ilTorinese

Giro d’Italia europeo

Proprio mentre sta per passare il Giro d’Italia nel Canavese, da dove sto scrivendo, mi vengono spontanee alcune riflessioni.

Da alcuni anni la partenza del Giro avviene all’estero (nel 2022 da Budapest, quest’anno da Durrës) per poi proseguire nel nostro Paese fino all’arrivo.

Certo, viene meno il significato di Giro d’Italia stante che una parte, benché minima, avviene in territorio straniero, ma a parer mio conta dove avvenga la maggior parte del percorso.

Analogamente avverrà con la Vuelta, analogo spagnolo del nostro Giro, che partirà da Venaria Reale e che nel 2023 partì dall’Olanda.

Una commistione di luoghi stranieri in un evento che da sempre è, invece, caratteristico di un Paese, con i suoi colori ben definiti (giallo per il Tour de France, rosa per il nostro Giro e rosso per la Vuelta) può significare molto, a seconda di quale metro si usi: abbattimento ideale dei confini e dei nazionalismi, inserimento nel percorso di difficoltà che, forse, nel proprio territorio non esistono (si pensi alle altitudini nostrane rispetto a quelle spagnole) o altro.

Resta il fatto che io, personalmente, sono incerto se accogliere con piacere questa innovazione o considerarla una modernizzazione fuori luogo di un evento storico.

Si potrebbe per esempio creare un Giro d’Europa settentrionale, uno per l’Europa meridionale e idem per quella centrale, oppure togliere l’attributo nazionale, chiamandole soltanto Giro o Tour.

La cosa che, però, veramente mi lascia interdetto è che questa modernizzazione avviene proprio mentre dal punto di vista politico l’Europa sta marciando in direzione opposta, ovvero nella direzione dei nazionalismi, del mantenimento delle tradizioni e delle identità nazionali.

Ad una prima analisi si potrebbe rispondere che gli eventi sportivi citati siano in realtà organizzati non dagli Stati in cui l’evento ha l’arrivo ma dai Giornali che possono, ora in un modo ora in un altro, essere filogovernativi o esserne antagonisti, com’è attualmente per la maggior parte dei nostri o da Associazioni come l’Amaury Sport Organisation che, in ogni caso, fa capo al quotidiano l’Equipe.

Occorre dire che gli eventi professionistici stanno allo sport come l’arte sta alla grande industria, per cui lo stesso gruppo un domani potrebbe smettere di seguire il ciclismo per dedicarsi alle regate.

Il motivo per cui da alcuni anni queste partenze non avvengano più in territorio nazionale non è chiaro e potrebbe proprio essere un segnale in controtendenza con la politica di chiusura attuata da alcuni Paesi.

Certo è che lo sport dovrebbe essere apolitico, apartitico e, soprattutto, unire i popoli anziché dividerli o porli su rive opposte; altrimenti si rischia di assistere nuovamente a episodi come quello delle Olimpiadi di Berlino nel 1936 dove moderni Hitler rifiuteranno di stringere la mano agli Owens di quel contesto.

Ed è simbolico che proprio l’Ungheria, attualmente uno dei Paesi più nazionalisti, abbia dato il via al nostro Giro nel 2022.

Non sarà, per caso, che dove arrivano sponsorizzazioni e ricadute economiche fantastiche la politica va in vacanza per qualche giorno? 

Sergio Motta

“Sergio Ramelli, una storia che fa ancora paura”

