ilTorinese

Rivisitazioni, guerre e migrazioni abitano il Festival delle Colline

Dal 12 ottobre, negli spazi dell’Astra, del Gobetti e della Fondazione Merz

Per il secondo anno consecutivo sarà il Libano il paese ospite al Festival delle Colline – Torino Creazione Contemporanea che sta per compiere trent’anni e che, sotto la direzione di Sergio Ariotti e Isabella Lagattolla, dal mondo raccoglie quanto di più stimolante vi possa essere nel teatro di ricerca. Oggi – ai primi d’ottobre, a guardare al panorama cruento che s’è impossessato di Gaza, di Tel Aviv, di Beirut e delle tante altre città del Medio Oriente, bombardate e distrutte, con vittime e carrette stracolme di donne bambini e uomini che s’allontanano verso luoghi insperabilmente più sicuri, mentre guardiamo al disegno bellico di una Siria che ha tutta l’aria per il futuro di incrociare maggiormente le armi – con le ansie e le preoccupazioni e i pericoli di una regista di Beirut, Chrystèle Khodr e la sua compagnia, che a fine mese, con una interessante prospettiva ibseniana derivata dalla giovanile “Pretendenti alla corona”, porterà “Ordalie” (30 e 31), un testo che guarda e mette in discussione il rapporto tra la generazione del dopoguerra e la apparente pace civile, dove quattro attori “si uniscono per porre fine al ciclo di distruzione e impunità in cui sono cresciuti, credendo per una sola notte nella loro salvezza.” Ricordando in questo modo che il Libano non è soltanto fatto di macerie, ma contenitore di una vita culturale e artistica di straordinaria vivacità e di sicuro interesse.

Il Festival, organizzato dal TPE negli spazi dell’Astra e della Fondazione Merz, sostenitrice questa in veste di partner progettuale, si svolgerà dal 12 ottobre al 10 novembre, allineando sette prime, sei produzioni, 15 spettacoli per un totale di 52 recite. Vedrà una doppia inaugurazione, con “La luz de un lago”, performance dovuta a El Conde de Torrefiel, una compagnia di Barcellona già conosciuta al pubblico torinese per precedenti appuntamenti, unita a “Senza titolo” di Romeo Castellucci, performance concepita per la Triennale milanese, “che parte dai corpi, da gesti primitivi reiterati, per trasformarsi in suono, in musica, preghiera, in suggestione visiva.”

Se nel precedente triennio si è guardato al tema confini/sconfinamenti, oggi con gli spettacoli in cartellone si vuole approfondire quello di guerre/migrazioni. Un tema che non ha coinvolto solo un passato e che crediamo non potrà non coinvolgere il futuro, ma che sconvolge un doloroso tempo presente: “Quando il teatro e le altre arti vogliono riflettere sul domani non possono dimenticarsi di questi conflitti. Già avvenuti, in essere e in potenza, tenendo conto, ad esempio, che il rapporto tra passato, presente e futuro va quotidianamente ripensato”, sottolineano i responsabili. Tra passato e presente si tende il filo rosso della rassegna che è il pensiero di Hannah Arendt, iconica nelle sue migrazioni, nella sala Pasolini del teatro Gobetti, dal 22 al 31 ottobre, grazie al testo “Hannah” concepito da Sergio Ariotti e Francesca Cutolo prendendo in esame la biografia dell’autrice, il suo esilio e i primi anni americani.

