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Tortona- Reale Mutua Torino: più di una sconfitta

Il basket visto a distanza / Basket Reale Mutua Torino, una sola preghiera: assicuraci la promozione 

La partita giocata ieri dalla squadra gialloblù di Torino rappresenta purtroppo un brutto stop sul cammino della riconquista della serie A, che ricordiamo essere l’unico obiettivo minimo da raggiungere per questa squadra.

Non è nei numeri che si rivela l’inquietante partita disputata; infatti il risultato dice solo -6 (70-64), ma è più per demerito degli avversari che tale punteggio sia così basso, perché gli errori tattici oltreché gli abbondanti limiti tecnici delle cosiddette seconde linee di Torino, sono parsi evidenti.

Sotto anche di quasi venti punti, Torino ha ripreso quasi la partita grazie ad un irresistibile serie di momenti di “anti-basket” rappresentato dalle due squadre  a turno, dimostrando purtroppo che il livello a cui stiamo assistendo giocare sia il più basso degli ultimi anni.

La cabina di regia di Torino, dalla panchina ai due playmaker, sembra non comprendere bene cosa succeda in campo e effettua scelte scellerate senza apparente logica che conducono infatti ad un gioco molto rarefatto e legato più alla casualità che non ad uno stile da seguire.

Si continua ad insistere con la difesa che vince le partite, ma anche un discreto attacco di solito ottiene lo stesso risultato. Ma è chiaro che se Jason Clarke, oltre ad aver giocato e tirato male, in più si nasconde e non prende mai in mano una squadra che proprio con lui dovrebbe fare il salto di qualità, le possibilità di salire di livello si abbassano… .

Se Diop continua a giocare da “liceale” impaurito senza usare il suo strapotere fisico e in alcuni momenti chiave resta stranamente confinato in panchina, anche il potenziale sotto i tabelloni diminuisce. Pinkins gioca e ci prova, Alibegovic ha sprazzi da tiratore ma poco di più.

Il resto è quel famoso “deliquio” che tempo fa ho già descritto. La panchina lunga di Torino è più sulla carta che in campo. Se Cappelletti non reagisce e torna ad essere incisivo, dietro di lui veramente siamo molto scoperti… .

Il duo Toscano – Penna, oltre all’impegno, che è comunque un pregio, poco può fare per rendere questa squadra migliore.

Tortona ha giocato tranquilla, non si è mai rabbuiata ed alla fine ha portato a casa una vittoria importante. Ed ora vive solitaria in testa ad una classifica che, con le condizioni “casual” che le“limitazioni ambientali” del mondo possono proporre da un momento all’altro, è sempre meglio condurla e non aspettare playoff che magari non ci saranno.

Ora ci aspetta un’altra partita domenica contro Trapani. Sperare di non vedere questo “spettacolo” è un auspicio che ci facciamo tutti, in quanto Torino – città non merita di restare confinata in “A2” (retaggio di tempi andati, quando la seconda lega si chiamava così…). Certo che un cambio di registro anche in ambito di vero spettacolo sarebbe gradito: schiacciate … zero; giocate spettacolari … zero; difese con qualcosa di interessante … zero. Va bene che basta vincere, ma se giocando male oltretutto si perde, la voglia di vedere le partite del grande pubblico, rischia di scemare rapidamente.

Torino è una città difficile, dove oltre alla Juve e al Toro, tutto il resto fa fatica. Gli ultimi anni hanno rappresentato quanto fosse difficile condurre gente al basket. Bologna, negli anni bui della seconda serie riempiva il palazzetto. Perché vinceva e divertiva. La Torino del 2015 di “A2” aveva un altro piglio e, per chi se la ricorda, addirittura quella in “A3” (ovvio che non si chiamasse così la lega Silver di allora, ma era solo per inquadrare la categoria…) con Kuba Wojchekowski & Co. … regalava emozioni e spettacolo.

Ci si aspetta di più. La società c’è, il pubblico ci sarebbe, la passione vive attraverso gli schermi. Servono emozioni e gioco, spettacolo e vittorie, e non necessariamente l’uno o l’altro, anzi, possibilmente, tutti e quattro insieme.

Forza Reale Mutua, assicuraci la promozione… .

