ilTorinese

Mario Odasso, ufficiale alpino in Albania e Russia

Giorgio Ferraris, maestro elementare in pensione, da tanti anni sindaco di Ormea in alta Val Tanaro, al confine con la Liguria, autore di libri importanti sugli alpini al fronte russo tra il 1942 e il 1943 (Alpini dal Tanaro al Don, In prima linea a Nowo Postojalowka, Le ultime tradotte per la Russia), ha pubblicato per l’editore Araba Fenice un interessante profilo dell’ufficiale delle penne nere Mario Odasso. Nato a Garessio il 7 dicembre del 1898, Odasso prese parte come giovane ufficiale di complemento al primo conflitto mondiale e ricoprì un ruolo di grande rilevanza su tutti i fronti dove vennero impegnate le truppe alpine nella Seconda Guerra mondiale. Con il grado di maggiore  comandò il Battaglione Intra, inviato in Albania con la Cuneense dopo il fallito tentativo di occupazione della Grecia. In quella circostanza condusse personalmente una delle poche operazioni militari dell’esercito italiano coronate da successo di quella guerra, prima dell’intervento delle truppe germaniche. Il comando del Battaglione degli alpini Intra fu un esperienza importante considerato che rappresentava, nella storia delle penne nere, il più antico corpo di fanteria da montagna attivo nel mondo, quasi una leggenda. Costituitosi nel 1908 con il nome di Pallanza, assunse un anno più tardi la denominazione che lo rese famoso tra gli alpini. La nappina che distingueva questi alpini era verde e il loro motto era tutto un programma: “O u roump o u moeur !”, “O rompo, o muoio”. Odasso, promosso tenente colonnello, prese successivamente parte alla campagna di Russia come Capo dell’Ufficio Operazioni del Corpo d’Armata Alpino e, all’inizio della ritirata, svolse una delicata e fortunosa missione speciale. Nominato Capo di Stato Maggiore del Corpo Alpino, dopo aver organizzato il rientro in patria dei soldati italiani sopravvissuti alla disastrosa ritirata, venne gravemente ferito da un bombardamento aereo russo e i postumi della ferita lo costrinsero al ritiro dalla vita militare, conclusa con il grado di generale. A guerra finita, il Battaglione Intra, a quel tempo inquadrato nel 4° Reggimento Alpini della Divisione Taurinense, non venne più ricostituito, restando così nei ricordi di coloro che ne fecero parte, in pace come in guerra. Va sottolineato che al rientro in Italia, nella sua casa a Intra, Mario Odasso non solo non aderì alla Repubblica di Salò ma avviò i contatti con il Cln clandestino di Verbania e con le formazioni della Resistenza, preparando la calata al piano dei partigiani e assumendo il comando della piazza militare verbanese. Quando si costituì la prima amministrazione comunale di Verbania dopo la Liberazione fu chiamato dal sindaco socialista Andreani a far parte della giunta in qualità di vicesindaco, incarico che ricoprì fino alla primavera del 1946. Il libro di Giorgio Ferraris, arricchito da una importante documentazione fotografica sulla campagna greco-albanese del Battaglione Intra, ricostruisce la vita di questo alpino di poche parole e di forte tempra, apprezzato e rispettato dai suoi uomini, che seppe fare scelte importanti a testa alta, dimostrando grandi capacità militari e una forte umanità. Ferraris mette in rilievo, infine i valori che hanno ispirato la vita di quest’uomo tutto d’un pezzo: l’onestà e lo spirito di libertà.

Marco Travaglini

Agrisalumeria Luiset, passione di famiglia

 INAUGURA UFFICIALMENTE L’ INSEGNA  DI VIA PO 39
D’accordo, il Piemonte non è la regione più famosa d’Italia per la produzione di salumi ma può ugualmente competere con altre regioni, vocate tradizionalmente all’arte dell’insaccato. Lo può fare grazie ad artigiani che, storicamente, hanno sempre creduto nelle potenzialità del territorio e della filiere del settore che lo costituiscono.
A Torino, la storica Agrisalumeria Luiset ha fatto di questa passione dapprima aprendo dei negozi e poi realizzandone un vero e proprio marchio identificativo, di qualità e provenienza: i loro salumi, infatti, sono apprezzati non solo dai privati, ma dai tanti locali piemontesi ” da aperitivo” ( ma non solo)  che spesso abbinano ai propri vini i classici taglieri di salumi. La proposta, in questo modo, che negli anni si è ridotta all’essere stata un po’ banalizzata, si eleva a un momento didattico e goloso nell’apprezzare il Piemonte dei vini e dei formaggi, anche per i suoi salumi.
Il ” Torinese”, in anteprima rispetto all’ apertura ufficiale del  punto vendita di Via Po 39, che avverrà Domenica 5 novembre, dalle 15 alle 18,  ha avuto modo di intervistare il patron dell’Agrisalumeria Luiset, Mauro Casetta.  Storie e considerazioni che condividiamo con il pubblico lettore.
 
 
 
Dove e come nasce la realtà dell’ Agrisalumeria Luiset?
 