Sarà altresì interessante assistere a “Thebes: a Global Civil War”, rivisitazione firmata da Pantelis Flatsousis (19 e 20 ottobre, all’Astra), nata per il teatro di Epidauro e ora qui a narrare con quattro interpreti provenienti da Bosnia, Congo, Grecia e Libano la lotta fratricida tra Eteocle e Polinice e la sfida di Antigone contro il tiranno Creonte che le impedisce di seppellire il fratello. La storia della violenza del nostro tempo e non soltanto rappresentata altresì con “Il fuoco era la cura” (15 e 16 ottobre, Astra) di Sotterraneo, tratto da “Fahrenheir 451” di Bradbury, romanzo datato 1953 ma con gli occhi rivolti saldamente a vent’anni prima, al grande rogo dei libri, circa ventimila volumi, compiuto dagli uomini di Hitler, o la storia della violenza che coinvolge anche la già dura relazione familiare tra sorelle, “Elogio della vita a rovescio” della coreana Han Kang, titolo preso a prestito da un saggio di Karl Kraus, spettacolo interpretato da Giulia Scotti e diretto da Daria Deflorian; o ancora “Cenci. Rinascimento contemporaneo”, proposto (con il Teatro Stabile di Torino, teatro Gobetti, da martedì 15 a domenica 20 ottobre) dalla Piccola Compagnia della Magnolia, ancora un esempio di violenza domestica, una giovanissima donna vittima dei soprusi e della depravazione del padre prima e della giustizia poi, Caravaggio e Artemisia Gentileschi ad assistere insieme alla condanna, la rappresentazione dell’anarchia del male, della responsabilità personale dell’ingiustizia che è a serpeggiare attraverso l’intera società, la visione di una religione che ne è sì fondamento ma pure condanna di quella intera struttura.

Ripescando dall’affollato cartellone, un lavoro che si interroga sull’atto dello scrivere, accompagnato dalla solitudine, dal dolore e immerso in una infinita meraviglia è “Pagina” (Fondazione Merz”, 1 e 2 novembre) di Giovanni Ortoleva e Valentina Picello, tratto dalle pagine di Italo Calvino; mentre ancora alla Fondazione Merz, il 5 novembre, Pippo Delbono – a cui saranno altresì dedicati un ciclo di quattro film in collaborazione con il Museo del Cinema, un concerto e un incontro, a coronare la presenza costante dell’artista in questi lunghi anni della rassegna – si confronterà con “La notte” derivata dalla “Notte poco prima della foresta” dello scrittore Bernard-Marie Koltès, scomparso prematuramente nel 1989: un (nuovo) testo incorniciato tra due lettere, la prima del fratello dell’autore francese, François, per cui Delbono ha ottenuto il consenso a tagliare e rimaneggiare, quasi “stracciare per intrecciare due vite e due voci”, ottenendo con l’accompagnamento della chitarra di Piero Corso un intenso e straziante e provocatorio monologo; dello stesso autore scritta alla madre l’altra, in cui viene analizzato il concetto di amore, con l’uso personalissimo di parole “aspre, dolci e malinconiche”, che da sempre sono il bagaglio teatrale di Pippo Delbono. Pronto a regalarci ancora, dal 6 al 10, in chiusura di rassegna, “Il risveglio”, derivazione – su un terreno ancor più doloroso – del precedente “Amore”, visione ancora più pessimista di una realtà che ci circonda sempre più da vicino, oltre la pandemia, oltre le guerre, oltre le ideologie, ogni cosa dentro un”sentimento di perdita che riguarda tanti”, un testo fatto delle parole, delle storie e delle poesie che l’autore va scrivendo con infelicità da qualche tempo. Calendario completo su www.fondazionetpe.it/festival.

Elio Rabbione

Nelle immagini: “Ordalie” di Chrystèle Khodr (foto di Marie Clauzade), “Cenci” (photo di Sydney Mexea) e “Thebes. A Global War” (photo di Konstantinos Zilos).

Tunisino allontanato dal territorio nazionale

Ieri mattina la Polizia di Stato ha eseguito il decreto di allontanamento dal territorio nazionale per motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo, emesso dal Ministro dell’Interno nei confronti di un cittadino tunisino di 24 anni.

 

Il giovane, figlio di cittadina italiana, è risultato intrattenere rapporti sui social network con tre connazionali affiliati all’organizzazione terroristica conosciuta come “Stato Islamico”, dotati di grande dimestichezza con l’uso delle armi e la fabbricazione di esplosivi.

 

Malgrado il giovane abbia avuto la concreta possibilità di integrarsi nel tessuto sociale, essendo regolarmente soggiornante sul territorio nazionale, lo stesso ha assunto nel tempo comportamenti indicativi di radicalizzazione religiosa, tali da suggerire una potenziale minaccia per la sicurezza dello Stato e per l’incolumità delle persone.

