ilTorinese

“Da Toti impulso per rilancio di Forza Italia”

Riceviamo e pubblichiamo

Un partito forte e unito non può rimanere immobile perché l’immobilismo lo anchilosa, ne spegne lo spirito vitale, lo rende timoroso del futuro. È la sintesi che io ho colto nel discorso di Giovanni Toti. Nelle sue parole c’è un forte impulso all’unità del partito, ma Toti pensa all’unità come al carburante per il rilancio di Forza Italia. A tutti noi viene chiesto un gesto di generosità che coincide con la disponibilità a metterci tutti in discussione.Chi ha voluto vedere nell’azione di Toti il rischio di un appiattimento sulle posizioni della Lega deve, con grande onestà intellettuale, ricredersi. La sua preoccupazione è la preoccupazione di migliaia di amministratori locali di Forza Italia, impegnati a rendere riconoscibile e inconfondibile il nostro profilo di partito liberale, moderato e riformista. Concordo con Toti, ma credo che tutti gli amici di Forza Italia saranno d’accordo, sul punto decisivo che un centrodestra squilibrato nella sua rappresentanza, come è adesso, non è garanzia di buon governo per l’Italia. Nasce da qui la giusta ambizione di restituire a Forza Italia il ruolo e i consensi che ne hanno fatto per un quarto di secolo la spina dorsale del centrodestra. Come fare? Come portare ossigeno a un partito da troppo boccheggiante? La risposta di Toti è semplice: un grande bagno di democrazia, attraverso le primarie, che consenta la libertà di scelta a iscritti, militanti o semplici simpatizzanti. Si tratta di mettere sangue nuovo in un corpo diventato gracile nel tempo. È un grande gesto d’amore quello che può salvare il nostro partito e proiettarlo in una nuova stagione politica.

Osvaldo Napoli direttivo di Forza Italia alla Camera

Ladri di collanine in azione al Kappa Future Festival

Le attività dei carabinieri del comando provinciale contro i professionisti della rapina. Controlli al Kappa Futur Festival, banda rapinatori collanine in azione, carabinieri arrestano un minorenne
Controlli capillari, organizzazione ottimamente strutturata tutto con l’obiettivo di permettere alla gente di gente di godersi lo spettacolo in tranquillità.   Il Comando Provinciale di Torino dei carabinieri ha attivato una serie di servizi prima, durante e dopo lo show. L’attività preventiva ha permesso di individuare un rapinatore di collanine. Ha strappato la collanina dal collo di un  ragazzo e l’ha passata ad altri tre complici. È il racconto della vittima ai carabinieri di servizio antirapina. Ieri (6 luglio) alle 17.30 al Kappa Futur Festival al Parco Dora, nell’ambito di un servizio preventivo prima e durante la manifestazione musicale, i carabinieri della Compagnia Oltre Dora hanno arrestato un egiziano di 17 anni, per rapina. Il minorenne è stato bloccato dai carabinieri dopo aver strappato dal collo di un 20enne una collana d’oro e prima di scappare gli ha sferrato un pugno in volto. Si cercano i complici.

I pusher non si fidavano delle banche. Nascosti 84 mila euro nel cassetto

Gli spacciatori  non si fidavano delle banche, così  conservavano in casa i loro guadagni

Nascosti in un cassetto in camera da letto avevano stipato 84 mila euro in contanti, oltre  a un chilo e mezzo di cocaina. Gli agenti della squadra mobile della Questura di Torino hanno scoperto soldi e droga nell’alloggio in cui abitavano un gabonese di 30 anni e una senegalese di 27 anni,  irregolari e già noti alle forze dell’ordine. I due sono stati arrestati.

Vos si afferma al Giro rosa

Marianne Vos ha vinto la tappa del Colle del Lys al Giro Rosa dopo le precedenti vittorie nel 2011, 2012 e 2014

E’ plurivincitrice iridata, dopo avere conquistato la  2/a tappa del Giro femminile di ciclismo, a Viù (Torino). “Sono davvero felice di avere vinto ancora una volta sulle strade italiane – dice la ciclista l’olandese -. Il mio obiettivo era di conquistare una tappa, è arrivata la prima dopo una buona cronosquadre ma, di certo, non finisce qui”.

Cede (ma solo un po’) l’alta pressione e arrivano i temporali

E’ di nuovo allerta gialla in Piemonte in vista di una nuova fase di temporali, con grandine e  vento

Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) prevede un debole cedimento dell’alta pressione africana, sulla fascia pedemontana alpina diretto sulle pianure. Domenica potrebbero esserci temporali sparsi. Il tempo lunedì tornerà  in prevalenza soleggiato, con poche nuvole e calo delle temperature massime a partire  da martedì.

