È aperto fino all’11 dicembre 2024 il bando per il finanziamento dei progetti di promozione e commercializzazione dei prodotti turistici dei consorzi.
La misura mira a valorizzare le eccellenze del Piemonte diversificando le proposte turistiche, soprattutto all’aperto e sostenibili, e la dotazione finanziaria di 1,29 milioni di euro consentirà di coprire fino all’85 per cento delle spese.
«La Regione prosegue così nelle sue azioni di sostegno al turismo, che hanno consentito a questo settore di diventare un asset economico strategico e di veder costantemente crescere il numero di visitatori soprattutto per quando attiene il turismo dall’estero anche grazie all’attività di promozione dei Consorzi», dichiara il presidente Alberto Cirio.
«Con questa misura – precisa l’assessore al Turismo Marina Chiarelli – si intende promuovere un turismo sostenibile attraverso i propri Consorzi, che sono la spina dorsale della promozione dei territori, In un momento di grande competizione a livello nazionale e internazionale vogliamo incrementare gli standard di qualità che sono la carta vincente per attrarre un turismo nuovo consolidando, nello stesso tempo, quello più tradizionale che in questi anni ha saputo diversificare la propria offerta anche grazie alla destagionalizzazione».
Rientrano nel ventaglio dei progetti finanziabili quelli relativi a turismo attivo/outdoor/slow (escursionismo, cicloturismo, trekking), turismo equestre, golf, sport della neve, sport d’acqua, percorsi avventura, percorsi e «sentieri natura» in parchi e aree protette, cammini e itinerari dedicati a temi religiosi, storici, culturali, ambientali da percorrere a piedi, in bici o cavallo, itinerari alla scoperta di destinazioni minori, delle tradizioni e dell’artigianato locale. Saranno ammissibili anche i piani inerenti alla valorizzazione del sistema delle Residenze Reali Sabaude e della rete museale regionale, al patrimonio di forti alpini, castelli e dimore storiche, e quelli relativi a mostre, festival, città d’arte, antichi borghi, percorsi e itinerari enogastronomici che mirano alla valorizzazione dei prodotti tipici, degli eventi sportivi e della musica.
Il testo del bando è reperibile su https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/promozione-commercializzazione-dei-prodotti-turistici-regionali-anno-2024
È stata la maternità il tema che più ha interessato il gruppo di selezionatori, quello che più ha raccolto titoli all’interno dei sedici film del concorso lungometraggi del 42mo TFF: ed era quasi logico, nel ripensare al valore delle opere, che la giuria guidata da Margaret Mazzantini andasse a pescare proprio lì. Opere subito apprezzate, amate, discusse, provenienti da cinematografie per noi a volte lontanissime, pochissimo o nulla frequentate, che hanno saputo proporre al loro interno meccanismi diversi e sentimenti contrastanti, guardare con estrema sicurezza alle problematiche che “quelle” maternità imponevano, considerare le ansie e a tratti le sottili crudeltà che giorno dopo giorno il mettere al mondo un figlio poteva presentare.
Il titolo di miglior film se lo è aggiudicato “Holy Rosita” della belga Wannes Destoop, dove la protagonista chiusa nella sua solitudine ma sempre con un sorriso per tutti coltiva il sogno grande di diventare madre salvo poi tacere una felice realtà allorché rimane incinta. Il Premio speciale della Giuria è andato a “Vena”, diretto dalla tedesca Chiara Fleischhacker, film che chi stende queste note ha amato molto, magari in attesa anche di un riconoscimento alla protagonista, un’altra madre in attesa, che lotta contro quella dipendenza dalla droga che continuerà a distruggere il suo compagno e vive nella disperazione e nella speranza guardando a un futuro che, per un piccolo conto aperto con la giustizia, le toglierà la bambina poco dopo la nascita (il film ha altresì vinto il premio Fipresci, “per la sua capacità di trasformare la storia intensa di una maternità in un percorso plausibile di salvezza dalle dipendenze grazie a un’interpretazione molto umana, una storia emotivamente forte e un montaggio che scandisce bene i tempi della narrazione, a tratteggiare complessivamente una maturità registica non comune per un’opera prima”). All”Aiguille” dell’egiziano Abdelhamid Bouchnack il premio per la migliore sceneggiatura, il ritratto e la scrittura esatti di una giovane coppia che in un costruirsi di progressive quanto differenti emozioni e stati d’animo rimane divisa per la nascita di un figlio in cui natura maschile e femminile s’uniscono.
