ilTorinese

Valdimir Luxuria alla Tesoriera per l’Evergreen Fest

Venerdì 10 luglio, all’Evergreen Fest al Parco della Tesoriera (corso Francia 186-192, Torino) – dopo la presentazione del libro Caccia all’omo. Viaggio nel paese dell’omofobia di Simone Alliva (Fandango Libri) alle 20.45 – Valdimir Luxuria sarà protagonista della serata Senza peli…sulla lingua – Fra parole e musica il coraggio di essere Vladimir (ore 21.30).

Sul palco Simone Schinocca, direttore del festival, intervisterà Vladimir Luxuria, direttrice del Lovers Film Festival, il più antico festival cinematografico LGBT di Italia, attivista, scrittrice, personaggio televisivo, drammaturga ed ex deputata della XV Legislatura, diventata la prima persona transgender a essere eletta al parlamento di uno Stato Europeo. Vladimir Luxuria interpreterà inoltre alcune canzoni accompagnata dal pianoforte del maestro Emanuele Francesconi. Sul palco, per l’occasione, Luxuria, sarà anche nella veste di cantante e proporrà al pubblico un repertorio musicale.

I due appuntamenti della serata sono in collaborazione con Coordinamento Torino Pride.

 

Il Festival

Potersi godersi la cultura, in tutta sicurezza. Evergreen Fest, con questo obbiettivo, torna a Torino al Parco della Tesoriera dal 4 luglio con 241 artisti coinvolti, 45 serate, 59 spettacoli, 6 spettacoli per bambini e famiglie, 5 concerti di musica classica10 presentazioni di libri30 presentazioni di progetti delle associazioni del territorio, 108 ore di laboratori per tutte le fasce di età.

Gli organizzatori hanno studiato un percorso di riavvicinamento del pubblico che superi la diffidenza generata dal periodo pandemico e che accompagni artisti, spettatori e associazioni che si occupano di bene comune, ad incontrarsi nuovamente. Partendo da una riflessione oggi imprescindibile: la sostenibilità della società contemporanea.

Giunto alla sua quinta edizione, il festival si svolge dal 4 luglio al 16 agosto 2020 presso il Parco della Tesoriera (corso Francia 186-192, Torino), con ingresso gratuito.

La programmazione alterna sul palco personalità e artisti fra cui, Drusilla Foer (sold out il 6 luglio), Maurizio Lobina (Eiffel 65), Supershok, Tournée da bar, Orchestra Terra Madre, BandaKadabra, Andrea Cerrato, Federico Sirianni, Fran e i pensieri molesti, Stefano Giussani, Simone Alliva, Chiara Sfregola e molte e molti altri.

Il calendario è scaricabile su www.evergreenfest.it.

 

Evergreen Fest è un progetto di Tedacà, con il sostegno di Città di TorinoFondazione per la Cultura, Corto Circuito, Piemonte dal Vivo, Regione Piemonte e TAP; in collaborazione con Fertili Terreni TeatroAssociazione Coordinamento Musicale, Coordinamento Torino Pride; con il patrocinio della Quarta Circoscrizione e con la media partnership di Radio Energy.

Evergreen Fest è un progetto selezionato dal bando Corto Circuito 2020 – Piemonte dal Vivo.

“Due milioni e mezzo per proteggere i deputati dal Coronavirus”

Riceviamo e pubblichiamo / “Leggo con stupore, da cittadino prima ancora che da Presidente nazionale di un sindacato di infermieri, le cifre, pubblicate dagli organi di stampa nei giorni scorsi, relative al bilancio di spesa della Camera dei Deputati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus”

 

«DUE MILIONI E MEZZO DI EURO SPESI PER PROTEGGERE I NOSTRI DEPUTATI DAL COVID. CERTO SI SONO BLINDATI BENE I NOSTRI POLITICI, MENTRE NOI INFERMIERI RISCHIAVAMO LA VITA CONTRO IL CORONAVIRUS»

LA DURA PRESA DI POSIZIONE DEL LEADER DEL SINDACATO INFERMIERI ITALIANI SULLE CIFRE SPESE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI PER L’EMERGENZA SANITARIA: «I PARADOSSI DI QUESTE DUE ITALIE: QUELLA DEI PRIVILEGI DORATI PER POCHI, E QUELLA DEI LAVORATORI DELLA SANITA’, TRATTATI COME CARNE DA MACELLO PRONTI A RISCHIARE LA VITA PER 5 EURO AL GIORNO»

ROMA – «Leggo con stupore, da cittadino prima ancora che da Presidente nazionale di un sindacato di infermieri, le cifre, pubblicate dagli organi di stampa nei giorni scorsi, relative al bilancio di spesa della Camera dei Deputati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.

