ilTorinese

Smoky, il primo cane da terapia

 

Smoky era una yorkshire terrier nata nel 1943 che da adulta pesava appena quattro chili. All’inizio del 1944 venne trovata nella giungla della Nuova Guinea e diventò la mascotte della Quinta Forza Aerea degli Stati Uniti. Smoky collezionò una dozzina di missioni di mare, aria e soccorso, spesso riparata negli zaini dei soldati. Al termine della seconda guerra mondiale Smoky venne decorata non solo per la dedizione e il coraggio ma anche per l’abilità con la quale risollevava il morale dei soldati feriti negli ospedali che potevano contare, oltre a farmaci e infermieri, sull’affetto di questa piccola yorkshire terrier. Smoky, eroe a quattro zampe, balzò agli onori della cronaca grazie alla stampa americana che gli dedicò diversi articoli e foto, riconoscendole il ruolo di primo cane da terapia della storia che fece da apripista a questa eccezionale “professione” dagli effetti curativi miracolosi.

La cagnetta iniziò la sua attività terapeutica già nel corso del conflitto quando si unì agli infermieri dell’ospedale da campo che curarono le vittime e i feriti dell’invasione di Biak Island. Come cane da terapia Smoky dimostrò doti straordinarie offrendo per dodici anni compagnia e intrattenimento ai soldati feriti. Raggiunta la notorietà la piccola yorkshire viaggiò spesso con il suo padrone, il caporale William Wynn, partecipando a raccolte di beneficenza, spettacoli televisivi e al suo show personale “Castelli in aria” dando prova in diretta delle sue abilità sorprendenti. Smoky morì nel 1957 all’età di 14 anni e il suo padrone ne posizionò accuratamente il corpo in una scatola di munizioni calibro trenta per poi seppellirlo nel Rocky River Reservation nello stato dell’Ohio. Nello stesso luogo, vent’anni fa, venne eretta una statua di bronzo raffigurante Smoky accucciata in un elmetto per ricordare questa antesignana protagonista della pet therapy.

Marco Travaglini

Manca un mese a Terra Madre – Salone del Gusto: tutte le novità

Un viaggio culinario senza confini tra identità, culture e comunità  

Cereali africani, frutti sudamericani e salse asiatiche: le sfumature della Natura in scena a Torino dal 26 al 30 settembre

Cosa fa di Terra Madre Salone del Gusto 2024 il più grande evento internazionale dedicato al cibo buono, pulito e giusto e alle politiche alimentari? A quasi un mese dalla 15esima edizione, dal 26 al 30 settembre al Parco Dora di Torino, è giunto il momento di scoprire alcuni degli oltre tremila protagonisti provenienti da 120 paesi che animano la 15esima edizione: contadine e allevatori, delegati dei popoli indigeni, cuochi, giovani attiviste, espositori del Mercato e produttrici dei circa 180 Presìdi Slow Food. Dal Giappone alle Filippine, dall’Ucraina a Taiwan, dagli Stati Uniti al Messico, dall’austriaca Carinzia all’Araba Alava nei Paesi Baschi, il viaggio di Terra Madre scandito dal claim We are Nature mostra come il cibo rappresenti una parte integrante dell’identità di territori e comunità, esplorando tecniche e tradizioni che resistono e si evolvono nel tempo.

Tra Laboratori del GustoAppuntamenti a Tavola e degustazioni nella Cucina dell’Alleanza, non mancano le occasioni per assaggiare sapori nuovi. Si parte dall’Africa con il fonio e la moringa, un grano antico e una pianta ricchi di proprietà benefiche, principali ingredienti dell’insalata indigena preparata da Wisdom Abiro, giovane cuoco a capo del Ghana Food Movement, una rete di agricoltori, cuochi, ricercatori, nutrizionisti e imprenditori, uniti per valorizzare il potenziale del cibo ghanese. L’Alleanza dei cuochi di Slow Food in Lesotho propone invece un laboratorio in cui i piatti  della tradizione, come il nyekoe e il lipabi, sono presentati insieme a creazioni innovative che utilizzano gli ingredienti indigeni in chiave moderna. Tra questi spiccano prodotti dell’Arca del Gusto, come diverse varietà di legumi – fagioli e lenticchie – e cereali – grano, sorgo rosso e bianco.

