Quando, negli anni ’90 del secolo scorso (fa un po’ effetto dirlo) l’idea del recupero strutturale e funzionale del complesso alle porte di Torino incominciò a tradursi in realtà, si trattava del più grande progetto d’Europa nell’ambito dei beni culturali. Una sfida che oggi si può dire sia stata vinta
Un bilancio di tutto riguardo, quello del 2013, per la reggia di Venaria che ha raggiunto quota 670 mila visitatori. Ma il risultato più soddisfacente lo evidenzia il direttore della residenza reale, Alberto Vanelli: in questi giorni la Venaria reale è stata inserita nella classifica dei 100 musei top del mondo stilata da Wikipedia. Il dato conferma che le istituzioni in questi ultimi anni hanno visto giusto nell’individuare la cultura come volano per il rilancio sociale ed economico territoriale. Quando, negli anni ’90 del secolo scorso (fa un po’ effetto dirlo) l’idea del recupero strutturale e funzionale del complesso alle porte di Torino incominciò a tradursi in realtà, si trattava del più grande progetto d’Europa nell’ambito dei beni culturali. Una sfida che oggi si può dire sia stata vinta. Il remake dell’immagine di Torino dovuto alle Olimpiadi invernali del 2006, ha trovato nella residenza reale uno dei tasselli fondamentali affinché la città continui ad essere conosciuta non più come polo industriale (tanto più oggi che la Fiat è “emigrata”), bensì come una delle capitali culturali europee. Il trend positivo in questo senso è confermato dalle presenze turistiche che fanno di Torino una delle mete più ambite in concorrenza con Roma, Firenze e Venezia, aspetto soltanto fino a qualche anno fa inimmaginabile. Soprattutto nei weekend la nostra città è presa d’assalto dai turisti di ogni parte del mondo, nota positiva da registrare in questa difficile fase di crisi. E’ di questi giorni la notizia che la Città di Torino entrerà nel Consorzio La Venaria Reale, che gestisce la struttura. L’intesa è stata raggiunta tra il presidente della Reggia, Fabrizio Del Noce, e il sindaco, Piero Fassino. Per il momento Venaria chiude i battenti e a marzo riaprirà con una grande esposizione sugli Este, la prima di una serie dedicata alle Corti italiane nel Rinascimento.
DOMANDA E RISPOSTA: La reggia di Venaria fa parte del circuito delle residenze reali. Di cosa si tratta?
Le residenze reali sono un complesso sistema di palazzi, “vigne”, ville, castelli, con le proprie aree di pertinenza, facenti capo all’originario impianto della corona di delitie (secondo la celebre definizione di Amedeo di Castellamonte del 1674) voluta dalla dinastia sabauda attorno a Torino, in un disegno dinastico che si associa inscindibilmente alla costruzione della capitale barocca. Successivamente, questo primo nucleo si è venuto ampliando fino a comprendere nuove residenze, dimore ed estensioni territoriali per il loisir (soggiorno e svago) sovrano, coinvolgendo sin dall’origine le maestranze più qualificate e gli architetti di maggiore rilievo presso la corte: Juvarra, Guarini, Pelagi, i Castellamonte solo per citare i principali. Tralasciando le residenze comprese nell’area cittadina – Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Carignano, il Castello del Valentino, Palazzo Chiablese e Villa della Regina, recentemente restituita al pubblico – il percorso inizia dalla residenza di Venaria Reale. La Reggia della Venaria offre ai visitatori l’esperienza di un unicum ambientale e architettonico restituito alla fruizione dal recente, ampio, intervento di restauro e riallestimento. Oltre all’imponente reggia barocca con i suoi giardini, a Venaria si può visitare l’annesso borgo, parte integrante del disegno castellamontiano per il complesso venatorio, il Parco della Mandria e il Borgo Castello, che ospitano, oltre agli appartamenti reali ottocenteschi, il Centro Internazionale del Cavallo. Poco distante da Torino, su una collina morenica che sovrasta la piana, si trova il Castello di Rivoli, già ambizioso progetto dinastico di Vittorio Amedeo II per una reggia suburbana a imitazione della francese Versailles, rimasto incompiuto e che oggi, restaurato e riallestito, ospita uno dei principali musei di arte contemporanea europei. Fanno parte di questa complessa corona di residenze la deliziosa, geniale, Palazzina di Caccia di Stupinigi e il dinastico Castello di Moncalieri, con i suoi appartamenti testimonianza del