ilTorinese

AgriFlor febbraio porta un anticipo di primavera sotto la Mole

Domenica 28 febbraio, dalle 9 alle 18 in Piazza Vittorio Veneto a Torino, torna l’appuntamento mensile con il mercatino di Agriflor, con florovivaisti e produttori agroalimentari del Piemonte

Il meteo sembra voler anticipare la Primavera e Agriflor si fa trovare pronta con il suo consueto appuntamento mensile all’insegna dei profumi e dei colori, domenica 28 febbraio in Piazza Vittorio Veneto a Torino dalle 9 alle 18

Saranno tante le novità “floreali”, provenienti esclusivamente dal Piemonte che si potranno scoprire girando per i banchi di Agriflor: dalle azalee alle camelie, dagli arbusti alle orchidee, passando per aceri e cactacee. Non mancheranno piante ornamentali ed erbacee perenni, bonsai e piccoli frutti, piante aromatiche e piante annuali.

Un vero e proprio tripudio di colori per allietare il pubblico amante della natura e delle piante. Insieme alla proposta florovivaistica, Agriflor ospiterà anche alcune eccellenze agroalimentari piemontesi con i prodotti tipici del nostro territorio, come i formaggi, il miele, i liquori e il genepy ma anche le farine e i biscotti.

Come sempre, sarà un’edizione organizzata in totale sicurezza, con il controllo delle temperature, ingressi scaglionati e contingentati e con la garanzia e il controllo del giusto distanziamento tra i banchi e tra le persone per evitare assembramenti anche minimi.

Per scoprire il sempre più ampio e rigoglioso mondo florovivaistico di FLOR, tutti potranno continuare a collegarsi su eflor (www.eflor.it) la prima piattaforma floreale italiana che mette in contatto tutti gli appassionati del verde, con gli esperti del settore e i florovivaisti.

Un luogo di incontro virtuale dove sarà possibile “visitare” i vivai, ammirare le foto delle piante, conoscere tutte le loro caratteristiche, scambiarsi opinioni “green”, chiedere suggerimenti e, naturalmente, acquistare fiori di ogni tipo ma anche oggettistica per il giardinaggio, libri, sementi e prodotti naturali, decorazioni per la casa e il giardino.

Ad Agriflor di febbraio sarà presente un banco eflor dove poter ritirare le piante ordinate sulla piattaforma e fare quattro chiacchiere con gli organizzatori per avere suggerimenti e farsi indirizzare verso la pianta migliore per le proprie esigenze.

In Turingia, nei lager del Terzo Reich

Storia e storie / Il viaggio nei lager del Terzo Reich in Turingia, regione della Germania centro-orientale, inizia con la visita del campo di concentramento di Buchenwald , a circa otto chilometri da Weimar, dove tra il 1937 e il 1945 venne istituito uno dei più importanti campi di prigionia  e di sterminio nazisti sul suolo tedesco.

Buchenwald fu un luogo di morte e sofferenza collocato a qualche chilometro dalla città che, tra il 1700 e il 1800 fu la culla della cultura europea. A Weimar, infatti, vissero Johann Sebastian Bach, Wolfgang Goethe, Friedrich Schiller, Franz Liszt, Richard Wagner e Friedrich Nietzsche. In questo campo, costruito sulla boscosa collina dell’Ettersberg (Buchenwald significa letteralmente “bosco di faggi) vennero internati circa 250 mila uomini provenienti da tutti i paesi europei e un quinto di loro non sopravvisse. A Buchenwald morì anche la principessa Mafalda di Savoia. Sul cancello principale d’ingresso la scritta “Jedem das Seine“, “A ciascuno il suo“, appare come un duro monito per i prigionieri che, nei primi tempi, furono gli oppositori politici del regime nazista, i cosiddetti antisociali, gli ebrei, i testimoni di Geova e gli omosessuali. A Buchenwald era stato un ruolo non secondario nel progetto di sterminio di massa organizzato dal regima nazista: infatti qui si svolgeva la selezione dei prigionieri che sarebbero stati inviati nei campi di concentramento. All’interno del campo si perpetrarono, nel corso degli anni, grandi orrori: le uccisioni in massa dei prigionieri, le morti degli internati prostrati dai lavori forzati, dalle malattie e dalla mancanza di cibo, gli esperimenti dei medici, gli abusi delle SS. Tra i delitti più efferati si ricordano quelli di Ilse Koch, la moglie del comandante del campo, ribattezzata la “strega” o la “iena” di Buchenwald. In pieno delirio feticista fece scorticare la pelle dei prigionieri che avevano tatuaggi e dopo averla fatta conciare la utilizzò per farne copertine di libri e paralumi.

