italdesign. Il rischio di una delocalizzazione o di uno smembramento aziendale è concreto e va evitato se si vuole mantenere una linea aziendale chiara, come negli ultimi anni” prosegue la Consigliera regionale Pd.
“Voglio avere dall’Assessore regionale al Lavoro, in tempi rapidi, una risposta al mio atto ispettivo per capire che cosa intenda fare la Regione per salvaguardare i posti di lavoro e le competenze dei dipendenti Italdesign e garantire la continuità produttiva dell’azienda sul territorio piemontese e se intenda convocare un tavolo istituzionale con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Audi e UST Global per fare chiarezza sulle reali intenzioni delle parti coinvolte. Dopo la perdita di marchi storici come Bertone e Pininfarina, non possiamo permetterci di assistere passivamente all’ennesimo impoverimento del nostro tessuto produttivo” conclude Pompeo.
Nella seduta del 13 ottobre 2025, il Consiglio Comunale di Torino ha approvato all’unanimità (30 voti favorevoli su 30 consigliere e consiglieri presenti) una mozione – firmata congiuntamente da Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS), Maria Grazia Grippo (PD), Lorenza Patriarca (PD) e Vincenzo Camarda (PD) – che impegna la Città di Torino a dedicare nuovi spazi e opere rappresentative dando priorità alle donne che hanno fatto la storia di Torino e dell’Italia e a incrementare gli studi e le ricerche su di loro, stanziando “adeguate risorse economiche per accompagnare detto processo”.
La mozione nasce dalla raccomandazione del 28 maggio 2025 del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze (Ccrr).
In aula, la prima firmataria Elena Apollonio (Alleanza dei Democratici – DemoS) ha ringraziato la presidente Maria Grazia Grippo per la collaborazione e il Consiglio dei Ragazzi e delle Ragazze per il lavoro serio che viene svolto, che valorizza la democrazia.
Lo spazio pubblico dice come noi siamo e come vogliamo essere: è un messaggio verso il futuro – ha affermato in Sala Rossa l’assessore ai Diritti, Jacopo Rosatelli, condividendo lo spirito del documento.
Genovese di nascita (con madre toscana e padre lombardo) e novarese d’adozione, nella “terra d’acque” (come s’intitola anche uno dei suoi romanzi) ambientò alcune delle sue opere più significative, come Cuore di pietra, romanzo storico pubblicato nel 1996 da Einaudi nella collana Supercoralli, dove la maestosa casa del conte Basilio Pignatelli s’intuisce essere la novarese Villa Bossi, splendida dimora sul baluardo Quintino Sella, all’angolo con via Pier Lombardo. Laureatosi in Lettere con una tesi sull’arte contemporanea e la psicanalisi con Cesare Musatti ( il controrelatore fu Gillo Dorfles),Vassalli è stato uno dei più grandi scrittori italiani. Tra le sue opere, tradotte in molti paesi, una in particolare gli consentì di conoscere un importante successo nel 1990 quando gli venne assegnato il Premio Strega per La chimera, romanzo storico ambientato nella campagna novarese del Seicento. Il libro narra la storia di un processo (un episodio realmente accaduto) a una strega nella Milano dei Promessi Sposi, risalente al 1628. E la “chimera” altro non era che il monte Rosa per come appariva allo sguardo dei contadini che, tormentati dall’afa e chini sulle risaie del novarese, alzavano gli occhi verso l’orizzonte e vedevano stagliarsi lontano il massiccio della montagna innevata. Nelle opere di Vassalli la componente territoriale ha sempre avuto una rilevanza particolare, con la cornice del Piemonte e in particolare delle “terre del riso” nelle pianure a nordest. Nel 2011, Franco Esposito (poeta, direttore della rivista Microprovincia di Stresa) curò la monografia “La parola e le storie in Sebastiano Vassalli”. Un modo intelligente per festeggiare l’autore di tanti libri importanti da Abitare il vento a La notte della cometa ( romanzo sulla vita del poeta Dino Campana) , ai già citati Cuore di pietra e La chimera fino agli ultimi, molto belli, Le due chiese, Terre selvagge , Il confine e Io, Partenope. In quel numero della rivista, unendo gli sforzi editoriali delle Edizioni Rosminiane a quelli della novarese Interlinea, vennero proposti testi dello stesso Vassalli, belle foto e disegni oltre agli scritti di una lunga