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Tracce di luce, eventi del Natale a Carmagnola

Nel periodo dal 20 al 26 dicembre il cartellone natalizio “Tracce di luce” a Carmagnola propone appuntamenti con concerti, spettacoli, mercati e momenti dedicati alla spiritualità del Natale.

Tra i principali appuntamenti il Concerto “Incanto di Natale” con la società Filarmonica di Carmagnola e lo spettacolo “Un mondo da scoprire”, a cura dell’associazione FA.VO.LHA. sino al 6 gennaio sono in programma la mostra dei presepi diffusa nelle chiese cittadine e nei borghi, con il presepe meccanico nell’abbazia di Casanova. Anche quest’anno il progetto “Tracce di luce”, avviato 7 anni fa, sta rendendo unica l’atmosfera natalizia con spettacolari illuminazioni artistiche. La torre civica, la chiesa di San Filippo e la chiesa di Sant’Agostino si trasformano grazie a suggestive proiezioni, mentre il salone fieristico di viale Garibaldi si aggiunge agli spazi degli edifici storici illuminati, come la tettoia napoleonica e casa Cavassa. In piazza Sant’Agostino una maxi Cometa luminosa è stata posizionata dietro al monumento ai Caduti, verso la chiesa, mentre un’aiuola scenografica con renne, igloo e un pupazzo di neve ha preso il posto del tradizionale abete, regalando un nuovo e originale allestimento natalizio pensato per grandi e piccini. Lungo via Torino, una delle principali arterie d’ingresso, le decorazioni cambiano quest’anno con l’aggiunta di stelle giganti e alberi di Natale nelle rotonde, regalando un’accoglienza festosa a chiunque entri in città. Nel periodo che inizia da sabato 21 dicembre, il cartellone natalizio propone appuntamenti con concerti, spettacoli, mercati e momenti dedicati alle famiglie e alla spiritualità del Natale. La giornata di sabato si aprirà con un appuntamento dedicato ai più piccoli presso il museo Civico Navale, dove dalle 10.30 alle 12 si terranno le letture animate di “Una stella in fondo al mare”, curata dalla Biblioteca Civica Raineri-Berti. Le storie intrecceranno il fascino del mare alla magia del Natale, regalando un momento speciale ai bambini e alle loro famiglie. Nel pomeriggio, dalle 15 alle 17.30, Babbo Natale, con il calessino, farà tappa in piazza Garavella per distribuire caramelle ai bambini grazie all’organizzazione ASCOM di Carmagnola. La sera, alle ore 21, la Società Filarmonica di Carmagnola si esibirà nel concerto “Incanto di Natale” presso la chiesa beata Enrichetta Dominici, con un repertorio dedicato alle melodie della Festività. Contemporaneamente, al salone Antichi e Bastioni, l’associazione FA.VO.LHA famiglie e volontari per l’handicap presenterà lo spettacolo “Un mondo da scoprire”, in cui saranno coinvolti ragazzi affetti da disabilità. Domenica 22 dicembre torna protagonista Babbo Natale in piazza Sant’Agostino dalle 15 alle 17.30, a disposizione dei più piccoli per un incontro magico con il calessino e la distribuzione di dolci. Via Valobra sarà animata tutta la giornata dal mercato straordinario, una preziosa occasione per completare gli acquisti natalizi con proposte uniche e artigianali. Dalle 15 la magia della tradizione natalizia si diffonderà per le strade con zampognari e animazioni itineranti, che porteranno la melodia e l’atmosfera delle Feste in ogni angolo della città. Martedì 24 e 31 dicembre, la Vigilia di Natale e San Silvestro, saranno dedicati al tradizionale mercato in via Valobra, che sarà anticipato al mattino fino alle 14. Il 5 gennaio è in programma “La Befana vien di notte”, evento che avrà inizio alle 20.30 nel cortile del Comune con la discesa della Befana dal cielo. Animazioni, musica, offerte di cioccolata calda e panettone a cura della Pro Loco Carmagnola APS, in collaborazione con il CAI sezione di Carmagnola, Croce Rossa italiana volontari del soccorso, associazione Vigili del Fuoco volontari delegazione Carmagnola, Associazione Nazionale Alpini gruppo di Carmagnola. Le Festività si concluderanno il 6 gennaio con un concerto alpino tenuto dal coro alpino La Bissòca di Villanova d’Asti, dedicato alla tradizione musicale alpina presso la chiesa di San Giovanni decollato. Il suggestivo presepe meccanico dell’abbazia di Casanova offre ai visitatori un’esperienza affascinante tra tradizione e creatività, grazie ai dettagli animati e l’ambientazione unica. Il presepe è stato donato all’abbazia da Gino Baravalle, che nel corso della sua vita l’ha meccanizzato dando vita a materiali di recupero.