1,7 i milioni di euro, spesi per i servizi medico-sanitari, che approderanno in aula nel progetto di bilancio per l’anno finanziario 2020, e ben 800mila gli euro aggiuntivi alla voce “Prodotti farmaceutici e sanitari”. Superano quindi i due milioni di euro, esordisce De Palma, leader del Nursing Up, le uscite durante il tragico periodo del Covid.

Ci piace, pensare, dice ancora De Palma, che nei soldi spesi sia stata inclusa anche la “voce infermieri”, prendendo atto che dei nostri colleghi siano stati impiegati, con la loro professionalità, per tutelare la salute dei nostri Deputati. Ma nonostante questo la cifra ci sembra davvero esagerata.

Poi, continuando a leggere la notizia, apprendiamo con maggiori dettagli “le voci” delle spese: oltre ai servizi infermieristici, si parla di un’ambulanza fissa per il biocontenimento (i mezzi sarebbero scesi da due inizialmente previsti a uno) ma soprattutto si fa riferimento all’utilizzo di termoscanner fissi che eviteranno di ricorrere in una fase successiva a professionisti appartenenti alla nostra categoria. Per non parlare poi delle ingenti spese sostenute per mascherine e guanti.
Bene, anche in questo caso avete messo gli infermieri alla porta. Meraviglioso direi!

Quanti soldi in ballo! E pensare che questo accadeva proprio mentre noi infermieri ci auto-tassavamo per comperare e mandare alle Regioni del nord le tute di bio contenimento che mancavano negli ospedali.

A questo punto, sbotta De Palma, dopo la riflessione iniziale, crescono la rabbia e il malcontento nei confronti di una classe politica che non ha mai visto da vicino questa pandemia.

E poi hanno pure il coraggio di chiedersi il perchè delle nostre battaglie nelle piazze italiane, per portare più che mai alla luce le carenze strutturali di questo sistema sanitario, che ci ingabbia in una situazione contrattuale che non riconosce il nostro valore e non ci “distingue”, da tempo immemore, per quanto meritiamo, e soprattutto nel ricordo dei colleghi che hanno profuso sul campo impegno, valori umani e capacità professionali, nella memoria di coloro che hanno perso la vita. Leggendo queste cifre ci si domanda se siamo parte di uno scherzo o tutto è pura, amara e triste realtà.

Cari Signori, lo abbiamo detto dal palco di Milano e lo ripetiamo ancora, continua De Palma. Il perno di questo sistema sanitario siamo noi e sempre lo saremo. Abbiamo combattuto nelle corsie contro “il mostro”, e mentre noi ci ammalavamo e vivevamo sulla nostra pelle la malattia e il dolore psicologico, ci chiediamo, ma voi dove eravate?

Le cifre spese per proteggere la vostra salute, come cittadini e come rappresentati del popolo, non andrebbero messe in discussione. In fondo cosa hanno a che fare con noi infermieri? Chi siamo noi per poter parlare in merito? Se non fosse però che noi abbiamo rischiato la vita per indennità ridicole, che i nostri premi, che non abbiamo mai chiesto ma che pure farebbero comodo alle nostre famiglie, sono spariti e riapparsi più volte, e che ancora l’agognato aumento di stipendio richiesto da tempo è solo una chimera.

Non potete a questo punto pretendere che leggendo queste cifre spese, un cittadino, prima che un infermiere, non inorridisca.
Soprattutto se si pensa a quanto ammontano i nostri stipendi, tra i più bassi d’Europa.
Noi abbiamo salvato la vita agli italiani, abbiamo visto la morte in faccia: voi, tranquilli nelle vostre “oasi dorate”, avete goduto di privilegi decisamente “speciali”.

Ad un certo punto della pandemia i nostri colleghi hanno indossato camici da macellaio per mancanza degli adeguati strumenti di protezione, e voi, cari signori, vi siete mai ritrovati nella medesima condizione? Addirittura spese extra per guanti e mascherine! Rimango senza parole! Noi ad un certo punto non avevamo nemmeno più quelle, e ce le siamo dovute comperare!

E allora adesso informiamo la stampa dei nostri successivi passi che fanno seguito alla manifestazione di Milano: ieri ho scritto a tutti i leader “carismatici” di questa politica, da Zingaretti a Crimi, a Grillo, alla Taverna e pure a Bersani, mettendoli al corrente della palese indifferenza del Ministro della Salute e della dichiarata impotenza del suo Vice, che afferma di non avere gli strumenti per agire da solo.