Presente anche una forte rappresentanza dall’America Latina, dove i sapori vibranti del platano, frutto amidaceo originario delle regioni tropicali e pietra miliare della cucina tradizionale, hanno nutrito e ispirato intere generazioni. A cucinarlo, in un laboratorio che spazia tra diverse versioni e creazioni, Carlos Estevez Jennifer Rodriguez, coordinatori dell’Alleanza Slow Food dei cuochi di Repubblica Dominicana e Colombia. In un altro Laboratorio del Gusto produttori ed esperti del Sud America raccontano le mille sfumature del cacao, con un approccio multisensoriale che coinvolge gusto, tatto e olfatto. Oltre al cioccolato in purezza, si degusta anche il pozol, una bevanda a base di mais e cacao, consumata in genere solo nel sud del Messico e in America Centrale. Nello spazio allestito dall’Ateneo di Pollenzo, l’alumna dell’Università di Scienze Gastronomiche Abril Macías presenta la rivista gastronomica Chiù e guida il pubblico alla scoperta delle bevande dell’America Latina. In degustazione due specialità locali: il miske, la bevanda alcolica distillata ecuadoriana ricavata dall’agave andina, e la chicha, la tradizionale bevanda fermentata dell’America Latina, ottenuta dal mais.

Ci si sposta poi tra Europa e Asia con l’Alleanza Slow Food dei cuochi turca, rappresentata a Torino da Serhan Hasdemir e Tülay Bayraktar Saygılı. A Terra Madre portano due piatti che mixano tecniche tradizionali e metodi contemporanei. Dalla cucina, l’antalya piyazi, un’insalata calda di fagioli, e un rotolo di formaggio dell’Arca del Gusto con noci di Kaman e Reyhan (un tipo di basilico viola), polvere di ceci tostati, fichi secchi bardacık e salsa di fichi freschi. Numerosa anche la partecipazione di Slow Food Corea, che a Parco Dora insieme a KORIA, Associazione Culturale Koreani Italiani Adottivi, propone un’esperienza interattiva alla scoperta delle salse fermentate della tradizione del Paese – doenjang, pasta fermentata di soia, e gochujang, salsa piccante di peperoncino –, in accompagnamento a kimchi e doenjang-guk, un tipo di zuppa tradizionale. All’ingresso dello spazio dell’Arabia Saudita i visitatori sono accolti da datteri della varietà Ajwa e caffè tradizionale al cardamomo, prima di scoprire e assaggiare preparazioni che mettono in risalto la biodiversità del Paese.

 

Ma a Terra Madre il percorso di visita non si esaurisce in momenti conviviali che mettono in luce culture e comunità differenti: la cinque giorni è l’occasione per far incontrare e dialogare realtà tanto lontane quanto simili in obiettivi e aspirazioni. Tra questi, i pescatori di Callao, in Perù, e i mitilicoltori del Mar Piccolo di Taranto, uniti dalla volontà di valorizzare l’ambiente e i territori in cui vivono e lavorano nel rispetto delle tradizioni culturali. Al loro confronto segue una cena speciale, che abbina il profumo della regina dei Presìdi pugliesi, la cozza nera tarantina, e il ceviche peruviano, dichiarato Patrimonio immateriale UnescoUn esempio di come aromi e sapori diversi possono creare un connubio perfetto, ma anche di come una nuova idea di cucina può diventare ponte fra culture e strumento di integrazione. Lo dimostrano anche gli eventi organizzati da Slow Food Ucraina, che nel proprio stand racconta la storia di Kateryna ed Eros, vincitori del premio Slow Cheese 2023 come progetto di solidarietà internazionale, e presenta Bread for peace, nato per sostenere gli agricoltori ucraini di piccola scala nella regione di Leopoli, dove contribuisce alla sicurezza alimentare della parte più vulnerabile della popolazione.

Potete scoprire qui il programma dei principali spazi internazionali confermato a oggi.