 

Mara Martellotta

Agriflor: fiori, verde e… gastronomia

Domenica 22 dicembre, dalle 9 alle 19 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, è in programma l’ultimo appuntamento dell’anno con Agriflor, il mercatino di piante, fiori e prodotti agroalimentari artigianali organizzato da Orticola del Piemonte.

Un’edizione Natalizia che vuole celebrare il periodo delle Feste mettendo in piazza alcuni dei migliori vivaisti e produttori artigianali del territorio. Un’occasione da non perdere per idee regalo all’insegna della Natura ma anche per imbandire le proprie tavole con sapori autentici.

Per quanto riguarda le tipicità florovivaistiche si potrà scegliere tra diverse collezioni di piante aromatiche, violette,  piante verdi fiorite da interno ed esterno, ma anche tra piante ornamentali e tropicali fino alle carnivore e alle orchidee.

Ancora più ampia la proposta di tipicità gastronomiche, tutte all’insegna della genuinità. Dalle nocciole alle olive, dai taralli ai salumi e formaggi di vario tipo, ma anche prodotti alla rosa, prodotti alla tahina e prodotti a base di zafferano, miele e confetture, zenzero e frutti disidratati, crostate a base di fiori, prodotti per la cosmesi, frutta e verdura di stagione e tanto altro ancora.

Organizzato da Orticola del Piemonte, il mercatino di Agriflor tornerà nel 2025 con la sua “carovana” di profumi, colori e sapori e con tante nuove sorprese.

Centro, questa volta Bettini ha ragione

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo


Goffredo Bettini è una personalità politica che, di norma, non dice mai cose banali o scontate.
Detto con altre parole, è un vero interlocutore politico. Certo, e come ovvio, Bettini continua ad
essere un perfetto distillato del comunismo nella sua versione italiana. In lui si rintracciano e si
rivedono tutti i paradigmi essenziali del Pci, nessuno escluso. Perchè anche se la ‘casa madre’ si
è esaurita per conclamato e manifesto fallimento politico ed ideologico, è del tutto naturale che
restano intatte la cultura, la prassi e la concezione politica che deriva da quei postulati. E la sua
lettura della politica contemporanea conferma entrambi gli elementi: e cioè, la sua intelligenza
politica da un lato e la sua fedeltà all’antico impianto comunista dall’altro.

E, per fermarsi alla riflessione su come ricostruire un Centro nella coalizione di sinistra e
progressista, le tesi di Bettini non solo sono interessanti ma sono anche azzeccate perchè quasi
oggettive.

Per farla breve, Bettini sostiene che nella coalizione di sinistra e progressista è necessaria una
presenza centrista. Ed ha perfettamente ragione. Ma non un vago ed indistinto centro cattolico e
riformista. Quello già esiste ed è presente nel Pd che era, e resta, un partito di centrosinistra.
Senza trattino. Perchè il Pd è nato, appunto, come un partito di centrosinistra per la fattiva e
costruttiva collaborazione tra gli ex comunisti e la sinistra democristiana. Con altri approcci
culturali, politici, sociali e programmatici come ovvio e quasi scontato. Dopodichè è di tutta
evidenza che il Pd di Marini, Veltroni, Rutelli e D’Alema non è più quello della Schlein. L’attuale
guida politica del Pd, espressione di una sinistra radicale, massimalista e libertaria è lontana anni
luce da quel partito. Ma questo è anche, e soprattutto, il frutto della evoluzione dei tempi e del
cambiamento repentino delle classi dirigenti. Il dato di fondo, però, e per tornare a Bettini, è che la
presenza centrista che oggi serve – ed è quantomai necessaria – alla coalizione progressista è
quella di avere un polo liberale, repubblicano, liberista, libertario e modernizzante che sia in grado
di saper incidere in una alleanza fortemente sbilanciata a sinistra. Nulla a che vedere, quindi, con
un centro cattolico. Anche perchè, ed è una riessione nota anche ai sassi, il Ppi prima e poi la
Margherita sono conuiti quasi per intero nel Partito democratico. Quasi 20 anni fa, tra l’altro. Ed
è del tutto naturale che il Pd non imploda al suo interno per dar vita ad un altro polo centrista. Nè
è prevista, almeno ad oggi, una fuga di massa dal Pd dei cattolici e dei centristi presenti in quel
partito – che, tra l’altro, è anche in crescita elettorale – per approdare in un indistinto
raggruppamento centrista.