 

Gli alleati liberarono Buchenwald l’11 aprile 1945 quando, dopo la fuga dei nazisti, il campo era già in mano degli stessi deportati e un comitato clandestino internazionale ne gestiva democraticamente la vita. Quando i soldati dell’89ª Divisione di Fanteria della Terza Armata statunitense entrarono nel campo vi trovarono oltre 20 mila persone, tra cui circa quattromila ebrei. Il fatto che il campo fosse stato liberato dagli stessi deportati consentì di evitare la distruzione da parte dei nazisti in fuga dei documenti, come è, invece, accaduto in altri luoghi. Gran parte del materiale conservato a Buchenwald permise di istruire il processo di Norimberga. Dopo la divisione della Germania nella zona Ovest e in quella Est, Buchenwald si trovò nella DDR e fu riaperto tra il 1945 ed il 1950 dal governo sovietico che ne affidò l’amministrazione alla polizia segreta dell’NKVD, trasformandolo in “campo speciale” per oppositori dello stalinismo ed ex-nazisti. La maggior parte del campo fu poi demolito, lasciando intatti solo il cancello principale, l’ospedale interno, due torri di guardia e il forno crematorio. Dopo una breve visita a Weimar, il cui nome è associato all’omonima “Repubblica”, nome dato al governo della Germania nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale alla presa del potere da parte dei nazionalsocialisti nel 1933, si raggiunge Dora Mittelbau, lager nazista presso Nordhausen, sempre in Turingia, a sud dell’Harz, la più settentrionale delle catene montuose tedesche, dove si racconta riposi, in una grotta, Federico Barbarossa. Il nome femminile non deve trarre in inganno: in realtà si trattava delle iniziali della Deutsche Organisation Reichs Arbeit, l’organizzazione del lavoro tedesca. La sua costruzione, nell’estate del 1943, fu decisa personalmente da Hitler allo scopo di produrvi le “Wunderwaffen” naziste, le armi segrete delTerzo Reich, scelta fatta in seguito alla distruzione della base di Peenemünde, nella parte più orientale della costa tedesca sul mar Baltico, bombardata tra il 17 e il 18 agosto del 1943 dalla Royal Air Force britannica. Secondo alcune testimonianze, le ricerche nelle gallerie di Dora dovevano rappresentare l’estremo tentativo di cambiare le sorti della guerra, grazie alle sperimentazioni e allo sviluppo dei programmi missilistici delle micidiali V1 e V2. Una descrizione precisa del campo venne fornita da Charles Sadron, deportato a Dora dal febbraio del 1944 all’aprile dell’anno successivo, che scrisse: “Il campo è concentrato sul fondo di un vallone incupito dalla foresta di faggi, di betulle e di larici, che copre i suoi versanti. Uno dei quali, a Nord, costituisce il fianco della collina sotto la quale sorge l’officina. […] Due grandi tunnel, designati dalle lettere A e B, paralleli all’apparenza, di circa 3 km di lunghezza e orientati da Nord verso Sud, traforano la collina da parte a parte. Questi due tunnel principali sono collegati fra loro da una quarantina di gallerie…”. Da quei lunghi tunnel, collegati con un sistema di numerose gallerie minori, uscirono quasi seimila micidiali V2. Si trattava di un lavoro massacrante per le migliaia di deportati, costretti a vivere in condizioni disumane nelle caverne, senza vedere la luce per mesi. Tra la fine dell’agosto del ‘43 e l’aprile del ’45, nei venti mesi della sua esistenza, transitarono da Dora 60mila deportati, dei quali circa 20mila persero la vita. Tra di essi vi furono 1.500 italiani, deportati politici e anche militari trasferiti lì in spregio ad ogni convenzione internazionale sui prigionieri di guerra. Quasi un terzo di loro vi  trovò la morte. Tra loro anche i sette alpini furono fucilati a metà dicembre del 1944 per aver contestato le condizioni disumane alle quali erano costretti dai loro carcerieri. Alla metà di aprile del 1945 le forze armate americane liberarono il campo, all’interno del quale lavorarono anche importanti scienziati nazisti. Dopo la guerra, fatte saltare le gallerie e trasferiti negli Usa e nell’Urss  centinaia di scienziati, su Dora cadde il silenzio. I primi ad arrivare furono gli americani ai quali si consegnò la mente scientifica del progetto, l’ingegner Wernher von Braun, giovane genio della missilistica e maggiore delle SS. Von Braun passò con i suoi piani di costruzione delle V2 e con tutti i suoi ingegneri al servizio degli Usa, con la garanzia dell’asilo e della cancellazione dei crimini di guerra. Di Mittelbau Dora si “dimenticarono” anche i processi di Norimberga: fu unico lager che non venne citato. L’oblio del campo di Dora Mittelbau durò fino alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione tedesca. Attualmente le gallerie sono in parte visitabili e accanto c’è un memoriale. Il lungo silenzio, però, pesa come un macigno. Molte testimonianze sostengono che sia stata la conseguenza dell’invenzione delle V2, antesignano dei missili balistici (nel 1969 l’uomo arrivò sulla Luna spinto dal razzo Saturno 5, progettato sotto la direzione di Von Braun: di fatto, l’evoluzione della V2) .

