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Un albero per la salute all’ospedale Mauriziano di Torino. Martedi 29 ottobre 2024 alle ore 15,30, presso la Sala Consiglio dell’ospedale, si terrà la cerimonia di donazione di un giovane albero. A seguire avverrà la messa a dimora dello stesso presso il Giardino parlante interno all’ospedale. L’evento fa parte del progetto nazionale “Un albero per la salute” dell’Arma dei Carabinieri Raggruppamento Biodiversità in collaborazione con FADOI (Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti). La pianta potrà essere geolocalizzata fotografando uno speciale cartellino e sarà possibile seguirne la crescita su un sito web monitorando in tempo reale anche il risparmio di anidride carbonica (CO₂).
In questa ottica la FADOI ritiene fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dell’approccio olistico “One Health” (una sola salute) secondo cui la salute delle persone e la salute dell’ecosistema sono tra loro legate indissolubilmente. Su queste basi è nato il progetto “UN ALBERO PER LA SALUTE”. Parteciperanno Roberto D’Angelo, Maria Carmen Azzolina, Diego Poggio, Gianlorenzo Imperiale, Valerio Cappello, Antonio Rinaudo, Franco Frasca, Andreana Bossola, Claudio Norbiato ed i primari e Direttori dell’ospedale Mauriziano.
Una importante Assemblea degli Industriali torinesi con gli interventi tutt’altro che formali della Premier Meloni , del Ministro del Made in Italy Adolfo Urso che hanno ribadito con forza di puntare sul rilancio della Torino capitale della industria e della innovazione . La Meloni ha rivendicato il risultato raggiunto dal nostro Paese che è diventata la quarta potenza commerciale a livello mondiale avendo superato a livello di Export il Giappone. Urso in particolare ha ricordato il contributo decisivo del Governo per far arrivare a Novara la Silicon chips, che darà lavoro a oltre 2000 persone, alla difesa del settore auto. L’impegno del Governo a livello europeo contro una decisione sbagliata che ha imposto l’auto elettrica al 2035. Per Urso quella decisione ha messo in crisi la attuale produzione di motori endotermici senza che si ampliasse parallelamente la domanda di auto elettriche. Secondo il Ministro al 2035 non ci saranno i risultati sperati al contrario si rischia di veder sparire la industria dell’auto europea. Per Urso Torino deve difendere il settore auto che avrà una spinta dal Centro per la intelligenza artificiale collegata all’auto e all’aerospazio che il Governo Meloni ha assegnato a Torino con una dotazione di 20 milioni di euro . Urso sta lavorando in Europa sulla neutralità tecnologica come metodo per il futuro dell’auto europea. Il Vice Premier Taiani ha detto che coloro che in Europa hanno votato a favore della decisione di puntare solo sull’auto elettrica (PD e Lorusso) dovranno andare a spiegare agli elettori la loro scelta sbagliata che sta già provocando licenziamenti e messa in cassa integrazione. Taiani ha attaccato pesantemente la linea della Signora Lagarde che ha tenuto alti i tassi di interesse con costi importanti per gli interessi che paga lo Stato sui BTP e con un costo del denaro alto per gli interessi sul nostro Debito pubblico e per le aziende, il neopresidente Marco Gay in un bell’intervento ha confermato l’obiettivo di Torino Città della industria e della innovazione, ha lamentato il grave ritardo sulla TAV e ha sottolineato il problema dell’attraversamento delle Alpi come una priorità per il nostro Paese. Tra i temi non trattati quello della tangenziale, i ritardi per il trasporto di pendolari e studenti e la posizione di metà della classifica di Torino e Piemonte tra le Città e le Regioni.
Mino GIACHINO
SiTAV SILAVORO
Questa mattina il Centro Congressi dell’Unione Industriali di Torino ha ospitato l’annuale Assemblea Pubblica dell’Unione Industriali Torino, con una tavola rotonda dedicata al tema dell’“Intelligenza Industriale”, filo conduttore della giornata.
La giornata si è aperta con i saluti istituzionali del Vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, che ha sottolineato come la stabilità della situazione politica e del governo rappresenti un aiuto per le imprese, del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo. Questi interventi hanno introdotto il tema centrale dell’assemblea, fornendo il contesto politico e istituzionale all’interno del quale si muove l’industria italiana.
