ilTorinese

Comitato Pellerina: “Non molliamo”

Come sapete – lo scorso novembre – a seguito dell’introduzione del ricorso per l’impugnazione del
provvedimento del Comune di Torino che aveva negato l’ammissibilità del quesito referendario a
tutela del verde pubblico presentato dal “Comitato Referendario Salviamo la Pellerina e il Verde di
Torino”, il Tar Piemonte aveva affermato di non avere giurisdizione in materia e che la causa
doveva essere decisa dal giudice ordinario.

Lo scorso 18 febbraio si è quindi provveduto a riassumere la causa avanti a quest’ultimo.
Questa settimana è inoltre stata richiesta la tutela cautelare.

Tale tutela sarebbe concessa laddove il giudice – a seguito di una valutazione sommaria – ritenesse
che esistano contemporaneamente due presupposti: l’apparente fondatezza delle nostre affermazioni
ed il pericolo che la durata del processo possa vanificare in parte i risultati che il
referendum si prefigge.

Come più volte ribadito, non ci lasciamo intimorire da chi non vuol dare voce alla cittadinanza,
cercando di non lasciarla liberamente esprimere su un tema così importante per la Città di Torino.
Andremo avanti con tutte le nostre forze per affermare un diritto.

Ringraziamo quanti fino ad oggi ci hanno supportato, in qualunque modo e ricordiamo che
continuare la battaglia legale ha dei costi.

Ogni singolo contributo è importante. Il verde pubblico appartiene a tutti.

Aiutaci a difenderlo con un versamento sul seguente IBAN: IT71U0501801000000016802902
Banca Etica, Filiale di Torino – Beneficiario: Generazioni Future; Causale “Comitato Salviamo la
Pellerina”.

Comitato Referendario Salviamo la Pellerina e il Verde di Torino

Juve travolta dall’Atalanta: 0-4

L’Atalanta travolge la Juve e vince 4-0 allo Stadium. I tifosi bianconeri contestano la squadra con fischi durante il gioco. Al momento del gol dello 0-4 di Lookman in molti  lasciano lo stadio delusi. “Siamo tristi e dispiaciuti, ora dobbiamo ripartire contro la Fiorentina”, commenta il tecnico della Juventus, Thiago Motta,

Special Olympics, i sindaci: “i giochi si svolgono anche in montagna. Diciamolo a tutti”

 

“La straordinaria e suggestiva inaugurazione degli Special Olympics a Torino ha rappresentato un momento indimenticabile di un evento sportivo internazionale che è destinato a segnare il futuro di Torino e delle montagne olimpiche. E, al riguardo, ci spiace che durante quella bella ed evocativa manifestazione inaugurale, non sia stato fatto esplicito cenno ai paesi olimpici montani, sedi di gara per migliaia di ragazzi provenienti da tutto il mondo. Crediamo sia importante in questi giorni di gara valorizzare tutti i luoghi e le comunità che ospitano i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics Torino 2025, per la semplice ragione che questi giochi si svolgono prevalentemente sulle montagne e in particolare su quelle olimpiche Torino 2006”.

Mauro Meneguzzi, Presidente Unione Montana Comuni Olimpici.

Chiara Rossetti, Sindaco Bardonecchia.

Massimo Marchisio, Sindaco Pragelato.

Bici dei Murazzi, un sesto giovane sapeva del lancio ma non ha partecipato

Nelle motivazioni della sentenza per il caso della bicicletta lanciata dai murazzi di Torino è scritto che la sera del lancio della bici era presente un sesto giovane oltre ai cinque individuati come autori del folle gesto. Il ragazzo forse preoccupato delle conseguenze sarebbe andato via prima del fatto, senza parteciparvi La bici lanciata dall’alto provoco’ il ferimento grave di uno studente universitario.

Aggredisce la moglie davanti ai figli: arrestato

Un 27enne nigeriano è stato arrestato dalla polizia di Stato per aver picchiato sua moglie davanti ai tre figli minori nella loro abitazione a Novara. È accusato di maltrattamenti in famiglia e di lesioni aggravate. La donna, una trentenne anche lei di origine nigeriana, è stata portata da un’ambulanza del 118 al Pronto soccorso.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Antonio D’Alfonso: “Progetto Kronos”, due destini intrecciati tra Roma e New York

Informazione promozionale

Tra scoperte inquietanti e incontri pericolosi, il confine tra scienza e ossessione si assottiglia, Claudio e Giulia si troveranno costretti a scegliere: sacrificare il passato o rischiare il futuro?