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Sabato 31 maggio, alle 17.30, presso la Sala Consiliare del Città di Giaveno Presentazione del libro
Con l’autore Guido Giraudo, la sottosegretaria Paola Frassinetti e i parlamentari
Concetta Zurzolo, Augusta Montaruli e Riccardo De Corato
Un libro che è stato – e continuare ad essere, dalla prima edizione nel 1997 fino
alla recente e ampliata decima – un caso editoriale. Pagine intense su una
vicenda – il brutale omicidio di Sergio Ramelli, a colpi di chiave inglese, da
parte del “servizio d’ordine” del collettivo di Avanguardia Operaia della Facoltà
di Medicina dell’Università Statale di Milano – che ci restituisce un’immagine
degli anni ’70 del secolo scorso ben diversa dalla retorica che li dipinge come
“formidabili” (copyright Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco).
Sabato 31 maggio alle 17.30, presso la Sala Consiliare del Città di Giaveno, nel
cinquantesimo dell’uccisione del 19enne studente milanese militante del Fronte
della Gioventù, l’associazione culturale “Il Laboratorio” presenta il volume
“Sergio Ramelli – Una storia che fa ancora paura” (Idrovolante Edizioni). Scritto
dal giornalista Guido Giraudo con un gruppo di allora giovani militanti del Fdg
di Monza, un testo che ha vissuto di una “distribuzione militante” e che
rappresenta “la custodia della memoria di una comunità politica, ma anche un
contributo alla ricostruzione di un periodo della storia nazionale che potremmo
definire segnato da una guerra civile all’interno di una generazione”.
L’associazione torinese – nata nei primi anni ’80, quando un certo clima non
aveva ancora del tutto placato i suoi effetti – non è nuova all’interesse per quel
periodo storico, indagato da diversi angoli prospettici e con un ascolto di tutte
le voci. All’evento giavenese, che sarà introdotto dal presidente del sodalizio
Mauro Carmagnola (giornalista e saggista) e moderato dal giornalista Marco
Margrita, interverranno Guido Giraudo e quattro parlamentari di Fratelli d’Italia:
Paola Frassinetti (Sottosegretaria all’Istruzione, che con Ramelli condivise
l’esperienza nel Fronte della Gioventù milanese), Concetta Zurzolo, Riccardo De
Corato e Augusta Montaruli. “A mezzo secolo da quelle vicende, registrando
come si stia sviluppando un’attenzione meno segnata dall’ideologia e tesa a
costruire una possibile pacificazione, pensiamo al recente libro di Giuseppe
Culicchia, abbiamo accolto la possibilità di promuovere un momento che sia un
passo di questo percorso”, spiegano gli organizzatori.

Anna Ferrino Cavaliere del Lavoro

Sono 25 i nuovi Cavalieri del Lavoro 2025 nominati  dal Presidente della Repubblica

Anna Beatrice FERRINO – 1962 – Torino – Industria settore tessile

È amministratore delegato di Ferrino, azienda di famiglia nata nel 1870 per l’impermeabilizzazione di tessuti e oggi attiva nella produzione di attrezzature per alpinismo, escursionismo e outdoor, di abbigliamento tecnico e di equipaggiamenti per la protezione civile e militare. Nel 2008 ha ampliato la produzione alle racchette da sci con l’acquisizione del marchio Baldas e nel 2013 ha lanciato RockSlave, una nuova linea di abbigliamento per l’arrampicata. La progettazione e la prototipia sono svolte internamente nella sede di San Mauro Torinese. È presente all’estero con un export del 36%. Occupa circa 60 dipendenti.

Monterosa Ski, riapertura degli impianti e arrivo a Champoluc del Giro d’Italia

Il comprensorio Monterosa Ski  ha ospitato il raduno stagionale della Nazionale maschile e femminile italiana di sci di fondo 

 

Un weekend impegnativo ed esaltante quello del  30 e 31 maggio, dalla riapertura degli impianti di risalita all’arrivo a Champoluc del Giro di Italia. Il comprensorio Monterosa Ski si conferma ancora una volta punto di riferimento di qualità per gli amanti dello sport.

 Le nevi della conca del lago Gabiet, in ottimo stato in queste settimane, grazie a condizioni atmosferiche davvero perfette, stanno impegnando gli atleti nella Nazionale Maschile e Femminile di sci di fondoin ritiro fino al  30 maggio a Gressoney-La-Trinité, ospite del comprensorio Monterosa Ski.

Dieci i convocati dal responsabile tecnico delle squadre, Markus Cramer: Federico PellegrinoElia BarpDavide GrazSimone DapràPaolo VenturaMartino Corollo, Hellweger MichaelCaterina GanzNicole Monsorno, Nadine Laurent e Iris De Martin Pinter, seguiti dai tecnici Paolo Riva, Francois Ronc Cella, Marco Brocard e Claudio Consagra.

Le abbondanti nevicate delle ultime settimane, e le temperature ancora relativamente basse in quota, hanno creato le condizioni ideali da permettere alle azzurre e agli azzurri di allenarsi su un fondo perfetto ricavato nella conca del lago Gabiet a quota 2.400, all’arrivo della telecabina Staffal-Gabiet.  “La situazione meteo di cui abbiamo goduto in questo ultimo periodo – spiega Paola Turchetti, direttrice marketing di Monterosa Ski – fa del comprensorio Monterosa Ski una delle poche realtà, del nostro arco alpino, dove sarà possibile godere di un fondo eccellente almeno fino alla prima settimana di giugno. Questo è uno dei motivi del ritorno, anche per quest’anno, della Nazionale che stiamo ospitando in collaborazione con l’Assessorato al Turismo, Sport e Commercio e con l’Assessorato allo Sviluppo economico, Formazione e lavoro, Trasporto e Mobilità sostenibile. Inoltre, in vista della riapertura ufficiale degli impianti di risalita, per l’avvio della stagione estiva d’alta quota, prevista il prossimo 31 maggio, le straordinarie condizioni del manto nevoso oltre i 3.000 m lasciano presagire un’estate eccezionale anche per la pratica dello sci-alpinismo e dell’alpinismo“.

