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Fca torni a Torino. Ma il premier smorza le polemiche sul maxi prestito

Dopo la richiesta di un  finanziamento di 6,3 miliardi di euro per sostenere i 16 stabilimenti italiani del gruppo automobilistico, sul caso Fca è intervenuto il premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa di ieri sera a Palazzo Chigi. 

Come è noto il prestito sarà  garantito dalla finanziaria pubblica Sace per  tre anni e verrà erogato da Intesa San Paolo. La vicenda ha suscitato polemiche, considerando che l’azienda ormai ha le proprie sedi fiscali e legali a Londra e in Olanda.

Fca – mentre da più parti la politica chiede che la sede legale e fiscale dell’azienda torni a Torino – ha però assicurato che le risorse saranno destinate al sostegno della filiera  in Italia, che coinvolge circa 10.000 piccole e medie imprese.

E il presidente del Consiglio smorza le polemiche ricordando che si tratta di “un’azienda italiana che occupa tantissimi lavoratori”. Il premier ha anche detto che il governo si attiverà per far sì che in Italia le condizioni siano in futuro migliori, per evitare che le nostre aziende si trasferiscano all’etero per trovare migliori condizioni fiscali.

Lunedì riaprono nove uffici postali

Dal 18 maggio saranno nuovamente aperti al pubblico diversi uffici del torinese

                            

 Continua il progressivo ripristino orario degli Uffici Postali in provincia di Torino. Dopo la temporanea rimodulazione resasi necessaria allo scoppiare della pandemia di COVID del mese di marzo, Poste Italiane ha provveduto ad aumentare gradualmente le aperture degli Uffici Postali già a partire dallo scorso 26 marzo in coincidenza con il pagamento delle pensioni, fino ad arrivare al quasi completamento delle riaperture sia nella città di Torino che nella sua provincia.

 

Dal 18 maggio, infatti, saranno nuovamente aperti al pubblico, tutti i giorni, gli Uffici Postali di  Borgata Paradiso di Collegno, Leumann, Nichelino 2, in Via Alcide De Gasperi 7, Torino 43, in Via Gaspare Spontini 23, Torino 45, in Corso Siracusa 182, Torino 31, in Via Stradella 197, Torino 4, in Corso Palermo 55, Torino 15, in Via San Quintino 35/F e Torino 27, in Via Enrico D’Ovidio 8.

 

La riapertura degli Uffici Postali della provincia di Torino è stata possibile anche grazie all’adozione di idonee misure di sicurezza come, ad esempio, l’installazione di pannelli schermanti in plexiglass negli uffici postali con il bancone ribassato e il posizionamento di strisce di sicurezza che garantiscano il mantenimento della distanza interpersonale di almeno un metro, nonché di accurate procedure di sanificazione delle sedi realizzate a tutela della salute di dipendenti e cittadini.

 

In provincia di Torino sono disponibili anche 202 ATM Postamat che consentono ai correntisti BancoPosta titolari di carta Postamat-Maestro e dai titolari di carte di credito dei maggiori circuiti internazionali, oltre che dai possessori di carte Postepay di effettuare operazioni di prelievo di denaro contante, interrogazioni su saldo e lista dei movimenti, ricariche telefoniche e di carte Postepay, accanto al pagamento delle principali utenze e dei bollettini di conto corrente postale.

 

Poste Italiane invita i cittadini ad entrare negli uffici postali esclusivamente per compiere operazioni essenziali e indifferibili e ove possibile, dotati di misure di protezione personale come guanti e mascherina mantenendo obbligatoriamente le distanze di sicurezza, all’esterno e all’interno dei locali.

 

Ulteriori informazioni sulle aperture e sulle disponibilità orarie degli Uffici Postali sono reperibili sul sito internet www.poste.it

 

Il mercato contadino in piazza Bodoni

Riparte  da piazza Bodoni, i mercati contadini di Cia Agricoltori delle Alpi, a Torino.