Nella sua relazione Marco Gay, Presidente dell’Unione Industriali Torino, è intervenuto sulle prospettive future per le imprese del territorio, con particolare attenzione alle sfide legate all’innovazione e alla trasformazione digitale dell’industria. “Auto ma anche digitale e aerospazio nel futuro di Torino”, ha detto. Per il presidente degli industriali il settore auto necessità però si interventi mirati da parte dell’Europa per scongiurare la crisi.
La tavola rotonda moderata dalla giornalista Barbara Carfagna (Rai), ha visto la partecipazione di esperti del settore per discutere il tema dell’intelligenza industriale e del ruolo cruciale che essa riveste per il futuro dell’industria italiana. Tra i partecipanti:
Durante la tavola rotonda, i relatori hanno discusso di come l’intelligenza artificiale, l’analisi dei dati e l’automazione stiano trasformando l’industria italiana e mondiale, creando nuove opportunità e sfide per le imprese.
Poi è intervenuto il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, sulle iniziative governative per supportare la transizione energetica e promuovere un’industria più sostenibile, con un focus sull’energia pulita e le nuove tecnologie.
Nonostante la pioggia battente, sabato 26 ottobre scorso Cesana si è tinta di rosa in occasione della campagna #laprevenzionesalvalavita. L’amministrazione comunale di Cesana Torinese ha infatti aderito alle iniziative sulla prevenzione del tumore al seno. La risposta è stata davvero importante, come hanno dichiarato il Sindaco Daniele Mazzoleni e la Consigliera Comunale Clementina Pansoia di Borio.
“Abbiamo aderito immediatamente alla campagna ‘La prevenzione salva la vita’ nel mese internazionale della prevenzione al tumore al seno’ e siamo davvero soddisfatti dell’esito dell’iniziativa. Nonostante la pioggia, siamo stati circondati da una calorosa presenza e da tanto entusiasmo. Il tutto ha reso questa giornata speciale e ci ha permesso di ccondividere e diffondere la missione di Andos. Ogni sorriso, ogni parola e ogni momento insieme hanno fatto la differenza. Siamo anche contenti che il nostro evento sia stato condiviso dalla città metropolitana di Torino. A chi non ha potuto partecipare ricordiamo che può contribuire facendo una donazione attraverso il sito ufficiale di Andos www.andosonlusnazionale.it-comesostenerci e scegliendo il metodo di pagamento preferito. Continuiamo ad aiutare la ricerca”.
Mara Martellotta
Anas ha programmato il ripristino della pavimentazione sulla statale 11 “Padana Superiore” in tratti saltuari a Settimo Torinese, Rondissone e in un tratto di svincolo tra Brandizzo e Chivasso (TO).
Nel dettaglio, oggi lunedì 28 ottobre e domani, martedì 29 ottobre, è in vigore il senso unico alternato a Rondissone nel tratto compreso tra l’incrocio con la circonvallazione di Rondissone e il ponte sulla Dora Baltea.
A partire da domani, martedì 29 ottobre, e fino a giovedì 31 ottobre sarà in vigore il restringimento della carreggiata in direzione Torino a Settimo Torinese nel tratto compreso tra il distributore Getoil e lo svincolo di Abbadia di Stura.
Da giovedì 31 ottobre e fino a mercoledì 6 novembre sarà invece attivo il senso unico alternato in corrispondenza dello svincolo all’altezza del km 20, tra Brandizzo e Chivasso, nel tratto compreso tra le due rotatorie al di sotto del sovrappasso per San Benigno Canavese. Per consentire questa fase di lavoro saranno inoltre chiuse al traffico le rampe di ingresso e uscita dello svincolo con indicazioni in loco.
Infine, da mercoledì 6 a venerdì 8 novembre sarà in vigore il senso unico alternato in corrispondenza della rotatoria di intersezione dello svincolo di Rondissone della A4.
Le limitazioni saranno attive nella fascia oraria diurna 7:00 – 19:00, esclusi festivi e prefestivi.
