ilTorinese

Poliziotti in borghese incastrano due pusher

Martedì pomeriggio, operatori delle pattuglie “Falco” della Squadra Mobile hanno arrestato due cittadini albanesi, M.E., 34 anni, residente in Torino, e G.E., 37 anni, domiciliato a Torino

I due smerciavano cocaina in Via Pietro Cossa, prevalentemente ai clienti delle prostitute che calcano i marciapiedi tra Piazza Massaua e Via Pietro Cossa.

Dopo alcuni giorni di osservazione, gli investigatori della Squadra Mobile hanno intercettato un’Alfa Romeo Giulietta con i due albanesi che gravitavano nella zona, per eventuali richieste extra.

Fermati dagli operatori a bordo di un’auto civetta, i due albanesi hanno dovuto constatare che non si trattava di clienti insoddisfatti, ma della polizia in borghese. Dopo la perquisizione dell’autovettura, gli agenti riuscivano a scovare, in un vano ricavato sotto l’alloggiamento porta oggetti (rimosso dalla sua sede), due involucri con quasi due etti di cocaina.

I due pusher, al termine degli accertamenti preliminari, sono stati condotti nel carcere “Lorusso e Cutugno” di questo capoluogo, dove sono stati posti a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

+Europa aderisce al flash mob per Zaki

“Giulio Regeni e Ahmad Reza Jalali costituiscono non solo un triste capitolo del libro sui diritti umani mondiali, ma anche un preoccupante precedente che ci auguriamo non venga mai ripetuto. Eppure le notizie che provengono dall’Egitto sulla persona di Patick Zaki non ci fanno ben sperare”

Riceviamo e pubblichiamo 

 

Patrick, lo studente a Bologna di origine egiziane, è da settimane detenuto nel suo Paese nativo senza comprendere i motivi dell’arresto. I giornali parlano di torture subite da Zaki, tra le quali le scosse elettriche. Tutto senza motivo, posto che ce ne debba essere uno (e non ce n’è in generale) per subire atti simili.

 

L’avvocato di Zaki sostiene che il suo assistito sia sta preso, bendato, picchiato, spogliato, sottoposto a scosse elettriche e minacciato di stupro. L’accusa parrebbe quella di aver incitato (a distanza, vista la sua presenza in Italia) alla protesta e al rovesciamento dello Stato egiziano.

 

Ma Patrick ha “commesso” anche un altro più surrettizio crimine, quello di essere iscritto a un master in studi di genere. In patria lo definiscono “criminale omosessuale” e tanto basta per provocare la nostra indignazione. 

 

Oggi Patrick continua a essere detenuto e probabilmente a subire torture. Noi, nel nostro piccolo, non solo non accettiamo questa condizione ma vogliamo provare a fare sentire la nostra voce. Per questo motivo aderiamo al flash-mob che si terrà sabato 22 febbraio alle ore 15:30 in Piazza Carignano.

Afferma Marco Cavaletto, coordinatore di +Europa Torino: “Sabato saremo in piazza per ribadire la nostra vicinanza a Patrick, nella speranza che le istituzioni italiane ed europee si muovano in fretta e meglio rispetto al caso Regeni. Noi saremo sempre in strada contro chi viola sistematicamente i diritti umani”.

Al momento in Piemonte non si registrano casi di positività al coronavirus

L’Assessorato regionale alla Sanità dopo la riunione straordinaria di oggi della task force sul ‘coronavirus covid-19’ per esaminare la situazione dopo i primi casi di contagio in Lombardia comunica:

“Al momento in Piemonte non si sono riscontrati casi di positività al virus. Alle aziende sanitarie sono state ribadite le indicazioni dei protocolli internazionali e ministeriali riferite all’evolversi della situazione”.

“Il sistema sanitario regionale sta agendo con la massima attenzione assicurando il pieno rispetto dei protocolli sanitari appropriati alle diverse situazioni”. Così Luigi Icardi, assessore
regionale alla Sanità, durante la  riunione straordinaria della task force convocata per fare il punto dopo i primi casi di contagio in Lombardia.

Alla riunione, presieduta dallo stesso assessore, hanno partecipato i direttori generali e sanitari delle Asl e Aso del Piemonte, i responsabili del Seremi (Servizio di riferimento regionale di epidemiologìa per la sorveglianza e il controllo delle malattie infettive) di Alessandria, il dirigente responsabile del Settore Programmazione dei servizi sanitari regionali, i responsabili dei Servizi di Emergenza 118 e della Protezione civile del Piemonte.

Si è seguita in videoconferenza la riunione della Unità di emergenza nazionale, in collegamento dalla sede della Regione Lombardia.

 

Carnevale di Ivrea, l’attività della polizia

Si sono conclusi a tarda notte, con la partecipazione complessiva di oltre 20000 giovani, i festeggiamenti per il Giovedì grasso

Nei servizi di ordine e sicurezza pubblica, diretti  dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Ivrea e Banchette, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria e la Polizia Municipale di Ivrea, coordinati dalla nuova sala operativa interforze, sono stati impiegati circa 100 poliziotti del Commissariato di Ivrea, del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte, del Reparto Mobile, della Divisione Polizia Amministrativa e delle pattuglie antiterrorismo della Polizia di Stato.

Nell’ambito dei servizi di polizia amministrativa finalizzati a verificare il rispetto della normativa vigente e delle ordinanze sindacali emanate per prevenire il consumo di alcool da parte di minori sono stati effettuati ripetuti controlli nei pubblici esercizi e nelle aree  attrezzate delle squadre di aranceri; tre esercenti sono stati sanzionati per aver somministrato super alcolici nonostante il divieto, 1 c.d. paninaro è stato sanzionato per non aver rispettato l’obbligo di cessare l’attività alle ore 1,30. Un giovane è stato segnalato per possesso per uso personale di sostanze stupefacenti. Grazie ai servizi di controllo del territorio finalizzati alla prevenzione dei reati in generale, con particolare attenzione, considerata la grande affluenza del pubblico, al contrasto dei reati predatori, sono state identificate di circa oltre 80 persone e controllati  26 veicoli; una persona è stata denunciata per guida in stato di ebrezza. Nel corso della serata, anche grazie alle misure organizzative condivise con gli organizzatori, nonostante la grande affluenza di pubblico facilitata dalle temperature miti, non si sono registrate criticità per l’ordine pubblico.

Sicurezza stradale, ancora troppi morti. Prevenire anche con i social

Nel 2019, in Piemonte, sono avvenuti  4441 incidenti stradali, (4744 erano quelli registrati nel 2018),  di questi 2805 hanno registrato solo danni (nel 2018 erano 2922),  1566 hanno riportato lesioni (nel 2018 erano 1763) e 70 sono invece stati quelli mortali (11 in più rispetto all’anno precedente)

I conducenti controllati con etilometro o precursore ammontano a 126.579: 1.917 sono stati sanzionati per guida sotto l’influenza di alcol,  142 sono invece risultati positivi a una o più sostanze stupefacenti. Sono solo alcuni dei dati che la Polizia stradale ha illustrato questa mattina nell’ambito dell’incontro e della campagna social rivolta agli studenti “#sicuroèmorto #deciditucometornareacasa, promossa dal Consiglio regionale, a Palazzo Lascaris.

Un argomento di grande attualità, quello della sicurezza stradale,  secondo il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia:

“Occorre  alzare il livello di sensibilizzazione attraverso un cambio culturale, costruito anche attraverso un linguaggio  e una comunicazione più vicina ai ragazzi, soprattutto se i destinatari del messaggio sono i giovani. A tale scopo il Consiglio regionale ha ideato la campagna di sensibilizzazione #sicuroèmorto e #deciditucometornareacasa, a testimonianza del fatto che la maggior parte dei fattori di rischio che favoriscono l’evento incidente stradale sono legati alla persona e ai suoi stili di vita, come il consumo di alcol e sostanze psicotrope, la disattenzione o l’eccesso di sicurezza”.

A portare i saluti ai ragazzi del liceo Cavour presenti in aula, anche il vicepresidente Giunta regionale Fabio Carosso che si è soffermato sul significato di buona guida: imparare a guidare bene non vuol dire andare veloci ma  avere rispetto per gli altri, per tutti i soggetti che frequentano la  strada. La patente non è garanzia di bravura, occorrono anni di esperienza e tanti chilometri percorsi.

 

“La sicurezza è concetto importante, ogni cittadino deve avere la percezione di quella che è la vita sociale e deve sentirsi sicuro attraverso un apparato dello Stato che possa garantirla  – ha dichiarato Maria Dolores Rucci, Dirigente del Compartimento Polizia Stradale Piemonte e Valle d’Aosta –   Bisogna godere della vita rispettando piccole norme di comportamento ma essenziali. La strada è un luogo che tutti percorriamo, da pedoni, ciclisti, conducenti e come luogo  e spazio condiviso bisogna considerarlo ogni volta che ci si mette alla guida. Fra le tante attività che la Polizia Stradale svolge, il rispetto dell’art. 142 C.d.S. (eccesso di velocità);  art. 171 C.d.S. (uso del casco);  art. 172 C.d.S. (cinture di sicurezza);  art. 173 C.d.S. (uso dell’auricolare o viva voce);  art. 186 C.d.S. (guida in stato di ebbrezza);  art. 187 C.d.S. (guida sotto l’influenza droga)”.

“Sono qui non senza fatica – confessa ai ragazzi  Alessandro Santagada, responsabile per Torino e provincia dell’Associazione vittime della strada,  –  e lo faccio non per me perché  penso al messaggio che mio figlio avrebbe voluto dare se fosse ancora vivo.  I ragazzi stessi siano d’esempio per i loro coetanei, abbiano rispetto per la vita e agiscano sempre secondo buon senso. Queste storie hanno una duplice faccia che non va mai sottovalutata,  la morte di una persona che si amava  e il dolore di tutti quei genitori che restano”.

“La sicurezza sulla strada si fa attraverso una sicurezza partecipata, attraverso piccole scelte quotidiane che garantiscono la sicurezza di tutti – ha dichiarato Giovanni Mistrangelo, Sostituto Commissario Polizia di Stato – Comportamenti superficiali, frettolosi, sbadati, e non solo quelli volutamente rischiosi, sono l’origine di molti degli incidenti stradali che vedono coinvolti i pedoni e i conducenti presenti sulla strada. La campagna avviata oggi con il Consiglio regionale #sicuroèmorto  ci permette di rivedere e scoprire quali comportamenti adottare tutti insieme per una circolazione sicura e consapevole dei rischi che si corrono. Inattenzione e distrazione, stanchezza e sonno, sistemi di protezione attiva e passiva, stati di alterazione, questi e molti sono i fattori su cui bisogna agire in maniera collettiva. Dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo incontrato nelle scuole circa 1600 ragazzi, perché solo parlando  e comunicando possiamo prevenire comportamenti rischiosi”.

“Il corretto utilizzo delle protezioni è fondamentale – ha dichiarato nel suo intervento  Alessandro Aprato, chirurgo ortopedico specialista in traumatologia CTO Torino – L’aumento di incidenza è da attribuire anche alle cattive abitudini, frenare in moto con il piede che sfiora l’asfalto, guidare con le infradito, sottovalutare gli effetti della stanchezza e del sonno. Tanti incidenti sarebbero  evitabili”

Hanno concluso i lavori alcuni parlamentari piemontesi componenti della Commissione Trasporti Camera dei Deputati che hanno invitato a una collaborazione continua tra istituzioni, enti, scuole, associazioni e privati, perché solamente una sicurezza partecipata e condivisa da tutti gli attori che circolano con i loro veicoli sulle strade, può consentire il raggiungimento dell’obiettivo, che è quello di  tutelar vite umane. La commissione trasporti sta attualmente lavorando ad una modifica del codice della strada intervenendo su alcuni fenomeni come l’uso dello smartphone alla guida. Tra le proposte, l’aumento dellele pene, la sospensione della patente fin dalla prima infrazione e la possibilità di multare le soste irregolari. La repressione a detta dei deputati piemontesi, è uno strumento importante ma occorre anche garantire la certezza della pena. Bisogna lavorare sulla prevenzione e mettere gli Enti locali nella condizione di poter lavorare sul territorio, per questo la commissione sta valutando l’introduzione di fondi che possano garantire forme di trasporto convenzionato la sera per i giovani.

Appendino: “Amministrare è difficile”

La sindaca di Torino Chiara Appendino è intervenuta questa mattina alla Scuola di Applicazione dell’Esercito all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tar del Piemonte

“L’esperienza di questi anni  mi ha fatto capire quanto sia complesso il compito di chi deve amministrare gli enti pubblici.

Nonostante i tentativi di semplificazione del quadro normativo restano ancora molte difficoltà. È difficile amministrare – ha detto la sindaca – ma non è certo più facile giudicare chi opera nella pubblica amministrazione. L’auspicio è che giudici e pubblica amministrazione possano lavorare insieme per curare gli interessi  loro affidati, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo istituzionale”.

Arrestato per porto illegale di arma

I fatti accaduti la notte di San Valentino

Sono quasi le 2 del mattino ed un’autovettura sta percorrendo corso Francia a bassissima velocità, fermandosi più volte e per brevi lassi di tempo in corrispondenza di alcune attività commerciali.
Il comportamento del conducente insospettisce la volante del commissariato San Paolo. Intimato
l’alt, il veicolo arresta la sua corsa. Alla guida, un cittadino italiano di 34 anni, già noto agli operatori
per precedenti di polizia. Pertanto, gli agenti procedono al controllo dello stesso e dell’auto,
notando spuntare sotto il sedile dell’auto un oggetto di colore scuro, simile al calcio di un’arma da
sparo. Gli operatori hanno dunque posto in essere le adeguate misure di sicurezza per procedere al
recupero dell’arma, che si presentava con il “cane armato” ed il caricatore inserito, ma priva di
munizionamento. Fatto scendere dall’abitacolo, il soggetto è stato perquisito. Nel corso degli
accertamenti, è stato inoltre ritrovato nella tasca del giubbotto un coltello a serramanico,
sequestrato. Alla luce dei fatti, l’uomo è stato arrestato dagli agenti del commissariato San Paolo
per porto illegale di arma da sparo ed indagato in stato di libertà per ricettazione, in quanto
provento di furto la pistola in suo possesso. Gli sono state contestate, infine, violazioni al codice
della strada perché circolava sprovvisto di copertura assicurativa e della patente di guida, revocata
dalla Polizia Locale di Torino nel settembre del 2015.

“Il mare oscuro della verità”, non solo noir

Lo scrittore di origini calabresi, ma torinese di adozione, Luisio Luciano Badolisani, classe ‘63 e sette libri pubblicati alle spalle, è uscito a dicembre con un nuovo romanzo pubblicato da Linea Edizioni, casa editrice padovana diretta da Lisa Marra.

Il mare oscuro della verità, a un primo approccio, potrebbe sembrare un normale romanzo, forse un noir (nella sua accezione più ampia) considerati i luoghi di ambientazione narrativa alquanto peculiari sotto l’aspetto criminale e di degrado.

Potrebbe, ma non è così. «Non voglio essere etichettato come giallista», chiarisce al riguardo Badolisani, «Scrivere gialli è divertente e continuerò a farlo sicuramente, ma vorrei avere la possibilità di esplorare altri ambiti: intimisti, sociali, esistenziali e sentimentali, perché no?».

Difatti, a una seconda e più attenta lettura, analizzando particolari passaggi, si appalesa come un testo polivalente, in cui trovano spazio diverse tematiche di natura letteraria, economica, sociologica, criminologica, financo giuridica. Di alcune se ne discute da diversi decenni, altre sono di recente attualità.


In altri termini, si può affermare che questo libro consente molteplici interpretazioni del  testo stesso da parte del lettore. Per tali motivi lo potremmo definire “un’opera aperta”, secondo la famosa definizione che fu data da Umberto Eco nell’omonimo saggio del 1962. Ecco perché l’autore intende sfuggire alle definizioni nette, preordinate, come quella di “genere letterario”, analogamente al protagonista di questo suo ultimo lavoro, il professore Adriano Terranova, che in fondo difficilmente saprà darsi un’identità di luogo precisa, dopo molti anni di lontananza dalla propria terra di origine.

Compiuta la maggiore età, a fine anni Sessanta, il protagonista viene infatti  spedito dai nonni paterni, che l’hanno adottato, a condurre la sua vita nella metropoli subalpina. Senza possibilità di scelta.

“Qui non torni nemmeno per i nostri funerali”, gli diranno, perché non vogliono che sia contaminato dalla cultura omertosa e criminale imperante nella Calabria di quegli anni,  ossia quella della ’ndrangheta. Una piaga sociale, profonda, che affligge storicamente il nostro Paese e non solo, atteso che tale organizzazione mafiosa rappresenta uno dei network criminali più potenti al mondo.

Una descrizione precisa della realtà storica e socio-economico di un territorio e delle dinamiche psicologiche dei suo abitanti, che consente, anche ai non addetti ai lavori, di comprendere perché in quella parte d’Italia alligna la “mala pianta” (metafora efficace utilizzata da Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, tra i massimi esperti di mafia calabrese nel mondo, n.d.r.). In particolare, con forza e incisività narrativa l’autore riesce a descrivere quello che il sociologo Edward C. Banfield definisce “familismo amorale”, inteso quale contesto socialmente ed economicamente arretrato, potenzialmente criminogeno, soprattutto quando impone come norma sociale l’omertà. Atteggiamento deviante che ricorre nel corso della narrazione, da cui non rimane indenne neanche il protagonista, a testimoniare la pervasività del problema.

Unica soluzione per sottrarsi all’influenza nefasta di detto condizionamento risulterà l’emigrazione forzata al Nord, scelta a lui imposta, proprio allo scopo di proteggerlo Rispetterà l’impegno di non tornare e di laurearsi, diventando un rispettabile docente liceale, ma a quale costo? Una vita, la sua, sospesa su un filo trasparente a precipizio nel vuoto: pure essendo stato amato, sente di aver vissuto senza amore. «Ho cercato di scrivere una storia di sentimenti per capire se questi possano prescindere dalle condizioni di appartenenza a un luogo, a una famiglia, a un ceto sociale», racconta l’autore, «Quello che noi proviamo, il nostro bagaglio emozionale è
strettamente correlato alla nostra storia personale».

