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“Ottobre nero, Il dilemma israeliano e la guerra di Hamas”, al Circolo dei Lettori di Torino

A quasi un anno di distanza dall’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, Stefano Piazza, giornalista di Panorama e La Verità, esperto di sicurezza e fondamentalismo islamico la scorsa settimana ha presentato, presso la Sala Musica del Circolo dei Lettori di Torino, il libro Ottobre nero, una testimonianza viva e documentata della tragedia che ha investito Israele prima e la Palestina dopo, adopera dei terroristi di Hamas. E’ intervenuta l’On. Sara Kelany di Fratelli d’Italia e la giornalista Maria La Barbera ha moderato l’evento.

   

Vi proponiamo una intervista all’autore di Alessandro Sartore

 

 

Partiamo dal titolo, “Ottobre nero” rimanda la memoria ad un altro atto sanguinoso, quello compiuto contro gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco ’72, da parte della organizzazione terroristica palestinese definita “Settembre nero”. Una scia di sangue che sembra non trovare fine.

 

A parte il titolo fortemente evocativo quanto avvenuto il 7/10/ 2023 credo sia paragonabile solo all’11 settembre 2001 per la pianificazione e la volontà di compiere una strage orrenda. Di fatto al-Qaeda, l’Isis o Hamas sono legate alla comune visione ideologia della Fratellanza musulmana. L’Iran vuole la distruzione di Israele e per questo finanzia i suoi proxy vedi Hamas, Jihad islamica, Huthi, milizie siro-irachene e altri. La lunga scia di sangue porta solo la firma iraniana tanto che ogni volta che c’è stata la possibilità di trovare un accordo i palestinesi si sono sempre sfilati anche perché lo status quo ha consentito ai capi e capetti di diventare ricchissimi e talvolta miliardari. Ogni euro o dollaro che arriva a Gaza finisce nelle loro mani e sono tutti soldi che Hamas usa per arricchirsi e per comprare missili e armi e non certo per la popolazione che usa come scudo umano. I palestinesi soffrono a causa di Hamas e non certo per gli israeliani. Il 7 ottobre 2023 non è stato una tragedia solo per Israele, ma una nuova macchia sulla civiltà umana nel suo insieme che ha dimenticato la Shoah. Quanto accaduto solleva domande profonde sulla natura dell’essere umano, sui pericoli dell’odio e del pregiudizio e sulle responsabilità degli individui e delle nazioni di fronte al male assoluto. Mi occupo di terrorismo e di fondamentalismo da molti anni, ma quanto ho visto durante il mio viaggio in Israele nel febbraio scorso è qualcosa di indicibile, di sconvolgente e che va combattuto, perché oggi tocca a Israele, domani invece sarà il nostro turno. Nessuno si illuda.

 

 

 

7 ottobre 2023, un atto terroristico di così grande portata come può essere sfuggito all’efficientissimo Mossad israeliano?

 

Sono stati commessi molti errori di valutazione sui quali si sta indagando e chi ha sbagliato dovrà pagare. Ma c’è un 7 ottobre che deve essere ancora scritto; chi impedì per ore le comunicazioni radio, telefoniche e web nel sud di Israele quella mattina? A mia precisa domanda la risposta è stata: «un’entità statale e stiamo indagando». Chi è stato e perché? Chi paga le manifestazioni di piazza contro Israele, chi finanzia le proteste negli atenei e chi paga coloro che vanno in televisione ogni giorno da ormai un anno per raccontare che Hamas è un movimento politico e che Israele è uno stato terrorista? Fateci caso: sono gli stessi che da più di due anni si sono messi al servizio della Russia di Vladimir Putin, lui sì criminale di guerra. Non può essere un caso.

 

 

 

Il tuo lavoro non è solo il tentativo di analizzare e comprendere come stanno veramente i fatti, ma pure una testimonianza di quanto accaduto. Sei stato sui luoghi della strage, cosa ti è rimasto impresso di quando visto?

 

Tutto perché ho visto il Male. È stato difficilissimo anche solo respirare quando sono entrato nelle case delle vittime vedi nel Kibbutz di Kvar Aza. Giovani vittime straziate in una maniera che è difficile raccontare e il racconto dei superstiti e delle famiglie degli ostaggi sono cose che non posso e voglio dimenticare. Credo di non essere mai davvero tornato da quei luoghi e questo mi rende un uomo migliore rispetto a prima.

 

 

 

I fatti tragici del 7 ottobre hanno riacceso lo scontro tra Israele e Hamas, elevandolo ad un livello che non ha precedenti. Ma dietro a questa recrudescenza della violenza ci sono precisi mandanti e nuovi posizionamenti politici, ce li puoi chiarire?

 

Come detto l’Iran è dietro a tutto questo e teme che Israele e Arabia Saudita si riconoscano reciprocamente perché così Teheran finirebbe nell’angolo. Ma questo accadrà e i mullah un giorno dovranno scappare di notte perché il popolo iraniano prima vittima delle loro nefandezze, li andrà a cercare. Nel conflitto si è subito inserita la Russia del criminale Vladimir Putin e degli staterelli a lei vicini. Anche costoro pagheranno il prezzo ed è solo questione di tempo.

 

 

 

In Occidente, intanto, sono esplosi un po’ovunque tanti fenomeni di antisemitismo. In molte università degli Stati Uniti abbiamo assistito a sit-in a favore della Palestina libera ma pure pro-Hamas. C’è tanta confusione nell’opinione pubblica, come la spieghi?