L’ Agrisalumeria Luiset – azienda agricola – nasce dall’ intraprendenza e passione di un piccolo allevatore, Gino Casetta, che nel 1990, dopo 21 anni di esperienza presso un altro salumificio, ha deciso di mettersi in gioco e di aprire un’attività in proprio per poter offrire al mercato salumi e carni suine senza speculazioni pur di abbassare il costo del prodotto finito, ma con l’idea che è il prezzo che si adegua alla qualità e non viceversa.
Con gli anni la clientela è cresciuta ed io, Mauro, e mia sorella Chiara, abbiamo deciso di proseguire l’attività di nostro padre e per poter continuare ad offrire la stessa qualità del passato e anzi per
migliorarla, abbiamo assunto personale, ampliato gli allevamenti, rinnovato la struttura produttiva portando al nostro interno anche la macellazione (fase molto delicata della produzione) e sviluppato la vendita diretta con i nostri punti vendita ad Alba, Torino e, in sede, a Ferrere.
Qual è lo “stato di salute” dei salumi piemontesi, il cui blasone non è  pari a quello dei formaggi?
 
L’Italia è sicuramente la patria mondiale dei salumi con epicentro la pianura padana: il Piemonte, in particolare, per ciò che riguarda la produzione di salumi, ha antiche tradizioni norcine che, purtroppo,  non ha saputo valorizzare al meglio.
Negli anni Ottanta si sono sviluppate alcune industrie salumiere a scapito di piccoli artigiani che hanno chiaramente sfavorito di gran lunga la  qualità. Negli anni Novanta ha iniziato a svilupparsi un nuovo tipo di attività regolamentata, quella dei piccoli allevatori che, grazie all’installazione iniziale di piccoli   laboratori agricoli, hanno potuto affiancare momenti dedicati alla vendita dei loro prodotti nelle aree mercatali dedicate. In questo modo  ha iniziato a svilupparsi l’avventura di mio padre che, grazie all’intreccio di importanti  rapporti commerciali, con altre aziende limitrofe, ha potuto dare inizio  all’ apertura dei vari punti vendita.
vendita di Alba e Torino, accantonando le aree mercatali.
Per trovare in Piemonte un salume ben fatto va comunque ricercato in negozi specializzati o direttamente presso piccoli produttori.
Penso che il comparto dei formaggi si sia sviluppato maggiormente nei piccoli produttori anche grazie alla maggior semplicità di gestione: infatti, ciò che, diversamente, complica le cose per   i piccoli produttori di salumi è la mancanza di  impianti di macellazione, attività che richiede grandi investimenti ed impegno.
Quanti punti vendita avete in Piemonte e a Torino, oltre alla nuova apertura di Via Po 39?
 
Abbiamo dal 1990 il punto vendita a Ferrere che è stato rinnovato nel 2012 con l’apertura del nuovo laboratorio. Nel 2006 abbiamo abbandonato le aree mercatali di Alba e Montà  d’Alba ed abbiamo aperto il punto vendita di Alba.
Nel 2011 abbiamo aperto il negozio di Torino in via Principe Amedeo n. 20, poi trasferito a dicembre 2022 in via Po 39.
Adesso inauguriamo questo spostamento con l’arrivo e la presentazione della nuova insegna.
Chiara Vannini

Che bello, bimbe e bimbi a teatro! Per loro le “domeniche a teatro” al torinese “Spazio Kairòs”

Da domenica 5 novembre

“Recitare non è altro che un bel gioco!”: è lo slogan su cui si basa quella passione per il teatro (in ogni sua forma) che tredici anni fa ha portato gli attori Riccardo De LeoGianluca Guastalla e Lia Tomatis a fondare in città la Compagnia Teatrale “Onda Larsen”, Associazione culturale affiliata “Arci Torino”. E se “recitare” non è altro che un gran “bel gioco”, perché non fare in modo che il teatro diventi un piacevole richiamo, un gioco per l’appunto appassionante, fin dalla più tenera età? Bambini a teatro! Idea da dieci e lode! Per concretizzare la quale, “Onda Larsen” (pur se non sono i primi a cimentarsi nell’impresa) ha pensato bene di organizzare una serie di “domeniche a teatro” in orario pomeridiano dedicate e rivolte proprio ai più piccoli. Alle 16, merenda (ovviamente offerta) e alle 16,30, tutti in platea per l’inizio dello spettacolo. Ad ospitare gli appuntamenti è lo “Spazio Kairos”, ex fabbrica di colla di via Mottalciata 7, a Torino, al confine tra Barriera di Milano, Aurora e Regio Parco.

Si inizia domenica 5 novembre con “Streghe” e si prosegue con un appuntamento al mese: le altre date sono quelle del 3 dicembre, 21 gennaio, 25 febbraio e 17 marzo. Protagoniste, secondo una politica culturale che contraddistingue anche la rassegna serale per adulti di “Onda Larsen”, compagnie da tutta Italia.

Il testo di apertura è messo in scena dalla Compagnia bresciana “Chronos 3” ed é liberamente tratto da “Le Streghe” dello scrittore inglese Roald DahlScritto e diretto da Manuel Renga, con Sara Dho e Roberto Dibitonto (e musiche eseguite dal vivo dallo stesso Dibitonto), è indicato per i bimbi dai cinque anni in avanti. Protagonista Abrahm, un ragazzino che vive con la nonna. Lei gli racconta che esistono le streghe e, dopo averlo istruito su come riconoscerle, partono per l’Inghilterra. Una polmonite, però, costringe l’anziana al riposo: nell’hotel in cui soggiornano, si riunisce proprio il congresso annuale delle streghe d’Inghilterra. Sono guai per nonna e nipote che lotteranno per impedire il realizzarsi del terribile piano delle streghe Cosa mai succederà? Si tratta di “un testo dolce e allo stesso tempo amaro, divertente, avventuroso: parla dei bambini e delle loro paure ma anche dei grandi e delle ‘streghe’ che  tutti dobbiamo affrontare ogni giorno”.