Una vicenda condotta con estrema esattezza dal regista, che si trova anche a far fronte a una cultura estremamente chiusa e antica e ai pregiudizi che inevitabilmente ne nascono, una vicenda che ha visto assegnarsi anche il premio Achille Valdata, quello Scuola Holden per la miglior sceneggiatura con una motivazione da parte degli allievi che sottolinea “una drammaturgia intensa che procede per azioni, dialoghi mai banali e atti mancati, il film racconta un conflitto di grande potenza che ricade su tutti i personaggi.” “L’aiguille” si aggiudica altresì il Premio Interfedi.
Due film che poco (mi: e non soltanto) hanno convinto, imperfetti, si sono divisi i premi per le interpretazioni: il trio femminile delle interpreti, chiuse nei dolori e nelle violenze di una vecchia casa di “Madame Ida”, sono le migliori attrici in una unanimità affatto condivisibile, mentre il miglior attore è River Gallo di “Ponyboi” che il film ha scritto interpretato e diretto e in cui soprattutto ha personalmente creduto. L’Italia – il suo cinema – è qui a mani vuote e certo non lo diciamo con soddisfazione: ma è la conferma di quanto le due opere presentate di Minucci e Danco siano pretenziose (“Europa Centrale”) o decisamente azzardate e vuote nel voler buttarsi su strade fortunatamente e altrimenti per nulla frequentate (“n-Ego”).
Una gran festa per chi ama il cinema e ha sempre visto nello studio e nel consumarsi quasi dentro certi personaggi, nei gesti, nelle scelte e negli atteggiamenti e nelle prese di posizione – aver mandato in vece sua sul palco degli Oscar una nativa americana a rivendicare intere esistenze e violenze – il vero esplodere e il soffio rivoluzionario di un antico cinema americano, trovarsi per una intera settimana davanti a manifesti locandine programmi con il viso di Marlon Brando inquadrato nella sala da ballo parigina del “Tango” di Bertolucci. È stata la festa per i 24 titoli con cui il direttore Giulio Base gli ha voluto rendere omaggio nel centenario della nascita, impossibile elencarli tutti, ma sono state vere boccate d’aria “A Streetcar Named Desire” e “Julius Caesar”, “Guys and Dolls” dove Marlon non sapeva cantare ma cantava benissimo pronto a rivaleggiare con Sinatra e “The Chase”, “Queimada” del nostro Pontecorvo e “The Godfather”, da “The Men” a “The Missouri Breaks” di Penn: e l’elenco potrebbe continuare.
Adesso, davanti alle immagini di “Waltzing with Brando” – presentato a chiusura del festival – e vedendoti Billy Zane davanti, nella sala grande della Cavallerizza con contiene le conferenze stampa, pare che il vecchio Marlon abbia avuto la sua brava resurrezione. Magari il potente fantasma incombe da sempre sullo psicopatico di “Ore 10: calma piatta” o sul fidanzato di Kate Winslet, riccastro e spregevole, che non esita a salvarsi, solo, dalla tragedia del “Titanic”: ma oggi più che mai, con il suo corpo massiccio, con qualche chilo in più, con la profondità marcata dello sguardo, il vecchio Marlon pare essere lì. Se ci mettete il modo di muovere le mani, il momento di poggiare il capo sulla mano e il gesto di grattarsi la fronte, immediatamente sopra l’occhio, e confrontate tutto questo con le scene del “Padrino” o di “Tango” ricostruite per il film di oggi, vi accorgete che il vecchio Marlon è lì. E vi godete appieno anche il nuovo personaggio, quel Billy Zane che ha voluto fortemente “Waltzing”, termine ultimo per ora di una carriera ondivaga e crediamo non soddisfacente appieno, storia tratta dal libro “Planning Paradise in Tahiti”, scritto da Bernie Judge, architetto californiano che, votato a progetti portati avanti ed esauriti per dare un giusto posto alla protezione dell’ambiente, incontrò in Brando e Brando in lui il giusto referente per un più o meno idilliaco lavoro in quelle isole da sogno, là dove l’attore durante la lavorazione dell’”Ammutinamento del Bounty” aveva trovato un’isola e una moglie.