Per questi motivi, semplici ma chiari ed essenziali, la riflessione di Bettini coglie nel segno.
Insomma, per dirla con altre parole, alla coalizione progressista serve una presenza simile a quella
che nella prima repubblica ricoprivano partiti come il PLI e il PRI. Cioè partiti con una forte
connotazione laicista, moderata e liberal/liberista che l’attuale Pd non riesce ad intercettare. Per
non parlare, come ovvio e persin naturale, della sinistra fondamentalista del trio Fratoianni/
Bonelli /Salis o dei populisti dei 5 stelle.

Questa è, oggi, la vera priorità e la vera emergenza per la coalizione che la segretaria del Pd sta
lentamente e “testardamente” costruendo e consolidando in alternativa al centro destra dove,
com’è altrettanto ovvio, per quanto riguarda il Centro la situazione è molto più semplice perchè
esiste un solo partito centrista che è Forza Italia.

Oltretutto, come ci dicono quasi tutti i sondaggisti, lo spazio elettorale del Centro non è adatto
illimitato. Il 7,6% ottenuto alle elezioni del 2022 con l’ormai famoso ‘Terzo polo’ poi miseramente
fallito, fu possibile perchè, come ripete sempre la Ghisleri, si trattava di un Centro che si è
presentato in autonomia rispetto ai due schieramenti maggioritari. Un’eventuale alleanza, nel caso
specico con la coalizione di sinistra, avrebbe un risultato molto diverso proprio perchè non si
tratterebbe più di un progetto politico autonomo ma semplicemente parte di una coalizione.
Comunque sia, e come sempre, la riflessione di Bettini è del tutto calzante e pertinente. E fa
discutere.

Il Parco del Valentino si rinnova: riaperto il primo viale riqualificato

A pochi mesi dall’apertura del cantiere, è stato riaperto al pubblico il primo tratto del rinnovato Parco del Valentino. Torinesi e turisti potranno così tornare a percorrere viale Mattioli nella sua nuova veste, con più alberi, nuovi spazi verdi, pavimentazioni drenanti e senza asfalto. Un primo assaggio di quello che sarà l’aspetto complessivo del Parco al termine dei lavori, finanziati con fondi Pnc integrativi al Pnrr.

Al taglio del nastro di venerdì erano presenti il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e l’assessore al Verde e alla Cura della città Francesco Tresso insieme all’architetto Andreas Kipar, ceo di LAND, che ha curato la progettazione e Giulio Arnoldi, amministratore unico di HW Style, impresa esecutrice dei lavori per conto di SCR Piemonte.

“Quello che inauguriamo oggi – commenta il sindaco Stefano Lo Russo – è il primo tassello completato del più ampio progetto di riqualificazione del Valentino. I cantieri, che contemplano lavori anche a Torino Esposizioni per la nuova Biblioteca Civica Centrale, al Teatro Nuovo, al Borgo Medievale e sulle sponde del fiume Po per il ripristino della navigazione, procedono nei tempi stabiliti e ne siamo davvero molto orgogliosi. Come vediamo oggi gli interventi in corso nel Parco lo renderanno ancora più verde, bello e fruibile e la fine dei cantieri restituirà a cittadini e turisti uno dei luoghi simbolo della nostra città come polo di grande valenza naturale, paesaggistica e culturale”.

“La riapertura del primo tratto del rinnovato Parco del Valentino è un invito a tutta la cittadinanza a riscoprire e vivere questo spazio unico, simbolo della città e punto d’incontro tra natura, cultura e svago – aggiunge l’assessore Tresso -. Questo è solo il primo passo di un progetto ambizioso che mira a rendere il Valentino ancora più bello e vivibile, in stretta connessione con il tessuto urbano circostante e con il fiume Po”.

