ilTorinese

I 220 anni della battaglia di Marengo

220 Anni di ricorrenza della celeberrima e importantissima battaglia di Marengo / La battaglia fu combattuta il 14 giugno 1800, nel corso della seconda campagna d’Italia, durante la guerra della seconda coalizione, tra le truppe francesi dell’Armata di riserva, guidate dal Primo console Napoleone Bonaparte, e l’esercito austriaco, comandato dal generale Michael Von Melas.

Per mezzo della battaglia di Marengo, i francesi tornarono padroni di gran parte dell’Italia settentrionale, ottenendo un armistizio di sei mesi. L’indomani lo scontro, il generale francese Berthier incontrò il generale austriaco Von Melas per accordarsi sulle condizioni della resa austriaca.

Philippe Daverio (critico d’arte e saggista) e Alessandra Necci (Biografa Storica, Docente Luiss Roma d’arte) parteciperanno, nel pomeriggio del 14 giugno, ad un talk in streaming, accompagnati dal Sindaco di Austerlitz. La giornata del14 giugno 2020 si aprirà al mattino e vedrà la commemorazione, in presenza di 15 soldati, di tutti i caduti nella battaglia di Marengo, mentre in serata, nella sala adiacente Palazzo Cuttica, si terrà la rievocazione della firma della Convenzione di Alessandria, in presenza dei rievocatori-figuranti del generale Von Melas e del Generale Berthier.

Nella giornata del 13 giugno verrà presentato il progetto Cum Memorare Marengo, percorso che si snoda attraverso i luoghi di interesse napoleonico

Presentato in conferenza stampa il programma della quattro giornate dedicate alla commemorazione virtuale di Marengo, nel 220° anniversario della Battaglia, ed in condizione di sicurezza per il post Covid-19.

“Arriviamo e siamo ancora in un momento epocale per la salute dei cittadini e quindi dopo aver rinunciato ad una grande rievocazione, siamo con la 59 Demi Brigade, con il Presidente Bernini a proporre un momento di Onore ai Caduti a Marengo ed una firma della Convenzione di Alessandria a Palazzo Cuttica con la presenza fisica dei rievocatori, ma per il resto avremo una presenza on line, con la formula del talk riproposto sui social, di importanti personalità e testimonials che ci tengono parecchio a Marengo per ciò che rappresenta nella storia.” E’ Cherima Fteita Ferial, assessore agli Eventi e alla Digitalizzazione del Comune di Alessandria, ha anche sottolineato che oltre all’attuale momento per le verifiche di possibili aperture, il Museo avrà tutto l’anno per promuovere le sale di Villa Delavo.

Queste le parole del Sindaco Cuttica di Revigliasco: “Ognuno vorrebbe spingere più avanti le sue responsabilità ma dobbiamo guardare l’insieme che Marengo richiede per il suo livello internazionale. La nostra scelta digitale ha una valenza sperimentale ed è parte di tanti soggetti che lavorano. Eravamo abituati a dedicare energie ad aspetti organizzativi per la rievocazione, oggi mettiamo energie per una promozione on line, una sensibilizzazione per proiettare Marengo e gli itinerari napoleonici in modo permanente grazie alla tecnologia.”

 

Ecco la presentazione del programma completo della Commémoration Virtuelle di Marengo:

 

12 – giugno 2020
Andrea Mariani Sindaco di Montebello Della Battaglia
Emanuele Di Muro Rievocatore
Laura Renzanigo Vivandiera
Ottavio Pilotti Torre Garofoli, Tortona
Lorenzo Bernini 59ème Demi Brigade
Antonio Rotondo Unione Giornalisti E Comunicatori Europei

13-giugno 2020
Eleonora Norbiato Formatore Servizio Civile – Unpli Piemonte
Marco Bonetti Assedio Di Genova
Francesco Scalfari Direttore Uni- Astiss
Graziano Gabriele Rievocatore Gen. Desaix (Video)
Aldino Leoni Poeta
Alessandro Calvi di Bergolo Castello Di Piovera