Paolo Michieletto

Luci della città

Torino vista dal mare 6/ Camminare per conoscere. Un’immagine semplice ma efficace che descrive al meglio uno dei migliori modi per scoprire una nuova città. Abituarsi a nuovi paesaggi, differenti abitudini di quartiere, spesso è difficile, ma passeggiando tra le vie e le piazze più battute, per poi allontanarsi e perdersi in quelle meno trafficate permette di appropriarsene, cogliendo scenari, scorci e dettagli che spesso si perdono nella frenesia del quotidiano. Torino – io che vengo dal mare – provo a scoprirla così, raccontandola per impadronirmene allo stesso tempo.

Oggi 8 dicembre come da tradizione diamo avvio alle festività natalizie. Il 2020 è alle sue battute d’arresto e per quanto quest’anno dall’inizio alla fine non abbia mai smesso di sorprenderci e molti non aspettano altro che finisca per esorcizzarne le influenze negative, inevitabilmente il Natale arriva.
A dispetto delle limitazioni che ci pare di vivere, facciamo parte di quella fortunata fetta del mondo che, alla fine, una fetta di panettone a Natale la mangerà, senza dover neanche contenderla con commensali più ingordi di noi.

Nel mio immaginario l’atmosfera natalizia è strettamente legata alla tradizione, fatta di artigianato presepiale, vicoli stretti, affollati e roboanti, la cui espressione caratteristica è San Gregorio Armeno a Napoli. Nel caso non abbiate idea di cosa si tratti una sua pallida trasposizione la potrete incontrare, in questi giorni, presso la Rinascente.
Da quel contesto carico di sapori di un tempo, tipico del Sud, mi trovo ora ad accogliere nuove suggestioni natalizie, fatte di forme moderne che traducono quei sentimenti millenari con un tocco più metropolitano, ma con una pennellata di candida neve che non sbaglia mai quando si tratta di Natale.
La consuetudine di queste festività vuole che le città si preparino ad accogliere le greggi lungo percorsi addobbati da luci segnaletiche che ne indirizzano i movimenti. A Torino da più di vent’anni le luminarie hanno assunto anche vesti artistiche, con le ormai note Luci d’artista.

Quelli che possono sembrare semplici addobbi natalizi sono invece più articolate opere di personaggi attivi sulla scena artistica internazionale che hanno contribuito a tessere un itinerario urbano arricchitosi nel corso degli anni, diventando scenario abituale per i cittadini impegnati nella corsa alla mondana passeggiata natalizia.
Alla meraviglia iniziale subentra spesso, come indole tipica dell’uomo, l’indifferenza a quello che ormai si dà per scontato, trasformando così in più articolate ed eccentriche decorazioni di Natale quelle che in realtà sono installazioni artistiche.

L’arte non vuole essere solo godimento estetico, Art pour l’Art, spesso vuole essere veicolo di un messaggio, che sia politico o sociale, ed oggi più che mai è importante rendersi conto di ciò tornando ad essere osservatori attivi di quello che ci circonda. Può sembrare contradditorio, ma sì, anche durante lo shopping di Natale è possibile.
I nomi che si celano dietro queste accattivanti luci sono molti, da Mario Merz, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Joseph Kosuth, Rebecca Horn, Alfredo Jaar, solo per citarne alcuni, figure notevoli che hanno alle spalle una lunga carriera.

Alcune di esse fungono da memento, sia per quel che vogliono dirci sia per il luogo scelto. Avete mai fatto caso alle due scritte luminose e speculari apposte sui muri del ponte Vittorio Emanuele I?
Joseph Kosuth in “Doppio passaggio” ha trascritto due brani tratti dalle opere di Friederich Nietzsche e Italo Calvino, emblematici testi che raccontano il ponte come metafora di comunicazione, osmosi di spiriti e culture diverse. Michelangelo Pistoletto non ha voluto essere da meno con la sua “Amare le differenze” a Piazza della Repubblica.
Una su tutte però ha colpito la mia attenzione e che forse più delle altre può essere monito imprescindibile attualizzandola al qui ed ora. Alfredo Jaar, artista cileno, ha voluto ricordarci una cosa sola, che CULTURA=CAPITALE, titolo che è anche forma della sua opera. Lo ha fatto collocando il suo memento sulla facciata della Biblioteca Nazionale in piazza Carlo Alberto, un’equazione luminosa che è un chiaro invito a riflettere sul pensiero condiviso, sulla cultura, sulla creatività come unico patrimonio da preservare.
In un 2020 che ha visto la didattica delle scuole a distanza, biblioteche e musei chiusi per la maggior parte del suo corso, il proposito per il nuovo anno non può che essere quello condiviso da Jaar.