 

Con la corruzione. Il Qatar, l’Iran, il Kuwait e in passato l’Arabia Saudita, hanno investito miliardi di dollari nelle università americane dove hanno fatto nominare docenti di estrema sinistra e antisemiti per diffondere l’odio contro gli ebrei e oggi incassano quanto speso. Provo pena e disprezzo per quei giovani dalla testa vuota fomentati dai “cattivi maestri” e dai docenti corrotti, che parlano di “Palestina libera dal fiume al mare” quando il vero nemico è Hamas che opprime il suo stesso popolo usato come scudo umano.

 

 

 

Rigurgiti di antisemitismo si sono avuti anche in Europa, dall’Inghilterra alla Francia. Come può essere che nel continente che ha vissuto la Shoah il virus dell’odio contro gli ebrei sia ancora presente?

 

Stesse dinamiche con l’aggravante dell’immigrazione incontrollata degli ultimi anni. All’antisemitismo storico si è aggiunto quello arabo d’importazione che ha portato solo e soltanto guai.

 

 

 

C’è chi dice che per risolvere questo conflitto sia sufficiente dare ai palestinesi una terra con confini precisi. Tu come la vedi?

 

I palestinesi non vogliono questa soluzione perché per loro è meglio lo status quo e la distruzione di Israele. E poi con chi dovrebbe discutere Israele? Con una banda di tagliagole? Con gli Stati arabi? E quali? Oppure con l’Egitto che non vuole i palestinesi al punto di costruire muri ai suoi confini? “Due popoli due stati” è uno slogan pari a “Domani se non piove c’è il sole” e il dramma è che molti uomini politici lo ripetono come un mantra.

 

 

 

 

 

Negli ultimi giorni, Israele con i cyber attacchi compiuti attraverso i cerca persone ed i walkie-talkie ha inferto un duro colpo ai militanti di Hezbollah, ma soprattutto ha mostrato, dopo la defaillance del 7 ottobre, di disporre di uno stupefacente apparato tecnologico. Può essere questa la carta decisiva per piegare la resistenza dei suoi avversari?

 

Le guerre si vincono con la fanteria e con i soldati sul terreno. La tecnologia è importante ma il fattore umano è fondamentale. Hezbollah che sta distruggendo il Libano paga il prezzo dei suoi misfatti vedi gli oltre 8.000 missili lanciati contro Israele dall’8 ottobre 2023.

 

 

 

Quanto potrà influire sul proseguimento dello scontro il risultato delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti di novembre?

 

Credo sarà molto importante ma non decisivo ma di sicuro Kamala Harris e il suo entourage non sono certo il miglior alleato di Israele a differenza di Donald Trump.

 

 

 

Sul piano della comunicazione Israele appare in grossa difficoltà, per quale ragione i media mainstream tendono ad abbracciare la narrazione filo Hamas?

 

Follow the money” anche qui. Pensate ad Al Jazeera megafono della propaganda di Hamas che i media occidentali utilizzano come fonte. C’è chi lo fa per denaro, per una vacanza, un Rolex per sè o per l’amante, per una borsa di Hermes e chi si mette a disposizione perché appartiene alla categoria degli “idiotili utili” alla causa. Questa guerra così come quella in Ucraina ha mostrato quanto sia grave la situazione nel mondo dei media.

 

 

Il questore di Torino dispone chiusura di un bar per due settimane

Il Questore di Torino ha sospeso per 15 giorni, ai sensi dell’art. 100 TULPS, la licenza di un bar caffetteria sito in Corso Vercelli, con la contestuale chiusura dell’esercizio.

Il provvedimento nasce da ripetuti controlli effettuati nelle scorse settimane dai poliziotti dal Comm.to di P.S. Dora Vanchiglia, che hanno messo in luce l’abituale e significativa presenza al suo interno di persone pregiudicate e/o pericolose.

In occasione di almeno 7 controlli, infatti, all’interno dell’esercizio commerciale sono stati identificati avventori gravati da precedenti di natura penale e/o di polizia per reati contro la persona, il patrimonio, la P.A., in materia di armi, immigrazione e di spaccio di sostanze stupefacenti; uno di essi è stato, anche, trovato in possesso di sostanza stupefacente.

Inoltre, durante un controllo effettuato unitamente alla Polizia Locale ed alla Guardia di Finanza nello scorso mese di maggio, la titolare del locale era stata sanzionata amministrativamente per la mancanza dei prezzi sui prodotti in vendita e per diverse carenze igienico sanitarie.

In più occasioni è stato riscontrato che le vetrate del locale, nonostante lo stesso risultasse aperto al pubblico, fossero oscurate o dalle saracinesche abbassate oppure dall’applicazione di pellicole, condizione che impediva di osservare dall’esterno l’eventuale presenza di avventori. Nell’ultimo controllo, di appena una settimana fa, la titolare del locale è stata sanzionata per inosservanza del divieto di fumo all’interno dell’esercizio e per la mancata esposizione degli orari di apertura.

In considerazione della significativa e non casuale presenza nell’esercizio,  inserito in un contesto territoriale già particolarmente sensibile sotto il profilo della sicurezza, di persone arrecanti una reiterata e persistente turbativa all’ordine pubblico, che nel passato ha già portato a due analoghi provvedimenti ex art. 100 TULPS (nel Luglio 2022 e nel giugno 2020) il Questore ha disposto la sospensione della licenza di attività di somministrazione di alimenti e bevande per 15 giorni, che decorrono dal 26 Settembre 2024.