14-giugno 2020
Philippe Daverio Storico dell’arte, Saggista
Alessandra Necci Biografo Storico, Docente Luiss Roma
Nicola Cosentino Medico Chirurgo, Bologna
Michele Villani Camera di Commercio Italia Repubblica Ceca
Michal Boudny Sindaco di Austerlitz
Andrea Puleo Rievocatore: Gen. Berthier
Ivano Zanandrea Rievocatore: Gen. Von Melas
Associazione Listen Lingua dei Segni

15-giugno 2020
Alessandro Calvi di Bergolo Castello Di Piovera
Ilaria De Palma Museo del Risorgimento di Milano
Petra Brezackova Centro Ceco di Roma
Massimiliano Titone Centro Studi Universitari, Lisbona

 

Commemoration Virtuelle
12 – 13 – 14 – 15 Giugno 2020
Dati Tecnici
Nelle giornate del 12, 13 e 15 giugno 2020, i relatori si collegheranno su piattaforma STREAMYARD
mentre il 14 giugno il collegamento avverrà su piattaforma STREMIX.
Il talk verrà trasmesso in streaming , contemporaneamente sui canali Facebook e Youtube di Ecole
Marengo . Il pubblico potrà collegarsi a questi indirizzi:
https://facebook.com/EcoleMarengo
https://www.youtube.com/channel/UCPrt7YX422yt26y9DKClqNQ
Tutti i talk verranno registrati e rimarranno a disposizione sulla piattaforma VEV – Villaggio Educativo Virtuale – e sugli altri canali indicati dalla Amministrazione di Alessandria, per successive
consultazioni.

Sistema fieristico torinese, ultimo stadio di una crisi che viene da lontano

Prima o poi i nodi vengono al pettine. Ora è il turno di Lingotto Fiere, il quartiere fieristico di Torino. La società (francese) GL Events, proprietaria e gestore della struttura,(subentrata nel 2007 alla Promotor International di Alfredo Cazzola), ha dichiarato che non ce la fa più a reggere da sola la società, che ha accumulato deficit, e ha chiesto il subentro o l’ingresso dei soggetti pubblici di riferimento: Regione Piemonte, Città di Torino, Camera di Commercio.

E’ una crisi che nasce da lontano, perché Torino è l’unica grande città, con un quartiere fieristico importante e che fa da riferimento per il Piemonte, da sempre gestito da una società privata, a differenza di quasi tutti gli altri importanti quartieri fieristici nazionali, come Milano, Verona, Parma, Bologna, Roma, Bari, ecc. dove c’è una gestione pubblico-privata, ovvero nelle società c’è una compartecipazione degli enti pubblici territoriali: Regione, Province, Comuni, Camere di Commercio, ecc. Una crisi accentuata dal fatto che le due più importanti fiere: il Salone del Libro e il Salone del Gusto- Terra Madre non sono gestite da Lingotto Fiere, ma sono di proprietà pubblica (Regione Piemonte e Città di Torino, assieme a Slow Food per Salone del Gusto-Terra Madre);infatti, per la loro gestione erano state create due fondazioni,con relative dotazioni finanziarie, una per il Salone del libro e una per Terra Madre. E così gli enti pubblici, direttamente o indirettamente, si sono anche improvvisati imprenditori fieristici e la società di Lingotto fiere fa solo da affittuario dell’area espositiva. Quasi una sorta di competizione o addirittura di conflitto. Ed è innegabile il fatto che tra la Città di Torino (coi sindaci Castellani, Chiamparino e Fassino) e Lingotto Fiere (già dai tempi di Alfredo Cazzola),  non c’è stata mai grande armonia e collaborazione. Un più fattivo rapporto si era creato con la Regione Piemonte, ai tempi della giunta Ghigo, tanto che nel 2002 era nato anche il Salone del Vino, in tandem tra Regione e Lingotto Fiere con la creazione di una apposita società di gestione, deliberata dalla Regione Piemonte nel 2004, ma che nel 2005, la nuova giunta Bresso aveva subito revocato.