Annachiara De Maio

(foto: l’opera di Alfredo Jaar)

Nuovo DPCM per un “Natale non Natale”

Se mi dovessero chiedere di riassumere il nuovo DPCM in una sola parola, CONTROSENSO sarebbe probabilmente la più quotata.

Davanti a noi c’è un’Italia che piano piano sembra riprendersi, che cambia colore poco per volta tanto da dichiarare che l’Abruzzo rimarrà l’unica regione rossa. Uno scenario più che positivo considerando gli avvenimenti degli ultimi mesi, eppure, Natale e le feste che lo accompagnano, sembrano essere un tabù nemmeno da nominare.

Ogni giorno mi confronto con tante persone, clienti, colleghi, commercianti e baristi, tutti uniti su un unico fronte: quando finisce tutta questa presa in giro?

– A Torino l’8 Dicembre ci si riunisce tutti in piazza San Carlo intorno all’albero illuminato (sicuramente distanziati di un metro…) e lo shopping Natalizio verrà incrementato dal piano Italia #caschlass che prevede un rimborso fino a 150€ per gli acquisti di Dicembre effettuati con  la carta di credito o bancomat.

– In zona gialla i centri commerciali possono riaprire il week end ed i ristoranti e bar riaprono per pranzo con chiusura alle 18.00.
– Le barriere fra comuni sono eliminate ed in linea generale si torna a respirare.

In tutto questo, PERÒ, Natale, Santo Stefano ed il primo dell’anno tutti  rigorosamente chiusi in casa. Possibilmente il più soli possibili.

Come se non si potesse diffondere il virus in provincia di Torino il 24 Dicembre, o il 27, o il 28.
O ancora meglio, come se non si potesse pranzare tutti insieme la mattina della Vigilia, anziché la sera. E perchè no, magari anche l’Immacolata e l’Epifania!

Come se cambiasse qualcosa ad avere quattro parenti tutti a Torino o averne due in un comune e due in un altro, sempre meno di dieci rimangono. Se un comune l’altro è un focolaio Covid, cosa cambia festeggiare a casa propria o altrove se viene rispettato il numero massimo di parenti a tavola?

Insomma caro Conte, è stato un anno difficile, pesante e logorante. Un anno tragico, fatto di perdite economiche ed umane. Credo che in fondo tutti ci meritassimo il Natale. Almeno senza barriere e con coprifuoco posticipato.

Giorgia Di Salvo

Topo d’auto si aggirava tra i veicoli in sosta

Arrestato dagli agenti della Squadra Volante

Un cittadino marocchino di 39 anni è stato arrestato nella notte di mercoledì dagli agenti della Squadra Volante in corso Emilia per tentato furto. Agli agenti era giunta una segnalazione della presenza dell’uomo che armeggiava tra le auto in sosta in corso Brescia. I poliziotti lo hanno poi rintracciato in zona con degli strumenti utilizzabili per forzare le auto in sosta. Gli agenti hanno anche appurato che una delle auto parcheggiate era danneggiata presentando segni di effrazione. Il nottolino dei veicolo, infatti, era stato forzato

Apre Green Pea, la nuova sfida di Farinetti

Questa mattina, mercoledì 9 dicembre,  il taglio del nastro con successiva apertura al pubblico di Green Pea, il primo Green Retail Park al mondo dedicato al tema del Rispetto e della Sostenibilità, la nuova sfida di Oscar Farinetti, patron di Eataly 

Oltre a Farinetti, saranno presenti il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, la Sindaca di Torino, Chiara Appendino, e l’Assessore al Commercio del Comune di Torino, Alberto Sacco.

“Green Pea – spiega Farinetti- è un luogo di bellezza e di Rispetto per dare vita a un nuovo modo di consumare: con ogni tuo acquisto puoi diventare parte del cambiamento”.