Croce Rossa Mappano, il Progetto 8-13

Comitato di Mappano della Croce Rossa Italiana è orgoglioso di presentare il Progetto 8-13, un’iniziativa dedicata a bambini e ragazzi tra gli 8 e i 13 anni. Il progetto mira a promuovere il volontariato, l’educazione alla cittadinanza attiva e la consapevolezza dell’importanza del primo soccorso e della solidarietà, attraverso attività ludico-formative che coinvolgeranno i partecipanti in modo dinamico e interattivo.
Secondo il Presidente del Comitato di Mappano, Andrea Giorgis, “Il Progetto 8-13 è un’opportunità unica per avvicinare i più giovani ai valori fondamentali della Croce Rossa Italiana. Vogliamo formare cittadini consapevoli, educandoli fin da piccoli a gestire situazioni di emergenza e a coltivare il senso di responsabilità verso la comunità.”
Calendario degli incontri:
Gli incontri si terranno presso la sede della Croce Rossa Italiana – Comitato di Mappano, alle ore 14:00 e fino alle ore 18 nei seguenti sabato: 26 ottobre, 9 novembre, 23 novembre, 7 dicembre, 21 dicembre.
Serata di presentazione:
Per chi volesse saperne di più, una serata di presentazione si terrà il 12 ottobre alle ore 20 presso la sede del Comitato di Mappano. In questa occasione, saranno illustrate nel dettaglio le attività previste e le modalità di partecipazione.
Modalità di iscrizione:
La quota di iscrizione è di 1€, necessaria per l’attivazione dell’assicurazione sul singolo partecipante. Per iscriversi al Progetto 8-13, è possibile:
• Inviare una mail a mappano.giovani@piemonte.cri.it, indicando nome, età del partecipante e contatti del genitore/tutore.
• Contattare telefonicamente il numero 327 08 23 174.
• Partecipare direttamente alla serata di presentazione il 12 ottobre.
Per ulteriori informazioni, contattare l’ufficio stampa della Croce Rossa Italiana, Comitato di Mappano – mappano.sviluppo@piemonte.cri.it – Telefono: 334 61 00 948

“Fotografia Alchemica”, nove artisti espongono opere realizzate con antiche tecniche di stampa fotografica

Nove artisti e tredici tecniche fotografiche differenti sono in mostra, a partire dal 28 settembre fino al 13 ottobre prossimi, all’interno dello Spazio Musa, in via della Consolata 11/E, a Torino, dove si svolge la mostra dal titolo “Fotografia Alchemica”. Si tratta di una collettiva a cura di Lucrezia Nardi con nove artisti che proporranno proprie opere realizzate con antiche tecniche di stampa fotografica. In questa occasione il visitatore avrà modo di conoscere e apprezzare, attraverso oltre 100 opere di artisti italiani, l’unicità dei risultati estetici che stanno alla base delle diverse tecniche di stampa, con un viaggio a ritroso nel tempo in cui le tecniche sono state ideate e studiate a partire dal 1847, anno in cui Louis Blanquart – Evrard ha elaborato la carta d’albume, al 1855, anno in cui Alphonse Poitevin descrisse la stampa all’olio, fino al 1864, quando Joseph Swan brevettò la tecnica di stampa al carbone, e ancora al 1873, che vide la nascita, grazie a William Willis, della tecnica di stampa con ai sali di platino e palladio, e così per molte altre tecniche utilizzate nelle opere esposte. Lo scopo principale dell’evento non vuole essere una semplice rassegna di carattere storico, ma illustrare come la fotografia digitale sia divenuta oggi un prezioso supporto, creando con queste tecniche un rapporto sinergico che ne facilità la realizzazione.

In mostra le opere di Massimo Badolato, nato a Torino, dove vive e lavora, che sin dagli anni 70 non ha mai abbandonato le luci della camera oscura, ma le ha coniugate con quelle della camera chiara. Dalla stampa argentica del primo periodo è passato negli ultimi anni a quella dei sali di platino e palladio. In epoca recente ha sperimentato la stampa al carbone in bianco e nero con pigmenti di varia natura. Un altro artista in mostra è Andrea Baldi, fotografo amatoriale con la passione per la fotografia in bianco e nero e i processi di stampa storici alternativi. Si è formato presso la scuola di fotografia Ettore Rolli, a Roma, e si è appassionato alla stampa a contatto, utilizzando negativi in vetro d’epoca provenienti da una collezione di famiglia ritrovata tra gli oggetti dei nonni. Ha esplorato la stampa analogica ai sali d’argento e si è poi cimentato con tecniche di stampa antica, come la cianotipia, il Van Dyke e il palladio.

Di recente si è avvicinato alle stampa a più negativi utilizzando passaggi multipli con meticolosa messa a registro, creando stampe a colori con la tecnica della gomma bicromata, e monocromatiche per migliorarne la gamma. Un’altra fotografa in mostra è Letizia Caddeo, di nascita romana, che ha dimostrato la capacità di immortalare un istante, la luce, un frammento di realtà a cui altri potrebbero essere indifferenti; la sua sensibilità si è evoluta attraverso l’arte fotografica. Frequentato un master di fotografia, e dopo varie esperienze professionali, ha deciso di esplorare la cianotipia come autodidatta, una tecnica di stampa fotografica antica che ha permesso di stampare le sue fotografie e di toccarle. Nei suoi scatti traspare una ricerca di pace e solitudine, paesaggi umani abbandonati insieme a dettagli intimi di persone ed oggetti che vengono riproposti nel suo piccolo microcosmo, questa volta in blu. Un altro artista che si è avvicinato alla fotografia negli anni 80, e ha cominciato a lavorare a progetti nel 1992, è Cesare Di Liborio.