Una anomalia torinese che ha provocato la debolezza strutturale e strategica del sistema fieristico, ovvero quella serie di fiere, mostre, rassegne e grandi eventi che sono un pezzo importante dell’economia per gli effetti positivi sul settore oggetto dell’iniziativa e per le ricadute sul turismo, servizi, insomma su quello che si definisce la capacità attrattiva della città e della regione e la crescita della loro immagine e accoglienza.

Un bel casino! Che è scoppiato in questi ultimi anni, con tutte le grane e le inchieste giudiziarie che hanno riguardatosoprattutto il Salone del Libro, investendo la fondazione e GlEvents, e che sono la diretta conseguenza di quella anomala divisione competizione di ruoli. Una situazione paradossale, Kafkiana, se pensiamo anche al fatto che le inchieste sono scattate perché la fondazione non faceva il bando per affidare l’evento salone del libro; un bando a cui potevano partecipare anche altri gestori di fiere, anche non torinesi, anche se l’evento non si poteva fare che a Torino e a Lingotto Fiere: che è l’unico quartiere fieristico di Torino, degno di questo nome e comunque l’unico in grado di ospitare degnamente i due grandi eventi: Salone del Libro  e Salone del Gusto-Terra Madre, che non a caso, fin dalla prima edizione, si sono sempre svolti a Lingotto Fiere.

Oggi siamo all’ultimo stadio della crisi; Gl Events ha posto l’aut aut. Le istituzioni torinesi e piemontesi, non devono solo pensare a ulteriori soluzioni tampone per il Salone del Libro e Terra Madre, ma valutare se questo settore fieristico possa e debba continuare a vivere, ad essere rilanciato e potenziato; e se così fosse non ci può che essere la soluzione della compartecipazione pubblico-privata, creando una nuova società dove assieme all’attuale società o altri privati, partecipino anche la Regione Piemonte, la Città di Torino, la Camera di Commercio ed eventuali altri soggetti pubblici, privati e organizzazioni economiche e professionali, ancor più rappresentanti i settori interessati.

Salvatore Vullo

Consulente finanziario imbavagliato e legato ucciso in auto con cinque colpi di pistola alla tempia

Ieri intorno alle ore 23.45, militari della Sezione Radiomobile hanno trovato un’auto  parcheggiata in una traversa sterrata di  Strada Comunale da San Vito a Revigliasco, area collinare del Comune di Torino

All’interno dell’ autovettura, una Bmw, il corpo di un consulente finanziario 60 anni morto, seduto sul sedile passeggero, imbavagliato e con le mani legate.
Luciano Olino, il nome della vittima, è stato colpito con  5 colpi arma fuoco calibro 6.35 alla tempia sinistra.
L’uomo si era allontanato  da casa a Moncalieri alle ore 17 . I rilievi sono stati eseguiti da parte della S.I.S.  Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Torino

Doppiofondo nell’auto per trasportare denaro

Aveva persino modificato gran parte dell’auto per creare quel doppiofondo dove trasportare l’enorme somma di denaro. Per questo motivo la Guardia di Finanza di Torino ha denunciato nelle scorse ore un trentenne, fermato alla guida della sua automobile alle porte di Torino.

 

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino, impegnati nei consueti controlli di prevenzione generale, hanno fermato l’uomo nei pressi di Moncalieri, comune della cintura torinese, alla guida di un SUV.

 

Le troppe stranezze nell’atteggiamento dell’uomo portano i Finanzieri ad approfondire il controllo dell’autovettura anche con l’ausilio delle Unità cinofile.

 

Ed è proprio approfondendo la vicenda che viene alla luce “l’opera” di ingegno ideata dal torinese, che aveva creato un vero e proprio doppiofondo ad hoc di oltre 3 metri di lunghezza che si estendeva lungo tutto il pianale della macchina. Per fare ciò l’uomo aveva sfruttato le sue qualità professionali di carrozziere riuscendo a smantellare l’intera autovettura e modificando addirittura il serbatoio del carburante diminuendone la capacità.

 

Quest’ultima operazione, tra l’altro, lo costringeva, come hanno poi ricostruito gli inquirenti ad effettuare numerose soste durante il tragitto. 