 

31 maggio si riaprono gli impianti e nello stesso weekend si decide la Maglia Rosa del Giro di Italia

Riconfermata per il quarto anno consecutivo l’apertura della stagione estiva nel comprensorio Monterosa Ski al primo weekend giugno o, più precisamente, al 31 maggio: come già lo scorso anno, i primi impianti ad inaugurare l’estate saranno quelli dellatratta Staffal-Passo dei Salati-Punta Indren nella Valle di Gressoney: questi collegamenti consentiranno ascensioni alle vette del Monte Rosa e l’accesso ai rifugi ad alta quota. Inoltre, anche da Alagna Valsesia, si potrà raggiungere il ghiacciaio di Indren, a quota 3.275 metri.

“In Barriera non si può più manifestare tranquillamente?”

 
Caro Direttore,
Ieri sera in Piazza FORONI sono gli anarchici che hanno tentato in ogni modo di provocare una Manifestazione pacifica nata da negozianti di Barriera e a cui abbiamo partecipato senza bandiere come esponenti del Centro Destra. La nostra era una presenza simbolica nella piazza del Mercato per rivendicare maggiore attenzione da parte del Sindaco ai grossi problemi di Barriera , dal lavoro alla sicurezza. Maggiore attenzione perché a una settimana dalla Assemblea organizzata da La Stampa nella quale il Sindaco aveva chiesto di non enfatizzare i problemi di Barriera, e’ successo di tutto con scontri in strada mai visti in Italia.
Così gli ANARCHICI che votano a sinistra ieri sera hanno fatto di tutto per provocare la rissa. La Barriera ha bisogno di lavoro e di nuove iniziative che diano speranza alle persone in difficoltà . Barriera deve avere nuove opportunità economiche e nuovi posti di lavoro. Come ho detto agli amici presenti se non riparte la economia dei Quartieri di periferia Torino non ritornerà ai livelli del passato, se non ci saranno nuove occasioni di lavoro non ripartirà neanche il commercio , messo in crisi dai tanti supermercati, dalle iniziative non regolari e dalla paura ad aprire nuove attività. Ho voluto scrivere  perché i Cittadini di Barriera e i vari Comitati presenti meritano ascolto e non vanno confusi con chi provoca , con chi dice No a tutto. I cittadini di Barriera non sono figli di un Dio minore.
Mino GIACHINO 

Con “Le nuove generazioni del mondo” si apre il Festival Internazionale dell’Economia

“Le nuove generazioni del mondo” è il tema della quarta edizione del Festival Internazionale dell’Economia, che si è aperto oggi al Teatro Carignano con il saluto delle istituzioni e con la lezione inaugurale dedicata a “Giovani, lavoro e tecnologia” con Daron Acemoglu (in collegamento) e Christopher Pissarides. Fino al 2 giugno oltre cento appuntamenti in diverse sedi si propongono di affrontare le sfide economiche, sociali e culturali che caratterizzano le giovani generazioni. I temi trattati includeranno l’emergenza demografica, le trasformazioni del mercato del lavoro, il fenomeno dei NEET (giovani che non studiano né lavorano), le disuguaglianze sociali e abitative, il senso del lavoro, l’immigrazione e le seconde generazioni, la sostenibilità e la crescita verde, le sfide internazionali.

Il Festival Internazionale dell’Economia è a cura di Editori Laterza, Collegio Carlo Alberto (CCA) – Torino Local Committee (TOLC) sotto la direzione scientifica di Tito Boeri. La manifestazione è promossa dal TOLC, che riunisce Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Unione Industriali Torino e Legacoop, coordinati dalla Fondazione Collegio Carlo Alberto.

