Il 13 ottobre 1994 nel corso di una solenne cerimonia alla presenza del Magnifico Rettore dell’Universita’ e di molte autorità veniva consegnata la medaglia d’oro di benemerito della scuola, della cultura e dell’arte conferitagli dal Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro al professore cavaliere di Gran Croce Pier Franco Quaglieni che è stato tra i più giovani insigniti della più alta onorificenza conferita ad un docente italiano. A trent’anni di distanza l’associazione che riunisce gli insigniti ha festeggiato ieri il prof.Quaglieni nel corso di un incontro sul tema “Quaglieni maestro di cultura libera” consegnandogli un attestato in cui è scritto tra l’altro: “Più che mai oggi Pier Franco Quaglieni attraverso l’ideale cattedra dei giornali, dei suoi libri e del Centro Pannunzio continua ad impartire una grande lezione di alta cultura ed è un nobile e raro esempio di indipendenza libera nei confronti delle giovani generazioni. Già molti anni fa uno dei suoi maestri Alessandro Passerin d’ Entreves giunse a paragonare Quaglieni a Gobetti”. Al termine il prof. Quaglieni è stato festeggiato in un incontro conviviale a Varazze.
Come ogni anno anche la Regione Piemonte ha partecipato alla campagna nazionale Io non rischio, dedicata alle buone pratiche di Protezione civile.
Per scoprire cosa ciascuno di noi può fare per ridurre i rischi sul proprio territorio, 300 volontarie e volontari di Protezione civile hanno incontrato la cittadinanza domenica 13 ottobre ad Alessandria in corso Acqui angolo via Tolstoj, ad Asti in piazza Alfieri, a Cuneo in piazza Galimberti, a Novara in piazza Duomo, a Torino in piazza Castello, a Verbania Pallanza in piazza Garibaldi. Quest’anno le piazze del Piemonte hanno infatti assunto una veste provinciale: le associazioni di volontariato di ogni provincia hanno contribuito con un lavoro sinergico all’allestimento della piazza, segno tangibile di come la collaborazione fattiva possa essere un punto di forza determinante.
Oltre ai punti informativi dove i volontari comunicatori hanno dialogato con i cittadini sulle buone pratiche di Protezione civile sono stati allestiti diversi spazi dedicati ad attività per adulti e bambini, finalizzate a trasmettere i valori della campagna. Così, a Torino, Asti e Novara è stata svolta un’attività di sensibilizzazione ed educazione nata per gli studenti della scuola secondaria di primo grado e realizzata dalla Regione Piemonte in collaborazione con il Politecnico di Torino, che è proposta attraverso un gioco virtuale di promuovere l’adozione di comportamenti corretti e misure di autoprotezione nelle situazioni di emergenza. I partecipanti alla simulazione hanno indossato dei visori collegati ad una piattaforma virtuale e sono stati immersi in uno scenario di rischio alluvione dove, giocando, erano chiamati a districarsi in diverse situazioni critiche. L’attività è stata gestita da tecnici e funzionari del Settore Protezione civile della Regione Piemonte.
Le immagini della giornata

«Io non rischio fornisce indicazioni preziose per educare e preparare famiglie, scuole ed aziende ad essere pronte per fronteggiare situazioni di pericolo – hanno sostenuto il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi – Crediamo fermamente che l’informazione e la preparazione siano fondamentali per affrontare qualsiasi emergenza e siamo convinti che insieme possiamo ridurre i rischi e garantire un futuro più sicuro per tutti. Ringraziamo la Protezione civile e tutti coloro che si sono impegnati per la riuscita di questa iniziativa. La sicurezza è un impegno collettivo, e insieme possiamo fare la differenza».
Pedalata “per non dimenticare”
Nell’ambito di Io non rischio si è inserita anche la Pedalata “Per non dimenticare”, in ricordo delle vittime dell’alluvione avvenuta in Piemonte 30 anni fa, nel novembre 1994. I partecipanti sono andati in bicicletta da Cuneo ad Alessandria, passando per Alba e Asti, per ricordare quanto avvenuto in quei giorni. L’evento è stato organizzato dalla Protezione civile di Alba “Proteggere insieme” e dal gruppo “Bike is life #pedaliamoitalia”.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. Alle OGR si esibisce Robert Plant, il mitico cantante dei Led Zeppelin. Al Teatro Colosseo arriva Roberto Vecchioni. Al Blah Blah si esibiscono i Tea Eater.