La tecnologia nazista, molto avanzata per l’epoca, favorì la conquista dello spazio da parte di americani e russi, ed entrambi non avevano nessun interesse a ricordare ciò che aveva tragicamente preceduto le loro imprese. In quell’inferno sotterraneo, nel freddo umido di quelle gallerie fiocamente illuminate, tra i rottami dei razzi, si percepisce ancora l’enormità del dolore e della sofferenza di chi non vide la luce nel più duro campo di lavoro forzato del regime della svastica. E’ questa la memoria che resta e che non può essere dimenticata. A testimoniarla, per molto tempo, fu Albino Moret. Trevigiano d’origine, si era trasferito giovanissimo con la famiglia a San Mauro Torinese. Alpino nella Divisione Taurinense, all’ armistizio si trovava sul fronte jugoslavo. Scelse subito di combattere i tedeschi, fu catturato e rifiutò di arruolarsi nella Repubblica di Salò. Per questo fu deportato a Dora. Moret venne liberato nel maggio ’45 a Ellrich, un sottocampo del lager di Buchenwald. Non dimenticò mai quell’orrore e fino all’ ultimo dei suoi giorni testimoniò ai giovani e nei viaggi della memoria la tragedia dei campi di sterminio, insegnando a tanti l’importanza di non dimenticare. Perché, come ammoniva Primo Levi, occorre meditare “che questo è stato”.

Marco Travaglini

Scoperta la serra della cannabis

Controlli antidroga dei carabinieri, un arresto e due denunce

Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati inerenti alla vendita di sostanze stupefacenti, i carabinieri hanno arrestato una persona e denunciate altre due.
In particolare i militari della Compagnia di Venaria Reale, nell’hinterland torinese, hanno deferito in stato di libertà due donne, una ventenne del luogo per possesso di quasi 60 grammi di marijuana e una 23enne iraniana residente a Torino trovata con circa 15 grammi di hashish.
La successiva attività investigativa ha permesso di risalire al presunto fornitore delle due ragazze. Si tratta di uomo di 43 anni del capoluogo piemontese che nella cantina della propria abitazione aveva ricavato una serra per la coltivazione della cannabis, attrezzata con lampade ad alto voltaggio per il controllo della temperatura e una ventola per l’aereazione, all’interno della quale sono stati trovati 61 piante di marijuana, circa 3,2 kg di infiorescenze, 110 grammi della stessa sostanza essiccata e 200 grammi di hashish in dosi. L’uomo è stato arrestato e collocato ai domiciliari.