Il primo tratto riqualificato, viale Mattioli, è un asse pedonale lungo circa 500 metri che collega la Promotrice delle Belle Arti, il piazzale antistante il Castello del Valentino e viale Virgilio, nella parte inferiore del parco.

Dal viale sono stati rimossi 9mila metri quadrati di asfalto, sostituito con oltre 7mila di pavimentazione permeabile, realizzata in calcestruzzo drenante nel viale principale e in calcestre nei camminamenti laterali. La nuova pavimentazione garantisce spazi più accessibili, funzionali e in armonia con la storicità del luogo. Significativi i benefici ambientali, con la riduzione dell’effetto isola di calore e una migliore gestione delle piogge intense.

Importanti anche gli interventi sul verde. Dal restringimento in larghezza del viale sono stati ricavati 4mila 500 mq di nuove superfici prative. In un’area di 3,5 ettari sono stati messi a dimora 122 nuovi alberi di specie autoctona, e oltre 600 arbusti. E’ stata inoltre rifunzionalizzata e valorizzata la fontana Mattioli, e inserito un nuovo varco ZTL all’intersezione di viale Mattioli con corso Massimo d’Azeglio. Rinnovati anche gli arredi urbani e l’illuminazione a led.

“Ogni nostro progetto nasce da una storia, e oggi raccogliamo i frutti del nostro impegno al servizio della città e delle sue istituzioni. Se 25 anni fa riqualificavamo i brownfield, oggi rigeneriamo i gioielli della città – commenta l’architetto Andreas Kipar -. Rompere l’asfalto vuol dire restaurare il nostro rapporto con la terra anche nei parchi storici. Le pavimentazioni drenanti e gli alberi incarnano l’esigenza etica di riportare la natura in città, che si unisce a un aspetto estetico nel vivere quotidianamente la bellezza di questa natura. Torino è in cammino per diventare una “nature-positive city’ e siamo lieti di contribuire a questo percorso”.

Il progetto di riqualificazione del Parco del Valentino, nel suo complesso, prevede la riduzione della larghezza dei viali principali – che passeranno da 16/20 metri a un massimo di 9 -, liberando circa 21mila mq di nuove superfici verdi. La pedonalizzazione del parco, con la rimozione di 65mila mq di asfalto e la posa di 36mila mq di pavimentazioni drenanti. Saranno inoltre messi a dimora 555 nuovi alberi.

I lavori proseguono nelle altre porzioni del parco, secondo cronoprogramma. Il cantiere prevede l’apertura dei lotti in diverse fasi anche nel 2025, e il completamento dell’intero progetto entro la metà del 2026.

TORINO CLICK

La Torinese, anno in crescita con fatturato previsto di 15 milioni

 

L’azienda, fucina di dolci e lievitati delle feste, ha raddoppiato, dal 2018, anno di acquisizione da parte di Industria Dolciaria Borsari, ad oggi, fatturato e capacità produttiva, continuando, però, a mantenere la sua identità di laboratorio dolciario torinese noto per il suo panettone Piemunteis ® e il Pandorato.

 

Sono settimane di grande fermento per l’azienda La Torinese che prevede di chiudere l’anno in corso con un fatturato di 15 milioni di euro e un +10% rispetto al 2023. L’azienda dolciaria che produce dal 1932 lievitati da ricorrenza, come il panettone Pandorato e il Piemunteis ®, il panettone dalla essenza piemontese, grazie alla sua glassatura in superficie fatta di zucchero, albume d’uovo e Nocciola di Piemonte IGP, oggi si muove a pieno ritmo, complice la sua acquisizione nel 2018 da parte Idb – Industria Dolciaria Borsari, la holding specializzata in lievitati delle feste e che raggruppa a sé diversi brand legati al mondo dolciario delle tradizioni.