Roma e New York. Due destini intrecciati. Un segreto che sfida il tempo. Giulia, partita per New York per lavoro, si trova coinvolta in un mistero inquietante legato al suo enigmatico supervisore e a un uomo dall’oscuro fascino. Un dettaglio li accomuna: un orologio identico, simbolo di un segreto più grande di quanto lei possa immaginare. Claudio è un giovane fotografo in bilico tra il passato e il futuro, sospeso tra l’amore per Giulia e il richiamo di una nuova vita. Nel cuore della metropoli, tra scoperte inquietanti e incontri pericolosi, il confine tra scienza e ossessione si assottiglia, Claudio e Giulia si troveranno costretti a scegliere: sacrificare il passato o rischiare il futuro? Un romanzo, un thriller avvincente, dove amore, mistero e ambizione si intrecciano in una corsa contro il tempo.

L’AUTORE
Fin da sempre affascinato dalle arti, Antonio D’Alfonso ha coltivato una profonda passione per il canto, la musica e la scrittura. Ogni forma espressiva rappresenta per lui un viaggio nell’anima, un mezzo per esplorare emozioni e raccontare storie che lasciano il segno. Nel suo percorso artistico, la scrittura è diventata un modo privilegiato per dar vita a mondi e personaggi, intrecciando mistero, emozioni e riflessioni profonde. Con il suo romanzo, in cui il Progetto Kronos gioca un ruolo chiave, intreccia scienza e umanità, realtà e immaginazione, creando una narrazione coinvolgente e avvincente. “Il tempo è il più grande inganno: lo crediamo immutabile, ma nelle mani giuste o sbagliate può essere riscritto.”

“Scrivere è dare voce ai sogni” 

Intervista ad Antonio D’Alfonso

D: Il suo romanzo sta per essere pubblicato con Masciulli Edizioni. Cosa può dirci sulla storia
e sui suoi protagonisti?

Antonio D’Alfonso: Il romanzo segue il viaggio interiore ed esteriore di Claudio, un giovane che si
trova a un bivio tra il dovere e il desiderio di inseguire i propri sogni. La sua storia si intreccia con
quella di Giulia, partita per New York alla ricerca di nuove opportunità, e con una serie di
personaggi enigmatici, che aggiungono mistero e tensione alla trama. È una storia di crescita, scelte
difficili e connessioni umane.

D: Il romanzo è ambientato tra l’Italia e New York. Perché ha scelto queste due
ambientazioni?

Antonio D’Alfonso: Volevo raccontare il contrasto tra il familiare e l’ignoto, tra il calore delle
radici e il fascino di un nuovo inizio. L’Italia rappresenta la stabilità, la famiglia, mentre New York
è l’incognita, il sogno da rincorrere. Anche io, come Claudio, ho vissuto momenti di cambiamento e
decisioni importanti, e questa ambientazione mi ha permesso di esplorare quelle emozioni.

D: Come nasce la sua passione per la scrittura?

Antonio D’Alfonso: Scrivere è sempre stato il mio modo di dare forma alle emozioni, di raccontare
storie che potessero toccare il cuore delle persone. Amo la musica, il canto, l’arte in tutte le sue
forme, e credo che la scrittura sia un ponte tra questi mondi.

D: Nel suo romanzo c’è un elemento di mistero, con il Progetto Kronos e alcuni personaggi
enigmatici. Quanto è importante per lei mantenere la suspense?

Antonio D’Alfonso: Moltissimo! Amo costruire storie in cui il lettore si senta coinvolto e spinto a
cercare risposte. Il mistero è un ingrediente che rende la lettura avvincente, e il Progetto Kronos è
una chiave che apre molte domande.

D: Per concludere, cosa spera che il lettore porti con sé dopo aver letto il suo romanzo?

Antonio D’Alfonso: Vorrei che ognuno trovasse una parte di sé in questa storia, che si sentisse
ispirato a seguire i propri sogni, anche quando sembrano lontani. La vita è fatta di scelte, e spero
che il mio libro possa lasciare un segno nel cuore di chi lo leggerà.