Appuntamento garantito nel rispetto delle norme di distanziamento, con obbligo di mascherina e accesso contingentato ai banchi in piazza, oggi, domenica 17 maggio, fino alle 19. In arrivo le prime produzioni stagionali degli orti e delle aziende agricole del Torinese, direttamente dal produttore al consumatore. Ortaggi, formaggi freschi e stagionati, carni bianche e rosse, olio e miele, ma anche fiori e biscotti, confetture fatte in casa, vini e salumi.

Un segno tangibile di ritorno alla normalità, dopo mesi di chiusura forzata ‘per le disposizioni di sicurezza anti-contagio coronavirus. Come consuetudine, “La spesa in campagna” di Cia Agricoltori delle Alpi si svolgono la seconda domenica di ogni mese in piazza Palazzo di Città e la terza domenica del mese in piazza Bodoni.

Sotto la mascherina, è assicurato il sorriso.

Una classe politica non sempre all’altezza

Torino sta proprio male. Dopo la febbre altissima subentra la disperazione di chi non vede futuro o quel poco che intravede è un buco nero nero. Disperazione che cogli per strada, tra la gente

Una disperazione che trasuda dai muri e dalle camminate delle persone. Testa bassa e mascherina. I più previdenti anche guanti. Impressionante vedere i camion militari per le strade di Barriera di Milano. Impressionante ma necessario. Ordine pubblico e criminalità a volte sono fuori controllo.

Altra rissa davanti all’Inps di corso Giulio Cesare. Si sono affrontati Rom rumeni ed italiani
e magrebini. Si dice che gli spacciatori albanesi insediati nelle vie limitrofe a piazza Foroni
vogliano cacciare i senegalesi da via Montanaro estendendo il loro controllo. Prima o poi ci
scapperà il morto. Intanto molti esercizi commerciali non riapriranno. Il pastificio all’ingrosso
che non ha più commesse dai ristoranti. I ristoranti che non avranno più i turisti e dovranno
ridurre di un quinto i posti. Poi ci sono le palestre. Se ho capito bene da fine mese possono aprire ma
si devono organizzare. Garantire la distanza, contingentare le entrate, e vietare spogliatoi saune
e piscine. Metà all’incirca della attività. Prima c’erano circa 5000 persone che ci campavano
mediamente sopra. Da impiegati a istruttori. La vedo dura confermare il 50% degli addetti. Poi
c’è l’obbligo delle mascherine. Anche qui la vedo difficile. Come al solito le banche fanno melina
a centro campo per non pagare il dazio. Cassa integrazione erogata a singhiozzo. Ed arriva Fca
che vuole i finanziamenti. Difficile negarglieli. Anche se si sollevano molte critiche. Ma come,
quando c’è da pagare poche tasse andate all’estero e quando c’è da chiedere soldi a fondo
perduto li chiedete in Italia? Considerazione moralmente ineccepibile, poi? Alternative? Non
mi pare proprio. Come la vedo dura sul Tav dove non arrivano più bollettini. Mi sa che si sono spesi
tanti soldi, se ne spenderanno molti altri, l’opera non si terminerà,  gli inquinamenti ci sono stati
e continueranno ad esserci e saranno buttati via 40 anni. Riapre la Cuneo Asti e si accettano
scommesse sul decennio che ne sancirà la fine. Torino sta proprio male. E Torino non ha una
classe dirigente minimamente all’altezza. La sinistra si divide sull’accordo con Appendino per un
nuovo mandato.

La Sganga pentastellata rincara la dose: accordo con il PD se il PD cambia? Non si è
resa conto che stavolta sono loro sul banco degli imputati. Non per quello che hanno fatto, ma
per quello che hanno promesso di fare e non hanno fatto.