Cari Signori, nel vostro mondo dorato avete vissuto il Covid protetti e “ovattati”. Nel nostro mondo “reale” invece ci siamo ammalati e abbiamo difeso la salute dei cittadini “senza chiedere nulla”. Ma la vostra indifferenza ci è servita da lezione!», chiosa De Palma.

Coronavirus, nessuna vittima nelle 24 ore. Le terapie intensive restano stabili, 25 contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

25.245 PAZIENTI GUARITI E 967 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 25.245 (+ 43 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 3033 (+15) Alessandria, 1499 (+0) Asti, 822 (+1) Biella, 2334 (+7) Cuneo, 2248 (+2) Novara, 13.131 (+12) Torino, 1071 (+4) Vercelli, 944 (+0) Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 163 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 967 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI RIMANGONO COMPLESSIVAMENTE A 4107

Sono 0 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte.

Il totale complessivo è ora di 4107 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 676 Alessandria, 255 Asti, 208 Biella, 395 Cuneo, 367 Novara, 1813 Torino, 222 Vercelli, 132 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 39 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 31.459(+25 rispetto a ieri, di cui 23 asintomatici. Dei 25 casi: 6 RSA, 10 screening e 7 contatti di caso e 2 con indagine in corso) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte, così suddivisesu base provinciale: 4074 Alessandria, 1880 Asti, 1052 Biella, 2887 Cuneo, 2801 Novara, 15.922 Torino, 1337 Vercelli, 1146 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 264 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 96 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono ( – invariati rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 205 (-5).

Le persone in isolamento domiciliare sono 927

I tamponi diagnostici finora processati sono 438.250 , di cui 240.226risultati negativi.

Badante lascia solo anziano per andare a bere

Nella tarda mattinata di sabato un anziano chiama il 112 NUE. E’ solo in casa e bisognoso d’aiuto. La persona che si prende cura di lui, un cittadino romeno di 42 anni, l’ha abbandonato per l’ennesima volta. Il badante è solito uscire per fare delle “commissioni”.

Giunti presso l’abitazione dell’anziano, i poliziotti allertano il 118. Nel frattempo rincasa il quarantaduenne.

L’uomo, in preda ai fumi dell’alcool, si rivolge alla vittima con fare aggressivo, nonostante la presenza degli agenti, minacciando di far saltare in aria l’abitazione con il gas. Lo straniero viene allora prelevato dagli agenti per essere accompagnato in Questura. Dopo aver ricevuto assistenza, la vittima racconta di vivere in un profondo stato di ansia dovuto alle frequenti violenze di cui è vittima da un paio di anni. Svariati gli episodi in cui il romeno ha alzato le mani su di lui, arrivando a tappargli la bocca con le mani per soffocare le sue grida d’aiuto. Spesso usciva di casa senza somministrare all’anziano le medicine di cui aveva bisogno, privandolo anche del suo cellulare al fine di impedirgli di compiere quella telefonata che la scorsa settimana ne ha permesso l’arresto per maltrattamenti in famiglia.

Rsa, criticità e prospettive dopo l’emergenza. Dibattito in Sala Rossa

Da Palazzo Civico / Si è svolto questa mattina un Consiglio Comunale aperto, presieduto da Francesco Sicari, dedicato alle Rsa di Torino e del Piemonte, durante l’emergenza sanitaria e sulle prospettive future. Sono intervenuti, oltre ai consiglieri comunali, rappresentanti delle Asl, del mondo sindacale, di enti e associazioni e cooperative e delle stesse Rsa.

 
Il dibattito è stato avviato dalla consigliera Maria Grazia Grippo (PD), promotrice dell’iniziativa, insieme ad altri consiglieri, che ne ha spiegato le finalità: dare voce a tutti i protagonisti, dai gestori delle Rsa, ai lavoratori ecc, per mettere in chiaro quanto accaduto, dare voci alle Istituzioni Comune e Regione e comprendere cosa ci si possa aspettare nei prossimi mesi, a fronte degli errori che sono stati commessi. Ha osservato come rappresenti “un errore politico l’assenza della Giunta Regionale che non ha voluto cogliere l’opportunità offerta dal Consiglio”.
 