La scelta di Giulio

All’“Accorsi – Ometto” di Torino, l’opera di Giulio Boetto segna il “viaggio di un paesaggista nel secolo che distrusse il paesaggio”
Fino al 15 settembre


Non una semplice raccolta di opere, ma una sorta di suggestivo e ben pensato “spettacolo diffuso”. Bello e insolito. Evocativo e immersivo. Così Luca Mana, responsabile delle collezioni del Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto di Torino, descrive la mostra dedicata a Giulio Boetto (Torino, 1894 – 1967), fra i grandi della tradizione paesistica piemontese del Novecento, nelle sale (ma già a partire dal portico d’ingresso) dello stesso Museo di via Po. Rassegna che non è la consueta carrellata di opere testimoni, più o meno generose, del far pittura di un artista, ma un funambolico gioco di installazioni video – sonore ispirate a tre “soli” dipinti esposti in parete: oli su tela – celebri e di toccante vis emozionale – realizzati da Boetto nel 1918, il primo, e nel ’23 e ’47, il secondo e il terzo. Eccoli: “La casa del prete” a Polonghera, di geometrica quasi astratta essenzialità con le due figurine nere dei pretini che si perdono nel candore di una facciata che è un autentico monumento alla cultura rurale del tempo; “Luce del mattino a Sauze d’Oulx”, con lo svettante campanile romanico della Parrocchiale di San Giovanni Battista e quelle luci e quei colori e quelle nevi che tanto ci dicono della fortissima liaison umana e artistica intercorsa per tutta la vita fra Giulio Boetto e Matteo (Maté) Olivero;

“Fine del mercato a Saluzzo”, infine, un portento di bravura scenica, per l’attenzione ai minimi particolari del soggetto resi con rapidi vibranti tocchi di colore e una straordinaria capacità di creare trasparenti atmosfere sospese nell’ora e nel tempo. Quadri che la dicono tutta sul grande amore di Boetto – formatosi all’Accademia Albertina, sotto la guida di Giacomo Grosso e Cesare Ferro – per la pittura figurativa in genere e di paesaggio in particolare, da cui non volle mai allontanarsi, indifferente alle assordanti sperimentazioni delle Avanguardie artistiche che nel corso del Novecento arrivarono (in termini a volte anche molto discutibili) alla distruzione del paesaggio. A queste correnti, Boetto voltò le spalle. Anche fisicamente, scegliendo – ecco il senso del titolo dato alla rassegna – l’esilio volontario, lontano dalla città e dalla fama che già in abbondanza, alla fine della Grande Guerra, aveva comunque ottenuto con i suoi dipinti (alcuni perfino acquistati dalla Casa Reale), con le sue caricature (premiate nel ’14 all’Esposizione Internazionale di “Umorismo e Caricature” organizzata dal giornale “Numero”, fondato dal celebre Golia – Eugenio Colmo) e con le sue realizzazioni scenografiche e cartellonistiche richiestegli da alcune fra le più importanti Case di produzioni cinematografiche dell’epoca.

A trent’anni, l’artista decide di ritirarsi felice sotto le sue amate montagne, nel Cuneese, ai piedi del Monviso: a Revello prima e, dopo pochi anni, a Saluzzo nella casa e nello studio che furono dell’amico Olivero. “Scelta coraggiosa ed eroica, la sua. La scelta di un artista che, come tutti i grandi paesaggisti dell’Otto-Novecento, ha saputo trasmetterci quel particolare ‘genius loci’ sconosciuto alle tante Avanguardie del secolo scorso, interessate più che altro a fornire l’interpretazione dei luoghi e non ad esserne straordinaria testimonianza nel tempo”. A parlare è Giosué Boetto Cohen, curatore della mostra e nipote di Giulio, nonché giornalista, conduttore e regista di importanti progetti televisivi targati Rai, fra cui “La storia siamo noi” dell’era Minoli. E proprio a lui ( che già aveva curato due anni fa il debutto della mostra alla “Castiglia” di Saluzzo, per i cinquant’anni dalla morte del nonno) si devono le suggestive installazioni dialoganti, sullo schermo di avveniristici poliedri bianchi, con le tre opere esposte e accompagnate dal miracolo sonoro delle musiche di Marco Robino con l’Ensemble Architorti: repertori filmati che raccontano il “secolo breve”, insieme a novanta foto in gran parte inedite e alle riproduzioni di 83 opere di Boetto.