 

Il giovane è stato rintracciato dalla locale Digos e, in esecuzione del decreto di allontanamento del Ministro, il Questore di Torino, avvalendosi dell’attività istruttoria del dipendente Ufficio Immigrazione, ne ha ordinato l’accompagnamento immediato alla frontiera, con provvedimento convalidato il 2 ottobre u.s. dal Tribunale ordinario di Torino.

 

Lo straniero, scortato da personale della Questura di Torino fino all’aeroporto di Roma Fiumicino, è stato rimpatriato a Tunisi.  

Elaboriamo il lutto

Negli ultimi anni il termine “elaborare il lutto” è venuto di moda ogni qual volta si parli di depressione, tristezza, solitudine, ansia, stress successivi ad un evento luttuoso.

Ricordiamo tutti come, fino a non molti anni fa, nel sud Italia le vedove indossassero il nero per anni, per non dire per sempre, anziché girare pagina e rifarsi una vita; lo stesso dicasi per chi, pur non indossando elementi esteriori, non avrebbe mai potuto iniziare una nuova relazione perché temeva di fare un torto al de cuius.

È palese che il concetto di lutto, la reazione al decesso di un proprio congiunto e al dolore per la scomparsa di chi ci è caro,sono molto diversi alle varie latitudini del pianeta: pensiamo solamente a New Orleans, dove la banda accompagna il feretro al cimitero con una musica triste, di circostanza ma a feretro inumato la musica cambia immediatamente diventando allegra, veloce, potremmo dire inadatta alla situazione.

Anche la morte stessa ha cambiato la sua faccia nell’ultimo secolo: pensate solo alla tubercolosi che, prima dell’avvento degli antibiotici o del PAS, mieteva vittime dopo anni di sofferenza o alle patologie genetiche non diagnosticate o non diagnosticabili inconfronto al giorno d’oggi dove spesso la morte ti coglie improvvisa, forse a seguito di un vaccino, per l’uso errato di farmaci, uno shock anafilattico o un infarto dovuto all’azione simultanea di stress, sindrome metabolica e sovrappeso.

Nelle mie conferenze insegno sempre a non credersi eterni, a pensare che la morte può arrivare alla fine della mia frase o perché un meteorite aveva piacere di incontrarmi. Se solo imparassimo a non considerarci eterni, capiremmo come ogni nostro comportamento, ogni nostra azione debba essere finalizzata al presente o, quantomeno, proiettata al futuro ma unicamente per non lasciare problemi e debiti agli eredi.

L’accanimento con cui si accantonano soldi, si acquisiscono beni materiali e, soprattutto, si dà la priorità alle cose materiali anziché a quelle spirituali o emotive, dovrebbe farci capire che stiamo lavorando nella direzione sbagliata, se non altro perché probabilmente nell’aldilà porteremo lo spirito, l’anima; di sicuro non il conto in banca.

Io sono solito ripetere una battuta: quando ad un funerale intervengono molte persone, non significa necessariamente che siano tutti amici, parenti o conoscenti addolorati; è molto probabile che molti di essi siano persone che, a vario titolo, sono andate ad accertarsi che il tipo si sia finalmente tolto dai piedi.

Mio nonno ripeteva: “ricordati che non hanno ancora inventato le casse da morto con le tasche”, a significare che è inutileaccumulare ricchezze su ricchezze, modello Creso, perché poi non potremo portarle con noi.

Se noi imparassimo a considerare la morte, il momento del decesso, come un evento ineluttabile, normale, imprevedibile,ecco che potremmo finalmente accettare il ciclo della vita composto da una nascita, una vita ed una morte, dove i due estremi non li decidiamo noi.

Inoltre, se non vivessimo in un delirio di onnipotenza che ci porta a considerare statico tutto ciò che ci circonda, facendoci rifiutare ogni mutamento indesiderato e imprevisto, morte compresa, riusciremmo con buone probabilità ad tollerare ciò che succede, non dipendente da noi, che non comprendiamo, che non deve modificare la nostra vita più di tanto.