L’isola è quella di Tetiaroa, un’isola della Polinesia francese, un insieme di bungalows e di altre costruzioni che dovevano vedere la luce con tecniche e sguardi d’architetture mirate con occhio e intenti decisamente moderni, in un’epoca ancora troppo lontana da discorsi di tale genere. Non lo spaventano i costi che crescono o tutte le contrarietà che si possono presentare, quello è e sarà il suo eremo felice, dove magari anche poggiare per terra come ferma porta l’Oscar vinto. Un ambientalista, posto al centro di un film che non importi se non soddisfi molto: l’importante è che ci restituisca un Brando in anticipo sui tempi, come lo era stato nella recitazione.
Elio Rabbione
Nelle immagini, scene da “Holy Rosita”, “Vena” e “L’aiguille”. Billy Zane Marlon Brando in “Tango a Parigi” nel film “Waltzing with Brando” che ha chiuso il festival.
Moncalieri 26 novembre
Come possiamo saldare un debito? È quello che tre giovani del posto si sono chiesti la sera del 26 novembre. Soldi subito e facili, la soluzione che hanno trovato è mettere a segno una rapina. La scelta ricade su un supermarket della periferia di Moncalieri, probabilmente obiettivo ritenuto sicuro. Con il volto coperto dai cappucci delle felpe e anche da mascherine chirurgiche, i tre armati di bastoni, hanno fatto irruzione all’interno del negozio dove senza alcun timore hanno danneggiato la vetrina e alcuni scaffali. Quindi hanno intimato al proprietario di consegnargli l’incasso. L’energica e inaspettata reazione di quest’ultimo, ha colto di sorpresa i ragazzi che dopo averlo colpito ad una spalla e a una mano sono fuggiti. Il bottino alla fine sarà di alcune bottiglie di alcolici. La fuga è durata molto poco, in Via Juglaris, i tre sono stati intercettati dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Moncalieri che nel frattempo sono stati allertati dalla Centrale Operativa. I giovani, tutti sedicenni, sono stati arrestati in flagranza di “rapina aggravata in concorso”. Uno di loro è stato accompagnato al CPA di Torino mentre gli altri due sono stati affidati in stati d’arresto ai genitori presso le proprie abitazioni a disposizione dell’autorità giudiziaria minorile. L’arresto è stato quindi convalidato dal GIP presso il Tribunale per i minorenni.
Comunicati ieri in conferenza stampa i premi collaterali della 42 edizione del Torino Film Festival alla presenza della madrina Cristiana Capotondi.
(foto G. Prestipino)
PREMIO RAI CINEMA CHANNEL
Acquisizione diritti web e free tv per l’Italia.
Miglior film Concorso Cortometraggi a:
DUE SORELLE di Antonio De Palo
Con la motivazione: “Un film che fa sentire addosso il freddo e lo strazio di chi nella vita è stata ridotta in schiavitù da colui che invece doveva proteggerla, grande prova dei protagonisti che interpretano il male senza fare sconti, lasciandoci però la speranza della libertà”.
PREMIO ACHILLE VALDATA
Miglior film Concorso Lungometraggi
La Giuria dei lettori di TorinoSette, composta da Tina Valerio, Cristiana Peyla, Elena Genovesio, Paola Giachello e Beatrice Berton, assegna all’unanimità il premio Achille Valdata per il miglior lungometraggio a:
L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack
Con la motivazione: “Per la sua grande universalità. È un film bellissimo, coraggioso e commovente su un tema che si vede poco nel cinema di finzione: l’intersessualità”.
PREMIO SCUOLA HOLDEN
Come da tradizione le allieve e gli allievi della Scuola Holden hanno assistito alle proiezioni della quarantaduesima edizione del Torino Film Festival e hanno assegnato il Premio per la miglior sceneggiatura a uno dei lungometraggi in concorso. I lavori della giuria sono stati coordinati dalla docente Sara Benedetti.