 

Link per acquisto del libro: https://www.masciulliedizioni.com/prodotto/progetto-kronos/

 

La Signora dei Biscotti

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PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Mi piacciono le storie, mi piace leggerle ma ancor di più scriverle e questa storia, tutta al femminile, merita di essere raccontata.
Ivana e Vittorina sono due sorelle che nella loro casa di campagna, Bricco Dolce, sulla collina di San Sebastiano Po, all’inizio degli anni 2000 si divertivano a preparare biscotti, torte e marmellate. Decidono così che della loro passione vogliono farne un lavoro e si rivolgono al mulino di Casalborgone dove scoprono che non esiste una sola farina ma tante farine con caratteristiche diverse. Il papà non è d’accordo sul fatto che la sua casa diventi un laboratorio-negozio e le dissuade dal voler stabilire la futura attività proprio lì, in strada Bricco Dolce n.7
Le ragazze riescono a trovare una valida alternativa a Borgaretto dove trasformano un grande garage in laboratorio ed iniziano a seguire dei corsi indicati dalla Regione Piemonte per mettersi in regola. All’inizio dell’avventura decidono di servire i bar e la vendita al minuto, realizzano diversi biscottini che vengono confezionati in piccoli sacchetti, tutto il lavoro viene fatto manualmente. Le ricette sono quelle di mamma Rosina, delle nonna e delle suocere e così nel 2004 fondano la società “ Biscotteria Artigianale Bricco Dolce”, che fornisce alcune enoteche, bar, gastronomie, di biscotti sani, artigianali, belli e ben confezionati.
Il caso vuole che una hostess in servizio su alcuni voli privati che frequentemente portavano Sergio Marchionne ed il suo staff a Detroit scelga proprio le dolcezze di Bricco Dolce per allietare i viaggi di questi passeggeri che mentre giocavano a carte desideravano sgranocchiare qualcosa di buono. Ed è così che Ivana e Vittorina vengono contattate anche da Air Dolomiti che decide di portare a bordo dei propri aerei i loro biscotti.
“Abbiamo avuto un momento di panico – mi racconta Ivana- non saremmo riuscite a confezionare a mano sacchetti per ordini così importanti e così abbiamo acquistato una confezionatrice e nel 2012 abbiamo vinto una gara per fornire anche Alitalia, oggi Ita, ed è arrivata una confezionatrice ancora più performante”.
Ivana mi racconta la storia del biscottificio nel suo negozio in corso De Gasperi 20 a Torino, nel cuore della Crocetta. “ Da noi è tutto artigianale, usiamo solo materie prime eccellenti come le farine Bongiovanni e le uova fresche già sgusciate che riceviamo tre volte alla settimana, in questi giorni stiamo mettendo a punto nuove ricette con farine non raffinate, cereali antichi, grano arso affinché il prodotto finito sia il più naturale possibile. I nostri clienti amano molto la linea dei Biscotti del Buongiorno, senza latte né burro, in vari gusti come vaniglia, farina di mais, cacao e gli integrali. Sono anche richiesti quelli della Linea Classica: meliga, krumiri, ciambelline panna e caffè e gli arancetti con scorza d’arancia e cioccolato”
Chiaccherando scopro che proprio in quel momento sta per salpare, direzione USA, una nave carica di Parlapa’, biscotto ideato ai tempi del Covid quando con il negozio chiuso il tempo per pensare non mancava. “ Il Parlapa’ è un biscotto a forma di gianduiotto realizzato con gli ingredienti del famoso cioccolatino torinese, pasta di nocciole e burro di cacao, la ricetta è stata brevettata come per il Cuore Rosa che ha avuto il patrocinio di Candiolo, bello, buono, ha il sapore di confetto, e fa del bene”.
In negozio, arricchito anche con oggetti molto particolari che volendo vengono abbinati alla vendita dei biscotti ( tazze, latte tedesche, tessuti realizzati appositamente per Bricco Dolce a Chivasso e a Chieri) spiccano sugli scaffali le Meringhette con gocce di cioccolato, i Girasoli integrali, le Pannocchiette, i biscotti senza farina per gli intolleranti al glutine e le Coccole al cocco , senza burro né uova per i vegani , crostate e torte di nocciola.
“ Nel 2025 avremo almeno altri tre nuovi prodotti che per ora sono in fase sperimentale, devono essere buonissimi per metterli in vendita ma soprattutto dobbiamo essere tutte d’accordo: io, mia sorella, mia figlia e mia mamma”.
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”, lo scriveva Oscar Wilde.