From duty to beauty: 15.000 m² dedicati a cambiare il rapporto con l’energia, il movimento, la casa, l’abbigliamento e il tempo libero.

In vendita prodotti a basso impatto sull’ambiente – di alta qualità, Made in Italy e dal mondo – esperienze, eventi e tutti i servizi necessari per vivere Green. In pratica, il cliente ha a disposizione 66 negozi, un museo, 3 luoghi di ristorazione, una piscina, una spa e un club dedicato all’ozio creativo. In totale, 72 luoghi in cui il Rispetto da dovere diventa piacere.

Green Pea propone prodotti di alta qualità, progettati per un utilizzo responsabile e realizzati in armonia con la Natura.

Prodotti fatti per essere durevoli, nel pieno Rispetto ambientale e sociale.

Prodotti studiati per durare a lungo e che, giunti a fine vita, si possano riutilizzare o riciclare. Le aziende che li realizzano sono nella maggior parte dei casi italiane e hanno già un profilo spiccatamente Green, altre, invece, hanno cominciato il percorso con ottimi risultati.

“Per fare la nostra parte, – aggiunge Farinetti – abbiamo creato un luogo in cui rendere possibile atti di acquisto e di consumo ecosostenibili e rispettosi. Un luogo che esiste solo on land, perché soltanto quando tutti i nostri sensi sono coinvolti, cambiare comportamenti diventa semplice e bello. From duty to beauty: da Green Pea il Rispetto della Natura diventa un piacere, per tutti.

Perché il Rispetto è il valore su cui si gioca il futuro dell’umanità.
Rispetto verso la Terra e la Natura, Rispetto verso la gente tutta, anche per le prossime generazioni. E Green Pea è la casa di questa idea di Rispetto”.

Ma, perché un pisello?

perché nasce dalla Terra
è un prodotto che ha bisogno di acqua, come la vita sulla Terra
è sferico, come la Terra
è inclinato di 23°27’, come l’asse terrestre
è verde, come dovrebbe essere la Terra.

Ai domiciliari la polizia lo arresta mentre esce di casa

Arrestato dagli agenti del Comm.to Dora Vanchiglia

 

Nei giorni scorsi la Volante del Commissariato Dora Vanchiglia transita su corso Regina Margherita e vede uscire da un palazzo un soggetto marocchino, che si dirige verso il Rondò della Forca. Non appena lo stesso nota la Volante fa un dietro front repentino e rientra velocemente nello  stabile. la cosa insospettisce i poliziotti, che riescono ad entrare nel palazzo e notano il soggetto intento a parlare con un’altra persona. Alla vista degli agenti lo stesso cerca di fuggire su per le cale che portano ai piani superiori, ma viene raggiunto e fermato. Si tratta di un trentaquattrenne marocchino, residente in quello stabile, pluripregiudicato per reati di natura predatoria; l’uomo risulta sottoposto da alcuni mesi alla misura degli arresti domiciliari. Pertanto, è stato arrestato per evasione.

Avorio illegale, scoperto commercio illecito

Nell’ambito della campagna “Golden tusks” finalizzata al contrasto del commercio illecito di parti e prodotti derivati in avorio, il Nucleo Carabinieri C.I.T.E.S. – Distaccamento di Torino Caselle, preposto a tale attività, ha eseguito negli ultimi mesi una serie di controlli su siti web, antiquari e case d’asta nelle province di Torino, Novara, Verbania e Vercelli, riscontrando numerose irregolarità.

Il fenomeno appare sostanzialmente diffuso tra gli operatori del settore che detengono a qualsiasi titolo materiale in avorio (in particolare di Loxodonta africana – Elefante africano, incluso nella massima tutela dalla Convenzione di Washington, poiché a grave rischio di estinzione, in considerazione dell’uccisione di migliaia di esemplari ogni anno per il bracconaggio finalizzato al prelievo delle zanne), nella maggioranza dei casi senza la necessaria documentazione che attesti la possibilità di esposizione e vendita come stabilito dalla Legge 150/1992.
La vendita di tali manufatti, cosi come imposto dalla stessa convenzione di Washington sul commercio internazionale di specie di flora e fauna minacciate di estinzione e recepita dall’UE con il Reg. 338/97, è sempre vietata, salvo specifiche deroghe espressamente concesse dall’Autorità competente, questo anche qualora lo stesso materiale rientrasse tra quello definito “antico” (antecedente il 1947).