Dunque perché rovinare il rapporto tra consanguinei o tra eredi per la divisione di somme spesso banali?

Accettiamo le volontà del defunto senza salire in cattedra, giudicare, criticare e, soprattutto, pensare di avere ragione.

Henry Scott Holland, oltre un secolo fa, scriveva:

La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu.

Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Prima di prendercela con gli altri, pensiamo che ancora non sappiamo cosa ci aspetta: forse sotto quest’ottica riusciremo ad avere pensierimeno bellicosi e più costruttivi.

Sergio Motta

Il Tenente Colonnello Luca Mingoni assume il comando del primo reparto supporti tattici

Si è svolta presso la Caserma “Montegrappa” di Torino la cerimonia di avvicendamento alla guida del 1° Reparto Comando e Supporti Tattici Alpini tra il Tenente Colonnello Francesco Lotti e il parigrado Luca Mingoni.

Il Comandante della Brigata alpina “Taurinense” ha consegnato al Tenente Colonnello Mingoni la Bandiera di Guerra del Reparto, simbolo dell’onore, delle tradizioni e della storia dell’unità.

Nel primo semestre del 2024 il personale del 1° Reparto Comando è stato impiegato in Libano nell’ambito della missione UNIFIL, supportando il Comando Brigata “Taurinense” alla guida dell’operazione “Leonte XXXV”, mentre il resto del personale ha preso parte all’operazione “Strade Sicure” a Torino, Chiomonte e San Didero.

Non sono mancate le attività addestrative specialistiche in ambiente montano, tra cui i corsi basici e avanzati di sci, alpinismo, di Mountain Warfare e i Moduli Integrati Truppe Alpine (MITALP).Il 1° Reparto Comando ha inoltre partecipato a numerose esercitazioni a livello nazionale, tra le quali la “Vardirex 2023”, in collaborazione con la Protezione Civile e l’Associazione Nazionale Alpini, e la “Volpe Bianca 24” in Alta Val Susa e Val Chisone.

Anci Piemonte, Ruffino (Az): “Soddisfazione per elezione di Faggiano, sua competenza al servizio dei territori”

“Sono molto soddisfatta dell’elezione di Roberto Faggiano come componente del direttivo regionale di Anci Piemonte. Azione ha per la prima volta un suo membro in Anci: la competenza di Roberto, capogruppo in consiglio comunale a Borgomanero, rappresenta senza alcun dubbio un valore aggiunto per le nostre comunità. Azione, infatti, è un partito a stretto contatto con i territori e continuerà ad ascoltare le esigenze dei comuni e dei cittadini, affrontando con determinazione le sfide future”.
Lo dichiara in una nota Daniela Ruffino, deputata e commissario di Azione in Piemonte.

MediCare Padel Contest Torino, più di mille spettatori

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La seconda edizione del primo torneo internazionale di padel adattato in Italia ha richiamato al Motovelodromo Torino più di 1.000 spettatori, 120 giocatori e oltre 400 studenti di età compresa tra i 6 e i 12 anni

 

Il MediCare Padel Contest Torino è il primo torneo internazionale di padel adattato sul territorio italiano. Dal 26 al 28 settembre, il Motovelodromo “Fausto Coppi” di Torino, ha ospitato i 13 migliori giocatori al mondo di padel “en silla”, in sedia a rotelle, che si sono sfidati sul campo prima in coppia e poi insieme a squadre composte da rappresentanti delle istituzioni e delle aziende che hanno sostenuto e sostengono il progetto di rinascita e riqualificazione del Motovelodromo all’insegna dell’inclusività.

In totale, hanno partecipato circa 120 giocatori e sono stati più di un migliaio i visitatori che hanno usufruito dei laboratori e delle lezioni gratuite per sfidare sul campo i campioni di padel adattato e gli istruttori federali del Motovelodromo. Quattrocento, invece, gli studenti di età compresa tra i 6 e i 12 anni, che hanno avuto l’occasione di conoscere e giocare con i campioni di padel adattato.