Ma Sala federa chi?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

C’è una specialità che appartiene di diritto al cosiddetto ‘campo largo’. Si tratta del numero dei
‘federatori’ della fantomatica area centrista. Ad essere sinceri, abbiamo anche perso il numero
delle sigle centriste che affollano quel campo. A naso sono una dozzina. Ma non è questo
l’elemento che conta. Semmai impressiona la cosiddetta ‘disponibilità’ crescente a federare
quell’area. Veramente. Cresce di mese in mese e la loro disponibilità è pari, se non addirittura
superiore, ad essere anche e semplicemente il federatore dell’intero campo largo. Che, come
sanno anche i sassi, si regge sul peso determinante e decisivo delle tre sinistre. Quella radicale e
massimalista della Schlein, quella populista e demagogica dei 5 stelle e quella estremista del trio
Fratoianni/Bonelli/Salis. I nomi dei federatori ormai si sprecano. Dal simpatico Ruffini a Gentiloni,
da Renzi – che non lo dice ma lo auspica, come ovvio – a Calenda, da Guerini all’ultimo arrivato, il
Sindaco di Milano Sala. Senza contare gli esponenti della società civile che, se dovessimo
enumerarli tutti, non basterebbe un articolo di cinquemila battute.
Ora, al di là di questa positiva e concreta disponibilità a federare tutto ciò che si può federare,
restano due punti irrisolti. Il primo è che nessuno ha ancora spiegato con la necessaria chiarezza
e franchezza perchè la segretaria del principale partito della coalizione non dovrebbe essere il
candidato a Premier. Una regola che non è un dogma ma che, comunque sia, va spiegato –
possibilmente con argomentazioni politiche – alla segretaria del Pd Elly Schlein che, non a caso,
non ha ancora mai commentato questi ripetuti atti di generosità cristiana e laica dei vari
federatori.
In secondo luogo, cresce la sensazione che un Centro riformista, democratico e di governo ha
poco spazio da quelle parti. E questo non per sostenere la tesi che nella coalizione alternativa il
Centro è l’assoluto protagonista. Ma è di tutta evidenza che quando ci sono molti federatori,
molteplici partiti, svariate sigle e tutti insieme non riescono ad elaborare un progetto politico
sufficientemente condiviso ed unitario, la conclusione è persin troppo facile da trarre. Manca,
cioè, quella intuizione e quel progetto che in un’altra stagione si poteva chiamare tranquillamente
Margherita e, addirittura, mancano anche le concrete condizioni per far decollare un semplice
Partito Popolare Italiano. E questo perchè? Molto semplice, anzi addirittura banale. Perchè sono
cambiati, e profondamente, il profilo, la natura, la sostanza e lo stesso progetto politico, culturale
e di governo della coalizione di riferimento. Cioè, appunto, il cosiddetto ‘campo largo’.
Ecco perchè l’ennesima disponibilità in ordine di tempo, quella del sindaco di Milano Sala, corre il
rischio di andare ad aggiungersi a tutte le altre. Con la certezza, non profetica ma realistica, che le
singole disponibilità a federare il campo centrista continueranno a crescere in modo esponenziale
e, con loro, anche le sigle e i partitini di riferimento. Con l’auspicio, e lo dico senza alcuna malizia
o preveggenza, che alla fine della giostra ci sia un posto in Parlamento per i rispettivi federatori e i
“propri cari”, per mutuare una ormai celebre espressione andreottiana.

“Cosa resta di una guerra”

“Cosa resta di una guerra – un operatore umanitario in Bosnia Erzegovina”  di Michele Ricca sarà presentato il 18 marzo al Qubi, alle 18, alla presenza di Alessandro Barbero e di Enrico Remmert

Sarà presentato martedì 18 marzo alle ore 18, presso il Qubi di via Parma 75, a Torino, il libro intitolato “Cosa resta di una guerra – un operatore umanitario in Bosnia Erzegovina” di Michele Ricca. Interverranno alla presentazione lo storico Alessandro Barbero e lo scrittore Enrico Remmert.