L’Appendino e la sua giunta passeranno alla storia della repubblica come i peggiori incompetenti.
Appendino che tre anni fa diceva  ai mercatari che avrebbe abolito la legge Bolkestein, ed ora
l’unico percorso che fa in auto è quello da casa sua al Municipio. Con qualche capatina in piazza
Castello per interviste Rai. Anche per tutto questo mi sembra surreale questa discussione.
Magari un accordo con i pentastellati sarà  possibile se saranno altri i pentastellati. Da Saracco a Lapietra

incompetenza a go-go. E diventa impossibile parlare con chi non ha la minima coscienza
di sé stesso perché non sa che cosa ha fatto o non ha fatto. Ma anche a destra
non sono rose e fiori. Sei mesi fa sarebbe stata un’altra cosa. Avevano il vento in poppa. Ora la
tempesta li sta travolgendo. Cirio quasi sul tetto del mondo e oggi, appunto, nella bufera. Ed eccoli
gli antagonisti che gli mandano minacce. Non ci sono dubbi in proposito. Ci mancavano anche
loro.

In Barriera di Milano vedono negli spacciatori il nuovo soggetto rivoluzionario ed in Vanchiglia
li cacciano perché gli rovinano la piazza attirando la polizia. Quartiere che vai usanze che trovi.
Con, purtroppo, un altra convinzione: la criminalità organizzata non sta a guardare e fa proseliti
e acquisti a saldo. Un futuro nero come la pece. E noi che facciamo? Lottiamo contro la
criminalità in ordine sparso.

La politica e i politici continuano a bisticciare. La giustizia è bloccata.
Forse ci sono i soldi per la sanità ma come spenderli è un altra cosa.
Mamma mia, la vedo proprio dura .
Dovrebbe essere tutto all’opposto.
Contrastare unitariamente la criminalità organizzata. E soprattutto avere una classe politica che
non bisticcia.

So perfettamente che sto parlando del mondo dei sogni. Almeno in Piemonte e nel nostro
Paese. Mi sa che sono altre occasioni mancate. Incredibile no? Tanti soldi sono decenni che non li
vedevamo.

Spenderli è occasione irripetibile.
Ma, magari, sono io che mi sbaglio.
Magari sono io che sono troppo pessimista. Contentissimo di spargermi il capo di cenere se i
risultati saranno diversi. Non credo proprio, ma spero ardentemente di
avere torto.

Patrizio Tosetto

Ecco tutte le riaperture a Torino e in Piemonte

Questo il riassunto delle riaperture in Piemonte, previste nell’ordinanza che il presidente della Regione, Alberto Cirio, firmerà nelle prossime ore e che sarà pubblicata sul sito della Regione.

* Da lunedì 18 maggio anche in Piemonte riapriranno tutti i negozi al dettaglio, i saloni per parrucchieri, i centri estetici, gli studi di tatuaggio e piercing e tutti i servizi per gli animali (oltre alle toelettature già attive potranno riprendere l’attività i dog sitter, le pensioni e l’addestramento).
Sempre da lunedì riapriranno anche tutte le altre strutture ricettive al momento ancora chiuse e i musei.

*Dal 18 maggio saranno consentiti anche tutti gli sport all’aria aperta in forma individuale o in coppia con il proprio istruttore, purché sempre nel rispetto delle distanze e delle relative disposizioni di sicurezza.

* Dal 20 maggio torneranno invece operativi nei mercati anche i banchi extralimentari, per consentire i tempi di adeguamento alle nuove linee guida per la sicurezza e permettere ai Comuni di tracciare i nuovi spazi sulle aree mercatali.

* I bar e i ristoranti e le altre attività di somministrazione alimenti riapriranno in Piemonte dal 23 maggio. Una data posticipata di qualche giorno rispetto a quella nazionale per contemperare le esigenze di cautela con quella di consentire alle attività di ristorazione l’adeguamento alle linee guida definite insieme al governo per la riapertura in sicurezza.

“Abbiamo ottenuto un grande risultato – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore al Commercio Vittoria Poggio – perché era importante aprire e farlo in sicurezza, ma rendendo anche sostenibile la ripartenza con regole attuabili e che non uccidessero le nostre attività. Ci abbiamo lavorato con le altre Regioni in tutti questi giorni ed oggi abbiamo linee guida con cui possiamo guardare positivamente al futuro perché il Piemonte vuole aprire tutto, ma vuole aprire per sempre”.