gusto di Vittorio Emanuele II per un certo genere di arredo, sinonimo anche di una profonda trasformazione nel cerimoniale di corte e nel loisir sovrano. Proseguendo l’itinerario si raggiunge Racconigi con il Castello Reale, appartenuto al ramo laterale dei Savoia-Carignano, convertito da Carlo Alberto in residenza privilegiata per le ‘Reali villeggiature’. Ma questa nuova, ampliata “corona di delizie” comprende pure il Castello di Pollenzo, oggi sede dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, ed anche di una struttura alberghiera, di un ristorante, di una cantina per la conservazione dei grandi vini, ed è sede dell’associazione Slow Food; il Castello Ducale di Agliè con i suoi giardini all’italiana e alla francese (ormai noti al grande pubblico) su disegno di architetti paesaggisti di rilievo europeo; il Castello di Govone con le sue preziose decorazioni lignee. Infine, la residenza più a sud del circuito sabaudo, parte integrante del comprensorio turistico che collega le valli di Pamparato e Mondovì alle stazioni termali di Lurisia e Vinadio, è il Castello Reale di Casotto, ossia la trasformazione ottocentesca dell’antica Certosa di Valcasotto, voluta da Carlo Alberto e in parte trasformata da Vittorio Emanuele II, come confortevole “romitaggio” tra i boschi. Al termine di questo tour tra saloni, gallerie sontuose, giardini storici e parchi secolari, il viaggiatore forse avrà avuto una fugace visione della vita di corte ai tempi dei Savoia, parte dei fasti e i costumi delle corti reali europee.
(Fonte: Piemonte Italia – Foto: Reggia di Venaria)

Claudio Lubatti, Assessore ai Trasporti, Viabilità, Infrastrutture del Comune di Torino e Paolo Masini, Assessore allo Sviluppo delle periferie, infrastrutture e manutenzione urbana del Comune di Roma, ritengono doveroso ricordare, di fronte agli attacchi mediatici subiti da Paolo Masini di Roma Capitale sul tema manutenzione strade dopo gli eventi alluvionali delle scorse ore, che tutti i Comuni si trovano in una situazione critica per le risorse disponibili e tutte le Pubbliche Amministrazioni faticano a reperire le risorse necessarie per gli interventi di ripristino manto stradale.
Il cosmo riprodotto in miniatura: è questo il significato dell’antica arte giapponese degli origami, che intende rappresentare l’universo nelle sue forme naturali e fisiche così come nelle sue proiezioni astratte. E il tutto prende forma da un foglio di carta. Fragili e al tempo stesso potenti ed espressive le sculture cartacee di Origami – Spirito di carta, la mostra allestita nelle cantine di Palazzo Barolo fino al 16 febbraio 2014, organizzata dall’Associazione Yoshin Ryu. Sono più di 300 i lavori esposti, frutto della creatività degli artisti di fama internazionale del CDO – Centro Diffusione Origami.
Si chiama “Garanzia Giovani Piemonte” il progetto sperimentale che la Regione, prima in Italia, avvia con l’obiettivo di ottenere solo quest’anno 1.000 occupati in più, attivare 800 tirocini di qualità in Italia e in Europa e 400 percorsi formativi nelle aziende piemontesi, sostenere 50 persone nella creazione di impresa.
Anche quest’anno la Città di Torino ha rinnovato
Una notizia positiva per i gattofili torinesi. Il Comune mette a disposizione 30mila euro per la sterilizzazione dei gatti appartenenti alle colonie feline cittadine.
E’ una moschea di confine, tra Torino e Moncalieri, e forse verrà intitolata al re del Marocco, anche se da Rabat non si è fatto molto per far nascere il luogo di culto dei musulmani che gravitano attorno alla zona del Lingotto. Per il momento è una moschea “invisibile” perchè sulla via c’è un anonimo portone di ferro, di fronte al cartello stradale che segna il limite tra le due città,con un citofono altrettanto anonimo,che può essere l’ingresso di un qualunque condominio. Per rendersi conto che siamo in una moschea bisogna scendere una cinquantina di scalini e trovarsi finalmente nella sala di preghiera(era una discoteca) abbellita da splendidi lampadari marocchini ma la prima impressione è quella di scendere in una catacomba del XXI secolo. Per fortuna non si scende più in basso anche perchè l’aria in questo locale è già piuttosto scarsa e rarefatta. Siamo comunque nella prima moschea di Torino, o meglio nel Centro culturale islamico di Moncalieri affiliato alla Moschea di Roma e riconosciuto dallo Stato italiano.