Il passaggio societario dalla terza generazione di questa azienda familiare, composta da Claudio Verri e Milvia, al gruppo Idb, ha consentito una continuità e una nuova prospettiva all’impresa, così come sottolinea Andrea Muzzi, amministratore delegato di Idb: “Nel 2018 abbiamo trovato una realtà di grande tradizione artigianale, ma bisognosa di interventi di ammodernamento negli impianti e nelle attrezzature. A Torino, abbiamo cercato di portare l’expertise del nostro gruppo sia su tutti gli aspetti della produzione, sia su quelli della logistica pur continuando a mantenere l’unicità delle sue ricettazioni e del suo savoir faire di impronta artigianale”.

In soli 6 anni, dalla nuova gestione del 2018 ad oggi, La Torinese ha raddoppiato il suo fatturato, ma ha anche raddoppiato e raggiunto la saturazione della capacità produttiva che si attesta su un milione e mezzo di kg di lievitati lavorati all’anno. In un ciclo di lavorazione complessiva, che porta al prodotto finito in circa 70 ore, i laboratori de La Torinese producono oltre 50 diverse ricette tra Panettone Classico, glassato alla piemontese, specialità farcite e/o ricoperte, Pandoro classico, l’inimitabile Pandorato, la Colomba classica e altre specialità dolciarie.

I prodotti sono ancora confezionati manualmente, per mantenere una connotazione artigianale e una preziosità unica negli incarti, che rappresenta la cifra stilistica di Idb.

cs

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO:  Club o dopo lavoro? –  Dal sacrario del Martinetto a Torino che attende la salvezza dalle mummie – Lettere

Club o dopo lavoro?
La crisi dei club in passato più esclusivi ed elitari, sta  diventando sempre più evidente. Mancano i soci e i club si fondono insieme per mantenere un numero minimo di adepti. Agli incontri associativi si presentano persone in maglione, senza cravatta e immancabili scarpe da ginnastica. Ma il massimo del decadimento non era ancora accaduto: la preghiera del socio con una serie di rancide banalità ad imitazione della preghiera dell’alpino che rende lecita una domanda: la laicità dove è andata a finire?
Io entrai in uno di quei club con un preciso cerimoniale e indossando lo smoking come tutti i soci. Ci consideravano degli  snob o persino  degli affiliati alla massoneria, diceria  quest’ultima, che mi dava molto fastidio. Oggi  a volte sembra di essere in un dopo lavoro. Ci sono segni  di una decadenza senza fine  anche per l’età veneranda di molti soci e per parecchi parvenus passati bruscamente dal circolo parrocchiale di quartiere  ad ambienti non adatti e a loro   in passato giustamente preclusi. L’associazionismo  è finito e forse non potrà mai più resuscitare? Oggi la crisi sembra un tramonto senza speranze future di rinascita. Forse Internet ha distrutto un certo associazionismo che aveva un senso quando raccoglieva persone di un livello sociale e culturale omogeneo.
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Dal sacrario del Martinetto a Torino che attende la salvezza dalle mummie
Il Martinetto è un luogo reso sacro dal sangue versato dai patrioti del comitato militare del Gen. Perotti e del Capitano Balbis. Fa bene il Comune a rendere quel luogo più agibile e sicuro. La cerimonia ad 80 Anni dalla fucilazione nell’aprile scorso fu un po’ penosa. In effetti andrebbero rivisti tutti i monumenti cittadini  oggi in mano ad un assessore titolare di molte  deleghe  a cui non sa adempiere con la necessaria competenza: sempre inerzia, ritardi e polemiche se c’è lui di mezzo. Più luce, dice una consigliera dell’estrema sinistra, ai monumenti della Resistenza, quasi ci fosse una scala di priorità politica e storica anche nei monumenti.
C’è chi a destra  propone di illuminare il monumento a Vittorio Emanuele II e al Conte Verde, trovando ostilità e disinteresse.
Illuminare tutti i monumenti renderebbe Torino meno provinciale e più vicina a Parigi che nessuno accosta più a Torino. Anche Parigi è decaduta, ma parlare oggi di Torino come di  piccola Parigi appare ridicolo. E ’una città sporca, disordinata, con strade con scarsa  o nulla manutenzione dove i lampioni anche del centro non vengono mai puliti e dove molti  negozi importanti del centro hanno abbassato le serrande. Per gli acquisti natalizi sono  andato a Milano  e da Peck ho comprato le vivande per pranzo di Natale. Torino è  diventata una città  marginale priva di attrattive e  piena di accattoni e immigrati nullafacenti di cui in verità è ricca anche Milano. Cuneo è molto meglio. Lo dicono in molti: la qualità della vita non è confrontabile. Mancano, è  vero, le mummie egizie da cui Torino attende la salvezza, ma esse  non sono vitali neppure per il turismo torinese come molti pensano. Auguro a tutti i lettori buon Natale, ma quello di quest’anno, grazie anche  ad E l k a n n,   è uno dei più spenti e tristi degli ultimi decenni. Un Natale senza luci  perché quelle cosiddette d’artista sono ormai vetusta archeologia del secolo scorso che non merita nessuna  attenzione. Sono luci  che intristiscono le feste e rivelano un’arte banale se non insignificante:  solo  i suoi costi troppo alti la rendono “preziosa”.
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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com