Gli interventi degli ospiti sono stati aperti da Giuseppina Dassio, dell’Asl Città di Torino che ha evidenziato come all’interno delle Rsa ci sia stato un aumento dei decessi, raffrontati a periodi analoghi del passato, con un incremento dal 13% al 20%. Ha affermato che sono stati effettuati 14800 tamponi tra ospiti e personale e sottolineato la necessità di rivedere l’assetto delle strutture, a partire dal ruolo del direttore sanitario. Agostino De Michelis, della Cisl FNP pensionati, ha illustrato un documento elaborato con Cgil e Uil dello stesso comparto, nel quale si sottolinea la necessità di avere meccanismi di partecipazione e controllo da parte dei lavoratori, una adeguata retribuzione, l’esigenza di riaprire le visite ai parenti e l’ingiustificato aumento delle rette per gli ospiti delle strutture. Per Michele Assandri, Associazione nazionale strutture terza età, la pandemia ha colto tutti all’improvviso e le Rsa, da luoghi di cura, assistenza e aggregazione hanno dovuto improvvisamente trasformarsi in strutture di isolamento per pazienti con alto tasso infettivo, trasformazioni che non possono avvenire in 24 ore. Francesco Lo Grasso della Uil ha posto l’accento sull’importanza di potenziare la rete delle strutture specialistiche territoriali sottolineando il ruolo dei medici di famiglia e la necessità di privilegiare le cure domiciliari fino a quando non sia indispensabile ricorrere alla residenzialità. Cosimo Scarinzi (Cub pubblico impiego) ha messo in luce la necessità di un welfare municipale, oggi debole. La carenza di assistenti sociali, spesso precari, ha evidenziato la grande difficoltà di sistema. La salute – ha detto Scarinzi – non è separata dalle logiche del Welfare; occorre una rete sociale diffusa per gestire situazioni di grave crisi come quella odierna. Salvatore Rao (Alleanza per la tutela della non autosufficienza) ha rimarcato gli errori nei trasferimenti dei malati negli ospedali: occorreva isolarli, ha affermato. Bisogna riconoscere le persone in quanto tali e ragionare sui bisogni, ripensando il concetto di residenzialità con un nuovo sistema di cure domiciliari. I dati ci dimostrano che la casa è il luogo migliore per la cura. Daniela Simone (Ordine assistenti sociali) ha rilevato la mancanza di un’interlocuzione con la Regione Piemonte nel periodo più grave della pandemia. Il tema cardine risiede nella cultura degli aspetti relazionali – ha commentato – e invece nemmeno esiste la figura dell’assistente sociale nelle RSA, ma solo personale amministrativo. Secondo Fulvio Perini (Attac Torino) il malfunzionamento delle RSA rappresenta il fallimento dell’articolo 41 della Costituzione, e l’inchiesta giudiziaria in corso è del tutto condivisibile. Ed è da cancellare – ha aggiunto – la delibera sui tempi delle prestazioni sanitarie della Regione Piemonte. Le parole di Milena Vasta (Cub Sanità Torino) hanno evidenziato la mancata applicazione delle misure di prevenzione verso i soggetti più fragili: invece – ha commentato – si sbaglia, inseguendo la logica del risparmio sulla salute delle persone. Occorre incentivare l’assistenza domiciliare come rinnovare la Commissione di vigilanza del Comune di Torino.
 
Pietro Tuttolomondo (coordinamento infermieristico di un pronto soccorso della Città Metropolitana) ha posto l’accento, oltre che sulle Rsa, anche sulle fragilità, da anni, sui pronto soccorso che di fatto sono diventati punti alternativi alla cura sanitaria territoriale e si chiede se le strutture siano pronte a una nuova ondata pandemica. Andrea Ciattaglia (Fondazione promozione sociale onlus) ha ribadito che anche il Comune può intervenire nei temi sanitari, non solo la Regione. Ha ricordato che è stato richiesto alla Regione la riforma delle Rsa così come le cure domiciliari.  Michele Colaci (presidente nazionale Confapi Sanità) ha sottolineato che in piena fase di emergenza non c’è stato il supporto dalla medicina territoriale e non è stato possibile operare in tempo per il ritardo dei tamponi. Chiede, infine, a tutti di operare concretamente e senza ideologie politiche. Tiziana Tripodi, Cisl Torino, ha affermato che il Covid-19 ha dimostrato che le Rsa sono l’anello debole  della sanità, non solo del Piemonte ma nazionale. Tra le criticità ha evidenziato i tamponi non eseguiti e i dispositivi non consegnati, l’isolamento chiesto nelle Rsa, strutture non idonee a questa esigenza. Fabrizio Ghisio (Federsolidarietà) fa notare che ci vuole un grande ripensamento sui servi e le strutture, dopo il Covid-19, sulla territorialità e sul modello Rsa. Anna di Mascio, del Forum Legacoop Piemonte, ha concluso gli interventi degli ospiti ribadendo l’opportunità che il modello di residenzialità sia ripensato, insieme al sistema di integrazione socio sanitario, il sistema di cure complessive e la disabilità ed ha invitato la Città ad attivarsi con la Regione perché si avvii confronto per una rivisitazione della residenzialità e delle cure domiciliari.
 