Gli allievi hanno assegnato il Premio per la miglior sceneggiatura a:
L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack
Con la motivazione: “Grazie a una drammaturgia intensa che procede per azioni, dialoghi mai banali e atti mancati, il film racconta un conflitto di grande potenza che ricade su tutti i personaggi. La regia esalta una sceneggiatura che sa modulare il registro, dall’ironia al dramma, e tenere incollati fino all’ultima scena. Un inno alla libertà di autodeterminarsi contro ogni ostacolo”.
Conferiscono due Menzioni Speciali a:
- UNDER THE GREY SKY di Mara Tamkovich
- PONYBOI di Esteban Arango
PREMIO OCCHIALI DI GANDHI
La giuria della quattordicesima edizione del premio, composta da Loredana Arcidiacono, Dario Carlo Cambiano, Eleonora Camerlo, Melissa Camerlo, Matteo Damiani, Umberto Fulcheri, Anna Monteccone, Isabella Piscopo, assegnato dal Centro Studi “Sereno Regis” (Torino) al film che meglio interpreta la visione gandhiana del mondo, conferisce gli Occhiali di Gandhi a:
FROM GROUND ZERO di AA.VV. ideato da Rashid Masharawi
Con la motivazione: “Per aver saputo guardare oltre la vendetta, oltre l’ingiustizia quotidianamente subita, con una pluralità di linguaggi che mostrano la resistenza del popolo palestinese attraverso l’atto creativo e la gioia di stare insieme: per la capacità di raccontare l’atrocità della vita quotidiana senza mai trasmettere messaggi di odio”.
Conferisce una Menzione Speciale a: L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack
Con la motivazione: “Perché denuncia l’ingiusta realtà che vivono quasi sempre le persone intersex, private del diritto di scegliere la propria identità. Per la forza con cui interpella gli spettatori su un tema profondamente divisivo; perché svela i tanti preconcetti che permeano la nostra società”.
PREMIO INTERFEDI
La Giuria Interfedi, promossa dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità Ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino, e composta da Anna Coisson (Chiesa Valdese), Violet Kimiaee (Comunità Ebraica) e Walter Nuzzo (Comitato Interfedi) attribuisce l’undicesima edizione del “Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità” al film:
L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack
Con la motivazione: “Con grande efficacia sottolinea il fondamentale diritto della persona alla propria autodeterminazione, denuncia le discriminazioni da parte della società fondate su stereotipi e pregiudizi e richiama alla responsabilità individuale di fede, senza cercare risposte preconfezionate dalla religione di appartenenza”.
Parte 2
Nel continuo intento di farci risparmiare tempo e fatica (ecco come nasce l’esperienza, ma purtroppo anche certi schemi mentali difficili da sradicare) il nostro cervello a volte sbaglia, nel suo tentativo di semplificarci la vita. Facendoci arrivare a determinazioni e conclusioni rapide.
In tal modo certamente risparmiandoci ogni volta un faticoso e lungo lavoro di ponderazione e di valutazione, ma talvolta semplificando eccessivamente la realtà. È certamente questo il caso dell’effetto alone. Nella nostra vita questa dinamica ci si ritorce contro a volte con conseguenze davvero molto gravi.
Conoscendo l’esistenza dell’effetto alone e le dinamiche che ne derivano, possiamo però anche essere in grado di sfruttarle a nostro favore, usandolo consapevolmente. Sia per valutare in modo più veloce e corretto le altre persone, o certi oggetti (pensiamo agli inganni da effetto alone di molta pubblicità…) in molteplici situazioni.
Ma anche di esprimere al meglio noi stessi attraverso il modo in cui ci presentiamo nei vari ambienti, in modo da suscitare le reazioni a noi più favorevoli… Specialmente negli ultimi tempi il fenomeno dell’Effetto Alone è stato analizzato anche relativamente al settore commerciale e del marketing dei prodotti, poiché esso condiziona il nostro giudizio.