I lavoratori fragili chiedono aiuto al governo

Caro direttore, il gruppo “Lavoratori fragili uniti per sopravvivere” conta 700 persone ed è nato con lo scopo di condividere più informazioni possibili, in questo periodo di pandemia, tra lavoratori cosiddetti fragili, dipendenti del settore pubblico e privato (persone con grave disabilità, immunodepressione, patologie oncologiche, in terapia salvavita, con trapianto d’organo, con malattie rare, etc. etc.), impossibilitati ad eseguire lavoro agile per mansione.

Ebbene, con grande soddisfazione e fiducia accogliamo la meritata nomina della Senatrice Tiziana Nisini a Sottosegretario al Lavoro ed alle Politiche Sociali, del Governo Draghi.
Il Sottosegretario Nisini è sempre stato vicino a noi lavoratori cosiddetti “fragili” sin dall’inizio della pandemia, sostenendoci con competenza, tenacia e passione, attraverso continui atti parlamentari, volti ad ottenere il riconoscimento di adeguate tutele, sanitarie e lavorative, necessarie a preservare noi lavoratori particolarmente vulnerabili in caso di contagio da Covid, stante  le nostre precarie condizioni di salute.
Tra gli ultimi atti parlamentari presentati a nostra tutela, a sua firma e del Senatore Augussori, figurano le due interrogazioni di Gennaio scorso di seguito allegate:
Tali interrogazioni richiedevano al Governo uscente di sanare quelle lacune legislative, che da quasi un anno ancora paghiamo con le decurtazioni di stipendio ed il licenziamento, conseguenze derivanti da tutele inadeguate, tardive, parziali ed inique, previste per i lavoratori dipendenti pubblici e privati in condizione di “fragilità” correlata alla pandemia. Il Governo uscente ci ha infatti “dimenticato” in più di un’occasione, costringendoci a scegliere tra il diritto alla salute ed il diritto al lavoro, lasciando privi di qualsiasi tutela (dal 16 Ottobre al 31 Dicembre 2020) i lavoratori fragili impossibilitati ad eseguire smart working per mansione. Ad oggi attendiamo ancora che l’assenza precauzionale dal servizio parificata al ricovero ospedaliero (art. 26 comma 2 Dl Cura Italia e seguenti) venga esplicitamente esclusa dal computo del comporto per tutti i lavoratori fragili, nessuno escluso, a prescindere dal proprio CCNL.
Siamo fiduciosi che il Sottosegretario Nisini continuerà a dedicarci la giusta attenzione e l’ascolto attento ai nostri  bisogni, facendo esplicitare quanto prima, lavorando di concerto con il Ministro del Lavoro Orlando, la non computabilità dell’assenza-ricovero nel comporto e tutelando pienamente, sino a fine emergenza pandemica, i nostri diritti al lavoro ed alla salute.

Costanzo: “Bene la riconferma di Todde al Mise”

“Accolgo con favore la riconferma di Alessandra Todde, questa volta nel ruolo di vice-ministra, al MISE. È importante che il proficuo lavoro portato avanti dal dicastero nel corso del precedente governo non venga disperso.

Il primo passo in questo senso deve, a mio avviso, essere rivolto ai lavoratori ex-Embraco. Proprio Todde ha avuto un ruolo decisivo nella nascita del nuovo polo italiano dei compressori Italcomp, che dovrebbe portare al rilancio e alla fusione della Ex-Embraco e della Acc di Belluno. In questo senso, la nomina del piemontese Gilberto Pichetto come vice-ministro a fianco della Todde potrà mi auguro contribuire a porre la questione Embraco al centro dell’azione del nuovo dicastero.

Dopo il no della Commissione Europea alla richiesta dell’Italia di dare la garanzia in favore di ACC, è quanto mai urgente riconvocare un tavolo al Mise con le parti sociali  per definire con urgenza la procedura di prestito da parte di Sace e procedere finalmente con il piano di rilancio”.

Così in una nota la deputata torinese in Commissione Lavoro Jessica Costanzo.