 

Una volta “smantellata” l’auto, i Finanzieri hanno rinvenuto nel doppiofondo “fai da te”, una decina di involucri di cellophane all’interno dei quali erano custoditi oltre 60.000 euro in contanti e per i quali l’uomo non ha saputo fornire alcuna giustificazione circa il possesso.

 

Il trentenne torinese, già noto alle forze dell’ordine per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti, è stato denunciato per ricettazione mentre l’auto e il denaro sono stati sequestrati.

La pioggia continua, il sole torna dopo il 18 giugno

 Allerta gialla in Piemonte per i temporali previsti anche nelle prossime ore. 

In questi giorni grandinate, allagamenti e piccole frane toccano tutte le zone di pianura della regione. Le condizioni di instabilità proseguiranno anche nei prossimi giorni  con frequenti rovesci e temporali. Il bel tempo stabile si avrà solo dopo il 18 giugno, secondo quanto indicato da Smi, la Società Meteorologica Italiana.

“Sfida al Barocco. 1680-1750. Roma Torino Parigi”, un nuovo modo di vedere (e ammirare) un periodo artistico

Sino al 20 settembre nella Citroniera della Venaria Reale 

Duecento capolavori, ospitati nel lungo percorso della Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria (fino al 20 settembre), provenienti non soltanto dai nostri Palazzo Madama e Galleria Sabauda, ma pure dal romano palazzo Barberini come dal Louvre parigino; e poi ancora da Ajaccio e Berlino e la National Gallery di Londra, dal Paul Getty di Los Angeles e da Madrid, dal Metropolitan di New York e dalla Città del Vaticano e dagli Uffizi di Firenze, da Modena come da Pistoia e da Rivoli, da istituzioni pubbliche e private, da enti religiosi e collezioni private.

Non ci sono i nomi di grandissimo successo, quelli dietro cui correre per, sempre più spesso, imbastire nuovamente le folgoranti mostre che vedranno assieparsi – tempi di igienizzanti e mascherine e prenotazioni on line permettendo – folle senza fine, bensì nomi preziosi, significativi, da cercare con attenzione magari inusuale e da ammirare, cui avvicinarsi per ammirarle nel loro più piccolo particolare o significato. Una mostra, questa che è Sfida al Barocco, curata con estrema saggezza e padronanza da Michela di Macco (università di Roma La Sapienza) e Giuseppe Dardanello (Università degli Studi di Torino), riflessivamente antiscolastici nel racchiudere la distesa di dipinti e immense pale d’altare, sculture e arazzi, disegni e incisioni, arredi e oggetti preziosi, entro il 1680, ovvero l’anno della scomparsa di Gian Lorenzo Bernini, e il 1750, compiuto un appagante viaggio tra le capitali francese – quasi feroce nel mantenere un proprio primato, ma pure aperta nei primi decenni del XVIII secolo a guardare ammirata ai colori della pittura veneziana o ai recenti messaggi che giungono da fiamminghi e olandesi, capace di precorrere i secoli successivi, se si guarda con vera ammirazione allo Stagno di François Desportes che guarda ad un futurismo ancora meno che impalpabile nei decenni dell’Arte o al Nudo femminile di schiena di Pierre Subleyras, intenso e inaspettato nella sua sconcertante naturalezza – e papale – Roma è pure da sempre caput mundi, forse assai più pronta alla sfida in opposizione ad ogni antichità e alle recenti voci che ancora si fanno sentire dei grandi maestri del Rinascimento e del Classicismo di un pregnante Barocco -, soffermandosi e ampliando lo sguardo su una Torino che ha inizialmente centrale il nome di Guarino Guarini (in mostra, tra i tanti disegni preparatori, l’unico studio rimasto “di un settore del tamburo e della cupola per la Cappella della Sindone”, conservato presso l’Archivio di Stato torinese) e con la stessa spinta alla sperimentazione e alla libertà di ricerca di Andrea Pozzo (le sue tele torinesi, a Mondovì e a Grazzano Badoglio con una mistica Morte di San Francesco Saverio): sino a giungere al genio del messinese Filippo Juvarra, dal 1714 nominato Architetto regio da Vittorio Amedeo II, che negli spazi reali o nelle chiese della città raccoglie e allestisce “una straordinaria esposizione di arte contemporanea”, da Napoli Venezia e Roma facendo giungere con le loro tele i nomi di Francesco Solimena, Sebastiano Ricci, Francesco Trevisani e Sebastiano Conca.