Promosso dal Comune di Saluzzo, insieme alla Fondazione Artea e alla Regione Piemonte con l’Associazione UrCA, al progetto hanno partecipato anche il Museo del Cinema e InTesta (Gruppo Armando Testa), che ha ideato una sorta di semi-serio divertissement proponendo un’ipotetica interpretazione dei paesaggi di Boetto così come avrebbero potuto essere realizzati da alcuni fra i maggiori interpreti delle Avanguardie artistiche Novecentesche: da de Chirico, a Picasso, a Fontana, solo per citarne alcuni, fino a Munck o a Rothko piuttosto che a Pollock. Gioco semi-serio, appunto. Che vale il tempo di un sorriso. Laddove, invece, c’è assai meno da sorridere confrontando le foto di luoghi e paesaggi così com’erano ai tempi del pittore “torinese di Saluzzo”, con gli stessi che oggi si presentano a noi. Paragoni rattristanti, per i disastri arrecati. E allora, quanto attuale potrebbe essere di nuovo, a quasi un secolo di distanza, quella famosa “scelta di Giulio”! Tanto coraggiosa. E tanto eroica.

Gianni Milani

“La scelta di Giulio”
Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto, via Po 55, Torino; tel. 011/837688 int. 3 o www.fondazioneaccorsiometto.it
Fino al 15 settembre
Orari: dal mart. al ven. 10/13 e 14/18; sab. dom. e festivi 10/13 e 14/19; lunedì chiuso

 

Nelle foto

– “La casa del prete”, olio su tela, 1918
– “Luce del mattino a Sauze d’Oulx”, olio su tela, 1923
– “Fine del mercato a Saluzzo”, olio su tela, 1947
– “Sauze d’Oulx”, stampa fotografica su carta, 1923
– “Mercato del bestiame”, stampa fotografica su carta, 193

 

“Battuta d’arresto”, per uscire dall’oblio

E’ online il corto scritto e interpretato da Franco Lana

E’ realizzato con la collaborazione di operatori e pazienti di un centro di recupero di Torino. Il film, “Battuta d’arresto”, narra le vicende di un ex attore, che dopo aver perso fiducia nelle persone e nella società, decide di ritirarsi. Toccherà ad un giornalista tirarlo fuori dall’oblio. Così facendo, lo salverà.

 

Cala Cimenti in vetta al Nanga Parbat (8.126 metri)

L’alpinista piemontese  con i compagni di cordata russi Vitaly Lazo e Anton Pugovkin per poi affrontare la discesa con sci ai piedi. A supportare la sua impresa DYNAFIT con Hoji Pro Tour, lo scarpone ad alta efficienza in salita e performance in discesa.

L’alpinista torinese Cala Cimenti, classe 1975, ha raggiunto la vetta del Nanga Parbat sul versante pakistano del Karakorum che, con i suoi 8.126 metri, è la nona montagna più alta della terra.

La lunga marcia di Carlo Alberto Cimenti, “Cala” per gli amici e gli appassionati di alpinismo, era iniziata con i compagni di cordata russi Vitaly Lazo e Anton Pugovkin alle 3 di mattina, ora locale, di mercoledì 3 luglio dal campo 4, situato a 7.150 metri, all’apice del grande bastione di sinistra della parete Diamir. Dopo una salita di 16 ore lungo la via Kinshofer, i tre hanno raggiunto la vetta!
Nel corso della discesa si sono vissuti attimi di paura quando la traccia GPS in time dello scalatore torinese è stata ferma, ma dopo un’ora la posizione del GPS ha ripreso a muoversi fino a quando i tre hanno raggiunto le tende al campo 4. All’alba del giorno successivo la spedizione ha ripreso la discesa verso il campo base.
Cala Cimenti, cresciuto a Villarbasse in provincia di Torino, è stato  il primo italiano ad aver conseguito lo “Snow Leopard”, l’onorificenza assegnata dalla federazione alpinista russa a chi conquista le cinque cime ‘over 7000’ dell’ex Unione Sovietica, situate nel Pamir e nel Tien Shan.
L’HOJI PRO TOUR E GLI OTTOMILA 
Negli ultimi anni le spedizioni di Cala Cimenti sono state progettate in funzione dell’utilizzo degli sci d’alpinismo nelle discese, e ad accompagnarlo in questa sua ultima impresa a 8.000 metri ci sono stati gli scarponi DYNAFIT Hoji Pro Tour.