La soglia per lui è un segno particolare, intesa come passaggio non solo materiale, anche mentale. Le sue “Colonne d’Ercole” rappresentano il nostro limite tra reale e irreale, tra conosciuto e sconosciuto, tra vita e morte. Negli anni seguenti il suo lavoro è stato improntato sull’idea del limite, del passaggio, dando vita ai lavori su “Labyrinthos I” e “Labyrinthos II”. Negli ultimi anni la sua ricerca si è concentrata oltre il limite che ha caratterizzato il suo cammino. Da questo impulso nascono “Ade” e “Wandering Souls”. Utilizza varie tecniche contaminandole tra loro aggiungendo anche fiori, tessuti e pigmenti ottenendo immagini uniche e irriproducibili. Molto interessante è il lavoro dell’architetto romano Alessandro Iazeolla, appartenente anche all’Ordine professionale e al ruolo dei periti e degli esperti in fotografia d’arte presso la C.C.I.A.A. di Roma. Si occupa di fotografia del 1973, operando con camera oscura e laboratorio per la sperimentazione di procedimenti storici quali cianotipia, Van Dyck, cliché verre e gomma bicromata. Collabora attivamente con le testate di arte e cultura contemporanea Artribune e Exibart.

Dei Paesi Bassi è la fotografa Margrieta Jeltelma. I suoi lavori comprendono poesia e scultura, ma il suo mezzo principale d’espressione è la fotografia, una passione trasmessa dal padre che, per primo, le insegnò a usare la macchina fotografica e la camera oscura. I suoi lavori hanno ricevuto molti premi e sono stati esposti in mostre internazionali. Roberto Lavini, fotografo professionista, studia storia e tecnica della fotografia. Ama sperimentare antichi processi fotografici approfondendo la loro storia e la loro evoluzione. È fondatore, insieme a Maria Rosaria Urano, del Centro di Ricerca Fotografica chiamata “CameraCreativa.it”.

Luigi Menozzi ha focalizzato la sua attenzione sulla natura e l’ambiente naturale, dapprima soffermandosi sul paesaggio, in seguito con ricerche e progetti più delineati e circoscritti. Ricerca e privilegia gli aspetti più artigianali della produzione fotografica e utilizza prevalentemente negativi analogici di grande formato. Stampa su carta baritata ai sali d’argento e con le tecniche del platino, palladio e del carbone.

Ultimo artista in mostra, ma non meno importante dei precedenti, è Michele Pero, ex fotografo di guerra e fotografo professionista dal 1992. Maestro di stampa analogica in bianco e nero muove i primi passi in camera oscura dal 1984, attraversando tutta l’epoca del computer e delle tecnologie digitali che usa per il suo lavoro. Michele Pero si ispira all’umanesimo francese, in particolare al movimento della Straight Photography.

Di recente ha fatto ritorno alla fotografia analogica con stampa su carta salata, la fotografia al collodio umido, rappresentata in mostra, e altre tecniche antiche di fotografia. Gestisce un blocco di tecniche fotografiche sia sul proprio sito che su quello della Scuola di Fotografia da lui fondata “The Darkroom Academy”.

 

Spazio Musa

Via della Consolata 11E, Torino

Orari dal martedì al venerdì 14.30-19.30; sabato e domenica dalle 16 alle 20.

 

Mara Martellotta

Colpa del cliente o del negoziante?

In periodi di crisi, qual è il nostro attualmente, si assiste da più parti ad un rimbalzo di responsabilità per giustificare gli scarsi ricavi ed i negozi vuoti e, per contro, i prezzi alti e la qualità non sempre adeguata al prezzo.

In un sondaggio effettuato presso circa cento commercianti di tutta Italia, di quasi tutti i settori merceologici, è emerso come la causa principale sia stata addebitata all’e-commerce, cioè a quella moderna forma di commercio che ti permette, senza muoverti di casa e senza dover prelevare, di acquistare ormai ogni genere di articolo (dagli alimentari al vestiario, dalla tecnologia agli hobbies, agli attrezzi da lavoro) con la garanzia del rimborso (anche in caso di errato acquisto), avvalendosi di recensioni e sul confronto con altri siti.

Ma l’aspetto più determinante, specie in periodo di crisi, è il costo; sui siti di e-commerce, in particolare alcuni di provenienza cinese, il costo è decisamente ridotto rispetto al negozio tradizionale, a onore del vero spesso a scapito della qualità.

Subito dopo, in ordine di importanza, i commercianti attribuiscono la crisi del settore alla tendenza, da parte dei clienti, di spendere meno di un tempo, di andare nei supermercati anziché nei negozi di vicinato costringendo così i commercianti alla chiusura.

Ovviamente, perché un’indagine di mercato sia attendibile, è necessario ascoltare anche il rovescio della medaglia: i clienti, chi effettua gli acquisti, si sono espressi com’era prevedibile in modo diverso.

Cominciamo col dire che i quartieri moderni vengono progettati privi di esercizi commerciali, costringendo comunque i residenti a rivolgersi alla GDO per la spesa settimanale, rinunciando a quella quotidiana.

La mancanza di tempo, i ritmi stravolti rispetto a trent’anni fa, costringono a concentrare tutti gli acquisti in un unico luogo anziché rivolgersi al panettiere, al fruttivendolo, al macellaio, al negozio di casalinghi o alla drogheria come facevano i nostri nonni.

Ma una grossa parte della crisi dipende sicuramente dalla scarsa professionalità dei commercianti: per ammissione stessa di alcuni di loro, molti dipendenti decidono di fare il salto di qualità diventando imprenditori, decidendo che non vogliono più essere sfruttati, passando dall’altro lato della barricata.