 

Immersa nella campagna di Rivoli, Villa La Maggiorana ospita la Cena Off preparata da Sean Sherman, celebre chef indigeno noto per il suo impegno nella rivitalizzazione e promozione della cucina nativa americana. Conosciuto anche come the Sioux chef, a Terra Madre duetta con Linda Black Elk, illustre etnobotanica e profonda conoscitrice delle piante indigene, e Alexis Nelson, nota raccoglitrice di ingredienti selvatici, per unire i sapori del Nordamerica ai prodotti che offre la campagna italiana.

 

Oltre la tavola: uno sguardo internazionale tra Mercato, spazi espositivi e Arene 

 

Produttori di pani, farine e prodotti da forno, salumi, formaggi, paste secche e ripiene, riso, oli extravergini, cioccolato, tè e infusi, conserve ortofrutticole e ittiche: a Terra Madre si può fare un giro del mondo insieme a 600 produttori. Tanti esempi concreti di un cibo che sia piena espressione della relazione tra essere umano e natura: dallo zafferano puro dell’Afghanistan alle specialità a base di papavero di Pemak in Slovacchia, fino gli amari della distilleria statunitense Eda Rhyne. Tra i Presìdi Slow Food, le ostriche nate dai mari di Bretagna e di Charent dell’azienda francese Earl La Belle de Penerf, i formaggi irlandesi a latte crudo di Gylde Farm Produce, dai Paesi Bassi il gouda artigianale stravecchio di Boeren Goudse Oplegkaas e i prodotti a base di maiale Euskal Txerria di Urdapilleta dalla Spagna.

A Parco Dora i personaggi di rilevanza internazionale non animano solo i banchi del Mercato. Li troviamo in alcuni spazi espositivi come quello della Slow Food Coffee Coalition, dove, in una miscela perfetta di didattica e convivialità, si tostano e si assaggiano diverse tipologie di caffè insieme a caficultores provenienti da Cuba, Messico, Honduras, Colombia, Perù, Malawi, Uganda, India, Tailandia e Filippine. E anche negli incontri in programma nelle tre Arene, che vedono delegati, attiviste ed esperti approfondire il rapporto con la Natura da molteplici punti di vista. Tra questi, Dave Goulson, dal Regno Unito, professore di scienze naturali e ambientali all’Università del Sussex che per la sua opera di difesa degli insetti in via di estinzione nel 2010 ha vinto il premio di innovatore sociale dell’anno assegnato dal Biology and Biotechnology Research Council; dagli Usa, Alice Waters, cuoca e saggista, attivista per l’educazione alimentare e proprietaria del celebre Chez Panisse di Berkeley, che nel 1996 ha creato il progetto Edible Schoolyard, un orto adiacente la cucina della scuola coltivato dagli alunni; Sandor Ellix Katz, tra i massimi conoscitori della fermentazione, definito dal New York Times come «una delle poche rock star della scena gastronomica americana», e Larissa Mies Bombardi, ricercatrice e docente brasiliana ora in esilio in Belgio a causa delle crescenti minacce dovute alla pubblicazione, nel 2017, dell’Atlas Geografía del Uso de Plaguicidas en Brasil y Conexiones con la Unión Europea.

Terra Madre Tips
Info utili: orari e location
Catalogo espositori: l’elenco in continuo aggiornamento
Il calendario degli eventi: giorno per giorno
I Presìdi Slow Food: italiani e internazionali

A spasso per Parco Dora: l’itinerario

Domenica 25 agosto in piazza Vittorio Veneto torna Agriflor

 

 

Anticipazione dell’autunnale FLoreal alla Palazzina di Caccia di Stupinigi.

Mentre il mese di agosto volge al termine, Agriflor non si ferma e l’appuntamento con le eccellenze agricole e vivaistiche del Piemonte torna domenica 25 agosto dalle 9 alle 19 nella magnifica cornice di piazza Vittorio Veneto.

Circa quindici vivaisti, che rappresentano l’eccellenza della Regione Piemonte, porteranno in piazza i loro articoli più belli, dalle orchidee delicate alle robuste piante aromatiche, non dimenticando le piante grasse fino a un’ampia varietà di fiori da giardino.