Mercoledì. Allo Ziggy suonano i Mizmor + i Nitritono. Al Teatro Colosseo è di scena la Glenn Miller Orchestra. Al Blah Blah si esibiscono i Nictomorfo. All’Off Topic suonano Jack The Smoker & Big Joe.
Giovedì. Al Circolo della Musica di Rivoli sono di scena Paolo Saporiti &Xabier Iriondo. Al Blah Blah si esibisce Valerian Swing. Al Magazzino sul Po suonano i Ndox Electique.
Venerdì. Al Blah Blah si esibiscono i Crummy Stuff. Allo Ziggy suonano Crystal Viper & Savage Master. All’Off Topic è di scena Dile. A Piazza dei Mestieri suona il trio di Sonia Schiavone. Al Magazzino sul Po si esibiscono The Body & Dis Fig.
Sabato. Allo Ziggy suonano i Sacri Cuori &Threestepstotheocean. Al Magazzino sul Po si esibiscono Winter Dust + Plastic Palms + New Adventures.
Pier Luigi Fuggetta
Per il futuro dell’auto. Lettera aperta a Tavares
Pubblichiamo la lettera aperta di Mino Giachino a Carlo Tavares, ad di Stellantis
Egregio Dott. TAVARES, Venerdi ho seguito con attenzione la Sua audizione in Parlamento e vorrei dirle alcune cose. Ci tengo tantissimo alla FIAT e al settore dell’auto che a Torino e all’Italia hanno dato un patrimonio industriale e di ricerca unico , anche perché offre e offrirà posti di lavoro ben retribuiti e di qualità per i giovani diplomati o laureati senza costringerli a cercare lavoro e futuro all’estero . Le scrivo anche perché a fine 2021 e’ partita dal sottoscritto la prooosta che divenne poi la Mozione parlamentare Molinari per finanziare la transizione del settore auto. Ne scaturì lo stanziamento che ha alimentato gli incentivi di questi ultimi anni. Premesso che a parlare di quella che era la FIAT a e di settore Auto in Parlamento e col Governo dovrebbe essere John Elkan che ,come erede della Famiglia Agnelli , ha responsabilità morali importanti con l’Italia e non Lei che dagli azionisti ha il mandato di portare i maggiori utili. Lei ha ragione quando sottolinea il peso enorme della decisione europea peraltro votata dal PD e dalla sinistra . Ecco perché i toni accesi di Conte e della Schlein non sono credibili. A questo proposito non nota una contraddizione con i giornali di proprietà di Exor (Elkann) che osteggiano con forza proprio la Meloni e Urso che invece in Europa erano contrari a quella decisione? Hanno maggiore consistenza le critiche di Calenda e dei partiti di maggioranza perché se i modelli vendono o meno questo dipende dalle scelte aziendali. Le sue scelte in questi anni hanno messo in gravi difficoltà il settore auto generato proprio dalla Fiat e dalle scelte degli Agnelli appoggiate e finanziate dai Governi del dopoguerra.
Il settore Auto italiano rappresenta sicuramente la eccellenza della manifattura che nasce dalla rivoluzione industriale dell’800. Nasce a Torino la mia Città . A fine 800 a Torino vi erano una decina di piccole aziende che costruivano auto o prototipi. A fine 800 per merito di alcuni imprenditori nasce La FIAT che successivamente passerà nelle mani del Senatore Giovanni Agnelli, il trisnonno di John Elkan, un vulcano che negli anni trenta del 900 aveva portato la Fiat a operare per Terra, Mare Cielo. Dalla industria pesante all’auto al settore delle macchine utensili molto nasce dalla Famiglia Agnelli e dal mio Paese che l’ha supportato in tutto e per tutto. Il Senatore Agnelli stabilì un forte rapporto con Henry Ford. Erano i tempi in cui si andava negli USA con la nave. Dalla Fiat arrivo’ un fortissimo impulso al Politecnico di Torino e alle Scuole di Formazione. Nacquero i grandi stabilimenti del Lingotto e di Mirafiori. Per comprendere meglio il settore auto italiano ricordo la definizione dei grandi esperti di politica industriale. Il settore dell’auto viene chiamato : la “Fabbrica delle Fabbriche” perché ha generato un sistema produttivo di migliaia di aziende dell’indotto che hanno dato sviluppo e lavoro al mio Paese. Ma la storia della FIAT di Agnelli si intreccia con quello dello sviluppo del nostro Paese e anzi in alcuni momenti ne guida o anticipa le scelte strategiche. -Negli anni venti spinge alla nascita del porto Torino Savona per poter importare ed esportare; Negli anni 30 il Senatore Agnelli, grande trisnonno di John Elkan,lancia l’idea della costruzione della autostrada TORINO MILANO e trascina gli industriali torinesi alla sua costruzione; Nel dopoguerra contribuisce in modo fondamentale la rinascita di Torino, la Città più bombardata , crea centinaia di migliaia di posti di lavoro e attira lavoratori da Sud a Nord. Torino da 300 mila abitanti arriva a superare il milione. Negli anni 50 costruisce il Traforo autostradale del S. Bernardo.-Nel 1960 da il via alla costruzione della autostrada per Savona verso il suo porto più vicino. Negli anni 70 nasce la Fondazione Agnelli per contribuire a studiare il futuro . Cresce il Centro ricerche FIAT.