serie di intellettuali e letterati come Giorgio Bárberi Squarotti, Roberto Cicala, Franco Cordelli, Fulvio Papi e altri. Dalla prima stagione di Vassalli e dall’esperienza con la neoavanguardia del “Gruppo 63” all’originalissima cifra della sua opera letteraria, dal suo grande amore per la poesia alla fedeltà rara alla Einaudi (la casa editrice dello Struzzo) scorrendo le pagine di Microprovincia si intravvedeva tutta la complessità di questo scrittore straordinario. Una figura importante per la letteratura ma anche per il giornalismo al quale dedicò molte collaborazioni con le principali testate, da La Stampa, il Corriere della Sera e La Repubblica. Vassalli, uomo estremamente riservato, nel tempo aveva stretto un rapporto molto personale con la seconda città del Piemonte, il suo dialetto appartenente al ramo occidentale della lingua lombarda, il carattere degli abitanti e i luoghi novaresi. La cascina Marangana di Biandrate era il suo rifugio letterario,un buen retiro immerso tra le risaie a una dozzina di chilometri da Novara. Sulla porta d’ingresso di questa ex canonica trasformata in abitazione campeggia una scritta lapidaria, che vale più di tanti discorsi: i soli stanno soli e fanno luce. Vassalli sosteneva che “il mestiere dello scrittore consiste nel raccontare storie“. E aggiungeva: “Così era ai tempi di Omero e così è ancora oggi. È un mestiere antico come il mondo, che risponde a una necessità degli esseri umani, a un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi. Finché ci saranno nel mondo due persone, ci sarà chi racconta una storia e ci sarà chi la ascolta“. La casa è ora un museo grazie al progetto dell’archivio Sebastiano Vassalli. Una felice intuizione tesa a costituire un centro di consultazione pubblica, a beneficio di studiosi e di quanti vorranno consultare il patrimonio culturale di questo grande scrittore.
Marco Travaglini
INTERVISTA ALL’AUTORE
È stata pubblicata la nuova fatica letteraria di Roberto Veronesi, giornalista torinese e torinista appassionato, dal titolo “Mi piace annusare la lana”(Paola Caramella Editrice, 2025). Il libro raccoglie 17 racconti, in parte autobiografici e in parte no, incentrati su temi che più spesso ricorrono nell’opera di Veronesi, quali l’amore, passioni, lavoro, famiglia ed emozioni. Il trascorrere del tempo, in particolare, fa da sfondo a tutti i racconti, rappresentando il vero fil rouge che lega le varie narrazioni all’interno del libro.
“La necessità di scrivere – ha spiegato Roberto Veronesi – è cominciata dal momento della nascita di mia figlia Francesca: un evento cruciale che ha rappresentato il passaggio a una vera consapevolezza di responsabilità e, contemporaneamente, il desiderio di restituire emozioni e considerazioni riguardo il futuro e il mondo”.
Il titolo del libro, “Mi piace annusare la lana”, trae ispirazione da un episodio di vita che contraddistingueva il carattere dell’autore fin dall’infanzia e rappresentava un importante simbolo di fiducia. Un’immagine che riporta teneramente a Linus e alla sua copertina, mitico personaggio del fumetto di Schultz.

“Ero affezionato a una coperta di lana – racconta Roberto Veronesi – una coperta che prestavo soltanto a qualcuno di cui mi fidavo. Un gesto che riporta fortemente alla tematica dell’amicizia contenuta in questo mio ultimo libro, che vuole anche rappresentare una nuova comprensione e dolcezza verso se stessi, un invito a fermarsi, ricordare e valutarci con una rinnovata benevolenza e guardare al futuro con nuovi occhi e prospettive”. “Un altro leitmotiv importante che lega i racconti – continua Veronesi – è rappresentato dall’ironia e dalla leggerezza, un modo di essere umani ancor prima di scrittori. Anche se, senza queste due componenti, probabilmente non riuscirei neanche a scrivere. La lettura è sempre stata una mia passione e mi sono ispirato molto ad autori che della leggerezza hanno fatto un loro tratto distintivo, come Piero Chiara, Stefano Benni, Daniel Pennac e Italo Calvino. I personaggi dei miei racconti sono sempre romanzati, anche se provengono quasi tutti dalla vita vera e si intrecciano fra loro attraverso quei dialoghi serrati che ritmano la narrazione. Hanno tutti un volto e un nome che originano dai miei ricordi”.