AgriFlor va oltre il mondo vegetale, in quanto l’evento coinvolge l’esposizione delle eccellenze agricole locali. Miele profumato, frutta e verdura di stagione, prodotti cosmetici, taralli, liquirizia e molte altre specialità potranno essere acquistate dai visitatori di piazza Vittorio. Agriflor di piazza Vittorio rappresenta una anticipazione della manifestazione di FLOreal, che si terrà dall’11 al 13 ottobre presso la palazzina di Caccia di Stupinigi, che prevede, accanto alla mostra mercato, un palinsesto di conferenze, laboratori, workshop, eventi culturali dedicati al verde per grandi e piccini.

 

Mara Martellotta

A Jane Champion il Premio Stella della Mole al Museo del Cinema di Torino 

L’11 settembre prossimo la regista di “Lezioni di Piano” e “Il potere del cane”, Jane Champion, sarà protagonista della ripresa delle masterclass al Museo del Cinema di Torino alle ore 10 e alle 16 riceverà il Premio Stella della Mole.

La regista neozelandese, classe 1954, è stata la prima regista donna a conquistare la Palma d’oro al Festival di Cannes e a riportare sul grande schermo la sensualità femminile.

“Sono davvero emozionata di visitare per la prima volta un’istituzione prestigiosa come il Museo Nazionale del Cinema – ha dichiarato Jane Champion – e non vedo l’ora di condividere del tempo con questa vasta platea di cinefili della città di Torino in occasione della masterclass all’interno di un monumento unico come la Mole Antonelliana”.

La regista dialogherà con il direttore del Museo, Domenico De Gaetano, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera, dai primi lavori ai successi di critica che l’hanno consacrata quando ha conquistato il premio Oscar per “Lezioni di Piano” nel 1993 per la migliore sceneggiatura originale, cui è seguito l’Oscar per la regia per il film “Il potere del cane”, che ha sancito la sua popolarità.

“Nel corso della sua carriera quarantennale Jane Champion è stata capace di ritagliarsi un posto unico nel pantheon tradizionalmente maschile del cinema contemporaneo- ha affermato Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema – un museo che ribadisce con questo appuntamento il suo ruolo di hub culturale internazionale”. Si tratta, cioè, di un’istituzione capace di promuovere grandi mostre, ospitando personaggi e celebrità del mondo del cinema, come Jane Champion.

 

Mara Martellotta

Multe per i “bisogni” dei cani

“Caro direttore,

oramai in qualsiasi zona della città ci troviamo i marciapiedi imbrattati dagli escrementi dei cani i  cui propŕietari zozzoni non raccolgono. E restano lì per giorni e sempre in aumento. Nessuno riesce a debellare questo cattivo malvezzo. Per multare, bisogna beccarli in flagranza ma impossibile che succeda: nessuno sta di fatto a controllare le deiezioni canine. Ma  oggi il miracolo è successo: in una strada della Crocetta una ragazza camminava sul marciapiede col suo cane, quando questi  si è fermato per liberarsi l’intestino. La ragazza senza occuparsene di raccogliere gli escrementi si stava allontanando con non  chalance, quando una pattuglia dei civich che passava casualmente da lì, la ferma e le contesta con relativa multa la mancata raccolta degli escrementi del proprio cane. Magari i civich fossero sempre più presenti!”
Così ci scrive il lettore   Luigi Gagliano che ci invia anche la foto.

Il Bertram Derthona Basket in ritiro a Sauze d’Oulx

Lunedì 26 agosto la prima amichevole stagionale contro BBC Monthey-Chablais al Pin Court alle ore 17.

SAUZE D’OULX – Ritorno a Sauze d’Oulx anche quest’anno per la Bertram Derthona. Un rapporto che ha radici salde e che si è consolidato nel tempo.

La prima volta che il grande basket targato Derthona arrivò a Sauze d’Oulx era il 2018. Poi l’esperienza si è ripetuta nell’estate del 2021, quando i tortonesi scelsero proprio Sauze d’Oulx per programmare la prima stagione in Serie A1.