Dalla sinossi: “Cosa resta di una guerra” contiene pezzi di vita e di lavoro raccolti dall’autore durante l’impiego come Protection Officer per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) in Bosnia Erzegovina nel 1996. Attraverso gli occhi dell’autore emergono allo stesso tempo molti aspetti utili per comprendere i contorni di una sanguinosa guerra civile nel cuore dell’Europa. Il volume contiene 25 storie racchiuse in 7 capitoli ed è arricchito da diverse mappe tratte da Limes e dalla prefazione di Alessandro Barbero. I capitoli si aprono tutti con ricche contestualizzazioni composte da dati, sigle e definizioni. Le appendici, nel finale, presentano a loro volta cifre, link e considerazioni personali dell’autore. Nel mezzo le tante storie vere che parlano di croati, bosniaci e serbi, di truppe NATO, di personale ACNUR, di organizzazioni umanitarie, di forze dell’ordine e autorità locali, di vittime ed ex combattenti, di rifugiati e profughi, di estremisti e criminali, di preti e mullah. Un contributo inedito utile a tenere presente cosa lascino dietro di sé le guerre quando i riflettori mediatici si spengono.

Info@ilpontesulladora.it

Mara Martellotta

L’isola del libro

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RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Colm Tóibín “Long Island” -Einaudi- euro 20,00

Il grande scrittore irlandese 69enne ci affascina con questo romanzo dal finale incerto; sequel del precedente successo “Brooklyn” (2009), che aveva ispirato l’omonimo film adattato da Nick Hornby, interpretato da John Crowley e Saoirse Ronan.

Durante la pandemia Tóibín ha fantasticato su un possibile seguito, al quale ha lavorato al ritmo di 10 ore al giorno. Ed ecco questo bellissimo testo scritto con il suo rigoroso stile letterario. “Brooklyn” si era concluso con il ritorno in America della protagonista, Eilis Lacey, che si era recata nella natia Irlanda per la morte della sorella.

Ora sono trascorsi 20 anni, Eilis vive a Long Island con il marito Tony, i figli Larry e Rossella, ad un passo dalle villette di suoceri e cognati italoamericani; una piccola enclave fondata su legami di sangue e reciproco aiuto.

Il suo rassicurante ritmo di vita quotidiano viene infranto da uno sconosciuto che bussa alla porta e le ringhia contro. E’ il marito “cornuto” a casa del quale Tony aveva fatto dei lavori; poi però si era anche sollazzato con la padrona di casa e l’aveva pure messa incinta. L’uomo le annuncia che non ha nessuna intenzione di tenere il figlio del peccato e che lo scaricherà davanti alla porta di Eilis.

E’ la bomba che fa esplodere l’esistenza della protagonista e scava un baratro con il marito fedifrago e la famiglia di lui. Eilis è determinata a non voler crescere il futuro nascituro e non accetterà nemmeno che ad occuparsene sia la suocera. L’ultimatum è chiaro e inappellabile: se il bastardino entrerà in famiglia, lei ne uscirà definitivamente.

E, giusto perché l’aut aut sia ancora più esplicito, decide di partire per l’Irlanda portando con sé i figli; adduce come scusa il compleanno dell’ottuagenaria madre, ma ovviamente dietro c’è molto di più.

Il seguito narra il suo ritorno a Enniscorthy, dove l’ultima volta aveva avuto una relazione con Jim. Poi era ripartita senza dare spiegazioni per tornare dal marito.

Jim però non l’ha dimenticata; è rimasto single, dedito solo al suo pub. Solo ultimamente frequenta di nascosto Nancy (amica di Eilis); vedova e madre di due figli, che manda avanti una friggitoria, barcamenandosi tra mille difficoltà.

Un legame che viene messo in pericolo dal ritorno di Eilis….

 

 

Ursula Parrott “Ex wife” -Gramma Feltrinelli- euro 18,00

Ursula Parrot è lo pseudonimo della giornalista, scrittrice e sceneggiatrice Katherine Ursula Towle, (nata nel 1899, morta nel 1957). Ebbe una vita movimentata, con 4 matrimoni e svariate relazioni con personaggi di spicco dell’epoca, tra cui Francis Scott Fitzgerald. Morì stroncata da un tumore a 58 anni, in povertà e dimenticata da tutti.

Pubblicò questo romanzo nel 1929 riscuotendo notevole successo; ma anche suscitando un certo scandalo perché metteva in scena la storia di una difficile emancipazione femminile.

E’ ambientato a Manhattan negli Anni ’20, era del jazz e delle trasgressioni. Patricia e Peter si sposano nel 1924 e incarnano una giovane coppia che trascorre le serate tra balli, feste e alto tasso etilico. I due pattuiscono di dirsi sempre tutto.

5 anni dopo lei confessa la sbandata di una notte e Peter non la prende affatto bene. Nonostante lui abbia un’amante da anni, decide di mettere una pietra tombale sul matrimonio. Verdetto inappellabile che relega Patricia al triste ruolo di ex moglie.