“Per quanto riguarda il futuro letterario – conclude Veronesi – sto scrivendo altri racconti e mi piacerebbe poter dare una seguito al mio romanzo, uscito per Albatros, ‘Qui non ride mai nessuno’”.
Mara Martellotta


Sabato 18 ottobre, alle ore 17, la Fondazione Marazza a Borgomanero ospiterà la presentazione del libro Il seggio del peccato di Marco Travaglini. Con l’autore dialogherà con Gianni Cerutti, direttore della Fondazione Marazza. La narrativa dell’autore, nato sulla sponda piemontese del lago Maggiore e torinese d’adozione, è intesa a dare voce soprattutto alla gente comune, a quel mondo piccolo ma non minore col quale ha sempre amato convivere, assimilandone i problemi, le speranze, le gioie e i dolori. Una scrittura la sua che nasce dal cuore e arriva al cuore, che sa cogliere con passione e slancio poetico la vita delle strade, dei piccoli paesi tra i laghi e le montagne così come delle vie di Torino o della campagna canavesana, con attenzione particolare – è il caso de Il seggio del peccato come di gran parte dei suoi libri di racconti – al passato, a tempi meno facili, ma più ricchi di semplicità, di saggezza antica, di rapporto umano. Erano gli anni delle case di ringhiera e dei circoli operai, dei grandi prati non ancora invasi dal cemento; delle quattro stagioni; degli inverni dalle abbondanti nevicate e delle primavere verdi punteggiate di rondini e maggiolini. Ne Il seggio del peccato, attraverso ventisette racconti, ci guida in un itinerario emozionante che abbraccia città, campagne, laghi e montagne.

Le sue narrazioni, che spaziano da Torino al Canavese, dal Verbano Cusio Ossola al Novarese, fino ai paesi del riso attorno a Vercelli, si distinguono per la loro capacità di trasportare il lettore in un viaggio nel tempo e nello spazio. Le ambientazioni e i personaggi, siano essi frutto di fantasia o realistici, ci introducono nella peculiarità delle città o delle piccole comunità piemontesi. Come scrive nell’introduzione Sergio Chiamparino, già sindaco di Torino, “sono racconti ricchi di riferimenti storici, di notizie su luoghi, edifici storici, di curiosità, ricostruzioni di antiche tradizioni e motti popolari, molte cose che si ignorano o almeno io ignoravo”. Così, mescolando realismo con un tocco di immaginazione, Travaglini disegna un mosaico di storie di vita quotidiana, dove vizi e virtù della gente comune si intrecciano con le astuzie e le ingenuità tipiche delle persone semplici. La scrittura è piacevole e attraversata da una vena ironica che permea tutte le storie, rendendo la lettura al contempo leggera e profonda. Spiccano episodi come quello di Elvio e Aida, definiti i “Fred e Ginger della periferia, o le vicende del signor Brusa e del suo sigaro tra le cave del marmo di Candoglia e il Duomo di Milano. Tra i personaggi si alternano tipi sorprendenti come Anacleto, “esperto nel fare affari”; Laura, “sveglia, simpatica e piena d’entusiasmo… con la passione per la meccanica”; o il sodalizio Alvaro e Giovannino che riescono “in ogni caso, a mettere insieme il pranzo con la cena e persino a ricavare qualche soldo da mettere in cascina”. Poi c’è Oreste, detto il Tempesta “che raccontava le sue avventure, partendo sempre da quella volta che aveva portato sull’Isolino una contessa”. E così via, molti altri personaggi animano questo vivace affresco di esistenze periferiche. È decritta la Luino di Piero Chiara e del signor Brovelli; si narrano le fatiche degli scalpellini del già citato granito rosa, le avventure truffaldine e briose di Toni Fuoribordo, gli spalloni con il loro “andar di frodo con la bricolla a spalla”. Sono, tuttavia, solo alcune delle diverse storie che compongono questo affresco di vita piemontese. La raccolta s’avvia alla fine con un nostalgico Ritorno in Formazza e lo spassoso equivoco sulle misteriose origini del Re di Superga , che chiudono il cerchio di un viaggio emozionante attraverso la memoria e la tradizione. In definitiva, Il seggio del peccato, come già accennato, è un omaggio affettuoso e suggestivo al Piemonte, alle sue genti e alle sue terre.
B.C.