Vuol dire coltivare utilizzando solo acqua, con gli enormi benefici che ne conseguono: stop a pesticidi e sostanze chimiche e, di conseguenza, agricoltori e consumatori non esposti ai loro effetti nocivi per la salute, piante più sane e resistenti, prodotti più buoni e nutrienti, impatto inquinante sull’ambiente azzerato.
Stregoneria, utopia? Assolutamente no, e vi raccontiamo alcune delle realtà che ne stanno beneficiando attualmente.
L’acqua, infatti, possiede questa curiosa capacità di conservare in memoria l’impronta delle sostanze con le quali entra a contatto per un po’ di tempo, a condizione che le sue molecole siano rese stabili.
Inoltre, qualsiasi cosa nel mondo emette frequenze elettromagnetiche; non serve, quindi, che l’acqua entri in contatto con l’elemento stesso, ma bensì con la sua frequenza.
Le testimonianze positive dell’impiego di acqua magnetizzata con frequenze aumentano di giorno in giorno.
Tuttavia, Luciano Gastaldi, ricercatore scientifico della Ied Bioe Italia e ideatore del metodo, ha deciso di fare un passo in più.
“È giusto che i consumatori, dopo aver constatato l’intenso sapore dei prodotti coltivati con questo metodo, siano al corrente anche della loro purezza. Ci occupiamo di controllare la crescita delle piante, permettendo loro di difendersi dai parassiti in maniera naturale. Per questo motivo andiamo oltre il bio, i nostri prodotti non hanno traccia di trattamenti chimici”, spiega entusiasta Gastaldi.
Da qui l’idea di fondare il marchio “oltre il bio“, per permettere ai consumatori di riconoscere la nobile origine dei prodotti sia nei ristoranti, che dai produttori stessi. Il tutto, inoltre, è visibile sulla mappa presente nel sito della Bioe Ied Italia.
Tra queste, l’azienda agricola “Le more bianche” è guidata con esperienza dal proprietario Alessandro Bovio. Il suo approccio al lavoro in vigna è sempre stato di grande rispetto nei confronti della natura.
“Nel 2013 sono diventato padre, ed è stato l’amore per mia figlia a guidare le mie scelte. Ho deciso di gestire la vigna come una volta, con rame e zolfo, dicendo basta ai prodotti chimici e di sintesi”, spiega Bovio.
Questo dolce passo ci porta a un’inevitabile riflessione. Prima ancora dei consumatori, sono proprio i contadini stessi, e le relative famiglie, a subire l’impatto nocivo di pesticidi e prodotti chimici. Inoltre, lavorare con tute di protezione e maschere, non è mai piacevole, specialmente quando in estate si sfiorano punte di 40°C.
Ed ecco che nel 2020 nasce il sodalizio con Luciano Gastaldi e il suo innovativo metodo per coltivare “oltre il bio“.
“Stiamo cercando di utilizzare l’acqua informata per contrastare la flavescenza dorata che ha colpito alcune delle nostre piante”, spiega Bovio. Questa malattia, trasportata da una cicalina, porta all’ostruzione dei canali linfatici della pianta, causandone la morte. Per avere un’idea più chiara del processo, basti pensare ai problemi causati da un trombo nel corpo umano.
“Contrastare questa malattia è di primaria importanza. Se si perde anche solo il 5% del proprio campo, i danni sono ingenti, sia per l’anno stesso, sia per i 5 successivi in cui le nuove piante non potranno generare frutti, e quindi fatturato”, afferma Bovio.
Tuttavia, l’acqua magnetizzata, irrorata con le frequenze in grado di allontanare questo insetto, sta dando ottimi risultati.
Inoltre, è in corso una piccola sperimentazione. “In botte sta fermentando del vino ricavato da grappoli che sono coltivati esclusivamente con quest’acqua: il sapore è di gran lunga più dolce e aromatico“.
Tuttavia, bisogna ancora attendere. “Dobbiamo aspettare per capire se tali variazioni dipendono da fattori climatici che hanno caratterizzato questa annata, o se questo rivoluzionario metodo, più vicino alla natura, influisce positivamente anche sul sapore”, conclude Alessandro Bovio.
Non lontano dai vigneti di Bovio, spicca un’altra di queste brillanti e promettenti realtà: la cascina Rundavì dei fratelli Bo.