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Milei liberista
Ho seguito un po’ il presidente  argentino della motosega Milei . Mi sembra un utile esempio ad un’Italia spendacciona in crisi. Un esempio liberale utile anche per noi.   Gianni Cuminetti
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Milei va contestualizzato in un ambito argentino in cui il Peronismo non è mai morto. Privatizzare, tagliare le spese (ma solo quelle inutili), rimettere in moto l’economia appare un ottimo progetto. I primi successi non devono  però illudere perché il disastro argentino è peggio di quello Italiano. Io non condivido l’anarco-liberismo perché lo Stato liberale è il perno su cui ruota una civiltà prospera e ordinata.  La parola anarchia mi fa ribollire di rabbia in tutte le versioni.
Ma non disprezzo Milei il quale  può sembrare un po’ troppo draconiano e semplicista. Ma la mala spesa italica induce anche  a chiedere di usare tante motoseghe. La vicenda dell’aumento scandaloso e immotivato  dello stipendio dei ministri non deputati a cui volevano regalare l’indennità parlamentare per eguagliarli con i parlamentari è  indicativa della malafede arrogante e anche dell’ignoranza ingorda di certi personaggi che andrebbero – nella visione di un buongoverno einaudiano- sicuramente   segati, anche se la piccola motosega argentina non basterebbe!

Monumenti accesi con il videomapping a Chieri

Anche quest’anno Chieri ha “acceso” alcuni monumenti cittadini con l’illuminazione mappata.

In particolare, l’Arco trionfale è rivestito da una nuova spettacolare elaborazione artistica che ripropone e valorizza alcuni disegni per tessitura conservati in due preziosi fondi della raccolta archivistica del Museo del Tessile, il Fondo Baglione (XIX secolo) e il Fondo Ghidini (XIX-XX secolo).

Il campanile del Duomo presenta la proiezione degli splendidi affreschi della Cappella Gallieri e la Pala Tana del Battistero; mentre sulla facciata della chiesa di San Guglielmo il videomapping propone le immagini tratte dal quadro di Francesco Fea, l’Adorazione dei Magi.

Inoltre, in piazza Cavour è stato allestito il villaggio di Babbo Natale, dove divertirsi e giocare nei weekend con attività e laboratori (poi la Baita di Babbo Natale dal 6 gennaio si trasformerà nella Casa della Befana) e una pista per pattinaggio su ghiaccio per imparare a pattinare e per sperimentare divertenti acrobazie.

Polliotto segretario generale Fondazione Crt

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione CRT, riunitosi  sotto la presidenza di Anna Maria Poggi, ha deliberato all’unanimità la nomina di Patrizia Polliotto quale nuovo Segretario Generale della Fondazione. La nomina segna il completamento del percorso ad interim affidato all’avvocato Annapaola Venezia, che ha ricoperto il ruolo dopo l’uscita di Andrea Varese. Con l’assunzione del nuovo incarico, Patrizia Polliotto lascia la carica di Consigliere di Indirizzo della Fondazione.

 

Il Consiglio di Amministrazione ha espresso il proprio ringraziamento all’avvocato Venezia per il lavoro svolto durante questo periodo, che ha garantito il pieno supporto alla Fondazione in una fase di rinnovamento strategico, culminata con l’importante conclusione del percorso di riforme statutarie.

 

Patrizia Polliotto è avvocato cassazionista con oltre 20 anni di esperienza in diritto dell’impresa. Consigliere indipendente in diverse realtà, tra cui Reply, NB Aurora e Vincenzo Zucchi, è anche consigliere di Sviluppo Lavoro Italia e di altre società non quotate.