 

Il torneo di padel adattato tra i giocatori in sedia a rotelle è stato vinto dalla coppia formata da Christopher Trivino Molina e Roberto Chamizo che hanno sfidato in finale Edorta De Anta Lecouna e Aitor Elorduy Garcia. Tra i giocatori erano presenti nomi di spicco del padel internazionale, tra i top 20 del mondo, tra cui l’italiano Giuseppe Galliano, il francese Nicolas Vanlerberghe e gli spagnoli Miguel Betoret Catala; Isaac Mateos Rodriguez; Susana Rodriguez Jimenez, la numero 1 in Spagna; Juan Antonio Lopez; Oscar Agea Maldonado; Francisco Bernal; Iñaki Ramperez.

Al torneo MediCare Padel Contest Torino 2024 hanno invece partecipato 12 squadre capitanate da 12 giocatori di padel adattato con un top player per ogni squadra. Al primo posto si è classificato Azimut Investimenti capitanato da Edorta De Anta Lecouna e al secondo posto Teamwork guidato da Miguel Betoret Catala. Le altre squadre partecipanti: AndroTeam, Blooming, Carrefour Express, Chiusano, Fresia Serramenti, Kappa, Motovelodromo Spatium ShotFive, Reale Mutua, Squadra Istituzionale, Studio Melella & SCS Serramenti.

 

Il torneo è stato patrocinato da Città di Torino, Regione Piemonte, Circoscrizione 7 ed è stato organizzato in ambito Federazione Italiana Tennis e Padel FITP. Quest’anno il torneo porta il nome del Title Sponsor, il Gruppo MediCare di Torino, il primo centro medico multispecialistico in Italia dedicato interamente al benessere della coppia, che condivide pienamente i valori fondanti del Motovelodromo: socializzazione, inclusione, rispetto, disciplina, spirito di squadra e, soprattutto, la promozione della salute e del “ben-essere” attraverso lo sport.

È morto Alberto Perino leader storico No Tav

Alberto Perino, 78 anni, malato da tempo,  uno dei personaggi storici No Tav è morto nelle scorse ore. Da 30 anni lottava contro la linea ad alta velocità Torino-Lione in Valle di Susa. Ha preso parte a tutte le manifestazioni fin dalle grandi proteste del dicembre 2005.

Prima vertical run a cronometro al grattacielo Piemonte, con atleti italiani e europei

 

 

Per la prima volta a Torino e in Piemonte si svolge sabato 5 ottobre una tower running, la corsa per raggiungere le grandi altezze dei grattacieli di tutto il mondo e che coinvolge atleti e atlete specializzati nel vertical trail running, una disciplina ampiamente praticata in montagna e che ora ha raggiunto anche i grandi centri urbani.

Sabato 5 ottobre sarà il Grattacielo Piemonte ad ospitare la gara UISP a cronometro inserita nel circuito “Crazy Vertical Sunsents”, con partenza alle ore 16 all’ingresso del palazzo e salita fino al 41esimo piano. 1100 scalini per 200 metri di dislivello verso la sommità della sede della Regione, dove ad attendere gli scalatori ci saranno il Ristoro e la vista a 360⁰ su città, colline e montagne.

“Da quando abbiamo aperto il Grattacielo, abbiamo sempre dichiarato che questo edificio vuole essere la casa di tutti i piemontesi – ha spiegato il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – eventi come quello della Vertical Run, così comele aperture che abbiamo organizzato nei mesi scorsi, vanno esattamente in questa direzione: rendere questo palazzo vivibile per la comunità, con la peculiarità che il Grattacielo Piemonte è protagonista di un evento sportivo di grande richiamo, ovvero la possibilità di guardare Torino dal suo punto più alto”.

“Torino ospita una manifestazione che evidenzia la passione per il vertical trail running – spiega l’Assessore Regionale allo Sport Marina Chiarelli – e trasforma il Grattacielo Piemonte in una corni e spettacolare, a dimostrazione che, come anche gli spazi urbani, possono diventare scenari per discipline sportive di solito praticate in ambienti naturali. Con questo appuntamento mettiamo in evidenza come il binomio sport e città possa offrire nuove prospettive di movimento e benessere all’interno dei nostri territori”.