Questa azienda agricola, anch’essa a conduzione familiare, integra i valori della tradizione con moderne tecniche agronomiche. La filosofia dell’azienda emerge chiaramente dal loro motto:” Il rispetto dell’ambiente e della natura porta sempre ai risultati migliori“.
Il prodotto di punta è la pera madernassa, autoctona della zona del Roero, ed è costantemente in pericolo.
“Dobbiamo contrastare il colpo di fuoco batterico, l’alternaria, la psilla e molto altro. Purtroppo non possiamo lasciare che le piante crescano per conto loro, anche se ci piacerebbe, o rischiamo di non vedere frutti“, spiega Mauro Bo, contadino e proprietario dell’azienda.
Per specificare, il colpo di fuoco è causato da un batterio in grado di disseccare una pianta in poco tempo, quasi come un incendio, da questo il nome che ne deriva. L’alternaria è un fungo che, in determinate condizioni, fa marcire le pere sulle piante. La psilla è un insetto che mangia le foglie del pero, è in rapida espansione poichè molti pesticidi hanno eliminato i suoi predatori naturali.
“È sufficiente un piccolo quantitativo di acqua magnetizzata da diluire e miscelare in acqua normale, lasciando che il tutto riposi alcune ore“, spiega Mauro Bo.
L’evidenza del fatto che si tratti solamente di acqua si ha con le rilevazioni dei residui di sostanze chimiche.
“I nostri frutti sono, da sempre, molto al di sotto della soglia massima di presenza di residui chimici, ma quelli coltivati con quest’acqua non permettono neanche al rilevatore di segnalarne la presenza, sfuggono dal suo spettro di osservazione”, spiega entusiasta Mauro Bo.
Inoltre, sempre lui, spiega come le pere coltivate con questo metodo siano più dolci, e i costi per produrle molto simili a quelle trattate con qualche elemento chimico.
“I numerosi vantaggi mi rendono fiducioso: proverò man mano ad allargare questo metodo a tutta la mia produzione. Inoltre, il gusto dolce e intenso ricorda quello delle pere di una volta, quelle che nessuno è più abituato a mangiare”, conclude Mauro Bo.
I prodotti “oltre il bio“, coltivati con cura, vengono infine cucinati e serviti ai clienti, chiudendo il percorso della filiera da produttore a consumatore.
Sede di una ex bocciofila che da poco tempo inizia a ospitare campi da paddle, questo ristorante mostra come il sapersi rinnovare sia uno dei suoi punti di forza.
La sua clientela è già abituata alla cucina piemontese di molti prodotti a chilometro zero. Tuttavia, insieme a Luciano Gastaldi, nasce l’idea di proporre nel menù dei piatti la cui materia prima sia di derivazione “oltre il bio“.
“Siamo soddisfatti di aver implementato queste proposte nel nostro menù. I clienti sono entusiasti e sono molti i commenti positivi“, spiega Gabriella Ramondetti.
“Prodotti dal sapore intenso, ma anche sani per chi produce e chi consuma, rispettosi per ambiente, non possono che far parte della nostra proposta”, continua.
A breve comparirà nel menù una spiegazione di come questi prodotti siano coltivati, di cosa voglia dire “oltre il bio”, ma Gabriella Ramondetti spende sempre qualche minuto per informare le persone che si siedono a tavola.
“Se vogliamo sopravvivere alle multinazionali della ristorazione dobbiamo cooperare. Bisogna pensare all’intera filiera come a un singolo elemento. Un legame forte che unisce i ristoratori e i produttori, è l’unico modo per creare una solida economia nella nostra zona, in grado di mantenere alti livelli qualitativi a prezzi accettabili“, spiega Ramondetti.
Queste parole possono ricordare la social catena descritta da Giacomo Leopardi nella poesia “La Ginestra”. Ma, questa volta, al posto della Natura nemica descritta dal poeta, vi sono i pesticidi, le sostanze chimiche, l’aumento dei prezzi, l’abbassamento degli standard qualitativi, la smoderata importazione di prodotti fuori stagione, da contrastare cooperando.
Tuttavia, queste realtà a conduzione familiare, se unite, potranno davvero continuare a proporre il meglio ai clienti, con orgoglio e passione.
Nella periferia di Torino, incastonata nel delizioso quadro dell’arco alpino, sorge la cascina Grange Scott, gestita con passione da Lucia Dentis e dalla figlia Giulia.
La loro clientela è già abituata a prodotti di un certo tipo.
Per esempio, la carne leggermente scura, è indice della frollatura, il processo naturale di ‘maturazione‘ della carne per renderla più morbida e gustosa. Questo aspetto è rilevante: per acquistare prodotti di qualità, occorre essere informati sull’argomento. Per questo motivo, qui vengono anche proposti corsi educativi per grandi e piccini, esperienze interessanti e formative.
“Ancora non produciamo oltre il bio, abbiamo conosciuto il signor Gastaldi da poco, ma ci piacerebbe coltivare mais e soia con questo metodo il prossimo anno. Il fine sarebbe quello di usarli per produrre mangimi e, chiudendo il ciclo, arrivando a produrre carne oltre il bio“, spiega Lucia Dentis.
Nel negozio della loro cascina, tuttavia, sono già esposti dei prodotti “oltre il bio” della cascina Rundavì di Mauro Bo.
“I clienti sono incuriositi, e chiedono che cosa significhi quel bollino che riporta la dicitura. Noi glielo spieghiamo, sottolineando come, purtroppo, il bio sia spesso solamente una facciata. Infatti, anche quei prodotti, sono coltivati con numerosi trattamenti chimici. Qui, invece, si va oltre, proprio come dice il logo stesso”, spiega la figlia Giulia.
“In questo periodo stiamo provando a inserire nei nostri cesti natalizi dei prodotti “oltre il bio”. Pensiamo sia una gesto affettuoso poichè proponiamo un prodotto sano al massimo, molto buono, ed eticamente rispettoso per l’ambiente“, affermano entrambe soddisfatte.
Il riscontro della clientela arriverà, probabilmente, dopo le feste, quando le persone avranno tolto gli addobbi e scartato da un pezzo i tanto attesi regali sotto l’albero, ma una cosa è certa: il giudizio più importante è già arrivato.
“La nostra filosofia è semplice: se proponiamo un prodotto, dobbiamo essere testimoni della sua qualità. E siamo sinceramente stupite, pur essendo abituate a consumare la sana frutta del nostro giardino, dalla bontà di questi prodotti“, continuano entrambe.
“Si dice che le idee buone vadano coltivate, ebbene, noi scegliamo di farlo con l’acqua“, conclude sorridente Lucia Dentis.
Luciano Gastaldi si dice fiducioso riguardo al futuro dei prodotti “oltre il bio“.
Tuttavia, è un peccato che una realtà di questo tipo, non sia ancora molto conosciuta. Del resto, qualcuno potrebbe affermare che “le cose buone richiedono tempo“. Infatti, sono serviti 15 anni di test e prove pratiche per ottenere la certificazione scientifica di questa tesi, ottenuta ad aprile 2022 al congresso internazionale del “World Water Forum” svoltosi a Dakar in Senegal.
Tuttavia, per capire le ragioni del presente, è opportuno fare un passo indietro.
Nel periodo del dopoguerra, l’agricoltura è progredita notevolmente. L’impiego di prodotti chimici corrispondeva a incrementare esponenzialmente la produzione, preservando i campi da malattie e parassiti.
Il futuro, in quest’ottica, ci comunica che è necessario un ritorno al passato, per poter restituire la natura alla natura stessa.
Infatti, dopo svariati anni di trattamenti chimici, le piante sono come ‘assuefatte‘. Serve tempo affinchè possano riabituarsi a difendersi autonomamente. Proprio come coloro che, al primo mal di testa, si imbottiscono di farmaci; a lungo andare le difese immunitarie si saranno abbassate, e il corpo avrà addirittura bisogno di quella medicina.
Tutto questo dove ci ha condotti? Possiamo consumare quello che vogliamo, quando vogliamo, ma non abbiamo la minima idea del sapore e delle sostanze nutritive presenti nei frutti di una volta.
Sarebbe forse opportuno tornare ad alimentarsi ricercando la qualità nella sostanza, più che nell’estetica.