Centrale anche il tema della “diversità”. Il protagonista, trasformato in un topolino, si ritroverà a chiacchierare con la nonna che gli chiederà: “Sei sicuro che non ti dispiaccia essere un topolino per tutta la vita?”. Lui, con serenità e gioia risponde: «Certo nonna! Non importa chi sei o che forma hai, l’importante è che ci sia qualcuno che ti vuole bene”.

Biglietto unico (con merenda omaggio): 8 euro.

L’appuntamento successivo , in programma per domenica 3 dicembre, sarà con “Natale senza rete”, sul palco la Compagnia torinese “La fabbrica delle bambole”; a seguire, domenica 21 gennaio 2024“Verso un’isola piena di bambini e pirati” scritto diretto ed interpretato dalla torinese Tita Giunta, mentre domenica 25 febbraio sarà la volta di “Cuordiferro” del trentino “Collettivo Clochart”. E, per finire, domenica 17 marzo“LEGOMAGIC – Viaggio nel magico mondo di Harry Potter” con gli aretini “Diesis Teatrango”.

Per infowww.ondalarsen.org

  1. m.

Nelle foto:

–       “Streghe”

–       “Cuordiferro”

–       “LEGOMAGIC”

Ivana Posti, speaker e conduttrice televisiva. Sognare si può e non è peccato radio web

RITRATTI TORINESI

 

Il sogno di condividere la bellezza, l’amore per la vita, per i versi,la poesia, la musica el’ arte, tutto tradotto con una certa leggerezza. Portare un sorriso in un mondo pieno di brutture: così nasce “Sognare si può (e non è peccato)” la pagina social di Ivana Posti, speaker e conduttrice televisiva, che dal 2019 è diventata una web station che trasmette rubriche e interviste in diretta creandone successivamente dei podcast.

Uno spazio in cui gli ospiti possono raccontare i propri sogni. Si parla di libri, di eventi, di progetti inseguiti e realizzati.

Ivana Posti nasce a Basilea, in Svizzera, il 14 luglio 1965, da genitori umbri. Vive e lavora a Torino, dove la famiglia si stabilisce rientrando in Italia quando aveva  pochi mesi, a causa della normativa svizzera che impediva agli emigranti di tenere con sé i propri figli nati prima dei 3 anni di permanenza lavorativa sul  territorio. L’amore per la natura legata ai luoghi di origine della famiglia, per la semplicità  la spingono a scrivere e disegnare fin dai primi anni di età.

Il suo sogno editoriale si realizza in tarda età, quando con Faligi Edizioni escono tre pubblicazioni: una raccolta di poesie dal titolo “Trent’anni di cuore o giù di lì” – “Le filastrocche di zia Ivana”  e “Quello strano click” un racconto sulla maternità mancata, esperienza personale raccontata senza filtri dal punto di vista emotivo. Uno dei suoi sogni è quello di portarlo nuovamente in stampa. L’incontro con Arte Città Amica la riavvicina al mondo dell’arte e della poesia. Dalla collaborazione con GRP Televisione prende quindi vita un format  da lei condotto, dal titolo “Scrittori in Onda”  in cui l’autore si racconta avvicinandosi al pubblico anche da un punto di vista umano oltre che intellettuale. La voglia di raccontare  i sogni della gente le offre l’opportunità di condurre su Radio Crossover Disco una trasmissione dal titolo appunto “Sognare si può”.  Ha collaborato con Radio Torino al fianco di Roberto Maree. Ha creato radio web per conto di terzi. Fino a realizzare una realtà propria in cui accogliere e condividere le esperienze dei sognatori.  Molti i personaggi che nel tempo hanno condiviso emozioni al suo microfono regalandole attimi di grande emozione e crescita personale.

Walter Rolfo, Alberto Macario, scrittori, poeti come Dario Voltolini, Paola Giovetti,  psicologi avvocati, pittori, associazioni come Amar Piemonte, medici, solo per fare alcuni esempi. Il colonnello Mario Giuliacci ha raccontato l’uomo  dietro al metereologo.  Poesia a Merenda è una delle rubriche periodiche di successo più durature del canale, Carmelo Cossa scrittore e poeta uno dei primi che hanno creduto nel sogno di Ivana Posti rendendolo reale. Le emozioni sono il succo della vita, i sogni ne sono l’essenza. Empatia e curiosità creano quel mix emotivo che permette di stabilire un contatto con il pubblico attraverso la semplicità e il sorriso. Segnaliamo tra gli altri appuntamenti, quello con ‘Una finestre nel mondo di arte e musei’ in cui Mara Martellotta  illustra agli ascoltatori mostre e eventi culturali presenti sul territorio.

Da alcuni anni la collaborazione con Radio Moncalieri e Radio Stella Piemonte ha arricchito l’esperienza di Sognare si può, permettendole di raggiungere un ulteriore nuova fascia di ascoltatori.