Chiorino attacca il Governo: “Senza lavoro non c’è dignità”

L’assessore regionale al Lavoro stronca i provvedimenti del governo: «Il decreto-legge “Rilancio”, un mostro burocratico, sembra già più pericoloso che utile: i diversi passaggi sui temi del lavoro rendono la vita impossibile alle imprese piemontesi e italiane, anziché semplificargliela. Sarebbe gravissima, per il Piemonte, la scelta di ignorare il comparto dell’automotive».

 

AMMORTIZZATORI SOCIALI.

 

«Sugli ammortizzatori sociali – spiega Chiorino – ho denunciato un’assurda burocrazia nelle procedure che sta portando ad un imperdonabile ritardo nei pagamenti ai lavoratori. Inutile lo scaricabarile a cui stiamo assistendo da parte del governo: le Regioni non hanno competenza in materia di ammortizzatori, tantomeno nel loro pagamento, e queste procedure assurde sono state decise, da un governo che ha imposto più burocrazia inutile di qualsiasi altro governo nella storia d’Italia».

«Ciò che viene ipotizzato ora è una anticipazione del 40%: ma che significa? Paghiamo una scarpa oggi e una più avanti? Significa forse che non ci sono i soldi o che si sta tentando di introdurre ulteriore confusione nelle procedure? – osserva ancora Chiorino,  – i lavoratori non meritano tutto questo. Non ci troviamo di fronte ad una qualsiasi crisi aziendale o di mercato: le aziende sono state chiuse con decreto. Sarebbe stato sufficiente proporre un unico ammortizzatore sociale con causale “Covid 19“, prevedendo l’anticipazione delle somme direttamente dall’Agenzia delle Entrate alle aziende».

 

INFEZIONE DA COVID-19 INFORTUNIO SUL LAVORO.

«Su questo punto – tuona Chiorino – non intendo mollare e riproporrò, nelle sedi opportune, nuovamente la modifica di questa fattispecie da infortunio a malattia. Un analogo emendamento era già stato presentato da alcuni parlamentari piemontesi di destra in occasione della conversione in legge del decreto “Liquidità”, ma il governo non lo ha accolto. Le imprese e tutti i datori di lavoro avranno una responsabilità oggettiva e saranno perseguibili penalmente a fronte di un contagio di un dipendente. Un’aberrazione giuridica ed un accanimento contro le imprese stesse.«E’ inaccettabile – aggiunge Chiorino – anche che in un momento come questo il governo, invece di sostenere gli imprenditori e i commercianti, massacrati dalle chiusure, pensi di mettere in pista migliaia di ispettori del lavoro a caccia di presunte irregolarità. Altro che rilancio: paradossalmente qui l’obiettivo sembra quello di dare il colpo di grazia al sistema Paese e alle nostre imprese».

 

DISOCCUPAZIONE

«Il bilancio dei posti di lavoro persi è già drammatico. In Italia siamo stati i primi a chiudere tutto e ora siamo gli ultimi ad apprestarci a riaprire: per oltre due mesi il mondo economico si è fermato, isolato entro i suoi confini nazionali, mentre all’estero le dinamiche sono state ben diverse. Questo governo tenta di ripulirsi la coscienza stanziando pochi spiccioli sotto forma di un assistenzialismo improduttivo che alle imprese piemontesi serve davvero a poco. Anche perché queste misure non saranno sufficienti neppure a far girare i consumi interni o a tenere buoni, come loro vorrebbero, i piemontesi e, in generale, gli italiani. Senza lavoro non c’è dignità: questo concetto l’ho espresso fin dall’inizio e non mi stancherò mai di ribadirlo».