A Torino Il Salone dell’auto e della Tecnica era uno degli eventi mondiali del settore. La Fiat produce modelli di successo in tutto il mondo . La FIAT UNO viene presentata dall’ing. Ghidella, cui Lei dovrebbe ispirarsi di più, a CAP Canaveral. Gianni Agnelli viene nominato Senatore a vita e pochi mesi prima di morire interviene al Senato e citando Paolo VI adì e che la parola Pace va intesa come sviluppo. La vendita della FIAT a Peugeot senza nessuna garanzia per il mio Paese e’ stato un momento di svolta difficile che ha creato molti problemi a aziende storiche dell’indotto con oltre cento anni di attività . Mentre Spagna, Germania e Francia hanno difeso con i denti il settore auto, l’Italia non si è data una politica industriale così vi è stato un forte calo della produzione senza che la politica , i governi, il sindacato e i Sindaci di Torino sollevassero grandi obiezioni. Non difendere con forza il settore auto ha portato un forte calo della economia di Torino e del Piemonte che non può essere sostituita dal turismo o dalle start up che tanto piacciono al suo Presidente. La caduta della produzione e delle aziende dell’indotto ha pesanti ricadute sulla logistica e sul settore delle spedizioni ..La linea di Stellantis di questi anni ha tagliato in ogni dove senza riguardo a cosa rappresentava la FIAT e le aziende dell’indotto per l’Italia e a cosa aveva dato il mio Paese alla FIAT . Mirafiori e’ il simbolo dell’Italia industriale del dopoguerra , rappresenta molto di più della TOUR EIFFEL per Parigi e la Francia.
La novità positiva e importante la richiesta del Governo Meloni di puntare a risollevare la produzione di auto in Italia a 1 milione l’anno , un livello importante anche per le ricadute sull’indotto o attraverso Stellantis o anche col contributo di un secondo produttore. L’Italia ha voluto tanto bene alla FIAT che ha impedito l’arrivo di un altro produttore. Abbiamo la terza economia d’Europa e produciamo quest’anno un quinto delle auto prodotte in Spagna.Il Presidente Elkan non può pensare solo ai risultati di bilancio ma deve essere attento alle conseguenze sociali delle sue decisioni… Lei si è mai chiesto cosa pensano della fine della FIAT da lassù i due Senatori AGNELLI? A Torino abbiamo un patrimonio o know how sul settore dell’auto molto importante, dal Centro Ricerche della Fiat alle importanti aziende di design, Il 50% dell’indotto auto si trova nel mio Piemonte. Le amministrazioni o i politici che hanno dato per scontato un calo del settore auto hanno fatto un errore madornale che stanno pagando i lavoratori , i giovani e i cassaintegrati. Alla mobilità del futuro , Torino e l’Italia possono dare un contributo importante e insostituibile. Ecco perché Lei avrebbe dovuto consegnare le slide che ha presentato al sindacato anche al Parlamento e al Governo. I luoghi deputati a definire l’interesse nazionale sono il Parlamento e il Governo. Capisco che Lei preferisca avere rapporti buoni col Sindacato che in questi anni Le hanno consentito di portarci a questo punto ma l’interesse generale del Paese , di cui il settore auto e’ parte importante , lo decidono Parlamento e Governo. La ringrazio molto della attenzione e… della risposta
Mino GIACHINO Responsabile piemontese trasporti e logistica di FDI
Ancora attimi di tensione ad un pronto soccorso: questa volta è successo al San Giovanni bosco di Torino, zona nord della città, nella nottata dell’11 ottobre. Un ventisettenne torinese, noto alle forze di polizia, si reca al pronto soccorso per essere visitato: ancora in sala di attesa viene ripreso da un’infermiera perché tiene la musica ad alto volume… partono le prime minacce da parte del giovane; poi dopo essere stato visitato – e dimesso – non soddisfatto del trattamento si scaglia contro la porta dell’ufficio dei medici colpendola con calci e pugni.