Molti nuovi progetti in arrivo. Nell’attesa per chi avesse piacere di curiosare  si possono visionare  gli episodi  sul canale YouTube  Ivana Posti Sognare si può o sulla pagina Ivana Posti, Sognare si può, oppure ancora sul Spotify

Mara Martellotta

“Pensioni integrative falciate del 70%”

 

Non si era mai visto un caso simile: le pensioni integrative erogate dal Fondo pensioni ex Banco di Roma gestito da UNICREDIT sono state decurtate del 70%, riducendo a poche decine di euro gli importi erogati ad oltre 20.000 pensionati dell’Istituto! Una tragedia che, esaminando i fatti, ha delle cause ben precise.

Nel corso degli anni la situazione del Fondo è andata peggiorando, a causa di operazioni finanziarie non rispondenti alle esigenze di prudente gestione che normalmente si associano allo scopo di garantire una rendita sicura agli associati.

Un Fondo pensioni, infatti, non è un fondo comune speculativo, ma una cassa (alimentata da contributi del datore di lavoro e dei lavoratori) che raccoglie mensilmente i capitali versati per investirli nel modo più redditizio e sicuro possibile.

Questo fondamentale principio è chiaramente espresso dallo stesso Statuto del Fondo, che all’art.3 recita: “Il Fondo ha lo scopo di consentire agli Iscritti di disporre, all’atto del pensionamento, di prestazioni pensionistiche complementari al sistema obbligatorio secondo le previsioni contenute nella Parte III del presente Statuto e nel Regolamento da incorporazione, che costituisce parte integrante e sostanziale dello Statuto. A tale fine esso provvede alla raccolta dei contributi, alla gestione delle risorse nell’esclusivo interesse degli Iscritti stessi e all’erogazione delle prestazioni secondo quanto disposto dalla normativa in materia di previdenza complementare tempo per tempo vigente, dal presente Statuto e dal Regolamento da incorporazione. Il Fondo non ha scopo di lucro.

La gestione deve essere effettuata “nell’esclusivo interesse degli iscritti”, senza alcuna commistione con gli interessi della banca, che possono anche essere opposti (e, come si vedrà, lo sono stati!).

Inoltre, non avendo scopo di lucro, il Fondo non può effettuare operazioni speculative, ma conservative del patrimonio con l’obiettivo precipuo di trarne un reddito, che è la fonte dalla quale attingere per erogare le pensioni, sulla base dei complessi calcoli tecnici elaborati dagli attuari.

Purtroppo per i pensionati, lo Statuto del Fondo prevede (art.34) che la gestione dei risparmi accumulati sia nelle mani dei dirigenti di Unicredit e dei rappresentanti degli “iscritti attivi” (in realtà si tratta di sindacalisti). Solo due “vecchietti” sono ammessi al Consiglio, trattati come un “carico residuale”, mentre dovrebbero essere i soli protagonisti.

Il Fondo è amministrato da un Consiglio di Amministrazione costituito da sedici componenti dei quali: a) otto nominati da UniCredit di cui almeno uno appartenente alla categoria dei Pensionati fruenti di pensione diretta ovvero di rendita a capitalizzazione individuale; b) sette eletti dagli Iscritti attivi; c) uno eletto dai Pensionati fruenti di pensione diretta ovvero di rendita a capitalizzazione individuale.

Ma cosa è avvenuto di così grave negli anni per provocare il drastico calo delle prestazioni?

Lo chiarisce Gianluigi De Marchi, fiduciario per il Piemonte dell’Associazione pensionati ex Banco di Roma.

Il primo macigno collocato sulle nostre spalle risale al 2003, quando gli amministratori del Fondo decisero di “avviare una graduale dismissione del patrimonio immobiliare ad uso abitativo” vendendo (o svendendo?) circa 400 appartamenti a Roma ed a Milano con l’obiettivo di “realizzare un’adeguata diversificazione degli investimenti” (le frasi in corsivo sono tratte in forma integrale dalla relazione del Consiglio di Amministrazione del Fondo al bilancio 2003). Ma cosa hanno fatto questi geni? “Il Consiglio ha valutato positivamente la possibilità di riallocare le risorse in cespiti immobiliari ad uso commerciale, con indubitabili vantaggi in termini di certezza dei valori e di certezza di redditività”; per i non esperti: usciamo dal settore immobiliare e rientriamo nel settore immobiliare…

Il bello è che a fronte di 400 appartamenti venduti, non sono entrati 400 negozi o uffici, ma un unico cespite, l’immobile in Viale Tupini 180 a Roma, guarda caso di proprietà del gruppo Capitalia (che aveva assorbito il Banco di Roma). Il Consiglio si affanna a giustificare l’operazione, precisando che “ha esaminato numerose proposte di investimento immobiliare”, arrivando a scegliere quella “in famiglia” che garantiva un prezzo interessante ed una redditività sicura (15 anni di affitto garantito). E naturalmente si mettevano le mani avanti precisando che “le oggettive caratteristiche dell’investimento sono tali da escludere in radice ogni aspetto di conflittualità con l’interesse del Fondo”! Insomma, si sono venduti 400 appartamenti per comprare un unico enorme immobile per ridurre il rischio… Roba che, se espressa da un iscritto al primo anno di ragioneria avrebbe comportato l’immediata bocciatura, perché è vero esattamente il contrario: il rischio si riduce con la diversificazione degli investimenti, non con la sua concentrazione!”.