Com’è intuibile, saper affettare bene il prosciutto o servire la cliente che vuole l’olio extravergine è molto diverso dal saperli acquistare, dall’amministrare correttamente un’impresa a cominciare dalla gestione del locale, dei dipendenti per passare agli acquisti, all’amministrazione fino agli adempimenti legislativi.

Ecco perché alcuni negozi, aperti da chi dopo vent’anni da dipendente voleva migliorare la propria vita, chiudono miseramente dopo due-tre anni (quando va bene) per i troppi debiti accumulati ed i pochi clienti.

Stamane ho parlato di questo argomento con un negozio di alimenti tipici in Trentino: prezzi folli (rapportati alla qualità), nessun cliente all’interno; ho domandato perché, in una località turistica ancora affollatissima, il suo negozio fosse vuoto. Per tutta risposta quello che suppongo fosse uno dei titolari mi dice che loro si basano sugli autobus di comitive, che i loro clienti acquistano molti oggetti (Pinocchio era un dilettante al confronto) e dunque il loro ricavo proviene da lì. Giusto per spiegargli cosa avevo percepito io, sottolineo che se lui abbassasse i prezzi (un fiasco da 1,5 litri di vino IGT a 10 euro è un furto) anche altri clienti, non in comitiva, si fermerebbero ad acquistare lì anziché andare a riempire i carrelli in un negozio poco distante.

In altre parole, questo negozio può essere paragonato alla Liguria che deve ringraziare la vicinanza con città come Milano e Torino, che preferisce prendere moltissimo a pochi clienti mentre esercizi commerciali condotti in modo più accurato si basano sulla quantità di clienti, accontentandosi di ricavi pro capite inferiori, come ad esempio l’Emilia-Romagna.

Il Salento, nell’estate appena trascorsa, ha dimostrato che la prima è la teoria dei perdenti; prezzi rincarati decine di volte rispetto a qualche anno fa, hanno ottenuto l’effetto di vedere ripartire i vacanzieri verso località meno esose.

D’altra parte, un semplicissimo calcolo aritmetico fa comprendere come lo stile Emilia-Romagna di cui sopra sia quello vincente; se un locale ha mille clienti, avrà mille portavoce che lo pubblicizzano; se i clienti sono diecimila ecco che la cassa di risonanza diventa dieci volte più potente. Inoltre, aumentando il numero di clienti è possibile che anche la composizione geografica si diversifichi, consentendo di farsi conoscere in zone finora non raggiunte.

In definitiva, questo (ma non è l’unico) criterio dovrebbe essere il primo a venir adottato quando il bilancio dell’impresa tende al rosso.

Chi di voi ricorda lo scandalo Parmalat? Con la crisi aziendale molti fornitori vantarono crediti immensi (ad esempio l’azienda che produceva i contenitori del latte). Il curatore fallimentare disse loro semplicemente che se avessero pazientato ancora qualche mese, proseguendo la produzione sarebbero entrati nuovi capitali che avrebbero, poco alla volta, ripianato i debiti; l’alternativa era aspettare chissà quanto, forse inutilmente; i creditori accettarono la proposta.

I negozianti in crisi dovrebbero agire in modo uguale: spennare i pochissimi che entrano mantenendo i prezzi invariati, o attirare capitali freschi abbassando i prezzi e/o praticando vendite promozionali?

Sergio Motta

A due anni dalla scomparsa di Eugenio Allegri, “Novecento” di Alessandro Baricco

 

Per la regia di Gabriele Vacis, con gli attori di PoEM

 

Viene riportato in scena, a trent’anni dal debutto, “Novecento” di Alessandro Baricco, con Gabriele Vacis come regista e gli attori di PoEM (Potenziali evocati multimediali). Questo debutto avviene a due anni di distanza dalla scomparsa di Eugenio Allegri, suo storico interprete. Si tratterà di una lettura corale che vedrà in scena Lucia Corna, Pietro Maccabei, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera e Gabriele Vacis. La scenografia e gli ambienti sono di Roberto Tarasco, il suono di Riccardo Di Gianni. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale, in collaborazione con PoEM Impresa Sociale, sarà replicato per la stagione dello Stabile fino a domenica 13 ottobre. “Novecento” debutta ad Asti nell’estate del 1994, scritto per l’attore Eugenio Allegri e il regista Gabriele Vacis da Alessandro Baricco. Da allora ha preso a camminare sulle sue gambe e si è trasfigurato in un film, in una canzone, in un fumetto di Topolino. Da quell’estate, Eugenio Allegri non ha mai smesso di prestarglila voce e il cuore e lo ha sempre accompagnato con l’amore della prima volta per i teatri di tutta Europa.

“Qualche mese prima di andarsene – dichiara la Compagnia – era in scena a Torino nella sala di Alfa Teatro, e noi, giovani attori di PoEM eravamo seduti a guardare uno spettacolo che era leggenda, felici e ignari del fatto che stessimo assistendo a una delle ultime esibizioni di Eugenio, nostro maestro. Trent’anni dopo il debutto del monologo, a due anni di distanza dalla sua scomparsa, diretti da Gabriele Vacis, porteremo in scena una lettura corale di Novecento, arricchita di ricordi e racconti di questo spettacolo che ha fatto storia”.

La vita di “Novecento” continua, e la poesia e il divertimento che questo testo evoca troveranno nuove espressioni nell’interpretazione e nella regia, ma anche nelle scenografie e gli ambienti di Roberto Tarasco, e nei suoni di Riccardo Di Gianni. Il regista privilegia la relazione con gli spettatori, mettendo in scena spettacoli a luce accesa.