L’intervento dei Carabinieri del radiomobile è immediato: il giovane se la prende anche con loro ma viene bloccato e arrestato per “danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale “. Successivamente per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Giù dal nostro palcoscenico
Tranquilli, nulla di veramente teatrale, anche se assistere a qualche spettacolo di qualità a teatro non può che farci bene. Stiamo invece qui parlando del nostro personale palcoscenico metaforico, quello che ci fa sentire al centro di ciò che succede intorno a noi.
Che ci fa magari avere, ad esempio, la sensazione che le persone ce l’abbiano con noi, mentre invece più probabilmente hanno mille problemi personali… Quante volte ci sarà capitato, ad esempio, di chiedere un caffè al bar e di avere la sensazione che il barista non ci dia attenzione.
O sia sgarbato intenzionalmente nei nostri confronti, o serva qualcun altro prima di noi. Molto probabilmente ci siamo infastiditi, un po’ dubbiosi sull’appeal della nostra presenza, senza invece considerare che magari quella persona sia un po’ distratta di natura.
O che che abbia riposato male nella notte, o sia piena di pensieri o preoccupazioni e quindi un po’ distratto o nervosa, o confusa… Scendere giù dal nostro palcoscenico ha esattamente questo significato, di evitare di pensare che i comportamenti delle persone siano sempre e unicamente diretti a noi.
Piuttosto che invece frutto di loro dinamiche individuali e personali, contingenti o abituali. Stare al centro del nostro metaforico palcoscenico, oltre a essere causa di sofferenze a volte intense, non ci aiuta di certo ad avere un buon rapporto con gli altri.
Ci fa spesso essere suscettibili, irritabili, e anche un po’ sospettosi circa gli altrui comportamenti. Quasi sempre sono gli stati d’animo personali (e indipendenti da noi) delle persone con cui ci relazioniamo e veniamo in contatto a determinare il loro agire. Sicché possiamo smetterla di farci troppe “paranoie”…
(Fine prima parte).
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Facebook Consapevolezza e Valore
Autore della rubrica de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”
Federvita, Leo: “No alle intimidazioni”
Caro direttore,
nelle mie qualità di vice presidente del Comitato per il diritti umani della Regione e di portavoce del Movimento interconfessionale del Piemonte esprimo tutto il mio dispiacere e disappunto per l’azione antidemocratica e intimidatoria effettuata contro i partecipanti al convegno odierno di Federvita. E’ indispensabile ribadire con convinzione e chiarezza che in un Paese libero e democratico ogni persona, associazione, gruppo religioso, politico ecc. deve poter esprimere le proprie opinioni, con unici limiti quelli espressamente ì, in coerenza con la nostra Costituzione. Non è rilevante se queste siano opinioni maggioritarie o di piccole minoranze. Il punto essenziale e irrinunciabile è la libertà di espressione. Desideriamo, quindi, rivolgere un accorato appello – come fatto nel significativo gesto interconfessionale di lunedì 7 ottobre – alla tolleranza, al dialogo, al rispetto delle idee altrui e al rifiuto di qualsiasi azione fisica o verbale, intollerante, violenta e discriminatoria. Speriamo che tutti i sinceri democratici concordino su ciò, altrimenti anche condurre battaglie per cause in se nobili e condivisibili, perde ogni credibilità.