La vicesindaca e assessora al welfare, Sonia Schellino, ha ringraziato gli ospiti per la partecipazione e la panoramica ricca di spunti che sottolineano la fragilità della medicina territoriale e la necessità di rafforzarla per curare le persone non solo all’interno di strutture. Per Schellino, si evidenzia l’importanza della domiciliarità, dove il modello Torino è forte, grazie alla paziente progettazione che la nostra città ha rafforzato negli ultimi 20 anni. Un modello attento alle persone mix assistenza garantendo la permanenza a casa, costruito sulla necessità delle persone. Per quanto riguarda le strutture, verificata la debolezza della DGR 45, in particolare per quanto riguarda il “minutaggio” che non consente un’adeguata cura della persona, Schellino considera indispensabile un ripensamento della normativa da elaborare con tutti i soggetti coinvolti.
 
Ha aperto la serie degli interventi dei consiglieri comunali, Elide Tisi (PD), sottolineando come il tema, di forte valenza politica, necessiti di interlocuzione con Regione e ASL per avere completezza dei dati e un quadro preciso di quanto accaduto durante la pandemia, delle conseguenze nelle RSA e, in generale, per analizzare quanto è successo. Serve verificare le criticità evidenziate al fine di evitare il ripetersi di errori e trovare soluzioni adeguate anche recuperando modelli o varando soluzioni inedite, guardando al mondo degli anziani con occhi e cuore diversi. La politica regionale e comunale devono assumere un ruolo fondamentale, perché c’è bisogno di una strategia socio sanitaria a livello locale che preveda una funzione di indirizzo nei confronti della ASL, per evitare che questo tema rimanga una Cenerentola, e diventi, invece, tema principale.
 
Per Fabio Versaci (M5S) nessuna speculazione politica, solo la volontà di portare il contributo del Consiglio comunale su questo tema. Versaci si dice dispiaciuto per l’assenza della Regione, che poteva rendere questo incontro un proficuo momento di confronto. E nessuno voleva processare nessuno. Serve, adesso, continuare il confronto, anche per prepararsi ad un eventuale ritorno dell’epidemia in autunno, evitando di ripetere gli errori fatti nella fase più acuta dell’epidemia. Eleonora Artesio (Torino in Comune) ritiene indispensabile che le istituzioni prendano impegni precisi. Si sta parlando di condizioni personali di malattia che impediscono alle persone di svolgere le funzioni essenziali della propria vita. Non solitudine e non fragilità conseguente all’invecchiamento, ma solitudine, invecchiamento e povertà aggravate dalla malattia, con diversi livelli di intensità assistenziale, requisito per cure domiciliari o ingressi in RSA che richiedono sempre la competenza di carattere sanitario nell’assistenza. Una competenza che va rafforzata e che non comporta il rischio di sanitarizzazione, che interviene quando si trasforma in malattia qualcosa che malattia non è. Ci deve essere cura della malattia insieme alla cura delle relazioni. E la condizione di non autosufficienza non deve essere riconosciuta ad intervalli temporali altalenanti. Se la condizione è conosciuta, va strutturata nei livelli essenziali di assistenza, dando continuità e garanzia.
 
Il consigliere Raffaele Petrarulo (Lista civica Sicurezza e Legalità) ha sottolineato come il problema delle Rsa e delle liste di attesa nella sanità vada avanti da decenni e ha lamentato l’assenza di interlocutori della Regione Piemonte e la mancata istituzione di un Commissione consiliare comunale d’indagine, prevista da una proposta di mozione a prima firma della consigliera Scanderebech. È necessario occuparsi di salute pubblica non soltanto nei momenti di emergenza – ha affermato Viviana Ferrero (M5S) – soprattutto tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione e della qualità di vita delle persone anziane, intervenendo non solo con la medicalizzazione, ma con un percorso di educazione all’invecchiamento. Per Francesco Tresso (Lista civica per Torino) la Città di Torino non può esimersi dall’affrontare il tema del controllo dell’operato dell’Asl e della tutela delle persone fragili. Ha quindi ribadito la richiesta alla Regione Piemonte di interventi straordinari per sviluppare l’assistenza specialistica territoriale per i pazienti affetti da patologie croniche, anche attraverso il teleconsulto.
 