Info e biglietteria: Teatro Carignano, piazza Carignano 6 – tel: 011 5169555

Prezzo biglietti: Intero 28€  – Ridotto 25€

 

Mara Martellotta

 

Calcio a 5, Italia vince la Dream Euro Cup, Azzurri campioni d’Europa

Battuta in finale l’Ungheria 3-2
Roma – L’Italia ha vinto la prima edizione dell’Europeo di calcio a 5 per persone con problemi di salute mentale. La Nazionale italiana Crazy for Football si è aggiudicata la Dream Euro Cup 2024, battendo in finale l’Ungheria 3-2, al Palazzetto dello sport.
“Ci meritiamo questa vittoria- ha dichiarato il Ct Enrico Zanchini-, questi ragazzi sono tre anni che lavorano a questo obiettivo e avete visto l’alto livello che hanno raggiunto. Questi ragazzi hanno diritto di fare sport di alto livello”.
Per lo psichiatra e ideatore di Crazy for Football, Santo Rullo, “sono stati straordinari tutti e 150 i giocatori che hanno partecipato al torneo. Ci dispiace per chi ha perso ma si impara anche dalle sconfitte”.
Alla premiazione finale è intervenuto anche l‘assessore ai Grandi eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, Alessandro Onorato, che ha evidenziato, oltre al valore sportivo della manifestazione, anche quello sociale, rivolto all’inclusione.
La Dream Euro Cup 2024, organizzata dall’associazione no-profit Ecos (European Culture Sport and Organization) e finanziata dalla Commissione Europea nell’ambito del programma ERASMUS+ SPORT, si è svolta durante la ‘Settimana Europea per lo Sport’. L’evento è stato sostenuto da Roma Capitale, FIGC e Rai per la Sostenibilità-Esg, con il patrocinio di FIGC, CONI, CIP, Sport e Salute, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Regione Lazio e con la partecipazione delle ambasciate dei Paesi coinvolti.
L’ultimo atto della Dream Euro Cup 2024 ci sarà domani, presso la Sala della Giunta del Coni, dove si svolgerà un workshop scientifico internazionale ‘Psychiatric Rehabilitation Through Sport: Strategie, strumenti e buone pratiche’, rivolto agli operatori della salute mentale e dello sport.

Siamo tutti Popolari?

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Credo che adesso noi cattolici popolari e cattolici sociali possiamo sentirci realmente soddisfatti.
E questo per una ragione persin troppo semplice da spiegare. E cioè, ormai non passa mese che
non nasca una associazione o un gruppo o una corrente Popolare all’interno di singoli partiti.
Bene, anzi direi benissimo. Perchè questo conferma che non solo il popolarismo di ispirazione
cristiana, il cattolicesimo sociale e popolare, la cultura e lo stesso pensiero popolare conservano
una straordinaria attualità e modernità nell’attuale contesto politico italiano. Ma, ed è certamente
questo l’aspetto più importante, la cultura e il pensiero cattolico popolare e cattolico sociale sono
destinati ad incidere e a condizionare pesantemente lo stesso progetto politico del partito di
appartenenza.

E sin qui tutto bene. Anzi, come dicevo poc’anzi, benissimo. C’è solo un aspetto che non torna. O
meglio, che non ci è così chiaro. E che, al contempo, genera un dubbio. Ovvero, ma tutti questi
gruppi Popolari che nascono qua e là nei vari partiti sono realmente espressione della cultura,
della tradizione e del pensiero del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese? Ci
permettiamo di avanzare questo piccolo particolare non per frenare l’impeto Popolare che sale
con sempre maggior forza dalla periferia italiana ma, soprattutto, per evitare che nascano
equivoci o tentativi di impadronirsi di una cultura e di un pensiero quando si è mai fatto parte nè
di quella cultura e nè di quella tradizione. Con questo non vogliamo affatto dire – lungi da noi
questa accusa – che esiste un monopolio esclusivo e totalizzante da parte di chicchessia del
patrimonio storico del popolarismo di ispirazione cristiana. Chiunque, come ovvio e scontato, può
essere espressione di questa storica e nobile cultura. Ma è altrettanto indubbio che se non
vogliamo ridicolizzare, e anche umiliare, questa cultura politica non possiamo sostenere
allegramente che adesso “sono tutti Popolari”.

Perchè delle due l’una. O c’è realmente un grande fermento culturale e politico nell’area cattolica
italiana – seppur molto composita ed articolata – e allora ci sono realmente le condizioni per dar
vita finalmente ad un neo e rinnovato Partito Popolare Italiano oppure, e forse ci azzecco, si tratta
di una banale e semplice strumentalizzazione di una cultura da parte di singoli esponenti per
centrare obiettivi politici del tutto personali.

Pongo questo dilemma per una ragione altrettanto semplice. E cioè, se si vuole continuare a dare
lustro, sostanza, prestigio, credibilità e soprattutto coerenza alla cultura politica del popolarismo
di ispirazione non possiamo e non dobbiamo improvvisarci Popolari. Perchè, come amava sempre
dire Sandro Fontana, non c’è cosa peggiore per sfregiare una cultura politica di sbandierare di
farne parte quando si è “indifferenti e sordi” rispetto ai suoi valori, ai suoi principi, alla sua storia e
alla sua tradizione. E, pur senza rivendicare alcuna e ridicola primogenitura, verrebbe quasi da
dire ‘lasciamo il popolarismo ai Popolari’. Per coerenza e non per potere o per calcolo.

Terra Madre Salone del Gusto, tutti gli appuntamenti al Parco Dora

Sabato 28 settembre

Ore 11.00-11.50

CARNE DI RAZZA PIEMONTESE E AGRICOLTURA SIMBIOTICA PER UN MERCATO E UNA CUCINA DI QUALITÀ

Incontro a cura di La Granda

La Granda ha spostato il sistema di produzione agroalimentare “Agricoltura Simbiotica”, seguendone le linee guida per la cura dei terreni dai quali produrre i propri foraggi e alimenti per gli animali, impegnandosi direttamente nella tutela del territorio, dell’aria, dell’acqua e del suolo.

 

Ore 12.00-12.50

I DISTRETTI DEL CIBO DEL PIEMONTE SI PRESENTANO

Degustazione a cura del Distretto del Cibo del Roero

Produzioni agroalimentari, paesaggio rurale, tutela dell’ambiente, promozione della cultura, della storia e delle tradizioni, in sinergia con l’offerta turistica locale, a definire i Distretti del cibo. Incontri quotidiani con il territorio e le sue peculiarità.

 

Ore 13.00-13.50

LANGHE MONFERRATO ROERO: UN VIAGGIO TRA I SAPORI DEI NOSTRI FORMAGGI CON THE CHEESE STORYTELLER

Degustazione a cura di Ente Turismo Langhe Monferrato Roero

Vieni a scoprire l’eccellenza dei formaggi di Langhe Monferrato Roero attraverso una degustazione guidata da The Cheese Storyteller. Tre formaggi tipici del territorio saranno protagonisti di un’esperienza unica, che unisce gusto e narrazione per immergersi nei sapori e nelle storie di queste terre. La degustazione sarà guidata da Maria Cristina Crucitti di The Cheese Storyteller.

 

Ore 14.00-14.50

I TESORI DOP E IGP DEL PIEMONTE: IL SALAME PIEMONTE E LA MELA ROSSA CUNEO

Degustazione a cura di Consorzio di tutela Salame Piemonte, Consorzio di tutela Mela Rossa Cuneo e Regione Piemonte

Il Salame Piemonte IGP rappresenta l’eccellenza dei nostri salumi; il Consorzio di tutela ce lo propone in abbinamento alla Mela Rossa Cuneo IGP, per un’esperienza dal gusto davvero speciale. Ad accompagnare, Brachetto, vitigno dell’anno 2024 per Regione Piemonte.

 

Ore 15.00-15.50

AFRICA, COMPLESSITA’ E FUTURO: 20 ANNI DI CISAO E REGIONE PIEMONTE

Incontro a cura di Regione Piemonte

In occasione dell’anniversario dei 20 anni di nascita del CISAO, tavola rotonda tra esperti del mondo della cooperazione allo sviluppo per stimolare nuove riflessioni e disegnare interventi multisettoriali e sinergici in grado di confrontarsi con le “Nuove Afriche”.

Ore 16.00-16.50

TESORI DOP E IGP DEL PIEMONTE: MURAZZANO, ROCCAVERANO E OSSOLANO

Degustazione a cura dell’Associazione Alte Terre DOP e Regione Piemonte

L’Associazione Alte Terre DOP raggruppa piccole produzioni di montagna del settore lattiero-caseario a marchio DOP, eccellenze della nostra regione che vengono raccontate e presentate in degustazione dai Maestri Assaggiatori Onaf.

 

Ore 17.00-17.50

DOLCE ALCHIMIA: L’INCONTRO PERFETTO TRA CIOCCOLATO E VERMOUTH

Degustazione a cura di Atl Turismo Torino e Provincia

Cosa succede quando un vino aromatizzato torinesissimo incontra gli aromi del cioccolato, venitelo a scoprire attraverso il racconto dei nostri esperti.

 

Ore 18.00-18.50

ALLA SCOPERTA DEL BRACHETTO, VITIGNO DELL’ANNO 2024

Degustazione a cura di Regione Piemonte e Consorzio Vini d’Acqui

Il progetto regionale “Vitigno dell’anno” nasce dall’idea di raccontare e valorizzare i vitigni storici autoctoni del Piemonte; dopo Dolcetto, Cortese, Freisa, Erbaluce, nel 2024 è stato scelto il Brachetto. Durante la degustazione delle diverse tipologie di Brachetto verranno raccontate le caratteristiche storiche e organolettiche del vitigno.

Ore 19.00-20.00

TESORI DOP E IGP DEL PIEMONTE: VERMOUTH DI TORINO E NOCCIOLA PIEMONTE

Degustazione a cura dei Consorzi di tutela del Vermouth di Torino e della Nocciola Piemonte insieme a Regione Piemonte

Una bevanda iconica della nostra Regione, sempre più apprezzata, presentata in abbinamento a uno dei prodotti che meglio rappresenta l’eccellenza ortofrutticola del Piemonte per un aperitivo davvero speciale!

 

Da 70 anni il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico

Mostra al Museo della Montagna

Il 4 settembre 1954, a Bognanco (VB), il consiglio centrale del Club Alpino Italiano decretava la costituzione di 26 stazioni di Soccorso Alpino. Fu il primo passo ufficiale che condusse alla creazione del Corpo Soccorso Alpino avvenuta il 12 dicembre dello stesso anno a Clusone (BG). Nel corso di 70 anni, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico oggi è arrivato a contare 279 stazioni distribuite lungo i territori montani di tutto lo stivale.

Per celebrare una gloriosa storia che trae origine dall’innato spirito di solidarietà diffuso tra gli abitanti delle montagne, il Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese organizza sabato 28 settembre 2024 una grande festa presso il Monte dei Cappuccini di Torino in collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna che proprio quest’anno compie 150 anni di vita.

 

La mostra celebrativa

Dalla mattina del 28 settembre fino a domenica 6 ottobre il Museo Nazionale della Montagna ospiterà la mostra celebrativa realizzata per raccontare 70 anni di storia del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese, le sue specificità tecniche e le sue realtà territoriali che in certi casi videro la luce prima ancora del 1954.

 

Le dimostrazioni tecniche

Per l’intera giornata di sabato 28 settembre, gli scenari urbani di Torino si presteranno per alcune dimostrazioni tecniche di soccorso alpino e speleologico.

Nel parco che conduce al Monte dei Cappuccini, bambini e adulti potranno:

– calarsi lungo una teleferica;

– provare a trasportare una barella portantina;

– vedere all’opera le unità cinofile;

– osservare simulazioni di soccorso in grotta e in forra;

– imparare tecniche di soccorso sanitario e gestione dei traumi.

Intorno alle 18, a conclusione della giornata, la Mole Antonelliana si trasfomerà in una parete alpina ospitando una simulazione di intervento. Una squadra di soccorritori si occuperà di calare una barella con figurante lungo la cupola mentre una seconda squadra raggiungerà il suolo con la tecnica della calata a grappolo.

 

La cerimonia

Nel pomeriggio, alle 15, si svolgerà una cerimonia a inviti presso il cortile del Museo Nazionale della Montagna alla presenza del presidente nazionale CNSAS Maurizio Dellantonio per raccontare la tradizione del soccorso alpino e speleologico in Piemonte attraverso le figure che ne hanno tracciato la storia.

 

L’area ristoro

Per tutta la giornata, nel piazzale del Monte dei Cappuccini, sarà allestita un’area ristoro con gli stand di L’aquilone Onlus di Farigliano che preparerà patatine fritte solidali, la Gelateria Frozen e il birrificio Aleghe di Coazze. La festa del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese è stata inserita nel programma di Terra Madre Off con la seguente motivazione: «il Soccorso Alpino e Speleologico effettua nei territori di montagna un insostituibile lavoro di presidio del territorio a tutela della sicurezza di coloro che risiedono e frequentano, per lavoro o per svago, le montagne di tutta Italia».

 

Le dichiarazioni

«Il nostro è il servizio regionale più grande del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – ha dichiarato Luca Giaj Arcota, presidente del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese – con oltre 1000 km di montagne dall’Appennino alessandrino alle Alpi ossolane. Abbiamo deciso quindi di celebrare il 70esimo anniversario del CNSAS portando un pezzo delle nostre valli nel capoluogo di regione. Un modo per festeggiare con i nostri tecnici e le loro famiglie un importante anniversario e per mostrare all’intera cittadinanza la qualità del servizio a disposizione di tutti e l’impegno straordinario messo in campo dai volontari».

«Rappresentare oggi la Regione – ha dichiarato Claudia Porchietto, sottosegretario alla presidenza della Regione Piemonte – in questa occasione è per me motivo di grande onore: il CNSAS è un fiore all’occhiello del nostro territorio, che non a caso si chiama proprio Piemonte e nelle montagne trova le sue peculiarità più profonde. Voglio ringraziarvi a nome del Governo regionale, ma soprattutto di tutti i cittadini amanti dei nostri monti e delle nostre valli, che senza il vostro indispensabile e continuativo servizio perderebbero quello che è uno dei diritti essenziali: la sicurezza della propria persona».

L’assessore con delega alla Protezione Civile della Città di Torino, Francesco Tresso, ha commentato: «Le celebrazioni per i 70 anni del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese sono l’occasione per ricordare l’importanza di questa storica sezione, punto di riferimento imprescindibile per la sicurezza sulle nostre montagne ma anche sulla collina torinese. Da sempre il Soccorso Alpino si distingue per il suo straordinario impegno e la sua professionalità, affrontando con coraggio e determinazione le sfide legate al soccorso in ambienti difficili. Un lavoro che non si limita al salvataggio in situazioni di emergenza, ma che è anche rivolto alla prevenzione e alla sensibilizzazione verso comportamenti sicuri e responsabili negli ambienti naturali. A nome della Città di Torino desidero ringraziare tutti i volontari e i professionisti per la loro professionalità e dedizione nel garantire la sicurezza dei cittadini in ogni situazione, anche per anche in cooperazione con le strutture della Protezione Civile».

 

«L’anniversario del CNSAS – ha concluso Daniela Berta, direttrice del Museo Nazionale della Montagna – si inserisce nelle celebrazioni in corso per il 150° anniversario del nostro Museo e per i 70 anni della spedizione italiana al K2. Dopo l’inaugurazione al Monte dei Cappuccini dei depositi della stazione torinese del Soccorso Alpino nel 2021, siamo felici di rinnovare la collaborazione ospitando i festeggiamenti e la mostra, che sarà visitabile nella nostra Area Incontri fino a domenica 6 ottobre, nel segno della stima profonda per una realtà simbolo di valori che a pieno titolo fanno parte della cultura alpina».

 

Gli sponsor

Si ringraziano gli sponsor BPG Radiocomunicazioni con cui è in corso l’importante progetto di rifacimento della rete regionale per le comunicazioni radio digitali, Iredeem fornitore di defibrillatori in dotazione alle stazioni di soccorso alpino e Harken che produce attrezzatura per lavori in fune che il Soccorso Alpino utilizza in attività operativa.

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