Torino – Bologna 0-2

Il Bologna vince a Torino. Nella ripresa le reti del 2-0 sono dell’olandese Thijs Dallinga e di Pobega, con controllo Var per un presunto fuorigioco di Dallinga. Il Bologna raggiunge 28 punti in classifica superando  il Milan, a quota a 26. Giocatori granata fischiati dal pubblico dell’Olimpico – Grande Torino.

L’Orchestra dell’Auditorium Rai di Torino, per festeggiare il Natale, propone Lo Schiaccianoci

Per il Natale dell’OSN Rai viene proposto Lo Schiaccianoci, la fiaba di Čajkovskij da Mario Acampa e diretta da Andrès Orozco-Estrada, in programma domenica 22 dicembre all’Auditorium Rai di Torino

L’Orchestra dell’Auditorium Rai di Torino, per festeggiare il Natale, propone Lo Schiaccianoci domenica 22 dicembre e martedì 24 dicembre, alle 10.40, su Rai 1, e mercoledì 25 dicembre, alle 20.30, su Rai 3. 

“Il simbolo del Natale per antonomasia è una storia senza tempo, che ancora oggi dice molto del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta, oltre che sul rapporto che ognuno di noi ha con il proprio bambino interiore”, così Mario Acampa, regista, autore e divulgatore descrive il suo progetto de Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, uno dei più celebri balletti al mondo, ispirato a un racconto di Ernst Theodore Amadeus Hoffmann, e proposto dall’OSN Rai e dal suo direttore principale Andrès Orozco-Estrada per il suo tradizionale concerto di Natale. 

“È Natale – prosegue Acampa, anche voce recitante insieme a Elisa Lombardi – la città è piena di luci e di vetrine addobbate, e come spesso accade è proprio durante le festività che il cuore si sente più solo. Qui Mary incontra Ernst e rivede in lui fragilità speculari alle sue. Entrambi capiscono che non possono sanare le ferite dell’altro, ma possono darsi la mano per affrontare la vita insieme. Volevo raccontare il sogno di Mary non solo come un’evasione  dalla realtà o come una mera fantasia, ma anche come motore di elaborazione e del dolore. Un percorso catartico fatto di lacrime e ricordi scomodi, ma anche ironia e calviniana leggerezza”.

Alternate alla narrazione di Mario Acampa, reduce dal successo come regista dell’opera “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota, andato in scena lo scorso settembre al Teatro della Scala, l’OSN Rai propone una scelta delle più celebri pagine del Balletto, dal “Valzer dei fiocchi di neve” a “La danza della Fata Confetto”, passando per il divertissement come le danze spagnola, araba, cinese e russa. L’idea per Lo Schiaccianoci, rappresentato trionfalmente al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo nel 1892 con le coreografie di Maius Petipa e Lev Ivanov, fu suggerita a Čajkovskij da un racconto di Alexandre Dumas padre, intitolato “Histoire d’un casse-noisette”(Storia di uno schiaccianoci), che riprende a sua volta una fiaba di Hoffmann, “Nussknaker und Mausekönig”(Schiaccianoci e il re dei topi), pubblicata nel 1816. Il balletto conserva la medesima opposizione tra la sfera onirica e quella del reale che caratterizza la favola. 

Sul podio è impegnato Andrès Orozco-Estrada, nato a Medellin, in Colombia, nel 1977, e che ha debuttato con l’OSN Rai nel maggio 2022, e nell’ottobre 2023 ha iniziato la sua collaborazione come direttore principale. Mario Acampa, autore e regista del progetto, oltre che voce recitante, ha iniziato la sua carriera come primo attore al Teatro Stabile di Torino, diretto tra gli altri da Ugo Gregoretti, Filippo Crivelli e Chiara Noschese. Ha debuttato alla regia lirica al Carignano di Torino nel 2015, con l’opera “Il Piccolo Principe”. Dal 2021 ha iniziato una collaborazione con il Teatro alla Scala, dove scrive e firma la regia della serie di concerti “Lalla e Skali”, oltre che de “Il cappello di paglia di Firenze” di Nino Rota. 

Mara Martellotta