Giampiero Leo
Vice presidente Comitato diritti umani della Regione Piemonte
Portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”
Inaugurata al Carignano la stagione dello Stabile torinese
Prima o poi, si finisce sempre a quell’inizio folgorante, non soltanto per ricordi scolastici o per la scoperta di una lettura, sempre lì, a quel “Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” di Tolstoj, ad aprire la storia della sua Anna. La famiglia eterna sempre a proteggere e a scardinare, a ordinare e a confondere. Tra la commedia e il dramma. L’australiano Andrew Bovell, classe 1962, sceneggiatore di successo – “Ballroom” diretto da Baz Luhrmann nel ’92, “Lantana” diretto da Ray Lawrence nel 2001 -, premiatissimo autore con “When the Rain Stops Falling”, visto anche qui da noi un paio di anni fa, “una saga familiare lunga ottant’anni, che si snoda tra colpe taciute, tentativi di redenzione e condanne”, coglie una nuova occasione per addentrarsi dentro la foresta intricata di uno di quei nuclei, disperati e di tanto in tanto con la risata acida a fior di pelle, con “Cose che so essere vere”, messo in scena (e cointerpretato) da Valerio Binasco per la stagione dello Stabile torinese (repliche sino al 27 ottobre, al Carignano). Uno Stabile che, guardando a un suo passato recentissimo, sembra aver fatto suo il tema della famiglia, dovendo ancora a Binasco le scelte del Nobel Jon Fosse e della sua “Ragazza sul divano” e del Pirandello dei “Sei personaggi”, a Filippo Dini quella di ”Casa di bambola” e il successo di “Agosto a Osage County” dell’americano Tracy Letts, senza scordare che Leonardo Lidi proporrà per intero a novembre prossimo la trilogia cecoviana che in quell’ampio sguardo ci naviga.
“Cose” (quali? quelle le più normali che ti succedono intorno, giorno dopo giorno, la vita nella sua normalità) è il ritorno a casa della giovanissima Rosie da un viaggio in Europa, nella liberissima Berlino, che le ha dato più gioie che dolori, solitudine e girovagare senza meta zaino in spalla, non ultimo un bellone spagnolo che l’ha piantata in asso, all’improvviso, dopo tre giorni di sesso e di promesse. È il ritorno nel cuore di una casa e di una famiglia, la madre Fran e il padre Bob, la sorella Pip e i due fratelli Ben e Mark, quest’ultimo il suo punto di riferimento, la voce maschile a cui tutto confidare. Gioie, sorrisi, abbracci: poi ogni cosa sembra sgretolarsi, rabbuiarsi, congelarsi, con il trascorrere lento delle stagioni. Come in una complessa partitura, come in ogni via crucis dove si snodano le tante stazioni, ognuno di essi – ogni strumento – ha il proprio spazio, il proprio monologo chiarificatore che lo confronta con il publico, il proprio momento di dolore, la propria occasione di chiedere aiuto in quell’interno che, al riparo di una pretesa, sbandierata felicità (felice, “eccola la parolina magica” urla mamma Fran nello stravolgersi a valanga degli avvenimenti), si sta riempiendo di buio. Rosie è quella che più ha creduto in quella felicità ma vede che tutto è in pieno crollo, Pip ha già deciso di fuggirsene a Vancouver perché dice che gli è stato offerto un lavoro ma in effetti abbandona il marito e due bambine per un legame più forte e sicuro, Ben ha sottratto sul posto di lavoro un bel mucchio di soldi e adesso teme il carcere, Mark ha scelto di diventare Mia, sta iniziando la cura di ormoni in previsione di un’operazione che lo farà diventare quella donna in cui spera e crede da anni.
È il caos che viene a sovrapporsi a un ordine salvaguardato da sempre, l’impianto scenografico, su quel palcoscenico girevole, inventato da Nicolas Bovey, in cui il giardino della casa – l’Eden che ci si accorge ben presto non essere più eterno – sembra invadere quella normalissima cucina, fatta (normalmente) di tavolo e poltrona e vasi verdi e lavello, è messo sottosopra, il fuori invade il dentro, immagine bellissima e appropriata della tragedia che ad un certo punto s’è innestata. Sconvolta la madre altresì, da un macigno troppo grande, lei che è stata esempio di dedizione senza limiti, di forza ma di dolcezza, che ha sempre saputo prevedere le necessità dei figli, che li in ogni momento protetti, indirizzati, tenuti in salvo, lei che peccato di troppo amore (“soverchio”, lo avrebbe definito l’autore di “Così è (se vi pare)”, con un termine ormai cancellato), lei che per la famiglia e per la casa ha scordato immediatamente un improvviso spiraglio di fuga, lei che vorrà trovare ancora una via d’uscita; sconvolto, e inebetito, il padre che non può ammettere una separazione o un’auto nuova per mettersi allo stesso livello di “quella gente nuova che ho conosciuta” o il mutamento con cui non vorrà avere mai nulla a che fare. Una lunga, stretta, ben condotta narrazione che Bovell racchiude in un flashback, un montaggio targato cinema, una telefonata muta e angosciata all’inizio e al termine, una vicenda che sul dolore si chiude in maniera definitiva. La distruzione di quell’eden e di quel giardino, come sarà domani?, “più si crede nella felicità, più si soffre”, sembra dire l’autore.