Sul palco dell’inaugurazione a dare il benvenuto della Città c’era il sindaco Stefano Lo Russo: “Quello dei giovani e del loro sguardo sul mondo – ha detto – è un tema di cui si discute sempre troppo poco o enfatizzandone componenti negative. Le nuove generazioni sono invece estremamente capaci di guardare alle cose con spirito critico e hanno molto da dire al mondo degli adulti, sanno costruire opinione e mobilitazione e penso davvero che questo sia un elemento positivo con cui guardare al futuro. Il modo con cui noi adulti sapremo rapportarci con le loro idee e le opportunità di crescita che sapremo offrire loro potranno fare la differenza”.

TORINO CLICK

 

“Io Dico No”, un torneo di calcio per fare del bene

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Curato e voluto dall’Associazione Narconon e Forza Italia

Sabato 31 maggio prossimo, dalle ore 9 alle 19, presso il campo sportivo del Pozzomaina, di via Monte Ortigara 78, a Torino, andrà in scena il Torneo di prevenzione “Io Dico di No – se cado mi rialzo”, patrocinato dal Consiglio Regionale del Piemonte e curato in collaborazione tra l’Associazione Narconon Piemonte e Forza Italia.

Il ricavato sarà devoluto a Fondazione per la ricerca sui tumori dell’apparato muscolo scheletrico e rari Onlus.

Alle ore 14 inizierà la partita di calcio che vedrà sfidarsi un team di ex calciatori e personaggi televisivi contro una selezione di Amministratori Locali.

Durante la giornata sarà possibile assistere anche alla presentazione del libro di Michele Padovano, ex calciatore della Juventus, intitolato “Tra la Champions e la libertà”, edito da Cairo.

“L’Associazione Narconon si occupa della gestione e del recupero, in modo naturale, di persone vittime di dipendenza da alcool e droghe – ha dichiarato Natasha Benincasa, in rappresentanza dell’Associazione Narconon, che ha sede a Villafranca d’Asti, dove si trova anche la comunità omonima – Penso sia importante il ruolo della prevenzione a partire dalle scuole e dalle società sportive che lavorano con i ragazzi. Il nostro ruolo è quello di creare consapevolezza attorno a ciò che circonda l’uso delle sostanze e contrastare la falsa informazione a riguardo. Le persone devono avere una seconda opportunità, e per aiutarle a rialzarsi è doveroso approfondire la conoscenza di questi argomenti. Promuoveremo molti eventi come questo per sensibilizzare la società”.

“Grazie all’Associazione Narconon sono uscito da un periodo difficile – ha raccontato l’ex portiere del Torino Lys Gomis, che sarà presente  all’evento di sabato 31 maggio – Sono stato dipendente da sostanze e l’Associazione mi ha aiutato a uscirne in modo naturale, facendo sì che io riprendessi in mano la mia vita. Credo che la comunicazione tramite lo sport sia diretta ed efficace, e per questo ho voluto mettermi in gioco personalmente. È drammatico pensare che l’84% dei giovani consumi alcool o droghe. Ci tengo a ringraziare Forza Italia per la sensibilità e l’organizzazione di questo importante evento mediatico, un’occasione per divertirsi, contribuire all’educazione, alle conoscenze dei giovani e fare della beneficenza in favore della Fondazione Tumori MSR Muscolo Scheletrici”.

Gian Giacomo Della Porta

Luca Beatrice: Lo spazio vuoto dell’arte italiana. Intervista a Paolo Amico

Artista e testimone del legame umano e creativo con il celebre critico scomparso

Torino. Parlare del critico d’arte prematuramente scomparso è difficile per chi lo ha conosciuto. È una voce che si rompe tra la commozione, le lacrime e la paura di una solitudine nel mondo dell’arte quella di Paolo Amico, giovane artista siciliano, per alcuni anni trasferitosi a Torino alla ricerca di una nuova visione, di un’evoluzione per la sua creatività. Una città che, anche grazie alla presenza di figure come Luca Beatrice, ha potuto dare una svolta decisiva alla sua carriera.

Lo incontriamo oggi per raccogliere un ricordo personale, intimo, che restituisca a Luca anche la sua umanità più profonda.

Paolo, chi era Luca Beatrice per te?

Luca era una figura di riferimento, non solo nel mondo dell’arte, ma nel mio percorso umano. Un critico appassionato, un pensatore lucido, un uomo capace di guidare e – a volte anche di deviare – il linguaggio artistico contemporaneo. Per me è stato un faro, un sostegno, un giudice severo e un sostenitore sincero. La sua scomparsa ci lascia un vuoto enorme, e una domanda che mi tormenta: chi prenderà il suo posto? Esiste un dopo-Luca?