Abusivo davanti al Regina Margherita minaccia automobilista e pretende il “pizzo”

Nel pomeriggio di giovedì  i carabinieri della Stazione Torino Borgata Lingotto hanno arrestato un tunisino di 63 anni per tentata estorsione.

L’uomo, già noto alle forze dell’ordine per reati contro la persona e il patrimonio, è stato bloccato nei pressi del parcheggio dell’Ospedale Infantile Regina Margherita, luogo ove sono frequenti le segnalazioni di parcheggiatori abusivi da parte di malati, parenti e semplici cittadini. Per questo motivo l’area è particolarmente vigilata dagli uomini dell’Arma e proprio durante uno dei frequenti passaggi, una pattuglia è stata richiamata da una giovane donna che gesticolando richiedeva aiuto. I militari hanno raccolto le prime dichiarazioni della vittima che, intimidita dall’aggressione verbale subita ma determinata a denunciare, ha raccontato di essere stata avvicinata da un uomo che le aveva chiesto con insistenza il pagamento dello stallo per il parcheggio e, al diniego, l’aveva minacciata di danneggiarle il veicolo per poi allontanarsi alla vista dei carabinieri. Grazie alla descrizione fornita, è stato prontamente individuato e bloccato mentre si trovava in una zona attigua al parcheggio con fare apparentemente indifferente.

Caos in Via Gorizia, Grimaldi (LUV): “sembrava la notte della Taranta”

 “altro che disguido informatico, due soli centri a Torino sono troppo pochi”

“La buona notizia è che presto molti insegnanti forse usciranno dall’anno peggiore della loro vita, la notizia brutta è che, per farlo, sono costretti ancora a passare per situazioni come quella di via Gorizia: per evitarlo servivano un centro a Circoscrizione o almeno uno per quadrante, come avevamo suggerito.
Due soli centri per le vaccinazioni in una città di 900 mila abitanti sono una barzelletta: proveranno a dare la colpa al sistema informatico ma la responsabilità è solo di chi ha pensato questa follia. Si cerca in tutti i modi di evitare assembramenti ma i vertici della Regione hanno trasformato il centro di via Gorizia nella ‘notte della Taranta’.
Speriamo che sia chiaro a tutti la necessità di un salto di qualità, altrimenti non vedremo la fine di quest’incubo prima del prossimo anno” – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in regione alle lunghe file all’Asl di via Gorizia.

Una tavola rotonda sulla diagnosi delle neoplasie

“LA MEDICINA DI PRECISIONE AL TEMPO DEL COVID, IL PIEMONTE CORRE”

TAVOLA ROTONDA SULLA PRECOCE DIAGNOSI MOLECOLARE DELLE MALATTIE NEOPLASTICHE, LE TERAPIE PERSONALIZZATE E LA COSTITUZIONE IN PIEMONTE DEL MOLECOLAR TUMOR BOARD