Non una semplice calzatura ma un attrezzo che consente di avere maggiore efficienza in salita, grazie a una ampia libertà di movimento e al peso ridotto, garantendo affidabilità in discesa. Il sistema di chiusura Hoji Lock di cui è dotato lo scarpone è di facile utilizzo: il passaggio dalla modalità salita a quella discesa sta in un solo gesto. Con un semplice switch scafo e gambetto diventano un corpo unico. Infine, Hoji Pro Tour è compatibile con l’innovativo rampone Cramp-In.

 

UN PARTNER AFFIDABILE
Come brand di riferimento nel settore dello scialpinismo, DYNAFIT ha l’obiettivo di diffondere la passione per la montagna e offrire agli appassionati prodotti sempre innovativi, leggeri e di qualità, in grado di migliorare le performance in quota. I prodotti DYNAFIT, realizzati in stretta collaborazione con atleti professionisti ed esperti scialpinisti, sono sottoposti a continui miglioramenti e testati nelle condizioni più estreme dove gli atleti devono potersi fidare al 100% dei suoi materiali. È proprio per questo che DYNAFIT ha scelto di supportare Cala Cimenti in questa impresa con Hoji Pro Tour, scarponi che hanno conquistato la giuria degli ISPO Awards 2018 guadagnandosi il Golden Award nel segmento Snow sports. Uno scarpone apprezzato sia dagli scialpinisti orientati alla salita che dagli amanti della discesa, che garantisce prestazioni di un attrezzo da sci da discesa e sa conquistare per la sua semplicità di utilizzo, la leggerezza, il comfort e l’affidabilità.

Movida in Santa Giulia, l’Amministrazione sta già perdendo il controllo

Riceviamo e pubblichiamo

L’altra sera un furgone (abusivo?) vendeva panini in piazza. Lo spaccio resta un’emergenza. Sporcizia e schiamazzi sono gli stessi di sempre. Amministrazione? Non pervenuta. Ci aspetta una lunga estate di passione

Il furgone (autorizzato? Siamo sicuri? E da chi?) del “paninaro”è tornato. Gli spacciatori non se ne sono mai andati. Gli schiamazzi la notte e la sporcizia la mattina successiva sono gli stessi di sempre.

Di fronte a tutto questo, l’impotenza e l’incapacità della Giunta non fanno più notizia.

Come volevasi dimostrare, anche quest’anno piazza Santa Giulia è in balia di degrado, spaccio e illegalità.

La quarta estate dell’Amministrazione Appendino è partita perfettamente in linea con le tre precedenti. Ci aspetta una lunga stagione di passione.

 

Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.

Ferdinando D’Apice – Moderati, Coordinatore della II Commissione, Circoscrizione 7 – Torino.

Rosso: “Palinsesto Rai, preoccupazioni per Torino”

“Mancherebbero trasmissioni e verrebbero previste solo nuove fiction, ma senza il personale sufficiente”, commenta l’assessore regionale

Martedì prossimo a Milano verranno presentati in pompa magna i nuovi palinsesti Rai. “E al Centro di produzione Rai di Torino questo momento è vissuto con apprensione perché le voci sono tutt’altro che rassicuranti”, spiega l’assessore piemontese Roberto Rosso.

“A fronte di 70 lavoratori che terminano il loro rapporto al Centro torinese, l’azienda vuole assumere soltanto una dozzina di nuovi addetti. Tuttavia le anticipazioni che circolano sul palinsesto, non sembrano riguardare la previsione di nuove trasmissioni prodotte negli studi Rai di Torino, che ricordo è uno dei 4 centri di produzione, oltre Roma, Milano e Napoli”, spiega Rosso.

“Non solo – aggiunge l’assessore – da quanto apprendo, risulta che a Torino si cercheranno di portare le produzioni di fiction, che come noto però comportano la sottoscrizione di un accordo sindacale per gli straordinari e il lavoro nei giorni festivi. Nel recente passato un simile accordo non è stato trovato e quindi il Centro torinese rischia ancora una volta di essere vuoto. Abbiamo lo Studio 1 di via Verdi che è tra i più grandi e attrezzati d’Italia, abbiamo grandi professionalità, ma Roma continua a snobbarci”.

Le fiction di per sé non sono una cosa negativa. “Al contrario, ben vengano, però allora è giusto che l’azienda proceda a nuove assunzioni a Torino, per far fronte a un tipo di lavorazione che è notoriamente diversa da quella in studio. Dire di voler portare le fiction a Torino mentre il personale è in contrazione sembra quasi provocatorio nei confronti dei sindacati”.

Rosso conclude: “Per carità, spero di essere smentito e che invece a Torino la Rai abbia previsto 5 o 6 grandi trasmissioni che occuperanno gli studi di via Verdi al cento per cento. Però temo che le anticipazioni ben informate abbiano un solido fondo di verità”.