Lo scorso anno il ritorno per preparare al meglio un’altra grande novità, ovvero l’esordio in Europa.

E quest’anno il nuovo gradito ritorno a Sauze d’Oulx per il ritiro in altura.

La Bertram Derthona è arrivata a Sauze d’Oulx nel tardo pomeriggio di mercoledì 21 agosto, dopo raduno della squadra presso la Cittadella dello Sport di Tortona e il successivo aperitivo di inizio stagione insieme ai tifosi in centro città.

La comitiva della Bertram Derthona resterà in altura, ospitata presso lo “Chaberton Lodge & SPA” e allenandosi al palazzetto del Pin Court, fino a lunedì 26 agosto, giorno in cui proprio al Pin Court ci sarà la prima uscita amichevole della stagione 2024/25 per la formazione di coach Walter De Raffaele, in programma alle ore 17 contro gli svizzeri del BBC Monthey-Chablais.

Il form da compilare per assistere al test contro gli svizzeri è disponibile al seguente link:

https://www.survio.com/survey/d/O8W9Y3C3A9T0R8C9S

Al raggiungimento del numero massimo di capienza del palazzetto, il form non sarà più attivo.

Presente a Sauze d’Oulx il roster al completo della formazione che per il quarto anno consecutivo difenderà i colori dei Leoni nel massimo campionato di Serie A e per il secondo nella Basketball Champions League. Oltre ai confermati Tommaso Baldasso, Leonardo Candi, Arturs Strautins, Kyle Weems, Luca Severini, Andrea Zerini e Ismael Kamagate, ci saranno anche i neo arrivati Tommy Kuhse, Christian Vital, Davide Denegri, Justin Gorham e Paul Biligha, tutti agli ordini dello staff tecnico con il capo allenatore Walter De Raffaele e gli assistenti Iacopo Squarcina, Giovanni Bassi e Edoardo Rabbolini.

Gli allenamenti di venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 saranno aperti a tutti gli appassionati.

La preparazione proseguirà poi a Tortona in vista dell’esordio in campionato che è fissato per il domenica 29 settembre al “PalaEnergica Paolo Ferraris” di Tortona contro il Vanoli Basket Cremona.

Il benvenuto al Derthona Basket da parte del Sindaco di Sauze d’Oulx Mauro Meneguzzi: “Anche quest’anno, il 16 marzo, abbiamo partecipato al “Basket 2 Business”, evento organizzato dal Derthona Basket a Savona a bordo della Costa Crociere e nuovamente ebbi modo di ringraziare personalmente il Presidente Marco Picchi e Ferencz Bartocci, Amministratore Delegato di Bertram Derthona per aver nuovamente scelto Sauze d’Oulx come sede estiva del loro ritiro. Adesso che il Derthona è arrivato rinnovo il benvenuto a nome dell’Amministrazione Comunale e di tutta Sauze d’Oulx. Per noi è certamente un onore avere nuovamente nella nostra stazione turistica una società così prestigiosa ed ambiziosa. L’auspicio è che il ritiro di quest’estate possa portare nuovamente bene agli amici del Derthona Basket”

“Eleganza in uniforme” al Museo della Cavalleria di Pinerolo

“Un racconto di moda e storia militare”

Dal 16 giugno al 14 novembre

Pinerolo (Torino)

La location è un “unicum” nella storia d’Italia: il “Museo Storico dell’Arma di Cavalleria”di Pinerolo, ospitato, in via Giolitti 5, nell’antica Caserma “Principe Amedeo” (poi intitolata al generale Dardano Fenulli) e, sicuramente, uno dei più importanti Musei d’Europa dedicati alla “Cavalleria”, istituito nella sede dell’antica (aperta da Alfonso La Marmora) “Scuola di Cavalleria”  e voluto nel 1961  dall’allora Ministro della Difesa, Giulio Andreotti, con apertura al pubblico nell’ottobre del ’68. Per tutta l’estate e l’autunno – da domenica 16 giugno fino a giovedì 14 novembre– in questi storici spazi si potrà gratuitamente esplorare la “connessione tra moda femminile e uniformi militari dal 1849 al 1943”, attraverso la mostra “Eleganza in uniforme: un racconto di moda e storia militare”, organizzata (con la curatela della storica del costume Laura Tessaris) dal “Consorzio Turistico Pinerolese e Valli”, in collaborazione con il “Comune di Pinerolo” e “Zonta Club Pinerolo”.