Tuttavia, questa potrebbe rimanere un’utopia finchè, nella la società odierna, sarà importante apparire più che essere.
Umberto Urbano Ferrero
Durante la settimana dell’arte torinese, dal 30 ottobre al 2 novembre prossimo, la Galleria Raffaella De Chirico ripropone dal 30 ottobre al 2 novembre il format del temporary space, sperimentato già lo scorso anno e recepito con entusiasmo dal pubblico. Questa volta all’interno di uno studio legale torinese, lo studio Legale Manfredi, in via della Misericordia 3 al secondo piano, verrà esposta un’opera inedita dell’artista Maria Lai (1919 Ulassai-2013 Cardedu).
La mostra ruota intorno ad una singola opera di grandi dimensioni, una coperta realizzata di 227×227 cm negli anni Ottanta, oggetto che trasla dalla sua dimensione quotidiana e privata a quella collettiva, concedendo al pubblico di avvicinarsi alla sfera più intima dell’artista.
Nata nel paese di Ulassai, neĺl’Ogliastra, figlia di un veterinario, Maria Lai era di salute cagionevole e durante l’infanzia trascorreva i mesi invernali presso gli zii contadini, tanto da non poter ricevere una adeguata istruzione elementare. In lei nacque, nel completo isolamento, l’attitudine per il disegno. Usando il carbone del camino disegnava forme sulle pareti. Nel 1939 si iscrisse al Liceo Artistico Ripetta di Roma, dove ebbe come maestri anche Renato Marino Mazzacurati. Dal 1943 al ’45 frequentò a Venezia, presso l’Accademia di Belle Arti, il corso di scultura tenuto dall’artista Arturo Martini e da Alberto Viani.Lo scultore Antonio Martini tenne lezioni sul vuoto, sulle ombre, sul volume del sasso, influenzando il suo modo di produrre e vedere l’arte. Nel 1945, fuggita precipitosamente da Venezia, approdata a Verona per un breve periodo, fu poi di ritorno in Sardegna, dove nel ’47 conobbe gli artisti Fossò Fois e Giuseppe Dessi.
Ritornata a Roma nel 1954, nel 1957 tenne la sua prima personale nella galleria l’Obelisco di Irene Brin, dove espose disegni a matita realizzati tra il 1941 e il 1954. Nel frattempo aprì un piccolo studio d’arte. Seguì poi un periodo di profondo silenzio, dove per circa a dieci anni si ritirò e decise di non esporre più per concentrarsi su nuove sperimentazioni, passando dal figurativo all’informale, dove i suoi segni si fanno più essenziali. In questa fase di silenzio iniziò a produrre opere oggi a noi tra le più note, quali “Tele e libri cuciti”, “Pani” e “Telai”. Grazie allo scrittore Giuseppe Dessi scoprì il vero valore della sua Ferra natia, cogliendo il senso del mito e della leggenda, mentre visitando il Canada con Marcello Venturoli entrò in contatto con l’arte primitiva a cui si ispirò per la realizzazione delle sue maschere in ceramica. Nel 1971 tornò in scena con una mostra personale alla galleria Schneider di Roma, dove espose i telai ispirati fortemente all’arte povera. Sono gli anni più significativi per la sua carriera artistica, durante i quali produsse opere polimateriche e con materiali spogli come i ready-made di telai o sculture di pani, che ricordano le antiche tradizioni della sua Sardegna. Nel 1975 espone la sua mostra personale “Tele e collage” presso la galleria Art du Champ, e nel 1977 presso la galleria Il Brandale di Savona organizza la mostra “I pani di Maria Lai”, che ebbe tale successo da essere proposta alla Biennale di Venezia, in una esposizione esclusiva dedicata alla produzione artistica di sole donne. Agli anni Ottanta risale la serie di opere “Geografie e Libri Cuciti”, agli anni Novanta risale una stretta connessione con le opere precedenti, che vendono protagonisti i segni e disegni che vanno ad unirsi ai fili del telaio e alle produzioni dette “Geografie”. Maria Lai trascorre gli ultimi anni della sua vita a Cardedu, un paesino della Sardegna.
Studio Legale Manfredi, via della Misericordia
30 ottobre- 2 novembre 2024 h 14-20 su appuntamento.
Mara Martellotta