Ricordi il primo incontro con lui?

Sì. Era il 2014. Partecipai a una collettiva da lui curata alla Galleria Zabert. Si presentò con un atteggiamento freddo, distante. Io ero giovane, forse troppo per catturare davvero la sua attenzione. Eppure mi volle nella mostra. Per me, che lo vedevo come irraggiungibile, fu un segnale potente. Anni dopo mi ritrovai al suo tavolo, a parlare di arte e visioni. Ancora oggi mi sembra irreale.

 

C’è un episodio che ti ha segnato particolarmente?

Uno in particolare, sì. Ricordo quando disse: “Ogni artista, nella sua vita, realizza tre o quattro grandi opere.” Lo disse guardando la mia opera “L’incendio di Notre Dame”. In seguito scoprii che aveva pronunciato le stesse parole anche davanti a “La follia”, parlando con una curatrice e collezionista con cui collaboro. Quelle parole mi scossero. Mi diedero fiducia, ma anche una responsabilità: se davvero ho ancora due grandi opere da realizzare, devo farlo con consapevolezza, con cura.

 

Hai accennato a un progetto in cui Luca ti ha sostenuto. Vuoi parlarcene?

Si tratta di “Fototessere 2.0”. Luca lo apprezzava molto. Mi chiese più volte di ritrarre persone a lui care. Mi diede anche l’opportunità di presentarlo in uno studio prestigioso a Torino. La sua stima era concreta, si toccava. E quei gesti, oggi, li porto nel cuore come una medaglia invisibile.

 

Di recente hai partecipato alla presentazione del suo ultimo libro, presentazione postuma di quello che aveva appena concluso. Che cosa hai potuto apprendere?

La memoria di Luca è davvero come appariva lui, pieno di energia. La cultura, la vitalità, la passione di Luca trasparivano da ogni parola. Si è parlato di pop, di bellezza, ma soprattutto di libertà di pensiero. Luca è apparso a tutti, soprattutto nelle memorie di chi è intervenuto,come una persona che non si piegava mai ai poteri forti, non li ostacolava nemmeno, li rispettava. Ma con la sua visione li metteva in discussione, li costringeva a cambiare prospettiva. Era questo il suo anticonformismo: non era ribellione sterile, ma capacità di spostare il punto di vista, di rendere il sistema più intelligente, più umano. In quella presentazione, ho rivissuto un uomo pienamente consapevole del proprio ruolo, della propria voce. Ed oggi è per sempre apparirà ancora come una persona capace di stupire.

 

Che tipo di rapporto avevate fuori dal lavoro?

Negli ultimi tempi parlavamo spesso di moto, della Versilia, del tempo da dedicare a se stessi. Volevamo fare un giro insieme, una cosa semplice, vera. Parlava spesso del suo desiderio di passare più tempo a Pietrasanta, in mezzo alla bellezza, alle persone vere. Lo sentivo sereno, in equilibrio. E questo rende ancora più dolorosa la sua assenza.

 

Hai mai ricevuto da lui una critica dura?

Eccome. Quando proposi “La città segreta”, con installazioni artistiche nei centri cittadini, avevamo in mente una location di grande prestigio. Luca fu diretto: “Non sei all’altezza per un palcoscenico del genere.” Aveva ragione. Non ero pronto. Ma quelle parole, come i suoi consensi, mi hanno fatto crescere. Mi hanno insegnato che la credibilità si costruisce, e che lui – anche nel criticare – lo faceva per spronarti, non per abbatterti.

C’è un ricordo in particolare che oggi ti strappa un sorriso, nonostante il dolore?

Sì, uno in particolare. Ricordo che, in un messaggio mandato ad una terza persona, Luca scrisse: “È un bravo artista. È pure simpatico.”
Mi fece sorridere allora, mi fa riflettere oggi. Una battuta, certo, ma piena di quella leggerezza intelligente che solo lui sapeva usare. In quelle tre parole, c’era tutto: il riconoscimento dell’artista, ma anche dell’uomo. Per me, è stato uno dei complimenti più belli. Diretto, affettuoso, privo di sovrastrutture. Tipico di Luca.

 

Cosa resta oggi di Luca Beatrice?