È la percezione che abbiamo anche sui prodotti, in special modo quelli appartenenti a uno specifico brand (o marchio o linea di prodotti). Per via di questa ingannevole distorsione mentale, le case produttrici più famose e prestigiose in genere godono di un sostanziale vantaggio. Nel senso che che beneficiano del fenomeno Effetto Alone quando lanciano un nuovo prodotto.
Nel caso in cui la marca venga percepita con un giudizio positivo dai consumatori. Se in precedenza la casa produttrice ha commercializzato un prodotto di successo, gli acquirenti tenderanno ad estendere il giudizio positivo dato al prodotto precedente anche sul nuovo prodotto, pur non sapendo ancora nulla delle sue caratteristiche.
(Fine della seconda parte)
Potete trovare questi e altri argomenti legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”
Celebrato il 120° anniversario Anpas
Il momento istituzionale del 120° anniversario di fondazione dell’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) si è svolto il 29 novembre 2024 a Torino, al Grattacielo della Regione Piemonte, con la premiazione delle volontarie e dei volontari che maggiormente si sono distinti per l’impegno nell’attività di volontariato e nella condivisione dei valori Anpas.
Per l’occasione è stato infatti istituito il premio Essere Anpas che richiama il codice etico delle Pubbliche Assistenze. Riconoscimento alle volontarie e ai volontari che meglio hanno rappresentato i valori di umanità, volontarietà, solidarietà e gratuità che caratterizzano il movimento delle Pubbliche Assistenze.
La premiazione è avvenuta alla presenza del presidente nazionale Anpas, Niccolò Mancini, del presidente regionale Anpas, Vincenzo Sciortino, del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dell’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi e dell’assessore regionale alla Protezione Civile, Marco Gabusi.
Le volontarie e i volontari premiati sono portatori di una storia di volontariato che per certi versi è comune a tutte e tutti loro, sempre ponendo la persona al centro del proprio agire. Per loro, come per l’intero volontariato Anpas, il concetto di assistenza significa: essere presenza, accompagnare, supportare, condividere una responsabilità. Un’azione etica che fa parte del vivere quotidiano dei volontari e delle volontarie e che riconosce la propria identità prestando la propria opera di solidarietà, di vicinanza ai bisogni delle comunità e di cura del territorio e dei beni comuni, in modo disinteressato.
La gratuità è elemento distintivo dell’agire volontario e motiva ogni cittadina e ogni cittadino a impegnarsi in prima persona e concretamente per la costruzione di una società più civile.
Vincenzo Sciortino, presidente Anpas Piemonte: «Nel corso di questi 120 anni, Anpas ha dimostrato la sua capacità di essere una presenza costante e affidabile nelle comunità, rispondendo ai bisogni delle persone, accompagnandole nei momenti di difficoltà e prendendosi cura del territorio. In Piemonte, il nostro impegno è reso possibile grazie ai 10.658 volontari, che ogni giorno, con dedizione e gratuità, contribuiscono a migliorare la qualità della vita nelle nostre città e nei nostri paesi. Il premio “Essere Anpas” che abbiamo consegnato vuole essere un riconoscimento tangibile a coloro che incarnano al meglio i valori su cui si fonda il nostro movimento. Umanità, solidarietà e responsabilità non sono solo principi teorici, ma azioni concrete compiute dai nostri volontari. Desidero ringraziare ogni volontario e ogni volontaria per il loro straordinario impegno, così come tutte le istituzioni che collaborano con noi, sostenendo le nostre attività e i nostri progetti. La presenza oggi delle autorità regionali dimostra quanto sia forte il legame tra Anpas e il territorio piemontese. Guardiamo al futuro con fiducia, consapevoli che il nostro lavoro, radicato nei valori della democrazia e della partecipazione sociale, continuerà a essere un pilastro fondamentale per costruire comunità più solidali e accoglienti. Questo anniversario è un punto di arrivo, ma anche un nuovo inizio, per rinnovare il nostro impegno verso le persone e il territorio».
Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi e assessore regionale alla Protezione Civile, Marco Gabusi: «L’istituzione del premio Essere Anpas è il giusto riconoscimento all’impegno che tutti i giorni le volontarie e i volontari mettono a disposizione dei cittadini sull’intero territorio piemontese. Un impegno che copre più ambiti, da quelli sanitari a quelli dell’emergenza urgenza, passando dal fondamentale apporto dato alla Protezione Civile. Le Pubbliche Assistenze sono quindi parte integrante dei servizi messi a disposizione dei cittadini e, per questo motivo, le celebrazioni dei 120 anni di attività dell’Anpas hanno un valore ancora maggiore. Un grazie di cuore dunque a chi ha ricevuto il premio Essere Anpas e a tutti coloro che gratuitamente si mettono a disposizione del prossimo con abnegazione e professionalità».
Niccolò Mancini, presidente nazionale Anpas: «La storia di Anpas si costruisce attraverso la storia di quelle persone, volontari e volontarie delle Pubbliche Assistenze, che da oltre 120 anni sono sempre stati presenti e a fianco delle proprie comunità territoriali, del Paese e delle istituzioni. Hanno risposto ai bisogni e si sono fatti promotori e promotrici di iniziative e politiche di sviluppo in tema di sanità, protezione civile, assistenza sociale, cooperazione e molto altro, riconoscendosi e operando nei valori e principi di uguaglianza, libertà, democrazia, fratellanza, giustizia, solidarietà, laicità, partecipazione, gratuità. Questi 120 anni sono essi stessi il riconoscimento del grande e irrinunciabile impegno di ognuno degli oltre 100.000 volontari e volontarie».
L’evento conclusivo dei festeggiamenti per i 120 anni di Anpas si è tenuto dopo altre iniziative legate all’anniversario di fondazione quali: l’apertura al pubblico delle sedi delle associazioni, la partecipazione al primo Raduno regionale del volontariato di protezione civile e la celebrazione, il 24 ottobre, della giornata nazionale delle Pubbliche Assistenze, quando i capoluoghi di provincia, città e paesi hanno illuminato di arancione un monumento simbolico, richiamando il colore che rappresenta l’identità delle pubbliche assistenze.
Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) nasce nel 1904, ma affonda le sue radici nelle società di mutuo soccorso e nei movimenti risorgimentali di matrice laica.
Eretta Ente Morale nel 1911 è un movimento autonomo, libero e democratico che fonda la sua attività sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sulla attività di volontariato. Ad oggi aggrega oltre 900 Pubbliche Assistenze presenti in tutte le Regioni d’Italia, attive nel soccorso e nell’assistenza pubblica, nella protezione civile, nella tutela dei beni comuni e del territorio.
L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 80 associazioni di volontariato con 15 sezioni distaccate, 10.658 volontari (di cui 4.254 donne), 5.498 soci, 698 dipendenti, di cui 81 amministrativi che, con 460 autoambulanze, 249 automezzi per il trasporto disabili, 266 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 586.458 servizi con una percorrenza complessiva di 19.532.181 chilometri.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Alessandria
Giuliano Baissarda, Avis Primo Soccorso Valenza; Giuseppe Barisione, Croce Verde Ovadese; Maurizio Capra, Croce Verde Alessandria; Andrea Clovis, Croce Verde Casale Monferrato; Edmea Grassano, Croce Verde Arquatese.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Asti
Margherita Mogliotti, Croce Verde Mombercelli; Giuseppe Nesto, Croce Verde Asti; Calogero Schifano, Volontari di Protezione Civile Città di Asti.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Cuneo