Un cammino lungo settant’anni, colmo di capolavori su cui soffermarsi, un progetto di ricerca dovuto alla Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude. Un cammino allestito da Massimo Venegoni con le luci di Gianbattista Buongiorno, raccomandabili entrambi per la loro compiuta bellezza agli occhi dello spettatore, come è un’esplosione di colori primari l’immagine della mostra, il biglietto di presentazione dovuto ad un modernissimo Leandro Agostini che ha ricavato – per poi ricomporle nella IV di copertina ad esempio della “piccola guida” – certe parti cromatiche di Diana ed Endimione di Pierre Subleyras, un olio proveniente dalla National Gallery londinese, una aerea genialata che alleggerisce con garbo e gusto profondi certa pomposità, certa opulenza, una ricorrente sfarzosità a volte troppo debordanti di quei secoli che abbiamo attraversato.

Sfida anche questa. Come quella degli artisti presenti, alla ricerca di una nuova modernità mai incontrata, sperimentando nuovi linguaggi, immergendosi nelle nuove aree del naturale, dei sentimenti, degli angoli privati occupati dagli atti anche più insignificanti della giornata (magari rispolverati con un pizzico di casalingo erotismo). Non solo la schiena di Subleyras, datata 1732, anche un decennio esatto dopo la Donna che indossa la giarrettiera di François Boucher (l’intero ambiente, il camino acceso e la specchiera, i nastri e le toilette, i pizzi e i nei, la giarrettiera pronta per il decisivo aggiustamento, il gatto con il suo piccolo gomitolo, il siparietto orientaleggiante, l’amica già pronta (per uscire? per ricevere gli ultimi spasimanti?: un’opera quantomai “privata”, commissionata dal conte svedese Carl Gustav Tessin e mai esposta finché l’autore fu in vita, gelosamente riposta nel cabinet riservato del conte); come su tutt’altro verso è ammirevole il Giovane disegnatore di Jean-Siméon Chardin (1738), dalle piccole misure (18 x 15,5 cm), forse una citazione autobiografica, l’espressione di un’età iniziale fatta di stenti, con quel cappotto liso e quell’essere penosamente seduto a terra a ricopiare un più antico ritratto virile. Mescolando in piena libertà il sacro e il profano, Marco Benefial, dipingendo nel 1737 la Visione di santa Caterina Fieschi, allinea la figura di Cristo portatore della croce e incurante di calpestare il proprio sangue con uno squarcio domestico, dove la serva assiste con insistita curiosità al momento fatto di ampia religiosità, di angeli e della piena conversione della santa. Un Barocco senza Barocco, una sfida a 360 gradi. Che appassiona, senza se e senza ma.

“Con grande emozione arriviamo ad un momento lungamente atteso, l’apertura di questa straordinaria e imperdibile mostra Sfida al Barocco, evento culturale ideato per ribadire e attualizzare, nel mondo accademico e nel grande pubblico, un pilastro dell’identità di Torino, cioè l’essere una delle capitali europee del barocco”. Quindici tappe, altrettanti capitoli più un’ouverture a mostrare strade nuove. Dove possono benissimo trovare posto le uccisioni di poveri animali, quell’anatra dal collo verde o quel coniglio con un paio di tordi accanto (ancora Chardin, entrambi): piccoli gioielli, modernissimi scampoli che parlano da soli e che commuovono, frangie di un lungo momento ben più altoloquente e ricco. Ma anche pronto a raccogliere in sé quelle “povertà” forse fino a questo momento ai più sconosciute.

