ilTorinese

Ipnoanestesia per interventi di chirurgia tiroidea alle Molinette

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Primi interventi di rimozione di una patologia benigna delle ghiandole paratiroidi in due donne di età avanzata (75 e 79 anni), con importanti patologie cardio-vascolari correlate, condotti in ipnoanestesia.
Presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino sono stati portati a termine, con tecnica chirurgica tradizionale mini-invasiva con incisioni al collo di minima entità (2,5-3 cm), due interventi di asportazione di tumori benigni delle paratiroidi con l’impiego di una tecnica anestesiologica innovativa, associando l’ipnosi all’anestesia locale, quale alternativa all’anestesia generale. Questo approccio anestesiologico, già in uso in altri Paesi europei per interventi chirurgici complessi ed in altre discipline mediche diverse dalla chirurgia, presuppone un lavoro di “équipe”, che coinvolge il chirurgo, l’anestesista e l’ipnologo per un’accurata selezione del paziente.
Dal punto di vista chirurgico, il chirurgo conduce l’intervento rispetto ad un paziente in anestesia generale senza variare modalità e tempi operatori, sempre comunque improntati alla massima delicatezza. Per quanto riguarda l’aspetto anestesiologico, l’impiego dell’ipnosi, soprattutto in pazienti con altre patologie correlate ad alto rischio anestesiologico, rappresenta una valida alternativa all’anestesia generale, riducendo l’impiego di farmaci “invasivi”, riducendo lo stress emotivo, modulando la percezione del dolore  e garantendo un migliore e più rapido recupero postoperatorio con una riduzione dei tempi di ricovero, ma soprattutto la mancanza della percezione dell’atto chirurgico.
L’équipe era composta dal dottor Maurizio Bossotti (responsabile della Chirurgia tiroidea-paratiroidea del Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Mario Morino) affiancato dal dottor Pietro Soardo e dalla dottoressa Valentina Palazzo, specializzanda in Chirurgia Generale ed ipnologa, coadiuvata dagli anestesisti del gruppo del dottor Roberto Balagna.
Si tratta di una nuova frontiera per garantire ai pazienti un sempre minor trauma chirurgico.

Dalla Regione arrivano i fondi per promuovere le eccellenze turistiche del Piemonte

È aperto fino all’11 dicembre 2024 il bando per il finanziamento dei progetti di promozione e commercializzazione dei prodotti turistici dei consorzi.

La misura mira a valorizzare le eccellenze del Piemonte diversificando le proposte turistiche, soprattutto all’aperto e sostenibili, e la dotazione finanziaria di 1,29 milioni di euro consentirà di coprire fino all’85 per cento delle spese.

«La Regione prosegue così nelle sue azioni di sostegno al turismo, che hanno consentito a questo settore di diventare un asset economico strategico e di veder costantemente crescere il numero di visitatori soprattutto per quando attiene il turismo dall’estero anche grazie all’attività di promozione dei Consorzi», dichiara il presidente Alberto Cirio.

«Con questa misura – precisa l’assessore al Turismo Marina Chiarelli – si intende promuovere un turismo sostenibile attraverso i propri Consorzi, che sono la spina dorsale della promozione dei territori, In un momento di grande competizione a livello nazionale e internazionale vogliamo incrementare gli standard di qualità che sono la carta vincente per attrarre un turismo nuovo consolidando, nello stesso tempo, quello più tradizionale che in questi anni ha saputo diversificare la propria offerta anche grazie alla destagionalizzazione».

Rientrano nel ventaglio dei progetti finanziabili quelli relativi a turismo attivo/outdoor/slow (escursionismo, cicloturismo, trekking), turismo equestre, golf, sport della neve, sport d’acqua, percorsi avventura, percorsi e «sentieri natura» in parchi e aree protette, cammini e itinerari dedicati a temi religiosi, storici, culturali, ambientali da percorrere a piedi, in bici o cavallo, itinerari alla scoperta di destinazioni minori, delle tradizioni e dell’artigianato locale. Saranno ammissibili anche i piani inerenti alla valorizzazione del sistema delle Residenze Reali Sabaude e della rete museale regionale, al patrimonio di forti alpini, castelli e dimore storiche, e quelli relativi a mostre, festival, città d’arte, antichi borghi, percorsi e itinerari enogastronomici che mirano alla valorizzazione dei prodotti tipici, degli eventi sportivi e della musica.

Il testo del bando è reperibile su https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/promozione-commercializzazione-dei-prodotti-turistici-regionali-anno-2024

Chiuso il 42mo TFF. Belgio, Germania e Egitto vincono con il tema della maternità

 

È stata la maternità il tema che più ha interessato il gruppo di selezionatori, quello che più ha raccolto titoli all’interno dei sedici film del concorso lungometraggi del 42mo TFF: ed era quasi logico, nel ripensare al valore delle opere, che la giuria guidata da Margaret Mazzantini andasse a pescare proprio lì. Opere subito apprezzate, amate, discusse, provenienti da cinematografie per noi a volte lontanissime, pochissimo o nulla frequentate, che hanno saputo proporre al loro interno meccanismi diversi e sentimenti contrastanti, guardare con estrema sicurezza alle problematiche che “quelle” maternità imponevano, considerare le ansie e a tratti le sottili crudeltà che giorno dopo giorno il mettere al mondo un figlio poteva presentare.

Il titolo di miglior film se lo è aggiudicato “Holy Rosita” della belga Wannes Destoop, dove la protagonista chiusa nella sua solitudine ma sempre con un sorriso per tutti coltiva il sogno grande di diventare madre salvo poi tacere una felice realtà allorché rimane incinta. Il Premio speciale della Giuria è andato a “Vena”, diretto dalla tedesca Chiara Fleischhacker, film che chi stende queste note ha amato molto, magari in attesa anche di un riconoscimento alla protagonista, un’altra madre in attesa, che lotta contro quella dipendenza dalla droga che continuerà a distruggere il suo compagno e vive nella disperazione e nella speranza guardando a un futuro che, per un piccolo conto aperto con la giustizia, le toglierà la bambina poco dopo la nascita (il film ha altresì vinto il premio Fipresci, “per la sua capacità di trasformare la storia intensa di una maternità in un percorso plausibile di salvezza dalle dipendenze grazie a un’interpretazione molto umana, una storia emotivamente forte e un montaggio che scandisce bene i tempi della narrazione, a tratteggiare complessivamente una maturità registica non comune per un’opera prima”). All”Aiguille” dell’egiziano Abdelhamid Bouchnack il premio per la migliore sceneggiatura, il ritratto e la scrittura esatti di una giovane coppia che in un costruirsi di progressive quanto differenti emozioni e stati d’animo rimane divisa per la nascita di un figlio in cui natura maschile e femminile s’uniscono.

 

Una vicenda condotta con estrema esattezza dal regista, che si trova anche a far fronte a una cultura estremamente chiusa e antica e ai pregiudizi che inevitabilmente ne nascono, una vicenda che ha visto assegnarsi anche il premio Achille Valdata, quello Scuola Holden per la miglior sceneggiatura con una motivazione da parte degli allievi che sottolinea “una drammaturgia intensa che procede per azioni, dialoghi mai banali e atti mancati, il film racconta un conflitto di grande potenza che ricade su tutti i personaggi.” “L’aiguille” si aggiudica altresì il Premio Interfedi.

Due film che poco (mi: e non soltanto) hanno convinto, imperfetti, si sono divisi i premi per le interpretazioni: il trio femminile delle interpreti, chiuse nei dolori e nelle violenze di una vecchia casa di “Madame Ida”, sono le migliori attrici in una unanimità affatto condivisibile, mentre il miglior attore è River Gallo di “Ponyboi” che il film ha scritto interpretato e diretto e in cui soprattutto ha personalmente creduto. L’Italia – il suo cinema – è qui a mani vuote e certo non lo diciamo con soddisfazione: ma è la conferma di quanto le due opere presentate di Minucci e Danco siano pretenziose (“Europa Centrale”) o decisamente azzardate e vuote nel voler buttarsi su strade fortunatamente e altrimenti per nulla frequentate (“n-Ego”).

Una gran festa per chi ama il cinema e ha sempre visto nello studio e nel consumarsi quasi dentro certi personaggi, nei gesti, nelle scelte e negli atteggiamenti e nelle prese di posizione – aver mandato in vece sua sul palco degli Oscar una nativa americana a rivendicare intere esistenze e violenze – il vero esplodere e il soffio rivoluzionario di un antico cinema americano, trovarsi per una intera settimana davanti a manifesti locandine programmi con il viso di Marlon Brando inquadrato nella sala da ballo parigina del “Tango” di Bertolucci. È stata la festa per i 24 titoli con cui il direttore Giulio Base gli ha voluto rendere omaggio nel centenario della nascita, impossibile elencarli tutti, ma sono state vere boccate d’aria “A Streetcar Named Desire” e “Julius Caesar”, “Guys and Dolls” dove Marlon non sapeva cantare ma cantava benissimo pronto a rivaleggiare con Sinatra e “The Chase”, “Queimada” del nostro Pontecorvo e “The Godfather”, da “The Men” a “The Missouri Breaks” di Penn: e l’elenco potrebbe continuare.

Adesso, davanti alle immagini di “Waltzing with Brando” – presentato a chiusura del festival – e vedendoti Billy Zane davanti, nella sala grande della Cavallerizza con contiene le conferenze stampa, pare che il vecchio Marlon abbia avuto la sua brava resurrezione. Magari il potente fantasma incombe da sempre sullo psicopatico di “Ore 10: calma piatta” o sul fidanzato di Kate Winslet, riccastro e spregevole, che non esita a salvarsi, solo, dalla tragedia del “Titanic”: ma oggi più che mai, con il suo corpo massiccio, con qualche chilo in più, con la profondità marcata dello sguardo, il vecchio Marlon pare essere lì. Se ci mettete il modo di muovere le mani, il momento di poggiare il capo sulla mano e il gesto di grattarsi la fronte, immediatamente sopra l’occhio, e confrontate tutto questo con le scene del “Padrino” o di “Tango” ricostruite per il film di oggi, vi accorgete che il vecchio Marlon è lì. E vi godete appieno anche il nuovo personaggio, quel Billy Zane che ha voluto fortemente “Waltzing”, termine ultimo per ora di una carriera ondivaga e crediamo non soddisfacente appieno, storia tratta dal libro “Planning Paradise in Tahiti”, scritto da Bernie Judge, architetto californiano che, votato a progetti portati avanti ed esauriti per dare un giusto posto alla protezione dell’ambiente, incontrò in Brando e Brando in lui il giusto referente per un più o meno idilliaco lavoro in quelle isole da sogno, là dove l’attore durante la lavorazione dell’”Ammutinamento del Bounty” aveva trovato un’isola e una moglie.

L’isola è quella di Tetiaroa, un’isola della Polinesia francese, un insieme di bungalows e di altre costruzioni che dovevano vedere la luce con tecniche e sguardi d’architetture mirate con occhio e intenti decisamente moderni, in un’epoca ancora troppo lontana da discorsi di tale genere. Non lo spaventano i costi che crescono o tutte le contrarietà che si possono presentare, quello è e sarà il suo eremo felice, dove magari anche poggiare per terra come ferma porta l’Oscar vinto. Un ambientalista, posto al centro di un film che non importi se non soddisfi molto: l’importante è che ci restituisca un Brando in anticipo sui tempi, come lo era stato nella recitazione.

Elio Rabbione

Nelle immagini, scene da “Holy Rosita”, “Vena” e “L’aiguille”. Billy Zane Marlon Brando in “Tango a Parigi” nel film “Waltzing with Brando” che ha chiuso il festival.

Si improvvisano rapinatori per pagare un debito: tre minorenni arrestati dai Carabinieri a Moncalieri

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Moncalieri 26 novembre

Come possiamo saldare un debito? È quello che tre giovani del posto si sono chiesti la sera del 26 novembre. Soldi subito e facili, la soluzione che hanno trovato è mettere a segno una rapina. La scelta ricade su un supermarket della periferia di Moncalieri, probabilmente obiettivo ritenuto sicuro. Con il volto coperto dai cappucci delle felpe e anche da mascherine chirurgiche, i tre armati di bastoni, hanno fatto irruzione all’interno del negozio dove senza alcun timore hanno danneggiato la vetrina e alcuni scaffali. Quindi hanno intimato al proprietario di consegnargli l’incasso. L’energica e inaspettata reazione di quest’ultimo, ha colto di sorpresa i ragazzi che dopo averlo colpito ad una spalla e a una mano sono fuggiti. Il bottino alla fine sarà di alcune bottiglie di alcolici. La fuga è durata molto poco, in Via Juglaris, i tre sono stati intercettati dai Carabinieri della Sezione Radiomobile di Moncalieri che nel frattempo sono stati allertati dalla Centrale Operativa. I giovani, tutti sedicenni, sono stati arrestati in flagranza di “rapina aggravata in concorso”. Uno di loro è stato accompagnato al CPA di Torino mentre gli altri due sono stati affidati in stati d’arresto ai genitori presso le proprie abitazioni a disposizione dell’autorità giudiziaria minorile. L’arresto è stato quindi convalidato dal GIP presso il Tribunale per i minorenni.

I premi collaterali del Torino Film Festival

Comunicati ieri  in conferenza stampa i premi collaterali della 42 edizione del Torino Film Festival alla presenza della madrina Cristiana Capotondi.

(foto G. Prestipino)


PREMIO RAI CINEMA CHANNEL

Acquisizione diritti web e free tv per l’Italia.

Miglior film Concorso Cortometraggi a:

DUE SORELLE di Antonio De Palo

Con la motivazione: “Un film che fa sentire addosso il freddo e lo strazio di chi nella vita è stata ridotta in schiavitù da colui che invece doveva proteggerla, grande prova dei protagonisti che interpretano il male senza fare sconti, lasciandoci però la speranza della libertà”.

PREMIO ACHILLE VALDATA

Miglior film Concorso Lungometraggi

La Giuria dei lettori di TorinoSette, composta da Tina Valerio, Cristiana Peyla, Elena Genovesio, Paola Giachello e Beatrice Berton, assegna all’unanimità il premio Achille Valdata per il miglior lungometraggio a:

 

L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack

Con la motivazione: “Per la sua grande universalità. È un film bellissimo, coraggioso e commovente su un tema che si vede poco nel cinema di finzione: l’intersessualità”.

 

PREMIO SCUOLA HOLDEN

Come da tradizione le allieve e gli allievi della Scuola Holden hanno assistito alle proiezioni della quarantaduesima edizione del Torino Film Festival e hanno assegnato il Premio per la miglior sceneggiatura a uno dei lungometraggi in concorso. I lavori della giuria sono stati coordinati dalla docente Sara Benedetti.

Gli allievi hanno assegnato il Premio per la miglior sceneggiatura a:

L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack

Con la motivazione: “Grazie a una drammaturgia intensa che procede per azioni, dialoghi mai banali e atti mancati, il film racconta un conflitto di grande potenza che ricade su tutti i personaggi. La regia esalta una sceneggiatura che sa modulare il registro, dall’ironia al dramma, e tenere incollati fino all’ultima scena. Un inno alla libertà di autodeterminarsi contro ogni ostacolo”.

Conferiscono due Menzioni Speciali a:

  • UNDER THE GREY SKY di Mara Tamkovich
  • PONYBOI di Esteban Arango

 

PREMIO OCCHIALI DI GANDHI

La giuria della quattordicesima edizione del premio, composta da Loredana Arcidiacono, Dario Carlo Cambiano, Eleonora Camerlo, Melissa Camerlo, Matteo Damiani, Umberto Fulcheri, Anna Monteccone, Isabella Piscopo, assegnato dal Centro Studi “Sereno Regis” (Torino) al film che meglio interpreta la visione gandhiana del mondo, conferisce gli Occhiali di Gandhi a:

FROM GROUND ZERO di AA.VV. ideato da Rashid Masharawi

Con la motivazione: “Per aver saputo guardare oltre la vendetta, oltre l’ingiustizia quotidianamente subita, con una pluralità di linguaggi che mostrano la resistenza del popolo palestinese attraverso l’atto creativo e la gioia di stare insieme: per la capacità di raccontare l’atrocità della vita quotidiana senza mai trasmettere messaggi di odio”.

Conferisce una Menzione Speciale a: L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack

Con la motivazione: “Perché denuncia l’ingiusta realtà che vivono quasi sempre le persone intersex, private del diritto di scegliere la propria identità. Per la forza con cui interpella gli spettatori su un tema profondamente divisivo; perché svela i tanti preconcetti che permeano la nostra società”.

 

PREMIO INTERFEDI

La Giuria Interfedi, promossa dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità Ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino, e composta da Anna Coisson (Chiesa Valdese), Violet Kimiaee (Comunità Ebraica) e Walter Nuzzo (Comitato Interfedi) attribuisce l’undicesima edizione del “Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità” al film:

L’AIGUILLE di Abdelhamid Bouchnack

Con la motivazione: “Con grande efficacia sottolinea il fondamentale diritto della persona alla propria autodeterminazione, denuncia le discriminazioni da parte della società fondate su stereotipi e pregiudizi e richiama alla responsabilità individuale di fede, senza cercare risposte preconfezionate dalla religione di appartenenza”.

 

Le pericolose conseguenze dell’effetto alone

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Parte 2

Nel continuo intento di farci risparmiare tempo e fatica (ecco come nasce l’esperienza, ma purtroppo anche certi schemi mentali difficili da sradicare) il nostro cervello a volte sbaglia, nel suo tentativo di semplificarci la vita. Facendoci arrivare a determinazioni e conclusioni rapide.

In tal modo certamente risparmiandoci ogni volta un faticoso e lungo lavoro di ponderazione e di valutazione, ma talvolta semplificando eccessivamente la realtà. È certamente questo il caso dell’effetto alone. Nella nostra vita questa dinamica ci si ritorce contro a volte con conseguenze davvero molto gravi.

Conoscendo l’esistenza dell’effetto alone e le dinamiche che ne derivano, possiamo però anche essere in grado di sfruttarle a nostro favore, usandolo consapevolmente. Sia per valutare in modo più veloce e corretto le altre persone, o certi oggetti (pensiamo agli inganni da effetto alone di molta pubblicità…) in molteplici situazioni.

Ma anche di esprimere al meglio noi stessi attraverso il modo in cui ci presentiamo nei vari ambienti, in modo da suscitare le reazioni a noi più favorevoli… Specialmente negli ultimi tempi il fenomeno dell’Effetto Alone è stato analizzato anche relativamente al settore commerciale e del marketing dei prodotti, poiché esso condiziona il nostro giudizio.

È la percezione che abbiamo anche sui prodotti, in special modo quelli appartenenti a uno specifico brand (o marchio o linea di prodotti). Per via di questa ingannevole distorsione mentale, le case produttrici più famose e prestigiose in genere godono di un sostanziale vantaggio. Nel senso che che beneficiano del fenomeno Effetto Alone quando lanciano un nuovo prodotto.

Nel caso in cui la marca venga percepita con un giudizio positivo dai consumatori. Se in precedenza la casa produttrice ha commercializzato un prodotto di successo, gli acquirenti tenderanno ad estendere il giudizio positivo dato al prodotto precedente anche sul nuovo prodotto, pur non sapendo ancora nulla delle sue caratteristiche.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP
www.tentoni.it

Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”

Celebrato il 120° anniversario Anpas

Il momento istituzionale del 120° anniversario di fondazione dell’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) si è svolto il 29 novembre 2024 a Torino, al Grattacielo della Regione Piemonte, con la premiazione delle volontarie e dei volontari che maggiormente si sono distinti per l’impegno nell’attività di volontariato e nella condivisione dei valori Anpas.

Per l’occasione è stato infatti istituito il premio Essere Anpas che richiama il codice etico delle Pubbliche Assistenze. Riconoscimento alle volontarie e ai volontari che meglio hanno rappresentato i valori di umanità, volontarietà, solidarietà e gratuità che caratterizzano il movimento delle Pubbliche Assistenze.

La premiazione è avvenuta alla presenza del presidente nazionale Anpas, Niccolò Mancini, del presidente regionale Anpas, Vincenzo Sciortino, del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dell’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi e dell’assessore regionale alla Protezione Civile, Marco Gabusi.

 

Le volontarie e i volontari premiati sono portatori di una storia di volontariato che per certi versi è comune a tutte e tutti loro, sempre ponendo la persona al centro del proprio agire. Per loro, come per l’intero volontariato Anpas, il concetto di assistenza significa: essere presenza, accompagnare, supportare, condividere una responsabilità. Un’azione etica che fa parte del vivere quotidiano dei volontari e delle volontarie e che riconosce la propria identità prestando la propria opera di solidarietà, di vicinanza ai bisogni delle comunità e di cura del territorio e dei beni comuni, in modo disinteressato.

La gratuità è elemento distintivo dell’agire volontario e motiva ogni cittadina e ogni cittadino a impegnarsi in prima persona e concretamente per la costruzione di una società più civile.

Vincenzo Sciortino, presidente Anpas Piemonte: «Nel corso di questi 120 anni, Anpas ha dimostrato la sua capacità di essere una presenza costante e affidabile nelle comunità, rispondendo ai bisogni delle persone, accompagnandole nei momenti di difficoltà e prendendosi cura del territorio. In Piemonte, il nostro impegno è reso possibile grazie ai 10.658 volontari, che ogni giorno, con dedizione e gratuità, contribuiscono a migliorare la qualità della vita nelle nostre città e nei nostri paesi. Il premio “Essere Anpas” che abbiamo consegnato vuole essere un riconoscimento tangibile a coloro che incarnano al meglio i valori su cui si fonda il nostro movimento. Umanità, solidarietà e responsabilità non sono solo principi teorici, ma azioni concrete compiute dai nostri volontari. Desidero ringraziare ogni volontario e ogni volontaria per il loro straordinario impegno, così come tutte le istituzioni che collaborano con noi, sostenendo le nostre attività e i nostri progetti. La presenza oggi delle autorità regionali dimostra quanto sia forte il legame tra Anpas e il territorio piemontese. Guardiamo al futuro con fiducia, consapevoli che il nostro lavoro, radicato nei valori della democrazia e della partecipazione sociale, continuerà a essere un pilastro fondamentale per costruire comunità più solidali e accoglienti. Questo anniversario è un punto di arrivo, ma anche un nuovo inizio, per rinnovare il nostro impegno verso le persone e il territorio».

Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi e assessore regionale alla Protezione Civile, Marco Gabusi: «L’istituzione del premio Essere Anpas è il giusto riconoscimento all’impegno che tutti i giorni le volontarie e i volontari mettono a disposizione dei cittadini sull’intero territorio piemontese. Un impegno che copre più ambiti, da quelli sanitari a quelli dell’emergenza urgenza, passando dal fondamentale apporto dato alla Protezione Civile. Le Pubbliche Assistenze sono quindi parte integrante dei servizi messi a disposizione dei cittadini e, per questo motivo, le celebrazioni dei 120 anni di attività dell’Anpas hanno un valore ancora maggiore. Un grazie di cuore dunque a chi ha ricevuto il premio Essere Anpas e a tutti coloro che gratuitamente si mettono a disposizione del prossimo con abnegazione e professionalità».

Niccolò Mancini, presidente nazionale Anpas: «La storia di Anpas si costruisce attraverso la storia di quelle persone, volontari e volontarie delle Pubbliche Assistenze, che da oltre 120 anni sono sempre stati presenti e a fianco delle proprie comunità territoriali, del Paese e delle istituzioni. Hanno risposto ai bisogni e si sono fatti promotori e promotrici di iniziative e politiche di sviluppo in tema di sanità, protezione civile, assistenza sociale, cooperazione e molto altro, riconoscendosi e operando nei valori e principi di uguaglianza, libertà, democrazia, fratellanza, giustizia, solidarietà, laicità, partecipazione, gratuità. Questi 120 anni sono essi stessi il riconoscimento del grande e irrinunciabile impegno di ognuno degli oltre 100.000 volontari e volontarie».

L’evento conclusivo dei festeggiamenti per i 120 anni di Anpas si è tenuto dopo altre iniziative legate all’anniversario di fondazione quali: l’apertura al pubblico delle sedi delle associazioni, la partecipazione al primo Raduno regionale del volontariato di protezione civile e la celebrazione, il 24 ottobre, della giornata nazionale delle Pubbliche Assistenze, quando i capoluoghi di provincia, città e paesi hanno illuminato di arancione un monumento simbolico, richiamando il colore che rappresenta l’identità delle pubbliche assistenze.

Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) nasce nel 1904, ma affonda le sue radici nelle società di mutuo soccorso e nei movimenti risorgimentali di matrice laica.

Eretta Ente Morale nel 1911 è un movimento autonomo, libero e democratico che fonda la sua attività sui principi costituzionali della democrazia, della partecipazione sociale e sulla attività di volontariato. Ad oggi aggrega oltre 900 Pubbliche Assistenze presenti in tutte le Regioni d’Italia, attive nel soccorso e nell’assistenza pubblica, nella protezione civile, nella tutela dei beni comuni e del territorio.

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta 80 associazioni di volontariato con 15 sezioni distaccate, 10.658 volontari (di cui 4.254 donne), 5.498 soci, 698 dipendenti, di cui 81 amministrativi che, con 460 autoambulanze, 249 automezzi per il trasporto disabili, 266 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 586.458 servizi con una percorrenza complessiva di 19.532.181 chilometri.

Elenco dei volontari premiati della provincia di Alessandria

Giuliano Baissarda, Avis Primo Soccorso Valenza; Giuseppe Barisione, Croce Verde Ovadese; Maurizio Capra, Croce Verde Alessandria; Andrea Clovis, Croce Verde Casale Monferrato; Edmea Grassano, Croce Verde Arquatese.

Elenco dei volontari premiati della provincia di Asti

Margherita Mogliotti, Croce Verde Mombercelli; Giuseppe Nesto, Croce Verde Asti; Calogero Schifano, Volontari di Protezione Civile Città di Asti.

 

Elenco dei volontari premiati della provincia di Cuneo

Alessandro Bracco, Gruppo Volontari Ambulanza Clavesana; Dario Cavallo, Volontari Valli Monregalesi; Aldo Cielo, Var – Volontari Ambulanza Roero di Canale; Filippo Dapino, Croce Bianca Ceva; Mario Del Pozzo, Croce Bianca Fossano; Pierlivio Destefanis, Croce Verde Saluzzo; Leoluca Mancuso, Asava – Associazione Servizio Autisti Volontari Ambulanza; Maurizio Odasso, Croce Bianca Garessio; Francesco Odetto, Croce Verde Bagnolo Piemonte.

Elenco dei volontari premiati della provincia di Novara

Roberto Duò, Gres – Gruppo Radio Emergenza Sizzano; Francesco Gamaggio, Pubblica Assistenza Novara Soccorso; Marco Pastore, Sre Servizio Radio Emergenza Grignasco; alla memoria di Leonardo Siviero, Volontari del Soccorso Cusio Sud Ovest.

Elenco dei volontari premiati della provincia di Torino

Martina Ancora ed Enrico Pogliano, Volontari Soccorso Sud Canavese di Caluso; Graziano Bellanzon, Volontari del Soccorso Ceresole e Noasca; Franco Canagallo, Pubblica Assistenza Sauze d’Oulx; Silvana Corti, Croce Verde Vinovo Candiolo Piobesi; Samuele David, Croce Verde Villastellone; Nadia Florio, Croce Giallo-Azzurra di Torino; Claudio Lanfranco, Croce Bianca Rivalta; Pasqualino Lunardi, Vasc – Volontari Assistenza Soccorso Caravino; Nicola Macario, Croce di Collegno; Marcello Manassero, Croce Verde Pinerolo; Guido Mandaglio, Croce Bianca Orbassano; Matteo Petrilli e Claudio Silvestro, Radio Soccorso Sociale; Giulio Presbitero, Ivrea Soccorso; Sergio Sacchetto, Croce Verde None; l’intera squadra della Sala Operativa Protezione Civile Anpas PiemonteAnna Salvador, Croce Bianca Volpianese; Andrea Scicchitano, Croce Verde Bessolese; Maria Caterina Vercelli, Croce Verde Torino.

Elenco dei volontari premiati della provincia di Verbania

Adriano Azzalin, Squadra Nautica di Salvamento Verbania; Giovanni Paggio e Giulio Pedrotti, Omegna Soccorso; Maria Teresa Spadacini, Croce Verde Gravellona Toce.

Elenco dei volontari premiati della provincia di Vercelli

Luigi Baglioni, Croce Bianca Alice Castello; Giancarlo Bolzoni, Pal – Pubblica Assistenza Livornese; Michele Dogliani, Gruppo Volontari Soccorso Santhià; Margherita Pozzo, Vapc – Volontari Assistenza Pubblica Ciglianese.

Finocchiaro e Serra Yilmaz, due attrici da non perdere

Nichetti dopo ventitré anni torna al cinema

Amichemai”, titolo che non ammette correzioni e che non sa quanto i sentimenti possano trasformarsi. È l’opera più recente di un ritrovato Maurizio Nichetti, classe 1948, un’infilata di successi iniziata con “Ratataplan” nel 1989 sino al 2001, poi più nulla. Certo, altre cose, altre aspirazioni, ma cinema basta, “non ho più avuto tra le mani – e quelle mani, nella sala del Romano, dopo la proiezione/incursione torinese, visto che tutti hanno fretta di tornarsene a Milano, che ha accompagnato all’interno del TFF nella veste di fuori concorso, le muove aprendole e chiudendole, velocemente, come se afferrassero aria e vuotaggine – un qualcosa che mi soddisfacesse, questa cosa qui invece ci ho tenuto a farla”, mi confessa. “Amichemai” è un’opera leggera, impalpabile, con un trionfo di certi buoni sentimenti e di lieto fine come oggi non s’usa più, pare che se ne abbia paura, pare che si tenda a cancellare, a perdere; ma forse è anche un’opera troppo inconsistente in quella sua leggerezza che, proprio all’interno della sceneggiatura firmata dall’autore, si sgretola strada facendo, con una seconda parte che va a morire a dispetto di ogni migliore intenzione che la prima aveva cercato con gusto e con pungente umorismo di costruire.

Aysè è la badante turca che da un paio d’anni accudisce il vecchio nonno Gino ridotto in carrozzina dopo l’ictus, con affetto e con certe accortezze che tra le mura suonano storte ma anche con tutto quel piglio che le è personale e che l’ha fatto ormai diventare la padrona della casa. Casa in cui a primeggiare dovrebbe essere la Anna, cittadina di Trieste ma di chiara impronta meneghina, disgiunta da un consorte che da troppo tempo è lontano per lavoro, in Bulgaria, ma si sa che le sue giornate ad accudire parti di vitellini e ansie e affetti verso una figlia e pazienti appoggi verso i doveri scolastici di un giovane nipote rendono distratta e assente. Messo com’è, il vecchio Gino prima o poi se ne va all’altro mondo, lasciando alla solerte Aysè in eredità il proprio letto che sventaglierà molte sorprese e alla Anna la possibilità di liberarsi di un peso piuttosto ingombrante. Sarebbe sufficiente cogliere le occasioni, lucidamente. Ma per le giravolte improvvise dei destini, sarà proprio Anna ad accompagnare Aysè, su un pickup giallo, con la scusa che facendo una piccola deviazione si può andare a trovare quel consorte che da tempo non si vede. Tutto troppo prevedibile. Sono isolate nel racconto quelle punte salienti del viaggio che tali rimangono ma che non trovano davvero altro materiale – decisamente necessario – a puntellarle: vale a dire è mal congegnata la doppia incursione degli angeli custodi della strada, chi è scambiato per un poco di buono rimane una vuota macchietta, il marito che s’è allocato in maniera un po’ ingarbugliata ma splendida allo stesso tempo non è quella gran bella novità. Persino le scene del salvataggio del pickup ricostruito in studio e il moderno green screen sanno troppo di forzato espediente. Si cerca di sopperire – e i ventitré anni di interruzione sono una testimonianza – con le tecniche che in tempi recenti hanno preso a interessare anche il cinema. Per cui due intraprendenti “content creators” al femminile documentano con i loro cellulari il proseguire della lavorazione del film, le fatiche e le gioie di Nichetti che con decenni di distanza pare voler ripercorrere orme felliniane.

Linguaggi nuovi? espedienti per ravvivare? momenti più o meno allegri e incalzanti per riempire una materia che mostra stanchezza? Sembra che quel pickup a un certo punto fatichi ad andare avanti e dispiace dicevamo ripensando ai giusti tasselli con i quali il film aveva preso il via. A riempire la storia sono le due interpreti, Angela Finocchiaro (a lei si deve pure una graffiata nel soggetto) e Serra Yilmaz, un cerino acceso quella, tutta guizzi e vampate e delusioni, e una infaticabile diplomatica questa, con metodi che pare conoscere parecchio bene. Mettono allegria e risate, costruiscono in una serata un’accoppiata autentica, sono loro due a meritare il costo del biglietto quando “Amichemai” uscirà.

Elio Rabbione

Nella foto di Pietro Rizzato, Maurizio Nichetti durante le riprese del film, e le interpreti Angela Finocchiaro e Serra Yilmaz (sul fondo).

Le proposte di Antonio Chiodi Latini per un Natale “vegetale”

Grazie alle sorprese pensate dallo chef Antonio Chiodi Latini che dal 2016 porta avanti il suo ristorante di cucina totalmente vegetale a Torino, quello proposto per il 2024 sarà un Natale verde, buono e sostenibile. Una rivoluzione alimentare che pone le materie prime vegetali e la sostenibilità al centro di una proposta gustosa, sana e leggera, ma mai semplice e banale. Per il periodo delle Feste, Antonio Chiodi Latini ha pensato a diverse possibilità regalo, compresa una card per un viaggio nella cucina vegetale in tre percorsi di degustazione più un corso di cucina pensato per 4 persone, che comprende anche pranzo, perfetti per un regalo di Natale originale, oppure per passare del tempo in famiglia condividendo valori sani. I percorsi di degustazione al ristorante prevedono sette interpretazioni, vini esclusi, a 140 euro; 9 interpretazioni, vini esclusi, a 180 euro; 7 interpretazioni, vini inclusi, a 220 euro. Il corso di cucina con Chiodi, per 4 persone, pranzo incluso, è di 400 euro. Interessante anche la proposta realizzata per Emporio Vegetale, il brand di prodotti vegetali pret à manger, realizzato sui ricettati di Chiodi Latini, che vede delle gift box regalo, in diversi formati, e il panettone classico o al cioccolato da condividere durante le Feste. L’Emporio Vegetale offre, nella gastronomia presso IperBiobottega di corso Regina 440, anche un’ampia proposta per pranzi e cene delle Feste, realizzate con prodotti che rispondono ai valori etici e qualitativi di Emporio Vegetale Chiodi Latini, valorizzando le materie prime in abbinamenti insoliti e appaganti che rendono la tavola gustosa e colorata.

Per tutti i dettagli, consultare il sito emporiovegetale.it

Mara Martellotta

Il Premio Minazzi a Cecilia Di Lieto

È stato assegnato a Cecilia Di Lieto, storica voce di Radio Popolare, il Premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno”, alla sua XV edizione. La cerimonia di consegna del Premio si è tenuta oggi pomeriggio, 29 novembre, a Casale Monferrato (AL), la città piemontese teatro da alcuni anni dell’importante riconoscimento promosso da Legambiente e dalla rivista La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore che unisce numerose realtà casalesi, all’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po piemontese e al Comune monferrino.
In tanti anni di passione e lavoro a Radio Popolare, Cecilia Di Lieto si è occupata di numerose tematiche, sempre nella convinzione che l’impegno passi anche per strade traverse. Dal 2014, dal lunedì al venerdì va in onda, dalle 12.45 alle 13.15, con il programma radiofonico «Considera l’armadillo, che racconta l’affascinante e complesso rapporto tra l’uomo e gli altri animali, interrogandosi sui mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Di Lieto è anche autrice del libro «Me l’ha detto l’armadillo. Storie di passione tra noi e altri animali», Altreconomia editore.
«Sono onorata di ricevere questo Premio perché valorizza l’importanza della comunicazione delle tematiche ambientali, ma soprattutto perché mi ha messo accanto a persone impegnate ancora più concretamente di me nella difesa dell’ambiente, della legalità della ricerca, della solidarietà. Lo condivido con loro e lo custodisco con orgoglio considerandolo un impegno per continuare a lavorare per una informazione corretta e coinvolgente, guardando soprattutto ai bambini e ai giovani. Per me è stata anche occasione di conoscere una stupefacente Casale Monferrato, la sua storia e la comunità che si raccoglie intorno al Premio», dice Cecilia Di Lieto, che ha ricevuto con grandissima emozione il prestigioso riconoscimento dagli organizzatori.
Il Premio, che dal 2012 è intitolato a Luisa Minazzi, morta nel 2010 di mesotelioma a soli 57 anni, dopo una vita spesa in trincea a difesa dell’ambiente come direttrice didattica, attivista e amministratrice comunale, punta a valorizzare persone impegnate per il benessere della comunità, la diffusione del messaggio ambientale, l’innovazione d’impresa, la salvaguardia del territorio.
«Il nostro intento, attraverso il voto popolare (quest’anno a votare sono stati oltre 5.000), è di far circolare le storie di chi si impegna a favore dell’ambiente e della legalità. Per questo noi sosteniamo da sempre che tutti i candidati sono in realtà vincitori – spiegano Vittorio Giordano e Marco Fratoddi, coordinatori del “Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’Anno” e del Festival della virtù civica –. Quando nel 2010 abbiamo cominciato questa avventura, dedicando come Legambiente e Nuova Ecologia il premio già esistente a Luisa Minazzi, attivista ecologista casalese scomparsa quell’anno a causa dell’esposizione all’amianto, non pensavamo che avremmo incontrato lungo la strada così tanti (circa 150) testimoni di un’Italia delle virtù civiche, spesso misconosciute. Questa quindicesima edizione ha portato quindi alla ribalta, oltre a Cecilia Di Lieto, le storie di Acs, che opera in vari paesi per lo sviluppo sostenibile, l’abbattimento delle diseguaglianze e l’equità di genere e che ha ideato “GazaWeb” per attivare sistemi di comunicazione stabile a Gaza; di Fiorella Belpoggi, biologa, emerita direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna fondato nell’87 dal professor Maltoni, oncologo di fama mondiale; di Giovanni Chimienti, biologo marino, ricercatore in Ecologia all’Università di Bari e “National Geographic explorer”; di Igor D’India, videomaker specializzato in spedizioni avventurose e tematiche ambientali che ha documentato la presenza di grandi quantità di rifiuti sui fondali dello Stretto di Messina; di Giuseppe Giovì Monteleone, sindaco di Carini (Pa) che si è battuto per le demolizioni delle ville abusive che hanno dato il via al risanamento della fascia costiera».
«Quest’anno – aggiunge Giordano – con la XV edizione del Premio, insieme a Luisa Minazzi ricordiamo Romana Blasotti Pavesi, morta a settembre all’età di 95 anni e per 30 anni presidente di AFeVA, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto. Vero esempio di “virtù civica”, sempre in primissima fila nella lotta che la nostra città ha combattuto contro l’amianto e contro chi sulla produzione dell’amianto ha tratto profitti. Adesso ci sentiamo tutti più soli, ma la nostra lotta per la bonifica, la cura e la giustizia per le vittime dell’amianto continuerà più forte di prima. Guardando al futuro e alle nuove generazioni. Anche con il Premio. Grazie Romana!».
La cerimonia di premiazione è stata aperta dai saluti istituzionali del Comune di Casale Monferrato, nella persona dell’Assessore all’Ambiente Cecilia Strozzi, e ha visto gli interventi, tra gli altri, del direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti, del direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Sergio Capelli, del direttore di La Nuova Ecologia Francesco Loiacono, della direttrice dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese Emanuela Sarzotti, dei coordinatori del Premio Vittorio Giordano, responsabile di Legambiente Circolo Verdeblu, e Marco Fratoddi, giornalista e direttore di Sapereambiente. Intervistati dalla giornalista Marina Maffei, i candidati al Premio hanno raccontato con passione il proprio impegno di vita e professionale al servizio dell’ambiente.
A ognuno di loro, i rappresentanti delle realtà che rendono viva e partecipata la manifestazione hanno consegnato un riconoscimento e una targa originale prodotta dall’artista e artigiano Gianmaria Sabatini con la pietra da cantone tipica delle colline monferrine.