La redditività è stata regolare per 15 anni, ma al termine del contratto di affitto UNICREDIT ha disdetto la locazione, gli amministratori hanno dormito sonni tranquilli e solo a trasloco avvenuto si sono resi conto che il mostro sul laghetto dell’EUR era vuoto e non produceva più un euro di reddito… Da tre anni, nonostante le tardive attività di commercializzare l’immobile, Viale Tupini è un’immobilizzazione infruttifera.

Purtroppo non finisce qui” continua De Marchi ”perché nel 2008 il Fondo ha acquistato obbligazioni di Lehman Brothers poco tempo prima del suo fallimento, azzerando l’investimento (chissà se le ha comprate da UNICREDIT? A pensar male si fa peccato, ma…); nel 2015 ha comprato per 11 milioni il Fondo Immobiliare Idea Fimit, oggi svalutato a 0,5 milioni euro (il fondo faceva parte del Gruppo Parnasi, in gravissima crisi e debitore di UNICREDIT per oltre 500 milioni di euro, anche in questo caso a pensar male si fa peccato ma…); e per finire, chicca straordinaria per una gestione prudenziale tipica di un Fondo pensioni, nel 2015 ha acquistato strumenti finanziari derivati, con conseguente applicazione da parte della COVIP di sanzioni amministrative!!!”

E’ incredibile che una Banca come Unicredit, che amministra il Fondo, non sia riuscita negli anni a tutelare le pensioni dei suoi ex dipendenti ed abbia loro accollato investimenti disastrosi provenienti dal suo patrimonio.

La misura è colma” dichiara De Marchi” “abbiamo sopportato per troppo tempo i casi di mala gestio, ora abbiamo deciso di reagire. Stiamo attivando una serie di azioni per tutelare i nostri interessi e nelle prossime settimane daremo il via anche a manifestazioni per smuovere l’opinione pubblica e richiamare alle proprie responsabilità tutte le parti coinvolte nel dissesto del nostro Fondo, al fine di ottenere l’apertura di negoziati istituzionali con il Fondo, con UNICREDIT, con la Autorità di vigilanza Covip e con i Ministeri vigilanti”.

MARA MARTELLOTTA

“Anatomia di una caduta”, ogni momento cinematografico è lo specchio dell’ambiguità

Sugli schermi il film della francese Justine Triet, Palma d’oro a Cannes

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Quarto lungometraggio (150’) della regista francese Justine Triet, Palma d’oro al festival di Cannes nel maggio scorso, “Anatomia di una caduta” (scritto con il compagno Arthur Harari, guardando per qualche verso, fin dal titolo, al vecchio Preminger di “Anatomia di un omicidio”. E quanto di questa convivenza sia stato riversato nella vicenda non ci è dato sapere, là dove spesso si parla di vita reale e di finzione letteraria) non è soltanto il resoconto di un antefatto assordato da una musica a volume altissimo – un effetto decisamente disturbante, come molto altro nel film lo è -che spinge intervistata e intervistatrice a rimandare una chiacchierata impossibile (le parole che non riescono a esprimersi, a fuoriuscire, a esplodere) e accecato dal biancore della neve che circonda lo chalet nei dintorni di Grenoble in cui la scrittrice di enorme successo Sandra, tedesca d’origine, vive con il marito Samuel, con cui comunica più facilmente in inglese, spento, avvilito uomo e scrittore, da sempre alla ricerca di un successo che non arriverà mai, e con il figlio undicenne Daniel, ipovedente a seguito di un incidente, forse causato dal padre. Il film dei forse, delle non certezze, delle ricostruzioni della polizia che dicono e non affermano, che studiano con il mezzo di un pupazzo i meccanismi della caduta. Il ragazzino, tornando un giorno a casa da una passeggiata tra i boschi con il suo cane, scopre il cadavere di Samuel riverso nella neve, alcune macchie di sangue all’intorno: forse è stato un incidente, forse un suicidio, forse a spingerlo giù dal sottotetto, in cui stava facendo dei lavori, è stata Sandra, unica presente nella casa. Forse. “Anatomia di una caduta” è anche, soprattutto, in quella seconda parte serrata e chiusa nell’aula di un tribunale, il resoconto di un lungo, parcellizzato, bisturizzato processo che vede Sandra imputata dell’uccisione del marito, messa a confronto con la propria esistenza, con le abitudini e le sue scelte sessuali, con le pieghe d’ombra che deve mostrare anche al figlio.

E questo maggiormente interessa alla regista, tramutare la vicenda in una autopsia che con lucidità (la scrittura della sceneggiatura è perfetta) guarda alla vita di una coppia (qualcuno ha citato Bergman) e alla sua distruzione (con le falsità? con la morte?), condurre all’interno del dibattito la dissezione di un rapporto, montare e rimontare, proporre suggerimenti per turbare le acque e virare immediatamente, dare in pasto agli avvocati – al lupo famelico dell’accusa e a quello innamorato della difesa -, attraverso il peso mai secondario delle parole che invadono lo schermo (Sandra ne conosce tutta l’importanza, lei è una scrittrice, come pure Samuel, anche lui avrebbe – ha – il fuoco della scrittura dentro di sé), gli equilibri difesi e soffocati e il vivere quotidiano che si rivelerà disastroso, i tradimenti di lei, i sensi di colpa dell’una e dell’altra parte, le registrazioni di certi litigi e la violenza verbale che può negli eccessi dell’ira andare oltre, la volontà di lui a rintanarsi, una vera e propria fuga dentro i corridoi ristretti di un rifugio, in quella casa di montagna e l’accondiscendenza di lei, i bisticci delle lingue diverse, le speranze e i sogni a lungo coccolati e miseramente morti. Interessa alla regista risolvere attraverso il momento inaspettato con “l’incidente” del cane e la deposizione del figlio il nodo della non colpevolezza, interessa cercare un happy end che preannunci il ritorno a casa: ma interessa anche buttare là, in un lampo di fotogrammi che attraversa lo schermo e la storia, il dubbio, con il bisticcio – mostrato di sbieco, attraverso la macchina da presa messa lì come a spiare – tra lui e lei, accanto alla finestra che dà nel vuoto. Tutto è in bilico e lasciato in bilico, lo spettatore avanza nella storia e continua a porsi domande. Anche Daniel narra una propria verità – in un panorama di sguardi e ancora una volta di parole decisamente pirandelliano -, inquietante e sicuro negli affetti che dovrà scegliere.

Anatomia di una caduta” è il film in cui è facile spendere la parola capolavoro, dove a galla, senza inganni, senza che qualcosa appaia di troppo, sono portati gli inganni, la incomunicabilità, la desolazione, la quiete sempre in pericolo e lo sconquasso che ne può derivare, il tutto con una padronanza del racconto come raramente si vede sullo schermo. C’è molto teatro, di quel teatro da porre sulle tavole più belle e concrete del palcoscenico; c’è la sapienza di una regista votata ad un femminismo che non si confonde con le vuote quanto sbiadite celebrazioni, che imprime verità cinematografica ad ogni inquadratura; c’è l’esattezza narrativa dei flasback, mai fuori posto; c’è il lavoro sugli attori e degli attori, di Sandra Huller in primo luogo (il Palmarès quale miglior attrice ha preso a Cannes un’altra strada), che mostra (e vive) attimi di tranquillità e di sicurezza personale, di inquietudine, di dolore, di ambiguità, di chiarezza e di sospetti con una incredibile bravura. Senza dimenticare la prova intensa del piccolo Milo Machado Graner, deus ex machina forse veritiero di un film che è senza dubbio il migliore di questo inizio di stagione e che non possiamo non consigliare.

Nuovo negozio Aldi in strada Settimo a Torino

 

ALDI, parte del Gruppo ALDI SÜD, realtà multinazionale di riferimento della Grande Distribuzione Organizzata, ha inaugurato  un nuovo punto vendita a Torino, Strada di Settimo 6, nel quartiere Barriera di Stura.

Il nuovo negozio, frutto dell’opera di riqualificazione di un edificio dismesso, vanta una superficie commerciale di 900 m2. Certificato con classe energetica A4, è dotato di un impianto fotovoltaico con una portata di 26,77 kWp. A disposizione dei clienti anche 48 posti auto gratuiti, di cui 21 al coperto, e due colonnine di ricarica auto elettriche con una portata di 22KW.

Con uno store concept pensato per rispondere alle moderne esigenze dei consumatori, il negozio, aperto dal lunedì al sabato dalle ore 8:30 alle 20:30 e la domenica dalle ore 9:00 alle 20:00, offre un’esperienza di acquisto sempre più “smart” grazie a un assortimento compatto e completo, organizzato in modo efficace e intuitivo che permette ai clienti di riempire il proprio carrello di valore, facendo la spesa rapidamente e con semplicità.

In occasione della nuova apertura, ALDI propone anche speciali offerte in sottocosto in aggiunta alle promozioni settimanali, per invitare i cittadini di Torino a scoprire la qualità, la freschezza e la convenienza dei propri prodotti.

Alleato delle famiglie italiane, il “PREZZO ALDI” rappresenta una garanzia di qualità Made in Italy al giusto prezzo, espressa attraverso una virtuosa selezione di prodotti composta da circa 130 referenze di frutta e verdura e 30 marche. Il tutto, con una forte connotazione tricolore: circa l’80% dei prodotti alimentari in vendita, infatti, nasce dalla stretta collaborazione con realtà agricole italiane di eccellenza.

La nuova apertura nel quartiere Barriera di Stura consolida la presenza di ALDI nella provincia torinese, dove ora sono 11 i punti vendita inaugurati, portando a quota 22 gli store in Piemonte. Questa nuova inaugurazione ha contribuito alla creazione di 13 nuove opportunità lavorative, per un totale di 337 collaboratori nella regione. Grazie a questo nuovo taglio del nastro, l’azienda raggiunge quota 168 negozi in Italia, per un totale di 3.133 persone impiegate, proseguendo il piano di espansione nel Nord e portando nuovo impulso all’economia e all’occupazione locale.

Prosegue nel 2023 il Lab:  OFT fa crescere sogni e talenti

Coinvolgere e valorizzare i giovani musicisti è una delle missioni che da sempre l’Orchestra Filarmonica di Torino porta avanti con passione.

Da alcuni anni questa vocazione si è concretizzata in modo ancora più esplicito nel progetto OFT Lab, grazie al quale alcuni giovani talenti entrano a far parte con regolarità della compagine orchestrale, lavorando fianco a fianco con professionisti di caratura nazionale e internazionale, in uno scambio continuo tra esperienza ed entusiasmo. Questi giovani musicisti condividono inoltre con OFT un percorso formativo grazie al quale possono approfondire le tematiche più rilevanti nell’ambito dello spettacolo dal vivo, per prepararsi alle grandi sfide legate alla professione ed al proprio percorso artistico.
Nell’ambito di OFT Lab sono stati selezionati sia musicisti di strumenti ad arco che a fiato (violino, violoncello, contrabbasso, flauto, corno e tromba), ai quali si aggiungono il musicologo Francesco Cristiani e il grafico Gabriele Mo.
Come nel 2022, poi, alcuni dei ragazzi di OFT Lab sono protagonisti di una rassegna di concerti di musica da camera che si terrà, nell’arco del mese di novembre, a Più SpazioQuattro, “casa” di questa iniziativa.
E per rafforzare lo spirito di OFT Lab, che guarda al futuro rendendolo protagonista nel presente, OFT ospiterà all’interno di questa rassegna anche un concerto dedicato un quartetto di giovanissimi studenti – il Quartetto Irina – in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

«La bellezza della musica dal vivo – racconta il direttore artistico e presidente di OFT Michele Mo – è il frutto di un lavoro di bottega dove si incrociano esperienze diverse. Come Orchestra Filarmonica di Torino da sempre coinvolgiamo in questo percorso giovani professionisti della musica, ragazzi che uniscono talento e ambizione, ai quali è data la possibilità, suonando nelle nostre file, di raccogliere una sfida importante. Con OFT Lab abbiamo fatto un passo ulteriore, perché li sosteniamo anche dal punto di vista della formazione mettendoli al centro di un progetto pensato su misura. Un percorso che finora ci ha riservato grandi e reciproche soddisfazioni e che contiamo di portare avanti anche per il futuro».

IL CALENDARIO DEI CONCERTI DI MUSICA DA CAMERA

OFT Lab#1

Venerdì 3 novembre 2023 ore 21, Più SpazioQuattro

Fabrizio Berto violino
Michele Nurchis pianoforte

Musiche di:
Edward Elgar
Sonata in mi minore per violino e pianoforte op. 82

Cèsar Frank
Sonata in la maggiore per violino e pianoforte

OFT Lab#2

Venerdì 10 novembre ore 21, Più SpazioQuattro

Quartetto Irina

Giovanni Putzulu e Samuele Preda violini
Leonardo Vezzadini viola
Clara Ruberti violoncello

Musiche di:

Franz Joseph Haydn
Quartetto per archi in do maggiore op. 20 n. 2 Hob. III:32

Robert Schumann
Quartetto per archi in la minore op. 41 n. 1

In collaborazione con Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

OFT Lab#3

Venerdì 17 novembre 2023 ore 21, concerto Più SpazioQuattro

Martino Maina violoncello
Chiara Biagioli pianoforte

Musiche di:

Robert Schumann
Fantasiestüke per violoncello e pianoforte p. 73

Ludwig van Beethoven
Sonata n. 4 per violoncello e pianoforte in do maggiore op. 102 n. 1

Johannes Brahms
Sonata n. 2 per violoncello e pianoforte in fa maggiore op. 99

OFT Lab#4

Venerdì 24 novembre 2023 ore 21 – concerto Più SpazioQuattro

Niccolò Susanna flauto
Giorgia Delorenzi pianoforte

Musiche di:

Johann Sebastian Bach
Sonata per flauto e basso continuo in mi maggiore BWV 1035

Julius Rietz
Sonata per flauto e pianoforte in sol minore op. 42

Paul Taffanel

Grande fantaisie sur Mignon per flauto e pianoforte

LA BIGLIETTERIA

Per i concerti della rassegna di musica da camera a Più SpazioQuattro, via Saccarelli 18 a Torino, è previsto l’ingresso non numerato al costo di 5 euro. I biglietti possono essere acquistati presso la biglietteria dell’Orchestra Filarmonica di Torino in via XX settembre 58 a Torino (martedì: ore 10.30-13.30 e 14.30-18.00; oppure prenotati via mail a biglietteria@oft.it, o telefonicamente in orario di apertura al pubblico tel. +39 011.533 387).

+Europa Torino in piazza per la democrazia

Venerdì 3 novembre dalle 14 alle 16 in Piazza Castello fronte Prefettura il gruppo +Europa Torino scenderà in piazza per sollecitare la realizzazione della piattaforma per la raccolta firma digitale. Questa iniziativa si inserisce nella mobilitazione nazionale che +Europa organizza ogni venerdì per chiedere al governo di rendere effettiva l’entrata in vigore della piattaforma, pubblica e gratuita, per la raccolta delle firme necessarie a promuovere Referendum e Proposte di Legge di iniziativa popolare, che Palazzo Chigi è tenuto a realizzare in base alla legge approvata nella scorsa legislatura che introduce la firma digitale.

“Più che una protesta, la nostra è la pretesa che il governo rispetti la legge che prevede la realizzazione della piattaforma per la raccolta delle firme digitali, che sarebbe dovuta avvenire  entro il 31 dicembre 2021. La piattaforma per le firme digitali è uno strumento essenziale per rivitalizzare la nostra democrazia in crisi, proprio adesso che si parla tanto del calo della partecipazione al voto e della lontananza dei cittadini dalla politica. Il governo sta boicottando questo strumento fondamentale. Non se ne può davvero più: non sarà che il Governo ha paura della partecipazione democratica?”, ha dichiarato il segretario di +Europa, Riccardo Magi

Sanità, Valle (Pd): “I piemontesi possono sentirsi dire che non c’è posto?”

Il vice Presidente del Consiglio regionale Daniele Valle lunedì 2 novembre  si recherà davanti alla sede Asl di via Monginevro con i volontari della petizione PD Stop liste attesa: “Attendere un anno o essere costretti ad attraversare il Piemonte è un fallimento per tutti. Per abbattere le liste di attesa serve più personale e risorse per garantire visite ed esami anche il pomeriggio, la sera e nei weekend e potenziare il Cup regionale. Cirio giochi a carte scoperte: Icardi resterà al suo posto o verrà rimpiazzato, sconfessando l’operato di questi 5 anni drammatici?”.

«Il cittadino che contatta il Cup unico regionale per prenotare una visita o un esame nella metà dei casi si sente rispondere che “non c’è posto”, nell’altra metà deve pazientare anche un anno oppure accettare di attraversare tutto il Piemonte per andare a farsi visitare. Questa è la triste realtà della sanità pubblica piemontese. Nonostante tutta la retorica di Cirio e Icardi sui risultati ‘straordinari’ sul fronte delle liste di attesa, ogni qual volta effettuiamo una rilevazione, ci troviamo di fronte ad una fotografia ben diversa. Non è certo un caso che Cirio si guardi bene dall’esprimersi sul futuro dell’assessore alla Sanità: qualcuno dice che l’avrebbe cacciato già da tempo, ma i fatti dicono che se lo è tenuto stretto e chissà se lo terrà»: lo afferma il vice Presidente Consiglio regionale Daniele VALLE (Pd).

 

PRENOTAZIONE

PIEMONTE

TORINO

PROVINCIA DI  TORINO

Ecografiamuscolotendinea

NESSUN POSTO

NESSUN POSTO

29/10/24 Rivarolo

Colonscopia

20/11/24Verbania

NESSUN POSTO

3/3/26 Chieri

Visita Dermatologica

NESSUN POSTO

NESSUN POSTO

7/11/24 Condove

EGDS (gastroscopia)

NESSUN POSTO

30/10/24Mauriziano

27/05/24 Rivoli

Visita oculistica

NESSUN POSTO

23/10/24 Molinette

9/4/24 Avigliana

Rm alla colonna

4/12/23 Verbania

NESSUN POSTO

NESSUN POSTO

Eco Transvaginale

NESSUN POSTO

15/2/24 Mauriziano

NESSUN POSTO

Ecocolordoppler TSA

NESSUN POSTO

29/10/24Mauriziano

NESSUN POSTO

 

Ecografia muscolotendinea: c’è un solo posto a Rivarolo il 29 ottobre del 2024 e nessun altro posto prenotabile in tutto il Piemonte;

Colonscopia: a Torino non c’è posto, bisogna andare a Verbania (il 20 novembre del 2024) oppure a Chieri, ma il 3 marzo del 2026!

Visita dermatologica: a Condove il 7 novembre dell’anno prossimo;

Gastroscopia (EGDS): un posto a Rivoli il 27 maggio del 2024, oppure il 30 ottobre del Mauriziano sempre nel nuovo anno;

Eco transvaginale: al Mauriziano il 15 febbraio del 2024, nient’altro;

Visita oculistica: bisogna aspettare il 9 aprile del 2024 ad Avigliana oppure il 23 ottobre alle Molinette;

Rm alla colonna: qui si è più fortunati, c’è posto a Verbania il 4 dicembre di quest’anno, ma nessun altro posto in tutto il Piemonte;

Ecocolordoppler TSA: c’è posto al Mauriziano il 29 ottobre del 2024 e stop.

 

«Non possiamo rassegnarci a questa Caporetto della sanità pubblica e dire addio al nostro servizio sanitario universale ed equo. Assistiamo ad una fuga del personale, ad una sanità privata sempre più forte, ad un’edilizia sanitaria ferma al palo. Bisogna invertire la rotta. Tornando ad assumere, come si è fatto fino al 2019 e ricominciando con tre proposte che ho formulato nel documento “Il Piemonte è la nostra casa”: 1) investire risorse per pagare e potenziare il personale disponibile a fare visite ed esami anche il pomeriggio, la sera e nei weekend; 2) almeno in un periodo transitorio, qualora non si riesca a rispettare la tempistica prevista dai casi di urgenza della prescrizione, garantire l’erogazione delle prestazioni in regime di libera professione ma a carico del SSR; 3) Reinternalizzare il servizio CUP Piemonte, potenziando il servizio settimanale e con un accesso più ampio alle agende delle aziende, con una proiezione temporale sufficiente e omogenea. Mentre aspettiamo altre proposte che vadano oltre l’annuncio da parte di Cirio, un primo passo sarebbe sapere che ruolo avrà Icardi qualora la destra dovrebbe rivincere le elezioni».