 

Elio Rabbione

 

 Nelle immagini:

 

Pierre Subleyras, “Diana ed Endimione”, 1738 ca, olio su tela, Londra, National Gallery

Claudio Francesco Beaumont, “Deposizione dalla Croce”, 1731 ca, Torino, Chiesa di Santa Croce

Jean-Siméon Chardin, “Giovane studente che disegna”, 1733, olio su tela, Stoccolma, Nationalmuseum

François Boucher, “Donna che si mette la giarrettiera”, 1742, olio su tela, Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza

Il teppismo che macchia la manifestazione antirazzista

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Una macchia sulla manifestazione antirazzista, scrive “La Stampa”, limitandosi a dare la notizia con una fotografia e due righe di didascalia in cui si dice dell’ imbrattamento dei monumenti e dei muri di Palazzo Civico da parte di alcuni manifestanti: un atto di teppismo che non ha giustificazioni di sorta 

La manifestazione antirazzista che si è tenuta quasi nel rispetto delle norme no Covid in piazza Castello, forse non merita la macchia che le attribuisce il giornale. Se fossi stato a Torino, sarei intervenuto anch’io perché il razzismo di ogni  tipo va sempre condannato.
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Certamente ci sono persone che colgono ogni occasione – specie dopo il digiuno forzato di tre mesi – per scendere in piazza e protestare. Per altri versi, per manifestare solidarietà ad Hong Hong, ad esempio, eravamo in pochi insieme all’associazione “Marco Pannella” e Gian Piero Leo sempre presente in difesa dei diritti civili. C’è nuova aria di sardine che stanno uscendo dalla scatoletta in cui si erano rifugiate durante la pandemia per combattere la quale non hanno mosso un dito. E poi ci sono i centri sociali che resistono al Covid e rappresentano da sempre  l’anima violenta che non si ha il coraggio di reprimere, limitandosi a vedere ottusamente la violenza solo in Casa Pound. I Centri sociali rappresentano una mina vagante e la loro adesione ad una manifestazione che si tingeva per l’occasione anche come antiamericana e contro Trump, era prevedibile. Certo,  i promotori non potevano impedire a nessuno di  andare in piazza , anche se la partecipazione, sicuramente non ricercata, degli estremisti deve far pensare. Essere antirazzisti è sicuramente importante, ma ancora più importante è il rifiuto di ogni violenza. Condannare quanto è accaduto negli USA significa anche ribadire la condanna del ricorso alla violenza. Ma chi fa della violenza la sua ragion d’essere non può capire. E allora, per distinguersi e farsi notare, imbratta la statua di Vittorio Emanuele II in piazza Palazzo di Città. Un gesto cretino da parte di chi forse non sa neppure chi e  cosa ha imbrattato. Un atto di inciviltà che non può ricadere sulla manifestazione in sé. In ogni caso, se io avessi partecipato e avessi visto la presenza dei centri sociali, quasi sicuramente mi sarei allontanato dalla piazza, non accettando le cattive compagnie. Dopo il Covid forse è giunto  davvero il momento di chiudere i covi sovversivi e spesso abusivi dell’estrema sinistra e dell’esterna destra : un permanente assembramento di gente abituata ad usare le mani più che il cervello. Un potenziale elemento sovversivo capace di soffiare sul fuoco del disagio e della crisi in cui ci stiamo dibattendo. Il virus della violenza va combattuto con decisione e l’Italia messa a tappeto dalla pandemia non può più tollerare che ci sia gente che pratica il teppismo e ricorre alla violenza.  Il confine della manifestazione di un pensiero e della tolleranza o meno passa proprio attraverso il rispetto delle regole della democrazia e del civismo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

I finanziamenti green di Intesa Sanpaolo

Intesa Sanpaolo ha messo a punto un’offerta di finanziamenti “green”: mutui e prestiti personali che premiano con condizioni di tasso vantaggiose chi acquista immobili ad elevata efficienza energetica (classe maggiore o uguale a B) e chi effettua una riqualificazione volta ad aumentarne la classe energetica di appartenenza.

In Italia, solo il 30% degli immobili appartiene a una classe energetica medio-alta, il resto necessita di lavori di adeguamento.

L’investimento medio degli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente nel nord ovest si aggira intorno ai 9.000 euro (9.500 euro in Piemonte, 7.800 euro in Liguria, 11.000 euro in Valle d’Aosta).

L’iniziativa di Intesa Sanpaolo è coerente con gli impegni per la sostenibilità assunti dal Gruppo. Il prossimo passo sarà l’anticipo del credito previsto dal recente Decreto Rilancio, il cosiddetto Ecobonus, che permetterà al cliente di realizzare i lavori necessari e quindi di incrementare il valore della propria casa anche se non dispone delle risorse necessarie.

“Il tema dell’efficienza energetica è ormai centrale nel mercato degli immobili – spiega Teresio Testa, direttore regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria Intesa Sanpaolo – In questo momento di ripartenza dell’economia locale, è essenziale puntare sulla qualità degli investimenti e sulla salvaguardia dell’ambiente. Con i nuovi finanziamenti “green”, premiamo con condizioni di tasso vantaggiose, a partire dallo 0,45% per un mutuo ventennale, chi acquista immobili ad elevata efficienza energetica. Per Intesa Sanpaolo, si tratta di una proposta coerente con i principi della circular economy a cui la Banca ha aderito e con l’impegno sottoscritto con il Piano di Impresa 2018 – 2021, per lo sviluppo di azioni e servizi che riducano le emissioni.”

Il commissariamento del Regio in Sala Rossa

Da Palazzo Civico / Il prossimo commissariamento del teatro Regio è stato al centro di un dibattito durante la seduta di Consiglio comunale di ieri pomeriggio. Comunicazioni in Aula da parte della Giunta sono state chieste da otto consiglieri di minoranza: Tresso, Artesio, Scanderebech, Morano, Magliano, Pollicino, Curatella e Montalbano. 

Per l’esecutivo di Palazzo civico è intervenuta la sindaca Chiara Appendino che ha riepilogato la situazione del teatro: “Confermo quanto detto nelle scorse settimane; non appena l’Ente  lirico approverà il Bilancio 2019 si chiederà la nomina di un Commissario ministeriale”. Appendino ha ricordato lo stato precario del bilancio dell’Ente: “Dal 2015 a oggi il teatro ha ricevuto contributi straordinari per dieci milioni di euro, ma il debito accumulato è di circa trenta milioni e il disavanzo strutturale annuo è di 2,5 milioni, fatto quest’ultimo che obbliga a procedere al suo commissariamento. Occorre ricordare che la crisi di liquidità è da anni strutturale.

Il Commissario – ha proseguito la sindaca – dovrà lavorare su quattro punti:

  1. La ristrutturazione del debito, in quanto la situazione debitoria genera costi economici da indebitamento (interessi passivi) e la conseguente carenza di liquidità non consente il pagamento di fornitori e di artisti;
  2. La ripatrimonializzazione della Fondazione;
  3. L’adeguamento della macchina scenica del teatro, per la quale sono previsti 8,5 milioni di investimenti;
  4. La necessità di riorganizzare la Fondazione per arrivare ad eliminare il disavanzo di gestione annuale.”

La prima cittadina ha concluso l’intervento evidenziando come: “la riorganizzazione non significhi non tutelare i livelli occupazionali; anzi l’impegno va proprio in questa direzione – ha detto – compresi i contratti a tempo determinato sui quali l’attenzione è massima. L’obiettivo è soltanto uno: la messa in sicurezza del teatro.”

All’intervento della sindaca sono seguite le dichiarazioni dei consiglieri comunali:

Aldo Curatella (Misto di Minoranza): Avevamo presentato richiesta di comunicazioni il 28 maggio, alla notizia dell’avvio delle indagini, per capirne l’impatto sul Teatro Regio. La richiesta di commissariamento ci ha lasciato basiti, dati i positivi risultati economici annunciati solo pochi mesi prima. Come si è arrivati a questa situazione? Che impatto hanno avuto le scelte di Graziosi e come ha vigilato la Città? Temiamo che alla fine a pagare saranno i lavoratori…

Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): La situazione è preoccupante, anche per l’immagine della Città. Mi sembra si siano verificati episodi poco cristallini, che rischiano di disincentivare gli investimenti dei privati sul teatro. Preoccupa anche la situazione occupazionale, in particolare dei lavoratori precari. Il piano di sviluppo di Schwarz è stato attuato? Mi sembra ci sia molta improvvisazione. La scelta delle persone, Sindaca, è stata infelice. Serve una politica più forte.