Alessandro Bracco, Gruppo Volontari Ambulanza Clavesana; Dario Cavallo, Volontari Valli Monregalesi; Aldo Cielo, Var – Volontari Ambulanza Roero di Canale; Filippo Dapino, Croce Bianca Ceva; Mario Del Pozzo, Croce Bianca Fossano; Pierlivio Destefanis, Croce Verde Saluzzo; Leoluca Mancuso, Asava – Associazione Servizio Autisti Volontari Ambulanza; Maurizio Odasso, Croce Bianca Garessio; Francesco Odetto, Croce Verde Bagnolo Piemonte.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Novara
Roberto Duò, Gres – Gruppo Radio Emergenza Sizzano; Francesco Gamaggio, Pubblica Assistenza Novara Soccorso; Marco Pastore, Sre Servizio Radio Emergenza Grignasco; alla memoria di Leonardo Siviero, Volontari del Soccorso Cusio Sud Ovest.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Torino
Martina Ancora ed Enrico Pogliano, Volontari Soccorso Sud Canavese di Caluso; Graziano Bellanzon, Volontari del Soccorso Ceresole e Noasca; Franco Canagallo, Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx; Silvana Corti, Croce Verde Vinovo Candiolo Piobesi; Samuele David, Croce Verde Villastellone; Nadia Florio, Croce Giallo-Azzurra di Torino; Claudio Lanfranco, Croce Bianca Rivalta; Pasqualino Lunardi, Vasc – Volontari Assistenza Soccorso Caravino; Nicola Macario, Croce di Collegno; Marcello Manassero, Croce Verde Pinerolo; Guido Mandaglio, Croce Bianca Orbassano; Matteo Petrilli e Claudio Silvestro, Radio Soccorso Sociale; Giulio Presbitero, Ivrea Soccorso; Sergio Sacchetto, Croce Verde None; l’intera squadra della Sala Operativa Protezione Civile Anpas Piemonte; Anna Salvador, Croce Bianca Volpianese; Andrea Scicchitano, Croce Verde Bessolese; Maria Caterina Vercelli, Croce Verde Torino.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Verbania
Adriano Azzalin, Squadra Nautica di Salvamento Verbania; Giovanni Paggio e Giulio Pedrotti, Omegna Soccorso; Maria Teresa Spadacini, Croce Verde Gravellona Toce.
Elenco dei volontari premiati della provincia di Vercelli
Luigi Baglioni, Croce Bianca Alice Castello; Giancarlo Bolzoni, Pal – Pubblica Assistenza Livornese; Michele Dogliani, Gruppo Volontari Soccorso Santhià; Margherita Pozzo, Vapc – Volontari Assistenza Pubblica Ciglianese.
Nichetti dopo ventitré anni torna al cinema
“Amichemai”, titolo che non ammette correzioni e che non sa quanto i sentimenti possano trasformarsi. È l’opera più recente di un ritrovato Maurizio Nichetti, classe 1948, un’infilata di successi iniziata con “Ratataplan” nel 1989 sino al 2001, poi più nulla. Certo, altre cose, altre aspirazioni, ma cinema basta, “non ho più avuto tra le mani – e quelle mani, nella sala del Romano, dopo la proiezione/incursione torinese, visto che tutti hanno fretta di tornarsene a Milano, che ha accompagnato all’interno del TFF nella veste di fuori concorso, le muove aprendole e chiudendole, velocemente, come se afferrassero aria e vuotaggine – un qualcosa che mi soddisfacesse, questa cosa qui invece ci ho tenuto a farla”, mi confessa. “Amichemai” è un’opera leggera, impalpabile, con un trionfo di certi buoni sentimenti e di lieto fine come oggi non s’usa più, pare che se ne abbia paura, pare che si tenda a cancellare, a perdere; ma forse è anche un’opera troppo inconsistente in quella sua leggerezza che, proprio all’interno della sceneggiatura firmata dall’autore, si sgretola strada facendo, con una seconda parte che va a morire a dispetto di ogni migliore intenzione che la prima aveva cercato con gusto e con pungente umorismo di costruire.