L’autrice racconta con spietato acume i vari stati d’animo in cui sprofonda la donna, nello snervante turbinio tra speranza e disillusione; avviluppata dai consigli delle amiche, e pure da perfide pseudo-amiche che sputano veleno a palate e finiscono per confonderla. Ma è anche la difficile rimonta di una nuova Patricia che si mantiene da sola con il lavoro di copywriter e festeggia la ritrovata libertà e l’indipendenza.

 

 

Giorgio Biferali “A New York con Paul Auster” -Giulio Perrone Editore- euro 16,00

Prima di tutto un plauso all’editore Perrone per l’idea della collana “Passaggi di dogana” dedicata alle città viste attraverso gli occhi e le opere di grandi scrittori. I lettori vengono trascinati tra le vie e i punti di riferimento letterari scoprendo: Lisbona con Tabucchi, Buenos Aires con Borges e, ancora, tra le molte altre mete, la Costa Azzurra con Fitzgerald e l’Oriente con Terzani. Insomma una preziosa manna per i bibliofili.

Giorgio Biferali, nato a Roma nel 1988, scrittore e docente dell’Accademia Molly Bloom, ci accompagna nelle strade della Big Apple attraverso i libri di Auster. E rimpiange di essere arrivato a New York 10 giorni dopo la morte dello scrittore (nell’aprile dell’anno scorso); così il libro è anche la nostalgica storia di un appuntamento mancato.

Il volume dedicato alla New York di Auster non è un romanzo, non è un saggio e neppure una guida in senso classico; piuttosto è una piacevolissima traccia narrativa.

Ci avventuriamo tra citazioni, riferimenti culturali e passi dei romanzi del grande autore, immenso cantore della città unica al mondo. Da nord verso sud attraversiamo una New York inedita: di quartiere in quartiere, passando per parchi, strade e ponti, da scoprire con occhi nuovi.

Attraverso la letteratura, il cinema e le serie tv, avrete uno speciale ritratto della Big Apple.

Dalla Columbia nell’Upper West Side (dove Auster alloggiò nel dormitorio dell’Università), alla nuova Harlem, Manhattan, Soho e Queens; fino alla zona che forse gli somiglia più di tutte, Brooklyn, spesso tanto presente nelle sue opere.

Una New York meditata e svelata nelle sue molteplici sfaccettature: frenetica, rumorosa, umorale, affollata, emotiva, gentile, ma anche pericolosa. Questo è uno dei libri da mettere in valigia per il vostro prossimo viaggio nella città dalle mille luci e che non dorme mai.

 

 

A.K. Blakemore “L’insaziabile” -Fazi Editore- euro 18,50

L’autrice inglese, che aveva esordito con “Le streghe di Manningtree” (sulla caccia alle streghe nell’Inghilterra del XVII secolo), ora torna in libreria con questo secondo romanzo che narra l’avventura picaresca e grottesca di Tarare, ragazzo perennemente affamato.

Blakemore ha traslato in forma romanzesca una vicenda realmente accaduta nella Francia di fine Settecento. Quella del giovane diventato famoso per la sua sorprendente capacità di ingurgitare qualsiasi cosa, oggetti compresi.

E’ la storia di Tarare, ed è documentata. L’autrice ama scavare in epoche tramontate; poi mette in campo l’immaginazione e narra con la sua consueta scrittura elegante. Qui ricostruisce la breve, incredibile e dannata vita di Tarare, che lui stesso racconta alla giovane suora Perpetuè, rimasta al suo capezzale fino alla fine. Attratta -ma anche pervasa da repulsione- di fronte all’uomo-mostro.

Tarare, orfano di padre già alla nascita, vive un’infanzia derelitta con la madre prostituta (che l’ha addirittura costretto a seppellire la sorellina morta) e il patrigno contrabbandiere che tenta di ucciderlo con un’accetta. Il ragazzino riesce a fuggire e si unisce a un gruppo di girovaghi sbandati, che lo trasformano in fenomeno da baraccone.

Tarare diventa una sorta di essere ripugnante, malfatto e in preda a una fame smisurata, che è potente metafora della mancanza di amore. La sua è una spasmodica ricerca che ne determina la vita.

Si ingozza di qualsiasi cosa e in continuazione: tappi di sughero, cibo marcescente, frattaglie immonde e decomposte, animali vivi e carcasse di quelli morti, per toccare il fondo cibandosi del cadaverino di una bimba.