La Convenzione di Washington (C.I.T.E.S.) stipulata nel 1973, a cui hanno aderito 182 paesi nel mondo, nasce allo scopo di regolamentare i commerci internazionali di animali e piante in via di estinzione e di loro parti e derivati. Tale commercio infatti è un fenomeno in grande espansione e rappresenta un importante business illegale. È il quarto traffico illegale più grosso al mondo dopo droga, armi e tratta degli esseri umani. Per il traffico illegale di animali e piante in via di estinzione si stima, realisticamente, un volume di affari mondiale annuo superiore ai 20 miliardi di dollari.
Le operazioni dei Carabinieri Forestali, per il tramite del loro Nucleo CITES hanno permesso di denunciare all’autorità giudiziaria n. 27 persone e di sequestrare, ai fini della confisca, complessivamente n. 258 oggetti in avorio, tra statuette,zanne lavorate e lisce ed oggettistica varia, per un valore stimato di oltre 150.000 Euro.

Bando infermieri: «dalla Regione proposte contrattuali quasi dignitose»

«Arriva alla nostra attenzione, in queste ore come sempre cruciali legate all’emergenza sanitaria, la notizia che sono quasi 3mila le domande pervenute, alla scadenza del 5 dicembre scorso, per il bando della Regione Piemonte finalizzato a reclutare personale infermieristico per le aziende sanitarie locali.

Un dato significativo, che non va sottovalutato, e che evidenzia un primo sagace risultato in favore della sanità regionale guidata dall’assessore Icardi. Parliamo tuttavia solo di un primo risultato, se non si comprende fino in fondo che una oculata politica di assunzioni deve essere caratterizzata da contratti a tempo indeterminato, dal momento che il bisogno di assistenza infermieristica dei nostri servizi sanitari regionali è in forte ascesa. 

La buona risposta al bando del Piemonte attesta, finalmente con l’evidenza dei fatti, quello che il nostro sindacato ha sempre sostenuto: gli infermieri sul mercato del lavoro sono sì pochi ma ci sono, e normalmente scelgono di operare in strutture private disposte a stipulare contratti a tempo indeterminato e a retribuirli per la professionalità che esprimono. E poi, purtroppo, ci sono quei colleghi che vanno via dall’Italia, verso i paesi disposti a pagarli con stipendi che da noi sono pura utopia. Insomma, l’inserimento degli infermieri nella bisognosa realtà della sanità pubblica va incentivato in due modi prioritari: offrendo loro contratti che siano contemporaneamente, vantaggiosi sotto il profilo economico ed a tempo indeterminato per quanto attiene alla durata , tutti elementi chiave per valorizzare al meglio gli sforzi del loro percorso di studi e per sostenere a pieno la “delicata professione ” che si preparano a svolgere».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Sindacato Nursing Up, rilancia i risultati portati a casa dalla Regione Piemonte, che subito dopo alcune aziende dell’Emilia Romagna, ha scelto di muovere i suoi primi passi sulla strada della coerenza, e dove vengono proposti contratti che non sono solo di pochi mesi, ma bensì di tre anni. Certo tre anni non sono ancora il tempo indeterminato che invece serve, ma sono  meglio dei contratti trimestrali e a partita IVA promossi da altre regioni. 

Questo Governo e le aziende sanitarie non possono pretendere di gestire l’emorragia di infermieri proponendo assunzioni a tre o sei mesi, quando la maggior parte dei paesi europei riserva al personale infermieristico inquadramenti a tempo indeterminato e compensi che sono il doppio di quelli che vengono offerti dal nostro SSN. 

Per tanto, come sindacato, continua De Palma, non possiamo che plaudere ai primi passi verso la coerenza, che sta muovendo la regione Piemonte, nella speranza che questo sia solo l’inizio, e che anche le altre Regioni ne colgano l’esempio. Solo così si esce dalla grave carenza di personale, solo così si offre un servizio sanitario di qualità al cittadino e si affrontano e si vincono le emergenze che cambiano la nostra storia  Il coraggio di investire nelle qualità umane e professionali degli infermieri rappresenta oggi l’unica strada percorribile per uscire dal tunnel, conclude De Palma.