Aysè è la badante turca che da un paio d’anni accudisce il vecchio nonno Gino ridotto in carrozzina dopo l’ictus, con affetto e con certe accortezze che tra le mura suonano storte ma anche con tutto quel piglio che le è personale e che l’ha fatto ormai diventare la padrona della casa. Casa in cui a primeggiare dovrebbe essere la Anna, cittadina di Trieste ma di chiara impronta meneghina, disgiunta da un consorte che da troppo tempo è lontano per lavoro, in Bulgaria, ma si sa che le sue giornate ad accudire parti di vitellini e ansie e affetti verso una figlia e pazienti appoggi verso i doveri scolastici di un giovane nipote rendono distratta e assente. Messo com’è, il vecchio Gino prima o poi se ne va all’altro mondo, lasciando alla solerte Aysè in eredità il proprio letto che sventaglierà molte sorprese e alla Anna la possibilità di liberarsi di un peso piuttosto ingombrante. Sarebbe sufficiente cogliere le occasioni, lucidamente. Ma per le giravolte improvvise dei destini, sarà proprio Anna ad accompagnare Aysè, su un pickup giallo, con la scusa che facendo una piccola deviazione si può andare a trovare quel consorte che da tempo non si vede. Tutto troppo prevedibile. Sono isolate nel racconto quelle punte salienti del viaggio che tali rimangono ma che non trovano davvero altro materiale – decisamente necessario – a puntellarle: vale a dire è mal congegnata la doppia incursione degli angeli custodi della strada, chi è scambiato per un poco di buono rimane una vuota macchietta, il marito che s’è allocato in maniera un po’ ingarbugliata ma splendida allo stesso tempo non è quella gran bella novità. Persino le scene del salvataggio del pickup ricostruito in studio e il moderno green screen sanno troppo di forzato espediente. Si cerca di sopperire – e i ventitré anni di interruzione sono una testimonianza – con le tecniche che in tempi recenti hanno preso a interessare anche il cinema. Per cui due intraprendenti “content creators” al femminile documentano con i loro cellulari il proseguire della lavorazione del film, le fatiche e le gioie di Nichetti che con decenni di distanza pare voler ripercorrere orme felliniane.
Linguaggi nuovi? espedienti per ravvivare? momenti più o meno allegri e incalzanti per riempire una materia che mostra stanchezza? Sembra che quel pickup a un certo punto fatichi ad andare avanti e dispiace dicevamo ripensando ai giusti tasselli con i quali il film aveva preso il via. A riempire la storia sono le due interpreti, Angela Finocchiaro (a lei si deve pure una graffiata nel soggetto) e Serra Yilmaz, un cerino acceso quella, tutta guizzi e vampate e delusioni, e una infaticabile diplomatica questa, con metodi che pare conoscere parecchio bene. Mettono allegria e risate, costruiscono in una serata un’accoppiata autentica, sono loro due a meritare il costo del biglietto quando “Amichemai” uscirà.
Elio Rabbione
Nella foto di Pietro Rizzato, Maurizio Nichetti durante le riprese del film, e le interpreti Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz (sul fondo).
Grazie alle sorprese pensate dallo chef Antonio Chiodi Latini che dal 2016 porta avanti il suo ristorante di cucina totalmente vegetale a Torino, quello proposto per il 2024 sarà un Natale verde, buono e sostenibile. Una rivoluzione alimentare che pone le materie prime vegetali e la sostenibilità al centro di una proposta gustosa, sana e leggera, ma mai semplice e banale. Per il periodo delle Feste, Antonio Chiodi Latini ha pensato a diverse possibilità regalo, compresa una card per un viaggio nella cucina vegetale in tre percorsi di degustazione più un corso di cucina pensato per 4 persone, che comprende anche pranzo, perfetti per un regalo di Natale originale, oppure per passare del tempo in famiglia condividendo valori sani. I percorsi di degustazione al ristorante prevedono sette interpretazioni, vini esclusi, a 140 euro; 9 interpretazioni, vini esclusi, a 180 euro; 7 interpretazioni, vini inclusi, a 220 euro. Il corso di cucina con Chiodi, per 4 persone, pranzo incluso, è di 400 euro. Interessante anche la proposta realizzata per Emporio Vegetale, il brand di prodotti vegetali pret à manger, realizzato sui ricettati di Chiodi Latini, che vede delle gift box regalo, in diversi formati, e il panettone classico o al cioccolato da condividere durante le Feste. L’Emporio Vegetale offre, nella gastronomia presso IperBiobottega di corso Regina 440, anche un’ampia proposta per pranzi e cene delle Feste, realizzate con prodotti che rispondono ai valori etici e qualitativi di Emporio Vegetale Chiodi Latini, valorizzando le materie prime in abbinamenti insoliti e appaganti che rendono la tavola gustosa e colorata.
Per tutti i dettagli, consultare il sito emporiovegetale.it
Mara Martellotta