Ha chiuso la serie degli interventi la consigliera Federica Scanderebech (Misto di Minoranza – Rinascita Torino) convinta che servano dati precisi per affrontare una discussione approfondita sul tema. Vanno chiariti il perimetro delle responsabilità e delle competenze delle istituzioni e del Comune di Torino, che riguardano soprattutto le funzioni di indirizzo politico. La consigliera conclude il suo intervento ribadendo la necessità dell’istituzione di una commissione d’indagine.

“Pacco bomba” con calabroni davanti alla sede di Aliud

Riceviamo e pubblichiamo / Serata movimentata a Borgo San Paolo, in via Sestriere 9, a causa di un allarme bomba seguito al rinvenimento di un pacco sospetto davanti all’ingresso della sede di Aliud Torino, organizzazione giovanile vicina a Fratelli d’Italia, composta dagli aderenti al Fuan – Azione Universitaria e ad Azione Studentesca.

Il pacco è stato posizionato nella prima serata del 7 luglio, proprio in seguito al lancio della conferenza di Aliud, prevista per il 18 luglio, in ricordo di Sergio Ramelli, studente del Fronte della Gioventù assassinato da un commando di Avanguardia Operaia.  Le immagini delle telecamere di zona hanno ripreso un individuo che, alle 20:40, giunto sul posto a bordo di un furgone, posizionava il pacco davanti alla serranda chiusa della sede e si allontanava velocemente.
Un clima politico arroventato circonda i giovani di destra negli ultimi mesi: il 30 maggio un banchetto di Aliud in pieno centro a Torino è stato circondato dagli aderenti dei centri sociali; il 25 febbraio scorso, invece, un volantino anonimo affisso di notte minacciava di “bruciare vivi con le proprie famiglie” gli aderenti ad Aliud; ancora lo scorso 12 novembre due aderenti di Aliud sono stati raggiunti da un agguato sotto casa da alcuni appartenenti ai centri sociali.
Fortunatamente, in seguito all’intervento del Reparto Artificieri della Polizia di Stato, il pacco è risultato contenere un nido di calabroni. Non è chiaro se l’intento fosse quello di intimidire, causando un allarme bomba, o di colpire il malcapitato che avesse aperto il pacco.
“E’ evidente che a Torino qualcuno stia cercando di alzare la tensione ed innescare uno scontro ideologico. – dichiara Enrico Forzese, Fratelli d’Italia – Se pensano di intimidirci o fermare le nostre azioni nei quartieri si sbagliano di grosso: con le loro azioni vigliacche non fanno altro che spronarci ad andare avanti.”
“Non è la prima volta che siamo oggetto di minacce, aggressioni e intimidazioni – continua Forzese – tutte seguite dal silenzio colpevole della giunta comunale, troppo impegnata a disegnare nuove ciclabili per porre un freno alla deriva terroristica dei centri sociali a Torino. E’ ora che l’Appendino e tutti i partiti prendano pubblicamente posizione: non possiamo aspettare che dalle parole si passi ai fatti e che le minacce si concretizzino.”
“Giorno per giorno, in ogni scuola, università, piazza e mercato continueremo a difendere il nostro diritto ad esistere, a proporre un’alternativa al Sistema Torino, tanto caro ai centri sociali, che protegge e tutela. – conclude Forzese – Evidentemente qualcuno si è sentito toccato dal grande successo delle nostre ultime iniziative nei mercati e nel quartiere, ma non deve temere: continueremo ad andare avanti e ad essere presenti in tutta la Città!”
Aliud Torino

Lega Piemonte: “ai gazebo decine di migliaia di firme”

E circa 900 nuovi tesserati, più gli iscritti direttamente on line. Molinari: “I nostri sindaci sono i più amati dai cittadini”

Riceviamo e pubblichiamo/ Circa 900 nuovi tesserati ai gazebo di tutte le città e i paesi del Piemonte (e molti altri direttamente on line, anche in queste ore), e decine di migliaia di firme raccolte per dire no alla sanatoria per i clandestini, alle cartelle di Equitalia e  ai vitalizi dei parlamentari.