La Regione vuole puntare sui medici di famiglia. Ecco cosa cambierà

Garantire l’effettiva realizzazione della continuità delle cure, la presa in carico della cronicità ed una migliore accessibilità alle prestazioni, anche nei territori montani o con caratteristiche di zona disagiata.

Sono gli obiettivi della nuova proposta di legge regionale sulla riorganizzazione della Medicina territoriale in Piemonte presentata dal presidente della Regione, Alberto Cirio, dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi e dal coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Medicina territoriale, Ferruccio Fazio.

Un progetto sul quale la Regione, a partire dal 2021, mette a bilancio 10 milioni di euro all’anno, oltre ai 17,3 milioni di euro già destinati dalla stessa Regione alle attrezzature sanitarie di diagnostica di primo livello a favore dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e all’investimento regionale di 7 milioni di euro stanziati il 20 novembre scorso per la telemedicina.

La legge riconosce all’Assistenza Primaria il ruolo cardine dell’assistenza territoriale, potenziando le attuali forme associative di “medicina di gruppo” e “medicina di “rete” della Medicina Generale.

I medici che sceglieranno di lavorare in una di queste due modalità associative potranno essere supportati da personale di studio. In particolare, il 60 per cento dei medici potrà disporre di personale di segreteria (oggi sono il 43%) e il 40 per cento di personale infermieristico (oggi sono il 19%).

La modalità di lavoro in gruppo consente le maggiori sinergie ed economicità di scala (per esempio permette di sommare i singoli rimborsi per personale di studio e infermiere e di suddividere le varie spese) e nel contempo la maggior soddisfazione per i cittadini, che trovano così un’offerta di prestazioni allargata, comprese le proposte di medicina proattiva, e un medico disponibile per più ore mattino e pomeriggio.

Nei territori molto ampi, con popolazione scarsa e ambulatori medici più dispersi, invece, la scelta migliore potrà essere la medicina in rete, che non prevede l’obbligo di una sede unica, consentendo ai medici in rete di mantenere i loro ambulatori, per non compromettere la capillarità dell’assistenza e favorire l’accessibilità agli assistiti. Può essere prevista una sede di riferimento (preferibilmente messa a disposizione dall’Azienda sanitaria locale) nella quale svolgere interventi programmati (per esempio, medicina di iniziativa per i medici, oppure vaccinazioni per i pediatri) o all’interno della quale prevedere una presenza a rotazione, se necessario al raggiungimento della copertura oraria eventualmente prevista.

A supporto delle forme organizzative complesse della medicina generale, viene istituita la figura dell’infermiere di comunità per un favorevole sviluppo dell’assistenza proattiva mediante la costituzione di team di presa in carico.

«La sanità piemontese si regge su due gambe – sottolinea il presidente Cirio -. La nostra rete ospedaliera, un sistema eccellente da valorizzare e potenziare a partire dal personale sanitario, perché uno degli errori fatti negli anni, che non si deve ripetere, è stato di investire poco sulle persone. E, poi, la medicina di territorio, cioè la grande criticità di cui la pandemia ci ha mostrato la debolezza, fatta però di medici e pediatri di valore che vanno sostenuti e potenziati. Se in Piemonte ospedalizziamo il doppio rispetto alle altre regioni è perché manca il filtro territoriale che permette le cure a casa. Per questo, oggi che la morsa della seconda fase dell’emergenza ci permette di allentare leggermente la presa, dobbiamo alzare la testa e proseguire nella riforma di questo sistema, per ricostruire ciò che in decenni è stato smantellato. Dalla crisi che stiamo vivendo nasce la possibilità concreta di cambiare il volto della sanità piemontese, restituendo ad ogni cittadino il diritto alle migliori cure in ogni momento della sua vita».