Forse “Cose” soffre di un che di troppo di prevedibilità, di uno schematismo che delinea in maniera forzata i momenti dell’uno e dell’altro personaggio: per cui in più di un tratto il testo è costretto ad appoggiarsi alla bravura degli interpreti, di Stefania Medri che s’irrobustisce man mano che avanzano i 110’, di Giovanni Drago e di Fabrizio Costella, di Giordana Faggiano già apprezzabilissima in quei primi momenti in proscenio a raccontare della sua sconfitta Rosie, di Valerio Binasco a delineare la debolezza di un padre e in primo luogo di una Giuliana De Sio, che merita un applauso a parte per la forza e la rabbia, le rinunce e la protezione con cui ha costruito la sua Fran, insostituibile perno intorno a cui gira la famiglia di Bovell.
Elio Rabbione
Nelle immagini di Virginia Mingolla, alcuni momenti dello spettacolo “Cose che so essere vere” di Andrew Bovell, messo in scena da Valerio Binasco per la stagione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.
Guide alpine, incontro in Regione
Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Montagna Marco Gallo hanno incontrato il presidente del collegio regionale delle guide alpine Andrea Garelli per fare il punto sulle attività e programmare le iniziative dei prossimi mesi.
«Abbiamo confermato l’attenzione che questa Regione ripone nella montagna che rappresenta una grande ricchezza per questo territorio in termini di biodiversità, di paesaggio e anche come sistema economico – dichiara il presidente Cirio – In questi anni abbiamo investito risorse importante per sostenere la montagna e anche chi lavora per farla conoscere in sicurezza. In questo senso le Guide Alpine e gli Accompagnatori di Media Montagna sono per noi alleati preziosi con cui continueremo a collaborare nelle attività di promozione e divulgazione delle tematiche relative alla montagna, soprattutto per quanto riguarda la sua tutela e la sicurezza di chi la frequenta».
«Dopo il Covid il mondo della montagna ha conosciuto una seconda vita. Moltissimi gli appassionati che ogni anno salgono sulle cime delle nostre meravigliose Alpi. E qui subentra il ruolo prezioso e fondamentale delle Guide Alpine e degli Accompagnatori di Media Montagna. Centottanta le donne e gli uomini che nel nostro Piemonte fanno da apripista a sentieri, passi, cime. Il loro numero è in crescita: come la necessità di aprire a nuove professionalità, in grado di attirare sempre più giovani, ma anche di incentivare un modo più sicuro e consapevole di vivere le terre alte» aggiunge l’assessore Gallo.
Per questo la Regione Piemonte finanzia corsi di formazione specifica e focus sulla sicurezza. «Andare sicuri in montagna – prosegue Gallo – è obiettivo di tutti. Le guide alpine in questo senso sono le sentinelle delle nostre Alpi sia in estate che, non va dimenticato, anche in inverno quando coordinano giornate di sicurezza sulla neve e autogestione in valanga. Il presidente del collegio regionale Andrea Garelli ci ha presentato alcune iniziative che si potrebbero sviluppare con le scuole: le valuteremo attentamente perché convinti che una corretta cultura della montagna si possa e si debba imparare fin da piccoli».
«Il nostro impegno è da sempre quello di promuovere e valorizzare il ricchissimo patrimonio naturale piemontese in modo responsabile ed inclusivo; ringraziamo la Regione Piemonte per continuare a sostenere i nostri progetti orientati alla divulgazione delle nostre attività, alla formazione ed alla sicurezza in montagna» conclude il presidente Garelli.