Il sistema sanitario piemontese, messo a dura prova dall’emergenza pandemica da Covid 19, ha retto, nonostante l’impatto sul comparto oncologico sia stato devastante. Adesso è importante rendere effettivamente operativi tutti gli strumenti adottati dalla Regione per ridare vigore a un sistema che ha qualità ed eccellenza nel suo DNA. A partire dall’istituzione del Molecolar Tumor Board deliberato nei giorni scorsi dalla Giunta regionale, per arrivare a definire una comunicazione efficace e davvero in grado di orientare l’utenza e valorizzare i servizi.
E’, in estrema sintesi, quanto emerso, durante il webinar dal titolo “La medicina di precisione al tempo del Covid, il Piemonte corre”, che si è svolto oggi, venerdì 26 febbraio 2021, dalle 12,00 alle 14,00.
Covid 19 ed emergenza sanitaria, medicina di precisione, telemedicina, diagnosi precoce, scelte terapeutiche, mobilità attiva e passiva, accessibilità alle cure, costi e tariffe, sono alcuni dei temi trattati durante la tavola rotonda online, moderata da Maurizio Dore e alla quale hanno partecipato Maria Scatolini, Direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare della Fondazione Edo ed Elvo Tempia (Onlus di Biella); Mario Airoldi, Direttore Struttura Complessa “Oncologia Medica 2” A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino Ospedale Molinette; Giorgio Scagliotti, Professore Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Torino e Direttore della Struttura Complessa di Oncologia A.O.U. San Luigi Gonzaga di Orbassano; Alessandro Stecco, Consigliere Regionale e Presidente della IV Commissione del Piemonte; Pietro Presti, CEO dell’SPCC (Sharing Progress in Cancer Care) di Bellinzona e Consulente strategico Covid-19 della Regione Piemonte; Oscar Bertetto, Direttore della Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta; Franco Ripa, Vicario della Direzione Sanità e Welfare Regione Piemonte.
Sotto i riflettori, in particolare, il comparto oncologico. “Sul quale – ha detto il professo Scagliotti – l’impatto della pandemia da Covid 19 è stato devastante: ha rappresentato un momento di rottura di fronte al quale eravamo assolutamente impreparati. Già a fine aprile tutte le urgenze erano state cancellate”. Ha precisato: “In un momento in cui molte risorse economiche e umane vengono deviate nella lotta al Covid, non bisogna dimenticare l’attenzione alle altre patologie, soprattutto quelle in cui la diagnosi precoce rappresenta un fondamentale salva-vita”.
Il comparto vanta comunque una grande eccellenza. Ha infatti precisato Oscar Bertetto: “La Regione ha raggiunto grandi risultati nella gestione di pressoché tutti i tumori, compreso carcinoma alla mammella, al colon e ai polmoni. Nel tumore al pancreas, invece, abbiamo ancora molta strada da fare”.
Grandi aspettative, da parte di tutti i relatori, per l’istituzione del Molecolar Tumor Board, progetto molto caro ad Alessandro Stecco e che consentirà di individuare percorsi di qualità dal punto di vista diagnostico-terapeutico. Rappresenterà inoltre una leva importante per contrastare la mobilità passiva. “La qualità del servizio regionale deve essere in grado non solo di attrarre, ma di trattenere i pazienti”, ha precisato Pietro Presti, che con Franco Ripa ha sottolineato come l’emergenza Covid abbia consentito di recuperare anni di ritardo nella telemedicina e accelerato la realizzazione di una piattaforma unica per tutte le aziende sanitarie.
Tutti i relatori hanno concordato sul fatto che il Molecolar Tumor Board rappresenti una grande occasione per la medicina di precisione. Sarà quindi fondamentale verificare i vari passaggi per la sua concreta attuazione. L’accessibilità alle cure passa però attraverso la rimborsabilità, che pone il problema della tariffazione, tema che non può essere posto in carico alla sola Regione. Insomma, l’istituzione del MTB è il punto di partenza. Quello di arrivo è ancora lontano. Ma le potenzialità per fare, e fare bene, e passare dalla cultura della standardizzazione alla cultura della personalizzazione ci sono.

Bollettino Covid di venerdì 26 febbraio: oltre 1500 nuovi contagi

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1526 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 237 dopo test antigenico), pari al 5.9% dei 25.724tamponi eseguiti, di cui 16.963 antigenici. Dei 1526 nuovi casi, gli asintomatici sono 542(35,5% ).

I casi sono così ripartiti: 201 screening, 827 contatti di caso, 498 con indagine in corso; per ambito: 31 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 155 scolastico, 1.340 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 249.072così suddivisi su base provinciale: 21.729 Alessandria, 12.738 Asti, 8.522 Biella, 33.643 Cuneo, 19.301 Novara, 131.519 Torino, 9.205 Vercelli, 9.253 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.212 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.950 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 163(+1 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.938(+29rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 13.009

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.962.461(+25.724rispetto a ieri), di cui 1.148.951risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9.351

Sono 5i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 dioggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.351deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.414 Alessandria, 598 Asti, 380 Biella, 1.108 Cuneo, 774 Novara, 4.262 Torino, 423 Vercelli, 307 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 85 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

224.611 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 224.611(+721rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 19.488 Alessandria, 11.589 Asti,7.644Biella, 30.900 Cuneo, 17.603 Novara, 118.041 Torino, 8.260 Vercelli, 8.204 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.117 extraregione e 1.765 in fase di definizione.