Ci saranno alcuni top runner non solo specialisti delle competizioni verticali: Camilla Calosso, Elisa Giordano, Michele Ruzza, Luca Papi (plurivincitore del Tor des Glacers), lo spagnolo Marc Toda, Fabio Ruga, Tim Scarpa, detto lo Scalatore dei grattacieli, e Fabio Cavallo, vincitore del MOT. Ad oggi sono 170 gli iscritti e si punta ai 200 partecipanti, tra atleti piemontesi e provenienti da altre regioni italiane e da Spagna e Francia. Sarà anche presente Giovanni Potenza, classe 1944, campione di Vertical sui grattacieli internazionali che, per l’occasione tenterà di battere il suo record di salita e di discesa e percorrerà cinque volte i 41 piani di Grattacielo Piemonte. In occasione gli organizzatori hanno voluto  reale la medaglia artigianale in legno, che riprende il nuovo logo della Regione Piemonte ideato da Ugo Nespolo, e che verrà consegnata a tutti i partecipanti.

Ultimo giorno per iscriversi è venerdì 4 ottobre.

Per info telefonare a Gianluca Logozzo. Cellulare: 392 5607602

 

Mara Martellotta

“Granda in Rivolta” allarga i suoi orizzonti… culturali e geografici

Il prossimo ospite della rassegna letteraria fossanese sarà infatti lo scrittore irlandese, italiano d’adozione, William Wall

Lunedì 7 ottobre

Fossano (Cuneo)

Continua a crescere il prestigio degli autori ospitati a Fossano per la seconda edizione di “Granda in Rivolta”, la rassegna letteraria che lodevolmente si propone di “scuotere la provincia cuneese con la poesia”, intento scritto nero su bianco, in un “Manifesto” in versi, dagli stessi organizzatori, i poeti piemontesi Elisa Audino e Romano Vola, che condividono la direzione artistica della rassegna insieme a Maurizio Regis, titolare dello storico pub fossanese il “Vitriol” , al civico 7 di via Ancina, dove si tengono gli incontri.

Dopo l’appuntamento di domenica 8 settembre, incentrato sulla “poesia in musica” e che ha visto l’esibizione, assai gradita, dei due cantautori di origine e adozione fossanese, Mattia Calvo e Matteo Castellano, l’attesa è ora per il prossimo lunedì 7 ottobre (ore 21,15) allorché in via Ancina arriverà un ospite di caratura davvero internazionale e particolarmente “agognato” dagli organizzatori. Parliamo di William Wall, irlandese (nato a Cork nel 1955), scrittore, poeta, traduttore dall’italiano e docente di “scrittura creativa”. Irlandese, ma anche un bel po’ italiano, poiché Wall vive oggi tra Cork e Camogli, in Liguria, città a cui è particolarmente legato, così come all’Italia in genere, dove torna spesso anche nell’ambientazione dei suoi lavori, tanto da aver pubblicato gli ultimi suoi due romanzi, “La ballata del letto vuoto” (Nutrimenti, 2021) e “Ti ricordi Mattie Lantry?” (Guanda, 2024) prima qui che in Irlanda.

Nel 2005 Wall è stato selezionato per il “Man Booker Prize”, nel 2011 ha vinto il “Virginia Faulkner Award” e nel 2017 è stato il primo europeo a vincere il “Drue Heinz Literature Prize”, con la raccolta di racconti “The Islands”. Nel 2019 la Casa Editrice milanese “Crocetti” (dal 2020, di proprietà di “IF- Idee Editoriali Feltrinelli”) dedica a “Le notizie sono”, una parziale selezione delle sue poesie, con un articolo di ben quattordici pagine. Le sue opere sono tradotte in molte lingue, tra cui italiano, cinese, tedesco, portoghese, serbo, catalano, lettone e macedone.