Complessivamente, sono una quarantina i capi esposti, ai quali si sommano cappelli, copricapi e corsetti. Obiettivo: “Esplorare – sottolinea la curatrice – non solo le trasformazioni stilistiche ma anche le storie umane che si celano dietro le vesti per un viaggio nella ‘storia del costume’, dalle frivolezze degli abiti da ballo della seconda metà dell’Ottocento al rigore dei completi femminili ispirati alle uniformi negli Anni Quaranta”. E, a leggere fra le righe, la mostra può anche indicarci “rivendicazioni” ante litteram rispetto alla già solleticante voglia di giuste e sacrosante “pari opportunità”. Pur anche nell’abbigliamento. Dicono gli organizzatori: “In un contesto tradizionalmente dominato dalla figura maschile, la mostra ridefinisce e amplia il concetto di partecipazione e contributo femminile in questi ambiti: la figura femminile è accanto alle uniformi maschili, per riconoscere il ruolo attivo e significativo delle donne nella storia della cavalleria, dedicando uno spazio significativo alle amazzoni della ‘Scuola di Cavalleria’, donne coraggiose e abili cavallerizze che hanno sfidato le convenzioni sociali del tempo per seguire la loro passione per l’equitazione e la Cavalleria”.

Chicca fra le molte, un abito da cavallerizza invernale del 1890 (con corpetto beige, gonna e finiture di lana tartan marrone) della Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio (1867-1950), pittrice e filantropa. Altro capo di notevole valore, non solo dal punto di vista stilistico ma anche da quello storico-sociale, la toga di Lidia Poet (esposta accanto a due abiti valdesi), prima avvocatessa d’Italia, protagonista di una serie Tv su “Netflix”, originaria del piccolo e vicino Comune di Perrero.

Alcuni dei capi arrivano dall’ “Archivio Aldo Passoni” di Torino, altri appartengono alla collezione unica di Alessandro Ubezio, in arte “Anti Costume”, altri ancora sono stati realizzati dalla stessa curatrice Tessaris, come elementi piacevolissimi di una “passeggiata dove i manichini paiono giocare con l’arredo”. Ecco allora un “corsetto”, realizzato proprio dalla Tessaris grazie a un modello conservato in un archivio di Londra: fedelissimo, è un modello del 1888, con fianchi alti, per andare a cavallo. E se non mancano due abiti da sposa, uno dell’austera “epoca vittoriana”, di colore nero, originale, e l’atro, sua fedele riproduzione, ma firmato da Alessandro Ubezio in bianco, lo sguardo si perde, poi, sugli abiti da sera e da giorno, come sulle giacchee sugli abiti Anni Trenta e Quaranta. Il più fotografato? Un capo blu elettrico, in chiffon e seta leggerissima drappeggiata con una piuma che gira intorno al vestito di perline.

Infine, i cappellini, con una collezione che spazia dagli Anni Venti a creazioni con velluto, pelliccia e piume. Un tocco di eleganza, accanto ad “elmi” e “copricapi” già presenti nella mostra permanente del Museo. Curiosa e saggia miscellanea di stili e costume.

Gianni Milani

“Eleganza in uniforme: un racconto di moda e storia militare”

Museo Storico dell’Arma di Cavalleria, via Giolitti 5, Pinerolo (Torino); tel. 0121/376344o www.museocavalleria.it

Dal 16 giugno al 14 novembre

Orari: mart. merc. giov. 9/12 e 13,30/16,30; domenica 10/12 e 14/18

 

Nelle foto: immagini dell’allestimento della mostra; abito di Sofia Cacherano di Bricherasio (1890); “Corsetto” su modello del 1888, conservato in un archivio di Londra

Proprietario vuole l’affitto e picchia l’inquilino con un bastone

Il proprietario di un appartamento nei pressi di Domodossola è stato denunciato dai carabinieri  per lesioni per avere picchiato con un bastone l’inquilino che stava per affittare da lui. Concordato il canone mensile dell’ affitto, l’inquilino si era trasferito e stava per firmare il contratto decidendo di pagare il primo mese e la caparra solo alla firma ma non prima. Il proprietario  invece  voleva subito i soldi è si presentato davanti alla casa dell’inquilino con un bastone  che ha usato ripetutamente  per picchiarlo. In ospedale l’inquilino ha avuto un mese di prognosi.