Telepass Store, inaugura a Torino il secondo punto vendita in Italia 

Il nuovo store torinese fa seguito al primo negozio aperto a Milano, in via Larga, con l’obiettivo di offrire assistenza diretta agli oltre 350.000 clienti Telepass nell’area torinese e ai nuovi clienti che vorranno scoprire tutti i servizi smart di mobilità integrata.  

Telepass, azienda italiana che opera nel settore dei servizi per la mobilità in ambito urbano ed extraurbano, inaugura domani, sabato 27 febbraio, il nuovo Telepass Store di Torino, in Corso Vittorio Emanuele II, 74/A.

Il negozio – il secondo di questo tipo aperto da Telepass in Italia dopo quello inaugurato in centro città a Milano – garantirà una maggiore vicinanza e un più facile accesso ai suoi clienti che sono già oltre 350 mila nella provincia torinese e arrivano a quasi 700 mila nella Regione Piemonte. Le concessionarie autostradali hanno infatti in previsione la riduzione progressiva della rete dei “Punti Blu” situati lungo le tratte autostradali da loro gestite, per questo motivo Telepass sta mettendo in atto l’apertura di store dedicati alla propria clientela con un servizio diretto e personalizzato da offrire in pieno centro città.

All’interno dello store, la clientela potrà, con l’assistenza del personale qualificato di servizio, svolgere col proprio device tutte le operazioni necessarie per sottoscrivere i servizi Telepass Pay fino a oggi attivabili unicamente online.

Aperto dal lunedì al sabato, il punto vendita offrirà informazioni su tutti i servizi proposti da Telepass, da quelli più tradizionali legati al pagamento del pedaggio autostradale in Italia e in Europa a quelli più innovativi, offerti tramite Telepass Pay. Attualmente Telepass offre oltre 25 servizi per la mobilità, dal noleggio di veicoli elettrici al pagamento delle strisce blu fino ad arrivare al servizio Skipass, usufruibili tramite un’unica app, per garantire il risparmio di tempo e la massima sicurezza in termini di riduzione delle occasioni di contatto grazie alla sua natura cashless, nel rispetto dell’ambiente.

“Siamo lieti di annunciare questa nuova apertura a Torino, modello virtuoso di smart city” ha dichiarato Gabriele Benedetto, Amministratore Delegato di Telepass, in occasione della cerimonia di inaugurazione. “In città, Telepass ha già attivato numerosi servizi disponibili attraverso Telepass Pay, come il pagamento delle Strisce Blu, il lavaggio auto a domicilio erogato tramite Wash Out e il noleggio dei monopattini e delle bici elettriche. L’obiettivo di Telepass è quello di offrire un ecosistema di servizi sempre più ampio, legato ai nuovi stili di mobilità condivisa. Il Telepass Store di Torino rappresenterà un nuovo punto di incontro per vivere l’esperienza offerta da Telepass a 360°”.

Telepass porta dunque innovazione e tecnologia a servizio della clientela nel nuovo Telepass Store di Torino. Dopo l’inaugurazione nel capoluogo piemontese, è prevista l’espansione in altre principali città italiane.

A questo link è possibile scaricare alcune fotografie in alta risoluzione del TStore di Torinohttps://we.tl/t-yys2J3RzRi Per pubblicare le foto chiediamo cortesemente di citare i crediti del fotografo: Credits_Foto di Claudia Calegari

Telepass

Il Gruppo Telepass nasce nel 2017 con l’obiettivo di creare un sistema integrato di servizi per la mobilità in ambito urbano ed extraurbano. Oggi Telepass è un ecosistema che offre a privati e aziende un numero sempre maggiore di opzioni, fruibili anche in modalità digitale, per una mobilità flessibile, sicura e sostenibile. Un pioniere della mobilità impegnato a facilitare la libertà di movimento delle persone, ampliando la sua offerta, investendo in startup all’avanguardia e garantendo l’accesso ai propri servizi in Europa, perché ogni spostamento sia davvero un’esperienza senza confini.

https://www.telepass.com

Foto Claudia Calegari