Questi i dati complessivi relativi al primo sabato di luglio, che ha visto centinaia di militanti della Lega Piemonte incontrare i cittadini nelle vie e nelle piazze di Torino e di tutti i capoluoghi di provincia, ma anche e soprattutto nei piccoli centri che spesso gli altri partiti trascurano, e non sanno ascoltare.

“Una partecipazione straordinaria, in cui la gente ci ha chiesto di non mollare, di incalzare ancora di più il Governo Pd 5 Stelle in Parlamento, ma anche nel Paese. Fra i piemontesi c’è forte consapevolezza della gravità del momento, e dell’assoluta inadeguatezza di questo esecutivo, che rischia di trascinarsi nel baratro”,  sottolinea l’on. Riccardo Molinari, che nella sua veste di segretario piemontese della Lega ha presenziato personalmente a diversi gazebo, non solo della sua provincia, Alessandria, ma anche nel resto del Piemonte.

“La Lega in Piemonte – conclude Molinari – ha un autentico radicamento popolare, e i nostri sindaci sono risultati, anche nei giorni scorsi, tra i più apprezzati dai cittadini, secondo una fonte super partes come la classifica annuale del Sole 24 Ore.  Al Governo chiediamo di smetterla di litigare su temi come il Mes o la legge elettorale, e di occuparsi invece del fatto che a due milioni di lavoratori non è ancora arrivata la cassa integrazione: la potenza di fuoco di liquidità promessa da Conte ben poche imprese l’hanno vista, e la situazione del paese reale va affrontata con ben altra determinazione”.

Sarri: “Abbiamo giocato da mondiale, poi il black out. Non facciamo processi”

Serie A: Milan Juventus 4-2 / “Abbiamo fatto 60 minuti di livello mondiale, eravamo in pieno controllo. Poi abbiamo preso questo black out e  non bisogna stare neppure tanto a pensare perché fra pochi giorni c’è un’altra partita. Non è il caso di farci tanti processi addosso”.

Parla su Dazn l’allenatore della Juventus, Maurizio Sarri, dopo la partita persa contro il Milan a San Siro. “E’ stato un black out totale, è capitato anche ad altre squadre in questo periodo,  è difficile per tutti, fisicamente e mentalmente. Ma dobbiamo prendere il meglio che ci ha dato questa partita perché fra pochi giorni dobbiamo tornare in campo. La squadra si deve convincere che ha nelle corde un ottimo calcio e deve ripartire proprio da qui”

Inciucio risorgimentale

FRECCIATE  E’ stato eletto presidente del Museo del Risorgimento l’ex sindaco di San Damiano d’Asti designato  da Cirio ed eletto con il voto di due consigliere grilline. Un vero inciucio contro il presidente Umberto Levra, storico  insigne del Risorgimento  e rifondatore del medesimo nel 2011, che non è stato confermato. Viene voglia di evocare un vecchio proverbio su quelli di San Damiano, o meglio sui loro amici.

L’arciere

Alassio tra i piaceri della vita e la religiosità

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Sono ormai da alcuni giorni tornato in uno dei miei luoghi di villeggiatura preferiti da sempre . Quando con la mia famiglia andavo in vacanza a Bordighera,la mia tendenza – più che spostarmi nella vicina Costa Azzurra come facevano tanti-era di andare ad Alassio dove colsi per la prima volta, ragazzino, cos’era la gioia dell’estate