 

AUTOMOTIVE

«Trovo infine inaccettabile – conclude Chiorino – che, almeno a giudicare dalle bozze a disposizione, il governo abbia pensato a incentivare la mobilità alternativa con il bonus per biciclette e monopattini, dimenticandosi però, a quanto pare, di uno dei settori trainanti del nostro Piemonte come l’automotive, che era già in difficoltà prima e ora rischia davvero il collasso. Mentre in Piemonte stiamo lavorando senza sosta, per far ripartire il comparto, investire in formazione e nuove tecnologie e attirare investimenti, a Roma pensano a far vendere monopattini. Dimenticandosi, forse, che intorno all’automotive gravano migliaia di posti di lavoro che erano già a forte rischio prima del coronavirus e che, se non partirà subito un piano strategico con una visione ben precisa, sono destinati a scomparire, nonostante tutti i nostri sforzi».

Reale Mutua Basket Torino torna in serie A

Torna in serie A la Reale Mutua Basket Torino. Le squadre che disputeranno il campionato 2020-21 saranno 18 rispetto alle attuali 17

Il 27 settembre, all’inizio della stagione, toccherà proprio a Torino aggiungersi . E’ quanto ha deciso l’Assemblea di Lega Basket che  ha individuato nella società torinese quella che ha totalizzato il punteggio più elevato in base al ranking delle aspiranti. Si dovrà però trovare un nuovo proprietario poichè quello attuale lo è anche del Sassari.

Il Comune concede a bar e ristoranti di ampliare i dehors

La Giunta Comunale – a seguito della grave situazione emergenziale creata dal Covid 19 che ha imposto misure restrittive che impattano sull’economia cittadina – su proposta dell’assessore al Commercio, Turismo, Attività Produttive e Sviluppo Economico Alberto Sacco, di concerto con l’assessore al Bilancio, Tributi, Personale, Servizi Demografici Sergio Rolando, ha approvato un piano straordinario di occupazione del suolo pubblico.

Per far fronte alla necessità che la ripresa delle attività avvenga nel modo più semplice e veloce possibile, l’Amministrazione ha quindi deciso di offrire, in via straordinaria e temporanea, in deroga alla normativa vigente, la possibilità per la maggior parte degli esercizi di ampliare la superficie destinata alla clientela, usufruendo dello spazio pubblico, in modo tale da evitare che la necessità del mantenimento delle misure di distanziamento sociale si ripercuota sul volume di affari, minando la sostenibilità economica delle aziende.

Con il nuovo provvedimento tutti gli operatori economici che dispongono di locali che si affacciano sulla strada e che hanno una superficie lorda complessiva inferiore a 250 metri quadrati potranno occupare davanti al loro esercizio – anche se separato dalla viabilità e rispettando le condizioni di sicurezza previste dal Codice della strada – il suolo pubblico in misura congrua e comunque non superiore a 60 metri quadrati. Il rispetto del requisito relativo alla superficie massima del locale non è richiesto per gli esercizi pubblici di somministrazione di alimenti e bevande.

L’occupazione straordinaria del suolo pubblico sarà consentita sino al 30 novembre 2020 e gli esercenti non saranno soggetti al pagamento della COSAP.

Per poter ampliare la propria attività su suolo pubblico sarà sufficiente inoltrare una comunicazione tramite PEC con la quale il titolare dell’attività indicherà le finalità, l’estensione e le modalità dell’occupazione e, sotto forma di Dichiarazione Sostitutiva di atto di notorietà (rilasciata ai sensi dell’art.47 del D.P.R. 445/2000), assicurerà l’osservanza delle norme di legge, la garanzia del rispetto delle esigenze di mobilità per le persone con disabilità e la piena salvaguardia dei diritti di terzi, sollevando così la Città da ogni responsabilità.

La ricevuta della Pec sarà sufficiente per occupare il suolo pubblico. L’esercente però dovrà conservare nella sede in cui l’attività è esercitata copia della comunicazione inoltrata nonché atto scritto che attesti il nulla osta all’occupazione del suolo da parte degli esercizi e degli stabili ubicati in un diverso condominio eventualmente confinanti con l’attività.