SAUZE D’OULX – Anche quest’anno Sauze d’Oulx si tingerà di rosa per sostenere la campagna di lotta ai tumori femminili “Pink is better”.
L’appuntamento è per giovedì 16 ottobre dalle ore 16.30 al Parco Giochi di Sauze d’Oulx.
Una camminata/corsa, rigorosamente in rosa, aperta a tutti per la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi per sostenere la lotta contro i tumori femminili della Fondazione Veronesi per la lotta contro i tumori femminili.
Come già negli anni scorsi si attende un’ondata rosa che colorerà il paese con un unico obbiettivo: divertirsi e fare del bene.
Tutto il ricavato verrà devoluto alla fondazione Veronesi.
La donazione minima per partecipare all’evento è di 15€.
Per chi volesse contribuire senza partecipare, le donazioni saranno graditissime. Perché in questo caso davvero, l’importante è aiutare!
Per ulteriori info e iscrizioni è possibile contattare: Chicca 3339049080, Denni 3404024791, Giulia 3403944186, Paoletta 3662111115 e Paola 3395731160.
Il Sindaco Mauro Meneguzzi plaude all’iniziativa: “Come Amministrazione Comunale siamo lieti di poter ospitare anche quest’anno a Sauze d’Oulx una tappa di questa fondamentale campagna nazionale di lotta ai tumori femminili. Il grazie va alle organizzatrici e anticipatamente a tutti coloro che vorranno venire a correre o camminare nelle vie del nostro paese per l’occoasione addobbato di rosa, dando così un contributo importante alla ricerca”.
Domenica 19 ottobre prossimo, “Cammini DiVini” di Augusto Cavallo ripropone un’escursione intorno all’abitato di Borgomasino, nel Torinese , tra i sentieri storici, alla ricerca della “Pera Cunca”, uno dei massi-altare più noti del Canavese.
Con tale nome si designano pietre e cavità più o meno profonde collegate tra loro da canaletti che potrebbero, in qualche modo, essere state utilizzate per riti sacrificali in epoche antiche. Si trova immersa nei boschi di querce e castagni, sulle pendici più meridionali dell’anfiteatro morenico di Ivrea, tra le ultime colline che testimoniano la massima estensione a Sud della lingua glaciale. Il ritrovo sarà a partire dalle ore 9 per le iscrizioni, con partenza alle 9.30. La lunghezza sarà di circa 9 km, con un dislivello di 250 metri. La durata sarà di circa 3 ore e mezzo. Il ritrovo avverrà presso l’ampio parcheggio adiacente al campo sportivo per le iscrizioni, per poi spostarsi verso la caffetteria del Borgo per un caffè prima della partenza. La camminata inizierà costeggiando il Municipio e in direzione di via Umberto I, per salire in seguito verso i boschi circostanti, seguendo antiche strade lastricate, costeggiando qua e là vigneti di Erbaluce. Si procederà, quindi, attraversando boschi di querce, castagni, acacie, fino a giungere in località Lusenta, cuore della collina di Borgomasino, dive si incontrerà, attorniata dai castagni, su una piccola collinetta naturale, la “Pera Cunca”, masso erratico depositato in questi luoghi dal ghiacciaio qualche migliaio di anni fa (ci troviamo all’estremità meridionale della Serra Morenica del Canavese). La roccia, di chiara origine metamorfica, è striata di profonde venature: al centro, una grande cavità di forma ovale raccoglie umidità e acqua piovana, ed è circondata da decine di coppelle più piccole, che paiono raggrupparsi in tre aree ben distinte. Le coppelle si trovano ad altezze diverse e hanno l’interessante peculiarità di essere collegate tra di loro da canaletti scavati nella roccia, che confluiscono poi nella cavità centrale. Si riprenderà il cammino per far ritorno al punto di partenza in centro al paese, mentre, dopo aver concluso l’escursione, sarà possibile pranzare spostandosi in auto a Moncrivello, presso la sede del Circolo Club 66, in via Roma 6.
Costo dell’iscrizione alla camminata è di 9 euro – costo del pranzo 20 euro.
Si consiglia abbigliamento sportivo adeguato alla stagione, scarpe da trekking e scorta d’acqua.
Prenotazione da effettuare entro sabato 18 ottobre prossimo ai seguenti riferimenti: Augusto-3394188277 – augusto.cavallo66@gmail.com
Mara Martellotta