Viviana Ferrero (M5S): Il Regio è un patrimonio non solo cittadino, ma italiano, riconosciuto in innumerevoli sedi. Vorrei ci fosse ancora un’interlocuzione con il Teatro e con i lavoratori per evitare il commissariamento. Chiediamo risorse al Governo.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Salvaguardiamo i posti di lavoro! Al di là della questione del commissariamento, dobbiamo tutelare i lavoratori: facciamo in modo che non debbano pagare loro questa situazione. Tutte le forze politiche, insieme, provino ad avviare un’interlocuzione con il Ministro Franceschini per evitare tagli agli stipendi e per non lasciare a casa i 60/70 precari del Regio.

Daniela Albano (M5S): Mi unisco alle preoccupazioni relative al commissariamento e lancio un appello per salvaguardare le eccellenze artistiche del Teatro Regio.

Marina Pollicino (Con.Ci.): Un’amministrazione accorta avrebbe dovuto intravedere i rischi di un andazzo simile. In questi anni ci è sempre stato detto che avevamo un management di prim’ordine e ora si va al commissariamento, a spese dei lavoratori. La sindaca potrà inserire nell’elenco delle battaglie perse, oltre al Tav, anche il Teatro Regio.

Eleonora Artesio (Torino in Comune): La manifestazione di lunedì scorso degli operatori del Teatro Regio evidenziava un’aspettativa riguardo al ruolo del Consiglio Comunale nella vicenda, auspicando un incontro in Commissione Cultura. Erano note le difficoltà strutturali e negli investimenti del Teatro, ma non è chiara la modalità con cui si è arrivati alla scelta politica del commissariamento. Non è una questione esclusivamente finanziaria.

Chiara Foglietta (PD): Sindaca, lei presiede da quattro anni la fondazione e se andava tutto bene quando c’era Graziosi, come mai ora è tutto opaco? Come mai invoca il commissariamento? Sono contenta che anche consiglieri della maggioranza abbiano chiesto di stoppare il commissariamento. Sono preoccupata per un possibile declassamento del teatro e per il mantenimento dei livelli occupazionali.

Massimo Giovara (M5S): Con rammarico e delusione vedo che ora tutti sono esperti di teatro. Invito a leggere un articolo della Gabanelli che racconta i problemi della lirica italiana. Questa maggioranza ha presentato una mozione di 15 pagine per far salire il Regio ai livelli della Scala di Milano e in Commissione abbiamo lavorato per tutelare lavoratori e lavoratrici della cultura. Prima di strumentalizzare la vicenda, occupiamoci insieme di tutelare i lavoratori e garantire un futuro al Regio.

Lorenza Patriarca (PD): Nelle audizioni di Schwarz questa situazione drammatica non è mai emersa. Chi governa la Città deve prendersi le proprie responsabilità, senza scaricarle sempre sulle Amministrazioni precedenti. Il Teatro Regio è un ente lirico di eccellenza, è un simbolo della Città e dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il commissariamento.

In fase di replica la sindaca Appendino ha ribadito le difficoltà del teatro lirico torinese: “Il Regio non sta in piedi, lo ripeto. Vi sono difficoltà economiche e finanziarie strutturali, e se potessi tornare indietro avrei commissariato il teatro già da tempo. Il Commissariamento è stata una scelta difficile, ma è l’unica strada percorribile per rilanciarlo affinché possa tornare ad essere una struttura finanziariamente sana.”

Sei mesi di stop per Baselli operato al ginocchio

Daniele Baselli è stato operato ieri a  Bologna per la ricostruzione del legamento anteriore crociato del ginocchio destro, intervento perfettamente riuscito.

Il centrocampista del Torino potrà cominciare tra una quindicina di giorni la fase riabilitativa post-operazione che durerà circa sei mesi: tornerà in campo a novembre-dicembre. Bisognerà ora  sopperire all’assenza di Baselli: a centrocampo i Granata hanno  Rincon, Lukic e Meité, ma quest’ultimo è alle prese con un problema muscolare.