Lo stesso procedimento semplificato e temporaneo potrà essere utilizzato anche dai titolari di un pubblico esercizio di somministrazione di alimenti e bevande che potranno occupare il suolo pubblico, nella stessa misura massima di 60 metri quadrati, o ampliare nella stessa misura l’occupazione del suolo pubblico oltre alle aree già concesse per allestimento di dehors. Anche in questi casi l’occupazione sarà consentita sulla base di una Comunicazione da inoltrare a mezzo PEC in analogia a quanto suindicato.

Il provvedimento introduce, inoltre, una disposizione tesa a semplificare il procedimento per il rilascio di concessione per nuovi dehors della tipologia D1 o D2 ai sensi del Regolamento Comunale in materia vigente prevedendo che l’istruttoria conseguente all’istanza formale di concessione di occupazione suolo pubblico, possa essere sostituita dalla presentazione, in allegato all’istanza, della dichiarazione – a firma di un professionista abilitato – che attesti la piena rispondenza del progetto (che comunque dovrà essere allegato nella sua forma grafica, a tutte, nessuna esclusa, le prescrizioni contenute nelle Norme Tecniche – Allegato A al Regolamento Comunale n. 388).

Inizialmente, vista la natura sperimentale della procedura, la Polizia Municipale effettuerà controlli diffidando l’operatore commerciale a sanare immediatamente eventuali irregolarità. Successivamente, gli agenti effettueranno un ulteriore sopralluogo e, nel caso permangano irregolarità, sanzioneranno gli esercenti e ne daranno comunicazione agli uffici competenti per i provvedimenti di loro competenza.

L’atto passerà in Consiglio Comunale per l’approvazione.

(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)

Ne uccide più la burocrazia che il virus

Un Paese diviso in due con i decreti che vanno in un senso e la burocrazia in un altro. Un vero record di decreti legge, DPCM, ordinanze del ministero della Salute, circolari e normative delle regioni.

Ma era proprio il nostro Presidente del Consiglio circa due mesi fa, con i decreti Cura Italia e Liquidità, a parlare di semplificazione?

Un’Italia rassegnata al nulla cosmico. Non è servito rapportarsi con altri Paesi nè con i ritardi nè con alcune assurdità dette e poi corrette…

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Ne uccide più la burocrazia che il virus

Montagna: tutela della salute e rilancio economico

“Per l’entrata del Paese nella fase 2 è importante definire un percorso chiaro istituzionale e politico, regionale e nazionale, che unisca la necessità di massima tutela della salute pubblica, il contenimento del contagio, riducendolo fortemente, e il massimo supporto alle imprese.

Esercizi commerciali, bar, negozi di prossimità, imprese manifatturiere, artigiane, turistico-ricettive, agricole hanno bisogno di avere tempi certi per la riapertura, sostegno economico che colmi i mesi persi. I lavoratori hanno bisogno di ricevere la cassa integrazione entro i primi giorni di maggio. Attendono da troppo tempo. Per l’economia dei piccoli Comuni e delle aree montane, non sono sopportabili tempi lunghi per le scelte e le decisioni che il Parlamento dovrà concertare e coordinare con il Governo, e con le Regioni, con un’attività dell’Aula alla quale Uncem fornirà proposte e istanze come fatto con i Ministri e i Parlamentari nelle ultime ore. Servono tempi certi sulle riaperture, anche dei rifugi alpini piuttosto che dei bar e dei ristoranti di Alpi e Appennini. Bene la possibilità di poter fare take-away. Nei piccoli Comuni sapremo certo evitare assembramenti. Anche rispetto all’uso dei sentieri e delle attività outdoor Uncem auspica aperture. Una cosa è certa: la montagna non deve essere ai margini dell’economia del Paese. E su questo assunto dobbiamo lavorare con le istituzioni, nazionali e regionali, nelle quali abbiamo fiducia e che devono però essere capaci di ascoltare le istanze dei Sindaci, degli Enti locali, di tutte le imprese dei territori”.

Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem