ilTorinese

Da Marazzato un aiuto ad Asl e mense dei poveri

COVID, GRUPPO MARAZZATO RACCOGLIE E DONA 28MILA EURO AD ASL E MENSE DEI POVERI
Beneficiari del generoso crowdfunding strutture sanitarie e tavole sociali di Piemonte e Valle d’Aosta.

Anche chi opera da anni nel settore ambientale, durante la pandemia in corso, si è speso attivamente per fornire in maniera concreta e operosa un sostegno alle Asl più periferiche del territorio e alle mense dei poveri più in difficoltà di Piemonte e Valle d’Aosta.

E’ il ‘Gruppo Marazzato’, mobilitatosi durante il lockdown dando vita a ‘Diffondiamo la solidarietà, non il virus’, campagna di crowdfunding attivata sulla nota piattaforma Gofundme disponibile all’indirizzo web https://gf.me/u/ynv2rq.

Un’iniziativa che ha potuto contare sul prezioso aiuto di due noti e amati testimonial provenienti dal mondo della musica, il cantautore bolognese Andrea Mingardi e la raffinata interprete Silvia Mezzanotte, voce storica dei Matia Bazar, che hanno rilasciato sui propri social due video per invitare le persone a donare.

Grazie alla generosità dei benefattori piemontesi e valdostani e dell’azienda vercellese promotrice della macchina solidale, “sono stati raccolti ben 28.000 euro, distribuiti ai primi di agosto scorso e ripartiti fra le aziende sanitarie locali e le tavole sociali giornalmente in prima linea nel fornire sostentamento alimentare alle frange più bisognose della popolazione”, spiegano i fratelli Alberto, Luca e Davide, terza generazione di imprenditori alla guida dell’impresa dopo il nonno Lucillo e il padre Carlo.

“Oggetto della nostra attenzione e di chi ha scelto di dare il proprio, spontaneo contributo caritatevole sono state le ASL di Alessandria, Casale Monferrato e Tortona, Aosta, Biella, Ivrea, Novara, Vercelli e la ASL TO5 per quanto concerne il Torinese. Così come la Mensa Sociale ‘Tavola Amica’ di Aosta, Alessandria e Ivrea in mano alla ‘Caritas’, la mensa ‘Il Pane quotidiano’ di Biella, la mensa dei Frati Cappuccini San Nazzaro della Costa di Novara, la mensa dell’Associazione Don Luigi Longhi Onlus di Vercelli e la ‘Mensa dei Poveri’ di Torino del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ di Don Adriano Gennari”, proseguono.

Per poi aggiungere: “Abbiamo scelto di rendere noto l’esito della campagna, presente anche su Gofundme a riprova di massima trasparenza, soltanto alla ripresa delle attività scolastiche e lavorative perché anche in quest’ultima parte di un anno così critico e difficile sia sempre alta l’attenzione proattiva verso le categorie sociali più in difficoltà”, chiosano i manager del ‘Gruppo Marazzato’.

Malattie rare, come migliorare la qualità della vita

Migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie rare, individuando gli strumenti che possano agevolare il percorso di diagnosi, accesso ai farmaci e alle cure, all’assistenza e all’integrazione sociale. Questo l’obiettivo del webinar che si è svolto nei giorni scorsi sotto il titolo “THINK TANK: RARO E’ PREZIOSO, HACKATHON SULLE MALATTIE RARE”, e al quale hanno partecipato assessori, presidenti di commissioni e direttori regionali oltre a professori, giornalisti, direttori ed esperti sul tema, e con il contributo non condizionante di Alexion.

Ad aprire i lavori il professor Federico Lega, economista sanitario, nella veste di moderatore, che ha subito indicato i punti chiave del dibattito: accessibilità alle cure, sostenibilità delle stesse, capacità di far fronte alle richieste dell’utenza.

La parola è quindi passata a Dario Roccatello, Direttore del Centro di Coordinamento della Rete Interregionale delle Malattie Rare del Piemonte e della Val d’Aosta. “Quello delle malattie rare è un pianeta poco conosciuto e molto complesso”, ha spiegato Roccatello, precisando che l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che esistano dalle 6mila alle 8mila differenti malattie rare e che circa il 10% della popolazione mondiale ne sia affetto. “Per malattia rara – ha aggiunto Roccatello – si intende una patologia che colpisce meno di 5 persone su 10.000 nella Comunità Europea. Ecco perché la cura di un paziente arriva a costare anche 250-300 mila euro l’anno. Ma al di là dei costi, è importante affrontare questo tipo di patologie sotto il profilo socio-assistenziale. Su questo fronte la Regione Piemonte, che conta oggi circa 40 mila pazienti affetti da patologie rare, ha sviluppato nel 2004 una rete regionale dedicata e decentrata che coinvolge tutti i medici specialisti che operano presso una struttura del sistema sanitario regionale pubblico. Nel 2008 la rete è stata ampliata alla Valle d’Aosta, ed è stata concepita con l’intento di offrire la miglior risposta alle richieste assistenziali dei pazienti, attraverso appropriate prestazioni di diagnosi e trattamento e mettendo a disposizione servizi assistenziali il più possibile vicini al luogo in cui i pazienti vivono e lavorano”.
Ilaria Ciancaleoni Bartoli, giornalista specializzata nel settore e presidente dell’Osservatorio Malattie Rare, nato come testata giornalistica e diventato un prezioso punto di riferimento e di raccordo tra clinici e pazienti, ha puntato il dito sulle difficoltà diagnostiche, sulla presa in carico e sull’accesso alle terapie, percorso oggi reso ancora più difficoltoso a causa della pandemia Covid-19. “A partire dal 2016 sono stati fatti grandi passi in avanti grazie a una maggiore formazione universitaria. Ma bisogna ancora lavorare molto per migliorare l’interazione tra sistema, malato e famiglia. L’ideale sarebbe riportare la competenza sulle malattie rare in chiave nazionale, con la riforma del titolo V della Carta Costituzionale”.

Francesco Macchia, esperto di politica farmaceutica e sanitaria, ha invece affrontato il tema della reperibilità e del costo dei farmaci per le patologie rare, affermando che l’Italia ha sempre affrontato il tema con eccellenza, e dichiarandosi molto fiducioso sul Testo Unico delle Malattie Rare in discussione alla Camera.

A chiudere i lavori Alessandro Stecco, presidente della Commissione Sanità nel Consiglio Regionale del Piemonte. “Raro vuol dire anche complesso, quindi una sfida, sia per la parte farmacologica sia per quella assistenziale. Ho già presentato un ordine del giorno per aumentare e strutturare meglio la rete per le malattie complesse e rare, anche mediante convenzioni che consentano ai malati di poter disporre di percorsi di cura agevolati e di sostegni per risolvere anche i problemi di tipo amministrativo collegati a queste patologie. Solleciterò anche l’assessorato alla Sanità e il Consiglio regionale ad affrontare questo tema già nella prossima assemblea”.

L’auspicio è che, nonostante le emergenze sanitarie attualmente in corso, questo momento di confronto virtuale apra le porte ad ulteriori confronti a livello regionale e nazionale cosi da generare nuove opportunità concrete in grado di supportare i pazienti affetti da malattie rare e ultra rare, che hanno visto aumentare notevolmente le difficoltà di diagnosi e accesso alle cure.

Torino e il Piemonte zona rossa

Aggiornamento: il Governo fa slittare a venerdì le nuove misure. Lo ha comunicato il ministro Speranza al governatore Cirio

I negozi, gran parte delle  scuole, musei e uffici non essenziali a Torino e in Piemonte saranno chiusi a partire da giovedì, come nel mese di marzo, dopo la firma del dpcm

Aperti negozi alimentari, tabaccherie, farmacie, edicole, librerie, fiorai, negozi per animali,  attività professionali, ferramenta, negozi di telefonia e informatica, e (deciso all’ultimo) anche i parrucchieri. Aperte le fabbriche. Chiusi bar e ristoranti che potranno effettuare consegne a domicilio fino all’età 22. Le altre attività si fermeranno per due settimane. Per quanto riguarda la scuola con le superiori passeranno alla didattica a distanza anche le medie, tranne le classi prime. Ci si potrà spostare dal proprio comune solo per motivi di comprovata necessità.

Storie di vita nel mondo bizantino del generale Alexios

Gli assedi, le guerre civili, la conquista del trono, ma anche drammi umani e profonde introspezioni personali sono gli elementi principali attorno ai quali ruotano i protagonisti della storia de “L’usurpatore”

Il nuovo romanzo è stato ideato dallo scrittore e studioso di storia bizantina Emanuele Rizzardi, 30 anni. Il giovane scrittore proviene e vive a Legnano, un piccolo paese vicino a Milano, dove il 29 maggio 1176 si svolse la famosa battaglia tra Lega Lombarda e Sacro Romano Impero, sotto Federico Barbarossa.

“L’usurpatore” è molto diverso dal precedente lavoro del Rizzardi: si concentra in un arco temporale ristretto e si sviluppa come una lunga epistola scritta in prima persona dal protagonista. Il narratore è parziale e ben presente nella narrazione, riuscendo immediatamente a farci catapultare in un mondo così distante, ma al contempo così vicino al nostro. Il romanzo che si concentra sul generale bizantino Alexios Philanthropinos e sulla sua guerra contro i turchi alla fine del XIII secolo. “Alexios è una personalità multidimensionale e un uomo molto intelligente,  – commenta l’autore – che ha superato gli standard del suo tempo e, naturalmente, uno dei miei generali bizantini più amati. Vale la pena raccontare la sua storia; è anche un modo per presentare la difficile posizione in cui erano caduti a quel tempo i romani (di Bisanzio), respinti dai turchi sulla costa, ma anche l’ascesa del sultanato ottomano. C’è una grande connessione con il mondo di oggi e la situazione geopolitica”. “L’usurpatore” è un titolo scorrevole che si legge in una volata, ma che tratta temi non facili, spesso esposti in modo crudo e vivido, aprendo una finestra sulle difficoltà della vita e sui dubbi psicologici di chi viveva nel Medioevo. Il testo è edito da Assobyz ed è reperibile in formato digitale o cartaceo.

Alla conquista di Superga

TORINO VISTA DAL MARE /1

Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei miglior modi per scoprire una nuova città

Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano.

Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.

 

Protagoniste del profilo urbano, le colline a ridosso della città ne caratterizzano l’aspetto con i loro colori e le loro sinuosità. In posizione di netta dominanza, in cima a una di queste colline, si erge uno dei più riconoscibili simboli architettonici di Torino, la Basilica di Superga.

È uno dei luoghi a cui i cittadini sono più legati; mi chiedo come mai e soprattutto se visitarla rispetterebbe queste alte aspettative per chi non l’ha mai vista. Uno dei motivi per cui proprio la Basilica è stata tra le prime questione da affrontare in città.

La comparsa in scena? Decisamente da ottima interpretazione. Mi è apparsa nella sua monumentalità alla fine di una lunga passeggiata che da Sassi porta fin sui 670m di altezza.

La scelta di raggiungerla a piedi, sempre e solo con le scarpe giuste indosso, è un’esperienza suggestiva. Una tiepida e luminosa giornata autunnale può addirittura arricchire il tutto.

Intuibile la componente climatica. Evitare la calura estiva in una salita di 4,7 km con un dislivello di 445m è da non sottovalutare al fine di godersi appieno l’esperienza.

Ma altrettanto da non sottovalutare è come l’autunno sia la stagione ottimale. A dispetto dell’immaginario grigio del nord, a cui spesso chi viene dal mare fa riferimento, Torino in questi mesi risplende di una nuova luce. Gli alberi, le foglie si colorano di oro, arancio, rosso, calde tonalità che illuminate dai raggi del sole accendono ciò che le circonda. Passeggiare circondati da questa esplosione di colore dona piacere agli occhi e allo spirito.

Salendo verso Superga siamo accompagnati così dalla natura della collina, che man mano diventa sempre più rigogliosa e che una volta in cima si apre a mo’ di sipario svelandoci il capolavoro di Filippo Juvarra.

Documentandomi sulla storia apprendo che l’architetto siciliano, voluto personalmente da Vittorio Amedeo II di Savoia al regio servizio, ha soggiornato parecchi anni a Torino regalando così alla città, attraverso le sue opere, un sapiente mix di gusto pienamente barocco, tipico del sud, all’eleganza della capitale sabauda.

La Basilica di Superga è di sicuro il suo capolavoro. Uno dei più grandiosi santuari barocchi situati su di un’altura. È così che in 14 anni un Templio antico su d’una collina moderna, ha preso forma.

Una volta arrivati in cima, stanchi dalla passeggiata, ma felici di essere alla meta, la salita non è in realtà finita, anzi, per i più valorosi e più curiosi, altri 131 scalini di una scala a chiocciola conducono fin su alla slanciata cupola che sovrasta l’edificio,aprendo da lì la finestra panoramica per eccellenza; strano ma vero ma del mare nemmeno l’ombra, spaesata, ma affascinata, di fronte a me si distende la pianura di Torino e quella superba catena di cime alpine che la incornicia.

Le montagne e i fiumi hanno preso il posto di porti, navi e vulcani; provo così a riconoscere punti della città, e per fortuna la svettante punta della Mole Antonelliana in questo accorre subito in aiuto. Un nuovo paesaggio che, forse ancora poco familiare, assume un significato diverso.

A questo punto, dopo una salita, a mio dire perfetta, non resta che godersi il tutto anche in discesa.

Annachiara De Maio

Adriana Zarri, l’inquietudine della fede

Incontro nell’ambito del progetto 900Storie in streaming, giovedì 5 novembre

Il 18 novembre 2010, esattamente dieci anni fa, moriva Adriana Zarri, poliedrica e singolare figura del cattolicesimo italiano, pubblicista, teologa, eremita e donna libera che ha saputo nella sua lunga esistenza, non priva di contraddizioni, tenere la linea della testimonianza cristiana come bussola e orizzonte in una società in tumulto come quella novecentesca. Nell’ambito del progetto 900Storie a cura del Centro Studi Piero Gobetti, la Fondazione Donat-Cattin ricorda, in una settimana a lei dedicata, la figura, il pensiero, l’azione culturale e la spiritualità. Il primo appuntamento si è tenuto lunedì 2 novembre sulle piattaforme social della Fondazione Donat-Cattin e del Polo del ‘900 con un  breve filmato della teologa Morena Baldacci, liturgista e docente, che ha introdotto il tema della teologia vissuta e pensata, pregata e studiata da una donna, e un podcast con letture e brani scelti dalla produzione ricca e articolata del pensiero della Zarri. Giovedì 5 novembrealle 18,00 in modalità streaming sui canali della Fondazione Donat-Cattin e del Polo del 900, si svolgerà un confronto con i teologi Ermis Segatti, Stella Morra e la storica Mariangela Maravaglia, autrice della prima biografia critica “Semplicemente una che vive. Vita e opere di Adriana Zarri” appena pubblicata da “Il Mulino”. Il confronto sarà inframmezzato da letture dell’attrice Eleni Molos tratte da brani di saggi della Zarri. Introdurrà i lavori Luca Rolandi, giornalista e ricercatore della Fondazione Carlo Donat-Cattin.

Adriana Zarri nasce a San Lazzaro di Savena, vicino a Bologna, nel 1919. I suoi studi e il suo impegno furono subito orientati al confronto con il Cristianesimo e con una chiesa cattolica da portare oltre la visione di Pio XII. È diventata, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza, una delle più importanti testimoni di quella fedeltà al Vangelo che si coniuga – proprio in virtù di una verità che rende liberi – con la più schietta laicità. Antifascista, coinvolta nei problemi sociali, decisa a difendere la libertà di coscienza, si trasferisce a Roma dove studia teologia. Diventa giornalista e scrive dapprima su tutti i giornali e le riviste di area religiosa: l’«Osservatore romano», «Studium», «Servitium», «Il Regno», «Concilium», «Rivista di teologia morale» (RTM), «Rocca». In seguito collabora assiduamente a «Politica» e «Settegiorni» le riviste di punta su cui la sinistra democristiana si confronta con i fermenti ecclesiali, politici e sociali. Infine collabora a “Micromega” e a “Il Manifesto”. Naturalmente i tanti libri editi da Locusta, Cittadella, Borla, e dopo la sua morte da Einaudi. Ha partecipato anche a trasmissioni radiofoniche (Uomini e profeti) e televisive (la Samarcanda del primo Santoro). Note le sue posizioni molto dure anche contro la gerarchia e su temi etici che però non hanno offuscato nella memoria collettiva le sue radici profondamente evangeliche e fedeli alla dottrina cattolica, ovviamente sempre imperniati su conflitti di coscienza e di fede umana e divina. Poi all’inizio degli anni Settanta, dopo i vorticosi anni del post-Concilio, la sua presenza attiva alla Pro Civitate Christiana di don Giovanni Rossi ad Assisi, in molti gruppi del dissenso cattolico, senza mai una adesione e con molti distinguo e infine la scelta eremitica che in località diverse dell’area dell’eporediese, accolta dal vescovo di Ivrea mons. Luigi Bettazzi, che caratterizzerà gli ultimi 35 anni della sua esistenza. E’ sepolta nel cimitero canavesano di Crotte, una frazione di Strambino, dove visse gli ultimi anni nel suo eremo di Ca’Sassino. Per la sua tomba, in terra, scrisse lei stessa quella che definì “un’epigrafe d’erba”: “Non mi vestite di nero:è triste e funebre. Non mi vestite di bianco: è superbo e retorico. Vestitemi a fiori gialli e rossi e con ali di uccelli. E tu, Signore, guarda le mie mani. Forse c’è una corona. Forse ci hanno messo una croce. Hanno sbagliato. In mano ho foglie verdi e sulla croce, la tua resurrezione. E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo con sopra le solite bugie che consolano i vivi. Lasciate solo la terra che scriva, a primavera, un’epigrafe d’erba. E dirà che ho vissuto, che attendo. E scriverà il mio nome e il tuo, uniti come due bocche di papaveri”.

M.Tr.

Un tricolore al balcone per il 4 Novembre

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Se la festa del IV novembre, giornata della Vittoria, delle Forze Armate e dell’Unità nazionale è stata da  molto tempo bistrattata ed eliminata dalle feste nazionali, quest’anno essa per volontà del ministro della Difesa sarà di fatto annullata in gran parte delle città. Lo comunica una circolare del ministro degli Interni Lamorgese. Per la Regione Piemonte è stata scelta Torino, mentre a Cuneo non si terranno manifestazioni.

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Tuttavia sono tanti i comuni della cintura torinese  che faranno qualcosa per ricordare una delle poche  date della nostra storia meritevoli di essere ricordate e celebrate. Certamente il COVID costringe a limitare e contenere  la partecipazione perché i livelli di guardia raggiunti non consentono assembramenti o almeno li sconsigliano. La manifestazione nefasta di piazza Castello degenerata in violenze inaudite e quella tranquilla di piazza Vittorio si sono fatte, malgrado il divieto di assembramento. Scegliendo una piazza di grandi dimensioni tutto resta possibile purché sia mantenuto il distanziamento sociale. Se fosse per il 25 aprile tutte queste restrizioni quasi sicuramente non ci sarebbero state. Il IV novembre e’ estraneo a chi ci governa e dobbiamo esserne orgogliosi. Loro la storia non la conoscono. Ma oggi non dobbiamo discutere e dobbiamo con disciplina obbedire. Così ci hanno insegnato i soldati della Grande Guerra caduti per l’ Italia. Così ci hanno insegnato i nostri nonni che hanno combattuto nelle trincee del Piave e che oggi nessuno più ricorda. Il 4 novembre  1918 si è compiuto il sogno del Risorgimento con Trento e Trieste italiane. Ma questi signori stanno disfacendo l’Italia. Non ci vorrebbe molto per leggere il bollettino della Vittoria del generale Diaz e non certi messaggi di circostanza che non dicono nulla e sono pieni di parole melensi , anzi  eunuche, come diceva il Baretti, parlando dell’ Arcadia. Ma l’idea migliore l’ha avuta il Comune di Cavour, invitando i cittadini ad esporre il Tricolore. Il Tricolore non crea assembramenti ,ma esprime dei sentimenti veri. Io quando vedo un Tricolore garrire al vento sento i brividi di quando eravamo  soldati e portavo le stellette E’ un gesto che rivela patriottismo e senso della storia ,cose molto distanti dall’Italia dello sfascio di oggi che non sa trovare valori nazionali che unifichino un paese allo stremo. Oggi esporre il tricolore ha un senso ben diverso dalla primavera scorsa quando le movide  e gli aperitivi si combinavano con le bandiere e le canzoni di Modugno. Il Tricolore del IV novembre è quello che sventolò  a Trieste sulla Torre di San Giusto e diede orgoglio di grande Nazione all’Italia. Non dimentichiamolo mai.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

L’appello di Confagricoltura: “Consumate italiano”

“Acquistate i prodotti agroalimentari italiani”. E’ l’appello rivolto ai consumatori dal presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli, alla vigilia delle nuove misure restrittive all’esame del governo e delle Regioni per fermare la diffusione dei contagi da Covid-19.

Un analogo invito è stato rivolto nei giorni scorsi dalla federazione dei produttori agricoli francesi FNSEA ai cittadini d’Oltralpe, per sostenere il settore agroalimentare nazionale in questo periodo di lockdown.
“Chiediamo anche noi un patriottismo alimentare per sostenere la filiera italiana, puntando sulla qualità. Da parte nostra, continueremo a lavorare per garantire i rifornimenti. Le imprese agricole non si fermano. La stretta sull’attività del canale Ho.Re.Ca. nel nostro Paese e a livello europeo inciderà anche sul giro d’affari dell’agricoltura e dell’industria di trasformazione – sottolinea Brondelli – In Italia, i consumi alimentari extradomestici ammontano a circa 80 miliardi di euro l’anno e nuove restrizioni sono già state decise in Francia, Germania e Regno Unito, vale a dire i principali mercati di sbocco per il Made in Italy agroalimentare”.
“Durante la prima ondata della pandemia – aggiunge il Presidente di Confagricoltura Alessandria – alcuni settori hanno sofferto più di altri per la chiusura di bar e ristoranti non compensata dall’aumento dei consumi domestici. E’ il caso di vini, ortofrutta di quarta gamma, salumi e carni bovine”.
“L’appello a privilegiare l’acquisto di prodotti italiani – prosegue Brondelli – è rivolto anche ai centri di acquisto per la ristorazione collettiva (ad esempio ospedali e caserme)”.
Alla grande distribuzione chiediamo di organizzare l’esposizione dei prodotti alimentari in modo da rendere più visibile il Made in Italy e agevolare così le scelte dei consumatori. Abbiamo di fronte mesi particolarmente difficili”.
“Il sostegno pubblico adeguato in termini di risorse finanziarie e rapido nell’erogazione risulta fondamentale, ma alcuni comportamenti degli attori economici possono contribuire ad attenuare le conseguenze della crisi e ad allentare le tensioni” conclude Brondelli.

Barbero torna sul grattacielo: “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”

 In diretta streaming dalla cornice dell’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo a Torino 5 – 12 – 19 novembre 2020, ore 18.00 Diretta streaming sul sito group.intesasanpaolo.com

 

 Le lezioni-conferenza di storia di Alessandro Barbero, organizzate da Intesa Sanpaolo nell’ambito delle attività culturali svolte al grattacielo di Torino, sono realizzate quest’anno esclusivamente in streaming dalla suggestiva cornice dell’Auditorium. Il ciclo, curato da Giulia Cogoli, sarà dedicato al tema “Donne nella storia: il coraggio di rompere le regole”: la religiosa Santa Caterina da Siena, la profetessa Giovanna d’Arco e la poetessa Anna Achmatova. Le lezioni si svolgeranno giovedì 5, giovedì 12 e giovedì 19 novembre, alle ore 18, e potranno essere seguite sul sito di Gruppo Intesa Sanpaolo e da grattacielointesasanpaolo.com.

Lo storico e scrittore, professore di Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, noto al pubblico per la sua straordinaria capacità divulgativa, tratterà di cruciali momenti in cui queste donne esemplari hanno lottato con coraggio per cambiare i loro destini e gli stereotipi legati alla figura femminile, influenzando anche l’andamento della storia.

Le lezioni verranno pubblicate come nuovi episodi del podcast “Alessandro Barbero. La storia, le storie” di Intesa Sanpaolo On Air, che già raccoglie tutte le lezioni del prof. Barbero dei cicli precedenti al grattacielo. Una novità molto apprezzata dagli ascoltatori, tanto da aver raggiunto al suo lancio i vertici delle classifiche di Spotify, Google Podcast e Apple Podcast. Intesa Sanpaolo On Air è l’innovativa piattaforma di contenuti audio della banca che raccoglie voci, storie e idee su futuro, sostenibilità, inclusione, cultura.

GLI APPUNTAMENTI DI “DONNE NELLA STORIA: IL CORAGGIO DI ROMPERE LE REGOLE”:

Giovedì 5 novembre, ore 18

Santa Caterina da Siena o il coraggio di scegliere la propria vita

In una società dove è la famiglia a decidere il destino di una ragazza, Caterina da Siena appena adolescente lotta per poter fare quello che vuole lei: avere una stanza tutta per sé, rifiutare il matrimonio combinato, dedicarsi alla vita religiosa che sogna fin da quando era bambina. Un destino che ad altre veniva imposto, per lei è una scelta perseguita con ferrea forza di volontà, e che la renderà famosa in tutto il mondo cristiano.

Giovedì 12 novembre, ore 18

Giovanna d’Arco o il coraggio di fare quello che alle donne è vietato

Nella società della sua epoca si accettava l’idea che una donna potesse avere capacità profetiche e diventare il tramite della voce di Dio. Ma nessuna profetessa aveva dichiarato, come Giovanna, che la volontà di Dio era di vederla vestita da uomo, con i capelli corti, e a cavallo con la spada in pugno, a combattere i nemici della Francia. Una missione che riuscirà a compiere, anche se alla fine sarà proprio il suo rifiuto dei ruoli e degli abiti femminili a costarle la vita.

Giovedì 19 novembre, ore 18

Anna Achmatova o il coraggio di scrivere versi in mezzo all’orrore della Storia

Una delle voci più alte della poesia del Novecento, e del suo secolo ha attraversato tutti gli orrori. Ha guardato in faccia la guerra mondiale e la rivoluzione, la fucilazione del marito e l’arresto del figlio, il terrore staliniano e l’invasione nazista. E ha scritto versi non per sfuggire a tutto questo, ma per descriverlo, sapendo che il suo destino era di essere la voce di un popolo e di un’epoca.

Alessandro Barbero, storico e scrittore, è professore ordinario di Storia medievale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale. È autore di numerosi saggi in particolare sulla storia medievale e militare. Nel 1995 ha pubblicato il suo primo romanzo storico, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Mondadori, Premio Strega 1996). Nel 2001 ha vinto il Premio Isola d’Elba con L’ultimo rosa di Lautrec (Mondadori) e il Premio Cherasco Storia con Carlo Magno. Un padre dell’Europa (Laterza). È noto al pubblico oltre che per i suoi saggi e romanzi, per la sua straordinaria capacità divulgativa in particolare nella trasmissione Superquark nelle trasmissioni di RAI Storia a.C.d.C. e Il tempo e la storia. Collabora con La Stampa. È stato insignito nel 2005 del titolo Chevalier de l’ordre des Arts et des Lettres della Repubblica Francese. Tra i suoi libri più recenti: Storia del Piemonte (2008) per Einaudi; Dietro le quinte della Storia. La vita quotidiana attraverso il tempo (con P. Angela, Rizzoli, 2013); Costantino il vincitore (Salerno, 2016); Il divano di Istanbul (2011), Federico il Grande (2017) per Sellerio Editore; Gli occhi di Venezia (2011), Le ateniesi (2015) per Mondadori; Lepanto. La battaglia dei tre imperi (2010), Donne, madonne, mercanti e cavalieri. Sei storie medievali (2013), Caporetto (2017), Dante (2020) per Laterza.

Appello ai sindaci: “Una commissione sull’affido minori”

“Siamo ancora uno dei Paesi a non avere un registro nazionale dei minori fuori famiglia. L’Università di Padova stima 160 mila minori allontanati dalle proprie famiglie per decisione dei tribunali o su segnalazione dei servizi sociali negli ultimi vent’anni.

Quant’è, ad esempio, il tempo medio di permanenza dei minori nelle comunità? Qual è la condizione di queste comunità? Quanti di loro rientrano in famiglia dopo i percorsi stabiliti, e in quanto tempo? Non lo sappiamo. Ma conosciamo bene, invece, i tantissimi casi che arrivano all’attenzione delle nostre associazioni e che, purtroppo, sempre più spesso evidenziano un sistema giudiziario che obbliga minori e famiglie ad estenuanti percorsi giudiziari, anche solo per comprendere i motivi di numerose ingiustificate decisioni di allontanamento, ed evidenziando così la trascuratezza del principio che pone al centro dell’operato di tutti i soggetti coinvolti sempre e solo l’interesse superiore del minore”. Lo afferma Tommaso Varaldo, Presidente dell’Associazione Infanzia e Famiglia – AIEF.
“Il 29 luglio scorso la Camera approvava, a larga maggioranza, la Legge 107 che istituisce la Commissione bicamerale d’inchiesta sugli affidi e sulle comunità. Dato che ad oggi non è ancora stata costituita, l’Aief sta presentando in diversi Comuni un ordine del giorno che invita i Sindaci a sollecitare i Presidenti di Senato e Camera a costituire la Commissione d’inchiesta quanto prima perchè il lavoro da fare è enorme e minori, famiglie e vittime non possono aspettare oltre – continua Varaldo – Auspichiamo che la Commissione d’inchiesta non miri solo a controllare le condizioni e l’operato delle case famiglia e delle comunità per minori, ma anche l’operato delle commissioni di vigilanza, dei tribunali e dei servizi sociali che negli anni sono stati coinvolti in troppe situazioni di evidenti criticità. Chiediamo che si faccia luce sul potere di cui dispongono i servizi sociali con il 403 del codice civile possono decidere di allontanare un minore senza contraddittorio e sulla base di decisioni che frequentemente vengono verificate dalle Procure dopo settimane, se non mesi. Si faccia luce sui numerosi casi di conflitti d’interesse dei giudici e dei servizi sociali, emersi su tutto il territorio nazionale. E non ultimo chiediamo che si faccia chiarezza su come mai troppo spesso non venga rispettato il diritto dei minori di essere ascoltati direttamente per il rispetto delle proprie volontà e dei propri desideri”, conclude Varaldo