«Anche quest’anno – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – il premio Luisa Minazzi ci racconta attraverso la bellezza e la forza delle storie dei candidati l’altro volto del Paese, quello attivo e impegnato per l’ambiente e per una società più sostenibile, inclusiva e accogliente. In questo contesto il mondo dell’informazione svolge un ruolo importante sia per far conoscere temi e contenuti, sia per sensibilizzare il grande pubblico, a partire da quello più giovane, sulle tante tematiche ambientali compresa la tutela degli animali e la radio è uno dei mezzi di informazione più importanti, come dimostra il premio assegnato a Cecilia Di Lieto, storica voce di Radio Popolare. Ma come diciamo sempre oggi sono tutti i finalisti ad essere premiati, per il loro impegno riconosciuto dai voti dei tanti partecipanti di questa edizione, che va dal sociale a quello scientifico, alla denuncia di importanti questioni ambientali, fino al contrasto dell’abusivismo edilizio, con le demolizioni volute dal coraggioso sindaco di Carini in provincia di Palermo».
«Le storie dei sei candidati all’edizione 2024 del Premio Luisa Minazzi dimostrano che ognuno di noi può fare la propria parte per proteggere l’ambiente e tutelare il territorio in cui vive. In attesa di lungimiranti ed efficaci politiche nazionali e internazionali, l’impegno dei singoli può portare significativi risultati e può ispirare quanti hanno voglia di impegnarsi per la transizione ecologica e la promozione dei diritti umani e la pace», aggiunge Francesco Loiacono, direttore di La Nuova Ecologia.
«Siamo orgogliosi che la nostra città continui a essere un punto di riferimento per l’ambientalismo e le virtù civiche, grazie a manifestazioni come il Festival della Virtù Civica e il Premio Minazzi. Questi eventi non solo danno voce a esperienze straordinarie, ma contribuiscono a educare e coinvolgere le nuove generazioni, che sono il vero motore del cambiamento. Il percorso della Città di Casale, segnato dalla lotta contro l’amianto e dalla valorizzazione del territorio, ci insegna che la giustizia ambientale e sociale non è un traguardo, ma una strada da percorrere insieme. È nostro dovere continuare a sostenere iniziative come questa, che uniscono persone, istituzioni e associazioni per costruire una società più giusta e sostenibile», commentano il Sindaco Emanuele Capra e l’Assessore all’Ambiente della Città di Casale Cecilia Strozzi.
«In un contesto, globale e locale, da cui giungono notizie estremamente negative (nuova politica ambientale degli USA; ennesima COP dai risultati deludenti; cambiamenti climatici che impattano con violenza sui territori; politiche localistiche che rischiano di porre forti freni agli impianti a fonti rinnovabili e al processo di decarbonizzazione), il Premio Ambientalista dell’Anno Luisa Minazzi è una boccata d’aria fresca. Confrontarsi con esperienze virtuose da tutto il territorio nazionale è una gioia ed è, soprattutto, un modo di indicare attraverso fatti concreti la via per un futuro migliore, per un ambiente più salubre e decarbonizzato, per una lotta attiva all’emergenza climatica ed​ecologica   che stiamo vivendo. Farlo da Casale Monferrato, terra di lotta e di denuncia in nome della tutela della salute di una comunità che ha trovato il modo di rinascere e di diventare esempio e motivo di speranza per molte altre comunità del nostro Paese, aggiunge valore al tutto. Non a caso pochi   giorni fa proprio da Casale abbiamo voluto far partire la nuova campagna itinerante “Ecogiustizia Subito” con la quale, da novembre ad aprile, attraverseremo l’Italia insieme a tante associazioni, reti sociali, comitati locali e istituzioni che vogliono mobilitarsi per la giustizia ambientale e siglare un “Patto di comunità per l’Ecogiustizia”, per il riscatto del popolo inquinato», considera il direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Sergio Capelli.
«Il non sempre facile rapporto tra essere umano e natura è al centro delle storie candidate per il Premio Ambientalista dell’Anno Luisa Minazzi e in particolare della vincitrice Cecilia Di Lieto che da 10 anni, attraverso il mezzo di comunicazione mai tramontato della radio, dà voce a testimonianze di persone attente all’ambiente e in particolar modo agli animali. Un Ente come il nostro – dice Emanuela Sarzotti, direttrice dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese –, che vive quotidianamente la sfida della coesistenza tra essere umano e natura non può che applaudire chi si impegna per il rispetto dell’ambiente, consapevole che il giusto equilibrio è non solo possibile ma necessario, per garantire un futuro sostenibile per le persone e per il pianeta intero».
La Cerimonia di consegna del Premio Luisa Minazzi ha segnato anche la conclusione del Festival della virtù civica, organizzato tra le colline del Monferrato con l’intento di amplificarne il messaggio. Da fine ottobre si sono tenuti diversi incontri, alcuni anche con il coinvolgimento delle scuole. Tra gli ospiti, oltre ad esperti nel campo della biodiversità, dell’agroecologia e della sostenibilità, anche la scrittrice e illustratrice Valeria Tron, autrice del libro, candidato al Premio Strega, «L’equilibrio delle lucciole» e del recentissimo «Pietra dolce», entrambi Salani editore. Tra le collaborazioni che hanno possibile il Festival anche Slow Food Monferrato, Legambiente Lombardia e il CREA – Centro ricerche Foreste e Legno.
Resta visitabile fino all’8 dicembre, nella ex Chiesa della Misericordia in piazza San Domenico a Casale Monferrato, la mostra interattiva e multimediale per tutte le età «Circular. Noi e il nostro pianeta – Cibo, agricoltura, clima, sostenibilità». La mostra nasce da un progetto congiunto della Rete ScuoleInsieme, Ecofficina e il Museo dei Campionissimi di Novi Ligure (AL) dove è stata esposta con grande successo nei mesi scorsi.
«Ringraziamo tutti coloro che rendono il Premio e il Festival possibili – concludono i coordinatori – ed in particolare per il loro sostegno AFeVa, Avis Casale Monferrato, Equazione, Auser, Agesci, Cai, Il Picchio, Rete ScuoleInsieme, Io Volo, SapereAmbiente Network, Ecofficina, Krumiri Rossi e l’azienda vitivinicola La Casaccia».