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Mio zio mi invitò al mitico Grand Hotel dove era solito scendere in compagnia della “segretaria” perché anche in vacanza non poteva staccare dal suo lavoro  d’avvocato. Così mi diceva mio zio per giustificare ai miei occhi quella presenza  ed ebbi inizialmente  un’idea non bella di Alassio  dove si doveva lavorare anche in vacanza, come a volte faceva mio Padre, ma in modo molto serio. Poi capii, vedendo la segretaria in  un bikini ridottissimo, che lo zio non lesinava sui piaceri della vita, malgrado fosse sposato.
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Da allora identificai Alassio con la gioia dell’ estate e la trasgressione.Una città favorevole ai piaceri, avrebbe detto Gozzano, espressa dalla gioia fantasmagorica e scintillante   dei colori della pittura di Mario Berrino, il demiurgo delle estati e del turismo alassini. Le vicende forse non casuali della vita mi hanno portato a vedere in Alassio quest’anno un elemento di svolta della mia vita, con un ritorno alla pratica della fede cristiana  che spero che Dio  mi dia la forza di mantenere con coerenza. Un grande sacerdote alassino pieno di umanità e di comprensione cristiana  mi ha aperto l’anima. Una scelta meditata e sofferta, nata nei mesi della pandemia, anche attraverso la rilettura del grande libro del Manzoni e la riflessione su alcuni dei miei più grandi amici della mia vita, da Giovanni Ramella a Valdo Fusi, per non parlare del cardinale Ravasi con cui intrattengo da anni un rapporto molto importante. Anche il torinese -alassino Roberto Baldassarre nella sofferenza della malattia e nel suo coerente e mite  coraggio cristiano mi ha stimolato delle  utili riflessioni. In effetti Alassio ha una grande tradizione religiosa, è la città il cui santo patrono è sant’Ambrogio che viene festeggiato con una solenne processione, così  come viene altrettanto solennemente festeggiata Sant’anna in luglio. Ricordo la grande emozione che ebbi Quando nel 2007 dopo la Messa Solenne celebrata dal Vescovo di Albenga il sindaco Melgrati mi insignì dell’Alassino d’oro, lo stesso anno in cui Mario Berrino volle la mia firma sul Muretto di Alassio. Da un po’ di tempo penso ad Alassio non più allo stesso modo di prima. Ho ripreso in mano alcuni libri dell’alassino Sergio Quinzio, il primo biblista laico italiano, che conobbi in passato.  Era stato ad Alassio allievo dell’ istituto salesiano dove avevo passato una vacanza estiva, quando avevo superato l’esame di ammissione alla scuola media nell’istituto salesiano “San Giovanni Evangelista“ di Torino. Era un credente e un intellettuale di grande caratura morale e culturale, un’anima lunga, di quelle che lasciano il segno, un profeta nei tempi bui  di  grandi affanni e  di confusione. Avevamo un amico in comune, Guido Ceronetti. Ambedue, Quinzio e Ceronetti, non si lasciarono sedurre dal ‘68, ma seppero andare controcorrente. Due esempi per me fondamentali, come quelli di Aldo Garosci e di Franco Venturi. Una volta Quinzio mi disse che il nichilismo lo abbiamo ormai alle nostre spalle perché di fronte abbiamo solo il nulla. Il tema del nichilismo e del relativismo mi ha sempre lasciato perplesso. In essi non c’è nulla di laico. Le posizioni di Vattimo non mi hanno mai convinto. Il suo pensiero debole era  e si è dimostrato molto labile. Solo Maurizio Ferraris  rappresenta un qualcosa di importante, ma ha seguito la sua strada andando oltre Vattimo. Nella babele odierna bisogna costruire qualcosa di solido, non ci si può trastullare nei piaceri della quotidianità, oggi insidiata da una situazione drammatica. Riandare alla fede dei Padri ,come diceva Bobbio,è un’opzione che ho ritenuto necessaria . La dimensione religiosa è parte integrante della vita che non può ridursi ad essere vissuta nella banalità quotidiana. Tornare al Vangelo significa tornare alla vita, trovando una ragion d’essere  al dolore e dando un senso anche  alla morte. Nei mesi passati abbiamo rischiato la morte e solo chi è superficiale non l’ha capito e non ha neppure colto il valore della vita. Quest’estate ho ripreso a leggere Quinzio,  sicuramente l’intellettuale alassino più significativo in assoluto ricordato da una lapide sul palazzo del Comune. Mi ritornano anche  alla mente le tante discussioni passate con il mio vecchio amico Giovanni Fornero ,il filosofo erede di Nicola Abbagnano. Noi parlavamo di religione,di fede,di laicità e di laicismo. Abbiamo passato ore a discuterne con passione . Negli anni ciascuno di noi ha maturato scelte diverse. Fornero ha appena pubblicato un poderoso libro sulla “  Indisponibilità e disponibilità della vita: una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria“ in cui il filosofo torinese che ha studiato a fondo anche la bioetica cattolica e laica, prende aperta  posizione, dopo anni in cui si era limitato ad analizzare con grande  intelligenza critica tesi diverse. Una scelta di coraggio senza dubbio, molto illuminante, ma di fronte a cui sono perplesso perché ritengo non da oggi che la vita non sia solo nella disponibilità dell’uomo, ma sia un dono di Dio. Un’idea che aveva anche Bobbio che non a caso era contrario all’aborto. La durezza dei tempi che siamo condannati a vivere deve portarci a vedere la vita in modo diverso. Gli anni delle amenità e dei piaceri purtroppo sono finiti. Almeno per chi appartiene alla mia generazione che ha avuto il privilegio di vivere nella pace e nel benessere fin dalla nascita.
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