Nella serata fossanese William Wall parlerà sicuramente del suo ultimo libro “Ti ricordi Mattie Lantry?”, un noir (la traduzione è di Stefano Tettamanti) scritto da un poeta “con un profondo senso civico-politico-umano”. Al centro della storia, una vecchia e irrisolta storia di omicidio che riemerge nella vita del protagonista in modo inusuale e che getta più di un’ombra. Lui, un autore conosciuto che decide di offrire un corso di scrittura in modo anonimo a cinque aspiranti e altrettanto anonimi autori. La vittima, un suo ex compagno di scuola, una sorta di genio ribelle. Gli indiziati: gli stessi compagni, che forse si celano in uno degli aspiranti autori del corso. L’epoca dell’omicidio: 1980. Oggi: 2020, il Covid. A far da sfondo l’Irlanda, l’Oceano, l’andare in mare, l’abbandono di una periferia territoriale, la violenza – fascino incluso – della legge del più forte, la crudeltà del capitalismo e del privilegio economico. Pagine in cui “la poesia emerge ovunque, dalla figura del nonno, un vecchio soldato, della vittima, che si è preso sempre cura di lui, fino all’Oceano”. E un libro, ancora una volta, in cui c’è molta Italia.

A dialogare con William Wall ci saranno la poetessa e scrittrice Elisa Audino e l’editrice Cristina Daglio. L’incontro sarà preceduto da un momento open-mic del poeta cuneese Luca Isoardo.
Come sempre accade negli appuntamenti di “Granda in Rivolta”, gli autori e gli organizzatori saranno già al “Vitriol” a partire dalle 19,30 per una chiacchierata e una cena conviviale e per entrare nel clima di condivisione tipico della rassegna.
Tutte le informazioni su “Granda in Rivolta” sono disponibili sui canali social della rassegna (Facebook, Instagram, Threads, Youtube e canale WhatsApp). Per prenotare 333.4915524.

 

g. m.

 

Nelle foto: William Wall e Cover “Ti ricordi Mattie Lantry?”, Guanda, 2024

Denunciata banda di ragazzini per violenta aggressione alla festa dei coscritti

Denunciati dai Carabinieri di Cuorgnè gli aggressori di un 25 enne durante la festa dei “coscritti” dell’anno 2006 nel Comune di Pratiglione frazione Carella, sono 12 italiani tra i 17 e i 55 anni
Cuorgnè:- la sera del 2 gennaio  nel Comune di Pratiglione frazione Carella si è svolta la festa dei “coscritti” dell’anno 2006 dove hanno partecipato ragazzi provenienti da Prascorsano, Favria, Salassa e San Colombano Belmonte. Da qualche tempo, sembra che i giovani siano più interessati a regolare i conti tra bande rivali che a brindare all’arrivo della maggiore età. Alle 22.30 circa, si scatena l’inferno, prima si azzuffano in due, poi dodici ragazzini inferociti si scagliano contro uno solo. La vittima, un 25 enne, viene sopraffatto da calci e pugni, la furia del branco si ferma solo quando il giovane riesce a scappare. Scene di ordinaria follia, spunta addirittura una pistola, il giovane che la impugna esplode qualche colpo in aria. I militari accerteranno in seguito che si è trattato di una scacciacani. Tutto si svolge rapidamente, nessuno di loro chiama le forze dell’ordine e come se nulla fosse sono ritornati festeggiare. A seguito delle lesioni, il ragazzo colpito è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari che gli hanno riscontrato una prognosi di 15 giorni. L’attività investigativa dei militari si è rilevata piuttosto complessa, molti partecipanti hanno glissato con un “non ricordo” e soltanto grazie alla visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza, ai riconoscimenti fotografici e alle varie perquisizioni domiciliari i Carabinieri sono riusciti ad identificare i presunti colpevoli. La pistola scacciacani insieme ad un dissuasore elettrico utilizzati per intimorire la vittima durante l’aggressione sono stati rinvenuti a casa di un 18 enne. Le persone denunciate sono state 12. Sette 18 enni, un 17 enne, un 20 enne, due 21 enni e un 55 enne. Tutti gravemente indiziati di “lesioni personali aggravate in concorso e minaccia aggravata”.