Il “Pannunzio” ricorda le vittime dei totalitarismi

 IL CENTRO CULTURALE CELEBRA IL 23 AGOSTO “GIORNATA EUROPEA DI COMMEMORAZIONE DELLE VITTIME DI TUTTI I TOTALITARISMI”

Quando l’Unione europea si è ingrandita, essa è pure culturalmente maturata. Ed è pervenuta ad una memoria del ‘900 più completa e più onesta. Risoluzione Consiglio d’Europa 2006, Dichiarazione di Praga 2008, Relazione Commissione Europea 2010, Risoluzione Parlamento europeo 19.9.2019, Appello congiunto Baltici Polonia Romania 2022 etc. Si è passati dai soli antifascismo-antinazismo (con lo stalinismo che era una parentesi, un incidente della storia), alla comprensione piena del totalitarismo. Nelle sue due forme, nero-bruno e rosso. E si è colta nel 23 agosto, firma del patto Ribbentrop – Molotov, la data cruciale e simbolica.

Un recente viaggio nei tre Paesi baltici ci conferma l’importanza di questa data.

  1. Furono le vittime, dopo la Polonia, del Patto Ribbentrop – Molotov nella sua versione aggiornata, quella dei Protocolli 28 settembre 1939.
  2. Una Resistenza partigiana antisovietica, i “Fratelli della Foresta”, le cui cifre parlano di oltre 100mila combattenti lituani, 40mila, lettoni, 30mila estoni. Impegnarono 260mila unità sovietiche. Le operazioni si protrassero per anni e furono debellati solo a metà degli anni ’50: l’Occidente, come per l’Ungheria, onorava gli impegni di Yalta, così che senza alcun aiuto militare la Resistenza fu soffocata.
  3. La deportazione: Per la sola Lituania 118mila deportati, di cui 28mila morti laggiù. Abbiamo parlato con lituani e lettoni che nei campi di lavoro ci sono nati, chi in Kazakistan, chi alla Kolyma, chi ben sopra il Circolo polare artico.
  4. l’Esodo: la fuga con imbarcazioni di fortuna, verso Svezia, Finlandia o un qualche paese occidentale, per il popolo estone raggiunse dimensioni bibliche: oltre 80mila su una popolazione di poco più di un milione, quasi uno su dieci.
  5. La Via Baltica. Non appena si allentò la morsa repressiva ( con la Perestroika) i tre popoli nella loro interezza si sollevarono e, scegliendo proprio la significativa data dei 50 anni dalla firma del Patto, il 23 agosto del 1989 attuarono la Via Baltica: da Tallin, passando per Riga, fino a Vilnius, una lunghissima, ininterrotta catena umana che si dispiegava per 680 chilometri, dove si tenevano mano nella mano più di due milioni di persone (su un totale di nemmeno nove milioni di abitanti!).
  6. Le barricate. Contro il potere sovietico nelle tre capitali furono erette barricate: a febbraio del 1991 con macigni e blocchi di cemento portati da trattori e gru, si cinsero a difesa i palazzi delle istituzioni e le torri dei centri radiotelevisivi. Le barricate durarono fino ad agosto, quando fu finalmente proclamata l’Indipendenza.
  7. E proprio sull’annullamento del patto Hitler-Stalin tale indipendenza veniva fondata, chiedendo alla comunità internazionale di riconoscere come questi tre stati, a differenza degli altri, non avessero avuto la restituzione della sovranità all’indomani della 2^ G. M.

La data del 23 agosto è il perno del glorioso triennio 1989-91, un percorso che accomuna e onora queste tre piccole, fiere nazioni.

 

VALTER LAZZARI