«E’ il primo rivoluzionario passo di un ampio progetto di ricostruzione della medicina territoriale regionale – osserva l’assessore Icardi -, che riporta la Medicina Generale al centro della programmazione sanitaria sul territorio. La “medicina di gruppo”, caratterizzata da una sede unica, garantisce un maggior livello e una maggiore appropriatezza delle prestazioni erogate rispetto all’attività non in associazione, in particolare per il trattamento della cronicità e dei casi acuti di primo livello, nonché la continuità dell’assistenza e delle cure anche attraverso modalità di integrazione professionale tra medici. Con l’estensione dei modelli di lavoro multidisciplinare e multiprofessionale in rete, vogliamo garantire l’uniformità assistenziale a tutti gli assistiti del Piemonte, superando differenze territoriali ed organizzative. La nuova legge rilancia e potenzia i provvedimenti già attivati in questi mesi con le medesime finalità, dalla telemedicina alla Farmacia dei servizi, dall’accordo quadro sulle cure domiciliari, al nuovo portale salutepiemonte.it sui servizi sanitari digitali della Regione Piemonte».

«Il Piemonte – sottolinea il professor Fazio – paga una assistenza territoriale debole che non permette al malato di essere preso in carico con cure domiciliari e causa numerosi ricoveri impropri in ospedale. La riforma della medicina di territorio ha l’obiettivo di ricostruire in Piemonte ciò che è stato smantellato con decenni di tagli lineari che hanno depauperato la sanità locale. Tre le gambe su cui si focalizzerà la nuova legge: il potenziamento delle fondamenta di questa grande casa chiamata a prendersi cura di tutti i cittadini piemontesi, la messa a sistema del lavoro di network di medici e pediatri e, infine, un monitoraggio attento dell’efficacia delle azioni messe in campo, con indicatori in grado ad esempio di quantificare la reale capacità degli interventi di ridurre il tasso di ospedalizzazione. La regia sarà affidata a un nuovo Dipartimento delle cure primarie che avrà il compito strategico di coordinare il sistema e monitorarne l’efficienza. Sono certo che questo modello di lavoro riuscirà anche ad attrarre molti giovani medici e valorizzerà l’impegno di chi fino ad oggi ha faticato, perché non era messo nelle condizioni di lavorare bene».

La Regione ringrazia il mondo del volontariato

“Oltre a rivolgere un plauso ed un ringraziamento alle 275.000 associazioni di volontariato italiane, voglio comunicare una splendida notizia: grazie all’intervento delle Regioni, l’art.108 del disegno di legge di Bilancio, con cui il Governo avrebbe pesantemente colpito il Terzo Settore, è stato soppresso.

Eliminata una penalizzazione ingiusta”: in occasione della Giornata dedicata al ricco e variegato mondo di coloro che quotidianamente si prendono cura degli altri in molti settori della vita pubblica tramite associazioni e organizzazioni no profit, l’assessore regionale al Welfare Chiara Caucino commenta così il risultato conseguito grazie alla decisione assunta unanimemente nei giorni scorsi in sede di Commissione Politiche sociali della Conferenza delle Regioni, alla quale ha preso parte insieme a tutti gli assessori regionali, finalizzata a neutralizzare l’articolo 108 della legge di bilancio che riguardava l’adeguamento della normativa in materia di Iva, che avrebbe arrecato aggravi intollerabili per la gestione della nuova fiscalità.

“Questo odioso articolo – ricorda l’assessore – avrebbe messo concretamente a rischio l’attività di migliaia di associazioni di volontariato, imponendo ad esse più burocrazia e maggiori costi. Su proposta di Regione Lombardia, condivisa da tutti, si è deciso di chiedere al Governo di intervenire con la cancellazione di quanto previsto da tale articolo, affinché l’attività meritoria svolta dal Terzo Settore non venisse ingiustamente e colpevolmente compromessa. Sono lieta che questa battaglia sia stata combattuta da tutte le istituzioni regionali, al di là dell’appartenenza politica, perché si è trattato di contrastare una decisione sbagliata e pericolosa assunta nei confronti proprio di coloro che, con la loro opera quotidiana, hanno contrastato durante la pandemia l’aggravamento della crisi sociale del nostro Paese. Non è pensabile che, anziché dire loro grazie, li si possa penalizzare”.

“La Regione Piemonte – conclude Caucino – ringrazia in modo sincero le 3.300 organizzazioni di volontariato, le oltre 600 associazioni di promozione sociale, articolate in modo capillare nei diversi territori, e le quasi 300 fondazioni di origine non bancaria a cui i cittadini si rivolgono con fiducia per ottenere aiuto. Si tratta di un modello a cui guardare con rispetto e ammirazione, che merita tutto il sostegno possibile da parte delle Istituzioni”.