Adriano che tornerà in Calabria dopo quarant’anni non la troverà così cambiata, ma soprattutto scoprirà delle amare verità rispetto alle sue vicende, dopo l’incontro clandestino con il suo compagno di giochi infantili, diventato un boss della criminalità organizzata, un latitante imprendibile.

Inoltre, il protagonista, dovrà fare i conti con la morte dei suoi genitori avvenuta a seguito di uno strano e alquanto misterioso incidente stradale. Lui un bimbetto in fasce fu tratto in salvo, ma il mistero dell’affidamento ai nonni sarà una delle tante questioni irrisolte della sua esistenza.

Alla fine congederà i lettori un vibrante proclama dell’autore: il contrasto alla mafia deve essere effettuato anche sul versante della cultura della legalità, diffondendola soprattutto tra le nuove generazioni. In siffatto modo Badolisani dimostra di aver interiorizzato l’insegnamento impartito dagli eroi della lotta alla mafia, tanto da inserirlo nel romanzo stesso come condizione di un possibile cambiamento della situazione in cui versa la sua terra d’origine e di aperto rifiuto alla rassegnazione.

 

Romanzo: IL MARE OSCURO DELLA VERITÀ
Autore: Luisio Luciano Badolisani
Editore: Linea Edizioni
Uscita: dicembre 2019
Pagine: 144, 15,00 euro
Prefazione: Pierluigi Granata

Impact Hub Torino festeggia il secondo compleanno

Riceviamo e pubblichiamo   “2 is megl che one!” recitava un famoso spot pubblicitario degli anni ’90. We believe in double Double purpose, double perspective, double impact

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E noi abbiamo voluto riprendere lo slogan per calarlo nella nostra quotidianità, rendendolo il motto che guida le attività di Impact Hub Torino, della sua community e dell’intero network globale. E ovviamente il motto della festa per il secondo compleanno di Impact Hub Torino!
Siamo quindi felici di invitarvi al:
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– IMPACT HUB TORINO’S 2ND BIRTHDAY PARTY –

2 IS MEGL CHE ONE

Venerdì 21 febbraio, h 18:30

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Un’occasione speciale per:
  • incontrare la community e i cofondatori di Impact Hub Torino
  • conoscere cosa abbiamo fatto quest’anno per raggiungere il nostro “2”
  • raccontare il tuo “2”
  • e soprattutto festeggiare insieme il nostro secondo anno d’impatto con musica, food & drink!
E a proposito di food & drink…
Anche quest’anno non mancherà dell’ottima birra e, udite udite, porteremo in Impact Hub Torino uno dei più famosi e storici kebap di Torino: da DEMIR!
Se non lo conoscete ancora, Demir Ergulu è un cuoco turco giunto in Italia nel 1986. Dopo una lunga gavetta nei ristoranti italiani, nel 2000 decise di aprire un locale tutto suo dando vita ad uno dei primi “kebabbari” di Torino! La sua particolarità? Il Kebap preparato solo con carne di manzo italiana di alta qualità!
Al suo stand in cucina, potrete scegliere tra il suo famoso panino Kebap o Falafel, o anche tutti e due se sarete affamati!
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E per non perdere i momenti più importanti, ecco a voi un’anteprima del programma della serata:
18:30 | Accredito e warm up
19:30 | News da Impact Hub Torino
19:45 | Hubbers’ Time
20:15 | Community Impact Awards
20:30 | Party time
22.00 | Maxibon cake & cheers!
Per partecipare è necessario riservare il proprio posto registrandosi su Eventbrite: https://www.eventbrite.it/

Metrò 2, Costanzo (M5S): “Ai sindaci l’istanza dei lavori”

“Oggi (ieri, ndr)  ho consegnato l’istanza dei sindaci della collina al ministero dei trasporti.

Il viceministro Giancarlo Cancelleri ci ha rassicurati che opere così importanti come la metropolitana nascono per collegare l’hinterland e i comuni limitrofi alle città, in  tale ottica terrà conto anche delle istanze contenute nella lettera e ha confermato la volontà di dare continuità economica all’opera, per evitare drastiche interruzioni con cantieri perenni e cattedrali nel deserto” – Così in una nota la deputata castiglionese Jessica Costanzo del Movimento 5 Stelle.