Resta tutto. Resta la sua voce nelle nostre teste, i suoi giudizi nei nostri gesti, la sua visione nei nostri progetti. La domanda che mi perseguita è se ci sarà una nuova primavera per l’arte italiana, o se ci aspetta un lungo inverno. Ma una certezza c’è: Luca non sarà dimenticato. La sua eredità è viva. Dentro il sistema dell’arte e, soprattutto, in noi che lo abbiamo conosciuto. Per chi, come me, ha intrapreso il proprio cammino artistico da semplice sognatore, lui resterà per sempre un riferimento, anche ora che è diventato silenzio.

Grazie, Luca.

Pietro Ruspa

Fondazione Torino Musei: 2 giugno GAM, MAO e Palzzo Madama aperti

Lunedì 2 giugno GAM e MAO eccezionalmente aperti.

Ingresso a 1€ per le collezioni permanenti di GAM, MAO e Palazzo Madama e

tariffa ridotta a 1€ per le mostre temporanee

 

 

Anche quest’anno la Fondazione Torino Musei celebra la Festa della Repubblica proponendo per lunedì 2 giugno la tariffa speciale a 1€ per visitare le collezioni permanenti e le esposizioni collegate alla GAM, al MAO – eccezionalmente aperti per l’occasione – e a Palazzo Madama.

Aggiungendo 1€ i visitatori potranno accedere alle mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni alla GAM, Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone al MAO Visitate l’Italia. Promozione e pubblicità turistica 1900-1950 a Palazzo Madama.

La tariffa a 1€ sarà applicata anche ai titolari di Abbonamento Musei, che non potranno utilizzare le tessere.

Ingresso gratuito per i possessori della Torino Card.

 

Cosa si può visitare:

 

Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti e al Deposito vivente sono visitabili le mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! (+1€) e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni nello spazio della Videoteca (+1€)

Al MAO: i visitatori possono visitare le cinque gallerie delle collezioni permanenti e la mostra temporanea Adapted Sceneries e la mostra temporanea Haori (+1€).

Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, sono visitabili le mostre temporanee Jan Van Eyck e le miniature rivelateBianco al femminile e Peltri a Torino, oltre all’esposizione temporanea Visitate l’Italia! (+1€).

LE VISITE GUIDATE

 

GAM

Lunedi 2 giugno ore 10.30 e ore 15:00 Seconda risonanza. Ritmo, struttura e segno

Lunedi 2 giugno ore 12 e ore 16:30 | Fausto Melotti. Lasciatemi divertire!

 

MAO

Lunedì 2 giugno ore 16.30 | CUSTODI SILENTI. Il potere dei guardiani nelle collezioni del MAO

lunedì 2 giugno ore 15 | Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone

 

PALAZZO MADAMA

lunedì 2 giugno ore 15 | Da castello a museo

lunedì 2 giugno ore 16.30 | Mostra Visitate Italia

 

Costi: 7 € a partecipante. Prenotazione consigliata, disponibilità fino ad esaurimento posti.

Info 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

 

Memorie in Comune

Il 2 giugno si svolge inoltre l’iniziativa Memorie in Comune, un’imperdibile occasione per scoprire Palazzo Civico e Palazzo Madama – accompagnati dal direttore Giovanni C.F. Villa – in un momento unico e speciale.

L’iniziativa è promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunaledalla Direzione di Palazzo Madama, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia.

L’itinerario avrà inizio da Palazzo Civico, storica sede del municipio cittadino, con una passeggiata che dalle sale auliche culmina in Sala Rossa, cuore della vita amministrativa torinese, e nell’Ufficio della Presidente del Consiglio Comunale, aperto al pubblico, per proseguire poi a Palazzo Madama che rappresenta non solo tutta la storia della città, ma anche il suo ruolo in chiave italiana prima ed europea poi. Da Porta Decumana a castello medievale, da capolavoro del barocco europeo a sede del Senato del Regno che decreta l’Italia unita e Roma capitale per ospitare infine la firma della Carta Sociale del Consiglio d’Europa, Palazzo Madama è Patrimonio Mondiale UNESCO e Museo Civico di Torino, ospitando oltre 70.000 opere che rappresentano il dialogo tra Oriente e Occidente e una delle più significative collezioni di arti applicate al mondo.

Le visite, accessibili anche a persone con disabilità, saranno gratuite e programmate a orari fissi: a Palazzo Civico avranno inizio alle ore 9,45, 10,45 e 11,45, seguite dalle visite a Palazzo Madama alle ore 11, 12 e 13.
Ciascuna visita ha una durata di circa 55 minuti.

Prenotazione obbligatoria al sito https://www.turismotorino.org/it/esperienze/eventi/memorie-comune-da-palazzo-civico-palazzo-madama